Dopo averla vista rinunciare alla Sanremo e alla Gand-Wevelgem in favore della compagna Lorena Wiebes ed esserci chiesti come faccia a sembrare così soddisfatta, sono le parole della stessa Lotte Kopecky a far capire che questa sarà una stagione diversa.
«Mi sono allenata meno sull’intensità – dice la campionessa del mondo a Het Nieuwsblad – e ho fatto allenamenti lunghi di resistenza. Ciò potrebbe avere un’influenza sulla mia prestazione al Fiandre e alla Roubaix, perché finora non ho fatto sforzi del genere in gara. Ma in ogni caso, ho voluto battere una nuova strada per puntare alla classifica generale del Tourde France».
Dalla Sanremo alla Gand, Kopecky è stata artefice delle volate di WiebesDalla Sanremo alla Gand, Kopecky è stata artefice delle volate di Wiebes
In rotta sul Tour
Alla SD Worx-Protime hanno il fortunato imbarazzo di potersi dividere i traguardi più importanti. E con Vollering che è partita e Van der Breggen che per ora resta un passo indietro, il Tour de France Femmes era diventato di colpo figlio di nessuna.
Per questo Kopecky non si è fatta pregare: ha già vinto due Fiandre e una Roubaix ed è già stata seconda nel Tour del 2023. Perché non accettare la sfida? Del resto lo scorso anno è arrivata seconda in un Giro d’Italia che soltanto la caparbietà e la classe di Elisa Longo Borghini sono riuscite a sottrarle. Ce n’è abbastanza per farci sopra una ragionata approfondita.
Al Tour del 2023, Kopecky ha perso la maglia gialla solo sul Tourmalet finale, spodestata dalla compagna VolleringAl Tour del 2023, Kopecky ha perso la maglia gialla solo sul Tourmalet finale, spodestata dalla compagna Vollering
Dal Fiandre alla Liegi
Si spiega così l’inizio di stagione rallentato, con il debutto alla Sanremo del 22 marzo, mentre di solito negli ultimi anni era previsto per a febbraio. Se l’obiettivo è il Tour che viene a fine luglio, spostare tutto in avanti è una necessità comprensibile, che però non fa passare in secondo piano le grandi classiche in arrivo.
«Dopo una stagione intensa come l’ultima – prosegue – il mio corpo reclamava un lungo periodo di riposo. Ho iniziato la stagione più tardi, semplicemente perché ne avevo bisogno. Ma intanto la forma è buona e i segnali in allenamento sono positivi. Questo dà fiducia. Mi avvicino alle prossime gare con l’intenzione di vincerle. Ho già conquistato per due volte il Fiandre, ma ammetto che mi piacerebbe avere su una parete di casa la foto della vittoria con la maglia iridata. E poi ci sarebbe anche la Liegi, che non ho mai vinto, ma scegliere è troppo difficile, perciò proverò a vincerle tutte».
Correva per Wiebes, ma l’accelerazione di Kopecky sul Kemmel alla Gand ha fatto maleCorreva per Wiebes, ma l’accelerazione di Kopecky sul Kemme alla Gand ha fatto male
Il tempo di vincere
Sembra di capire che il rodaggio sia ormai agli sgoccioli e che dalla Dwars door Vlaanderen di oggi ci sarà un cambio di priorità e la sagoma da inquadrare sarà quella iridata e non più quella della campionessa europea.
«Lorena (Wiebes, ndr) è sempre molto grata per il mio lavoro – dice – e nelle ultime gare è stata semplicemente la migliore opzione per la squadra. Quindi mi piace lavorare per lei. A tutti piace vincere, ma contribuire alla vittoria di una compagna è anche molto bello. E nel frattempo, sacrificandomi per lei, ho acquisito anche il ritmo gara».
Roubaix 2024 vinta con la maglia iridata: il Fiandre invece le manca…Roubaix 2024 vinta con la maglia iridata: il Fiandre invece le manca…
Quale altura?
Dopo la Liegi, la campionessa del mondo si dedicherà a un ritiro in altura, durante il quale effettuerà allenamenti più lunghi in salita. Come ha raccontato il team manager Stam, la sua preparazione per la Sanremo si è svolta in Spagna, simulando l’altura all’Hotel Syncrosphera, grazie alle sue camere ipobariche. Sarà così anche a maggio o sarà montagna?
«Ho adottato un approccio diverso per non avere rimpianti dopo – dice Kopecky – ma se va male, potrei non ripeterlo più».
Come dire che va bene un anno da fachiri inseguendo la maglia gialla del Tour de France, ma la sensazione è che la campionessa del mondo non voglia farne una malattia.
Quando il 4 marzo dello scorso anno scrivemmo che il fenomeno è uno solo e si chiama Pogacar, il mondo dei social insorse con una certa veemenza. Le pagine erano ancora tutte aperte. Lo sloveno aveva perso il Tour dell’anno precedente, ma aveva vinto il Lombardia e dominato la Strade Bianche. Il 2024 era ancora da venire, nessuno sapeva ancora che avrebbe vinto il Giro e il Tour, la Liegi, il mondiale e ancora il Lombardia. Eppure c’era qualcosa nel suo modo di correre che ispirava quella considerazione.
Sarebbe più facile scriverlo ora e pochi storcerebbero il naso. Vingegaard e Van Aert sembrano persi dietro le loro fragilità e le sfortune: vittime come tutta la squadra di un imprevedibile contrappasso dopo le meraviglie del 2022-2023. Solo Roglic si è salvato andando via, ma ha scelto prudentemente di stare alla larga dalle scene più grandi. Primoz si è scavato una nicchia e ci sta bene dentro. Infine Van der Poel sa di dover essere perfetto per sperare di giocarsela. Lo ha fatto bene alla Sanremo, vedremo se gli basterà al Fiandre.
Fenomeni spariti: dopo due anni stellari, il duo Vingegaard-Van Aert si è smarrito. Che cosa è successo alla Visma?Fenomeni spariti: dopo due anni stellari, il duo Vingegaard-Van Aert si è smarrito. Che cosa è successo alla Visma?
Tra gambe e cervello
Pogacar è un fenomeno e quando si tratta di imporre la sua forza, per gli altri non c’è partita. Diverso forse se si tratta di ragionare, come alla Sanremo. Anche quel giorno scrivemmo che, malgrado la sconfitta, fu un capolavoro di Tadej e ci sentiamo di sottoscriverlo. Senza di lui non ci sarebbe stata tanta selezione. Ma siamo certi che Pogacar abbia fatto tutto quello che serviva per vincere? Non si può sempre pensare di staccare tutti, anche se finora ha dimostrato di saperlo fare abbastanza agevolmente. Siamo certi che l’unico modo per passare di là dal muro sia sfondarlo e non girarci attorno? Chi lo guida ha provato a spiegargli come si gestisce un finale a tre in cui ci sia “solo” da fare una volata?
Il fenomeno Pogacar è sostenuto dai percorsi che negli ultimi anni sono stati resi estremamente più duri. E’ chiaro che quando il dislivello delle corse si attesta stabilmente sopra i 2.500 metri, lui trova tutti gli spazi per fare la differenza. Del resto, basta guardare cosa ha fatto ieri Pedersen con 1.349 metri di dislivello della Gand-Wevelgem: quando il motore è superiore a tutti gli altri, basta un piccolo Kemmelberg per fare il vuoto.
Fiandre 2022, Pogacar si perde in volata e fa 4°. L’anno dopo vincerà per distaccoFiandre 2022, Pogacar si perde in volata e fa 4°. L’anno dopo vincerà per distacco
L’attesa di Roubaix
Ma ieri Pedersen era da solo: non è stato facile, non vogliamo dire questo, ma ormai si può scrivere alla vigilia chi ci sarà in finale. E se in finale con lui ci fossero stati Ganna, Pogacar e Van der Poel, forse Mads avrebbe vinto lo stesso, mentre non siamo certi che ci sarebbe riuscito Pogacar. Lo abbiamo visto lo scorso anno. Pedersen infilzò Van der Poel nella volata a due, mentre abbiamo toccato con mano che nelle volate ristrette delle classiche anche il fenomeno Pogacar tende a perdersi.
Perché tutto questo? Perché siamo certi che al Fiandre, Pogacar potrebbe staccare nuovamente tutti e fare l’inchino sul traguardo. Come siamo certi che lo stesso copione potrebbe ripetersi alla Roubaix, se il suo livello di forze sarà così più evidentemente superiore a quello degli altri. Ma il 13 aprile, sulle pietre francesi, il dislivello non sarà il fattore principale e con Pogacar nel velodromo potrebbero presentarsi Van der Poel, Philipsen, Ganna e Van Aert e il finale non sarà più così scontato. Allora vedremo se Pogacar avrà capito che il muro non si può sempre abbattere. Dovrà mostrare astuzia oltre che forza. E a ben vedere tutto questo è ciò che renderà la sfida di Roubaix la più bella di tutte. Al pari della Sanremo, ma per un tratto molto più lungo e polveroso.
P.S. E’ appena arrivato il comunicato con cui l’UCI accontenta gli organizzatori aggiungendo una terza wild card ai Grandi Giri e rende più elastica la collocazione dei rifornimenti durante le gare. Un doppio gesto di buon senso, soprattutto il secondo. Avevamo segnalato il malfunzionamento del sistema adottato, resta solo una domanda: perché fare regole senza coinvolgere chi poi dovrà applicarle?
Pochi giorni fa è arrivata la conferma ufficiale forse più attesa degli ultimi lustri: tra meno di due settimane Tadej Pogacar parteciperà alla Parigi-Roubaix. La notizia è tanto più clamorosa perché l’ultimo vincitore di Tour de France a fare sua la Regina della Classiche è stato Bernard Hinault nel 1981, qualcosa come 44 anni fa. La notizia era nell’aria da diverse settimane, almeno da quando la UAE Emirates aveva postato quel video, in cui il campione del mondo si cimentava – con molta classe, ça va sans dire – sulle pietre della foresta di Arenberg.
Dalla squadra però, fino all’annuncio arrivato dopo la Milano-Sanremo, era trapelato più di qualche scetticismo. Mauro Gianetti ancora dopo la Strade Bianche aveva dichiarato che sperava che il campione del mondo desistesse, aspettando magari ancora un anno. Troppo alto il rischio di una caduta che avrebbe potuto compromettere il resto della stagione, Tour de France in testa. Ma, ci siamo chiesti, davvero la Parigi-Roubaix è così pericolosa rispetto alle altre gare? Per cercare di capire meglio abbiamo parlato con Stefano Zanini, DS dell’XDS Astana Team, che nella sua carriera da professionista vanta due top 5 sulle pietre francesi.
Zanini è stato uno specialista delle classiche: qui nel 1996, mentre taglia vittorioso il traguardo dell’Amstel Gold RaceZanini è stato uno specialista delle classiche: qui nel 1996, mentre taglia vittorioso il traguardo dell’Amstel Gold Race
Stefano, andiamo dritti al sodo: davvero la Roubaix è così pericolosa? Specie ora che la famigerata entrata alla Foresta di Arenberg è stata modificata.
La grande differenza ovviamente la fa il percorso, cioè il pavé, che è un pavé diverso da quello del resto del mondo. Alcuni tratti sono messi davvero male, nonostante la manutenzione costante, primi fra tutti il Carrefour de l’Arbre e la Foresta, nonostante il nuovo ingresso. Che poi sia pericolosa o meno dipende da come i corridori si comportano in bici. Comunque io non la vedo molto più pericolosa delle altre gare, che al giorno d’oggi sono tutte complicate con gli spartitraffico e i paletti che si trovano ovunque.
Quindi molto dipende dai corridori?
Sento dai miei ragazzi che c’è chi rischia più del dovuto, quando a volte basterebbe aspettare un attimo per passare in certi frangenti. Tante volte le cadute sono dovute a questo, al fatto che per la foga non si frena più, anche quando sarebbe giusto.
La foresta di Arenberg, da sempre uno dei punti più delicati della Roubaix. Per il secondo anno però una deviazione obbligherà i corridori ad entrarci più lentamenteLa foresta di Arenberg, da sempre uno dei punti più delicati della Roubaix. Per il secondo anno però una deviazione obbligherà i corridori ad entrarci più lentamente
Immaginiamo che però non sia facile dire a chi si gioca una classica monumento di tirare i freni…
Sono gare importanti, io quello che dico è: «E’ un momento importante e bisogna essere in buona posizione», come fanno anche tutti gli altri direttori sportivi. Poi ovviamente davanti non c’è spazio per tutti e lì vengono fuori i problemi. In passato ci siamo sentiti dire che è colpa nostra (dei DS, ndr) se i corridori cadono, ma questo non lo accetto. Ai miei tempi i tecnici ci dicevano lo stesso e però si cadeva meno.
Perché secondo te?
Non dico che non si cadesse, per carità, però non c’erano tutte queste cadute. Forse c’era un po’ più di rispetto tra i corridori. Il motivo preciso non saprei dirlo, non sto dentro al gruppo, ma sento i miei ragazzi che mi dicono che tal corridore non frena, che un altro rischia troppo.
Il Carrefour de l’Arbre è l’altro punto cruciale della gara: qui nel 2023 Van Aert ha forato lanciando Van der Poel verso la vittoriaIl Carrefour de l’Arbre è l’altro punto cruciale della gara: qui nel 2023 Van Aert ha forato lanciando Van der Poel verso la vittoria
Torniamo a Pogacar. Anche tu come Gianetti avresti delle remore sul fargli correre la Roubaix?
Forse sì. Poi è anche vero che se stai a vedere il rischio delle cadute non corri più, perché possono capitare sempre come abbiamo visto anche negli ultimi anni. Lui per esempio due anni fa è caduto alla Liegi, dove nessuno se lo aspettava, cosa che gli ha compromesso il Tour. Capisco anche che alcune squadre rispetto ad altre debbano pensare a tutelare i loro atleti, se possono giocarsi le grandi corse a tappe. Giustamente devono mettere tutto sul piatto e poi decidere. Piacerebbe anche a me avere di questi pensieri, ma purtroppo almeno per il momento non ce li abbiamo.
Può avere senso dire che alla Roubaix è più facile cadere, ma meno difficile farsi male?
Secondo me no, dipende sempre dalla caduta. Anche in discesa si può fare solo una scivolata senza conseguenze, mentre a volte andando a terra a velocità bassa ci si può rompere un polso o la clavicola. Va molto a fortuna. A me è capitato sia di non farmi niente cadendo ad alta velocità sia di avere conseguenze cadendo in modo sciocco. Le variabili sono davvero tante.
Però è vero che ci sono corridori che cadono più di altri, o no?
Non saprei nemmeno io, certo c’è la sfortuna, poi forse qualcuno è un po’ meno abile a guidare la bici, meno reattivo, cosa che li porta ad essere più coinvolti di altri.
Pogacar si è già cimentato sul pavè della Roubaix al Tour 2022, dove è sembrato molto a suo agio sulle pietre Pogacar si è già cimentato sul pavè della Roubaix al Tour 2022, dove è sembrato molto a suo agio sulle pietre
Invece, forare è sempre solo sfortuna o può essere anche imperizia?
Secondo me è solo casuale, perché alla Roubaix spesso si fora quando si è in fila indiana dietro a qualcun altro, senza avere nessuna colpa. Poi anche lì, ci sono delle variabili. Per esempio è importante stare al centro della strada il pavé è migliore, soprattutto quando è bagnato, e se si va di lato dentro le pozzanghere non puoi mai sapere cosa c’è sotto.
Ultima domanda. Avere Pogacar in gara cambia qualcosa per voi?
A noi cambia poco, andiamo per fare la nostra gara il meglio possibile con Ballerini e Bol. La presenza di Pogacar da un lato potrebbe essere positiva, potremmo sfruttare il lavoro della sua squadra all’inizio e poi cercare fortuna nei momenti chiave, quando come si diceva prima è fondamentale essere in buona posizione. Se stai davanti è tutto più facile, se ti trovi dietro devi sempre recuperare, spendi tanto, e anche le possibilità di cadere si moltiplicano.
LILLE (Francia) – Il caso ha voluto che, mentre Tadej Pogacar ufficializzava la sua partecipazione alla Parigi-Roubaix, noi ci trovassimo proprio da quelle parti, per di più in compagnia di chi la Roubaix la organizza: Amaury Sport Organisation, vale a dire Christian Prudhomme.
Nella cerimonia dei 100 giorni al via della Grande Boucle, lo sloveno in qualche modo è riuscito a rubarsi la scena o almeno a prendersene un bel pezzetto. E di certo ha abbattuto le ultime resistenze, più che comprensibili, di Mauro Gianetti e della squadra (quiil video). Un rischio sì, ma di fronte alla volontà, all’ambizione e all’estro di un atleta che può riscrivere la storia, come opporsi?
Christian Prudhomme ha parlato della presenza di Pogacar alla RoubaixPrudhomme ha parlato della presenza di Pogacar alla Roubaix
Prudhomme gongola
Avevamo affrontato il discorso con Sonny Colbrelli, quando uscì il video dello sloveno ad Arenberg, ora a tornare sull’argomento è proprio Prudhomme.
«E’ insolito vedere corridori così leggeri puntare alla Roubaix – ha detto il direttore del Tour – specie nel passato, ma i campioni di oggi sono un po’ diversi, Pogacar soprattutto. Lui sa guidare benissimo, ha una classe enorme, tanta potenza e non posso che essere contento della sua presenza nella classica delle pietre».
Tra l’altro, parlando proprio di pietre, dove i settori dell’Inferno del Nord sono così vicini, Prudhomme ha detto che non li hanno voluti inserire nella Grande Boucle così presto per evitare rischi. In effetti se si affrontano dopo 5 o 6 tappe è diverso rispetto a farlo nella prima o nella seconda frazione, per di più con la maglia gialla in palio per un enorme numero di atleti.
Dopo aver vinto Il Tour nel 2012, Wiggins è tornato alla Roubaix, ma di fatto già aveva rinunciato a fare classifica nei grandi GiriDopo aver vinto Il Tour nel 2012, Wiggins è tornato alla Roubaix, ma di fatto già aveva rinunciato a fare classifica nei grandi Giri
Che parterre
«Pogacar – va avanti Prudhomme, subito informatissimo – è il terzo vincitore del Tour alla partenza della Paris-Roubaix negli ultimi trent’anni, più o meno. Mi ricordo che una decina d’anni fa (era il 2014, ndr) eravamo felici di avere Bradley Wiggins, re del Tour 2012, al via. Ed era una vera particolarità. Ora questo sarà amplificato perché Pogacar è campione in carica e perché verrà per vincere».
Dopo le fatiche di Sanremo, Pogacar, per essere al via della Roubaix, ha rivisto il suo programma. Era atteso alla E3 di Harelbeke e alla Gand-Wevelgem, ma le salterà entrambe. Lo vedremo direttamente al Fiandre e poi, appunto, alla partenza di Compiègne.
«Abbiamo appreso della sua presenza dalla comunicazione della sua squadra. Prima avevamo visto solo quel video in ricognizione sulla Foresta di Arenberg. Questo mi colpisce. Onestamente, non pensavo che venisse subito, ma, come ripeto, siamo felici di averlo al via, soprattutto dopo una Milano-Sanremo da antologia. Abbiamo visto tre campioni enormi giocarsi la vittoria e questa battaglia si rinnoverà alla Roubaix, magari con un asso in più come Van Aert ed altri ancora».
Pogacar al Tour 2022 (Lille-Wallers Arenberg) finì settimo. Eccolo all’attacco con StuyvenPogacar al Tour 2022 (Lille-Wallers Arenberg) finì settimo. Eccolo all’attacco con Stuyven
Sfida antica…
Prudhomme è davvero “sul pezzo”. Si aspetta una buona gara da Pogacar, rimarca la sua abilità di guida, la sua scioltezza e ricorda come si trovò a suo agio sul pavé nel Tour del 2022.
«Era riuscito a seguire un atleta forte e possente come Jasper Stuyven. E poi, anche alla Strade Bianche, sugli sterrati va forte. Oltre alla sua forza fisica e alla sua classe, Pogacar è anche ben pilotato dal team. E’ capace di tutto su una bicicletta. Certo, Mathieu Van der Poel è un avversario fortissimo, ma con un Pogacar così ci sarà una grande lotta».
Nella storia, i corridori che sono riusciti a vincere sia la Roubaix che il Tour si contano sulle dita di due mani. La maggior parte di questi sono tutti dei primi del ’900. L’ultimo a centrare l’impresa è stato Bernard Hinault, che prese parte, quasi per sfida, a chi lo accusava di evitarla. Il “Tasso”, in effetti, non l’amava, ma, come diceva Giulio Cesare: Veni, vidi, vici. Venne, partecipò e vinse. Questo per dire: pensate che particolarità stiamo vivendo con Pogacar.
Conclude Prudhomme: «Il fatto che i grandi campioni ci siano tutto l’anno mi piace molto. Mi ricorda quando ero bambino, con Eddy Merckx che era in lotta dall’inizio alla fine della stagione. E’ fantastico e se Pogacar riuscirà a vincere tutti e cinque i Monumenti sarà eccezionale».
Archiviata con la vittoria di Pogacar la prima tappa pirenaica. In classifica non cambia nulla. Forze al lumicino. Pesa sempre di più la crisi del Granon
«Diciamo che se la Roubaix fosse su Zwift – sorride Angelo Furlan – la vincerebbe Pogacar. Per fortuna il ciclismo reale è fatto del fascino del mestiere, della tecnica, della conoscenza, delle cose non dette all’interno del gruppo. Ci sono eventi fulminei, nei tratti di pavé e anche sull’asfalto, le incognite sono tante. Per cui lui si può svegliare la mattina e decidere che correrà all’attacco, ma gli servirà essere concentrato dal chilometro zero e per i 259 successivi. Forse proprio il suo impeto potrebbe essere un problema, in una corsa dove bisogna ragionare molto più di quello che si pensa. Pogacar fa sognare le folle perché tante volte non fa calcoli, così come Van Der Poel. Però l’irruenza, data da una forza incredibile, potrebbe essere un problema soprattutto nella prima parte della corsa».
Furlan ha 47 anni e si porta dentro un’esperienza antica, ascoltata dai vecchi direttori quando era un ragazzino, maturata durante la carriera da professionista e poi elaborata e rimasticata in questi anni da preparatore, biomeccanico, teorico e filosofo del ciclismo. Su Pogacar alla Roubaix ha fatto un video social chiedendo il parere dei suoi follower, ma il tema a nostro avviso meritava un approfondimento fatto di dieci domande. Cominciamo, dunque.
Angelo Furlan segue la biomeccanica di alcuni corridori, fra cui Francesco BusattoEcco invece il vicentino alla Roubaix del 2009 con una Wilier in alluminio e tubolari da 25Angelo Furlan segue la biomeccanica di alcuni corridori, fra cui Francesco BusattoEcco invece il vicentino alla Roubaix del 2009 con una Wilier in alluminio e tubolari da 25
Pogacar ha un gran motore, non pesa 50 chili come Piepoli, per cui sul pavé non dovrebbe rimbalzare. Però qualche insidia c’è…
Qualche insidia c’è sicuramente. Ragionavo tra me e me in questi giorni. Fino a 2-3 anni fa sarebbe stato azzardato pensare che un corridore così, da corse a tappe, andasse alla Roubaix per vincerla, soprattutto alla prima esperienza. Nel ciclismo prima di Van der Poel, prima di lui e di tutti i talenti che ci sono in giro, questa sarebbe stata una cosa fuori da qualsiasi schema. Ma non è forse vero che tutto il ciclismo degli ultimi 3-4 anni è fuori da qualsiasi schema?
Perché?
Certi attacchi, la maniera in cui corrono… Fanno il contrario di quello che i direttori sportivi consigliavano fino a 5-6 anni fa, ovvero stare coperti, aspettare, non sprecare energie. Questi sono talmente forti, che fanno il contrario. Per cui se uno ragiona un attimo, non sarebbe così fuori luogo che Tadej fosse uno dei favoriti alla Roubaix. Poi se ragioniamo in termini tecnici, c’è anche un’altra cosa da dire, una riflessione da fare.
Quale?
Si è sempre pensato che per vincere la Roubaix devi avere una sorta di destrezza nel guidare la bici, cosa che a lui non manca. Eppure negli ultimi vent’anni, ci sono stati corridori con una condizione stratosferica che sono arrivati davanti alla Roubaix, anche sul podio, pur non essendo dei draghi nel guidare la bici. Non faccio nomi perché sono amici miei e poi si arrabbiano. Se metti sul piatto della bilancia un corridore con condizione stratosferica e gamba e sull’altro uno con la tecnica, vince quello con condizione e gamba. Tadej ha condizione e gamba, in più è anche bravo a guidare…
Roubaix del 1995, Andrei Tchmil con la forcella ammortizzata e ruote basseE’ il 1995 e Franco Ballerini porta alla vittoria una Colnago C40 in carbonio, ma con ruote basseEdizione 2024, Van der Poel con telaio in carbonio, ruote alte e tubeless generosiRoubaix del 1995, Andrei Tchmil con la forcella ammortizzata e ruote basseE’ il 1995 e Franco Ballerini porta alla vittoria una Colnago C40 in carbonio, ma con ruote basseEdizione 2024, Van der Poel con telaio in carbonio, ruote alte e tubeless generosi
E’ anche vero che il pavé con le bici di una volta era più scomodo di adesso.
Questo è verissimo. Noi avevamo il telaio in alluminio dedicato alla Roubaix e guai farla col carbonio perché ti distruggevi. Adesso il carbonio è rigido dove serve e assorbe le sconnessioni in maniera longitudinale, per cui scatta quando ti alzi sui pedali e assorbe gli urti sul pavé. Corrono senza guanti, con le ruote ad alto profilo, le leve girate in dentro, la sella tutta avanti, un assetto da gare su pista, i tubeless giganti. Usano quasi delle gravel veloci, le bici di adesso sono una cosa pazzesca. L’evoluzione degli ultimi 3-4 anni è paragonabile a quella dell’ultimo ventennio.
E questo fa così tanta differenza?
Il materiale ha fatto dei passi da gigante, ma i wattaggi alla soglia non sono così diversi. Togli un Van Aert che ha 460 di FTP, almeno per quello che ti fanno sapere, Pogacar con la zona 2 che ha dichiarato (5 watt/kg, ndr) è capace di andare avanti a botte a 450 watt, per esempio nell’Arenberg o anche nel Carrefour dell’Arbre, dopo aver fatto la prima ora 300 watt di media. L’incognita per lui, a mio avviso, non è tanto dal punto di vista prestazionale, ma nella prima parte di gara.
Quella prima del pavé?
Avrà accanto dei corridori di esperienza che probabilmente dovranno aiutarlo, però il primo settore di pavé a Troisvilles arriva dopo una novantina di chilometri. E’ nel tratto non inquadrato, che solitamente vengono fuori dei casini. Tante volte si comincia a guardare la Roubaix che la gara è già quasi decisa. Non è raro che nella prima parte ci siano cadute stupide, perché chi è alle prime armi un po’ dorme e paga l’andare piano e subito dopo molto forte.
Pogacar sfinito dopo il pavé del Tour 2022, alle spalle di Stuyven. Alla Roubaix ci saranno molti più specialisti Pogacar sfinito dopo il pavé del Tour 2022, alle spalle di Stuyven. Alla Roubaix ci saranno molti più specialisti
Questo per Pogacar è un problema?
Il suo modo di correre, con la spregiudicatezza dovuta al fatto che per lui le leggi della gravità non esistono e forse neanche il CX vista la tanta aria che prende, potrebbe essere una spada di Damocle. L’anno scorso, complice il vento a favore, la Alpecin distrusse la corsa molto prima dell’Arenberg. E se qualcuno la imposta di nuovo così, visto il tanto vento che prenderebbe, Tadej potrebbe avere qualche problema.
Lo vedi come il solito Pogacar all’attacco?
Proprio così, anche se a Roubaix non sempre funziona. Nel senso che non lo puoi fare con quei manzi da Belgio, anche se si corre in Francia, che ci sono lì. Mentre nei Grandi Giri ha affrontato il pavé correndo con i suoi simili a livello di watt per chilo, alla Roubaix conta di più il watt assoluto.
Vent’anni fa nessuno si sarebbe immaginato che un corridore di questa taglia andasse alla Roubaix, pensiamo a Nibali e prima a Bartoli. Perché?
Il ciclismo era più a compartimenti stagni, c’era un atteggiamento conservativo perché la paura di farsi male era tanta. Alla mia prima Roubaix, mi dissero di stare attento perché se mi fossi fatto male, avrei saltato il Giro. Per tanti quelle corse erano il focus della stagione. Iniziavano un mese prima e dopo la Roubaix tiravano una linea. Quel tipo di corridore non c’è più, ma prima era condizionante, nel senso che quelli più leggeri avevano paura di mischiarsi con questi bestioni che si giocavano il tutto per tutto. Correre contro di loro era come vivere in trincea e non avrebbero avuto problemi a piantarti una leva del freno nel costato.
Lo scorso anno la Alpecin sfaldò il gruppo ben prima della Foresta di ArenbergLo scorso anno la Alpecin sfaldò il gruppo ben prima della Foresta di Arenberg
E se invece piove?
Se piove, cancelliamo tutte queste riflessioni. Uno a uno, palla al centro. Se piove e viene fuori una Roubaix come quella di Colbrelli, allora forse si livella tutto. Quello che potrebbe fregare Tadej è non conoscere bene il pavé, l’arte di stare in cima alla schiena d’asino. Tante volte chi affronta la Roubaix per la prima volta va a cercare il lato della strada, che quando piove nasconde più insidie. Se piove basta che uno starnutisca e sei già per terra e in più devi spostarti velocemente, sennò gli altri ti salgono sopra. E se per caso inizi ad aver paura di farti male, ti irrigidisci ed è la volta che cadi davvero. Tadej non farà il Giro d’Italia, ma chiaramente non vuole farsi male e la squadra vorrà preservarlo. Secondo me deciderà lui: se si sveglia che vuole fare la Roubaix, non lo tengono certo fermo.
Lui lo ha già fatto capire…
E chissà che ora non stiano cercando di dissuaderlo. Secondo me ha voglia di farla solo perché vuole divertirsi. E il dibattito mediatico che si è creato intorno fa solo bene al nostro sport.
Rafal Majka ha salutato la Bora per diventare gregario di lusso di Pogacar. Il Tour si vince nella 1ª e nella 3ª settimana. E Tadej gli ricorda Contador
Santini celebra le prossime corse di categoria WorldTour del calendario francese: la Parigi-Nizza e la Parigi-Roubaix. Due appuntamenti iconici per gli appassionati di ciclismo che per questa stagione avranno due linee speciali realizzate dal maglificio bergamasco. Si tratta di kit composti da maglia, pantaloncini, maglietta intima e diversi accessori. I colori e la grafica sono ispirati agli elementi caratteristici di queste due corse.
La realizzazione di queste due linee di abbigliamento sportivo sono inserite in quello che è l’accordo tra il Tour de France e Santini. L’azienda italiana infatti fornisce tutte le maglie distintive delle gare organizzate da A.S.O.
Il primo dei kit presentato è quello dedicato alla Parigi-NizzaI pantaloncini sono uguali per tutte e due le collezioni, cambiano le grafichePer la sottomaglia Santini ha optato per un capo altamente traspiranteNonostante la bella stagione si stia avvicinando meglio avere una giacca smanicata a portata di manoIl kit si completa con diversi accessori, queste le calzeAnche il cappellino richiama i colori della Course du SoleilCosì come i guantiniIl primo dei kit presentato è quello dedicato alla Parigi-NizzaI pantaloncini sono uguali per tutte e due le collezioni, cambiano le grafichePer la sottomaglia Santini ha optato per un capo altamente traspiranteNonostante la bella stagione si stia avvicinando meglio avere una giacca smanicata a portata di manoIl kit si completa con diversi accessori, queste le calzeAnche il cappellino richiama i colori della Course du SoleilCosì come i guantini
La Course du Soleil
Per la collezione dedicata alla Parigi-Nizza Santini ha voluto rendere omaggio alle bellezze della Costa Azzurra e della città che ospita il finale. Il kit è caratterizzato da disegni esclusivi che si ispirano ai panorami di questa terra e ai suoi colori: l’azzurro, il bianco e il giallo. Ogni piccolo dettaglio richiama quella che è l’armonia e l’energia della Costa Azzurra, trasformando ogni capo in un tributo al fascino di una delle corse più iconiche del calendario ciclistico internazionale.
I pantaloncini del kit offrono una media compressione e hanno un fondello GITevo. Sono studiati per offrire il giusto supporto e comfort in sella. La maglietta ha dei dettagli che si ispirano a quelli che si trovano su quella dedicata al leader della corsa a tappe. Da quelle parti il clima inizia a diventare sempre più piacevole, ma è meglio munirsi di una sottomaglia. Quella proposta da Santini è altamente traspirante e rimarrà asciutta anche nelle performance più estreme. La collezione Paris-Nice include anche cappellino, guanti e calzini.
Il kit pensato per la Parigi-Roubaix si ispira al settore in pavé “Pont Gibus”In questo caso Santini ha scelto di realizzare una giacca più pesante, visto il clima del NordLa sottomaglia traspirante permette di avere sempre alte prestazioniI calzini completano il kit iPer gli appassionati dell’Inferno del Nord ecco anche un cappellinoE completano la collezione i classici guantiniIl kit pensato per la Parigi-Roubaix si ispira al settore in pavé “Pont Gibus”In questo caso Santini ha scelto di realizzare una giacca più pesante, visto il clima del NordLa sottomaglia traspirante permette di avere sempre alte prestazioniI calzini completano il kit iPer gli appassionati dell’Inferno del Nord ecco anche un cappellinoE completano la collezione i classici guantini
Enfer du Nord
La seconda collezione proposta da Santini vuole celebrare uno dei protagonisti della Parigi-Roubaix: Gilbert Duclos-Lassalle. Soprannominato “Gibus” e vincitore della corsa nel 1992 e nel 1993. Uno dei più iconici settori in pavé della corsa, quello che porta da Waller a Hélesmes è stato ribattezzato “Pont Gibus” proprio in suo onore.
Un kit che prende ispirazione da questo settore e dalle sue particolarità, come il passaggio ferroviario. Il tutto diventa un mix perfetto tra storia e modernità. Nelle Classiche del Nord il clima è diverso da quello che si trova sulla Costa Azzurra, per cui Santini ha previsto una giacca a maniche lunghe in grado di proteggere dall’aria fredda. La maglia, con tessuto elastico che dona grande libertà di movimento, ha un design aerodinamico e traspirante. Anche in questo caso la collezione si completa con cappellino, guanti e calzini.
Un caso tecnico sta agitando il dopo Roubaix della Arkea e di Bianchi. Le parole di Senechal hanno sollevato un vespaio. La colpa è davvero dei meccanici?
Il piano di Vingegaard consisteva nel far stancare Pogacar, evitando fuori giri e tenendolo nel mirino. Alessandro Vanotti ne è convinto e spiega perché
IL PORTALE DEDICATO AL CICLISMO PROFESSIONISTICO SI ESTENDE A TUTTI GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE:
VENITE SU BICI.STYLE
bici.STYLE è la risorsa per essere sempre aggiornati su percorsi, notizie, tecnica, hotellerie, industria e salute
Dopo gli impegni olimpici del 2024, quest’anno Filippo Ganna si è preso un anno sabbatico dalla pista, e si concentrerà solo sulle prove in strada. A luglio tornerà al Tour De France, ma prima lo aspetta una primavera su cui punta molto, con gli obiettivi dichiarati della Milano-Sanremo e della Parigi-Roubaix.
Alla Classicissima l’abbiamo già visto a suo agio sia l’anno scorso, quando è stato fermato solo da un problema meccanico nella discesa del Poggio, che il precedente, quando ha colto il 2° posto. Alla Roubaix torna dopo il buon 6° posto del 2023, quando ha dimostrato di potersela giocare con i migliori specialisti. Come si è preparato per questi appuntamenti? Cos’è cambiato rispetto agli inverni precedenti? Ne abbiamo parlato con Dario Cioni, l’allenatore di Top Ganna.
Cioni controlla la bici di Ganna al Tour de Wallonie del 2023 (foto Ineos Grenadiers)Cioni controlla la bici di Ganna al Tour de Wallonie del 2023 (foto Ineos Grenadiers)
Dario, com’è andata la preparazione di Filippo?
L’inverno è andato bene, senza inconvenienti, solo un mezzo raffreddore. Filippo ha fatto due ritiri a Gran Canaria dove c’è un meteo ottimale rispetto ad altri luoghi, e ci può concentrare solo sul lavoro senza perdere neanche un giorno. Si è allenato bene, i valori dei test sono postivi, ora si tratta solo di vedere se abbiamo fatto tutto giusto.
Avete cambiato qualcosa rispetto alla passata stagione?
Rispetto all’anno scorso non ci sono le Olimpiadi, questo ci ha permesso di fare un avvicinamento completamente diverso già dall’inverno. L’anno scorso è partito un pochino più tranquillo perché l’obiettivo principale era più avanti nella stagione, invece quest’anno ha potuto concentrarsi al 100% sulle classiche. Come avvicinamento è più simile al 2023 e anche i valori nei test sono in linea con quell’anno.
Parigi-Roubaix 2023, Filippo Ganna con Stefan Kung a ruota Parigi-Roubaix 2023, Filippo Ganna con Stefan Kung a ruota
Nel 2024 però, nonostante la preparazione più “lenta”, Filippo alla Sanremo è andato fortissimo, e senza quel problema meccanico chissà come sarebbe finita
Il problema non era stato tanto per la Sanremo quanto per la Roubaix. Alla Sanremo c’è sì un sforzo importante, ma solo nel finale. La Roubaix invece è tutto un altro discorso a livello di dispendio energetico e quindi di preparazione.
Ha già fatto le ricognizioni sui percorsi?
Non ancora, ma sono entrambe in programma. Dopo la Tirreno-Adriatico andrà a provare la Sanremo e dopo il primo blocco di classiche andremo sulle strade della Roubaix.
Ganna alla Sanremo del 2023, che ha chiuso al 2° posto Ganna alla Sanremo del 2023, che ha chiuso al 2° posto
Restando alla classica del pavè, nel 2023 Filippo è arrivato sesto, giocandosela con i migliori per buona parte della gara. Cos’ha imparato da quell’esperienza?
Difficile dirlo, sicuramente ha imparato molto perché ha corso ad altissimi livelli, con i più forti al mondo. Credo che lo capiremo quel giorno. Poi in due anni alcuni materiali sono progrediti, credo che quest’anno userà i tubeless da 32mm. Sono comunque cose che deciderà dopo la ricognizione.
Negli ultimi giorni si rincorrono voci sulla presenza di Pogacar alla Roubaix. Tu come la vedi?
Sarebbe certamente un avversario in più da tenere d’occhio, ma potenzialmente anche un alleato in più.
Un alleato?
Sì perché se qualcun altro va via, lui può essere un importante uomo in più che aiuta nell’inseguimento.
In questo 2025 Ganna ha già dimostrato una buona forma, cogliendo un 3° posto in volata alla Volta ao AlgarveIn questo 2025 Ganna ha già dimostrato una buona forma, cogliendo un 3° posto in volata alla Volta ao Algarve
Passiamo alla Sanremo. Avete già pensato ad una tattica?
Il punto chiave è l’inizio della Cipressa, la cosa più importante, anzi fondamentale, è essere nelle prime posizioni quando il gruppo la imbocca. Altrimenti, con le velocità con cui si fa quella salita oggi, recuperare diventa molto dura.
In squadra saranno tutti per Filippo o magari avrete anche una seconda punta?
Dipende un po’ da come andrà la corsa. Sarà importante avere qualcuno che possa entrare in certi attacchi pericolosi, specie se uno degli altri big cercherà di anticipare. Comunque siamo fiduciosi, Filippo sta bene come si è visto in questo inizio di stagione dove è stato anche un po’ sfortunato. Alla Volta ao Algarve ha fatto un ottimo terzo posto in volata in rimonta, sarebbe bastato pochissimo per vincere.
Svegliateci pure, è (quasi) tutto vero. Ieri Ciro Scognamiglio della Gazzetta dello Sport ha lanciato la news: Tadej Pogacar alla Parigi-Roubaix. Manca l’ufficialità, ma la non smentita del team vale quasi altrettanto. L’avevamo lasciato in quel video in cui “volava” sulle pietre della Foresta di Arenberg. Sembrava non avesse fatto altro prima di allora. E quando ne è uscito, ci aveva raccontato Baldato, era contento come un bambino al parco giochi.
Alla luce di tutto questo abbiamo parlato con Sonny Colbrelli. I due hanno una cosa in comune: presentarsi alla prima Roubaix con serie possibilità di vittoria. Sonny ci è riuscito, Tadej vedremo. L’attuale direttore sportivo della Bahrain-Victorious ha un possibile erede del quale non poteva non parlare.
Sonny Colbrelli in quella gloriosa Roubaix del 2021. Anche per lui si trattava della prima partecipazioneSonny Colbrelli in quella gloriosa Roubaix del 2021. Anche per lui si trattava della prima partecipazione
Sonny, Pogacar alla Roubaix…
Guardate – parte d’entusiasmo Colbrelli – quando un campione come Pogacar va a provare le corse e vede che può farcela, sicuro che vuole provarci. Sinceramente non pensavo che lo facesse già quest’anno, però dicono che ormai sia certa la sua presenza. Di certo è più facile che vinca una Roubaix che una Sanremo, perché la Sanremo è sempre più difficile.
Per di più ad inizio stagione con tanti campioni con le gambe piene…
Esatto, Pogacar a Sanremo deve arrivare da solo, ma con corridori così esplosivi come Van Aert, Van der Poel, Philipsen e gli altri è davvero complicato per lui. Però la sua presenza sul pavé mi incuriosisce molto perché può dare filo da torcere a tutti, anche a gente come Van der Poel. La notizia fa rumore, perché un corridore come lui si adatta a ogni gara.
Tu vincesti al debutto. Vedi similitudini tra te e Pogacar?
Sì e no. Lui ha la stoffa. Io quello che ho ottenuto l’ho costruito con gli anni, con maturità ed esperienza. E persino guardando le corse in tv. Lui invece è il Maradona del ciclismo, il Messi, il Ronaldo. Sono talenti che sbocciano così, a cui serve la metà o un quarto dell’allenamento o dei tentativi per ottenere risultati che altri raggiungono in una vita. Il paragone è molto diverso. Pogacar non ha eguali, entusiasma sempre. Quando attacca, è un altro sport.
Tadej il giorno in cui ha provato la Roubaix. Eccolo nella mitica Foresta di Arenberg, quasi sempre settore cruciale della corsaTadej il giorno in cui ha provato la Roubaix. Eccolo nella Foresta di Arenberg, quasi sempre settore cruciale della corsa
Quando si muove un corridore così, che succede in gruppo. Davvero ha delle chances concrete?
Sì, sì… Chiunque deve aver paura, che sia Van der Poel, Van Aert o chiunque altro. Quando si muove Pogacar, tutti devono stare attenti, anche il suo stesso team.
Quale potrebbe essere la sua difficoltà alla Roubaix?
Quando hai gambe come le sue è difficile sbagliare. Forse l’unico timore è una caduta, una foratura. In quel caso serve anche fortuna, oltre a delle buone gambe.
Tadej ha provato la Roubaix con Wellens, in teoria il capitano. Cambieranno i ruoli?
Giocheranno su più frangenti. Penso che anche Florian Vermeersch possa essere un’opzione per la UAE Emirates. Non so se sia stato preso come gregario o come capitano, ma è già arrivato secondo alla Roubaix quando ho vinto io. Hanno una squadra fortissima. Meglio avere due capitani che uno solo. Se uno ha una giornata no, si punta sull’altro. Se uno cade o fora, c’è l’altro. Sempre meglio avere più opzioni, specie in una gara del genere.
Pogacar va molto bene con il maltempo e la pioggia, ma alla Roubaix potrebbe essere un problema? Un problema diverso?
Magari Tadej non avrà l’occhio di un corridore da classiche o di uno che corre sul fango come Van der Poel e forse un po’ gli si complicheranno le cose. Forse… Però, ripeto, parliamo di Pogacar, l’eccellenza del ciclismo. Quello che tocca è oro. Che sia pioggia o sole, lui si adatterà, ne sono sicuro.
Pogacar al Tour 2022 (Lille-Wallers Arenberg) finì 7°. Il posizionamento nei primi settori potrebbe essere complicato per un peso leggero come luiPogacar al Tour 2022 (Lille-Wallers Arenberg) finì 7°. Il posizionamento nei primi settori potrebbe essere complicato per un peso leggero come lui
Quindi ti stupirebbe se vincesse subito?
No, assolutamente no. Uno che fa certi numeri al Fiandre e in tante altre corse può fare tutto.
In effetti non è nuovo ai tratti in pavé, giusto?
No, ha già corso su pavé, ha già capito, e vinto il Fiandre. E non solo (il pensiero va alla tappe del pavé al Tour del 2022, ndr). La stoffa ce l’ha.
Sonny, tu dici che ce la può fare, che ci sa fare e che si adatterà. Ma ci deve pur essere un dettaglio per chi non è del tutto uomo da classiche e che al debutto in una gara tanto complicata come la Roubaix che potrebbe metterlo in difficoltà?
Forse la poca conoscenza del percorso. Magari potrebbe cercare di evitare il pavé andando sul lato della strada, dove è vero che non ci sono le pietre e si scorre di più, ma al tempo stesso ci sono più insidie. Lì può esserci di tutto: buche, “crateri”, rischi di forature o cadute. Quella, se non hai esperienza, potrebbe essere l’unica vera incognita.
La sua presenza cambia l’economia della corsa?
Sicuro. Tutti lo guarderanno. Anche Van der Poel ci penserà. E le altre squadre lo aspetteranno. La corsa potrebbe ruotare su di lui.
Con Tosatto si ragiona di Thomas che punta alla Vuelta. Ma intanto ecco le immagini del Tour. E allora parliamo di Pogacar, ma anche di Rodriguez e Bernal
In una recente intervista rilasciata alla testata belga Het Nieuwsblad, Tiesj Benoot ha parlato dei piani della Visma-Lease a Bike per le prossime classiche di primavera. Tra le altre cose Benoot ha espresso la convinzione che la sua squadra sia la più attrezzata ad affrontare le gare del Nord, soprattutto il Fiandre e la Roubaix.
A partire ci siamo posti una domanda: ma quanto conta la squadra al Giro delle Fiandre e alla Parigi-Roubaix? Conta più in una rispetto che in un altra? Per provare a rispondere abbiamo raggiunto al telefono Andrea Tafi, l’unico corridore italiano ad aver vinto queste due classiche monumento, la Roubaix nel 1999 e il Fiandre nel 2002.
Andrea Tafi è stato un grande uomo da classiche: qui il suo allungo alla Roubaix del 1999 Andrea Tafi è stato un grande uomo da classiche: qui il suo allungo alla Roubaix del 1999
Andrea, andiamo dritto al sodo. Quanto conta la squadra sulle pietre?
Tantissimo, in entrambe le gare. Si tratta di competizioni molto diverse naturalmente, ma alla fine la difficoltà è quasi uguale, cioè molto alta. E quando le gare si fanno dure essere in una grande squadra fa la differenza.
Quindi non vedi differenza tra le due per quanto riguarda l’importanza del lavoro tra compagni?
Il pavè della Roubaix tende a fare selezione naturale, o sei portato o no. Mentre il Fiandre è più una gara normale, passami il termine, devi essere forte ma anche intelligente nel dosare le forze e arrivare ancora fresco nei momenti decisivi. In entrambi i casi la squadra è fondamentale e senza non si va da nessuna parte. Per esempio io l’anno in cui ho vinto il Fiandre ho avuto un grande Daniele Nardello che mi ha protetto quando sono scattato nel finale. Ma lo stesso l’anno della Roubaix, la differenza l’hanno fatta i compagni che erano dietro di me.
Parigi-Roubaix 2024, Mathieu Van der Poel a ruota di Gianni VermeerschParigi-Roubaix 2024, Mathieu Van der Poel a ruota di Gianni Vermeersch
Quasi più un aiuto passivo che attivo…
Ma non si tratta di un aiuto passivo, anzi. Quando alla Roubaix sono scattato a 46 km dall’arrivo l’ho fatto sapendo che alle mie spalle avevo corridori che mi avrebbero protetto in tutti i modi, e così è andata. In quelle corse sono aspetti davvero fondamentali. Faccio un altro esempio. Durante la Parigi-Bruxelles del ‘96 un certo Johan Museeuw è venuto da me e mi ha detto: «Vai, qui ci penso io». L’ho ascoltato e lui ha fatto di tutto per tamponare gli attacchi e poi infatti è arrivata la mia vittoria.
Un po’ quello che ha fatto Philipsen con Van Der Poel alle ultime due Roubaix. La vostra Mapei era davvero una corazzata, rimane leggendario il podio monocolore del 1996. Come si gestiva tutta quella qualità?
Eravamo un mix molto ben equilibrato e dentro la squadra c’era molta voglia di fare, è quella che ci ha portato ai successi. Partivamo in diversi che se la potevano giocare, poi faceva il capitano chi era più in condizione.
Tra gli anni ’90 e i primi 2000 la Mapei dominava nelle classiche: qui il famoso arrivo in parata alla Roubaix del ’96: 1° Museeuw, 2° Bortolami, 3° TafiTra gli anni ’90 e i primi 2000 la Mapei dominava nelle classiche: qui il famoso arrivo in parata alla Roubaix del ’96: 1° Museeuw, 2° Bortolami, 3° Tafi
Quindi si decideva anche durante la corsa?
Certo, appunto perché eravamo una squadra fortissima era difficile fare una previsione prima di partire. Non potevi dire a Museeuw, a Ballerini e forse neanche a me di lavorare per un altro. Si davano le indicazioni sul bus e poi si vedeva, decideva la strada. Ma sempre con grande spirito di squadra. Per esempio l’anno in cui ho vinto il Fiandre non dovevo essere io il capitano, ma le situazioni di corsa ci hanno portato a cambiare strategia. E’ anche vero che forse ce lo potevamo permettere.
Torniamo ai tempi d’oggi. Sei d’accordo con Benoot sul fatto che la Visma sia la squadra più attrezzata per le pietre?
Sicuramente sono forti, ma non sono i soli. In generale le squadre belghe e olandesi, come la Alpecin-Deceuninck di Van Der Poel, sono le più forti perché quella è casa loro, conoscono le strade, molti corridori abitano lì, e in generale ci tengono moltissimo. Secondo me però ci saranno anche altre formazioni da tenere d’occhio, delle outsider, come la Tudor di Cancellara, uno che da quelle parti ha fatto grandi cose.
Secondo Tafi una delle sorprese di questa primavera potrebbe essere la Tudor Pro Cycling, magari con Alaphilippe al FiandreSecondo Tafi una delle sorprese di questa primavera potrebbe essere la Tudor Pro Cycling, magari con Alaphilippe al Fiandre
Magari con Alaphilippe al Fiandre?
Perché no. Lui certamente ha voglia di riscatto, di rifarsi dopo gli ultimi anni sfortunati. La Tudor sta facendo i giusti step, un passo alla volta, sono convinto che possano fare bene. Poi come si sa, le gare le fanno i corridori e non si può mai sapere. Anche perché le corse importanti iniziano adesso, da ora in poi si vedrà un po’ alla volta la condizione con cui i vari protagonisti arriveranno ai grandi appuntamenti.
Quindi non ci dai un pronostico per le due classiche monumento sulle pietre?
Secondo me adesso è ancora troppo presto, non si può dire. Ma la Milano-Sanremo potrà già darci delle indicazioni e allora ne sapremo qualcosa di più.
De Lie ha chiuso il 2024 a Singapore, ma con la testa è al prossimo anno. Ha saltato Fiandre e Roubaix per problemi di salute, ma ha capito l'aria che tira
IL PORTALE DEDICATO AL CICLISMO PROFESSIONISTICO SI ESTENDE A TUTTI GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE:
VENITE SU BICI.STYLE
bici.STYLE è la risorsa per essere sempre aggiornati su percorsi, notizie, tecnica, hotellerie, industria e salute