Silo, la nuova tricolore che ama fare fatica

04.07.2024
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Paolo Sangalli aveva visto lungo, a proposito di Giada Silo. Di ritorno dal Tour du Gevaudan aveva sottolineato come da lei avesse avuto quelle risposte che si attendeva su un percorso adatto alle sue caratteristiche. La forza della veneta è proprio questa: è conscia delle sue possibilità, ha bisogno di percorsi impegnativi dove non tradisce. Per questo aveva cerchiato di rosso la data del campionato italiano di Casella. E non ha tradito.

Atleta al primo anno junior, la Silo è approdata al ciclismo da perfetta innamorata: «Il mio è stato un colpo di fulmine – racconta la ragazza della Breganze Millenium – una decina di anni fa i miei genitori mi portarono a fare una prova al velodromo di Sossano. Alla sera avevo già il borsone con tutto il necessario, bici compresa…».

Il podio della gara tricolore con Silo davanti a Milesi (a 37″) e Pegolo (a 1’19”, foto organizzatori)
Il podio della gara tricolore con Silo davanti a Milesi (a 37″) e Pegolo (a 1’19”, foto organizzatori)
Sei arrivata a Casella tra le grandi favorite, protagonista lungo tutta la stagione anche se la vittoria era arrivata solamente sei giorni prima…

L’avevo cercata tanto e qualche piazzamento alla lunga mi era risultato un po’ amaro. Poi la vittoria della settimana precedente alla Coppa Giudicarie Centrali mi ha sbloccato, mi ha permesso di arrivare alla gara tricolore più tranquilla e concentrata su quel che potevo fare.

Che gara è stata quella tricolore?

Complicata, non tanto per le questioni climatiche visto che la pioggia annunciata alla vigilia non c’è stata, ma è stata di difficile interpretazione tattica. C’è stata bagarre sin dall’inizio con Biesse Carrera e BFT Burzoni che hanno fatto subito selezione. A un certo punto, ripresa la prima fuga, davanti eravamo in una trentina con solo io e la Bulegato del team e a quel punto eravamo un po’ spaesate perché la gara non si era messa come volevamo. Per fortuna da dietro sono rientrate altre e il nostro team si è rinfoltito.

Il momento decisivo della corsa, la fuga con Milesi e La Bella sulla salita di Crocefieschi
Il momento decisivo della corsa, la fuga con Milesi e La Bella sulla salita di Crocefieschi
A un certo punto, sulla salita di Crocefieschi, è andata via una fuga di 6 atlete con anche una tua compagna, Eleonora Deotto. A quel punto hai pensato che fosse finita?

Quando hanno superato il vantaggio di 1’20” sì, ma ero tranquilla perché comunque una compagna c’era. Erano però sei velociste, quindi in salita hanno pagato dazio e la battaglia è riesplosa. Eleonora La Bella ha provato a  fare selezione, dietro siamo andate Milesi e io, poi a un chilometro dallo scollinamento ho forzato e ho avuto partita vinta.

Sono questi percorsi quelli che preferisci?

Sicuramente, a me piace far fatica, i tracciati impegnativi dove bisogna salire mi piacciono molto. Forse è anche per questo che nelle gare all’estero, almeno per quelle che ho fatto, mi trovo bene.

La Silo si era già messa in evidenza al Tour du Gevaudan, prova di Nations Cup chiusa al 6° posto
La Silo si era già messa in evidenza al Tour du Gevaudan, prova di Nations Cup chiusa al 6° posto
Hai trovato differenze?

Molte. Intanto per il fatto che a inizio stagione le squadre straniere sono molto più avanti di noi nella preparazione, poi perché non aspettano particolari tratti del percorso, è una battaglia continua. Noi siamo abituate ad aspettare la salita, a correre in maniera più passiva nella prima parte di gara.

Che cosa cambia con la maglia tricolore indosso?

Devo ancora realizzare quanto ho fatto anche se è passato qualche giorno. Io ho intenzione di onorarla al meglio, il che significa che queste due vittorie a distanza di soli sei giorni non devono restare da sole, ma essere un viatico verso nuovi successi su quelle gare che si prestano alle mie caratteristiche. Domenica ad esempio c’è l’appuntamento di Massa Finalese che ha un tracciato molto più facile, in questo tipo di gare mi metterò a disposizione delle compagne.

Finora la Silo ha colto 2 vittorie e 11 piazzamenti nelle prime 10. Ora punta ai mondiali in azzurro
Finora la Silo ha colto 2 vittorie e 11 piazzamenti nelle prime 10. Ora punta ai mondiali in azzurro
Il percorso dei mondiali però sembra davvero pane per i tuoi denti…

Ne parlerò con Sangalli per poterlo preparare bene, avvicinarci nella maniera migliore alla gara svizzera. Anch’io penso che possa essere un percorso adatto a me, ma bisognerà arrivarci al massimo della forma.

Tu hai iniziato su pista, è ancora una tua alternativa?

Ci tengo molto, anzi mi è spiaciuto non aver potuto preparare gli europei della prossima settimana ma volevo concentrarmi sull’attività su strada e l’appuntamento tricolore, quindi ho preferito chiamarmi fuori, ma spero che per i mondiali ci sia possibilità di far parte del gruppo. Le mie specialità preferite sono l’inseguimento individuale e l’omnium, dove rendo di più.

La veneta è al suo primo anno alla Breganze Millenium, ma conta di rimanere
La veneta è al suo primo anno alla Breganze Millenium, ma conta di rimanere
Sai che dopo questa vittoria tricolore le grandi squadre ti guarderanno con maggiore interesse?

E’ probabile, ma anche se non ho un procuratore, non voglio anticipare troppo i tempi. Parlerò con la società per continuare la mia permanenza il prossimo anno e intanto verificare quali saranno le migliori possibilità future. So che d’ora in poi mi guarderanno tutte come un riferimento, ci sarà più tensione in gara, ma questo non mi fa paura, io voglio continuare sulla strada della vittoria.

Aspettando Elisa Balsamo, Sangalli sfoglia la margherita

06.06.2024
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Un post su Instagram per dire ai suoi tifosi di essere sulla via del ritorno (foto di apertura). Così Elisa Balsamo si è mostrata sui rulli dall’hotel di Livigno in cui aspetta il ritorno su strada e da lei iniziamo il nostro incontro con Paolo Sangalli, cittì della nazionale.

«Sta procedendo bene – dice – ma senza fretta. Sta andando tutto per il meglio, mi sento di essere realista e insieme ottimista. Rispetto alla caduta dello scorso anno, questa volta può alimentarsi normalmente, l’ultima volta fu molto peggio. E’ fuori discussione che se sarà in condizione, lei corre. Ci conosciamo da sempre e quindi so benissimo il tipo di corridore che è: sarà lei a dirmi se c’è. Corre perché la primavera ha dato questo responso. Ma sappiamo tutti bene che Elisa Balsamo è un cavallo di classe. Le basta poco per entrare in condizione, ha questa fortuna. Quindi appena starà bene, penso tra un paio di settimane, ricomincerà a fare gli allenamenti normali. E a quel punto si concentrerà anche sul discorso pista, che è importantissimo. A quanto so, il suo programma di gare per ora è stato mantenuto intatto e prevede il Giro d’Italia Women. Casomai non si riuscisse, il piano B potrebbe prevedere il Baloise Ladies Tour che inizia il 17 luglio, quindi dieci giorni dopo. Bisognerà vedere l’evoluzione della sua ripresa».

Sangalli tira un sospiro di sollievo, ma come già lo scorso anno quando Balsamo cadde alla Ride London Classique, l’imperativo è non metterle fretta. Fra le note meno negative della situazione attuale c’è appunto il fatto che possa alimentarsi normalmente e che, non avendo apparentemente memoria dell’incidente, non ne abbia gli inevitabili condizionamenti successivi. E allora il discorso va avanti, con le squadre del Giro d’Italia non ancora annunciate e un mosaico da comporre per arrivare nel modo giusto alla gara su strada di Parigi.

Sangalli e Longo Borghini: Balsamo è una sua compagna alla Lidl-Trek
Sangalli e Longo Borghini: Balsamo è una sua compagna alla Lidl-Trek
Come stanno le nostre leader?

Si stanno preparando al meglio, secondo me. Quello che ho chiesto loro è di arrivare alle Olimpiadi in condizione e sarebbe già un primo risultato di cui sarei contento. Poi le gare sono gare, ma arrivarci nel modo giusto è già un buon viatico. Per cui l’idea è che arrivino bene alla partenza del Giro e riescano a crescere con il passare delle tappe.

Persico e Longo Borghini potrebbero essere al Giro per fare classifica: hai dato loro qualche indicazione?

Ho lasciato chiaramente libertà di correre come vogliono, ma a condizione di uscire in crescita dal Giro e non di finirlo senza più niente da dare. Questa è l’unica condizione che ho posto, perché dopo c’è un momento in cui si riesce a recuperare e poi ci siamo. Al momento sono entrambe al Passo San Pellegrino, ci sono stato anche io. In più tutte le settimane, se non ogni giorno, mi aggiorno con tutte le probabili olimpiche. E’ un lavoro cominciato a novembre e per questo dico che sarà già un grande risultato arrivare a Parigi al top della condizione.

Perché questo insistere: c’è stata qualche criticità? Forse Silvia Persico non ha vissuto la miglior primavera…

Per lei il problema è stata la perdita della nonna nel periodo dell’Amstel, nel momento in cui stava crescendo. Poi però si è sbloccata, ha vinto anche lei, quindi è stato soprattutto un passaggio a vuoto psicologico. Per il resto sta andando tutto bene, ad eccezione dell’incidente di Bertizzolo e Balsamo. Longo Bborghini ha avuto una bronchite quando siamo andati a vedere il percorso, ma ci può stare. Ma per il resto con tutte le squadre c’è una collaborazione proficua e ne sono contento.

Dopo una promavera difficile, Silvia Persico è tornata a vincere al Morbihan
Dopo una promavera difficile, Silvia Persico è tornata a vincere al Morbihan
Pare che Lotte Kopecky verrà al Giro per fare classifica.

Secondo me verrà a fare quello che abbiamo appena detto, quindi a cercare le condizioni e uscire al top dal Giro. Immagino anche che farà classifica, dato che nella sua squadra non ci sarà Vollering e nemmeno Wiebes. La SD Worx sarà improntata su di lei, con l’appoggio di Reusser e di Elena Cecchini, quindi avremo anche un po’ il controllo su quello che succede all’interno. Non perché Elena farà la spia, ma perché al momento giusto avremo informazioni vere. Di certo Kopecky avrà la squadra tutta per sé anche alle Olimpiadi, al contrario di quanto avverrà con l’Olanda, che avrà una squadra fortissima. Probabilmente Marianne Vos avrebbe preferito avere la sua compagna Markus, ma dai trials che hanno fatto è venuta fuori Ellen Van Dijk, ma saranno comunque una squadra forte. Poi ci sono anche le altre. Grace Brown o la Ludwig, ci sono tanti corridori che possono fare una bella Olimpiade.

Noi siamo a metà tra l’Olanda e il Belgio, qualcuno che dovrà lavorare dovrà pur esserci, no?

Lo voglio assolutamente. Dalla mia esperienza nelle tre Olimpiadi precedenti, credo che quando arrivi col numero massimo di atlete (quattro in questo caso, ndr), un corridore che lavori te lo puoi concedere. Anche a livello mentale parte senza un’ambizione di medaglia, ma quella di essere fondamentale per una medaglia. E questa mentalità ce l’hanno i corridori che tutto l’anno fanno questo tipo di lavoro.

Come se avessi fatto cognome e nome: stai parlando di Elena Cecchini?

Lei è sicuramente un elemento prezioso, si è vista tutte le volte che è stata convocata, non la scopriamo oggi. E anche l’Olimpiade è una sintesi degli anni precedenti e degli eventi precedenti. Conosco bene tutte queste ragazze da tanti anni. Mi dispiace davvero per Bertizzolo, che secondo me si sarebbe davvero messa in evidenza anche al campionato italiano, però purtroppo questo è lo sport. Comunque anche a lei lasciamo il tempo per recuperare e se non sarà per le Olimpiadi, c’è sempre il mondiale di settembre. Per quello anche a livello mentale deve stare tranquilla e lavorare. Io le darò tutto il supporto che posso.

Guazzini e Cecchini in allenamento a Livigno: la seconda sarebbe preziosa nella gara su strada (immagine Instagram)
Guazzini e Cecchini in allenamento a Livigno: la seconda sarebbe preziosa nella gara su strada (immagine Instagram)
Farete un ritiro prima delle Olimpiadi?

Sì, facciamo un’altura dal 24 giugno al 4 luglio al Passo San Pellegrino. Poi dal 25 di luglio e fino al giorno della partenza, che è il 31 luglio, saremo in Val di Fassa insieme alla nazionale di Bennati. Stiamo davvero facendo un avvicinamento come volevo. Per cui ora si andrà ai campionati italiani, sia su strada che della crono assieme a Marco Velo. E intanto aspettiamo anche di conoscere le squadre del Giro e di capire come procede il recupero di Elisa Balsamo…

L’eredità di Venturelli, il settore junior donne è ripartito

28.05.2024
5 min
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L’impegno del cittì Sangalli per comporre composizione del quartetto delle stradiste per Parigi 2024 è particolarmente complesso, ma i compiti riservati alla categoria juniores non sono tanto da meno. Le prime uscite della nazionale nelle prove di Nations Cup sono state avare di soddisfazioni, anche se le presenze in top 10 di Iaccarino all’EZP Omloop van Borsele e di Silo, La Bella e Milesi nel Tour du Gevaudan dicono che comunque siamo sempre lì, nei quartieri alti.

Piazzamenti che però a Sangalli dicono che la base c’è, ma che bisogna lavorare tanto: «Soffriamo per due ragioni ben distinte – ammette il cittì – la prima è strutturale ed è data dalla contemporaneità con gli impegni scolastici, come d’altronde si vede anche tra i pari età. All’estero hanno un’altra struttura per lo studio delle giovani generazioni, hanno più attenzione e possibilità per fare sport, per noi cambia tutto da giugno in poi, quando gli impegni scolastici vengono meno e le ragazze possono allenarsi di più e meglio, anche mentalmente»

Paolo Sangalli si divide fra l’impegno nella nazionale maggiore e quello per le juniores
Paolo Sangalli si divide fra l’impegno nella nazionale maggiore e quello per le juniores
E la seconda?

La seconda è più contingente al momento storico ed è legata al cambio di categoria di Venturelli, che per due anni è stata un riferimento assoluto ergendosi fra le leader internazionali. I suoi risultati erano il fiore all’occhiello del movimento che ora non ha più un simile riferimento. Si è visto proprio in queste uscite internazionali dove pure abbiamo fatto bene.

La prova francese era più adatta dell’altra alle nostre caratteristiche, considerando che almeno numericamente siamo stati in prima vista?

Era una corsa per scalatrici. La gara si è costruita nella prima frazione dove c’era uno strappo duro, di 3 chilometri con pendenze al 10 per cento. Non è un caso se a vincere è stata Cat Ferguson, la britannica già avversaria della Venturelli nel 2023 e che è già nell’orbita della Movistar, dove approderà dall’1 agosto. Lei è già forte di suo, si vedeva però che aveva qualcosa in più, è già proiettata verso la categoria superiore.

Ferguson ha sbancato entrambe le prove di Nations Cup. Ad agosto passerà alla Movistar
Ferguson ha sbancato entrambe le prove di Nations Cup. Ad agosto passerà alla Movistar
I risultati delle ragazze che cosa ti hanno detto?

Il 6° posto finale di Giada Silo è un buon risultato, conferma quel che pensavo di lei, è venuta fuori nell’occasione che conta su un percorso che a lei si confaceva. Mi aspettavo un po’ di più da Eleonora La Bella, che aveva fatto molto bene lo scorso anno, ma il suo discorso rispecchia quanto detto prima. Mi aspetto un salto di qualità dall’estate in poi.

Trovi differenze tra le ragazze di primo e secondo anno?

Dipende dalle gare. Le due prove di Nations Cup in questione erano molto diverse: quella olandese richiedeva un alto grado di preparazione, le differenze si contavano, tanto per intenderci, in forma di watt… In Francia era un percorso per specialiste, per scalatrici e lì sono emerse le caratteristiche personali. In quest’ultimo caso sì, le ragazze di secondo anno erano un po’ avvantaggiate, in salita si vedeva che avevano qualcosa in più dato dall’età in costante evoluzione.

Iaccarino prima al Trofeo Bussolati Asfalti (foto Flaviano Ossola)
Iaccarino prima al Trofeo Bussolati Asfalti (foto Flaviano Ossola)
Sono gare che ti sono servite per le prove titolate future?

Delle indicazioni me le hanno date. Iaccarino ad esempio ha fatto bene in Olanda e la vedo molto importante per una gara piatta come dovrebbe essere quella dell’europeo. Lei si era messa in evidenza con un ottimo inizio stagione anche lo scorso anno, poi si era un po’ persa. Vedremo che non accada lo stesso in questa stagione.

E per i mondiali?

Quello sarà un percorso davvero duro. Io confido molto in La Bella, se raggiungerà i picchi di forma che mi aspetto sarà un bell’elemento in quell’occasione. Deve ritrovarsi, raggiungere i livelli che mi aspetto da lei, può riuscirci.

Eleonora La Bella nel 2023 ha vinto il Team Relay agli europei. Sangalli punta su di lei per i mondiali
Eleonora La Bella nel 2023 ha vinto il Team Relay agli europei. Sangalli punta su di lei per i mondiali
Abbiamo detto della perdita, sempre relativamente alla categoria, di Venturelli. Spostando l’attenzione alle ragazze arrivate dalla categoria allievi, come Sanarini vincitrice degli Eyof?

In questo caso bisogna stare molto attenti a dare il giusto valore a quei risultati. Quando si passa junior, si azzera tutto. Sanarini e Pegolo che erano le nostre portacolori nella rassegna omnisportiva sono ottimi elementi, ma scontano il passaggio di categoria, soprattutto la prima. Bisogna cambiare approccio, mentalità. Bisogna aiutarle in questo. Non sono abituate ad esempio a partire a tutta e ritrovarsi subito in fila indiana, a lottare per la posizione, a tenere ritmi subito forsennati.

Un problema del quale hai investito i direttori sportivi?

Sì, trovando terreno fertile, grande comprensione. Ad esempio insisto molto che nelle trasferte con la nazionale ci sia al fianco anche una squadra di club, per allargare il più possibile l’esperienza di queste ragazze. A giugno sarà più semplice anche da questo punto di vista.

Giada Silo, talento della Breganze Millennium in evidenza anche in Francia
Giada Silo, talento della Breganze Millennium in evidenza anche in Francia
Tornando a Giada Silo, che impressione ne hai tratto?

Non mi baso solamente sulla nostra trasferta, guardo un po’ tutta l’attività dove cerco di essere presente per quanto possibile. Ho trovato una ragazza determinata, con la mentalità giusta e inserita in un team, la Breganze Millennium che lavora bene. Non deve avere premura, faccia il suo corso, ma è un bel prospetto.

Sopralluogo a Parigi con le atlete, ora Sangalli ha le idee chiare

14.05.2024
5 min
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Se Bennati ha le sue gatte da pelare nella scelta dei tre azzurri per la prova olimpica su strada, considerando lo scetticismo sulle possibilità azzurre e quindi le spinte a dirottare le convocazioni pensando più ad altre discipline che alla corsa del 3 agosto, anche Paolo Sangalli sente pressione. Intanto studia, perché sa che la composizione del quartetto sarà importante per permettere alla nostra nazionale di giocare le sue carte, con effettive possibilità di far bene.

La scorsa settimana il cittì azzurro ha portato un manipolo di ragazze a Parigi, per prendere contatto con il percorso olimpico. Considerando gli impegni di alcune azzurrabili, Sangalli ha portato con sé Elisa Balsamo, Sofia Bertizzolo, Elena Cecchini, Eleonora Camilla Gasparrini, Vittoria Guazzini, Soraya Paladin e Silvia Persico. Mancava Elisa Longo Borghini, rimasta a casa per una bronchite, «ma nelle prossime settimane troveremo un buco di tempo per venire qui anche con lei» ha affermato il tecnico azzurro.

Sangallli con le azzurre. La scelta dovrebbe essere fra loro, con un posto per Longo Borghini (foto Fci)
Sangallli con le azzurre. La scelta dovrebbe essere fra loro, con un posto per Longo Borghini (foto Fci)

Sforzi intensi da 4-5 minuti

In questi giorni non si è affrontato il tema della delicata scelta riguardante Elisa Balsamo, tirata per la giacchetta fra strada e pista (anche se ormai è quasi scontata la sua presenza in entrambe). L’argomento era strettamente legato alle caratteristiche tecniche del percorso, che Sangalli aveva già visto precedentemente nel viaggio dei vari cittì, ma avere questa volta le ragazze con sé gli ha dato ulteriori appunti.

«Abbiamo potuto approfittare sia del clima favorevole – racconta – che di una festa religiosa che ha liberato le strade dal traffico, permettendoci di visionare il percorso nella maniera migliore. Queste prove hanno rafforzato le impressioni che avevamo tirato fuori dal nostro primo viaggio, ma pedalarci sopra serve sempre, dà idee nuove. Soprattutto con le ragazze abbiamo ragionato anche su quel che andrà fatto in sede di preparazione specifica, perché è un percorso sì da classica, ma che richiede sforzi di 4-5 minuti a tutta, bisogna quindi essere pronti su quell’aspetto».

Kopecky e Balsamo dopo lo sprint di Roubaix. Sarà rivincita sulla Senna?
Kopecky e Balsamo dopo lo sprint di Roubaix. Sarà rivincita sulla Senna?
Quali incognite ti hanno segnalato le ragazze?

Un aspetto sul quale hanno posto l’accento è il vento – afferma Sangalli – tutta la parte di avvicinamento a Parigi è battuta dal vento che può essere un fattore soprattutto se il ritmo sarà subito sostenuto considerando anche che, come noto, con 4 ragazze la corsa non la puoi tenere sotto controllo. Il circuito finale non è molto tecnico, siamo lontani da quanto visto a Glasgow. C’è la salita di Montmartre e uno strappo di un chilometro che andranno fatti più volte, ma sono cote con pendenze non in doppia cifra.

Tutto questo in che cosa si traduce?

In una gara che può avere più soluzioni, ad esempio Elisa Balsamo è rimasta positivamente impressionata, dicendo che il circuito di Parigi dà spazio alla fantasia e quindi può aprire la porta a tante idee. Non è certo una corsa come Fiandre o Liegi, ma per poter emergere devi avere le gambe piene.

Longo Borghini ha saltato la trasferta per bronchite, ma visionerà il percorso
Longo Borghini ha saltato la trasferta per bronchite, ma visionerà il percorso
Le ragazze che cosa hanno detto?

Hanno avuto due impressioni diverse fra la parte extra città e quella parigina. Silvia Persico ad esempio ha sottolineato come nella prima parte possa andare via una fuga che inciderà fortemente sulla corsa, mentre il circuito finale lo vede duro ma di non fare affidamento solo su quello. La stessa idea ha avuto Paladin, mentre Bertizzolo ha sottolineato un aspetto importante legato al numero ridotto di atlete che richiederà un impegno decisamente diverso rispetto a qualsiasi altra gara.

Sangalli che idee si è fatto, dal punto di vista strategico?

Io mi sono raccomandato che, chiunque delle nostre sia al via, bisognerà correre l’una per l’altra, perché con numeri così ridotti non puoi pensare necessariamente a chi è capitano e chi gregario. Io voglio che prima della partenza ci guardiamo tutti negli occhi con la convinzione di aver fatto tutto il meglio che si poteva per ottenere il risultato e che dobbiamo partire convinti di essere la squadra più forte, proprio nel senso di squadra.

Le olandesi a Tokyo 2020, dove non tutto filò liscio e Kiesenhofer poté approfittarne
Le olandesi a Tokyo 2020, dove non tutto filò liscio e Kiesenhofer poté approfittarne
Un riferimento neanche troppo velato a quello che potrebbe succedere all’Olanda…

Il passato dice che le arancioni hanno sempre fatto fatica a lavorare l’una per l’altra, ma magari ora le cose sono cambiate. Consideriamo che Vos, Vollering e Wiebes ci saranno tutte, sono tutte medaglie d’oro potenziali, ma per arrivarci dovranno lavorare insieme. Noi chiaramente dobbiamo sperare che non fili tutto liscio in casa arancione per poterne approfittare.

Tra le varie soluzioni c’è anche quella di una volata finale, che chiaramente solletica molto la Balsamo. Ma non si è parlato nello specifico del chilometro finale, dove impostare l’eventuale sprint…

Sarà sul lungo Senna, un drittone girando poi sul ponte con arrivo posto al suo termine – è la fotografia di Sangalli – Sarà da ragionarci sopra su come eventualmente impostarla, quale posizione avere all’imbocco della curva. Non avendo la possibilità di lavorare con le radioline dovremo ingegnarci con le lavagne, ma sicuramente impiegheremo tantissima gente lungo il percorso per dare più comunicazioni possibile.

Presentata intanto a Napoli la maglia per Parigi 2024. Torna l’azzurro dopo 24 anni
Presentata intanto a Napoli la maglia per Parigi 2024: torna l’azzurro dopo 24 anni. Qui Dagnoni, presidente FCI
Si dice sempre che anche le squadre maggiori non avranno più di 4 atlete a disposizione, ma non è che poi gli equilibri cambieranno sfruttando altre collaborazioni mutuate dai rapporti di club?

Io non ne ho mai notati nel ciclismo femminile, a differenza di quanto può avvenire fra gli uomini, ma questo è un ambiente molto più giovane, certe malizie non ci sono e non credo si svilupperanno a meno di obiettivi che coincidono. Non dimentichiamo che la gara olimpica non solo avrà solo un’ottantina di atlete, ma è l’unica gara che ha tre vincitrici. Se scappa un terzetto, state pur sicuri che collaboreranno a prescindere da chi dovrà vincere. Perché una medaglia fa gola a tutti, di qualsiasi colore…

I nuovi giorni azzurri nel calendario di Marta Bastianelli

26.04.2024
6 min
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ROMA – Rivederla è stata una festa. Quando le ragazze del UAE Team Adq hanno riconosciuto Marta Bastianelli, sono corse ad abbracciarla come si fa con un compagno di tanti chilometri che a un certo punto ha cambiato strada. Gasparrini, che ha diviso con lei la camera cercando di imparare il massimo. Consonni, che ne ha ricevuto consigli sulla vita da velocista. Persico, che si è sentita chiedere più di un paio di volte quando verrà anche per lei il momento di alzare le braccia al cielo. E così la campionessa azzurra, che da quest’anno collabora in nazionale con il cittì Sangalli e a Caracalla era assieme a tutta la famiglia, ha salutato le ex compagne e poi ha vissuto il Gran Premio della Liberazione col piglio di chi comincia a calarsi nella dimensione del tecnico. Ha confabulato a lungo con Augusto Onori delle Fiamme Azzurre, cui ancora appartiene. Ha parlato con altre atlete. E poi ci ha raccontato questo inizio di carriera, con tanto di debutto all’estero con le juniores alla Omloop Van Borsele, Coppa delle Nazioni in Olanda.

Cara Marta Bastianelli, cosa fa la collaboratrice del tecnico della nazionale?

E’ una bellissima esperienza. Vengo da un buon insegnamento di Paolo (il cittì Sangali, ndr), in tanti anni come tecnico e atleta. Adesso sono al suo fianco e mi auguro di potergli dare una utile mano in questo nuovo ciclismo, che sta prendendo sempre più piede anche tra le giovani. In Olanda tutte le prime erano nel giro dei team WorldTour, ben diverso rispetto ai miei tempi e rispetto all’Italia. Il fatto di aver percorso tanti anni di storia del ciclismo mi aiuterà di certo.

Fra un giro e l’altro del Liberazione, Bastianelli ha parlato con tecnici e staff delle squadre
Fra un giro e l’altro, Bastianelli ha parlato con tecnici e staff delle squadre
Sangalli ha detto che quando hai smesso, portarti in azzurro è stata una conseguenza naturale. E’ stato così anche per te?

Da un po’ di tempo, ancora da atleta, c’era la volontà da parte della Federazione di spingermi in questo mondo. In quel periodo però ero ancora atleta, mi piaceva ancora vincere le gare. Poi mi sono chiesta: perché no? Insomma, fare questo salto è sicuramente un valore aggiunto nel mio bagaglio di esperienze, quindi qualcosa di bello. Quando corri oppure indossi la maglia della nazionale, è sempre un grande prestigio e io questo non me lo dimentico.

Com’è avere a che fare con ragazze 17-18 anni?

Bè, sono tornata indietro di parecchio. Sinceramente non sono tempi in cui mi riconosco, perché noi il mondo giovanile l’abbiamo vissuto diversamente. Erano sicuramente anni difficili, loro hanno la strada un po’ più spianata, quindi mi auguro che questo benessere lo possano mettere in pratica nel vincere le corse, che è la cosa più importante.

Parli la loro stessa lingua o in qualche modo si coglie già il gap di età?

Diciamo che ho un po’ di esperienza con mia figlia (ride, Clarissa ha 10 anni ndr), ma è difficile capire se sia utile fare confronti, non sai mai se sia giusto o sbagliato. Però le vedo attente ai consigli, ci ascoltano molto. Sono ragazze ragionevoli.

Le juniores della Nations’ Cup hanno affrontato pioggia e vento: condizione limite per le nostre
Le juniores della Nations’ Cup hanno affrontato pioggia e vento: condizione limite per le nostre
Qual è il consiglio che ti viene più facile dare: quello di esperienza da corridore o quello da tecnico?

Non ho dubbi. Io metto in pratica la mia esperienza da corridore, perché da tecnico devo ancora farla: questa per me è solo una partenza. Però posso dargli un valore aggiunto da atleta, basato su quello che ho vissuto nei miei anni. Credo che per loro possa essere un contributo in più da aggiungere alla loro carriera, soprattutto quella futura.

In Olanda ad esempio avete trovato parecchio vento, sei riuscita a spiegargli come si sta nei ventagli?

Abbiamo fatto una bella spiegazione. Abbiamo detto loro dove mettersi in base a come tira il vento. Sono passaggi che alcune già conoscevano, perché erano già state a questa gara l’anno scorso. Paolo aveva già fatto un bel lavoro, però un consiglio in più fa sempre bene.

Come sei uscita da questa esperienza? Ti ha arricchito?

Sì, molto, anche dal punto di vista umano. Come persona, come mamma. Ho sentito molto questa esperienza da vicino, quindi sicuramente fa bene al cuore, alla mente e soprattutto al lavoro.

Può essere un ruolo azzeccato per il futuro di Marta Bastianelli?

Sì, è un incarico che mi piace molto. Poi non nascondo che mi piace anche lavorare con le elite, perché è un mondo che ho lasciato da poco quindi sono ancora abbastanza fresca di esperienze. Riesco a capire cosa pensano le atlete nelle varie fasi, quindi diciamo che mi piacerebbe allinearmi in tutto il settore, in base a quello che si può fare.

Con le elite sarà difficile passare da amica a tecnico?

Credo che ci sia una linea sottile e una volta che l’atleta lo ha capito, non è difficile. Sono ragazze intelligenti, sanno che adesso non sono più Marta atleta amica, ma sono Marta collaboratore azzurro. Posso sempre dare loro dei consigli, ma rimanendo nel mio ambito. Per me sono ragazze con cui ho corso fino all’altro ieri, quindi ho un rapporto speciale. Però quando si tratta di lavoro, mi piace che ci sia una linea precisa. So bene che magari è meglio parlarci un paio di giorni dopo una corsa, perché ricordo bene che a caldo puoi tirare fuori tante motivazioni diverse per giustificare una prestazione. Non sempre guardarle in faccia dopo l’arrivo ti fa capire bene le cose. Queste sono le consapevolezze che spero di poter portare.

Le seguirai anche in pista?

Faccio anche pista. Ho seguito le ragazze in qualche allenamento e ci tornerò a fine mese. Cerco di fare un po’ qua e un po’ là. A Montichiari ho trovato un ambiente molto familiare, bello, tranquillo. Ci sono ragazze che conosco e, anche i ragazzi. Mi sono trovata molto bene con Marco Villa, con Diego Bragato e con Fabio Masotti, che tra l’altro è un mio collega alle Fiamme Azzurre. Sono veramente felice di questo ruolo.

Sul palco, Bastianelli per la premiazione finale del UAE Team Adq come miglior squadra del Liberazione
Sul palco, Bastianelli per la premiazione finale del UAE Team Adq come miglior squadra del Liberazione
E Clarissa cosa dice del fatto che hai ricominciato a partire?

E’ abbastanza serena, soprattutto perché rispetto a prima passo più tempo a casa. Lo scorso anno ad oggi avevo già fatto 30 giorni fuori ed eravamo solo ad aprile, quindi è molto più tranquilla. Tra l’altro è felice quando può venire anche lei a vedere le gare, la vive in modo diverso. Non c’è più l’ansia della corsa, quindi mamma che corre. E poi le piacerebbe venire a vedere qualche allenamento in pista perché mi ha detto che vorrebbe fare il tifo. Le ho spiegato che non è come all’Olimpico, però penso che ai bambini faccia bene vivere queste giornate di sport e capire come funziona. Lei l’ha sempre vissuto sin da piccola dall’interno, ma forse adesso ha un briciolo di consapevolezza in più. Ai ragazzi fa bene vedere l’impegno di atleti poco più grandi di loro. Qualsiasi cosa scelgano di fare, lo sport resta una grande scuola di vita.

ESCLUSIVO / Zurigo, mondiale duro, non per scalatori

04.04.2024
8 min
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ZURIGO (Svizzera) – «Aveva ragione Alfredo Martini – dice Bennati con un sorriso ironico – i percorsi andrebbero visti di notte, in modo che i fari illuminano le salite e ti rendi conto delle pendenze. Comunque rispetto a ieri quando l’abbiamo fatto in macchina, oggi l’ho valutato diversamente. Finché il fisico un po’ mi sorregge, mi piace sempre provare i percorsi in bici, perché ti dà sempre tante indicazioni in più. E questo dei prossimi mondiali, rispetto ai due che ho già affrontato come cittì, è il tracciato che mi piace più di tutti. Anche quello in Australia era bello, però questo è disegnato molto bene. C’è un po’ di tutto. C’è salita impegnativa, una salita un po’ più lunga, ci sono le discese. E’ un percorso esigente…».

Le dieci del mattino di una giornata grigia sulle colline intorno alla città. Il lago è in basso, siamo quasi sul punto più alto del circuito di Zurigo su cui si assegneranno i prossimi titoli mondiali. Quando passa Demi Vollering e saluta, si capisce che le grandi manovre sono iniziate un po’ per tutti. I tecnici italiani della strada e della crono sono arrivati ieri, 3 aprile, per una due giorni di presa di contatto. Hanno alloggiato nello stesso hotel che ospiterà le squadre azzurre e il sopralluogo in bici di Bennati è l’atto conclusivo del viaggio. A breve riprenderanno l’autostrada verso Milano.

Mercoledì sul furgone

Il primo giorno è stato dedicato alla ricognizione dei tratti in linea e delle crono. I professionisti partiranno da Winthertur e proprio verso la cittadina a est di Zurigo si sono diretti i commissari tecnici sul furgone bianco della FCI. Il cielo era grigio anche ieri, il traffico ordinatissimo. Con Marco Velo al volante, Bennati sul sedile anteriore teneva in mano le stampate del percorso. Seduti dietro, Sangalli, Amadori e Salvoldi seguivano con lo sguardo.

Da Winterthur la strada esce in campagna. L’ordine non è un’imposizione, ma un’esigenza e un privilegio. All’uscita di scuola, i bambini intorno si muovevano in bicicletta e tutti rigorosamente col casco. Nessuno di loro metteva mai le ruote sulla strada perché i marciapiedi sono larghi e le corsie ciclabili non mancano. C’era una bambina così piccola che la testa le spariva nel casco e pedalava controvento sulla sua biciclettina, col cestino e lo zainetto.

Una pausa caffè dopo aver visto il tratto in linea dei pro’: ora sotto con gli U23
Una pausa caffè dopo aver visto il tratto in linea dei pro’: ora sotto con gli U23

Le prime salite

La prima salita l’hanno incontrata in prossimità di una casa con le persiane decorate. Una svolta a sinistra e la strada lascia abbastanza rapidamente la valle. Un campanile a Buch am Irkel, poi la salita va avanti a gradoni. Si è fatto una sorta di giro, infatti la discesa riporta su Winthertur e da lì la strada si stringe. Diventa un viottolo e alla fine spunta un antico ponticello di legno, con la copertura di assi. Sarà largo tre metri e, subito dopo, una curva a destra introduce a una salita ripidissima. Una sorta di Redoute, con il vuoto sulla destra e il bosco a sinistra, su fino a Kyburg.

«Non credo che il tratto in linea serva a qualcosa – commenta ora Bennati – c’è questa salita di un chilometro, un chilometro e mezzo, che però serve come warm-up e per fare le foto (sorride, ndr). Non influisce sicuramente sull’andamento della corsa e sul risultato. A differenza di altri mondiali, questa volta si girerà sul circuito per più di 200 chilometri».

Sangalli e Amadori si prendono cura della bici di Bennati: «I settori collaborano», hanno scherzato
Sangalli e Amadori si prendono cura della bici di Bennati: «I settori collaborano», hanno scherzato

Il circuito di Zurigo

Nel tratto basso del circuito, si corre lungo il fiume con le rotaie del tram parallele al senso di marcia. Gli sguardi e i commenti fra i tecnici non hanno bisogno di didascalie: troveranno certo il modo di tapparle. Una frase che è un po’ certezza e un po’ anche auspicio.

Bennati è salito in bici davanti all’Università di Zurigo. La sua Pinarello per l’occasione è una macchina da presa. Oltre al Garmin in cui ha caricato la traccia del percorso, sul manubrio ci sono due GoPro con le quali il toscano ha ripreso i giri e le salite. Ieri in macchina non si è potuto fare del tutto lo strappo più duro, con la bici Daniele è riuscito a farlo pedalando sul marciapiede, dato che normalmente il senso di marcia è opposto.

La seconda salita

Dopo quel primo strappo, con pendenza del 14 per cento, il percorso piega a destra, scende per un tratto, rientra fra le case e poi ne esce per attaccare la seconda salita. Quella meno ripida, ma più lunga.

«Qui dove siamo adesso – dice Bennati – dopo 260 chilometri è il tratto in cui si può fare la differenza. Qui si spingerà il rapporto e farà male. Il primo strappo alla fine è quasi di un chilometro e si raggiungono pendenze in doppia cifra: se uno attacca lì, vuol dire che ha tante gambe. Questa seconda salita premierà i corridori che sapranno fare velocità. Siamo ancora lontani dall’arrivo, però in questi ultimi anni si è visto che aprono la corsa anche a 100 chilometri dall’arrivo, quindi non credo che a quei 3-4 faccia paura provare nel penultimo o terzultimo giro. Secondo me non è un percorso da scalatori puri, come ho letto in questi mesi, ma sicuramente servono doti da scalatore. Bisogna andare forte in salita, però anche avere doti di velocità, perché è un percorso in cui si fa a tanta velocità. Verrà fuori anche una bella media, secondo me».

Gli juniores torneranno

Quando Bennati si è fermato accanto agli altri tecnici, si è messo a spiegare con il gesticolare delle mani che descriveva i cambi di pendenza e l’uso dei rapporti. Mentre Daniele pedalava, gli altri con il furgone hanno girato sul percorso, facendo la rampa più dura nel verso della discesa.

«Un percorso che va rivisto – dice Salvoldi, tecnico degli juniores – mi piacerebbe tornarci a giugno con una rosa ampia di ragazzi. Credo che nella nostra categoria il primo giro nel circuito farà molta selezione. La prima parte della discesa è difficile, poi quando si arriva sul lungolago il percorso è veloce, fino a che si riprende nuovamente a salire. C’è quel primo strappo impegnativo e poi la salita più lunga tutta dritta, che non dà recupero né riferimenti. E’ sicuramente un percorso per atleti con caratteristiche di esplosività in salita e abilità di guida, non esclusivamente per corridori superleggeri».

La parte superiore della seconda salita richiede il rapportone: qui si può fare la differenza
La parte superiore della seconda salita richiede il rapportone: qui si può fare la differenza

A favore di chi attacca

Bennati ha finito di cambiarsi. Amadori ride e gli dice che sui questo percorso non lo avrebbe convocato. I cittì sono molto affiatati, scherzano, ma si capisce che avendo visto il percorso, hanno già iniziato a ragionare sui nomi. Sangalli li ha scritti nel telefono e ce li mostra con la promessa che li teniamo per noi. Amadori è più cogitabondo.

«La squadra sarà importante – dice Bennati – ma non ci sono grossi tratti in pianura, quindi a ruota si sta bene, a parte quando la corsa scoppierà. Da qui in cima e verso l’arrivo, ci sono tratti favorevoli e altri di strada tecnica e più stretta, per cui chi è davanti fa la stessa velocità di quelli dietro. Per questo, dando per scontato che in un mondiale non è mai facile organizzarsi, credo che chi sarà davanti avrà vantaggio. Quando poi si arriverà in basso, ci sono due o tre dentelli che potrebbero essere dei trampolini e poi la strada continua sempre a tirare un pochettino. C’è anche un tratto al 4-5 per cento, prima di girare a sinistra sul lago e da lì gli ultimi 3 chilometri saranno pianeggianti».

Ugualmente oggi, sul percorso abbiamo incontrato Demi Vollering, regina del Tour 2023
Ugualmente oggi, sul percorso abbiamo incontrato Demi Vollering, regina del Tour 2023

Demi Vollering nel frattempo è passata un’altra volta. La campionessa olandese, vincitrice del Tour 2023, abita a Basilea, quindi non perderà occasione per prendere confidenza con il percorso iridato. Nel frattempo il furgone con i tecnici azzurri ha imboccato la discesa. Le corse chiamano e la testa gradualmente sta tornando sulle Olimpiadi e le altre scelte da fare. Per chi ha il compito di schierare le migliori nazionali, il 2024 non sarà affatto un anno semplice.

Sangalli, Parigi e le donne: Montmartre può far male

28.03.2024
6 min
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A Parigi con Bennati e Velo c’era anche Paolo Sangalli, tecnico delle donne. La storia azzurra delle ultime sette edizioni, a partire da Atlanta, dice che le italiane hanno portato a casa una medaglia per ben quattro volte. L’argento di Imelda Chiappa nel 1996, il bronzo di Tatiana Guderzo a Pechino e gli altri due di Elisa Longo Borghini a Rio e Tokyo. Nelle ultime quattro edizioni, vale a dire da Pechino in avanti, Sangalli è stato della partita: prima accanto a Salvoldi, questa volta da solo. Olimpiadi ne ha viste diverse, insomma, la sua valutazione del percorso e della gara può dire parecchio.

Cosa dire del percorso di Parigi: ci piace?

A me personalmente piace molto. Si parte dal Trocadero. Si fa un pezzo di città. Si esce. Ci sono circa 90 chilometri nella campagna francese, che sappiamo benissimo essere ondulata. Le strade sono belle, ci sono segnate sei cotes: niente di che, però sono comunque sei asperità. Poi si rientra e dopo 117 chilometri si inizia la prima scalata di Montmartre. In cima si va a destra e si entra nel circuito di 18,4 chilometri che si fa due volte.

Come è fatto?

Oltre a Montmartre, che è lungo 900 metri, c’è un altro strappettino di un chilometro, su una strada dritta e larga. E poi un altro di 400 metri. Quindi si fa un’altra volta Montmartre e un altro giro del circuito. Mentre dopo la terza salita, si va a sinistra verso la Senna, con l’arrivo davanti alla Tour Eiffel.

E’ lo stesso degli uomini?

Sì e si fa lo stesso numero di volte. Quindi anche noi facciamo la gran parte della corsa in campagna e penso proprio che verrà fuori impegnativa. Non è un percorso impossibile perché non ci sono pendenze esagerate, ma è una gara particolare. Ad ogni momento può succedere qualcosa, perché alla fine sarà un testa a testa e non ci sarà la squadra che può recuperare la situazione. Abbiamo visto come è andata a Tokyo e difficilmente si lasceranno andare via delle fughe col rischio che arrivino.

Secondo Bennati, la gara degli uomini si potrebbe decidere anche fuori da Parigi: le donne aspetteranno il circuito finale?

Vista la gara di Tokyo e il fatto che ci siamo tutti scottati (l’austriaca Kiesenhofer prese il largo e non fu più ripresa, ndr), come si diceva, penso che ci sarà più controllo. Se la fuga va, ci saranno dentro anche le ragazze delle nazionali di riferimento. Per cui alla fine credo che si risolva nel circuito.

Anna Kiesenhofer sul percorso di Tokyo: un attacco forse sottovalutato che le ha reso l’oro olimpico
Anna Kiesenhofer sul percorso di Tokyo: un attacco forse sottovalutato che le ha reso l’oro olimpico
Quindi la filosofia è portare ragazze capaci di entrare nelle fughe?

Di sicuro non si può pensare di avere qualcuna che tiri e basta, perché si corre in quattro. Serve gente in condizione che sia anche in grado di fare risultato. E’ una gara che non c’entra nulla con quello cui siamo abituati. Per me è la quarta Olimpiade e ogni volta succede la stessa cosa. Se non sei nell’azione, ti finisci oppure finisci la squadra per inseguire e poi, nel momento in cui la corsa si accende, non hai possibilità.

Di riflesso anche le atlete che saranno convocate dovranno essere pronte a un altro tipo di corsa?

Le Olimpiadi sono impostate in modo diverso. E’ anche vero che se hai 10 secondi allo scollinamento di Montmartre e ti guardi troppo in faccia, può darsi che da dietro rientrino. Però è davvero una gara difficile da interpretare. C’è grossa possibilità che scollinando bene là in cima, si possa arrivare. Da fine discesa, ci sono 300 metri in cui la strada un po’ sale e non riesci a prenderla di slancio, perché in fondo c’è una “esse”. Quindi devi rallentare, fare la doppia curva e rilanciare. Poi la strada comincia ad andare giù, ma c’è da spingere perché la bici non va da sola. Quindi servono davvero tanta condizione e tanta visione di corsa. Puoi mettere tutta la gente che vuoi sul circuito, visto che non hai le radio, ma comunque serve avere in corsa ragazze che vedano la corsa e siano sveglie.

Cosa dire della salita di Montmartre?

Si svolta a destra proprio prima del Moulin Rouge. Nel primo tratto la strada va su dritta con pendenze 5-6 per cento. Poi volti a sinistra e il fondo diventa più brutto. Lì inizia il pezzo più duro dove c’è la pendenza al 9 per cento. Quindi si arriva in cima, si passa sotto la Basilica del Sacro Cuore, si gira intorno e si scende. La discesa non farà grande selezione, ma è chiaro che chi è più bravo, avrà un vantaggio.

Longo Borghini Tokyo 2021
Da Elisa Longo Borghini l’unico squillo azzurro nel ciclismo su strada, un bronzo preziosissimo
Da Elisa Longo Borghini l'unico squillo azzurro nel ciclismo su strada, un bronzo preziosissimo
Da Elisa Longo Borghini l’unico squillo azzurro nel ciclismo su strada, un bronzo preziosissimo
Invece il finale?

Sei in un percorso cittadino, con tutto il pezzo lungo la Senna. Se vogliamo, assomiglia abbastanza a quello che è successo alla Gand, anche se la distanza fra Montmartre e il traguardo è inferiore a quella fra il Kemmelberg e Wevelgem. Domenica ero in Belgio e si è visto che Georgi, Kopecky e Vibes sono andate via, ma è bastato che si guardassero un attimo e da dietro sono rientrate.

Avevi fatto il paragone con il finale di Cittiglio: visto il percorso, regge ancora?

Sì, considerando però che la salita del Trofeo Binda è più impegnativa, mentre a Parigi diventa dura per la distanza e per il pavè. Però ci andiamo vicino, è un arrivo che se fai la differenza là in alto, puoi anche arrivare. Se si trovano tre ragazze di tre Nazioni diverse e tirano dritto, la medaglia è assicurata e di certo non si volteranno.

Quindi comunque serviranno corridori da classiche, tipo Longo Borghini?

Sicuramente. Elisa è adattissima, senza ombra di dubbio. Sarà importante l’avvicinamento, che secondo me vede il Giro d’Italia in posizione privilegiata. Non so se qualche olandese farà un percorso diverso, ma io credo che uscire in crescendo dalla corsa a tappe dia la condizione perfetta. Prima del Giro faremo un raduno preolimpico e subito dopo ne faremo un altro, ma più breve, insieme ai ragazzi di Bennati prima di partire. Lassù alloggeremo in un hotel zona Versailles, che è comodo per allenarsi, e dovremo capire se ci sarà una prova del circuito finale con strade chiuse alla vigilia della corsa.

Nel 2021, Elisa Balsamo ha vinto il mondiale di Leuven con un finale che ricorda quello della gara di Parigi
Nel 2021, Balsamo ha vinto il mondiale di Leuven con un finale simile a quello della gara di Parigi
Ultimo tema: hai letto la reazione di Villa all’ipotesi che Balsamo corra anche su strada?

Faccio fatica a immaginare una situazione di tensione, perché su questo sono molto sereno. E’ vero che la medaglia è importante farla, che sia strada o che sia pista. Bisognerà valutare davvero bene cosa succede alla fine delle classiche, ma molto tranquillamente. Con Marco ci siamo parlati anche la settimana scorsa e la nostra è proprio una situazione di estrema tranquillità. Ci conosciamo da una vita, io ho fatto tanta pista e conosco il lavoro che c’è dietro.

Si sta parlando di rinunciare a Balsamo nella prova su strada.

Rispetto quello che ha detto Villa. Il quartetto sono 4-5 ragazze, quindi se manca un pilastro bisognerà capire bene. Il problema sono questi calendari, non certo il rapporto fra strada e pista. Avendo anche le junior, consiglio loro di andare in pista. Anche prima di Cittiglio ho voluto che andassero a girare. Il venerdì di quella settimana anche Balsamo era in pista in pista e domenica ha vinto il Binda. Quindi questo aspetto bisogna sdoganarlo. Mentre per i nomi c’è da aspettare ancora qualche gara e poi potremo parlarne con la massima serenità.

Parigi, le medaglie, i tecnici, le scelte: Amadio, come si fa?

27.03.2024
5 min
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E’ comprensibile che, guardando alle Olimpiadi di Parigi, ciascun tecnico voglia per sé gli atleti migliori. Pertanto è comprensibile che lunedì Marco Villa si sia irrigidito davanti all’ipotesi, appena sussurrata, che Elisa Balsamo possa essere dirottata sulla strada o portata a fare sia strada sia pista. In realtà Diego Bragato, responsabile del settore performance della FCI, ha spiegato in modo semplice ed efficace che il doppio impegno sia un grosso rischio: due giorni per recuperare sono pochi. Così se l’eventualità è stata esclusa da un pezzo per Ganna e Milan, si dovrà ragionare anche per le donne. Il quartetto è una costruzione particolare e spietata. Immaginare di avere uno degli atleti in condizioni poco meno che perfette dà i brividi. Per contro, privare la strada di una campionessa del mondo (lasciamo fuori dal discorso Chiara Consonni per non aggiungere altra carne al fuoco) sarebbe un duro colpo per Sangalli.

Dato che ciascun tecnico vuole per sé gli atleti migliori, la distribuzione degli azzurri non sarà lasciata alle valutazioni individuali, ma vedrà il team manager Roberto Amadio nei panni del mediatore. E dato che si parla di Olimpiadi, anche il CONI dirà la sua ed è chiaro che i criteri siano diversi da quelli di mondiali ed europei. Si ragiona giustamente per medaglie, per cui a un certo punto la ragion di stato prevarrà sulle ambizioni personali di tecnici e atleti. Perciò, per arricchire il punto di vista e dargli un’altra profondità, abbiamo affrontato la questione con Amadio.

Roberto Amadio è dal 2021 team manager delle nazionali: debuttò alle Olimpiadi di Tokyo
Roberto Amadio è dal 2021 team manager delle nazionali: debuttò alle Olimpiadi di Tokyo
Allora Roberto, come la mettiamo?

La valutazione tecnica fra uomini e donne è diversa, avete ragione. Anche il modo di interpretare le corse femminili è diverso da quello maschile. Ci sono molte più possibilità che arrivi un gruppetto senza la selezione ben definita che potrebbe verificarsi fra gli uomini. Un po’ per la distanza, un po’ per il percorso, un po’ per i fenomeni che vediamo in questo momento e che possono accendere la corsa in qualsiasi momento. Con le donne è diverso, ma credo sia ancora presto per immaginare degli scenari. Perché ci sono ancora delle classiche che possono offrire spunti. E poi soprattutto sono convinto che deve essere l’atleta a esprimere la propria convinzione di poter far bene, qual è la sua ambizione. Per cui vedremo, sono situazioni diverse che valuteremo.

Immaginiamo sia una valutazione complessa.

Abbastanza. La Federazione e di conseguenza il CONI valuteranno anche in base a quante possibilità abbiamo di andare a medaglia in una specialità piuttosto che in un’altra. Questo è chiarissimo e taglia tutti i discorsi. Per ora tuttavia direi di aspettare, lasciare ancora del tempo e far passare le classiche che sto osservando molto bene, immaginando quali situazioni potrebbero ripetersi eventualmente a Parigi. Visto il percorso, immagino che ancora una volta alle Olimpiadi verranno fuori atleti di fondo.

E’ complicato tenere in equilibrio i vari settori?

In realtà qua il vero problema è il modo di lavorare dell’UCI. Prima si riempiono la bocca con la multidisciplina e poi fanno di tutto perché alle Olimpiadi non si possa metterla in atto. Se la prova su strada fosse stata cinque giorni prima o una settimana prima, tutti questi problemi non ci sarebbero stati. L’interazione fra settori funziona e la dimostrazione sono Milan, Ganna, Consonni e tutte le ragazze che fanno pista e vincono su strada. Ma non si può mettere in difficoltà una specialità o l’altra perché viene fatto un calendario che rende impossibile farle entrambe. Soprattutto gli uomini come possono fare un inseguimento a squadre due giorni dopo una corsa di 290 chilometri, sapendo di dover fare 3’43” – 3’44” in qualificazione per essere fra primi quattro? Il tema è questo.

La Gand-Wevelgem donne di domenica è stata un primo momento di osservazione
La Gand-Wevelgem donne di domenica è stata un primo momento di osservazione
Il calendario di Tokyo infatti era migliore, invece a partire dagli ultimi mondiali di Glasgow è cambiato qualcosa in peggio…

Infatti il problema non è del CIO, ma dell’UCI.

La Federazione avrebbe potuto opporsi a questo calendario nel momento in cui è uscito?

Lo sapete come fanno, no? Tirano fuori il calendario quando è stato approvato ed è impossibile modificarlo.

Immagini di fare una riunione con tutti i tecnici per affrontare l’argomento?

Ho già fatto due riunioni tutti assieme dove abbiamo preso delle decisioni. Ne farò un’altra a breve, dove faremo il punto su Parigi, sui mondiali e gli europei. Faccio sempre le riunioni assieme a tutti, perché comunque sono tutti coinvolti, visto il tipo di atleti che abbiamo soprattutto per quanto riguarda pista, strada e crono. Poi ci sono complicazioni ulteriori a livello di iscrizione e partecipazione all’Olimpiade. Hanno ridotto di un’unità tutte le specialità per rimanere dentro il numero degli atleti, quindi se a Tokyo avevamo cinque atleti in competizione e uno fuori che poteva subentrare, a Parigi ne abbiamo quattro in gara più uno a disposizione. Per cui alla fine siamo penalizzati noi che abbiamo un numero di atleti superiore. Non è facile, sono giorni che lotto per capire come incastrare tutte le cose.

Nella recente ricognizione a Parigi, Velo, Bennati e Sangalli: tecnici di crono, strada pro’ e strada donne
Nella recente ricognizione a Parigi, Velo, Bennati e Sangalli: tecnici di crono, strada pro’ e strada donne
Certo non è facile mettersi nei panni dei singoli tecnici, che devono rinunciare ad atleti potenzialmente competitivi…

Li capisco, però voglio ribadire che per le Olimpiadi, a differenza del mondiale e degli europei, in cui i tecnici fanno le loro valutazioni specifiche, si fanno scelte per il bene della nazionale, della Federazione e del CONI. Questo deve essere percepito anche dalla gente. Saranno fatte valutazioni con delle logiche precise e ce ne prenderemo la responsabilità. Che vada bene o vada male, ci siamo abituati. Se andrà bene, il merito sarà di qualcun altro. Se andrà male, si sa di chi è la colpa. Ma questo onestamente è l’ultimo dei miei problemi.

Ritorno a Parigi, Bennati inizia l’avvicinamento olimpico

21.03.2024
7 min
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Per raccontare lo spirito con cui Daniele Bennati ha vissuto il sopralluogo sul percorso di Parigi, basti sapere che finite le prove sulle strade olimpiche, il cittì della nazionale ha salutato Velo e Sangalli, con cui ha compiuto il viaggio, ed è andato a pedalare sul circuito dei Campi Elisi che nel Tour del 2007 gli regalò la gloria sportiva.

«Devo dire – ammette il toscano – che all’inizio ero un po’ preoccupato di girare in bici col traffico aperto. Invece, nonostante questo, Parigi offre la possibilità di farlo. Tanta gente pedala e sul bordo delle vie c’è sempre una piccola pista ciclabile che puoi fare in ogni direzione. Devi stare attento, però puoi andare in bici ed è veramente spettacolare. E a me ha fatto un effetto bello, ma strano. A Parigi sono tornato altre volte, però mai avrei pensato di pedalarci ancora. Così martedì quando abbiamo finito le ricognizioni ho detto ai ragazzi che sarei tornato sul circuito degli Champs Elysées. L’ho fatto da me, tranquillo. Mi sono anche emozionato, mi sono sentito quasi uno scemo, però è veramente bello, bello, bello».

Il 29 luglio del 2007, Bennati conquista a Parigi il traguardo degli Champs Elysées
Il 29 luglio del 2007, Bennati conquista a Parigi il traguardo degli Champs Elysées

Tre tecnici alla scoperta dei percorsi delle prossime Olimpiadi: lunedì, martedì e mercoledì e oggi si rientra. Marco Velo per le crono (che si correranno il 27 luglio), Bennati e Sangalli per le prove su strada degli uomini e delle donne (in programma rispettivamente il 3 e 4 agosto). Se ne parlava da tempo, si sono fatti ragionamenti su nomi e attitudini: adesso almeno ci sono dati oggettivi su cui ragionare. Bennati racconta, è notte fonda.

Come si è svolto il sopralluogo?

Abbiamo fatto le cose al contrario. Prima siamo andati a vedere le crono con Marco Velo, mentre l’indomani abbiamo fatto il circuito finale, con i due tratti di innesto nel circuito e poi il pezzettino che porta all’arrivo. Ho fatto due giri del percorso e dal punto di vista paesaggistico fare per due volte Montmartre è abbastanza complicato, però bello e veramente emozionante. L’arrivo sul Pont d’Iena è spettacolare. Alzi lo sguardo e hai davanti la Tour Eiffel.

Invece dal punto di vista tecnico?

Martedì abbiamo visto il circuito finale, mentre ieri siamo andati sui tratti in linea e diciamo che non è stato semplice, visto che sono 225 chilometri. Non li abbiamo fatti tutti, abbiamo tagliato qualche passaggio, però sono andato a vedere tutte le cotés. Diciamo che non sono impossibili e le strade sono prevalentemente buone. E’ chiaro che in 225 chilometri, ogni tanto si passa in qualche paesino, con strade un po’ più strette. E’ la classica pianura francese, ci sono delle salite e altre che magari non sono segnalate, ma la strada sale ugualmente.

Se il tratto in linea è lungo 225 chilometri, vuole dire che la maggior parte della corsa non sarà in circuito…

Se ci pensi, 225 chilometri in linea sono tanti. Quando poi arrivi a Parigi, fai per due volte questo circuito con tre volte la salita di Montmartre e altri due “zampellotti”. Uno è quasi un “chilometrino” al 5-6 per cento e l’altro è un po’ più breve. Insomma, dal punto di vista altimetrico non è una corsa impossibile, però neanche la Sanremo lo è e si sa come va a finire. Sicuramente la differenza verrà dal chilometraggio e dal fatto che per le Olimpiadi partono in 80, quindi come gara sarà completamente diversa da una classica.

Il percorso degli uomini a Parigi si snoda per 225 chilometri fuori città e propone due giri del circuito finale
Il percorso degli uomini a Parigi si snoda per 225 chilometri fuori città e propone due giri del circuito finale
In quei 225 chilometri iniziali e solo pochi corridori in gara, rischi che se non c’è qualcuno che prova a tenere il gruppo cucito, dopo un po’ saranno tutti sparpagliati.

Infatti da metà percorso in poi, potrebbe diventare una corsa individuale. E’ quasi incontrollabile, difficile da interpretare. Noi saremo in tre, ma gli altri ne hanno quattro, mica 12… Sinceramente, per come interpretano le gare in questo ciclismo, se c’è Pogacar o Van der Poel, scommetto quello che volete che all’ultimo giro non arrivano 20 corridori. Non lo so, si dovrebbe venire a creare una situazione che magari due o tre nazionali decidono di controllare la corsa, ma fino a quando possono farlo? Fino a Parigi? Dovrebbero esserci tre corridori che tirano per 225 chilometri, la vedo un po’ surreale. Significherebbe che correndo in quattro, dovrebbero esserci nazioni che portano un uomo solo per fare quel tipo di lavoro.

E’ da escludere?

Sarà una gara difficile da interpretare. E’ sicuramente una gara estenuante, perché se dopo metà o anche prima ne rimangono 30-35, non so come si gestiscono 280 chilometri. Visto come sono come interpretano le gare adesso, allacciamoci le cinture…

E se a Parigi arrivano in pochi, si finisce allo sprint oppure la salitella di Montmartre può essere un trampolino per arrivare da soli?

Non è un muro di Grammmont o almeno è un muro di Grammont molto più dolce, diciamo come la prima parte fino all’inizio del tratto veramente duro, che a Parigi non c’è. Sono 900 metri con pendenza massima del 9 per cento. Però l’ultima volta lo fai dopo 270 chilometri e una fiammata di quei corridori più forti farebbe male. Con 5-6-7 secondi, si può pensare di arrivare. Non dovrebbe essere tanto caldo. Per le statistiche che ci ha fornito il CONI e che ho guardato, ad agosto la temperatura di Parigi può variare da 18 e 33 gradi, quindi è molto variabile. In questi giorni era particolarmente caldo, per esempio. Sono arrivato in certe tappe di fine Tour che non era caldo come ieri. 

Che effetto fa a pensare di essere al lavoro per preparare le Olimpiadi?

Fa effetto! Io non sono mai riuscito a farle da corridore, quindi poterle fare da tecnico e guidare la nazionale italiana già da adesso è una grande emozione. Solo il fatto di aver preparato la valigia, averci messo la maglia, la bici, le telecamere, la GoPro e partire con gli altri tecnici… Mi sento già nel clima olimpico, anche se non l’ho mai vissuto in prima persona. Con gli stradisti non saremo al Villaggio, ain un hotel dalle parti di Versailles. Al Villaggio andranno i cronoman.

La Porta dei Leoni, accesso al Museo del Louvre: si passa anche di qui
La Porta dei Leoni, accesso al Museo del Louvre: si passa anche di qui
A Bennati corridore questo percorso sarebbe piaciuto?

Sarebbe stato un percorso veramente molto adatto alle mie caratteristiche, è molto veloce. Per fare un confronto con il mondiale di Glasgow dello scorso anno, che era tutto un rilanciare, qui nel finale lo fai davvero poco. Diventa un percorso fatto ad altissime velocità e la regola è sempre la solita: ci vogliono grandi gambe e grande condizione. Credo che le ultime Olimpiadi abbiano confermato il fatto che se un grande corridore esce bene dal Tour, diventa difficile da battere. Però ad esempio Van Aert e Alaphilippe faranno il Giro ed è pensabile che arriveranno comunque bene. Ci sono questi tre nomi da trovare, diciamo che adesso ho le idee un po’ più chiare.