Tokyo, la strada è in salita. Occhi su “Longo” e “Pater”

20.05.2021
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La strada verso Tokyo è tutta in salita. Se ne è accorto Dino Salvoldi, alle prese con l’individuare il modo migliore per allenare e poi selezionare le ragazze della strada e della pista. Le prove di Nations Cup previste a Hong Kong e Cali sono state annullate e di fatto le pistard arriveranno gli europei senza un solo confronto internazionale. La gara di Gand ad aprile ha avuto infatti una partecipazione ridotta, come pure gli europei di Plovdiv dello scorso anno. Di fatto l’ultimo vero confronto internazionale furono i mondiali di Berlino nella primavera del 2020. Nel frattempo, il mondo ha cambiato faccia.

«Ci siamo ritrovati a vivere in pianta stabile a Montichiari – ammette Salvoldi – con la difficoltà però di averle tutte insieme. Dal 23 maggio al primo giugno saremo in ritiro a Livigno, con alcune ragazze che staranno di più, come Letizia (Paternoster, ndr) che a inizio stagione non ha fatto l’altura sull’Etna. Poi torneremo a Montichiari quindi a Minsk per gli europei (23-27 giugno), unica gara prima delle Olimpiadi. Nel frattempo, il 18 e il 20 giugno ci saranno il tricolore crono a Mordano e strada forse in Puglia. Attività più spezzettata non si sarebbe potuto immaginarla».

Letizia Paternoster sta scalando faticosamente la salita della forma: il cittì azzurro la aspetta
Letizia Paternoster sta scalando faticosamente la salita della forma
L’europeo a queste condizioni passa dall’essere un obiettivo a punto di passaggio?

Purtroppo sì, anche se dovremo andare con un buon livello. Le certezze che speravo di avere, come ad esempio il livello di Letizia, saranno da confermare. La selezione si può fare anche osservandole in allenamento, ma comunque Minsk è un passaggio importante.

Strano arrivare così alle Olimpiadi, non trovi?

Sarà l’Olimpiade delle mille sorprese, senza riferimenti. Di Australia e Nuova Zelanda non sappiamo nulla da mesi, si sono rinchiuse in casa loro e le scopriremo a Tokyo.

Nel frattempo, l’unica attività vera si è svolta su strada.

Alcune ragazze hanno corso tanto, altre troppo poco e a questo punto sarebbe ottimo averle a Montichiari come una squadra vera e propria, come fanno le nostre avversarie. Gli accordi di partenza con i team erano per il meglio, poi ci sono state alcune variabili imprevedibili, come la corsa in più per sostituire la compagna malata e cose del genere che possono succedere.

Quando dovrai dare i nomi per Tokyo?

Il 5 luglio, senza poter aspettare di vedere come andranno al Giro, che a questo punto dovrebbe servire a quelle che avrò indicato per perfezionare la preparazione. Lo schema era farsi vedere bene ad aprile. Tutte le squadre sono messe maluccio. Le olandesi invece potrebbero riempire da sole il podio di Tokyo.

Il quartetto azzurro che aspetta Paternoster: Balsamo, Guazzini, Alzini, Consonni, a gennaio in Sicilia
Il quartetto azzurro che aspetta Paternoster: Balsamo, Guazzini, Alzini, Consonni
Ganna correrà teoricamente pista e crono, voi cosa farete?

Avremo un solo posto per la crono. Se avessimo una ragazza che dà garanzia di piazzamento, potremmo portarla e poi chiederle di fare la strada, ma ad ora questo nome non c’è. Per cui potremmo immaginare che la crono la farà Elisa Longo Borghini.

Su strada immagini una squadra al suo servizio, visti i risultati di quest’anno?

L’idea di partenza era di avere certamente lei e poi una ragazza con le qualità della Bastianelli che ci avrebbe permesso di avere un’altra opzione tattica. Sarà una corsa con 60 partenti e squadre di 4, servirà avere delle forti individualità. Se non succederà qualcosa di più incoraggiante, sarà l’Italia di Elisa. Per cui potrà certamente contare sulle compagne, ma dovrà essere anche in grado di cavarsela da sola, come fece a Rio.

Elisa Balsamo non è andata male su strada ed è anche veloce…

Infatti è il nome che stavo per fare e che sto valutando, fermo restando che Elisa è un elemento chiave per la pista. Il circuito di Tokyo forse ha troppa salita, è più duro del Trofeo Binda

Hai parlato della condizione di Elisa Paternoster.

Fino a 15 giorni fa ero preoccupato, ma nell’ultima settimana l’ho vista crescere e recuperare sempre meglio gli sforzi. Saranno determinanti i prossimi giorni in quota e i 10 successivi che farà da sola per capire le prospettive. Di sicuro, lei la aspetterò fino all’ultimo.

Una lunga trasferta in Belgio per Bastianelli: andrà in forma con il caldo? La sua stagione è in salita
Una lunga trasferta in Belgio per Bastianelli: andrà in forma con il caldo?
A Minsk avremo un quartetto di prova o il quartetto olimpico?

L’idea è di andare con il quartetto per Tokyo. Posso iscriverne 6, per eventuali variazioni, ma in questo momento ho 9 nomi fra cui scegliere. Se bastassero i tempi, sarebbe più semplice. Ci sarà da far capire il perché delle scelte e di sicuro qualche accidente mi arriverà.

Rachele Barbieri senza squadra, correndo da sola, continua a vincere.

Va forte anche in gara, non è un leone da allenamento. Nel far capire un domani ci sarà da tenere conto di tutto. E poi per la composizione dei quartetti cozzano varie filosofie. La prima vorrebbe i migliori quattro inseguitori, che però per me è una sciocchezza. Poi c’è chi vuole due atleti veloci e due resistenti. In realtà dipenderà dal tipo di prestazione che avremo in mente e dalla posizione dei singoli atleti nei vari ruoli. Una volta partiti, ne avremo 5 perché una sarà riserva e non potrà essere utilizzata. L’atleta di un quartetto che va alle Olimpiadi deve saper correre in ogni ruolo. Capito perché sarebbe stato meglio avere qualche gara in più?

VDP Coppa 2021

Vdp e Pidcock in Mtb, ad Albstadt il primo assaggio

10.05.2021
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Mentre il Giro d’Italia iniziava a entrare nel vivo e la maggior parte dei candidati al Tour ne approfittava per allenarsi, due giovani piuttosto noti come Van Der Poel (in apertura nella foto di Alessandro Di Donato) e Pidcock hanno messo da parte la bici da strada e iniziato il loro cammino nella Mtb, che dovrà portarli a Tokyo. Il britannico aveva assaggiato le ruote grasse nel weekend del 1° maggio andando a conquistare una tappa della Swiss Cup, Van Der Poel si è presentato direttamente ad Albstadt, per la prima di Coppa del mondo.

Molti pensavano che i due avrebbero fatto subito a pezzi i “puristi” della Mtb, dimenticando alcuni punti focali. Innanzitutto che la Mtb è come il ciclocross, molto si gioca alla partenza e se sei costretto a scattare dal fondo, come è capitato a Pidcock (colpa della mancanza di punti in Coppa negli anni precedenti) devi remare un bel po’ e spendere un carico enorme di energie per tornare davanti. Poi che l’abitudine l’acquisisci solo gareggiando e anche VDP se ne è accorto, eccome…

Pidcock Albstadt 2021
Pidcock, iridato U23 in Mtb, in azione ad Albstadt (foto Alessandro Di Donato)
Pidcock Albstadt 2021
Pidcock, iridato U23 in Mtb, in azione ad Albstadt (foto Alessandro Di Donato)

Primo round per i “biker puri”

Terzo punto, forse il più importante: non è che gli altri, quelli che dedicano tutta la stagione alla Mtb, vadano piano, anzi meritano molto rispetto. Uno come Nino Schurter, per curriculum e carisma, è all’altezza dei principali campioni dello sport e chi vorrà l’oro olimpico dovrà innanzitutto fare i conti con lui.

Ad Albstadt, nel tempio tedesco delle ruote grasse, lo ha dimostrato fino a pochissimo dal traguardo, mettendoli tutti in fila, setacciandoli con le sue accelerate terribili soprattutto in salita. Il marchio di fabbrica di Van Der Poel, uno dei pochissimi che in passato aveva dimostrato di saper reggere, ma stavolta ha sentito le gambe pesanti e da metà gara in poi ha viaggiato fra i primi, senza però dare mai la sensazione di poter vincere.

VDP Albstadt 2021
Van Der Poel mancava dalla Mtb dal 2019, quando vinse 3 gare di Coppa e il titolo europeo (foto Alessandro Di Donato)
VDP Albstadt 2021
Van Der Poel mancava dalla Mtb dal 2019 (foto Alessandro Di Donato)

La beffa del francesino…

Fino a pochissimo dal traguardo? Sì, perché dietro Schurter si è posizionato Victor Koretzky, uno della nouvelle vague francese che sta riportando la Marsigliese a risuonare nei grandi eventi di Mtb. Il portacolori della KMC Orbea si è mantenuto dietro l’elvetico per sopravanzarlo prima dell’ultima curva, sapendo che così avrebbe avuto in mano la corsa e così è stato.

Van Der Poel ha chiuso settimo a 1’13” e per ora va già bene così, anche perché due giorni prima, nella specialità dello short track (una sfida molto più breve, su un circuito ridotto, utile per stabilire le prime file di partenza) aveva dato una lezione a tutti. Lo aveva detto alla vigilia: «E’ un anno e mezzo che non gareggio in mountain bike, non posso sapere come reagiranno le mie gambe». C’è da scommettere che già a Nove Mesto la musica sarà già diversa.

Un capitolo a parte lo merita Pidcock: lo avevamo lasciato in fondo al gruppo, ma il corridore della Ineos Grenadiers si è subito scatenato tanto che alla fine del primo giro era già nella Top 10. Alla fine ha chiuso 5° ad appena 29” da Koretzky. Il che significa che domenica potrà già partire insieme ai big, fianco a fianco, ma con tante energie in più e quel percorso in Repubblica Ceka gli piace assai…

Alice Betto rh+

rh+ in volo verso Tokyo con Alice Betto

01.05.2021
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La prossima estate sarà caratterizzata dai Giochi Olimpici di Tokyo, un appuntamento a cui guardano tutti gli atleti che si sono guadagnati o si stanno ancora guadagnando il pass olimpico. L’Italia punta a ben figurare anche nel triathlon dovrà potrà contare sulla voglia di emergere di Alice Betto, una delle dieci migliori atlete al mondo in questa affascinante e dura disciplina sportiva. A supportarla ci sarà un brand di assoluto prestigio come rh+ che fornirà alla forte triatleta azzurra casco e occhiale.

Palmares di prestigio

Alice Betto si è avvicinata al triathlon nel 2009 all’età di 21 anni. Al suo primo triathlon internazionale nel 2010 ha ottenuto il terzo posto alle spalle di Vanessa Fernandes, seconda ai Giochi Olimpici di Pechino 2008, e Emmie Charayron, la campionessa mondiale 2009 nella categoria Junior. Da allora è stato un susseguirsi di risultati di prestigio che le hanno permesso di posizionarsi stabilmente tra le migliori dieci atlete al mondo e di guadagnare il pass per Tokyo giungendo seconda nella gara pre olimpica disputatasi nel 2019.

Alice Betto triatleta di rh+
Alice Betto è una delle migliori triatlete al mondo
Alice Betto triatleta di rh+
Alice Betto è fra le dieci migliori triatlete al mondo e parteciperà alle Olimpiadi di Tokyo

Protezione perfetta

Nella sua corsa verso una medaglia olimpica Alice Betto potrà contare sul supporto tecnico di rh+. La forte atleta azzurra avrà a sua disposizione il nuovo occhiale Klyma. Si tratta di un occhiale dal design moderno e avvolgente. La montatura è realizzata in Grilamid riciclato ed è disponibile in ben otto diverse colorazioni, due di queste con lenti fotocromatiche, tutte fornite anche di lente orange da utilizzare nelle giornate senza sole o nelle situazioni con continui cambi di luce.
Alice Betto è rimasta soddisfatta del nuovo Klyma fin dal primo impatto: «Mi sono trovata subito benissimo con questi occhiali, molto belli e protettivi ma anche stabili sul viso per la frazione di corsa. Le stanghette regolabili e rivestite in gomma fasciano bene il viso e sono sempre confortevoli. E con la seconda lente orange sono sempre confortevoli».

Casco per strada e crono

Accanto all’occhiale Klyma troviamo il casco 3in1, perfetto in ogni situazione grazie alle sue tre diverse configurazioni. Due le visiere fornite, una più corta per un utilizzo gravel e una più lunga per la mountainbike. Entrambe facili da installare e rimuovere, anche con una sola mano, senza fori sulla calotta del casco per potersi adattare alle esigenze e allo stile di ogni tipologia di ciclista. Si tratta di un casco dotato di ottima areazione ed estremamente stabile grazie al nuovo sistema di regolazione Power Fit Evo Light.
rh+ ha voluto fornire ad Alice Betto anche un casco da crono. Si tratta dello Z Crono, progettato secondo i principi dell’aerodinamica senza che questo vada a discapito di una perfetta areazione.

Oltre le Olimpiadi

In rh+ credono molto alla collaborazione con Alice Betto. Ci tengono infatti a sottolineare che si tratti di un progetto che va al di là della stagione 2021 e quindi delle Olimpiadi. A partire dal prossimo anno la forte triatleta azzurra indosserà anche la nuovissima collezione invernale Climate. Si tratta di capi tecnici declinati al mondo Urban: giacche, gusci, maglie, ecc. Nell’estate 2022 arriverà poi la versione estiva con prodotti pensati per l’outdoor.

zerorh.com

Longo Freccia 2021

Bronzini in trincea: «Cara Longo, ti difendo io…»

23.04.2021
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E’ singolare quel che i risultati di Elisa Longo Borghini hanno destato sui social. Si sono formati due partiti agguerriti: chi dice che non si risparmia abbastanza, non sa correre tatticamente e perde sempre perché i piazzamenti non contano nulla, chi invece pensa che faccia bene perché così raccoglie il massimo che può. Quando all’ultima Amstel tirando i remi in barca ha visto sfuggire una possibile vittoria o almeno il secondo posto, le parti però si sono invertite e chi la difendeva prima è diventato un suo detrattore.

Giorgia Bronzini ascolta interessata questa inedita analisi e affronta di petto il problema: «Le tattiche si stabiliscono prima, ma non sempre si riescono a mettere in pratica o a cambiare in corsa. Nelle gare maschili i direttori sportivi hanno a disposizione la Tv e possono intervenire alle radio in tempo reale, noi abbiamo quasi sempre una leggera differita e non sappiamo qual è la reale situazione».

Longo Bronzini 2014
Mondiali 2014: Elisa Longo Borghini consola una delusa Giorgia Bronzini, quarta al traguardo
Longo Bronzini 2014
Mondiali 2014: Longo Borghini consola Bronzini, quarta al traguardo
E’ vero però che Elisa mette sulla strada una generosità senza pari, non risparmiandosi e andando quasi sempre all’attacco, anche pensando a raccogliere quantomeno un piazzamento, sapendo che allo sprint finale sarà spesso sconfitta…

E’ una sua caratteristica della quale siamo orgogliosi: se vanno in fuga in tre, lei tira a tutta sapendo che almeno sarà terza. Elisa sa dare il giusto valore anche a un piazzamento, per una forma di rispetto verso la squadra e il lavoro che le compagne hanno svolto per arrivare fin lì. Va anche detto che la situazione è un po’ diversa rispetto allo scorso anno.

Perché?

Nel 2020 avevamo una Deignan in gran forma, spesso Elisa ha corso in sua funzione, basti vedere le classiche francesi. Ma ogni anno è differente, la britannica ha avuto un brutto inverno dal punto di vista fisico, si sta riprendendo pian piano, ma non era in condizione per fare le classiche, quindi Elisa è rimasta l’unica finalizzatrice della squadra. Inoltre non abbiamo una velocista, quindi dobbiamo sempre impostare gare d’attacco. Chi guarda da fuori non può avere ben presenti le dinamiche che esistono in un team.

Longo Deignan 2020
Tra Elisa e la Deignan una perfetta simbiosi, che nel 2020 ha fruttato molte soddisfazioni
Longo Deignan 2020
Tra Elisa e la Deignan una simbiosi, che nel 2020 ha fruttato molte soddisfazioni
Elisa è una capitana che sa anche cambiare ruolo?

Sicuramente, ha un forte spirito di squadra e si mette a disposizione quando si sviluppano strategie diverse. Quando le viene chiesto di lavorare per le altre, lei si mette sempre a disposizione e chiede che cosa deve fare, dà sempre una mano perché sa che nel ciclismo è un dare e avere.

Come è avvenuto alla Freccia Vallone?

Esatto, quando la Ruth è andata all’attacco, Elisa ha corso da perfetta stopper, sono state le altre squadre a lavorare e se non ci fosse stata la Vollering a tirare come una forsennata, la nostra americana avrebbe vinto. Dobbiamo saper muovere bene le pedine che abbiamo…

Il modo di correre di Elisa è poi ideale quando si tratta di gare con medaglie in palio, ad esempio come un appuntamento che ci sarà fra meno di 100 giorni, nel quale a vincere saranno in tre…

Una medaglia olimpica vale più di qualsiasi cosa e questo Elisa lo sa bene, la squadra comunque ha sempre approvato il suo modo di correre e valorizzato ogni piazzamento, anche perché ogni gara è diversa dalle altre, piena di trabocchetti e il nostro compito è essere attivi in tal senso, crearne agli altri per permetterle di giocarsi le sue carte.

Per vincere, la Longo Borghini ha spesso bisogno di staccare tutte, come al Trofeo Binda
Per vincere, la Longo ha spesso bisogno di staccare tutte, come al Trofeo Binda
Perché allora una tattica così rinunciataria nel finale dell’Amstel, quand’era in fuga con la Niewiadoma (nella foto di apertura)?

Io non c’ero, ma so che dopo in squadra si è discusso molto su quel che era successo. Eravamo nel finale di una gara molto faticosa, ci sta che in quei frangenti non si possa essere abbastanza lucidi. Elisa pensava che le avversarie fossero più distanti e neanche in ammiraglia si erano accorti che invece fossero così vicine. E’ stato un errore di valutazione generale

Se fossi stata tu in corsa come avresti agito?

Sicuramente in maniera diversa, ma nelle situazioni bisogna trovarcisi. Elisa ha deciso così e non può essere rimproverata per questo. Io le ho detto solo che da una sconfitta simile nascerà sicuramente una vittoria maggiore perché aumenterà la sua cattiveria agonistica.

Tornando all’appuntamento olimpico, non c’è il rischio che stia spendendo troppo?

No, abbiamo programmato un periodo di stacco dopo la Liegi. Riprenderemo a maggio con un periodo di preparazione che gestirò personalmente e un altro periodo specifico lo svolgeremo poi al Sestriere, per una ventina di giorni dove prepareremo il Giro, che sarà l’evento cardine per trovare la forma giusta per Tokyo. Elisa quando trova la condizione giusta, la tiene anche per un mese. Lei sa che quello è l’appuntamento della vita e arriverà pronta, state tranquilli…

Anche Pidcock a Tokyo in Mtb. Facciamo il punto

01.04.2021
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Non solo Van der Poel, anche un altro big della strada, seppur giovane, punta alle Olimpiadi in Mtb. A Tokyo, infatti, tra i pretendenti alle medaglie ci sarà anche Tom Pidcock. L’inglese della Ineos Grenadiers ha ottenuto il benestare dal suo team per la sfida a cinque cerchi. 

Si tratta davvero di un qualcosa di nuovo, al di fuori dagli schemi per la squadra di Sir Brailsford, la quale però come più volte abbiamo detto sta cambiando pelle.

L’inglese competitivo alla Strade Bianche tra Van Aert e Van der Poel
L’inglese competitivo alla Strade Bianche tra Van Aert e Van der Poel

Un sfida complicata

Tom è senza dubbio un asso della mountain bike. Ha vinto il titolo mondiale U23 nel 2020 (e persino quello assoluto in e-Bike). Tuttavia lo scalatore (ma è giusto definirlo “solo” così?) non ha più fatto gare di livello internazionale. Per farla breve, in Coppa del mondo non si è mai scontrato con i super big. Gli manca il testa a testa con la “cavalleria pesante” del cross country, la specialità olimpica. Lo stesso Van der Poel quando si ritrovò a gareggiare con gli elite ebbe le sue difficoltà all’inizio.

Un conto infatti è scontrarsi con calibri che rispondono ai nomi di Schurter, lo stesso Vdp, Sarrou, Avancini, Flueckiger… e un conto è con gli U23, seppur fortissimi come Vlad Dascalu, che corre in Italia nel Team Trek-Pirelli, o Filippo Colombo, ticinese che ogni tanto si affaccia su strada e spesso esce in allenamento con Nibali e Bettiol. Questi ultimi sono forti, ma ancora distanti dai leader.

Per questo motivo, quando Tom ha annunciato l’obiettivo olimpico ha dichiarato anche un calendario abbastanza intenso di prove offroad.

«Inizierò – ha detto Tom – la stagione con una gara a Leukerbad in Svizzera, tappa di apertura del Proffix Swiss Bike, il primo maggio. Si tratta pertanto di un inizio tosto, considerando il livello medio che c’è in Svizzera. A seguire ecco le tre tappe di Coppa del mondo: Albstadt, Nove Mesto e, dopo un mese circa, Leogang. A quel punto valuteremo se fare altre gare oppure no».

Nel 2020 Pidcock ha conquistato il titolo iridato U23 nel cross country
Nel 2020 Pidcock ha conquistato il titolo iridato U23 nel cross country

Obiettivo: fare punti

Uno dei nodi delle gare di cross country è la griglia di partenza. Questa è stabilita in base al ranking Uci e in questo caso Pidcock, proprio perché ha gareggiato poco, è piuttosto indietro (è 92°) e i punti Uci fatti tra gli U23 non contano in chiave olimpica. Questo non vuol dire che a Tokyo partirà così dietro, perché comunque i posti sono limitati, ma certo anche solo ritrovarsi in quarta o quinta fila vorrebbe poter dire addio alle medaglie già in fase di partenza. Il rischio di rimanere imbottigliati in cadute e noie meccaniche è molto elevato.

Per questo, ancor più che Van der Poel, Pidcock farà le prime due gare di Coppa, quelle che assegnano punti Uci: deve guadagnare posizioni. Questo potrebbe voler dire che ancora prima di cercare la prestazione, Tom correrà con l’intento di risalire il gruppo e trovare il feeling nelle gare di altissimo livello. In particolare Nove Mesto è molto complicata anche dal punto di vista tecnico, con il suo celebre rock garden, il più lungo di Coppa.

«Se farà bene ad Albstadt – ha detto il suo allenatore Kurt Bogaerts – le chance aumenteranno. Arrivare tra i primi 16 in Germania gli consentirebbe di partecipare alla gara di qualificazione dello short track (una sorta di qualificazione tipo la F1, ndr) per la gara di Nove Mesto. E partire a sua volta più avanti gli dà maggior possibilità di fare bene e di ottenere punti».

Pidcock durante i test con la sua Bmc Fourstroke
Pidcock durante i test con la sua Bmc Fourstroke

Dal pavè alle rocce

Intanto Pidcock sta correndo le classiche fiamminghe. Per le quali ci dicono essere particolarmente concentrato. La prestazione ottenuta alla Strade Bianche lo ha galvanizzato e gli ha dato la consapevolezza, semmai ne avesse avuto bisogno, che è competitivo anche WorldTour. 

Sempre secondo il suo coach questi sforzi gli potranno fare bene anche in ottica Mountain Bike, ma correre su certi terreni, acquisire la tecnica resta comunque fondamentale. E farlo in corsa lo è ancora di più.

Tom è andato in Spagna, a Banyoles, in Catalogna, per lavorare su questo aspetto. E lo ha fatto prima delle classiche del Nord, anche perché doveva mettere a punto alcuni nodi tecnici, come la scelta della bici sulla quale gareggiare visto che Pinarello (marchio della Ineos) non produce Mtb. Alla fine Tom ha optato per una Bmc Fourstroke con sospensioni SR Suntour e componenti Shimano. Una bici molto simile, per non dire identica, a quella utilizzata da Jordan Sarrou, nell’ultimo campionato del mondo (da lui vinto). Una bici sul cui sviluppo c’è la forte impronta di Julien Absalon, due volte campione olimpico e pluri-iridato. 

Si tratta di una full suspended (biammortizzata) e il marchio SR Sountour, anche se molto più piccolo rispetto a Fox e Rock Shox, consente un lavoro molto più personalizzato con i suoi corridori. Insomma, Tom potrebbe averci visto lungo nella scelta del mezzo e delle sospensioni. Sapendo che la tecnica, almeno a certi livelli, potrebbe essergli contro ha cercato di sopperire a questo gap con una bici che perdona un po’ di più.

Noi intanto aspettiamo con grande curiosità il mese di maggio, per vedere lui e VdP a confronto coi giganti della Mtb.

Adrie Van Der Poel: «Vi spiego la mia famiglia»

23.03.2021
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Sono giorni intensi per Adrie Van Der Poel. I successi di Mathieu sono ricaduti anche sul padre, spesso chiamato in causa dai giornalisti di tutto il mondo per conoscere i segreti del figlio magico. Tanta attenzione lo mette anche in difficoltà, è un costo che stentava a pagare anche quando correva e vinceva, sia nel ciclocross che su strada. Ecco da chi Mathieu ha preso la sua passione per la multidisciplina. Suo padre però privilegiò la strada, cogliendo una cinquantina di vittorie tra cui Fiandre, Liegi e l’Amstel. Fu l’ultimo olandese a vincere nel 1990, prima che suo figlio chiudesse la parentesi 29 anni dopo. Poi tornò a battagliare con i nostri Pontoni e Bramati, vincendo il mondiale sui prati nel 1996. Non dimentichiamo poi chi è il nonno: tale Raymond Poulidor, forse il più amato corridore della storia francese su due ruote. Quando si dice il “DNA del campione”…

Suo nonno era Raymond Poulidor, gigante del ciclismo francese
Suo nonno era Raymond Poulidor, gigante del ciclismo francese

«Lo ricordo bene quel periodo in Italia, mi trovai benissimo come mi trovo bene ogni volta che ci vengo. Era un bel gruppo, io non parlavo la lingua, ma trovai molto appoggio fra i ragazzi. Soprattutto con Michele Bartoli avevo un bel feeling. Ora non ci vediamo molto spesso, ma quando capita è sempre un piacere».

Veniamo a Mathieu, l’uomo che tra ciclocross, strada e Mtb non si ferma mai. Tu come ti regolavi durante la stagione, dovendo passare da una disciplina all’altra?

Anch’io non mi prendevo tanto tempo di riposo fra una stagione e l’altra, ma sapevo che alcuni giorni erano necessari per rifiatare e per Mathieu è lo stesso. Io mi fermavo 4-5 giorni dopo i grandi appuntamenti: il ciclocross, le classiche, ma anche nella stagione piena un paio di giorni a settimana, se non ero in gara, li passavo senza bici. Sono però sempre stato contrario a periodi di inattività troppo lunghi.

Ecco David Van der Poel in azioone all’Urban Cross di Kortrijk 2019
Ecco David Van der Poel in azioone all’Urban Cross di Kortrijk 2019
Non pensi che tra una disciplina e l’altra, Mathieu corra troppo?

Mathieu si basa molto sulla mia esperienza. La sua stagione è pienissima, però prevede sempre di non superare i 60 giorni di gara nel complesso, per non sfruttare troppo il suo fisico. Soprattutto per la strada. Si è fermato una decina di giorni dopo i mondiali di ciclocross che lo avevano spremuto anche mentalmente, poi nel corso della stagione ogni tanto si prende qualche giorno di pausa.

Sei d’accordo con la sua scelta di puntare all’oro olimpico nella Mtb e non su strada?

Non dobbiamo dimenticare che lo scorso anno è stato strano, senza gare per la sua maggior parte e concentratissimo in tre mesi, ma Mathieu aveva già stabilito di fare la Mtb per Tokyo e non ha voluto cambiare, conoscendo anche il percorso. Aveva lavorato molto per esso, pensando anche ai materiali, alla posizione in bici e quando è focalizzato su un obiettivo non cambia. Vuole il podio nella Mtb e lavorerà per esso, anzi lo sta già facendo.

Che puoi dirci di David? E’ un ottimo ciclocrossista, perché però non segue tanto il vostro esempio e si dedica così poco alla strada?

David è un corridore diverso rispetto a Mathieu, ha fatto un passaggio verso la strada più tardivo del fratello anche se è più grande ed è più mentalizzato verso il ciclocross. Alla Alpecin Fenix sono però convinti che possa fare bene e lo sono anch’io, quando ci si è dedicato qualcosa ha raccolto (una vittoria al Giro d’Alsazia 2018, ndr). Avrà le sue occasioni per correre già quest’anno.

David ha un palmares ovviamente inferiore a quello di Mathieu, anche lui pratica il cross
David ha un palmares inferiore a quello di Mathieu
Caratterialmente come sono?

Hanno caratteri molto diversi, come sono diversi da me. Io cerco di essergli vicino senza invadere il loro campo. Ci sono però volte che Mathieu vuole avermi con sé, nei grandi appuntamenti ma non solo, in alcune trasferte, ad esempio quando è stato in Repubblica Ceka per la Coppa del mondo di Mtb. Io gli do soprattutto un supporto psicologico. Cerco di farlo stare tranquillo sapendo come sono le gare e lo stress che richiedono. Se ha bisogno di me io ci sono, sempre.

Alessandro Fabian

Selle SMP e Alessandro Fabian: obiettivo Tokyo!

23.03.2021
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Nei giorni scorsi Selle SMP ha annunciato la propria partnership con Alessandro Fabian. Padovano classe 1988, dopo aver iniziato la carriera sportiva con il nuoto e il duathlon Fabian è presto diventato una stella del triathlon mondiale. Il suo prossimo obbiettivo sono le Olimpiadi di Tokyo.

Due Olimpiadi alle spalle

Non si tratta per lui di un debutto in quanto il triatleta padovano ha già partecipato a due edizioni dei giochi olimpici. A Londra 2012 si è classificato decimo, risultato mai raggiunto da un atleta italiano. Alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 ha invece chiuso al 14esimo posto. Ora il suo obiettivo sono le Olimpiadi in Giappone.

Alessandro Fabian con Selle SMP
Alessandro Fabian impegnato con la nazionale di triathlon
Alessandro Fabian con Selle SMP
Alessandro Fabian impegnato con la nazionale di triathlon

SMP anche nel triathlon

Da sempre Selle SMP considera fondamentali le collaborazioni con atleti professionisti, i cui feedback sono essenziali per migliorare le proprie selle. Grazie a questa nuova partnership, Selle SMP punta ad essere sempre più un punto di riferimento nel mondo del triathlon.

«Alessandro Fabian oltre a essere il miglior triatleta italiano – sottolineano i fratelli Schiavon, titolari di Selle SMP – ha una particolare sensibilità tecnica nel testare i prodotti. Ed è proprio grazie a questa sua sensibilità che insieme abbiamo già iniziato a sviluppare un nuovo prototipo che andrà ad arricchire la nostra gamma di selle. Quella con Alessandro è una partnership molto importante che, oltre a onorarci, ci spingerà a trovare soluzioni sempre più competitive per questo segmento di mercato molto esigente. E ora puntiamo fiduciosi i nostri sguardi al futuro e alle prossime Olimpiadi». Attualmente Alessandro Fabian sta testando un nuovo modello di sella, non ancora in produzione, ma che potrebbe diventare un punto di riferimento della gamma Selle SMP.

Alessandro Fabian Selle SMP
Selle SMP e Alessandro Fabian puntano a sviluppare nuove selle
Alessandro Fabian Selle SMP
La collaborazione fra Selle SMP e Fabian vuole portare anche allo sviluppo di nuove selle

Prestazione, comfort e salute

Dal canto suo lo stesso Fabian non ha mancato di esprimere tutta la sua soddisfazione per la nuova collaborazione.

«Da quando pratico sport, fin dall’inizio, ho lavorato per migliorarmi e valorizzare il mio percorso senza però mai distogliere l’attenzione dal mio benessere fisico. Nel ciclismo, ogni singola componente è fondamentale per dare il massimo della prestazione ed una in particolare è il comfort. Porre la giusta attenzione nella scelta della sella, che ha un forte impatto sui punti di contatto, può davvero fare la differenza. Proprio per questo, ho scelto di affidarmi ai professionisti di Selle SMP, che con la loro qualità ed innovazione mi accompagneranno da oggi nei miei lunghi allenamenti in vista delle prossime Olimpiadi di Tokyo, dove darò il massimo. Ciò che mi ha colpito di Selle SMP non è solo la rigorosa ricerca per un’ergonomia brevettata scientificamente ma l’attenzione a 360° per la mia salute, che per me è il muro portante di tutto il mio lavoro».

Alessandro Fabian Olimpiadi Londra 2012
Alessandro Fabian alle Olimpiadi di Londra 2012
Alessandro Fabian Olimpiad Londra 2012
Alessandro Fabian alle Olimpiadi di Londra 2012

Forte radicamento nel territorio

Selle SMP ha sede a Casalserugo, in provincia di Padova. La sua nascita è dovuta all’intuizione di un giovane artigiano, Martino Schiavon, che nel secondo dopoguerra ha iniziato a produrre selle per bicicletta. Fin dalle sue origini Selle SMP ha deciso di mantenere un legame profondo con il proprio territorio. Ancora oggi ogni singola sella viene fabbricata in Veneto con la stessa cura di quando la produzione era in una piccola soffitta.

sellesmp.com