Amadori: U23 da rivedere, ma Buratti poteva vincere

27.09.2022
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Due giorni dopo il mondiale degli under 23, nella notte più buia e umida vista a Bowral durante la nostra permanenza, nell’immensa stanza dei meccanici Marino Amadori vigilava affinché tutto il materiale degli under 23 venisse inscatolato a dovere. Era la classica serata da rompete le righe. Il mattino successivo, domenica, mentre i professionisti sarebbero usciti alle 7,30 per la loro corsa, tutti gli altri sarebbero andati in aeroporto per rientrare in Italia. E l’albergo si sarebbe svuotato.

Amadori certo: con la Vuelta Fedorov ha avuto un vantaggio, ma si vede che ci teneva
Amadori certo: con la Vuelta Fedorov ha avuto un vantaggio, ma si vede che ci teneva

Dritto dalla Vuelta

La corsa degli under 23 l’aveva vinta con forza da cavallo uno che di dilettante non ha più nulla. Evgenj Fedorov, kazako di 22 anni, che in tutto l’anno ha sempre corso nel WorldTour con l’Astana Qazaqstan Team e il mondiale l’ha preparato correndo la Vuelta. Si capisce che se questo è il livello in arrivo sulla categoria, il sistema italiano dei dilettanti inizia a scricchiolare. Non si tratta più di una distinzione di status professionale, ma di suddivisione per fasce di età. E’ così da anni ormai e da anni ogni volta si scatenano discussioni infinite, che nascondono quella che per ora è la verità dei fatti. I dilettanti all’italiana restano un valore aggiunto, ma rischiano di restare sempre più ai margini della scena internazionale. Ce li abbiamo solo noi, facciamone un pregiato vivaio.

«Se andiamo un po’ indietro – annuisce Amadori – c’era la regola per cui chi aveva fatto gare WorldTour non poteva fare il campionato del mondo U23. Invece da un po’ hanno tolto anche quello e comanda l’età. Ne abbiamo parlato un po’ anche con Amadio e col presidente, per capire anche noi come ci dobbiamo orientare».

Buratti, l’azzurro più brillante (per Amadori poteva vincere), tra Marcellusi e Parisini, in difficoltà per tutta la gara
Buratti, l’azzurro più brillante, tra Marcellusi e Parisini, in difficoltà per tutta la gara
Diciamo che con gli uomini giusti e la giusta programmazione si può lottare ancora?

Nel 2019 abbiamo vinto con Battistella, che era in una continental. Nel 2021 Baroncini, continental anche lui. Però il problema è che ogni anno la forbice si allarga, ne vengono sempre di più dal mondo dei pro’. Non c’era solo Fedorov ad aver fatto la Vuelta, anche altri della Spagna. Lo sapete che gamba dà una corsa di tre settimane, in confronto a noi che abbiamo fatto il Giro delle Puglie? C’è un po’ di differenza (sorride, ndr). Preparando in questo modo un avvenimento del genere, è normale che Fedorov sia stato così superiore. Ha fatto qualcosa di grande, perché se guardiamo la corsa, negli ultimi 4-5 giri andava in tutte le fughe. Saltava da una all’altra, da solo. Ha fatto delle azioni, da cui si vedeva che aveva un’altra gamba, un altro livello. 

La strada è segnata?

Il livello sta crescendo, ci sono sempre più difficoltà. In tutto questo però, facciamo una premessa: non è che portiamo un WorldTour e vinciamo il mondiale. Non è così, perché ad esempio Kooij che per me era il favoritissimo ha fatto un bel quinto posto, ma lì si è fermato. 

In Italia ci sono corridori U23 nel WorldTour…

Devi trovare chi è motivato e chi sente l’avvenimento, perché se devi portare uno tirandolo per la giacchetta, perché faccia il Tour de l’Avenir e poi il mondiale, allora non serve. Io ammiro questo ragazzo kazako, si vede che lo sentiva proprio tanto.

E se non li troviamo, cosa si fa?

Io ritengo se hai un’annata di corridori buoni e programmi e prepari il mondiale, puoi lo stesso fare risultato. Certo se adesso cominciano ad arrivare quelli che fanno la Vuelta, che finisce una decina di giorni prima, escono veramente con una grossa condizione. Se però trovi il corridore talentuoso e programmi bene, come abbiamo fatto ad esempio con Baroncini, te la cavi lo stesso. E non solo lui, perché abbiamo fatto quarti con Gazzoli e settimi con Colnaghi. Avevamo dei corridori di un certo livello e anche quelli che avevamo quest’anno potevano fare bene.

Cosa è successo invece?

Purtroppo siamo incappati in una giornata particolare. Come meteo, una delle più brutte di questo mondiale. E poi un insieme di cose, comprese la prova non eccelsa di alcuni. Abbiamo un po’ sofferto, però credo che si possa fare bene e andare avanti ancora con i corridori delle continental. Con i dilettanti si farà sempre più fatica, quello sicuramente.

Perché?

Perché purtroppo già nelle continental non fanno una grossa attività internazionale. Però con la nazionale, bene o male, abbiamo sempre dato una mano. Corse di professionisti, attività all’estero e Coppa delle Nazioni. E aggiungo una cosa di cui ho già parlato sia con il Presidente sia con Roberto Amadio. Come nazionale, più che le gare con i professionisti, vorrei cominciare a fare un’attività internazionale under 23. Andare su in Belgio, in Francia, in Olanda a fare quelle corse a tappe che fanno un po’ tutte le altre squadre. Vorrei cominciare a fare un programma diverso, cioè un calendario diverso anche con la nazionale under 23, proprio per dare un sostegno alle continental che fanno fatica a fare certe corse. Questo è un progetto che abbiamo messo in essere, vediamo un po’ se ci riusciamo.

Milesi ha corso la crono, ma su strada è andato anche meglio. Amadori sottolinea la sua prova
Milesi ha corso la crono, ma su strada è andato anche meglio. Amadori sottolinea la sua prova
Cosa si può dire della squadra di Wollongong?

I ragazzi non sono delle macchine, non è che uno si sveglia la mattina, mette in moto e va. Alcuni hanno sofferto, probabilmente la giornata, il clima e l’andatura. Siamo partiti fortissimo, nei primi due giri viaggiavamo ai 44 di media. Quindi per me hanno sofferto la partenza molto agguerrita della Germania che voleva portare via la fuga.

Ne avevi già parlato, dei tedeschi…

Infatti avevo messo due corridori per curare la Germania, ma purtroppo non sono riusciti ad andarci. Mentre tornavamo in hotel, questa cosa mi ha infastidito e gli ho chiesto come mai non fossero entrati. E mi hanno risposto, semplicemente allargando le braccia, dicendo che non avevano avuto le gambe per farlo. Capita, purtroppo. Alcuni invece non hanno reso per il loro valore. Posso dire che Milesi ha fatto una bellissima gara, anche se lui è istintivo e senza radioline corre come gli viene.

Ecco il momento in cui Buratti alza la mano per segnalare di aver bucato: rientrare sarà molto faticoso
Ecco il momento in cui Buratti alza la mano per segnalare di aver bucato: rientrare sarà molto faticoso
Invece Buratti?

Purtroppo Buratti ha avuto un grosso problema con una ruota, ha inseguito per un giro. Ha bucato, abbiamo messo sotto la ruota, ma ha avuto un altro problema. Si è fermato ancora e ha cambiato la bicicletta, poi ha inseguito per un giro tra le ammiraglie. Queste sono energie che non ti dà più indietro nessuno. I 200 metri che gli son mancati sull’ultima salita sono stati per tutto quell’inseguire. Perché sennò scommetto che sarebbe arrivato davanti e se la giocava. E se ha questi problemi il tuo uomo di punta, quello che ha la condizione migliore, è chiaro che il risultato non arriva.

Gli altri?

Anche De Pretto ha fatto una bellissima gara, mentre i due che sono stati un po’ al di sotto sono Parisini e Marcellusi. Anche loro si aspettavano di più, sono i primi ad esserne usciti delusi e questo dice che sono bravi ragazzi. Pensate che avevamo studiato di fare come la Van Vleuten. Quell’azione l’avevamo progettata a tavolino, ci eravamo detti che se fossimo arrivati in 20-30 corridori e dentro c’era un paio dei nostri, avremmo fatto quell’azione. Ho detto ai ragazzi di approfittare dello sciacquone prima dell’ultimo chilometro oppure di uno strappo. Uno parte, gli altri si allargano e si va all’arrivo

Tiberi ha corso la Vuelta, ma la Trek non avrebbe risposto alla chiamata di Amadori
Tiberi ha corso la Vuelta, ma la Trek non avrebbe risposto alla chiamata di Amadori
Tornando alle WorldTour, perché non portare Tiberi?

Alla Coppi e Bartali eravamo in albergo con quelli della Trek-Segafredo. C’erano lì Baffi e Slongo. Gli ho detto che avevo pensato a Tiberi per il Tour de l’Avenir e il mondiale. Mi hanno risposto che avevano pensato di fargli fare la Vuelta, quindi l’Avenir non si poteva. A quel punto non ho neanche più pensato di proporgli il mondiale, perché avevo percepito che anche come squadra non fossero troppo interessati. Faccio fatica a coinvolgere i professional, figurarsi con le WorldTour. Quest’anno ho provato con Zambanini, per portarlo anche al Tour de l’Avenir, come pure ho parlato con Milan, però ho visto subito che non c’era interesse.

Porta chiusa?

Mi auguro che la vittoria di Fedorov faccia riflettere le squadre WorldTour. Per i loro ragazzi più giovani è la possibilità di fare un’esperienza importante. Perché un mondiale è sempre un mondiale, un’esperienza che vivi. Respiri questo clima che ti può essere utile un domani che vai nella nazionale maggiore. Ai ragazzi ho detto che questo è un passaggio, ma il loro fine è arrivare tra i professionisti. E a maggior ragione, se a un ragazzo si propone di fare un’esperienza del genere, vivere 7-8 giorni qua con dei professionisti, penso sia una cosa positiva. 

Milesi, Buratti, De Pretto: le luci spente e la Vuelta che manca

23.09.2022
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«E’ stata veramente una gara durissima – dice Buratti con la faccia scurita come dopo una Roubaix – corsa veramente forte per tutto il giorno. La pioggia sicuramente ha contribuito a renderla ancora più impegnativa. Sono entrato in una buona azione con Milesi negli ultimi due giri e abbiamo anticipato lo strappo. Poi ci hanno ripreso e alla fine eravamo più o meno una ventina. Invece proprio sull’ultimo strappo, negli ultimi 300 metri, mi sono mancate le gambe per tenere il ritmo dei primi ed è un peccato. Perché insomma essere liì e staccarsi proprio alla fine…».

Proprio in questo momento, Fedorov si dirige verso il palco delle premiazioni per indossare la maglia iridata under 23, dieci anni dopo il connazionale Lutsenko, che sbancò Valkenburg. Dietro di lui Vacek e lo stesso Soren Wærenskjold che in settimana ha vinto la crono.

300 metri da capire

Negli ultimi chilometri ci siamo messi a spulciare il curriculum di Fedorov e quello di Vacek. E se quest’ultimo stava facendo un miracolo, dopo l’anno balordo alla Gazprom e le corse con la nazionale riprese solo a giugno, il compagno di fuga kazako è arrivato al mondiale per una via più solida. Tralasciando il fatto che ha corso Parigi-Nizza, Roubaix, Freccia Vallone, Giro di Ungheria e il Tour de Pologne, nelle ultime settimane ha fatto la Vuelta. Quante possibilità aveva Buratti di resistere in quegli ultimi 300 metri di salita? Quel distacco è l’esatta differenza fra un anno nel WorldTour e uno in continental.

«Ho avuto anche una foratura più o meno a metà gara – dice l’azzurro – quindi ho sprecato un po’ di energia per rientrare fra le auto, che era meglio risparmiare. Però, insomma, va benissimo lo stesso. Sono contento della mia prestazione. I momenti per mangiare erano veramente pochi, c’era soltanto il pezzo prima dell’arrivo con lo stradone in cui si rifiatava un po’. Perché tra la pioggia, l’asfalto bagnato, le curva e i rilanci, era veramente durissimo».

Di poche parole

“Eugenio” Fedorov è passato all’Astana nel 2021, è alto 193 per 80 chili di peso. Sta seduto sul tavolo delle interviste con vicina l’interprete. Lui parla solo kazako, lei sintetizza le sue risposte stringate. E in questo connubio di poche parole, quel che richiama davvero l’attenzione è lo squillare dei colori dell’iride, che anche per questa volta si mostrerà poco, dato che il ragazzo non corre fra gli U23 ormai da due anni.

«Non riesco a credere – dice – di averlo fatto! Insieme al team abbiamo lavorato sodo per questa gara e tre settimane alla Vuelta mi hanno dato molto. Sapevo che non sarebbe stato affatto facile. Le aspettative erano alte e mi sono anche caricato di pressione.

«E’ stata una giornata difficile e sotto la pioggia. Il ritmo della gara è stato alto e io ho continuato a provare costantemente durante la parte finale: prima a 4 giri dalla fine, poi di nuovo ai meno 2. Non ha mai funzionato. Negli ultimi cinque chilometri siamo rimasti solo in due con Mathias Vacek e abbiamo lavorato sodo. Sono partito a circa 300 metri dall’arrivo e ho lanciato il mio sprint. Ho dato tutto quello che avevo».

La luce sul podio

Molto più soddisfatto e accorto nel parlare è Mathias Vacek, che si trova a fare festa nella casa dell’UCI che a inizio stagione gli ha cancellato la squadra (la Gazprom RusVelo) senza prospettare, valutare e nemmeno ritenere utile una via d’uscita. Chissà cosa c’è in quello sguardo quando gli facciamo la domanda?

«Ho avuto una stagione dura – racconta – perché mi sono trovato senza più un programma. Così mi sono messo a lavorare sodo fino alle corse fatte con la nazionale e ho visto che l’impegno viene sempre ripagato. Andrà meglio nei prossimi tre anni, grazie al contratto con la Trek-Segafredo. Non vedo l’ora di correre con loro alle prossime classiche italiane. 

«Quanto alla corsa – prosegue – è stata dura per tutti. Fedorov è stato super forte e io più di così non ho potuto fare. Ma su questo percorso entrare nella fuga giusta è la vera salvezza. Il gruppo non riesce ad andare tanto più veloce. Magari questo tornerà utile ai pro’».

Crampi sullo strappo

Anche Milesi dopo l’arrivo aveva la faccia sudicia e gli occhi rossi. Quando si è mosso sul muro e con l’aiuto di De Pretto ha guadagnato 45 secondi ai sei della prima fuga, abbiamo pensato che fosse avviato al sacrificio. Invece il bergamasco si è ritrovato davanti con Buratti anche nella fase decisiva della corsa.

«Serve fortuna – dice – per beccare l’attacco giusto. Peccato che nel finale, sull’ultimo strappo, mi siano venuti i crampi e le energie non fossero più al top. Mi dispiace perché stavo bene. Avevo dovuto ricucire dopo una caduta intorno al sesto-settimo giro. Mi sono fermato e subito è arrivata la prima fitta. Il percorso è così veloce che aiuta quelli davanti. Metteteci che nella fuga c’era gente comunque che spingeva e si capisce perché sia stato difficile prenderli. Non ho pagato la crono, stavo davvero bene. Ma non è bastato…».

Parisini e Marcellusi hanno avuto una giornata storta e si sono trovati in una corsa troppo severa per loro
Parisini e Marcellusi hanno avuto una giornata storta e si sono trovati in una corsa troppo severa per loro

Anche quei crampi, come le forze sparite di Buratti, sono la spia della differenza di attività fra i corridori in gara. L’Italia non è andata male. Certo, per loro stessa ammissione Marcellusi e Parisini hanno detto di non aver avuto una grande giornata, ma De Pretto, Milesi e Buratti hanno fatto la loro parte a testa alta. Peccato solo che nelle settimane precedenti non avessero corso la Vuelta.

Toneatti sul podio al Friuli, ora test WorldTour ed europei cross

09.09.2022
6 min
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Un terzo posto al Giro del Friuli che avvalora un percorso di crescita costante e fatto con giudizio. Davide Toneatti, alla sua prima stagione su strada, ha centrato il suo migliore risultato (finora) da quando è sceso temporaneamente dalla bici da ciclocross. Il friulano in forza all’Astana Qazaqstan Development Team è riuscito a raccogliere davanti al pubblico di casa un podio (foto in apertura Bolgan) da non sottovalutare. 

Toneatti è come detto in un anno d’esordio in questa specialità e dopo aver fatto esperienza in tre giri a tappe, Giro d’Italia under 23, Giro del Valle d’Aosta e Giro d’Alsazia, è riuscito a trovare una quadra e a fare classifica. Il suo anno nella squadra Kazaka si sapeva dovesse essere un’esperienza per cominciare un percorso per vedere se il talento che si è visto sul fango potesse essere portato anche su asfalto. La prima risposta è arrivata. 

Toneatti ha disputato il Giro del Friuli con la nazionale di ciclocross (foto Bolgan)
Toneatti ha disputato il Giro del Friuli con la nazionale di ciclocross (foto Bolgan)

Un anno positivo 

L’Astana ha aperto le porte al classe 2001 per provare su strada sino a fine anno, così come il suo contratto che al momento scade al termine del 2022. Davide però non sembra preoccupato, si rivede in una crescita costante che lo ha portato fin qui con una condizione progressiva e tante nozioni imparate di cui far tesoro. Il terzo nella classifica generale del Giro del Friuli dietro a Nicolò Buratti a due secondi e al belga Emiel Verstrynge a tre secondi, è una cartina tornasole notevole. Il bilancio dell’anno è positivo, la stagione ciclocross è alle porte e gli impegni importanti sono vicini. 

Che bilancio dai a questo Giro del Friuli?

Secondo me è più che positivo, perché come squadra eravamo andati lì con l’obiettivo non di fare classifica, ma di mettere qualche chilometro nelle gambe. Certo io ero motivato a fare bene, perché era la corsa di casa e ci tenevo molto, perché si passava proprio davanti ai miei familiari. 

Raccontaci un po’ le sensazioni delle prime tappe?

Ho visto già da subito nella cronosquadre che le sensazioni erano buone. Se poi si tiene conto che due ragazzi della squadra non avevano mai usato le bici da crono venendo dalla Mtb, non mi posso lamentare. Perché essendo con la nazionale di ciclocross non eravamo tutti stradisti. Già la crono è andata discretamente bene, meglio di quanto pensassi. Il giorno dopo conoscevo bene il percorso e mi son detto che se fosse andata via una fuga ci avrei provato. Per il gruppo era difficile tenere controllato e così è stato. 

Con l’Astana Qazaqstan Development il contratto è stato firmato per il 2022
Con l’Astana Qazaqstan Development il contratto è stato firmato per il 2022
Poi è arrivato lo Zoncolan…

Anche quel giorno ho avuto buone sensazioni. Il giorno prima avevo fatto fatica a stare in fuga. Però tutto sommato la gamba ha risposto bene e ho cercato di tenere duro il più possibile poi all’ultimo chilometro Lucca ha dato una bella accelerata. Io mi son ritrovato con Verstrynge che mi guardava, perché eravamo i due più vicini alla maglia al momento. Da quello che mi ha detto dopo, non sapeva ci fosse Buratti così vicino. Io avevo provato a farglielo capire ma nulla di fatto. Ci siamo guardati un po’ troppo nell’ultimo chilometro e abbiamo perso qualche secondo. Infatti a fine tappa eravamo tutti e tre racchiusi in tre secondi.

Provi rammarico a sapere che la vittoria della generale era a soli tre secondi?

Alla fine da una parte sì, ovvio, perché igli scenari possibili per rosicchiarli c’erano. A posteriori è facile dire che se avessimo preparato un po’ di più la crono magari la vittoria sarebbe stata ancora più vicina.

Le tre corse a tappe che hai disputato sono servite per trovare una quadra in quest’ultima?

Secondo me avere fatto tre giri a tappe come Giro d’Italia, il Giro della Valle d’Aosta e Tour dell’Alsazia, mi ha aiutato molto. Perché al Friuli ho sofferto molto di meno il correre per più giorni di fila. Cosa che invece al Giro U23 ho sofferto visto che era il primo e non avevo sensazioni con cui misurarmi. Poi penso che mi abbia fatto bene una settimana di stacco dopo l’Alsazia. La prima settimana di agosto sono stato una settimana senza bici. Adesso mi sento ancora bello fresco. 

L’esperienza nei vari giri a tappe è servita per arrivare pronto a questo Giro del Friuli (foto Valentina Barzi)
L’esperienza nei vari giri a tappe è servita per arrivare pronto a questo Giro del Friuli (foto Valentina Barzi)
Senti di essere portato per questo genere di corse a tappe?

Magari è un po’ presto per dirlo. Però aver visto questo miglioramento al Giro del Friuli mi dà fiducia. 

Dopo qualche mese in gruppo senti di aver trovato il feeling giusto con la strada?

Direi di sì perché sono riuscito a trovare ad un buon equilibrio con l’alimentazione anche post gara. All’inizio non era così semplice. Soprattutto nelle corse a tappe. Ho preso fiducia su come gestirmi con il recupero. All’inizio era tutto nuovo e facevo fatica. Nelle corse di un giorno invece non ho mai avuto queste difficoltà.

Quali sono i tuoi prossimi programmi?

Sarò a casa per altri cinque giorni. Poi andrò a correre al Giro della Toscana e la Coppa Sabatini, il 14 e il 15 settembre, perché mi hanno convocato per queste gare con il Team WorldTour per fare esperienza con i professionisti.

Ti sei posto degli obiettivi per questa ultima parte di stagione?

Sicuramente mi piacerebbe essere utile alla squadra. Ma sono curioso anche per aspetti semplici con cui ancora mi devo confrontare. Uno su tutti l’utilizzo della radiolina che non ho mai usato. E poi non so che gare farò di preciso dopo queste due, però comunque settembre è ancora tutto dedicato alla strada

Davide Toneatti ha disputato la sua prima stagione su strada con una crescita costante di risultati
Davide Toneatti ha disputato la sua prima stagione su strada con una crescita costante di risultati
Sei già partito con la preparazione per il ciclocross?

Non ancora, la bici non l’ho ancora toccata. Ho guardato il calendario e devo ancora delinearlo definitivamente. Il percorso dell’europeo è adatto alle mie caratteristiche. Ne ho parlato con il mio preparatore Claudio Cucinotta e abbiamo pensato che si possa arrivare direttamente fino all’europeo visto che ho staccato ad agosto e posso sfruttare la curva di questa condizione che sembra essere buona.

Ci punti molto a questo europeo?

Contando che sarà tra un mese e mezzo lo considero un obiettivo alla portata. La condizione c’è e mi sento pronto. Tra bici da strada a bici da cross non c’è tutta questa differenza di posizione che magari accusavo maggiormente gli altri anni che passavo da Mtb a ciclocross. 

Come ti sei trovato in questo anno all’Astana Qazaqstan Development Team?

Molto bene, sia con la squadra che con Orlando Maini che è stato la persona con cui mi sono interfacciato di più. Mi sono sentito accompagnato durante tutti gli appuntamenti. Speravo di raccogliere qualcosa in più a luglio e agosto. Guardandomi indietro posso affermare che ho accusato un po’ la stanchezza dovuta al fatto di aver tirato dritto dalla stagione del cross. Sono arrivato con le energie al limite e l’ho visto. Non ho fatto nessun risultato ma mi è servito come esperienza.

Cosa ti aspetti dall’anno prossimo?

Spero di concretizzare qualcosa. Facendo qualche risultato. Facendo tesoro di quello he ho imparato quest’anno. Dalle corse, dalle esperienze, degli errori che ho commesso e di fare un ulteriore step avanti. 

A gennaio scorso, Toneatti ha vinto il campionato italiano cross under 23 a Variano
A gennaio scorso, Toneatti ha vinto il campionato italiano cross under 23 a Variano
E invece sul ciclocross che obiettivi ti sei prefissato?

Prendendosi una pausa a metà stagione subito dopo l’europeo, penso che posso essere competitivo per gli impegni di gennaio con l’italiano, le due tappe di coppa del mondo e il mondiale. Essendo all’ultimo anno mi piacerebbe farmi vedere in ambito internazionale

Con Astana hai già firmato per anno prossimo?

Devo ancora firmare, il contratto era di un anno. Non mi piace parlare prima di aver in mano qualcosa ma me la vivo tranquillamente andando avanti con i miei obiettivi a testa bassa. 

Colpito, ma non affondato: vince Buratti, Verstrynge resta giallo 

04.09.2022
5 min
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L’ultimo round, il momento in cui si tirano le somme, insomma, le battute finali. I conti da fare non sono molti, i tempi della generale sono stretti. Tra Emiel Verstrynge (Alpecin-Deceuninck Development Team) e Nicolò Buratti (Cycling Team Friuli), ci sono appena due secondi di distacco. E tra il leader belga e il terzo classificato, Davide Toneatti (nazionale italiana ciclocross, ma atleta della Astana Development), alla partenza dell’ultima tappa del Giro della Regione Friuli Venezia Giulia, i secondi che intercorrono sono tre. Sembra il finale ideale di un grande Giro, dove tutti i giochi sono ancora aperti e si lotta non solo per la tappa, ma anche per l’intera corsa.

L’ultima tappa del Giro del Friuli è partita da Trieste alla volta di Udine
L’ultima tappa del Giro del Friuli è partita da Trieste alla volta di Udine

Il via da Trieste

E’ una domenica di vero ciclismo: a Trieste fa caldo, ma il panorama è mozzafiato. Il gruppo parte forte di 136 unità e si dirige alla volta di Udine, attraversando prima le colline friulane. Il gruppo è nervoso, le squadre sanno che ci sono chiari interessi e non si muovono, se non alle spalle di coloro che hanno intenzione di fare la corsa.

Devono passare oltre 60 chilometri perché la prima vera fuga prenda il largo: sono 9 le unità, che non riusciranno però a guadagnare più di mezzo minuto sul gruppo. Sono in tanti a crederci, fino all’ultimo, sia tra gli uomini di classifica che tra i velocisti. 

Seconda vittoria per Buratti al Giro del Friuli dopo la cronosquadre di apertura (foto Bolgan)
Seconda vittoria per Buratti al Giro del Friuli dopo la cronosquadre di apertura (foto Bolgan)

Un solo secondo

A Udine il gruppo arriva dopo appena tre ore e un quarto di corsa, con una media di oltre 47 km/h. E’ Liam Bertazzo (Maloja Pushbikers) che rompe gli indugi nella città friulana e tenta l’allungo, tanto che per un attimo sembrava fatta. Ma al gruppo alle sue spalle non va bene. Arriva come un fulmine da dietro Nicolò Buratti, che sorpassa Bertazzo guadagnando metro dopo metro un discreto vantaggio. Al terzo posto si piazza Filippo Fortin (in apertura il podio di Udine).

E’ lui a vincere l’ultima del Giro del Friuli, ma non esulta, si guarda le spalle: saranno passati due secondi? Forse sì, lo credono tutti, anche la maglia gialla che sembra ormai accettare la sconfitta. I tempi per l’ordine d’arrivo ufficiale sembrano infiniti, ma il verdetto arriva: il friulano CTF è riuscito a guadagnare solo un secondo sul belga. E non prende la maglia gialla.

A Udine, Buratti ha preceduto Nicolas Gomez e Filippo Fortin
A Udine, Buratti ha preceduto Nicolas Gomez e Filippo Fortin

Da qui, uno schermo diviso in due: a sinistra, Verstrynge e tutta la Alpecin che esplodono in un grido di felicità, a destra il CTF che cerca di metabolizzare il secondo (un solo secondo!) che li divide dalla maglia gialla. 

Seconda vittoria

Fermiamo Nicolò prima che arrivi il verdetto della giuria e analizziamo insieme le cose, cercando di capire se ci sono o no questi due secondi.

«Conoscevamo il percorso – dice – abbiamo provato a far saltare il banco più volte, ma non è stato facile. Sapevamo dove avremmo dovuto attaccare e non avevamo alcun margine d’errore, considerato anche che non ci sono gli abbuoni».

Del resto però le cose oramai sono fatte, si cerca il lato positivo: per Nicolò Buratti e tutto il Cycling Team Friuli arriva la seconda vittoria al Giro di casa, dopo la cronosquadre iniziale e per il classe 2001 arriva anche la maglia azzurra, come leader della classifica a punti. 

Buratti non è riuscito a far saltare il banco della classifica per un solo secondo
Buratti non è riuscito a far saltare il banco della classifica per un solo secondo

La gialla e la bianca

Per Emiel Verstrynge invece maglia gialla e maglia bianca (riservata ai giovani): insomma, il migliore del Giro del Friuli, è lui. E’ contento, in fondo un po’ stenta a crederci.

«Sono molto contento di come sia andata la corsa – commenta – è una vittoria importante. Sono molto soddisfatto anche perché il livello di preparazione degli atleti belgi è molto alto, così come quello delle corse a cui partecipiamo come under 23. Questa vittoria mi dà molto morale, sono contento di esser riuscito a portare a casa la maglia gialla assieme a tutti i miei compagni, a cui devo molto».

Sul podio finale anche la maglia azzurra di Andrea Alfio Bruno, re dei GPM
Sul podio finale anche la maglia azzurra di Andrea Alfio Bruno, re dei GPM

Il sorriso di Bruno

Vi ricordate di Andrea Alfio Bruno, che avevamo lasciato sullo Zoncolan con un po’ di rammarico per la sua maglia verde? Ebbene, a Udine, torna a sorridere, perché grazie ai punti conquistati oggi, il leader dei GPM è nuovamente lui.

E’ stato un Giro friulano interessante. Osservare gli under 23, i giovani del ciclismo, è sempre una grande fortuna: hanno sì molto da imparare, ma anche e soprattutto tanto da insegnare. A Udine il sole sta tramontando dietro il castello, la giornata, l’ultima di corsa, sta finendo… e sapete ora che si fa? Si festeggia! 

Cycling Team Friuli profeta in patria: inizia così il Giro di casa

01.09.2022
4 min
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Siamo a Lavariano, nel cuore del Friuli Venezia Giulia, dove oggi i 150 partenti hanno corso la prima tappa del Giro regionale. Siamo in un piccolo paese, con poco meno di mille abitanti, attorniati, da una parte, dalle montagne, dall’altra, dal mare, e sullo sfondo, la festa del paese. Un clima festoso, allegro, come nella migliore delle storie del ciclismo. Una crono a squadre di 20,1 chilometri, essenza del ciclismo, con il lavoro di squadra al centro degli obiettivi. Sono trenta le squadre che ogni due minuti hanno preso il via: ultimi a sfilare maestosamente tra le vie cittadine, la squadra di casa, il Cycling Team Friuli, di Roberto Bressan.

Al via anche la Maloja Pushbikers, la squadra in cui corre anche Liam Bertazzo
Al via anche la Maloja Pushbikers, la squadra in cui corre anche Liam Bertazzo

Colpo di coda

Un inizio tranquillo: squadre che partono, altre che arrivano e le prime classifiche provvisorie che si iniziano a stilare. Tifosi che si spostano da un lato all’altro della strada per seguire sia le partenze, che gli arrivi. Il primo miglior tempo è quello della WAS KTM Graz p/b Leomo, che ferma il cronometro a 22’43”37. Nemmeno il tempo di segnare qualche altro risultato, che arriva un nuovo  miglior cronometraggio: è la Biesse-Carrera, che forte di quattro atleti, chiude la crono in 22’25”63.

Una vittoria che la squadra di Marco Milesi, con Belleri, Foldager, Garosio, Giordani e Villa, si vede in pugno fino alla fine, quando arrivano però i ragazzi del CTF al traguardo di Lavariano: un tempo semplicemente incredibile. Con una media di 55,543 km/h e un tempo di 21’42”98, il Cycling Team Friuli è l’unico a scendere sotto la soglia dei 22’. Seguono la Biesse-Carrera, appunto, con un ritardo di 42” e la Zalf Euromobil Fior, con un distacco di 47”.

Così il Cycling Team Friuli è piombato sul traguardo alla media di 55,543 (foto Bolgan)
Così il Cycling Team Friuli è piombato sul traguardo alla media di 55,543 (foto Bolgan)

Friuli, tutto studiato

Un successo in casa, acclamato da grandi e piccini che assistono alla corsa. Al loro arrivo le richieste di foto e autografi si moltiplicano, mentre lo staff della squadra friulana esplode in un abbraccio di gioia. Continua insomma il grande momento del CTF, che forte delle tre vittorie di Nicolò Buratti del mese scorso, archivia ora anche questa cronometro a squadre, dal valore, anche, simbolico.

«L’abbiamo provata – commenta il DS Andrea Fusaz – conoscevamo ogni singola curva e sapevamo di poter far bene. L’unica incognita era il meteo, temevamo potesse alzarsi il vento, cosa che per fortuna non è successa, permettendoci di correre tutti nelle stesse condizioni. Sono molto soddisfatto del risultato e anche dei secondi di vantaggio che siamo riusciti a prendere rispetto ai secondi classificati».

La prima maglia di leader del Cycling Team Friuli la veste Buratti, l’uomo del momento
La prima maglia di leader del Cycling Team Friuli la veste Buratti, l’uomo del momento

Orgoglio Buratti

Orgogliosissimo invece Nicolò Buratti, che passando per primo sulla linea del traguardo, è la prima maglia gialla del Giro della Regione Friuli Venezia Giulia.

«E’ stato un grande gioco di squadra – racconta – e vestire la maglia da leader qui a casa è una grande emozione. Al Giro del Friuli voglio fare bene: corro sulle strade dove mi alleno tutti i giorni, sono davvero contento. Tra qualche settimana andrò in Australia e questi giorni di corsa saranno sicuramente utili in ottica mondiale».

Domani non si scherza

Doppia maglia per il CTF che oltre a quella del leader della classifica generale, conquista anche la leadership nella classifica riservata ai giovani, con la maglia bianca sulle spalle di Bryan Olivo. E’ di Anders Foldager, in forza alla Biesse-Carrera, la maglia azzurra della classifica a punti; Matteo Zurlo, (Zalf Euromobil Fior), è il re dei GPM con la maglia verde, mentre Davide Dapporto (inEmiliaRomagna Cycling Team) veste la maglia rossa riservata ai traguardi volanti. 

Foldager della Biesse-Carrera ha conquistato la maglia della classifica a punti
Foldager della Biesse-Carrera ha conquistato la maglia della classifica a punti

Domani sarà la volta di una tappa molto interessante, e a raccontarcela è proprio Andrea Fusaz, DS del Cycling Team Friuli, che i posti li conosce bene.

«Domani – dice – sarà una tappa divertente. Tutti guarderanno l’altimetria, credendo che sarà una tappa facile, quando in realtà i vari strappetti potrebbero trasformarsi in insidie non indifferenti».

Un Giro del Friuli Venezia Giulia iniziato nel migliore dei modi, che sembra promettere quattro giorni di grande divertimento.

Il 53 dopo il muro e Buratti si prende (anche) Capodarco

16.08.2022
5 min
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Capodarco è sempre Capodarco. Il caldo, la gente, il “Maracanà” del muro, la bagarre… E tutto ciò non è mancato neanche oggi, cinquantesima edizione di questa super classica d’estate. Un po’ come la vecchia Amstel Gold Race, chi scollina in testa sul muro il più delle volte non ce la fa. Perché il rischio è quello di finirsi proprio lì. La differenza si fa dopo, sul falsopiano. E anche oggi, più o meno, è andata cosi con Nicolò Buratti.

Dal momento in cui spiana alla linea d’arrivo ci sono 300 metri, ma con l’acido lattico persino sulle dita della mano per cambiare rapporto, quelle poche centinaia di metri diventano infinite. Vince chi ha nel taschino quel briciolo di energia, quel margine che si è riusciti a tenersi sul muro.

Lo spettacolo del muro di Capodarco, borgo del fermano (foto Mario Zannoni)
Lo spettacolo del muro di Capodarco, borgo del fermano (foto Mario Zannoni)

Doppietta e sicurezza…

Buratti, classe 2001, del Cycling Team Friuli è in uno stato di grazia. La corsa è nervosa. Scatti, controscatti, continui rimescolamenti. A volte stare davanti è anche questione di “fortuna”, o quanto meno di occasione e non solo di gambe. Nicolò ha avuto entrambe.

Ma per cogliere quell’occasione spesso non bastano neanche testa e gambe, serve un terzo elemento: la convinzione. E convinzione per Buratti fa rima con GP Sportivi di Poggiana. Solo 48 ore prima Buratti aveva trionfato nell’altra (importante) classica d’estate. Il successo che mancava.

«Sapevamo che Nicolò stesse bene – dice con il fiatone il suo diesse Alessio Mattiussi, mentre risale in bici verso il podio – La vittoria a Poggiana gli ha dato quella sicurezza che gli mancava. Non che Buratti sia un timido, ma si sa, il corridore è una persona particolare che ha bisogno anche di queste conferme. 

«Nicolò ci ha messo un po’ a sbloccarsi. Il Giro under 23 era l’obiettivo, ma a parte qualche piazzamento nei dieci non è andato benissimo. E anche all’italiano, era presente nella fuga buona ma non ha finalizzato. A quel punto abbiamo deciso di risposarci un po’ e di arrivare al meglio per questo finale di stagione».

Solo due giorni fa Nicolò aveva conquistato il GP Sportivi di Poggiana, ancora davanti ad uno Zalf, Guzzo (foto Photors)
Solo due giorni fa Nicolò aveva conquistato il GP Sportivi di Poggiana, ancora davanti ad uno Zalf, Guzzo (foto Photors)

Testa e gambe

Mattiussi ci parla di un corridore sempre sul pezzo. Sempre nelle azioni importanti e soprattutto in quella decisiva. 

«Una grande fetta di merito – riprende Mattiussi – è anche di Fran Miholjevic, che ha fatto un lavorone, e di tutta la squadra direi… anche dello staff! Perché il ciclismo è così: vince uno, ma lavora una squadra. In ammiraglia mi sono venuti i capelli bianchi».

«Come a Poggiana, c’erano i migliori al mondo e anche per questo siamo contenti. Abbiamo lavorato bene. Nicolò è un passista con un ottimo spunto veloce, ma ora che ha anche preso consapevolezza, con la sua gamba se la può giocare con i migliori al mondo».

Questa corsa è veramente difficile da controllare. Il suo percorso così irregolare è un invito a nozze per imboscate ed attacchi. Azzeccare le accelerazioni giuste non è facile. Il rischio è quello di sprecare molto. 

«Quest’anno la tattica mi ha favorito – dice Buratti – e non come l’anno scorso che la fuga era partita nei primi giri in basso. Stavolta si andava ad eliminazione nei giri finali.

«Il momento chiave c’è stato a sei giri dalla fine. Quando siamo andati via in 18. Inizialmente non ero dentro, ma poi collaborando con una decina di ragazzi siamo rientrati. Da lì in poi ad ogni passaggio sul muro si staccava qualcuno e per me andava bene così».

Buratti chirurgico

Nicolò non sta nella pelle. Ammette che vincere Capodarco, un’internazionale, è una bella emozione tanto più dopo Poggiana. Tutto è amplificato. «Una doppietta importante», dice.

«All’ultimo giro – racconta – siamo rimasti in sei. La corsa si poteva decidere sullo strappo o in volata. Io ho tenuto duro. Controllavo soprattutto De Pretto, che su un arrivo così esplosivo era molto pericoloso. Sì, lui forse ha scollinato sul muro mezza ruota davanti a me, ma poi io spinto a tutta. Ne avevo».

«Come la strada è spianata ho tirato su il 53 e ho dato il massimo. Mancavano 300 metri. Sono uscito all’ultima curva ai 200 metri credendo di essere partito un po’ troppo presto. Ma ho continuato a spingere. Ai 50 metri mi sono voltato e ho visto che avevo fatto il vuoto».

A quel punto Nicolò ha festeggiato, tanto da tagliare il traguardo a mani basse… come si dice in gergo.

Il podio con Buratti, De Pretto e Marcellusi (foto Mario Zannoni)
Il podio con Buratti, De Pretto e Marcellusi (foto Mario Zannoni)

Sogno azzurro

Non sta nella pelle Buratti. E fa bene. Non solo ha messo nel sacco due vittorie importanti, che di certo incideranno in positivo anche sul suo passaggio al professionismo, ma si è messo dietro fior fior di corridori. A partire dai temutissimi ragazzi della Groupama-Fdj.

«Direi – racconta Buratti – che è un ordine d’arrivo di tutto rispetto (anche Marcellusi terzo, ndr). La concorrenza era tanta e di qualità. I Groupama erano la squadra faro, ma noi del CFT abbiamo collaborato bene».

«Credo poi che un percorso come questo sia adatto a me. Sono d’accordo con Mattiussi: sono un passista veloce, ma salite di 3-4 chilometri come quelle di Capodarco sono nelle mie corde. E si è visto… Fare il muro di Capodarco con la gamba buona è davvero bello e tutto viene un po’ più facile. Anche se poi vincere non è mai banale».

«Adesso? Adesso – aggiunge il diesse Mattiussi – tiriamo avanti fino al Giro del Friuli e poi andiamo a caccia di una maglia azzurra per il mondiale».

CTF sugli scudi: Buratti cresce e sogna il professionismo

06.05.2022
6 min
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Il Cycling Team Friuli ha fatto incetta di risultati nella sua trasferta oltre confine alla Carpathian Couriers Race. Fran Miholjevic si è portato a casa la classifica generale, quella di miglior giovane e la classifica a punti. Un altro nome che ha brillato in territorio slovacco, al confine con la Polonia, è quello di Nicolò Buratti.

Il giovane corridore friulano, classe 2001, non è mai uscito dalla top ten nelle quattro tappe disputate. Ha conquistato il prologo di apertura, il quinto posto nella seconda frazione, infine un secondo ed un decimo posto nelle ultime due tappe.

Potremmo dire che è stata una trasferta prolifica…

E’ stata una bella gara, nella quale abbiamo fatto bene come squadra e anche dal punto di vista personale mi ritengo molto soddisfatto. Non mi aspettavo di poter vincere il prologo iniziale, mi sentivo bene ma non credevo fino a questo punto. Per quanto riguarda il resto delle tappe, sapevo fossero adatte a me.

E’ la tua seconda vittoria stagionale dopo il GP La Torre a Fucecchio.

Sono, anzi, siamo partiti forte quest’anno. Il giorno prima della vittoria a Fucecchio avevo ottenuto il secondo posto alla Firenze-Empoli (vinta da Guzzo, ndr). Il mese di marzo è andato molto bene, sono arrivato terzo al Gp Slovenian Istria, gara 1.2. Aprile è stato un mese un po’ più sfortunato.

Sei al secondo anno con il CTF, come ti trovi?

E’ una squadra continental che fa molta attività anche in altre Nazioni: Croazia e Slovenia su tutte. Questo ci permette di lavorare bene e di confrontarci con corridori e squadre di alto livello. Il team è davvero giovane, abbiamo solamente un corridore elite (Sergio Tu, corridore taiwanese richiesto da Merida, classe 1997, ndr). Sono gare con un parterre di atleti con un livello più alto rispetto a quello nazionale. Ti scontri con continental straniere davvero attrezzate.

Nicolò Buratti ha ottenuto la sua seconda vittoria stagionale aggiudicandosi il prologo iniziale della Carpathian Couriers Race
Nicolò Buratti ha ottenuto la sua seconda vittoria stagionale aggiudicandosi il prologo iniziale della Carpathian Couriers Race
E’ un confronto positivo per crescere e maturare anche in ottica professionismo.

Sì, anche perché l’obiettivo di ognuno di noi è quello di passare professionista. Confrontarsi con atleti che hanno avuto esperienze tra i pro’ è giusto, anche perché il livello, una volta tra i grandi, è alto. Diciamo che ci si abitua da subito. La mia prima gara fuori confine è stato il GP Adria Mobil nel marzo del 2021. Una corsa molto rinomata alla quale hanno partecipato anche la Bardiani ed i team development della Jumbo e della Groupama.

Hai fatto il primo anno da under 23 al Pedale Scaligero, come sei arrivato al CTF?

Nei due anni da junior non ero andato molto bene, anzi direi che sono stati i miei due anni peggiori. Le cause sono un po’ psicologiche ed un po’ per la maturazione fisica tardiva. Il primo anno da under 23 con il Pedale Scaligero mi ha permesso di crescere e di mettermi in mostra, così è arrivata la chiamata del Cycling Team Friuli. Essendo io friulano un po’ ci speravo e quando mi hanno contattato non ci ho pensato due volte. 

Il Cycling Team Friuli è una realtà che lavora con ragazzi giovani per formarli e farli crescere (foto Scanferla)
Il Cycling Team Friuli è una realtà che lavora con ragazzi giovani per formarli e farli crescere (foto Scanferla)
Che differenze hai trovato nel cambiare squadra?

Il CTF è un ambiente molto professionale, sotto tutti gli aspetti: da quello atletico a quello mentale. Si ragiona da grande team ed è importante per far crescere dei corridori pronti al professionismo. In più anche a livello di struttura e di supporto all’atleta ci sono molte strutture, come il CTFLab, cui si si appoggiano anche alcuni atleti professionisti. Curano la preparazione e la biomeccanica per ottenere il meglio una volta che si sale in bici.

Come ti trovi con la squadra e con Renzo Boscolo?

Il gruppo di atleti è molto unito, essendo poi tutti vicini di età è facile andare d’accordo. Renzo, insieme a tutto lo staff e al presidente Roberto Bressan, è il motore della squadra. E’ sempre pieno di energia e di idee, ci sta molto dietro ed è un punto di riferimento per tutti noi. 

Sul podio di Fucecchio, Boscolo (a sinistra) con il vincitore Buratti e il CT Friuli
Sul podio di Fucecchio, Boscolo (a sinistra) con il vincitore Buratti e il CT Friuli
A proposito di pro’, hai corso anche con loro?

Sì, sempre l’anno scorso ho corso con il Cycling Team Friuli la Cro Race e poi con la nazionale la Per Sempre Alfredo. Devo ammettere che ho provato una particolare emozione, soprattutto in Croazia dove per la prima volta ho corso accanto a Landa e Yates. Sono emozioni che però poi bisogna metabolizzare, perché alla lunga deve diventare la normalità.

Tu sei al terzo anno, stai già pensando al professionismo, magari dall’anno prossimo?

Ci penso, come è giusto che sia. Il mio è stato un percorso abbastanza graduale, con il primo anno qui al CTF ho capito cosa vuol dire fare ciclismo e la vita da corridore. Dal 2022 ho avuto un miglioramento ulteriore delle mie qualità tecniche, sarebbe bello passare pro’, ce la metterò tutta e credo di essere abbastanza maturo.

Anche tra i ragazzi c’è una bella amicizia, qui De Cassan (a sinistra) e Buratti (a destra) che festeggiano la vittoria al GP La Torre
Anche tra i ragazzi c’è una bella amicizia, qui De Cassan (a sinistra) e Buratti (a destra) che festeggiano la vittoria al GP La Torre
Che tipo di corridore ti senti di essere?

Se dovessi mettermi in una categoria direi quella dei passisti-veloci, me la cavo molto bene sui percorsi mossi, come alla Carpathian Couriers Race. Non sono molto veloce, piuttosto preferisco le gare dure con arrivi in gruppi ristretti. Mi sento più un corridore da corse di un giorno.

Prossimi appuntamenti? Farai il Giro d’Italia Under 23?

Lo farò, sarà la mia seconda partecipazione, l’anno scorso ho ottenuto dei buoni piazzamenti, quest’anno punterò a migliorarmi. Tra poco andrò sul Pordoi insieme a due miei compagni proprio per preparare il Giro. E’ l’appuntamento più importante in Italia e l’atmosfera che si respira è davvero entusiasmante.

Di carattere come ti descriveresti?

Abbastanza tranquillo, riservato ed introverso. Vado d’accordo con le persone, in gruppo mi trovo bene.