Gabriele Scagliola, mountain bike, Ciclistica Rostese

Scagliola: il biker della Rostese alla Lidl-Trek Future Racing

28.10.2025
7 min
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Dalla Rostese alla Lidl-Trek Future Racing, il salto è talmente grande che potrebbe spaventare chiunque, invece Gabriele Scagliola risponde dall’altra parte del telefono sereno e tranquillo. La spensieratezza dei suoi diciotto anni gli ha fatto vivere il primo incontro in Germania con leggerezza, ma anche tanta consapevolezza. Gabriele Scagliola sa dov’è ma ha le idee chiare e sa che nel devo team di una delle squadre WorldTour più importanti al mondo non ci è arrivato per caso. 

E’ tornato da poco dalla Germania, da Stoccarda, dove è stato per una settimana e ha potuto respirare il clima di quella che ora è casa. 

«Siamo stati una settimana nel quartier generale della Lidl – racconta – dove stanno allestendo anche una parte dedicata interamente al team. Abbiamo fatto tantissime cose, dagli shooting per il prossimo anno fino alla messa in sella. E’ stata una bellissima esperienza, certo che dalla Rostese alla Lidl-Trek il salto è grande. Ci siamo anche goduti qualche serata tutti insieme, la squadra ha organizzato un oktoberfest interno. Davvero particolare e divertente».

Gabriele Scagliola, mountain bike, Ciclistica Rostese
Gabriele Scagliola arriva dalla mountain bike, disciplina che lo ha lanciato
Gabriele Scagliola, mountain bike, Ciclistica Rostese
Gabriele Scagliola arriva dalla mountain bike, disciplina che lo ha lanciato

Dalla mtb alla strada

La storia di Gabriele Scagliola è quella di un ragazzo che si è innamorato della bicicletta in diversi modi. Tutto è partito con la mountain bike e dalla curiosità di provare qualcosa che aveva già attirato la sua attenzione

«Ricordo che la mtb – racconta Scagliola – è arrivata quando ero molto piccolo, avevo nove anni più o meno. Ero in vacanza con i miei genitori sul lago di Bolsena dove abbiamo una casa. Avevo visto che c’era una squadra di mountain bike così ho provato, giusto per passare il tempo. Quando siamo tornati a casa, in provincia di Torino, ho detto a mia mamma di cercarmi una squadra per correre. Così sono arrivato alla Ciclistica Rostese. Ai tempi giocavo anche a calcio ma dopo poco l’ho lasciato».

«All’inizio la strada non mi piaceva – continua – perché la trovavo monotona. Avevo provato ma senza troppo entusiasmo, così ho proseguito con il fuoristrada. Mi sono innamorato del ciclismo su strada da allievo secondo anno, quando ho riprovato a correre e ho scoperto il suo fascino».

Gabriele Scagliola, mountain bike
L’amore per le ruote grasse è legato al territorio e alla voglia di esplorarlo che lo contraddistingue fin da bambino
Gabriele Scagliola, mountain bike
L’amore per le ruote grasse è legato al territorio e alla voglia di esplorarlo che lo contraddistingue fin da bambino
Che differenze ci sono in questi due amori, mtb e strada?

Sono molto legato al mio territorio, alle montagne e al mio paese. Dietro casa ho un monte, il Musinè, dove ci sono tantissimi sentieri sui quali divertirsi. Sentimentalmente sono molto legato alla mountain bike. Del ciclismo su strada ho apprezzato la libertà che ti dona, passare tante ore in sella e condividere con gli altri ragazzi allenamenti e gare. Ci sono molti più atleti in questa disciplina e si creano legami intensi e profondi. 

Sei passato anche al ciclismo su strada e le cose sono andate bene, no?

Molto bene. Da allievo secondo anno ho fatto qualche corsa, sempre con la Rostese, a fine stagione. Poi dal 2024 ho iniziato la doppia attività insieme a un gruppo di ragazzi del team. Il mio diesse e io abbiamo spinto per creare un gruppo che facesse tutte e due le discipline. Il primo anno è stato impegnativo perché correvo il sabato in mtb e la domenica su strada. Mentre quest’anno abbiamo pianificato bene la stagione per non sovraccaricare. 

Gabriele Scagliola, mountain bike, mondiali mtb Svizzera 2025 (foto Instagram)
Gabriele Scagliola impegnato nei mondiali mtb 2025 in Svizzera (foto Instagram)
Gabriele Scagliola, mountain bike, mondiali mtb Svizzera 2025 (foto Instagram)
Gabriele Scagliola impegnato nei mondiali mtb 2025 in Svizzera (foto Instagram)
Sono arrivati anche i primi risultati…

Ho visto una crescita davvero impressionante su strada. Quando ho iniziato non avevo nemmeno il potenziometro, mi è arrivato a metà del primo anno (2024, ndr). Ora per un allievo è quasi impensabile correre senza, ma io pensavo solo a divertirmi. 

Arrivi dalla mtb e dalla strada, quali ciclisti ti hanno fatto innamorare di queste discipline? 

Mtb, Nino Schurter, senza alcun dubbio. Mentre su strada Peter Sagan, anche se mi rispecchio in Van Der Poel per la polivalenza e la passione per le diverse specialità.

Gabriele Scagliola, strada, Pedala con Zazà
Scagliola ha iniziato a correre su strada da juniores e in poco tempo ha trovato grandi numeri e vittorie importanti
Gabriele Scagliola, strada, Pedala con Zazà
Scagliola ha iniziato a correre su strada da juniores e in poco tempo ha trovato grandi numeri e vittorie importanti
Come sono arrivati i contatti con la Lidl-Trek?

Andando forte e iniziando a vincere si sono avvicinati i primi procuratori. Mi sono preso un periodo di tempo per capire cosa fare perché non ero sicuro di voler firmare subito e vincolarmi con gente che non conosco. Alla fine ho parlato con Fabio Felline, con il quale siamo diventati amici nel corso del tempo, e lui mi ha detto di non avere fretta, se uno va forte le squadre arrivano. Mi ha consigliato di parlare con Giovanni Lombardi, che lo ha seguito in tutta la sua carriera. Siamo andati a cena tutti insieme e ho deciso di firmare con lui, giusto per tutelarmi.

Ti ha portato lui alla Lidl-Trek?

Si erano avvicinate altre squadre prima di loro. La prima è stata la Ineos, poi la Movistar e infine la Red Bull-BORA. Ero ormai quasi un corridore della Red Bull ma alla fine la cosa è saltata perché alcuni ragazzi del devo team non sarebbero passati nel WorldTour e quindi c’erano meno posti liberi. Ci sarebbe stato da aspettare, forse troppo, così ho preso l’occasione al volo ed eccomi qui in Lidl-Trek

Gabriele Scagliola insieme a Martino Pettigiani, suo diesse alla Rostese
Gabriele Scagliola insieme a Martino Pettigiani, suo diesse alla Rostese
Gabriele Scagliola insieme a Martino Pettigiani, suo diesse alla Rostese
Gabriele Scagliola insieme a Martino Pettigiani, suo diesse alla Rostese
Ci sono stati anche dei contatti con squadre italiane? 

Che io sappia no. Ma ero deciso di voler andare all’estero, l’impatto è davvero grande ma penso sia la cosa giusta per la mia crescita. Interfacciarmi con figure nuove e altre persone mi darà modo di imparare tanto. Ho anche chiesto di essere seguito da un preparatore straniero, voglio approcciarmi e sperimentare metodi di allenamento differenti. 

In questa settimana con chi hai parlato?

Con tanti ragazzi del devo team, praticamente li ho conosciuti tutti. Poi nei vari incontri ho conosciuto anche i corridori del WorldTour visto che eravamo spesso tutti insieme. Ad esempio Mads Pedersen mi ha dato una mano e dei consigli nella messa in sella, mentre con gli altri italiani come Ciccone e Bagioli ho parlato del più e del meno. C’era anche Ayuso.

Gabriele Scagliola, mountain bike, Ciclistica Rostese (foto Instagram)
La mountain bike rimarrà centrale anche nel suo primo anno alla Lidl-Trek Future Racing (foto Instagram)
Gabriele Scagliola, mountain bike, Ciclistica Rostese (foto Instagram)
La mountain bike rimarrà centrale anche nel suo primo anno alla Lidl-Trek Future Racing (foto Instagram)
Che effetto fa averli così vicini?

E’ strano passare dalla televisione alla realtà e dover far finta di niente. Non ho neanche chiesto una foto, non volevo sembrare il ragazzino invadente. Alla fine sono e saranno miei compagni di squadra. 

Quindi hai già portato la bici nuova a casa? L’hai provata?

Sì, è qui con me. L’ho provata per un giretto, ma sono in off season quindi devo ancora pazientare un pochino per girarci seriamente. Ma non mi farò divorare dalla fretta, c’è tutto il tempo. 

Gabriele Scagliola, mountain bike, Ciclistica Rostese (foto Instagram)
Scagliola è cresciuto e maturato lontano dagli estremismi del ciclismo moderno (foto Instagram)
Gabriele Scagliola, mountain bike, Ciclistica Rostese (foto Instagram)
Scagliola è cresciuto e maturato lontano dagli estremismi del ciclismo moderno (foto Instagram)
Sei primo anno under, vuol dire che ci sarà anche la scuola?

Assolutamente. Sto finendo il liceo scientifico-sportivo. Sono all’ultimo anno, a giugno avrò la maturità. Quando ho scelto questa scuola l’ho fatto per il programma visto che mi interesso tanto di nutrizione e allenamento. Non pensavo che il ciclismo sarebbe diventato il mio lavoro. In futuro magari mi piacerebbe anche continuare gli studi e iscrivermi all’Università, magari alla facoltà di Scienze Motorie.

Già da subito?

Al momento non ci penso. Anche se la squadra offre la possibilità di avere un piano interno di studi, ne parlavo con un ragazzo in questi giorni. Praticamente ti seguono e ti aiutano attraverso dei tutor nel percorso universitario, è una cosa molto interessante.

Prossimi impegni in squadra?

Ci vedremo direttamente al ritiro di dicembre, lì parleremo anche dei programmi. Quest’anno manterrò ancora la doppia attività, il team è favorevole. Anche se il futuro lo immagino su strada. 

Van Der Poel: i passi verso il mondiale di mountain bike

12.09.2025
6 min
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L’appuntamento iridato di Mathieu Van Der Poel si avvicina, il corridore olandese cercherà la vittoria al mondiale di mountain bike in Svizzera questa domenica, il 14 settembre. La caccia alla sua quarta maglia iridata si è aperta già da qualche mese. Van Der Poel ha rinunciato all’idea di andare a correre in Rwanda, così come tanti altri atleti, e tra sé e sé avrà fatto i conti con gli obiettivi che ancora può raggiungere in una carriera unica. Il fuoristrada è il suo grande amore. E’ arrivato dal ciclocross, dove ha saputo conquistare tutto, per poi passare alla strada e replicare. Un altro tassello è arrivato con il gravel, dove Van Der Poel ha conquistato il titolo iridato lo scorso anno. 

La nuova, o per meglio dire vecchia sfida è la mountain bike. L’atleta dell’Alpecin-Deceuninck si era messo alla caccia di un titolo importante alle Olimpiadi di Tokyo 2021, andando però lontano dall’ottenerlo. Tuttavia la sensazione è che il campionato del mondo in palio in Svizzera domenica prossima sia qualcosa sul quale Van Der Poel non è disposto a scendere a patti. 

Van Der Poel è tornato a correre in mtb a Les Gets dopo un periodo di pausa (foto Alpecin-Deceuninck)
Van Der Poel è tornato a correre in mtb a Les Gets dopo un periodo di pausa (foto Alpecin-Deceuninck)

Stop e ripresa

Se l’obiettivo era già settato da parecchio tempo non lo è stato il cammino di avvicinamento. L’iridato di Glasgow si è dovuto ritirare dal Tour de France a causa di una polmonite, uno stop forzato che lo ha costretto a rivedere i suoi piani di allenamento. 

Una volta ristabilito è tornato in corsa al Renewi Tour. In Belgio ha fatto vedere di essere in crescita, conquistando un secondo posto finale alle spalle di un ottimo Arnaud De Lie. Sull’ammiraglia della Alpecin, in quei giorni c’era, Christoph Roodhooft, sport director del team. A lui ci siamo rivolti per farci raccontare questi ultimi mesi di Van Der Poel, dal ritiro al Tour al mondiale di Valais 2025

Al Tour l’olandese è stato costretto al ritiro da una polmonite (foto Leon van Bon)
Al Tour l’olandese è stato costretto al ritiro da una polmonite (foto Leon van Bon)
Ripartiamo dal Tour, come si è ripreso Van Der Poel dalla polmonite?

Ha dovuto prendersela comoda per diversi giorni. Riposo, allenamenti leggeri quando possibile e grande attenzione al recupero sono stati fondamentali. Soprattutto, è stata una questione di pazienza: il suo corpo aveva bisogno di riprendersi completamente prima di poter tornare a gareggiare ad alti livelli.

Come si è allenato durante quelle settimane? Che tipo di allenamento ha fatto? Più specifico per la mtb?

E’ andato in Spagna, la sua solita base di allenamento, dove ha combinato lunghe uscite di resistenza con alcuni lavori a intervalli man mano che progrediva. Non c’era abbastanza tempo per fare allenamenti specifici in vista degli impegni di mountain bike, per questo abbiamo aspettato dopo il Renewi Tour. 

Nel mese di agosto Van Der Poel si è riposato e ha ricostruito la condizione (foto Instagram)
Nel mese di agosto Van Der Poel si è riposato e ha ricostruito la condizione (foto Instagram)
Quanto è stato importante il Renewi Tour per le sue future gare? E perché?

Il Renewi Tour lo ha aiutato a ritrovare il senso del ritmo e l’intensità della gara. E’ stato importante per ricostruire la competitività e la fiducia senza rischiare immediatamente con una gara in mtb. In altre parole, è servito da ponte verso una preparazione più specifica per il fuoristrada.

La forma era quella che vi sareste aspettati?

Per un ciclista che stava tornando da una polmonite la sua forma era già abbastanza buona. Non al massimo come a luglio, ovviamente, ma fisicamente era vicino al suo miglior potenziale. Mentalmente, ritrovare la fiducia sulla bici era altrettanto fondamentale.

Il ritorno in gara è avvenuto a fine agosto al Renewi Tour, dove VDP ha vinto una tappa a Geraardsbergen (foto Rhode Photos)
Il ritorno in gara è avvenuto a fine agosto al Renewi Tour, dove VDP ha vinto una tappa a Geraardsbergen (foto Rhode Photos)
La vittoria a Geraardsbergen è stata importante?

Assolutamente sì. Ha confermato che era tornato competitivo e in grado di vincere. E’ stata una spinta sia fisica che mentale, che gli ha dato fiducia per i suoi obiettivi più ambiziosi, ovvero il mondiale di mountain bike.

La decisione di partecipare al campionato del mondo di mtb è stata condivisa con la squadra?

Sì. In una squadra come la Alpecin-Deceuninck, queste decisioni vengono sempre discusse. Gli atleti, in questo caso Van Der Poel, la direzione e il management della squadra valutano insieme i rischi e le opportunità. È una decisione di squadra, mai individuale.

Van Der Poel ha corso a Les Gets come ultima gara prima del mondiale arrivando sesto (foto UCI MTB World Series)
Van Der Poel ha corso a Les Gets come ultima gara prima del mondiale arrivando sesto (foto UCI MTB World Series)
Quanto è stata importante la gara di Les Gets in vista del mondiale di domenica?

Les Gets è stata importante. Il percorso era tecnico e impegnativo, paragonabile a quello del prossimo campionato del mondo ( in apertura foto UCI MTB World Series). E’ stata un’occasione per ritrovare la fiducia e le capacità tecniche, cosa che ha fatto. Ha anche affrontato la gara con cautela, costruendo un buon risultato senza correre rischi inutili.

Van Der Poel ha mostrato alcune lacune tecniche rispetto ai corridori che si concentrano regolarmente sulla mountain bike, riuscirà a colmare questo divario?

Dipende da un po’ più di allenamento tecnico, più tempo sulla mtb ed esperienza su percorsi simili. Impara in fretta, ma serve tanta concentrazione. I migliori biker sono tecnicamente molto forti, ma questo può essere compensato da una condizione fisica ottimale. E non è che Mathieu non sia tecnicamente capace!

Il percorso iridato sarà molto tecnico, per VDP sarà importante arrivarci al top della condizione (foto UCI MTB World Series)
Il percorso iridato sarà molto tecnico, per VDP sarà importante arrivarci al top della condizione (foto UCI MTB World Series)
L’assenza di ciclisti di alto livello come Pidcock apre la strada a Mathieu per vincere l’ultima maglia iridata che gli manca?

Sicuramente aiuta, ma non è una garanzia. Il parterre che si troverà ad affrontare domenica è eccezionalmente forte e imprevedibile. Le condizioni del percorso, il tempo e i piccoli errori sono tutti fattori importanti. Anche se l’assenza di Pidcock aumenta le possibilità di Mathieu, il resto della concorrenza non deve essere sottovalutato. Dovrà essere al top della forma, ed è proprio su questo che ha lavorato nell’ultima settimana prima della gara.

Q36.5 è anche mountain bike con il kit di Tom Pidcock

24.07.2025
3 min
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La stagione di mountain bike è ormai iniziata da qualche settimana ed è il momento di proiettarsi sugli sterrati. Q36.5, brand di Bolzano che da diverse stagioni lavora nel ciclismo professionistico su strada, quest’anno è atteso da diverse sfide anche nel fuoristrada. L’arrivo nel team di Tom Pidcock ha aperto le porte ai biker e alle loro esigenze. Il britannico, campione olimpico a Parigi 2024 della specialità, ha esordito nella prova di Coppa del mondo UCI ad Andorra. 

Per l’esordio di Tom Pidcock è stato presentato da Q36.5 un kit ufficiale che verrà utilizzato nelle gare della stagione di mountain bike. Una serie di capi d’abbigliamento realizzati seguendo le idee e le esigenze tecniche raccolte durante la stagione su strada da parte di Pidcock. Il kit si compone di: maglia Gregarius Pro Team Offroad, pantaloncini Dottore, calzini Aero e body ufficiale da gara. 

Il nuovo kit realizzato da Q36.5 per la mtb ha debuttato con Tom Pidcock nella prova di Coppa del mondo ad Andorra
Il nuovo kit realizzato da Q36.5 per la mtb ha debuttato con Tom Pidcock nella prova di Coppa del mondo ad Andorra

Debutto in gara

Ogni prodotto è stato studiato, sviluppato e realizzato con l’intento di offrire la miglior prestazione possibile anche in condizioni climatiche difficili. Dato che la stagione calda è ormai nel vivo la maglia Gregarius Clima Pro Team Offroad dispone di un tessuto leggero, con un design innovativo capace di far respirare la pelle. Prestazioni e comfort vanno di pari passo grazie allo sviluppo tecnico avvenuto nei laboratori di Q36.5. 

Il debutto in corsa, avvenuto durante la prova di coppa del mondo UCI ad Andorra, è stato celebrato con una grafica esclusiva che ha voluto celebrare la vittoria a Parigi 2024. 

La maglia è cucita con tre tessuti differenti, sulle maniche Q36.5 ha optato per un design aerodinamico
La maglia è cucita con tre tessuti differenti, sulle maniche Q36.5 ha optato per un design aerodinamico

Caratteristiche tecniche

La maglia Gregarius Clima Q36.5 Pro Team Offroad è progettata con un sistema che permette una mappatura avanzata del corpo. Inoltre, sono stati utilizzati tre tessuti differenti nella fase di cucitura: il primo composto da reti ultraleggere per la parte di petto e schiena. In questo modo si riesce a garantire la giusta termoregolazione anche a velocità minori. Nella zona delle maniche, invece, Q36.5 ha optato per un tessuto aerodinamico a coste da 6 millimetri. Le tasche posteriori in power mesh favoriscono sempre la traspirabilità senza compromettere l’elasticità del tessuto. 

Per gli appassionati di mountain bike e non solo il kit replica, che prevede la sola maglietta, è disponibile alla vendita presso i rivenditori autorizzati Q36.5 e sul sito ufficiale del brand

Prezzo: 140 euro. 

Q36.5

Ecco Formula per il nuovo catalogo Ciclo Promo Components

09.09.2024
3 min
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I primi giorni di settembre vedono da abitudine ormai consolidata Ciclo Promo Components presentare il proprio catalogo ufficiale per la nuova stagione. Si tratta di uno strumento di lavoro destinato ad accompagnare per un anno intero i tantissimi negozianti che trovano da sempre nella commerciale veneta un compagno di viaggio affidabile e altamente professionale. 

Il catalogo per il 2025 di Ciclo Promo Components
Il catalogo per il 2025 di Ciclo Promo Components

Ecco Formula

L’edizione 2025 del catalogo di Ciclo Promo Components porta in dono una bella novità. Si tratta di Formula, marchio Made in Italy specializzato nella realizzazione di freni, sospensioni e forcelle di alta gamma, del quale Ciclo Promo Components è da oggi distributore esclusivo per l’Italia. Il brand Formula ha le sue origini in Toscana, esattamente a Prato, dove nel 1972 nasce la AIM, un’azienda che con le sue innovazioni ha lasciato il segno nel mondo delle competizioni di regolarità e moto cross. Quella di AIM è un’avventura lunga quindici anni, costellata di successi ed innovazioni che ancora oggi vengono utilizzate nel mondo della moto. 

Formula è un marchio diventato un punto di riferimento per la mountain bike
Formula è un marchio diventato un punto di riferimento per la mountain bike

Riferimento per la mtb

Nel 1987, sull’onda dell’esplosione della mountain bike, AIM lancia il marchio Formula con l’obiettivo di applicare la tecnologia del mondo moto a quello della mountain bike e così diventare un riferimento per i bikers.

Tra le tante innovazioni proposte da Formula va sicuramente segnalato il primo freno a disco idraulico della storia della mountain bike, presentato nel 1993 e che ha rivoluzionato l’intero settore off road. Negli anni successivi, Formula ha sviluppato freni con materiali di altissima qualità in grado di garantire risultati in termini di potenza, modulazione e performance. Numerosi atleti hanno gareggiato con i freni Formula e hanno ottenuto affermazioni prestigiose in molte competizioni, in particolare nel downhill con la conquista di diversi titoli mondiali.

Non solo sospensioni, ma anche freni e tanti altri componenti tecnici
Non solo sospensioni, ma anche freni e tanti altri componenti tecnici

Tante novità

I successi ottenuti sui campi gara hanno spinto Formula ad ampliare ulteriormente la propria linea di prodotti. A partire da Nebbia, primo ammortizzatore ad aria per mountain bike, fino alla presentazione dell’ultima novità. Si tratta di Belva, la forcella a doppia piastra specifica per Enduro. Oggi Formula è diventata un punto di riferimento nella mountain bike, sia dal punto di vista delle prestazioni sia per la qualità costruttiva. Tutto ciò è stato ottenuto grazie ad una visione innovativa e alla scelta di inserirsi nel solco della grande tradizione ingegneristica italiana che ha nel Made in Italy il suo carattere distintivo.

E’ importante ricordare che i prodotti Formula saranno disponibili presso i negozi affiliati a Ciclo Promo Components a partire dalla fine del mese di settembre.

Ciclo Promo Components

Avondetto lancia la sfida azzurra a Pidcock

05.07.2024
6 min
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PINEROLO – Pensi a Pinerolo e ti vengono alla mente tappe epiche del Giro d’Italia e, vista la recente zampata di Tadej Pogacar di martedì, anche del Tour de France. Ci troviamo in una terra magica per il ciclismo, quella in cui nel 1949 trionfò Fausto Coppi dopo la mitica fuga in solitaria con indosso l’indelebile maglia biancoceleste. Poco sopra San Secondo di Pinerolo, ad aspettarci troviamo, in sella alla sua inseparabile Wilier, Simone Avondetto.

La sua maglia stellata di campione europeo assoluto, casacca che mai nessun azzurro aveva indossato nella storia della mountain bike, ci rapisce lo sguardo. Un breve saluto e poi il ventiquattrenne che già tra gli under 23 aveva centrato l’accoppiata titolo continentale e iridato, ci comincia a raccontare come tutto è nato, grazie anche allo stimolo del fratello maggiore Gabriele, che ha continuato a macinare chilometri in ice trike (bici a tre ruote) anche dopo un brutto male.

Un sogno che assume contorni ancora più nitidi ora che il ventiquattrenne della Wilier Triestina–Pirelli Factory Team vestirà la casacca azzurra della nazionale all’Olimpiade di Parigi 2024. La conferma è arrivata giusto oggi nella conferenza stampa organizzata da Coni e Federciclismo alla Sala Giunta del Coni.

Simone Avondetto, 24 anni, con la maglia di campione europeo (foto UEC)
Simone Avondetto, 24 anni, con la maglia di campione europeo (foto UEC)
Simone, che effetto fa vedere il tuo nome nella lista dei convocati per i Giochi?

Le Olimpiadi sono l’evento sportivo più grande al mondo: è un onore per me poterci andare. Quando sei piccolo sogni di arrivare lì, ai Giochi, è un sogno che si avvera e sono molto emozionato di averlo tramutato in realtà. 

Quando hai iniziato a fare mountain bike?

Sin da piccolino, ho fatto tutte le categorie giovanili. Le prime gare ho cominciato a farle quando avevo 6 anni.

Perché questo sport?

I miei genitori andavano in bici e ho iniziato così. Mio papà ancora adesso ogni tanto si cimenta in qualche gara amatoriale, ma mai di alto livello. Poi mio fratello maggiore Gabriele, che ha fatto gare sino a qualche anno fa. Ci siamo sempre allenati insieme e andavamo alle gare insieme, per cui è stato bello crescere insieme in quest’ambiente. La bici non è soltanto a due ruote, ma anche a tre e sono contento di allenarmi spesso qui attorno a casa con lui, tra strada e sentieri che si possono percorrere anche col trike o con l’handbike.

Con suo fratello Gabriele, passato alla ice trike (bici a tre ruote) dopo un brutto male
Con suo fratello Gabriele, passato alla ice trike (bici a tre ruote) dopo un brutto male
La maglia di campione europeo pesa o è una spinta in più?

Per me non cambia nulla. L’europeo era un obiettivo, quello l’ho centrato, ma la stagione non è finita lì e ce ne sono altri da raggiungere. Indossare o non indossare questa maglia però non mi fa differenza, nel senso che è tutto uguale a prima e non mi ha condizionato nell’avvicinamento olimpico a Parigi.

Ci pensi però a quando sembrava soltanto un sogno lontano?

Sì, devo ammetterlo. All’europeo stavo bene, quindi puntavo a fare una bella gara, anche se non mi aspettavo di vincere. Invece, ci sono riuscito e ne sono fiero.

Che ne pensi del percorso di Parigi?

E’ un po’ diverso da quelli che siamo abituati ad affrontare in Coppa del mondo perché è tutto artificiale, con un terreno molto compatto e veloce. Anche se non è uno dei miei preferiti, so che si sono impegnati tantissimo per renderlo il più bello possibile, quindi, sono sicuro che ci divertiremo.

Il percorso di crescita Simone Avondetto prosegue: l’europeo ha seguito il mondiale U23
Il percorso di crescita Simone Avondetto prosegue: l’europeo ha seguito il mondiale U23
Hai già parlato di tattiche col ct Mirko Celestino?

Vedremo come gestire la gara. Con Mirko c’è un gran rapporto ci troviamo bene, oramai è un veterano visto che dovrebbe essere all’ottavo anno da ct. Per quanto riguarda, invece, il movimento italiano, c’è ancora tanto da fare affinché cresca e si allarghi sin dalla base. Gli altri Paesi come Francia, Danimarca e Svizzera hanno dei vivai sconfinati e te ne accorgi quando vai alle gare. Alla fine, dalla massa qualcuno forte esce sempre. 

Hai stravinto col freddo, col caldo come te la cavi?

Vedremo, non so (sorride, ndr). A Parigi per fortuna siamo abbastanza a nord, per cui speriamo che le temperature non siano troppo alte e che questo fattore non incida. 

Tante stelle della strada sono dei funamboli anche nel cross country. Dall’olimpionico Tom Pidcock al fuoriclasse Mathieu Van der Poel: che ne pensi di questa tendenza?

Fa bene al nostro mondo e loro sicuramente portano un po’ di pubblico e appassionano le folle. In più, alzano l’asticella sotto il punto di vista tecnico delle gare, per cui vedo soltanto punti favorevoli da questo. Sono tutti degli esempi, esprimono talento puro e sono convinto che ci sia sempre qualcosa da imparare da loro. Van der Poel ha detto che abbandonerà la mountain bike, dunque, penso che non lo vedremo più alle gare per un po’ dopo Parigi. Pidcock invece continua a dividersi tra strada e mountain bike

Pidcock resta un riferimento anche nel mondo della mountain bike, forse il suo preferito
Pidcock resta un riferimento anche nel mondo della mountain bike, forse il suo preferito
Che cosa ruberesti all’asso britannico?

A Pidcock probabilmente tutto, perché se è sempre lì davanti vuol dire che va molto di più di tutti gli altri. Potessi avere le sue gambe, sarebbe fantastico

Hai mai pensato di fare il percorso opposto e provare la strada?

Sinceramente no. Mi piace quello che faccio e non penso che cambierei. Mi alleno circa 20 ore a settimana e ho la fortuna che la mia passione è diventata il mio lavoro. E’ vero, ogni tanto bisogna stare tanto via da casa, ma lo faccio sempre super volentieri.

Hai qualche idolo a cui ti sei ispirato?

Su tutti Nino Schurter. Poi ancora Absalon e Kulhavy, sono cresciuto un po’ in quell’epoca. Nino non smette di correre, per cui me lo trovo sempre lì anche in Coppa del mondo. Ricordo l’emozione di vedermi al suo fianco le prime volte e fa effetto il fatto che sia ancora competitivo ad altissimo livello a 38 anni suonati e lotti sempre per la vittoria, sbagliando raramente.

Avondetto corre con la maglia del Wilier Triestina–Pirelli Factory Team
Avondetto corre con la maglia del Wilier Triestina–Pirelli Factory Team
Se non avessi fatto mountain bike, ti saresti cimentato in qualche altro sport?

Non saprei, perché a livello agonistico ho sempre fatto questo sin da ragazzino. Mi piacciono molto lo sci di fondo o il biathlon, quindi chissà. Quest’anno la neve è un po’ scarseggiata, ma quando potevo andavo a sciare anche lo scorso inverno, di solito a Pragelato.

E al mondiale di fine agosto in Andorra ci pensi?

E’ un bellissimo tracciato, su cui facevano anche Coppa del mondo per cui anche quello è sicuramente nella lista degli obiettivi stagionali

Un biker tra gli stradisti. Ilias Periklis corre e si diverte

11.10.2023
4 min
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Scorrendo la classifica del Tour de Langkawi, recentemente terminato, si nota come al 19° posto, figuri Ilias Periklis. Questo nome non dirà molto agli appassionati assoluti della strada, ma è un vero totem invece per quel che riguarda i biker, la mountain bike.

Periklis infatti è uno dei maggiori interpreti delle marathon. Ha in tasca non si sa quanti titoli nazionali (anche nel cross country), ha preso parte a due Olimpiadi e ha vinto il titolo mondiale marathon nel 2012. 

L’ateniese impegnato alle Olimpiadi di Tokyo. Aveva preso parte anche a quelle di Londra 2012
L’ateniese impegnato alle Olimpiadi di Tokyo. Aveva preso parte anche a quelle di Londra 2012

Un greco in Asia

Ilias è un greco, classe 1986, e in Mtb ha corso per tanti anni nelle fila dei team di Andrea Marconi, manager marchigiano, che tra l’altro annovera anche il portoghese Thiago Ferreira, anche lui iridato marathon e, dicono fonti attendibili, i cui valori fisici sono stellari. E per stellari intendiamo al pari o superiori a gente che non troppo recentemente ha vinto il Tour de France.

Ma torniamo ad Ilias. Al Langkawi ha corso vestendo i colori della Li Ning Star, una continental cinese. E quando lo abbiamo visto davanti ci siamo chiesti cosa ci stesse facendo un biker in mezzo agli stradisti.

«Se penso a me ciclista – ci ha detto Periklis – mi sono sempre visto su entrambi i fronti. Ho sempre pedalato sia in Mtb che su strada. Il ciclismo su strada è la base di tutte le discipline ciclistiche!

«Fin dall’inizio ho avuto anche buoni risultati e un buon feeling con il ciclismo su strada e credo che le mie caratteristiche di ciclista siano più vicine agli sport di resistenza. E per me la migliore combinazione è stata la disciplina marathon, che unisce le caratteristiche della Mtb e della strada».

Tour of Hellas 2022: Ilias in azione con la maglia della nazionale greca
Tour of Hellas 2022: Ilias in azione con la maglia della nazionale greca

Biker e scalatore

Il greco ha voluto così fare questa prova. Il pallino della strada ce l’ha sempre avuto. Una passione che negli anni è andata ad aumentare sino a laurearsi campione nazionale nel 2007 e nel 2020. Il suo percorso è un po’ l’opposto di quel che ha fatto Diego Rosa.

In questa stagione Ilias ha preso parte a molte corse con la nazionale greca. Ha persino vinto una gara in Uzbekistan, ha colto due top ten nei campionati nazionali sia a crono che in linea e ha anche vinto la classifica degli scalatori al Giro di Albania, corsa che tra l’altro aveva visto un discreto livello di partecipazione.

«Il livello in queste gare come il Langakawi è alto – ha detto Periklis – ma io mi diverto perché ci sono corridori di grande qualità quindi è bello correre tra loro. In più a fine stagione non è facile affrontare tante ore di corsa, in quel clima umido… le difficoltà maggiori che ho incontrato sono state queste e anche la posizione in gruppo, ma quella credo sia difficile sempre… e non solo perché sono un biker!

«Su strada è molto diverso correre: in mtb imposti la tua gara, hai un piano e lo segui. Su strada devi cambiare il tuo piano molte volte quindi questo è più stressante».

«Posso fare bene su tutti i terreni – ha detto Periklis – ma mi piace di più la salita! E in generale le più difficili, quelle in cui “devi” continuare a spingere quando la tua testa invece dice di no».

E questa è una tipica risposta da biker e da biker di lunghe distanze. Spesso questi atleti nelle gare di alta montagna si ritrovano a spingere forte da soli per ore. E non è un caso che diversi biker siano anche degli ottimi cronoman. E non è dunque un caso che lo scorso anno Ilias abbia vinto il titolo nazionale contro il tempo.

Periklis al Tour de Langkawi, il greco ha chiuso al 19° posto. Ora corre ad Hainan (foto Instagram)
Periklis al Tour de Langkawi, il greco ha chiuso al 19° posto. Ora corre ad Hainan (foto Instagram)

Nuove sfide

Ma quindi cosa ci faceva Periklis al Langkawi? Semplicemente correva. Anziché farlo in mtb, il greco ha deciso di puntare, almeno per questo scorcio di stagione, sulla strada. Fonti attendibili ci dicono che abbia ricevuto una buona offerta. Quest’anno aveva corso moltissimo su strada, lui voleva continuare su questa falsariga e quindi ha colto questa occasione. 

Inizialmente la nostra idea era che Ilias mirasse ad ottenere punti per strappare un pass per Parigi 2024. «Nessun pass, il sogno olimpico ormai è finito – ha concluso Periklis – Ma posso dire che continuerò a partecipare ad eventi importanti».

E i nuovi eventi dopo il Langkawi si chiamano Tour of Hainan, gara a tappe, sull’omonima isola nel Sud della Cina. Rispetto al Langkawi c’era qualche salita in più, ma anche un livello maggiore. E anche in questo caso Periklis se l’è cavata benone.

Assos, la maglia di Cole Paton in edizione limitata

06.10.2023
3 min
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Una nuova maglia entra nel mondo di Assos, azienda svizzera che realizza capi ed abbigliamento per il ciclismo. Ecco presentata la Cole Paton, un prodotto in edizione limitata che nasce dalla collaborazione con l’atleta ambassador di Assos. Atleta americano di 25 anni che della bicicletta e dell’avventura, fra il gravel e la mountain bike, ha fatto la sua filosofia di vita. Così questo modo di vivere e di pensare è stato trasportato anche sull’abbigliamento, ed ecco che nasce la maglia Cole Paton.

Cole Paton ha usato questa maglia durante tutta la stagione
Cole Paton ha usato questa maglia durante tutta la stagione

Edizione limitata

Una maglia, quella di Cole, personalizzata e resa unica, che è stata usata in gran parte delle sue gare. Ora questa unicità è stata messa a disposizione di tutti gli amanti della bici per un periodo limitato, fino a esaurimento scorte. 

«L’idea era di creare qualcosa di retrò – ha detto Cole Paton – che si facesse notare da lontano. Mi sono ispirato ai famosi blocchi di colore di Mondrian, a cui ho voluto aggiungere un accento anni ’90».

Assos ha realizzato questa maglia partendo da un modello base da gara Equipe RS. Un prodotto realizzato con tessuti ultraleggeri e con vestibilità e design aerodinamici. Segue le linee del corpo come se fosse una seconda pelle ed è lo stesso modello con cui gareggia Cole, senza loghi e sponsor: solo colori e linee. 

Stabile e traspirante

La maglia Cole Paton unisce un corpo realizzato con tessuto MiniCheck Tex, quello che crea la tipica trama delle maglie Assos, ad un inserto Stabilizer nella zona delle tasche, per avere una migliore stabilità. Sia la parte delle maniche che quella delle tasche sono cucite in tessuto indemagliabile Push Pull, che conferisce traspirabilità e un’elasticità bidirezionale. 

Il fit scelto è l’AeroFit, ovvero il più aggressivo e performante di casa Assos, ideato per i team professionistici. Le parti di congiunzione sono state nastrate e non cucite, per ridurre l’ingombro, la frizione e le irritazioni. 

Le tasche sono pre strutturate, per aumentare la capienza e la stabilità una volta riempite. Un risvolto protegge gli effetti personali e un foro nella tasca destra permette il passaggio del cavo degli auricolari.

Realizzata all’85% Poliestere, 9% Elastan e 6% Poliammide. Il prezzo al pubblico è di 200 euro, con taglie che vanno dalla XS alla XL.

Assos

A Finale Ligure nasce il primo Exept Shop

03.05.2023
4 min
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FINALE LIGURE – Lo scorso 21 aprile è stato inaugurato il primo negozio ufficiale “firmato” Exept, giovane e innovativo brand specializzato nella realizzazione di telai monoscocca in carbonio su misura. All’inaugurazione eravamo presenti anche noi di bici.PRO. Qualche mese prima avevamo avuto l’opportunità di vedere in anteprima i locali che avrebbero ospitato il nuovo store. La sorpresa nel rivederlo a lavori ultimati è stata davvero tanta.

In occasione dell’inaugurazione ufficiale abbiamo avuto l’opportunità di scambiare qualche parola con Chiara Rodino, responsabile marketing di Exept.

Lo staff di Expet presente all’inaugurazione dello shop di Finale Ligure
Lo staff di Expet presente all’inaugurazione dello shop di Finale Ligure
Per chi come noi ha avuto qualche mese fa l’opportunità di vedere i locali del nuovo negozio quando erano un vero “cantiere”, la sorpresa di oggi è stata davvero tanta…

Effettivamente, se pensiamo a solo qualche mese fa, anzi a qualche settimana fa, i lavori da fare erano davvero tanti. Abbiamo fatto i salti mortali per arrivare al risultato finale di oggi. Non possiamo nascondere che siamo davvero contenti di come il negozio sia venuto. 

A marzo avete presentato il vostro configuratore online. Oggi inaugurate un negozio ufficiale. Tante novità in pochissimo tempo. Che importanza ha nel vostro percorso di crescita l’aver creato oggi un vostro punto vendita?

Effettivamente stiamo dando forma a molti dei nostri progetti e tanti altri sono in via di definizione. Inaugurare oggi un nostro store rappresenta sicuramente un capitolo importante nella “giovane” storia del nostro brand. Volevamo avere una “vetrina” che ci potesse permettere di incontrare il pubblico in un ambiente dedicato, come è appunto un negozio. Fino ad oggi chi voleva incontrare Exept qui a Finale Ligure doveva venire presso la nostra sede, con lo showroom a diretto contatto con i nostri uffici. Era possibile farlo…ma non era quello che volevamo. La nostra idea era quella di realizzare un ambiente che potesse garantire al cliente la possibilità di entrare in contatto con il mondo Exept in un ambiente accogliente e dedicato.

All’interno dello store si trova la postazione per il bike fitting coordinato con idmatch
All’interno dello store si trova la postazione per il bike fitting coordinato con idmatch
La scelta di Finale Ligure non è quindi casuale?

Assolutamente no. Finale è casa nostra e noi siamo fortemente legati al nostro territorio. Finale Ligure oggi è conosciuta a livello mondiale come una delle capitali mondiali della mountain bike. Se ci si guarda intorno qui nel negozio, ci si può accorgere subito come la nostra proposta per il mondo offroad abbia uno spazio importante.

A chi ancora non ha avuto l’opportunità di visitare il nuovo negozio cosa possiamo anticipare?

Lo store si sviluppa su una superficie complessiva di 200 mq. Abbiamo previsto delle aree ben definite per la mountain bike e per la strada. A quest’ultima è collegata l’area per il bike fitting in collaborazione con idmatch. Per chi lo desidera, basterà fissare un appuntamento con un nostro responsabile che l’accompagnerà passo dopo passo alla realizzazione della sua Exept su misura. Come in un vero negozio non manca naturalmente l’officina. 

All’interno dello shop è presente in maniera massiccia un’area dedicata all’off road
All’interno dello shop è presente in maniera massiccia un’area dedicata all’off road
Appena entrati abbiamo avuto la netta impressione di trovarci di fronte a qualcosa di diverso da un negozio tradizionale. E’ corretto?

Direi proprio di sì. Abbiamo infatti previsto un’area accoglienza. Vogliamo infatti che chi arriva qui abbia la sensazione immediata di trovarsi in un ambiente accogliente dove poter fare tranquillamente due chiacchere con il nostro staff, gustarsi un buon caffè e magari guardarsi alla televisione una gara ciclistica. Questa area ci servirà per organizzare in futuro degli eventi con i marchi partner presenti qui in negozio, come Sidi, rh+, Just1 e Vittoria. Il negozio sarà anche la base per effettuare delle escursioni in mountain bike sfruttando il nostro servizio di noleggio che sarà presto operativo.

Il negozio di Finale Ligure può essere considerato un primo passo per creare altri negozi Exept dedicati?

La nostra idea è che quello di Finale possa essere un format da poter esportare in tutta Italia.


Il nuovo store Exept si trova a Finale Ligure in via Dante, 46. Gli orari di apertura al pubblico sono i seguenti: dal martedì al sabato: 9:00 – 12:30 / 15:30 – 19:00 . Domenica 9:00 – 12:30. Lunedì chiuso

Exept

Van der Poel, la mountain bike può attendere

28.04.2023
4 min
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Forse la parte più difficile sarà riconoscere che per ottenere i migliori risultati su strada ci sarà da accantonare, magari non definitivamente, tutto il resto. Non a caso la fantastica primavera di Mathieu Van der Poel è arrivata proprio nell’anno in cui l’olandese ha ridotto l’intensità dell’impegno nel cross. Adesso l’osso da lasciar andare è la mountain bike.

Il programma, annunciato da Mathieu dopo la vittoria della Sanremo, prevedeva infatti la partecipazione a due prove di Coppa del mondo: quella di Valkenburg e poi di Nove Mesto. Ma quando la data olandese è stata (inspiegabilmente) esclusa dal calendario della challenge UCI, la Alpecin-Deceuninck e lo stesso Van der Poel hanno ritenuto che non valesse la pena procedere con il progetto, avendo in palio soltanto la prova della Repubblica Ceca. Per cui, sebbene la rivincita olimpica a Parigi 2024 resti al centro dei suoi pensieri, si inizierà a riparlarne più avanti.

Tutti ricorderanno la brutta caduta alle ultime OIimpiadi, quando Van der Poel non tenne a mente che una passerella presente in prova fosse stata rimossa nel giorno della gara. Cadendo quel giorno, oltre a perdere la gara, ebbero inizio a tutti i problemi della sua schiena.

La caduta di Tokyo è costata cara a Van der Poel: il risultato immediato e il mal di schiena dei mesi successivi
La caduta di Tokyo è costata cara a Van der Poel: il risultato immediato e il mal di schiena dei mesi successivi

Caccia ai punti

«Sia noi che Mathieu – ha dichiarato in un comunicato Christoph Roodhooft, direttore sportivo della Alpecin – abbiamo pensato che non fosse opportuno cambiare tutto per una sola gara. Preferiamo lasciare che Mathieu si prepari adeguatamente per il Tour e i mondiali: i suoi più grandi obiettivi della prossima estate. Ma l’ambizione di arrivare ai Giochi è ancora lì».

L’accordo di saltare la Coppa del mondo di Nove Mesto è venuta anche dopo la valutazione del tecnico arancione della mountain bike, Gerben de Knegt. Nonostante il cammino di qualificazione di Van der Poel per le Olimpiadi sia tutto fuorché esente da rischi.

L’Olanda attualmente occupa il 30° posto nel ranking olimpico, che viene calcolato sulla base dei punti dei tre migliori corridori. I Paesi classificati fra la prima e l’ottava posizione hanno diritto a due atleti olimpici; quelli da nove a 19 possono schierarne uno solo. Per fare i punti necessari alla qualificazione, l’Olanda si stanno appoggiando allo specialista David Nordemann e Milan Vader della Jumbo Visma. I due si sono impegnati e si impegneranno ancora nella qualificazione e ovviamente l’arrivo di Van der Poel all’ultimo momento potrebbe essere utile e insieme provocare malcontento.

Van der Poel ha dovuto ridurre il suo programma MTB, saltando due prove di Coppa del mondo (foto Instagram)
Van der Poel ha dovuto ridurre il suo programma MTB, saltando due prove di Coppa del mondo (foto Instagram)

Due mondiali in 6 giorni

Per questo si stima che per Mathieu la strada più breve e sicura verso Parigi 2024 sia il campionato mondiale di mountain bike. Nel gigantesco carosello dei prossimi mondiali scozzesi, la gara maschile di cross country si disputerà il 12 agosto. Se Van der Poel si piazzasse primo o secondo, strapperebbe la qualificazione olimpica. E’ indubbio che Mathieu sia in grado di farlo, il guaio per lui è che sei giorni prima ci siano in programma i mondiali su strada, che per l’olandese sono un obiettivo altrettanto importante su un percorso che gli si addice come un guanto. E’ possibile rendere al meglio su due bici diverse e in due discipline che richiedono preparazioni differenti, con così poco tempo per adattarsi? Alla Alpecin-Decenunick aspettano di sapere se davvero Van der Poel voglia tentare il doppio assalto. Dal loro punto di vista, corsi il Tour e il mondiale su strada, il grosso dell’estate sarebbe al sicuro e Mathieu potrebbe… divertirsi come meglio crede.

In azione ai mondiali MTB del 2022, Pidcock è il campione olimpico in gara (foto Instagram)
In azione ai mondiali MTB del 2022, Pidcock è il campione olimpico in gara (foto Instagram)

La scelta di Pidcock

Al contrario, la primavera di Tom Pidcock non è ancora finita. Dopo il secondo posto alla Liegi-Bastogne-Liegi, il britannico della Ineos Grenadiers ha scelto di iniziare con la mountain bike già dal prossimo fine settimana in Francia.

Nello specifico, venerdì e domenica Pidcock correrà in Coppa di Francia a Gueret: prima in una gara di short track e poi nel cross country. Domenica 7 maggio invece, il campione olimpico ed europeo in carica si sposterà in Svizzera, a Coira. Almeno da quanto si è saputo attraverso il comunicato della Ineos di martedì scorso.

Entrambe le gare sono classificate Hors Categorie, per cui Pidcock potrebbe raccogliere subito parecchi punti e trovare la condizione per partecipare alla Coppa del mondo di Nove Mesto del 12-14 maggio, dove lo scorso anno vinse nel cross country. Come Pidcock, farà Pauline Ferrand Prevot, anch’essa in forza alla Ineos Grenadiers. 

La sensazione è che Pidcock in questo momento goda di maggiore libertà rispetto a Van der Poel nell’organizzarsi la rincorsa olimpica, che presto potrebbe interessare anche Peter Sagan. L’olandese pertanto è in procinto di ripartire con la preparazione verso l’estate. E’ diventato testimonial di Lamborghini ad Anversa, da cui ha ricevuto una Urus S (Suv da 300 mila euro, foto in apertura) e ha messo nel mirino il Giro di Svizzera. Conoscendolo, nessuno si sente tuttavia di escludere che a Glasgow giocherà la doppia carta.