Van der Poel e l’iride in Mtb. Per Braidot ce la può fare

18.01.2025
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Mathieu van der Poel è un campione poliedrico come pochi altri nella storia del ciclismo. L’asso olandese ha già messo in bacheca sei titoli mondiali di ciclocross, un mondiale gravel, uno su strada e innumerevoli altre vittorie. Tuttavia, manca ancora qualcosa nella sua bacheca: il titolo mondiale di mountain bike. «Se potessi scegliere – ha dichiarato a Sporza – vorrei diventare campione del mondo di mountain bike quest’anno. Non ci sono ancora riuscito e l’idea continua ad essere presente nella mia mente e questo potrebbe essere un anno ideale».

Per approfondire le possibilità del campione olandese in questa disciplina, abbiamo parlato con Luca Braidot, il miglior biker italiano. Con la sua esperienza, Braidot ci ha offerto una prospettiva privilegiata sulle incursioni dei campioni della strada nel mondo della mountain bike e soprattutto sulle chance di Van der Poel di conquistare il titolo iridato a Crans Montana, in Svizzera.

L’ultima apparizione di Van der Poel risale a Nove Mesto, maggio 2021 (foto AP)
L’ultima apparizione di Van der Poel risale a Nove Mesto, maggio 2021 (foto AP)
Luca, prima di tutto come stai? Come inizia questa stagione?

Al netto di questa influenza sto bene. Ho fatto un primo ritiro a dicembre in Spagna e tra poco partirò per il secondo ritiro col team. La preparazione sta andando bene e ci saranno un po’ di novità per l’anno prossimo, sia a livello di team sia di calendario. Direi che sta andando tutto per il meglio.

La scorsa stagione hai puntato sull’Olimpiade. Quest’anno la preparazione è diversa?

Sì, l’anno scorso la stagione è stata impostata sull’Olimpiade, quindi ho sacrificato la prima parte per essere sicuro di esserci nel momento giusto. E spesso puntavo a singoli obiettivi. Quest’anno invece voglio provare a fare classifica in Coppa del Mondo, quindi cercherò di essere il più costante possibile durante tutto l’anno. È qualcosa di nuovo per me, ma mi stimola molto.

Come vedi le incursioni di campioni della strada nel mondo della mountain bike?

Aiutano molto il movimento. Non sono semplici stradisti, sono tra i migliori ciclisti al mondo. Pidcock, ad esempio, è un atleta importantissimo e averlo nelle nostre gare è un grande vantaggio per tutto il movimento. Lo stesso vale per Van der Poel, che è uno dei ciclisti che rimarrà per sempre nella storia.

A Parigi, Luca Braidot ha ottenuto il 4° posto, con una gara di rimonta dopo una foratura
A Parigi, Luca Braidot ha ottenuto il 4° posto, con una gara di rimonta dopo una foratura
Hai avuto modo di gareggiare contro Van der Poel in mountain bike: da biker esperto come lo vedi?

È un po’ di anni che non corro contro di lui. Lui manca dalla mtb da diverso tempo. A Tokyo se non sbaglio ha fatto la sua ultima apparizione e la sua ultima stagione completa in mountain bike risale al 2019. In quell’anno era già fortissimo e oggi è uno dei migliori ciclisti di sempre. Che dire: Van der Poel va forte e anche tecnicamente sa guidare. Gli stradisti di quel calibro sono soprattutto forti fisicamente: hanno a disposizione strutture importanti alle spalle, grazie a team WorldTour che sono molto più strutturati dei nostri. In più possono fare corse importanti e questo li porta ad un livello atletico molto elevato.

Luca, ma vista l’evoluzione che c’è nella mtb e da quanto tempo Van der Poel manca dalla mtb, è davvero possibile per lui vincere il mondiale?

Per me sì. Se uno come lui decide di puntare al mondiale di mountain bike, sicuramente sarà tra gli uomini da battere. Se Mathieu dice che vuole provarci, allora è fattibile. È un talento indiscusso e se si dedica alla disciplina, avrà sicuramente le sue chance. Certo, la mountain bike è in continua evoluzione: materiali, percorsi, tecnica… Ma se si prepara con costanza può farcela. E come dicevo ha strutture importanti alle spalle, sono supportati alla grande. In più immagino che se deciderà di fare il mondiale, farà anche qualche gara di Coppa.

Cosa pensi del percorso del mondiale a Crans-Montana? E’ adatto alle sue caratteristiche. Per dire un tracciato come Andorra, con quella lunga salita, lo sarebbe stato di sicuro…

Abbiamo corso a Crans Montana l’anno scorso per la prima volta, ma con condizioni climatiche estreme: c’era tantissimo fango. È difficile dire come sarebbe con l’asciutto, ma in generale mi sembra un percorso abbastanza semplice a livello tecnico, salvo un paio di sezioni artificiali più complicate. Se fosse asciutto, potrebbe avvantaggiare un atleta polivalente come Van der Poel.

A Tokyo finì così per l’olandese: pochi minuti di gara e un mal di schiena che si protrasse per mesi. Anche per quel motivo si allontanò dalla mtb (foto UCI MTB SwPix)
A Tokyo finì così per l’olandese: pochi minuti di gara e un mal di schiena che si protrasse per mesi. Anche per quel motivo si allontanò dalla mtb (foto UCI MTB SwPix)
Prima Luca hai accennato alle differenze atletiche con grandi atleti della strada, però sul fronte tecnico, magari voi biker puri avete qualcosa in più. E’ così?

Come dicevo la grande differenza è nella preparazione. L’inizio della Coppa del mondo, per dire, coincide col termine delle grandi classiche e loro ci arrivano con una forma fisica impressionante. Nelle prime gare dell’anno, come a Nove Mesto, sono quasi imbattibili. Più avanti nella stagione, diventano più alla portata. Sì sul tecnico magari perdono qualcosa, ma oggi le bici consentono di fare certi passaggi anche ai bambini e consentono di ridurre questo gap.

Chiaro…

E poi un percorso o un passaggio in un weekend magari lo riprovi 50 volte e alla fine, anche piccoli gap tecnici si annullano o quasi. Ammesso poi che Pidcock abbia difficoltà sul tecnico! Lui ad esempio, è fortissimo anche sul tecnico. E Van der Poel non è troppo da meno.

Però Luca Braidot vendere cara la pelle…

Tutti i biker lo fanno! A Parigi, ad esempio, sono stato molto sfortunato ma sono riuscito a recuperare un grande gap. Mi ero preparato per una gara che credevo sarebbe stata di gruppo, nella quale ci sarebbe stato da limare, ma è andata diversamente. Sono soddisfatto di come ho reagito, e spero di fare ancora meglio quest’anno.