Nibali, Pogacar, il Giro e i ricordi di un altro Grappa

02.05.2024
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Vincenzo Nibali sta guidando. Provando a seguire i puntini dei suoi tragitti, si capisce perfettamente che il siciliano sia davvero a tutta. Gli ultimi tempi poi sono particolarmente convulsi, fra il Giro d’Italia che inizia, i 100 giorni alla partenza del Tour, varie inaugurazioni e probabilmente la prima del docufilm sui suoi inizi, girato a Messina fra gli amici della sua infanzia.

Al Giro con Vegni

Il Giro d’Italia di quest’anno si deciderà o probabilmente appenderà il cartello fine sulla salita che per lui fu l’inizio: il Monte Grappa. Scollinò per primo e si lanciò come una furia nella discesa verso Asolo. Era il 2010, il Giro doveva ancora affrontare lo Zoncolan e il Mortirolo, ma per Vincenzo arrivò la prima vittoria di tappa. Ed è così che dopo qualche passo nel presente, è semplice e fantastico scivolare nel passato, ricordando quel ragazzo di 25 anni, che si affacciava sulla porta dei grandi e ne reggeva lo sguardo e il passo.

«Vediamo un po’ cosa combina Pogacar al Giro – dice – i primi giorni non sono proprio robetta semplice. Bisogna essere belli pronti e poi avere una condizione da portare avanti sino alla fine. Io vi seguirò a puntate. Ho rinnovato la collaborazione con RCS, per cui in alcune occasioni sarò accanto a Vegni e anche ad altri. Il ruolo di direttore di Mauro è molto importante e forse per certi versi sottovalutato da chi è fuori. Ho avuto modo di seguire qualche tappa con lui e ti rendi conto del lavoro che c’è. Il suo e di tutto il gruppo che lavora per la sicurezza. La prima volta che l’ho visto, ho ammesso che non mi aspettavo ci fosse dietro tanto impegno.

«L’atleta pensa a correre e vincere, di tutto il resto non ha un’idea. Ho proposto di fare una riunione solo con i corridori, per spiegare come si muovono le staffette. Si potrebbe fare quando vengono per la presentazione delle squadre. Magari perdi un’ora in più, però a livello di sicurezza gli daresti delle informazioni molto preziose. Sono andato in auto con Longo Borghini a vedere i primi pezzi della strada, a mettere a posto dettagli in apparenza banali: le strisce, le transenne, i cartelli. A segnare cose che magari durante le prime ricognizioni non erano state annotate e che si vedono meglio quando la strada è chiusa e senza macchine. Oppure i finali d’arrivo più pericolosi».

22 maggio 2010: il Grappa è iniziato, la selezione è stata dura: restano Scarponi, Basso, Nibali ed Evans
22 maggio 2010: il Grappa è iniziato: restano Scarponi, Basso, Nibali ed Evans
A proposito di finali ad alta tensione, si torna sul Monte Grappa e alla picchiata su Bassano del Grappa. Tu arrivasti più avanti, ad Asolo, ma il versante è lo stesso…

La mia prima vittoria al Giro d’Italia. Era una tappa che puntavo. Il giorno prima, anche a tavola, l’avevo dichiarata. Ridendo e scherzando, dissi a Ivan: «Domani, quando si scollina lassù in cima, in discesa scansati perché attacco!». Un po’ se la prese, non era spiritoso al riguardo, ma devo essere sincero al di là delle battute: mi diede una bella mano a vincere quella tappa. Ero un giovane che voleva mettere subito “i puntini sulle i”, ma da lui ho appreso molto.

Era il famoso Giro della fuga dell’Aquila, per cui vi toccò tirare ogni santo giorno…

Ero andato forte in quel Giro d’Italia. Sostanzialmente avevo fatto lo stesso percorso di avvicinamento di Ivan Basso, con l’eccezione del Romandia. Non dovevo farlo il Giro, toccava a Pellizotti. Dopo la Liegi ero andato in Sicilia e avevo, come dire, le orecchie basse perché in Belgio non ero andato benissimo. Soffrivo di allergia e mi ricordo che facevo fatica a respirare. Mi sentivo strano, un po’ debole. Ricordo che un giorno mi arrivò la chiamata, ero giù da neanche una settimana. Mi chiamò Zanatta e mi disse che avevano pensato di portarmi al Giro d’Italia. Aveva parlato con Slongo (il preparatore che lo ha seguito per quasi tutta la carriera, ndr) e avendo fatto lo stesso programma di Basso, erano certi che avessi le carte in regola.

E tu?

Io ero onestamente un po’ dubbioso. Il Giro del 2010 partiva dall’Olanda e lassù piovve per tutto il tempo e questo mi cambiò la vita. Iniziai a sentirmi un’altra persona. Con la pioggia si erano abbassati tutti i polini e giorno dopo giorno iniziai a stare meglio. Infatti andai subito bene, forte già dalle prime tappe. E’ lo stesso Giro in cui presi la maglia rosa nella cronosquadre di Cuneo, sotto un bel diluvio, e la persi nel fango di Montalcino. Quando arrivammo al Monte Grappa, la maglia rosa ce l’aveva Arroyo e l’aveva presa appunto all’Aquila. Dovevamo ancora recuperargli sette minuti.

Manca poco allo scollinamento, Evans si appesantisce: è l’occasione che Nibali aspetta
Manca poco allo scollinamento, Evans si appesantisce: è l’occasione che Nibali aspetta
Il Grappa lo conoscevi? Ci avevi messo mai le ruote sopra?

No, era la prima volta. Ne avevo fatto qualche pezzettino negli anni precedenti quando ero in quelle zone ad allenarmi, però in cima non ero mai arrivato e in gara ovviamente era tutt’altra cosa.

Cosa ricordi di quel giorno?

La presero forte quelli del Team Sky, che erano al primo anno: mi ricordo che c’era anche Wiggins. Subito dopo però calarono un po’ l’andatura e così dalla metà in poi prendemmo in mano noi le redini della corsa. Iniziammo a tirare con il solito protocollo di azione per la salita. Per cui c’era prima Kieserlowski, poi Agnoli, quindi Sylvester Szmyd che era l’ultimo. Quando finì lui, vidi che eravamo rimasti in pochi. Finché nell’ultimo pezzettino, quando eravamo proprio in cima, ci accorgemmo che Cadel Evans (uno degli avversari più pericolosi di Basso, ndr) aveva scollinato leggermente staccato. Così una volta in cima, scollinai insieme a Basso, presi la discesa e andai via.

Era quello lo schema di cui avevate parlato a cena la sera prima?

Esatto, anche se a metà discesa mi arrivarono un po’ di crampi. C’era un pezzettino in cui dovevi pedalare di nuovo (da Ponte San Lorenzo a Il Pianaro, ndr) e le gambe picchiavano. Però fu il modo per farle ripartire gradualmente e a farle girare piano piano, i crampi mi passarono. Feci l’ultima parte della discesa e poi gli ultimi 7-8 chilometri per andare all’arrivo. Arrivai con 23 secondi di vantaggio, mi sembra.

Planata dal Grappa e arrivo solitario ad Asolo. Per Nibali la prima tappa vinta al Giro
Planata dal Grappa e arrivo solitario ad Asolo. Per Nibali la prima tappa vinta al Giro
Se ci pensi adesso con tutta la carriera che hai avuto dopo, quel giorno resta un po’ importante?

E’ stato importante, perché io ero andato al Giro pensando di provare a vincere qualche tappa, non avevo obiettivi di fare la classifica. Per quella c’era Ivan Basso, io già qualche Giro l’avevo fatto e quell’anno avrei dovuto fare il Tour de France, ma lo scambiai con il Giro d’Italia. Venne stravolta tutta la mia stagione. Arrivai terzo al Giro e poi andai alla Vuelta, che vinsi: il mio primo grande Giro. Quindi il giorno di Asolo è stato un passaggio importante, la prima vittoria, la svolta della carriera. Quell’anno mi ero messo in testa di avere l’asticella sempre più alta…

Una salita come il Grappa nel gruppo di oggi come la vedi?

E’ sempre una salita che si fa rispettare e se viene fatta forte, fa parecchio male. Anche la prima parte della discesa è bella impegnativa. Quando l’ho fatta io, era pure bagnata. E’ stretta, in cima l’asfalto era viscido. E’ una tappa che se qualcuno decide di farla forte da sotto fino a sopra, fa dei danni. Ovviamente con l’aiuto della squadra, non da soli…

Cosa ricordi degli ultimi metri: quando sei lì senti lo speaker che urla il tuo nome? Ti viene la pelle d’oca?

Senti il boato della gente, quello sì. La pelle d’oca, quella vera, ti viene però quando pedali in cima ai passi di montagna in mezzo a quelle due ali di folla, sperando che tutto vada bene. C’è la gente che ti incita e che ti urla, quello per me è sempre stato il massimo dell’adrenalina. Quel giorno là in cima non c’era tanta gente, forse anche perché pioveva, ma all’arrivo di Asolo c’era un mare di tifosi: questo me lo ricordo veramente, ad Asolo c’è sempre gente. Il giorno dopo provai a entrare nel villaggio, ma non riuscii perché venni… asfaltato dai tifosi (ride, ndr). Io poi io con quella città ho sempre avuto un buon rapporto.

Nibali ha ancora 25 anni, la prima tappa al Giro inaugura il 2010 della vittoria alla Vuelta
Nibali ha ancora 25 anni, la prima tappa al Giro inaugura il 2010 della vittoria alla Vuelta
Come mai?

Perché ci vinsi anche un campionato italiano juniores. Le persone si ricordavano anche di quel ragazzino in maglia tricolore. In Veneto ho avuto dei bei trascorsi, da quando andai a correre con la Fassa Bortolo e poi con la Liquigas.

Ci vediamo al Giro, quindi?

Certo. Faccio le prime tre tappe, poi vado a Genova perché intitolano una ciclabile a Michele Scarponi. Poi rientrerò più avanti , magari in qualche tappa vicina e poi per il gran finale. A Livigno non ci sono, però penso che salirò il giorno dopo, per il riposo. Nel frattempo esce anche il mio docufilm e non so se vogliono fare una prima visione proprio quel giorno.

E’ vero che l’avetre girato tutto in Sicilia?

Tutto giù, esatto. L’ha girato Marco Spagnoli, che ha fatto docufilm anche su Franco Battiato, Pino Daniele, Sofia Loren e Dino Zoff. Il mio sarà concentrato sulle origini, il luoghi da dove sono partito. Ci sono un po’ di racconti della famiglia, siamo andati a vedere il paese dove sono cresciuti i miei genitori. Ci sono un po’ di miei amici, qualche racconto di mio cugino Cosimo e quelli che sono riusciti a venire. Carlo Franceschi non ha potuto per la distanza, invece Malucchi ha tirato fuori ricordi che riguardavano suo papà. Non so ancora dove sarà trasmesso, ma la produzione un po’ è della Regione Sicilia e un po’ di RAI. Vediamo quando ci sarà la prima. Intanto ci si vede a Torino…

Monte Grappa: analisi, ricordi e numeri con Fabio Aru

24.10.2023
5 min
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«Quel giorno sul Grappa c’era un grande tifo. Il supporto del pubblico fu tantissimo. Io poi ero giovane ed erano le prime volte che mi affacciavo ai piani alti delle classifiche. In più non mi funzionava la radiolina. Ad un certo punto “Martino” mi urlò dall’ammiraglia che ero sul filo con Quintana e allora andai ancora di più a tutta». Fabio Aru ricorda così la scalata del Monte Grappa.

Era la 19ª tappa del Giro d’Italia del 2014 e quell’anno una cronometro individuale portava da Bassano alla vetta del Grappa appunto, passando da Semonzo. Lo stesso versante che si affronterà, per due volte, nella prossima edizione della corsa rosa. 

«In carriera ho scalato tre versanti del Grappa – dice Aru – di quel giorno ricordo che cercai di trattenermi nei primi 7-8 chilometri di pianura e poi mi scatenai in salita, soprattutto dopo il cambio di bici. Ero partito con quella da crono. Io non ero tipo da fare troppi calcoli o sopralluoghi. E anche quella mattina ricordo che visionai in bici solo un pezzetto, poi il resto lo feci in macchina. Preferivo prestare più attenzione ad aspetti come quello dell’alimentazione, per dire».

Fabio Aru impegnato sul Grappa. Era il 30 maggio 2014 e dopo quella scalata il sardo guadagnò il podio del Giro
Fabio Aru impegnato sul Grappa. Era il 30 maggio 2014 e dopo quella scalata il sardo guadagnò il podio del Giro

Come l’Alpe Huez

I dati ufficiali della salita dicono che è lunga 18,1 chilometri, che ha una pendenza massima del 17 per cento e una media dell’8,1, per un dislivello pari a 1.475 metri. Fino a Campo Croce, metà salita, la strada è abbastanza stretta, nella vegetazione, e si conta una ventina di tornanti. Poi lo scenario si apre sempre di più… Anche fino a scorgere il campanile di San Marco a Venezia, ma non è certo questa l’occasione per ammirare la Serenissima!

«Si tratta di una salita dura – prosegue Aru – ma soprattutto lunga. Le pendenze non sono impossibili tipo uno Zoncolan. Il Monte Grappa ricorda quasi una scalata del Tour, ma è proprio la sua lunghezza a far sì che non passi “inosservata”.

E guarda caso la pendenza media del Monte Grappa dal versante di Semonzo è identica a quella dell’Alpe d’Huez, che in Francia è un totem. 

«La prima parte, se ben ricordo, è quella che tirava di più, poi nella parte centrale c’erano dei tratti in cui ti faceva respirare un po’. E di nuovo era molto dura nel finale». 

Il profilo del Grappa da Semonzo che il prossimo Giro affronterà due volte, prima di planare su Bassano
Il profilo del Grappa da Semonzo che il prossimo Giro affronterà due volte, prima di planare su Bassano

Quasi un’ora

Ma come diceva Aru la caratteristica principale del Monte Grappa è la sua lunghezza. La salita è piuttosto regolare e le pendenze raramente vanno in doppia cifra. L’effetto quota poi è limitato visto che non si toccano i 1.700 metri.

«Parliamo di uno sforzo di circa un’ora e anche alimentarsi sarà importante. Rispetto ai miei tempi – spiega Aru – anche se sono passati pochi anni, sono stati fatti passi da gigante su questo campo. Oggi si usa molto di più l’alimentazione liquida, con malto e gel. Alimentarsi servirà senza ombra di dubbio, poi saranno i team a definire al dettaglio questi aspetti».

Quali rapporti?

C’è poi un altro discorso legato alle pendenze, quello dei distacchi e delle differenze. E’ vero che non ci sono molti tratti sopra al 10 per cento, ma proprio per questo ci si possono attendere delle velocità non bassissime. E questo porta con sé altri ragionamenti tecnici.

«Sinceramente non ricordo di preciso a quanto salissi, anche perché sul computerino non tenevo sott’occhio i watt. Ricordo però che all’epoca in Astana avevamo il Campagnolo e di sicuro avevo la corona da 39 con la cassetta posteriore 11-29. Ovviamente il 29 non l’ho mai utilizzato. Al massimo ho usato il 21 nei tratti più duri e poi a scendere negli altri. E quando spingi questi rapporti, su queste pendenze che non sono quelle di uno Zoncolan i distacchi possono essere alti. Stare a ruota può aiutare tantissimo».

Con queste velocità, chi è al gancio potrebbe davvero sfruttare al massimo la scia e salvarsi. Ma se si aprisse un buco ecco che il divario di velocità sarebbe subito importante.  La questione è delicata quanto interessante.

La doppia scalata da Semonzo è inserita nella Alpago – Bassano del Grappa, 20ª tappa del prossimo Giro
La doppia scalata da Semonzo è inserita nella Alpago – Bassano del Grappa, 20ª tappa del prossimo Giro

Vam, velocità, tattica

Tattica e non solo gambe. Aru sottolinea questo aspetto molto importante. E’ presumibile che viste la VAM (velocità ascensionali medie) attuali, la scalata potrebbe durare 54′-58′, il che significa una velocità media sul filo dei 20-21 all’ora.

Per farci un’idea. Quintana vinse quella crono con 17” su Aru e impiegò 1h05’37” alla media di 24,5 chilometri orari, compreso però il tratto pianeggiante di 8 chilometri, che i big come Nairo, impiegarono in circa 9′. Pertanto la scalata di Quintana fu di 56′, pari ad una VAM di 1.580 metri/ora, la stessa identica VAM di Pogacar e Vingegaard sul Ventoux nel 2021 al Tour, tanto per individuare una salita di durata simile.

Ma quella era una cronoscalata. Quindi corridori a tutta per tutto il tempo, gambe fresche. Stavolta ci si arriverà in gruppo, ci sarà anche una componente tattica. Quindi veramente si potrebbe salire per un’ora.

Il tutto senza considerare il fattore vento. Nelle giornate “normali” si avverte solo nel finale, quando si è in prossimità della vetta. Ci sono davvero dunque tutti i presupposti per godersi un grande spettacolo e soprattutto che questa montagna possa davvero essere decisiva ai fini della maglia rosa.

L’analisi di Mazzoleni sull’ultima cronoscalata del Giro

27.01.2023
5 min
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Dopo le considerazioni di Baldato sulla tappa numero venti del prossimo Giro d’Italia (la cronoscalata di Monte Lussari) cerchiamo di entrare maggiormente nello specifico. Una frazione del genere ha tante possibili sfaccettature ed altrettanti finali pronti per essere scritti. In compagnia virtuale di Maurizio Mazzoleni, il preparatore dell’Astana Qazaqstan che al momento si trova sul Teide, cerchiamo di entrare in queste mille sfaccettature. 

«La prima valutazione – spiega Mazzoleni – vedendo la tappa, è che si presuppone un cambio bici. Però non è assolutamente detto, ogni squadra dovrà valutare i materiali a disposizione e capire, tramite le proiezioni dei dati, se converrà optare per questa soluzione».

Maurizio Mazzoleni segue tutti i corridori dell’Astana Qazaqstan
Maurizio Mazzoleni segue tutti i corridori dell’Astana Qazaqstan
Credi che l’eventuale cambio di bici possa essere una fase fondamentale della tappa?

Sì, nel senso che sarà un passaggio delicato, ma più per quanto riguarda i tempi e le difficoltà tecniche del cambio da un mezzo all’altro. 

Dal punto di vista atletico?

Quello no, il corridore passa da una situazione biomeccanica e posturale estrema ad una più comoda. Ogni situazione dovrà essere curata al meglio ma alla fine si tratta più di gestire lo sforzo.

Undici chilometri di pianura prima della salita non sono molti ma possono incidere.

Andrà valutata bene l’intensità con la quale affrontare quel tratto, non si può richiedere all’atleta uno sforzo massimale perché rischia di arrivare ai piedi della salita finito. La grande differenza la farà la condizione con la quale arriverà a fine Giro. Ci si giocherà la classifica finale, quindi la pressione psicologica sarà alle stelle. 

Con la vittoria della cronoscalata del Grappa, Quintana consolidò il Giro 2014
Con la vittoria della cronoscalata del Grappa, Quintana consolidò il Giro 2014
Come si prepara una tappa del genere?

Si svolgono lavori specifici all’interno di macrocicli e microcicli di allenamento, per la parte in salita si prepara uno sforzo intenso ma molto simile a quello di un normale arrivo in salita. Avremo i classici trenta minuti con sforzo massimale, ai quali si aggiunge il lavoro specifico con la bici da crono. Una cosa è certa…

Quale?

Una tappa così la prepara solamente il leader o uno scalatore che punta alla vittoria. Gli altri componenti della squadra non ne hanno il minimo interesse. Ogni leader o comunque ogni corridore è diverso e i modi di preparare questa tappa sono tanti. 

C’è una caratteristica di questa frazione che ti ha colpito?

Direi la salita. I primi cinque chilometri sono davvero tosti con pendenze anche al 15 per cento. Poi spiana per più o meno mille metri e lì i corridori potranno rifiatare prima di lanciarsi nuovamente nel tratto finale. 

Nella cronometro del Tour nel 2016 Aru ha utilizzato una ruota con una raggiatura speciale al posteriore
Nella cronometro del Tour nel 2016 Aru ha utilizzato una ruota con una raggiatura speciale al posteriore
Con tutte le strumentazioni si riesce ad essere precisi nelle indicazioni?

Ormai gli atleti nelle cronometro, soprattutto in quelle di questo genere, hanno delle predisposizioni di wattaggio che devono rispettare. Sta al preparatore essere bravo e trovare i momenti giusti nei quali l’atleta, seppur spingendo, potrà comunque rifiatare. Un altro aspetto fondamentale da curare sarà la respirazione, per una corretta ossigenazione dei muscoli. 

Nel passato hai seguito tanti corridori, ti ricordi di altre cronoscalate?

Me ne ricordo una al Giro d’Italia del 2014, quella del Monte Grappa, con Aru (foto di apertura, ndr). Vinse Quintana e secondo arrivò Fabio. Anche in quel caso ci fu il cambio di bici perché il tratto che da Bassano portava all’attacco della salita era molto veloce. Ne ricordo anche un’altra.

Quale?

La tappa numero 18 del Tour de France del 2016: da Sallanches a Megeve. Sempre con Fabio Aru che aveva fatto veramente bene. In quel caso non optammo per il cambio bici perché si potevano ancora adoperare le estensioni per il manubrio da strada. Ricordo che studiammo i materiali per avere la massima performance e Aru utilizzò una ruota posteriore con una raggiatura particolare. Fabio nei tratti in salita si alzava spesso sui pedali e quella ruota aveva una grande reattività che permetteva di spingere a terra tutta la potenza impressa dal sardo. 

La tappa di Megeve del 2018 la vinse Froome con la bici da cronometro, i mezzi sono migliorati molto da allora
La tappa di Megeve del 2018 la vinse Froome con la bici da cronometro, i mezzi sono migliorati molto da allora
E’ impensabile fare una cronoscalata come quella di quest’anno con la bici da crono?

Non del tutto, la tecnologia è andata avanti molto ed ora i modelli da cronometro sono estremamente leggeri. Alcuni telai che vengono utilizzati su quei mezzi sono “aero” e cambia solamente il manubrio. La posizione in sella fa tanto, una bici da strada risulta più comoda, il cambio bici lo si potrebbe fare anche per questo motivo. 

Baldato, guardando in “casa sua” ha fatto il nome di Almeida. Un corridore costante e forte mentalmente, conterà tanto questa caratteristica?

Una tappa del genere è in mano al cento per cento all’atleta. La concentrazione è una capacità intrinseca al corridore, si può allenare ma poi ognuno è fatto a suo modo. Una figura importante in una corsa del genere è il mental coach perché può aiutare il ciclista a trovare la sua dimensione ideale e rendere al massimo. 

Di solito ci si attiene a quello che può considerarsi un “rito” per isolarsi e trovare la concentrazione.

Certo, per ogni cronometro noi abbiamo dei protocolli che vanno seguiti. Si parte dalla ricognizione, poi il pranzo e l’avvicinamento, il warm up. Sono tempi canonici che aiutano a scandire il tempo ed allontanare le pressioni. Diventa quasi più un fatto mentale che fisico. 

I giorni dello Squalo / Asolo 2010, la prima vittoria al Giro

14.08.2022
6 min
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Qualche goccia di pioggia sull’arrivo e, stando alle immagini, anche nella discesa del Grappa. Giro d’Italia del 2010, sono già successe un sacco di cose. C’è stato lo sterrato infangato di Montalcino in cui Nibali è caduto e nel giorno della vittoria di Evans, ha ceduto la maglia rosa a Vinokourov. Il giorno dopo, vittoria del compianto Sorensen sul Terminillo. Poi la fuga bidone dell’Aquila, con lo stesso Vinokourov a fondo e il primato sulle spalle di Richie Porte, che è giovane e veste la maglia bianca con le insegne della Saxo Bank. Il Giro risale. Brinda con Belletti a Cesenatico e nella Ferrara-Asolo affronta il Monte Grappa, prima vera montagna davanti alle ruote della Liquigas. Basso deve recuperare minuti, ma il gruppo dei fuggitivi dell’Aquila è composto da gente coriacea che non ci pensa a farsi sbranare.

La 14ª tappa del Giro 2010 parte da Ferrara e arriva ad Asolo, con il Monte Grappa nel finale
La 14ª tappa del Giro 2010 parte da Ferrara e arriva ad Asolo, con il Monte Grappa nel finale

I giorni dello Squalo

Nibali ha 25 anni. Il suo palmares parla finora di 12 vittorie, tra cui il Giro del Trentino del 2008 e il Tour de San Luis del 2010. E’ un predestinato e puntualmente la sua carriera sta prendendo la strada giusta. Al Giro è al fianco di Basso, arrivato in squadra nella stagione precedente. In realtà le cronache dicono che Vincenzo al Giro l’hanno portato per sostituire Pellizotti alle prese con le irregolarità del passaporto biologico. Nel percorso del siciliano, tuttavia, il 2010 è l’anno della rivelazione e da qui partiamo per raccontare i momenti chiave della sua carriera, alle porte del ritiro cui onestamente dobbiamo ancora abituarci.

Il 22 maggio del 2010 è il giorno della prima vittoria di tappa al Giro d’Italia, che Vincenzo coglierà mettendo a frutto le sue doti di discesista, di cui presto tutti si renderanno conto.

Il forcing di Nibali sul Grappa fa staccare Porte e infiamma la tappa
Il forcing di Nibali sul Grappa fa staccare Porte e infiamma la tappa

Il Grappa da Semonzo

La cronaca è scarna. Porte in maglia rosa inizia a mostrare il fianco e sulle pendenze del Grappa si fa avanti minaccioso lo spagnolo Arroyo, un altro degli uomini dell’Aquila.

Pozzato veste la maglia Katusha e ha già vinto la tappa di Porto Recanati. Ma il Grappa è casa sua e fa il diavolo a quattro per entrare nella fuga giusta, che si concretizza in un gruppetto di sei che arrivano ai piedi del monte, che dal versante di Semonzo misura 18 chilometri con punte del 14 per cento.

La fuga si sgrana come chicchi di un rosario, l’ultimo a cedere è Bisolti, mentre dietro la Liquigas fa il forcing, con Sylwester Szmyd che vive una delle sue giornate campali.

Scatto sul Grappa, discesa e pianura fino ad Asolo: Nibali al comando per 30 chilometri fino alla vittoria
Scatto sul Grappa, discesa e pianura fino ad Asolo: Nibali al comando per 30 chilometri fino alla vittoria

Il morso dello Squalo

Dal gruppo maglia rosa scatta Wiggins. Il pistard britannico ha in testa il sogno di vincere un grande Giro e corre nel neonato Team Sky. La Liquigas prosegue il suo lavoro e con il passare dei chilometri ne fanno le spese Garzelli e Porte.

A 9 chilometri dalla cima, Bisolti ha ancora pochi secondi su Monier e Wiggins, su cui tornano Evans, Scarponi, Vinokourov, Arroyo, Uran, Sastre, Tondo, Cunego, Basso, Nibali, Szmyd, Samoilau, Mollema, Cioni, Gerdemann e poco dietro Pinotti.

E’ il momento in cui lo Squalo getta la maschera. Il giovane siciliano alza il ritmo. Gli rispondono Scarponi, Evans e Basso. I fuggitivi vengono ripresi e staccati, mentre la corsa si infila nelle nuvole che coprono la Cima Grappa. Dopo il passaggio in vetta, Nibali molla gli ormeggi, approfittando della strada appena bagnata.

Il giorno dopo Asolo, sullo Zoncolan il primi attacco di Basso che recupera 4’10” ad Arroyo
Il giorno dopo Asolo, sullo Zoncolan il primi attacco di Basso che recupera 4’10” ad Arroyo

Discesa da maestro

Nibali si infila nella nebbia, dietro si guardano. Il siciliano ha 11’18” dalla maglia rosa, nessuno vuole rischiare l’osso del collo per seguirlo. Il suo vantaggio aumenta e le quasi 200 mila persone assiepate sull’arrivo di Asolo capiscono che in quelle curve al limite c’è un talento fuori del comune.

«La sera prima – racconterà dopo l’arrivo con gli occhi che esplodono di felicità – sentivo che poteva essere il giorno giusto per provarci. La salita del Grappa è stata perfetta per fare la selezione. Poi, con Ivan, Evans e Scarponi che si marcavano per la classifica, ho colto l’attimo e ho sfruttato la discesa per attaccare. Il resto è stato come una crono a testa bassa per non farmi riprendere. E’ stato un grosso sforzo, 30 chilometri da solo e domani c’è lo Zoncolan, una salita durissima e spero di non risentirne. Fra me e Basso non cambia niente, c’è unità di intenti. Oggi c’era la discesa e ho attaccato io, domani magari in salita prova Ivan». 

Sul Mortirolo Nibali sarà una pedina fondamentale accanto a Basso, lanciato verso la vittoria
Sul Mortirolo Nibali sarà una pedina fondamentale accanto a Basso, lanciato verso la vittoria

Piano perfetto

In casa Liquigas si fa festa. Porte ha perso la maglia rosa, che ora è sulle spalle dello spagnolo Arroyo. E l’indomani sullo Zoncolan, Basso potrà continuare la rimonta di un Giro da rincorrere e vincere.

«Avevamo organizzato tutto alla perfezione – commenta Zanatta, che ha seguito la tappa dalla prima ammiraglia – Vincenzo ha fatto un capolavoro. Ha aumentato il vantaggio in discesa e ha resistito nei 14 chilometri finali. In ammiraglia eravamo elettrizzati. Oggi è davvero iniziata la rincorsa alla maglia rosa».

A cena con Fignon

Quella di Asolo rimarrà una notte magica. Per Nibali e per il ciclismo, perché in una cena magica organizzata da Marcel Tinazzi, farà l’ultima apparizione al Giro Laurent Fignon, fiaccato dalla malattia. 

Nella sera di Asolo, l’ultima apparizione di Fignon in Italia alla cena di Marcel Tinazzi
Nella sera di Asolo, l’ultima apparizione di Fignon in Italia alla cena di Marcel Tinazzi

«Gli amici sono importanti – dice il vincitore di un Giro e due Tour – ringrazio Marcel per avermi chiamato a questa festa. Ho ricevuto chiamate che non mi sarei mai aspettato da Eddy Merckx e Felice Gimondi, oppure da Luc Leblanc e Alain Gallopin. Io continuo a vivere. Giorno per giorno. E spero che la prossima terapia sarà quella giusta. Ma so anche che per quanto io possa lottare e avere voglia di vivere, se non troveranno la cura dovrò arrendermi. Non ho voglia di morire a cinquant’anni, ma se è incurabile cosa posso farci?».

E’ seduto a tavola in una bolla di Francia, il suo nido protetto. Solo a tratti, Laurent si estrania dalla conversazione e fissa il vuoto. Si ferma, mette giù le posate e resta a guardarsi dentro. Brevissimi momenti di solitudine, in cui è banale cercare di riconoscere la riflessione o la paura. Fignon se ne andrà il 31 agosto, meno di tre mesi dopo, nei giorni in cui il morso dello Squalo addenterà la Vuelta. Ma questa è già un’altra storia…

AIR, gastronomia e territorio da Castelfranco Veneto al Monte Grappa

23.05.2022
5 min
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La seconda tappa della Adriatica Ionica Race, scatterà da Castelfranco Veneto il 5 giugno, per affrontare 157,8 chilometri che potrebbero rivelarsi decisivi per le sorti della classifica generale. Ventisette chilometri di ascesa finale con un primo tratto molto impegnativo a cui seguirà una parte conclusiva che metterà alla prova gli scalatori in gara.

A raccontarci il territorio portandoci alla scoperta dei segreti del Monte Grappa ci siamo affidati al campione del mondo Alessandro Ballan. Nato e cresciuto a Castelfranco Veneto, conosce ogni centimetro delle strade che il gruppo andrà ad affontare in questa seconda frazione. 

A valorizzare il territorio e a renderlo unico c’è la gastronomia famosa per formaggi, vini e Prosecco. In particolare con lo Chef Alex De Luca andiamo a scoprire il piatto del giorno, risotto carnaroli al Piave DOP stravecchio.

A tavola con lo Chef

Il viaggio culinario all’interno delle cinque tappe prosegue e abbraccia le specialità del Veneto e le omaggia. «Il Food Project, gestito da Federico Da Re, che caratterizzerà ogni arrivo di tappa con la promozione di prodotti tipici – spiega lo Chef Alex De Luca, di Filo Eventi – è presente per il secondo appuntamento. Per questa tappa proporremo un risotto carnaroli al Piave DOP stravecchio ».

A completare il piatto della tradizione veneta ci sarà appunto il formaggio Piave DOP prodotto da Lattebusche, azienda di Busche con le radici nel territorio Bellunese. Il riso invece verrà proposto dall’azienda La Fagiana di Eraclea, l’unica realtà nella provincia di Venezia, in cui si conserva ancora oggi la coltivazione e trasformazione del riso.

Gastronomia del territorio

La gastronomia castellana mantiene ancora oggi i valori più autentici della cucina contadina del territorio, valorizzando e portando a livelli di raffinatezza prodotti tipici locali.

Tra questi spiccano i famosi grissini artigianali Bibanesi dell’azienda Da Re della provincia di Treviso. A seguire una vasta degustazione di vini proposta dall’azienda vinicola Vanzella, tenute Caldella di Treviso, e dall’azienda agricola Ai Galli della provincia di Venezia. Come dolce tipico verrà invece proposta dalla CNA Asolo, la Ghisola.

Ad arricchire l’Hospitality ci sarà la collaborazione degli studenti dell’istituto IPSSEOA “Giuseppe Maffioli” che saranno presenti allo stand per raccontare l’esperienza e la tradizione veneta. 

Alessandro Ballan è nato e cresciuto tra le strade di Castelfranco Veneto
Alessandro Ballan è nato e cresciuto tra le strade di Castelfranco Veneto

Il Monte Grappa 

Che tipo di salita è? Come potrà essere determinante per la classifica generale? Alessandro Ballan, ci ha risposto così:« Il Monte Grappa è stata la mia palestra d’allenamento. E’ una salita lunga e vicina a casa mia. La facevo spesso. Magari non tutta perché è molto lunga, ma spesso i primi pezzi li facevo anche quattro o cinque volte a settimana anche due o tre volte al giorno. Quest’anno la faranno dal versante un po’ più lontano da casa mia. La parte meno dura è quella del Cadorna, il versante che fanno loro già la lunghezza la rende dura. Va su a scalini, con tratti impegnativi. Stiamo parlando di una salita di più di 20 chilometri quindi ovviamente per scalatori puri.

«Ci saranno dei bei distacchi. Per quanto riguarda la classifica magari non così ampi perché i corridori essendo alla seconda tappa stanno freschi. E’ la classica tappa che non fa capire chi vincerà l’Adriatica Ionica Race ma sicuramante farà capire chi non sarà in grado di farlo».

Il Monte Grappa ospita l’arrivo di tappa dell’Adriatica Ionica Race per il secondo anno (foto di airace.it)
Il Monte Grappa ospita l’arrivo di tappa dell’Adriatica Ionica Race per il secondo anno (foto di airace.it)

Castelfranco Veneto

Il luogo che ospiterà la partenza della seconda tappa di questa Adriatica Ionica Race sarà Castelfranco Veneto, città da sempre famosa per la sua vicinanza al ciclismo. 

«Stiamo parlando – racconta Ballan – della provincia di Treviso, quella con più tesserati, la più ciclistica d’Italia. Ci sono tantissime aziende che lavorano all’interno del settore della bici. Dalle parti meccaniche specifiche, ai telai, al tessile tecnico e molto altro. Si respirano le due ruote in ogni angolo. Questo territorio è stato, ed è una fucina di corridori, un esempio può essere la mia generazione con Tosatto, Gatto, Bandiera e molti altri. Castelfranco si sta sviluppando molto sotto l’aspetto delle piste ciclabili, soprattutto per quanto riguarda le gravel. E’ un comune che crede molto in questa attività.

«Come tutti i paesi del circondario siamo fortunati ad avere una storia viva, per esempio il castello del 1300, dove all’interno c’è la città murata. Poi c’è la piazza, dove ogni settimana si può trovare il mercato che riempie le logge e la piazza. Per chi ama l’arte, è la città natale di Giorgione. E’possibile vedere le sue opere. In particolare uno dei suoi dipinti più caratteristici, “La Pala di Castelfranco”».

Alla Corte: il Bike Hotel a misura di ciclista nel cuore del Brenta

08.05.2022
4 min
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Esiste una precisa area geografica, collocata tra Cittadella e Bassano del Grappa, in Veneto, dove il ciclismo e la bicicletta più in generale sono davvero di casa. Questo piccolo angolo di paradiso per gli amanti degli sport outdoor si identifica con il nome di Territori del Brenta. E per comprenderne meglio le potenzialità, abbiamo trovato l’occasione per scambiare due chiacchiere con Roberto Astuni, titolare del Bike Hotel alla Corte di Bassano del Grappa ed al tempo stesso uno dei migliori e più profondi conoscitori di questo comprensorio.

Il Ponte degli Alpini di Bassano è una delle mete più gettonate dei territori del Brenta
Il Ponte degli Alpini di Bassano è una delle mete più gettonate dei territori del Brenta
Allora Roberto, raccontaci qualcosa in più dei Territori del Brenta…

Qui a Bassano del Grappa ci consideriamo dei veri e propri esperti nell’accoglienza dei turisti sportivi. Da noi qualsiasi disciplina sportiva outdoor, dall’arrampicata al parapendio, dal rafting alla corsa in montagna, trova sul territorio una sorta di vera e propria palestra naturale. E tra queste diverse e variegate attività outdoor, il ciclismo si colloca certamente al vertice della piramide: per numero, qualità e preparazione degli ospiti. Qualsiasi attività ciclistica, dalla mountain bike al corsa, dal downhill al gravel fino ad arrivare al freeride, nei Territori del Brenta incontra il proprio ecosistema naturale.

All’interno del Bike Hotel troverete i servizi necessari per la cura delle biciclette
All’interno del Bike Hotel troverete i servizi necessari per la cura delle biciclette
Per i cicloturisti che prediligono la bicicletta da strada, cosa è in grado di offrire questa area?

In realtà, farei prima a rispondere elencando cosa eventualmente non è possibile trovare qui da noi… Mi spiego meglio. Partendo, ad esempio, direttamente in bicicletta dalla nostra struttura – il Bike Hotel Alla Corte – in pochi minuti è possibile raggiungere la base di partenza della salita del Monte Grappa, una vera e propria icona per tutti gli appassionati di ciclismo. Parlo dell’ascesa che attacca da Romano d’Ezzelino, la più conosciuta, perché i versanti del Grappa sono molteplici… e tutti duri! Alle nostre spalle invece è possibile pedalare lungo le colline dolcissime della Pedemontana veneta, che degradano verso Marostica e poi Breganze. Tra queste ci si potrà misurare sulla salita della Rosina, la breve ascesa che negli ultimi anni è stata teatro di diversi passaggi del Giro d’Italia nonché del campionato italiano professionisti edizione 2020 vinto a Cittadella da Giacomo Nizzolo. Sempre a pochi chilometri dal nostro albergo parte la strada, in salita anch’essa, per raggiungere Asiago e il suo altopiano. Dunque abbiamo la pianura, le grandi salite, le colline meravigliose e, volendo, anche l’altopiano: più di così.

Roberto Astuni in una foto dello sorso anno con i pro’ dell’Astana Qazaqstan Team
Roberto Astuni in una foto dello sorso anno con i pro’ dell’Astana Qazaqstan Team
E poi, una volta scesi dalla bicicletta, cosa succede?

Succede che si è accolti da un territorio ricco di storia, di grandi tradizioni, di ottima cultura enogastronomica. Basti pensare a Bassano del Grappa e a come questa deliziosa città sia intrecciata con la storia e con le vicende italiane. Qui al Bike Hotel Alla Corte ci piace definirci dei disegnatori di esperienze. Esperienze sportive, ma non solo, per tutti quei ciclisti desiderosi di conoscere sia tecnicamente quanto emozionalmente un territorio unico e meraviglioso.

Cosa siete in grado di offrire ai vostri ospiti?

Tutti i nostri clienti al rientro dalle escursioni in bici al trovano ad attenderli una rilassante Sport Active Spa, con sauna, bagno turco, doccia emozionale e area relax. Poi c’è il ristorante – che si chiama Sant’Eusebio – in grado di offrire loro il meglio della cucina tradizionale del territorio. E una nuova enoteca per gustare i migliori vini delle Tre Venezie magari accompagnati da qualche gustoso cicchetto… così come si dice da noi.

Gli ospiti troveranno all’interno dell’hotel anche il ristorante Sant’Eusebio e un’enoteca per degustare i prodotti del territorio
Il ristorante Sant’Eusebio e l’enoteca per degustare i prodotti del territorio
E a livello di servizi “tecnici” loro dedicati?

In questi ultimi anni posso ammettere con una punta d’orgoglio, concedetemelo, che abbiamo strutturato il Bike Hotel Alla Corte col massimo di servizi pensabili e possibili per i nostri ospiti ciclisti. Non a caso l’albergo è posizionato giusto lungo la ciclovia Monaco-Venezia, e moltissimi ciclisti di passaggio ci hanno anche aiutato a capire nello specifico molte delle loro esigenze. In albergo abbiamo sempre attiva una Bike Clinic (officina), una specifica stazione di gonfiaggio, un dispenser di prodotti di consumo come camere d’aria e integratori energetici. Disponibile anche un servizio di Bike Taxi per imprevisti meccanici che si dovessero verificare nel corso di una uscita, quanto un’attrezzata stazione di ricarica rapida per le biciclette elettriche ed un servizio di lavanderia realmente express.

Allora tutti alla scoperta in bicicletta delle Terre del Brenta…

Pensateci, pianificatelo e veniteci a trovare. Noi vi aspettiamo, e vedrete che non ve ne pentirete.

Alla Corte Bike Hotel

Le fatiche del Giro e la condizione ritrovata: Ulissi racconta…

17.06.2021
5 min
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Ulissi è tornato a casa dalla Slovenia col sorriso. La vittoria di Nova Gorica, venuta anche grazie a un potente lavoro di squadra, ha chiuso il periodo maledetto e se c’è un corridore che cambia faccia e sguardo quando le cose vanno bene e la condizione è nell’aria, quello è proprio Diego. Il bello, in questa fase della stagione alle porte del tricolore e ancor di più sull’onda lunga che porta a Tokyo, è che l’anno più storto potrebbe ora riaprirsi in modo inaspettato.

«La vittoria ci voleva – dice – ma ero già tanto contento per come ero ripartito. Quando vieni ripagato per il lavoro fatto è sempre una bella sensazione. Ma un po’ per scaramanzia, non guardo troppo lontano. Da quando è successo tutto, da quando sono stato fermato per quei problemi al cuore, mi sono concentrato solo sulla ripresa, a fare la base per i prossimi appuntamenti. Tornare competitivo così presto e con la condizione per vincere è stata una sorpresa. Quando salti completamente dicembre e gennaio, come le metti le basi per affrontare la stagione?».

Domenica al tricolore, dopo aver corso sulle stesse strade il mondiale 2020
Domenica al tricolore, dopo aver corso sulle stesse strade il mondiale 2020
Ecco, racconta: come le hai messe?

Siamo stati bravi, anzi sono stai bravi i preparatori. Sono rientrato e mi sono conquistato un posto per il Giro d’Italia, ma avevo tanti dubbi. Pensavo di accumulare troppa fatica, invece siamo riusciti a correrlo con l’obiettivo di crescere, dosando l’impegno.

Traduci la parola dosare…

Significa che certi giorni ho mollato prima e certi altri non ce la facevo proprio a reggere il ritmo. All’inizio ci sono state delle crisi improvvise e altre che erano prevedibili. Il guaio è che la mentalità è sempre stata quella di essere al top, quindi c’è stato anche da fare i conti con le motivazioni.

Qual è stato il giorno più nero?

Quello a Bagno di Romagna. Ho preso la fuga, anche se non è stato facile. Sarebbe stata la tappa ideale per me, ma appena la fuga ha preso il largo, io ho capito che era una giornata storta. Quando hai da subito brutte sensazioni, andare avanti è un bel problema. Infatti si è spenta subito la luce. In quei casi sapete cosa si fa? Si cerca comunque un aspetto positivo per andare avanti.

A Bagno di Romagna, la giornata più nera del suo Giro: fuga e crisi. la condizione non c’è ancora…
A Bagno di Romagna, la giornata più nera del suo Giro: fuga e crisi…
E qual è stato il tuo?

Essere riuscito a prendere la fuga!

Quando eri fermo per il cuore, dicesti che la testa faceva brutti pensieri. Quando al Giro soffrivi troppo dicesti che le gambe non ce la facevano. Che cosa è successo in Slovenia?

A volte la mente vorrebbe portarti a giocarti le vittorie, ma magari fisicamente non puoi. A volte hai le gambe, ma non le motivazioni. In Slovenia le gambe si sono unite con la testa. E’ il momento in cui tutto collima alla perfezione. E devi essere davvero al 100 per cento, perché il livello ormai è talmente alto che per esprimerti al meglio non puoi essere meno del massimo.

Eppure, tornando al Giro, l’hai chiuso in crescendo, con piazzamenti nei cinque a Sega di Ala e Stradella. La condizione stava tornando?

Ha stupito anche me. Pensavo che sui percorsi duri avrei faticato di più. Evidentemente con il passare delle tappe ho ritrovato la resistenza e non ancora l’esplosività che ha sempre caratterizzato la mia carriera.

Vincenzo Nibali, Alberto Bettiol, Diego Ulissi, Domenico Pozzovivo,Lugano 2020
Nibali, Bettiol, Ulissi, Pozzovivo: Lugano 2020, primi allenamenti anche per Diego prima dello stop improvviso
Vincenzo Nibali, Alberto Bettiol, Diego Ulissi, Domenico Pozzovivo,Lugano 2020
Nibali, Bettiol, Ulissi, Pozzovivo: Lugano 2020, primi allenamenti anche per Diego prima dello stop improvviso
Quando l’hai ritrovata?

Dopo il Giro, riposando. In realtà quelle tre settimane corse con intelligenza hanno sommato una serie di lavori che, una volta metabolizzati, mi hanno dato la condizione per tornare a vincere. Non sono ancora il miglior Diego, ma so di poterci tornare. Lo Slovenia è iniziato una settimana dopo il Giro. E’ l’insieme degli impegni ad aver dato la svolta.

Due anni fa Tokyo hai vinto tu…

Era il Test Event, quando si pensava che le Olimpiadi si sarebbero fatte nel 2020. Un percorso duro con caldo e umido. Si sudava anche a stare fermi e questo per noi è particolare. Tanto dislivello sin dalla partenza, sempre con le gambe in tiro. Quel giorno poi non facemmo il Monte Fuji, perché non si poteva fare la gara in tutta la lunghezza, ma venne comunque dura.

Ricordi le salite?

La prima è pedalabile, ma non molla un attimo. L’ultima, che finisce a 30 chilometri dall’arrivo, è sempre al 10 per cento e in cima non c’è discesa, ma si continua a forza di saliscendi.

Ci pensi mai alla convocazione?

Non ora, fosse anche per scaramanzia. E poi cinque nomi sono davvero pochi…

Dopo lo Zoncolan, il Grappa: Fortunato brinda ancora

16.06.2021
4 min
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Certe giornate non si possono scordare, soprattutto se condite da vittorie incredibili. E figuriamoci se sono le prime due da professionista, raccolte in poco più di venti giorni su due montagne sacre per il ciclismo italiano. Lorenzo Fortunato – di nome ma non di fatto – ci ha preso gusto e così, dopo aver conquistato lo Zoncolan lo scorso 22 maggio nella 14ª tappa del Giro d’Italia, l’atleta della Eolo-Kometa ha messo il sigillo in vetta alla Cima Grappa, traguardo della seconda frazione di 148,2 chilometri (partenza da Vittorio Veneto) della Adriatica Ionica Race

Sul traguardo del Grappa, venti giorni dopo lo Zoncolan
Sul traguardo del Grappa, venti giorni dopo lo Zoncolan

Grande rimonta

Un trionfo clamoroso oltretutto perché ottenuto negli ultimi quindici metri di gara, superando in rimonta Kudus, praticamente certo del successo, e Pronsky dell’Astana che avevano fatto selezione sul finale dell’ascesa guadagnando più di una manciata di secondi nei momenti decisivi della corsa.

Insomma, per il 25enne bolognese un filotto da biliardista: tappa, maglia di leader della generale (strappata a Viviani), dei Gpm (sfilata al suo compagno Sevilla) e seria ipoteca sul successo finale alla vigilia della terza ed ultima giornata, nonostante la Ferrara-Comacchio nasconda qualche insidia con sei tratti di sterrato nella parte centrale del percorso. Per la sua formazione, gestita dalla coppia Basso-Contador, un’altra giornata da protagonista dopo quella precedente dove si era messa in luce col terzo posto di Pacioni. Ed una prossima all’orizzonte delle valli comacchiesi per completare questa mini opera.

Hanno scalato il Grappa da Semonzo, un versante lunghissimo
Hanno scalato il Grappa da Semonzo, un versante lunghissimo
Lorenzo, prima lo Zoncolan, ora il Grappa: due vittorie su traguardi importanti, non è che stai abituando troppo bene tu, la tua squadra e i tuoi tifosi?

Eh eh (sorride, ndr), diciamo che questa per me è come la quarta settimana del Giro d’Italia. Non ho perso concentrazione, sono rimasto con la testa sugli allenamenti e oggi ho vinto.

Al Giro avevi vinto perché eri in fuga, resistendo al ritorno dei più forti e anche alle spallate dei tifosi. Qui sul Grappa, con a tratti la stessa nebbia dello Zoncolan, è andata diversamente. Spiegaci…

Sì vero, lì avevo vinto perché avevo centrato la fuga, ma durante l’ultima settimana del Giro sono sempre stato davanti rimanendo con i migliori. Queste sono le mie corse perché se al Giro andavo bene, qui dovevo vincere o arrivare tra i primi. E ci sono riuscito.

In venti giorni ti è cambiata la vita.

La sto vivendo con tranquillità e serenità. Sto facendo tutto come sempre, come due mesi fa che non ero nessuno.

Viviani sapeva che avrebbe perso la maglia: si rifarà domani a Comacchio?
Viviani sapeva che avrebbe perso la maglia: si rifarà domani a Comacchio?
Oggi, proprio in virtù della vittoria al Giro, eri il più pronosticato ma radio corsa ti ha segnalato in difficoltà e staccato. Poi sul traguardo hai vinto come seppe fare Marino Basso al mondiale di Gap su Bitossi. Incredibile. Avevi perso la speranza ad un certo punto?

No, onestamente. Finchè li vedevo (Kudus e Pronsky della Astana Premier Tech, Carboni e Zana della Bardiani Csf, ndr) speravo di rientrare. Anche se devo dire che se l’Astana avesse vinto, io sarei stato comunque contento lo stesso di fare secondo o terzo. Nel finale però ho messo su il 54 e dal triangolo rosso ho praticamente fatto una volata di un chilometro.

Hai gestito le energie fisiche?

Sì, le ho tenute. Ho recuperato e ho vinto.

E quelle mentali invece visto che eri uno dei favoriti della vigilia?

Dico la verità, la vivo e l’ho vissuta senza stress e non ho pressioni nemmeno da parte della squadra. Cerco sempre di dare il massimo, che sia per vincere o che sia per il decimo o quindicesimo posto.

Lorenzo Fortunato in azione sulle rampe dello Zoncolan, dove ha centrato la prima vittoria da pro’
Fortunato sullo Zoncolan, dove ha centrato la prima vittoria da pro’
Ti aspetta il campionato Italiano, anche quello dalle tue parti come la tappa conclusiva dellaAIR.

Prima c’è la Ferrara-Comacchio dove voglio portare a casa la maglia di leader, poi vediamo di pensare al tricolore.


In pratica basta dirti che farai una quinta settimana di Giro per vederti protagonista.

Sì dai, diciamo così che magari può funzionare.