Nasce la Polti-Kometa: una botta di orgoglio italiano

10.01.2024
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MILANO – Hotel Principe di Savoia in piazza della Repubblica, nei salottini della hall ci sono procuratori di calciatori e direttori sportivi. Ariedo Braida (che in serata si intratterrà a lungo con Francesco Moser) e Oscar Damiani sono appena usciti, noi andiamo avanti a parlare con Alberto Contador. Fuori l’inverno si fa sentire, il cielo è grigio, ma per il ciclismo è una bella giornata. Si presenta il Team Polti-Kometa. Ne abbiamo viste le maglie. Abbiamo letto vari comunicati e apprezzato le immagini della Aurum Magma con cui correrà la squadra. Ma adesso Francesca Polti e Giacomo Pedranzini spiegano il perché abbiano scelto di sponsorizzare la squadra di Basso e Contador, presenti allo stesso tavolo. Il sorriso è coinvolgente, gli argomenti attaccano.

Francesca Polti ha parlato raccontando il suo entusiasmo e la sua visione
Francesca Polti ha parlato raccontando il suo entusiasmo e la sua visione

Le ragioni per partire

L’aspetto sportivo ci sta a cuore, ma quel che più ci piace sottolineare è il fatto che due grandi aziende italiane abbiano scelto di impegnarsi nel ciclismo. Fino a qualche tempo fa non sarebbe stato niente di strano (complici forse anche disinvolte abitudini fiscali), oggi è un’eccezione.

«Sono abituata a parlare in pubblico – dice Francesca Polti – ma è la prima volta che parlo della mia squadra e sono molto emozionata. La nostra squadra, la sento davvero mia. Quando si è trattato di scegliere se aderire o meno al progetto, ho riunito il mio staff ristretto e piuttosto che chiederci perché farlo, ci siamo chiesti se ci fosse un motivo per non farlo e non ne abbiamo trovati. Abbiamo visto solo opportunità e così siamo partiti.

«Ho trovato analogie di valori. Anche la squadra, come la nostra azienda, si fonda su rispetto, innovazione e sostenibilità. Abbiamo trovato nel ciclismo un bel veicolo di comunicazione, perché vogliamo che Polti si espanda nei Paesi in cui la squadra andrà a correre. Vogliamo tornare vicini al nostro pubblico, per fare vedere chi siamo e non solo per mostrare i nostri prodotti. Vogliamo far conoscere la nostra vivacità, anche se è una sfida in salita, al culmine della quale ci potrà essere grande soddisfazione. Quando ci siamo riuniti con le famiglie prima di Natale, mio padre si è avvicinato a me e Ivan (Basso, ndr) e ci ha chiesto se qualcuno ci avesse già dato dei pazzi. Noi abbiamo risposto di sì e lui ha sorriso, dicendo che allora questo progetto avrà successo. Perché anche a lui dissero che era pazzo per aver inventato la Vaporella e aver puntato quella prima volta sul ciclismo».

Il Team Polti-Kometa correrà con la Magma di Aurum, di proprietà di Basso e Contador
Il Team Polti-Kometa correrà con la Magma di Aurum, di proprietà di Basso e Contador

Il doping è una scusa

E quando le diciamo che è insolito vedere una grande azienda italiana fare ritorno al ciclismo e che tanti, in passato, hanno rifiutato la possibilità opponendo i casi di doping e il rischio per l’immagine, Francesca Polti si irrigidisce e sorride.

«Credo che i ragazzi siano tutti controllati – dice – e che la squadra sia la prima ad accorgersi se qualcosa non va. Ma se anche fosse il caso e trovassero un corridore positivo, il nostro compito non sarebbe quello di mettere in discussione il sistema, ma di stargli accanto per aiutarlo. Perché se ti dopi, hai un problema. E noi negli anni siamo stati accanto a donne maltrattate e persone con altri problemi. Perché abbandonare un corridore? Nel calcio i ragazzi con problemi di scommesse non li hanno abbandonati…».

Giacomo Pedranzini è arrivato dall’Ungheria, dove vive dal 1994.
Giacomo Pedranzini è arrivato dall’Ungheria, dove vive dal 1994.

Sport, cibo e salute

Lo stesso argomento fu utilizzato anni fa da Giacomo Pedranzini, cui al momento di entrare accanto alla Fundacion Contador fu posta la stessa obiezione. Il valtellinese di Ungheria lo abbiamo già sentito qualche settimana fa, ma il suo slancio conquista la platea.

«In bicicletta – dice – la salita non finisce mai. Noi siamo agricoltori di montagna, produciamo cibo e lo portiamo sul tavolo dei consumatori. Il nostro obiettivo è fare meglio di quanto fatto negli ultimi sette anni, ma soprattutto la squadra sarà al centro di un progetto di comunicazione. Kometa è la terza azienda alimentare in Ungheria e in Italia siamo presenti in tutte le più grandi catene di supermercati, da Conad a Coop, come Esselunga, Tigros ed Eurospin, però la gente non ci conosce. Questo è un limite che vogliamo superare.

«Crediamo che una vita sana e una sana alimentazione possano cambiare la vita degli italiani e costare meno al sistema sanitario nazionale. La scintilla è scattata quando Ivan Basso ci ha parlato di “ciclismo sociale” e di “cibo onesto”. L’Italia ha bisogno di gente che ci creda. Abbiamo pochi impianti sportivi rispetto alla media europea, siamo il fanalino di coda e questo si traduce anche in una inferiore pratica sportiva, che investe anche il ciclismo. Ho letto un articolo di Federico Fubini sul Corriere della Sera. Diceva che nel 1992, il reddito annuale pro capite di un italiano era il 19 per cento in meno rispetto a un cittadino degli Stati Uniti. Nel 2022, trent’anni dopo, l’italiano guadagna la metà. Se le famiglie perdono così potere di acquisto, tutto il resto va dietro, anche lo sport».

I tre fondatori del team, Alberto e Fran Contador e Ivan Basso
I tre fondatori del team, Alberto e Fran Contador e Ivan Basso

Una grande squadra

Basso annuisce. Sono stati presentati i corridori, i pochi che sono stati portati e che domani raggiungeranno il ritiro della squadra in Spagna. Maestri, definito il nuovo capitano dopo il ritiro di Gavazzi. I fratelli Bais. Matteo Fabbro. L’ungherese Fetter. E la speranza Piganzoli. Basso spiega.

«Ci riteniamo una grande squadra – dice – il comunicato che diffondemmo durante il Giro e che avevamo condiviso derivava dal fatto che credevamo di meritare più attenzione di quella che avevamo. Quello che vediamo qui oggi nasce dalla credibilità costruita negli ultimi anni. L’obiettivo è sempre stato mantenere quel che avevamo e rinforzarci per avvicinarci al livello delle grandi professional europee.

«Sono cambiati gli sponsor – prosegue – ma la società continuerà a lavorare allo stesso modo. Siamo nati nel periodo del COVID. La squadra si è resa simpatica al mondo del ciclismo ed è credibile perché unisce la Fundación Alberto Contador, la reputazione dei due ciclisti che l’hanno creata e la storia di un marchio come Polti. E’ un progetto unico che unisce più generazioni. Quando si parla di ciclismo-impresa, questa è una squadra che produce le sue biciclette. Ci sentiamo in dovere di essere attori del cambiamento, con Alberto ne parliamo spesso, restituendo quello che il ciclismo ci ha dato. Abbiamo grandi ambizioni e un calendario importante. Il Giro d’Italia? Bisognerà aspettare gli inviti».

La sensazione è che quel biglietto sia stato già staccato. Il ritiro della Lotto Dstny, le due vittorie di tappa degli ultimi due anni e le tre giornate del Giro in Valtellina fanno pensare che le possibilità siano buone. Domani il gruppo si riunirà in Spagna e le bici torneranno a recitare da protagoniste. Qui si va verso il galà di stasera, fra occhi che luccicano e il senso della nuova avventura che sta per cominciare.

Tour of the Alps: viaggio in 5 tappe sulle strade dell’Euregio

21.11.2023
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Autunno, tempo di presentazioni. Così oggi a Milano è stato sollevato il velo sul Tour fo the Alps, giunto alla 47ª edizione: corsa che, come poche altre, è capace di coniugare sport e turismo. Ancora una volta infatti il racconto del territorio è stato proposto con pari dignità rispetto al racconto delle tappe, a conferma che questo sport può trovare una seconda giovinezza nella collaborazione con le regioni in cui si svolge.

Il prossimo anno la corsa parte da Egna. Si passa poi per due giorni in Austria con i traguardi di Stanz e Schwaz. E si conclude in Valsugana a Borgo Valsugana e Levico Terme. Nel mezzo, come detto, i territori dell’Euregio (Tirolo, Alto Adige e Trentino) mostrati e animati nelle loro bellezze e le particolarità che li rendono unici. Forte del nuovo accordo con Infront, quest’ultimo aspetto avrà un momento di grande risonanza proprio grazie alla Bike Experience voluta proprio da Infront per spiegare l’evento e sensibilizzare l’opinione pubblica su temi di interesse generale, che culmineranno nell’ultima giornata con una pedalata alla presenza di alcuni grandi testimonial.

Architetture, culture, tradizioni cucite con il filo magico del ciclismo: questo è il Tour of the Alps
Architetture, culture, tradizioni cucite con il filo magico del ciclismo: questo è il Tour of the Alps

Il percorso

Come di consueto e vista l’orografia dei territori attraversati, la corsa sarà vivace e ancora una volta si atterrà alla regola scolpita dal GS Alto Garda: solo tappe brevi e stuzzicanti. Ciò consentirà nuovamente agli atleti dei 20 team partecipanti di esprimersi al meglio senza che siano bloccati dallo spauracchio dei 200 chilometri.

Leggendo le carte della corsa, si parte dalle coltivazioni della Strada del Vino dell’Alto Adige. Si passa poi in Tirolo nella bassa valle dell’Inn. Si finisce in Valsugana con l’inedita Strada dei Baiti, versante molto impegnativo del Passo del Vetriolo. Totale di 709,3 chilometri (141,8 la lunghezza media delle 5 tappe), con 13.250 metri di dislivello.

TappaDataPartenza-ArrivoDistanzaDislivello
1ª tappa(15/4)Egna-Cortina sulla Strada del Vinokm 133,3mt 2.069
2ª tappa(16/4)Salorno-Stanskm 189,1mt 2.510
3ª tappa(17/4)Schwaz-Schwazkm 127mt 2.360
4ª tappa(18/4)Laives-Borgo Valsuganakm 141,3mt 3.830
5ª tappa(19/4)Levico Terme-Levico Termekm 118,6mt 2.490

L’Alto Adige

Come già accennato in precedenza, ci si muove su tre territori ben distinti ciascuno dalle sue prerogative. L’Alto Adige ha da tempo eletto la bicicletta a destinazione privilegiata, Bolzano è una vera capitale delle due ruote e i servizi per ciclisti non mancano. Il progetto Alto Adige Pedala spinge nel senso della mobilità dolce.

La Bikemobil Card, ad esempio, si può richiedere in tutta la Provincia di Bolzano e permette di prendere autobus, treni e di accedere a punti di noleggio che ci trovano lungo la linea ferroviaria.

La rete ciclabile del fondovalle misura 600 chilometri, con 1.900 percorsi a misura di mountain bike e tutti i passi dolomitici e alpini a disposizione degli amanti della bici da corsa. Il territorio è anche attraversato da alcune delle direttrici più rinomate, come la Via Claudia Augusta, la Monaco-Venezia e la ciclabile a lunga percorrenza Eurovelo 7, che unisce in un unico profondo respiro Capo Nord a Malta.

In parallelo si distinguono i percorsi cicloturistici a tema, come i Wine and Bike, che uniscono il ciclismo all’enogastronomia.

Si attraversano zone montuose che ad aprile possono ancora presentarsi così (foto Tour fo the Alps)
Si attraversano zone montuose che ad aprile possono ancora presentarsi così (foto Tour fo the Alps)

Il Tirolo

La corsa entrerà in Tirolo attraverso il passo del Brennero. E anche se i corridori non avranno probabilmente modo di rendersene conto, entreranno in una regione maestosa quanto a possibilità per il cicloturismo. Si parla di 6.400 chilometri di percorsi per mountain bike (il solo Bike Trail Tirol ne misura 1.000), 330 chilometri di single track, 1.000 chilometri di percorsi cicloescursionistici.

Per chi ama la bici da strada, la proposta delle “Great Rides” è un invito a nozze. Si tratta infatti di 10 itinerari di grandi dislivelli, viste panoramiche e discese da grandi… manici. Anche qui non mancano eventi, manifestazioni e la possibilità di scoprire la gastronomia e i celebri dolci della tradizione austriaca.

La sicurezza è da sempre un puntiglio e un fiore all’occhiello del Tour of the Alps (foto Mattia Finotto)
La sicurezza è da sempre un puntiglio e un fiore all’occhiello del Tour of the Alps (foto Mattia Finotto)

Il Trentino

Il Tour of the Alps 2024 si conclude in Valsugana, territorio già avvezzo ad ospitare eventi e gare, ma che questa volta offre scorsi inediti alla corsa e di riflesso a chi vuole servirsene per esplorare la regione.

La Valle dei Mocheni, con il doppio passaggio a Palù del Fersina farà entrare la corsa in un mondo a parte: celebre per la cultura che risente della minoranza tedesca, che si insediò nei primi anni del 1300 quando vi giunsero dalla Boemia i canopi, minatori specializzati che sfruttavano le risorse locali e per questo non ebbero mai buoni rapporti con le popolazioni locali. La valle è costellata di baite, masi e gruppi di case sparse, senza un vero centro abitato di riferimento. Un trionfo della natura, dove l’opera dell’uomo è riconoscibile nell’allevamento e nell’agricoltura. Palù del Fersina, il centro di riferimento, sorge a 1.360 metri di quota.

Tra i fornitori ufficiali, l’Acqua Eva, che sgorga ad alte quote (foto Svoboda Jaroslav)
Tra i fornitori ufficiali, l’Acqua Eva, che sgorga ad alte quote (foto Svoboda Jaroslav)

I partner

In questo microcosmo fatto di bellezza, economia e natura, il vero capolavoro degli organizzatori sta nell’aver coinvolto sponsor locali. Marchi come Melinda, la Cassa Centrale Banca, SPORTLER e Autostrade del Brennero, i vini della Val di Cembra e l’Acqua Eva, cui sono affiancati da anni Alé, Vittoria e Suzuki.

I prossimi passi saranno la definizione delle squadre (fra le 20 previste al via, circa la metà sarà WorldTour) e altre iniziative che saranno messe in campo grazie alla collaborazione con Infront.

Per Venturelli è arrivato (a malincuore) il tempo delle scelte

16.11.2023
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MILANO – «Scusa Federica, cosa ci fai qui, se domani c’è la Coppa del mondo di ciclocross in Belgio?». Venturelli sgrana gli occhi e per un istante esita. Poi capisce che è uno scherzo e sorride. Però intanto la ragazza dai mille talenti, in bici e nello studio, ha dovuto accantonarne uno e ne ha fatto le spese appunto il cross. Il passaggio fra le under 23 su strada richiede un inverno di maggior concentrazione e migliore distribuzione degli sforzi e così una delle azzurre più forti ha appeso la bici al chiodo.

«Comunque era una bella domanda – riflette – e la risposta è che ho deciso di staccare dopo la stagione su strada e prendermi il mio tempo. Sarà un inverno molto impegnativo con la preparazione sia della strada sia della pista, quindi ho dovuto fare una scelta e mettere un po’ da parte il ciclocross. Questo non vuol dire abbandonarlo completamente, però appunto ridimensionare il calendario e il numero di gare».

Al Giro d’Onore della FCI, Venturelli è stata premiata per il suo talento multiforme
Al Giro d’Onore della FCI, Venturelli è stata premiata per il suo talento multiforme
Scelta difficile? Era nell’aria, ma finora erano state solo teorie…

Molto difficile. Il cross mi è sempre piaciuto, è la disciplina che mi fa divertire di più. Mi ha sempre permesso di staccare la testa anche in inverno, che per gli altri è un periodo di sola preparazione, e di darmi degli obiettivi a breve termine da cercare di centrare. Ma sono arrivata al punto in cui non si può fare più tutto come negli anni scorsi, quindi la decisione è stata inevitabile.

Si parla di te come di una perfezionista in ogni cosa faccia. Lasci il cross perché non riusciresti a farlo al top?

Purtroppo negli ultimi anni ho dovuto imparare a staccarmi dall’opinione degli altri. Non sono una macchina e devo mettermi dei limiti. Questo è il mio lato umano che viene fuori quando si tratta di scelte. Adesso sono all’università e quindi ho anche questo tipo di impegno che è ugualmente nuovo, quindi sto cercando di bilanciare tutto. Ho cominciato con le lezioni a metà ottobre, a gennaio e febbraio avrò i primi esami.

Lo scorso anno Venturelli ha disputato il mondiale juniores di cross a Hoogerheide, chiudendo al quarto posto
Lo scorso anno Venturelli ha disputato il mondiale juniores di cross a Hoogerheide, chiudendo al quarto posto
Hai ricevuto un premio dal Presidente Mattarella come Alfiere del lavoro. Sei uscita dal liceo con 100 e lode, vai forte in bici. Forse davvero la ricerca della perfezione ti appartiene?

Sono una ragazza abbastanza organizzata, so gestire il tempo. Poi conta la testa, la consapevolezza di dover fare tutto nel modo migliore, per cui anche quando sono stanca, continuo sino in fondo. Non ho mai valutato di smettere di studiare per fare solo l’atleta, anche se forse ha significato sacrificare la vita sociale. Però davanti a certi risultati, è un sacrificio che si può sostenere.

Perché prevedi un inverno molto impegnativo?

Essendo passata under 23 e dovendo quindi correre anche con le elite, la preparazione sarà diversa. Devo avere certamente più fondo, ma devo concentrarmi anche sulla preparazione dal punto di vista della forza. C’è un elevato numero di ritiri, mentre l’anno scorso avevo potuto dedicarmi al ciclocross, facendo la preparazione per la strada a fine febbraio. Adesso invece devo già cominciare e quindi la differenza è evidente dal punto di vista della preparazione. E immagino che dovrò lavorare diversamente anche in palestra, ma ho appena ricominciato con la bici e non so ancora nulla sulla preparazione specifica richiesta dalla squadra. Credo però che a breve saprò tutto.

Guazzini verso Parigi, con lo sguardo fisso sul quartetto

15.11.2023
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MILANO – L’ultima volta che avevamo incontrato Vittoria Guazzini, si era ancora tutti in Cina e nella sera di gala organizzata dall’UCI si respirava il profumo delle vacanze e del rompete le righe. Di lì a poco, la toscana sarebbe partita per le Maldive con Lorenzo Milesi per mettere il punto a capo di una stagione parecchio faticosa. Non solo atleticamente, ma anche e soprattutto psicologicamente. La frattura del bacino del 6 aprile durante la ricognizione della Parigi-Roubaix l’ha condizionata pesantemente. Il mondiale ad agosto e il sogno di difendere l’oro della crono conquistato a Wollongong hanno trasformato l’estate in una rincorsa frenetica. Per lei come pure per Elisa Balsamo ed Elisa Longo Borghini, mentre un’altra azzurra di rilievo, Marta Cavalli, stentava a ritrovare il passo dopo l’incidente del 2022. Un’estate a dir poco problematica.

Il ritorno di Guazzini alle gare è avvenuto ai campionati italiani crono del 23 giugno, chiusi al quarto posto. Un mese dopo Vittoria è partita per il Tour de France Femmes, cogliendo l’ottavo posto nella crono finale: un buon segnale di crescita. Ma quando dieci giorni dopo ha corso il mondiale di Stirling, quella condizione costruita probabilmente troppo in fretta le ha presentato il conto e il verdetto è stato spietato, portando con sé il crollo dell’umore. Un po’ meglio è andata all’europeo, con il secondo posto azzurro nel Mixed Team Relay, ma a quel punto non restava che la trasferta cinese e il bisogno di fermarsi.

Le vacanze alle Maldive con Milesi e poi subito a Noto con la nazionale: l’inverno di Vittoria Guazzini (foto Instagram)
Le vacanze alle Maldive con Milesi e poi subito a Noto con la nazionale: l’inverno di Vittoria Guazzini (foto Instagram)
Le vacanze durano sempre troppo poco…

Vero, sono finite e già si ricomincia. Lunedi scorso ho fatto tre pedalate veramente blande, ma più per dire che le ho fatte. Prima ero stata per due giorni in Francia dalla squadra per la posizione e quella prima uscita è servita per riprendere dimestichezza con la pedalata. Solo che quando sono salita sulla bici, come al solito ho pensato: «Boh, qualcuno mi ha toccato la bici oppure non è la mia». Però adesso si va in ritiro con la nazionale (gli azzurri si ritrovano a Noto a partire da oggi, ndr), quindi la testa è al 2024.

Quanto è stato necessario staccare la spina?

Il 2023 è stato veramente pesante, mi serviva sia fisicamente ma soprattutto mentalmente. E’ stato bello staccare, però l’anno che viene è ricco di appuntamenti, per cui bisognerà cercare di essere pronti. Non c’è tempo da perdere.

Il podio del Trofeo Binda dietro Van Anrooij e Balsamo era la conferma che durante lo scorso inverno Guazzini avesse lavorato bene
Il podio del Trofeo Binda dietro Van Anrooij e Balsamo era la conferma che durante lo scorso inverno Guazzini avesse lavorato bene
Con la squadra avete fatto un’analisi di cosa potrebbe essere andato storto?

Diciamo che già prima di finire la stagione, prima di andare in Cina ci eravamo trovati per qualche giorno. Ho parlato con i preparatori della FDJ-Suez e abbiamo cercato di capire cosa magari non abbia funzionato. Io dico che dalla caduta in poi è stata una parabola discendente. Quella non ha aiutato. Poi c’è stata una serie di cose che, messe insieme, sono state un po’ troppo per me soprattutto dal punto di vista mentale. Però va bene così, non tutte le stagioni sono uguali. E se devo dirla tutta, meglio che sia andato storto quest’anno che il prossimo.

Come ti sei spiegata il passaggio a vuoto di Glasgow?

Ci tenevo tanto ai mondiali di Glasgow, quindi ho cercato di fare di tutto per recuperare, magari anche più di quello che avrei dovuto fare quando sono tornata in bici. Però qua si parla di ipotesi e se fosse andato tutto bene e avessi vinto una medaglia, sarebbe stata la storia dell’anno. Non è stato così, ma va bene. Ormai ho resettato tutto, mi sembra quasi che questa stagione non ci sia neanche stata, perché veramente ho una sorta di blackout (sorride, ndr).

Alzini, Fidanza, Guazzini, Paternoster: gruppo azzurro della pista al Giro d’Onore. Ora tutte in ritiro
Alzini, Fidanza, Guazzini, Paternoster: gruppo azzurro della pista al Giro d’Onore. Ora tutte in ritiro
Ganna dice che il suo primo obiettivo a Parigi sarà la crono e subito dopo penserà al quartetto.

Bè, sicuramente la crono è un obiettivo, una disciplina che mi piace tanto, a cui dedico tanto tempo anche con la squadra. In questi giorni sono stata in Francia per valutare la posizione. Come tenere la testa, come mettere le spalle in modo che siano aerodinamiche. Quindi sicuramente sarà un aspetto su cui lavorerò. Però mi sento di dire che la priorità del prossimo anno è il quartetto e penso che le mie colleghe concordino con me. Sappiamo che è una buona occasione. Anche se ci sono tante nazionali forti, noi cercheremo di fare il nostro e semmai batteremo le mani a chi vincerà. Speriamo però di battercele da sole.

A dicembre si torna in Spagna con la squadra?

Sì, andremo sempre ad Altea, ormai per il terzo anno. Sarà più che altro un’occasione per ritrovarsi e ovviamente mettere dei buoni chilometri in vista del prossimo anno. Intanto però a Noto cominciamo a lavorare su strada. La pista sono sforzi brevi, ma intensi: magari ricominciare in quarta con lavori fatti a tutta non è la cosa migliore. E poi mi fa piacere ritrovare anche le mie compagne, è bello condividere le fatiche con le altre. L’allenamento passa più in fretta e si sente un po’ meno la fatica.

Cattaneo, il Wolfpack, Moscon e il sogno di Parigi

11.11.2023
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MILANO – Cattaneo parlotta con Ganna, poi Filippo si sposta e arriva Lorenzo Milesi. L’iridato U23 della crono è appena tornato dalle vacanze, con il grosso punto interrogativo su dove correrà nel 2024: se ancora al Team DSM-Firmenich o alla Ineos Grenadiers. Con i due si scherza delle Olimpiadi: se portano Ganna, l’altro è Cattaneo. Due della Ineos sarebbero troppi. Ridono. Il Giro d’Onore della FCI è una bella occasione anche per loro.

Sul palco del Teatro Manzoni, ieri in occasione del Giro d’Onore, sono saliti tutti i tecnici azzurri
Sul palco del Teatro Manzoni, ieri in occasione del Giro d’Onore, sono saliti tutti i tecnici azzurri

I ragazzi del 1990

Poi Cattaneo torna serio. Con lui si può parlare di Evenepoel, come dell’arrivo di Moscon. Di Bagioli e Ballerini andati via, del nuovo corso della Soudal-Quick Step, il cui spirito secondo Remi Cavagna, che l’ha lasciata, si sarebbe annacquato. Gli raccontiamo anche dell’intervista con Sbaragli di qualche giorno fa, quando ci rendemmo conto che dei fantastici corridori classe 1990, portatori di grandi promesse con atleti come Aru e Moreno Moser, sono rimasti soltanto lui, il toscano e Fabio Felline. Mattia alza gli occhi al cielo.

«Non è una cosa facile avere 33 anni in questo ciclismo – ammette – però la carriera che ho avuto mi aiuta. All’inizio ho avuto qualche anno difficile, quindi non ho consumato tutto quello che avevo e adesso comincio a ottenere i miei risultati. Logicamente l’età avanza, quindi alla fine dovrò farci i conti, però il livello che sono riuscito a ottenere anche quest’anno per me è ottimo, quindi spero di durare il più a lungo possibile».

Con Affini, Sobrero, Paladin, Cecchini e Guazzini, Cattaneo ha centrato l’argento nella cronosquadre agli europei
Con Affini, Sobrero, Paladin, Cecchini e Guazzini, Cattaneo ha centrato l’argento nella cronosquadre agli europei
Che anno è stato per te il 2023?

Penso il migliore da quando sono professionista. Sono super contento, però ormai è passato e bisogna già guardare avanti.

Cosa hai pensato quando si è cominciato a parlare della fusione fra la tua squadra e la Jumbo-Visma?

Ormai in questo ciclismo non puoi essere sicuro di niente, però io ero sereno. Sapevo di aver fatto una super stagione per quello che è il mio lavoro e di conseguenza, detta fuori dei denti, credo che nella peggiore delle ipotesi una squadra l’avrei trovata. Ero tranquillo, non arrivavo da un anno in cui non avevo fatto niente. In caso contrario, magari avrei pensato che se ci fosse stata la fusione, sarei rimasto a piedi…

Nel frattempo in ogni caso dalla squadra sono andati via anche alcuni nomi di rilievo. Cavagna ha detto che il Wolfpack non è più quello di un tempo…

Ne avevamo già parlato prima della Vuelta e le cose si stanno confermando. Io credo che quando cambi così tanti corridori, è logico che hai bisogno di un po’ di rodaggio per creare il gruppo. Non è più la Quick Step di qualche anno fa, ma è inevitabile perché c’è Remco che condiziona gran parte delle scelte, come è giusto che sia quando hai un corridore del genere.

Ai mondiali di Glasgow, per Cattaneo è arrivato l’8° posto, seguito dal 5° degli europei
Ai mondiali di Glasgow, per Cattaneo è arrivato l’8° posto, seguito dal 5° degli europei
Deve crearsi di nuovo il clima giusto?

Ci sono tanti giovani e tanti nuovi elementi che arrivano nella squadra con l’idea di entrare nel Wolfpack, quindi secondo me sono nuova linfa perché questa cosa torni visibile, perché alla fine tra di noi c’è sempre stata. Non così evidente, però c’è sempre stata.

La tua storia parla di anni iniziali difficili alla Lampre, poi del rilancio con l’Androni e in qualche modo di una consacrazione nel gruppo Quick Step. Credi che Moscon potrà approfittarne come è successo a te?

Ho sempre detto, senza offendere l’uno né l’altro, che è la Quick Step è un’Androni con più soldi. Nel senso che è una famiglia e credo che sia la squadra giusta per cercare un rilancio. Credo che Gianni abbia vissuto anni un po’ complicati per una serie di motivi e credo che questa sia la squadra giusta per ritrovare il Moscon di qualche anno fa. Secondo me avevamo bisogno di uno come lui nelle classiche del pavé in cui eravamo un po’ meno forti e lui secondo me è un innesto che, se rende come dovrebbe, potrebbe fare la differenza.

Lombardia, abbraccio fra Bagioli arrivato secondo e Cattaneo. Dopo 4 anni, le loro strade si separano
Lombardia, abbraccio fra Bagioli arrivato secondo e Cattaneo. Dopo 4 anni, le loro strade si separano
Come hai vissuto, al contrario le partenze di Bagioli e Ballerini?

Per “Bagio” alla fine credo che sia stato giusto così. Alla fine, se aveva ambizioni personali, è giovane e ci sta che abbia cercato una squadra che gli lasci più spazio. Per Ballerini mi dispiace, perché secondo me era un uomo importante per quella fascia delle classiche. Non conosco bene le dinamiche di tutte le cose. Va in una squadra dove comunque è già stato, conosce l’ambiente che trova, quindi evidentemente ha fatto la sua scelta. Dispiace perché secondo me poteva essere una pedina importante per noi al Nord.

Per il prossimo anno immagini un cammino parallelo a quello di Remco nei grandi Giri e strizzi un occhio alle Olimpiadi? 

Le Olimpiadi sono un sogno, ma non è facile. Senza girarci attorno, abbiamo due posti per la crono e uno è di Ganna. Poi ci sono altri tre o quattro che si giocano il secondo. Io cercherò di fare il massimo, ma come al solito saranno le gambe, Velo e Bennati ad avere l’ultima parola.

Cinelli torna a saldare l’acciaio nella sede di Milano

11.11.2023
3 min
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Cinelli ha recentemente annunciato l’avvio, presso il proprio stabilimento e la sede centrale di Milano, di una produzione interna di telai in acciaio. Dal mese di aprile di quest’anno, tutti i telai alto di gamma della famiglia Nemo vengono infatti prodotti in casa da un team di telaisti artigiani specializzati, sfruttando le tubazioni Columbus, realizzate nello stesso stabilimento. Il processo di produzione di telai Cinelli a Milano rappresenta una delle filiere più corte e sostenibili dell’intera industria ciclistica. 

La decisione di riportare all’interno di Cinelli la costruzione e la saldatura dei telai in acciaio è un’idea romantica, dettata dalla passione per l’artigianato delle biciclette di alta gamma per la “performance”. Tuttavia è anche una valutazione pragmatica, che offre all’azienda e ai suoi clienti tre vantaggi chiave. In primis, la capacità di costruire telai più resistenti, più leggeri e con caratteristiche uniche, grazie al dialogo costante e quotidiano tra i team di progettazione, saldatura e ingegneria. Poi lo sviluppo della filiera produttiva più corta e integrata al mondo per telai di biciclette ad alte prestazioni, grazie alla condivisione degli spazi del workshop di saldatura e costruzione dei telai Cinelli con Columbus. Infine il vantaggio per nulla trascurabile di offrire al cliente un servizio migliore, con consegne più rapide e una migliore assistenza post-vendita.

La novità per il nuovo anno è il modello Nemo Gravel
La novità per il nuovo anno è il modello Nemo Gravel

Nemo Gravel 2024 

Questo importante traguardo Cinelli lo ha recentemente celebrato a Londra, in occasione dell’evento Rouleur Live, attraverso la proiezione di Made in Milano: un breve video dedicato al processo di costruzione dei telai e alla storia di Cinelli. 

L’expo londinese è inoltre servito per il lancio ufficiale della Nemo Gravel 2024: l’ultimo gioiello Made in Italy di Cinelli per quanto riguarda il gravel. Nemo Gravel 2024 rappresenta il primo modello progettato in collaborazione diretta e quotidiana tra i team di costruzione del telaio, ingegneria e design. In linea con la tendenza a una guida sempre più estrema e tecnica, Nemo Gravel è in grado di offrire un elevato livello di supporto off-road, pur mantenendo la rigidità, la velocità e la maneggevolezza agile di una bicicletta di pure estrazione stradale.

Cinelli è tornata a saldare i tubi in Italia, nella sede di Milano
Cinelli è tornata a saldare i tubi in Italia, nella sede di Milano

In modo particolare, Nemo Gravel è caratterizzata da diverse nuove caratteristiche proprietarie, tra le quali: il passaggio ruote fino a 700×47 mm, la possibilità di scegliere tra due tipologie di forcella alternative (la HiRide Sterra con escursione idraulica reale di 20 mm, oppure la forcella rigida Columbus Disc in carbonio con sistema proprietario dual rake, che consente di personalizzare la maneggevolezza della bicicletta in base alle esigenze e alle preferenze del ciclista) il punto di saldatura del tubo sella ribassato, i nuovi foderi sagomati su misura per l’ottenimento di un comfort maggiore, e il collarino reggisella in alluminio CNC per una sua migliore manutenzione e durabilità.

Cinelli

Vacanze agli sgoccioli, Ganna ha già la febbre dell’oro

11.11.2023
6 min
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MILANO – Ganna è tornato dalla Colombia con un bel pizzetto, che fa il paio con quello di Matteo Sobrero (con lui in apertura). I due sono stati ospiti di Giovanni Lombardi sulle spiagge di Cartagena e hanno lo sguardo di chi le vacanze se le porta ancora addosso.

Pippo è entrato nel foyer del Teatro Manzoni con l’espressione assorta, poi ha iniziato a sorridere e rispondere. Indossa la tuta della nazionale e la sfumatura dei capelli è alta come quella di un soldato pronto per il fronte. Le interviste in questa fase della stagione vanno a metà fra il bilancio, la chiacchiera e l’aspettativa, stando alla larga dal già detto.

Il Giro d’Onore della FCI si è svolto ieri pomeriggio nel Teatro Manzoni di Milano
Il Giro d’Onore della FCI si è svolto ieri pomeriggio nel Teatro Manzoni di Milano

Tutti i colori di Ganna

Le vittorie nel 2023 sono venute da quattro crono: alla Tirreno, al Wallonie (dove ha vinto anche la prima tappa in linea e la classifica finale), ai campionati italiani e alla Vuelta. Poi ci sono stati piazzamenti che con un po’ di fortuna o mestiere in più sarebbero diventati vittorie pesanti. Come il secondo posto della Sanremo, il sesto alla Roubaix, il secondo nella crono dei mondiali, oltre ai tre secondi posti in tappe della Vuelta e persino il secondo posto nell’arrivo in salita della Vuelta a San Juan, battuto solo da Miguel Angel Lopez. Prestazioni che hanno descritto un Ganna più ricco di colori, rispetto alla versione del cronoman.

«Non a caso – dice – fra i momenti migliori metto essere arrivato all’ultima tappa della Vuelta e aver fatto secondo, dopo tanti giorni di sofferenza. Anche aver finito il Lombardia, la gara che forse è meno adatta a me, dopo tante forature e cambi di bici è stato un bel momento. Certi piazzamenti non sono state vittorie davvero per poco, ma servono fortuna e condizione. Uno si può allenare, può avere la giornata top, reagire in momenti no e fare secondo. Poi magari quest’anno torno alla Sanremo e neanche la finisco. Chi lo sa? Le conclusioni si trarranno la sera della gara. Perciò sono tranquillo. Sto finendo il mio periodo di vacanze. All’ultima di novembre, prima di andare al ritiro con il team, ricomincerò ad allenarmi».

Per premiare Vittoria Bussi e il suo record dell’Ora è stato chiamato Ganna, detentore del primato maschile
Per premiare Vittoria Bussi e il suo record dell’Ora è stato chiamato Ganna, detentore del primato maschile
Il fatto che sarà un anno olimpico cambierà qualcosa nei tuoi programmi?

Alla squadra ho detto che il primo obiettivo sarà la cronometro alle Olimpiadi, poi tutto il resto verrà di conseguenza. Si sa che cominceremo in Australia per poi arrivare alla prima Coppa del mondo su pista, utile per la qualifica olimpica. E poi vedremo come procederà. Siamo tutti sulla stessa linea. Parigi sarà il principale obiettivo stagionale, ma cercheremo di affrontarlo con la solita spensieratezza. Per il resto della stagione non mancherà la voglia di fare bene e di correre. Non metterò un numero sulla schiena solo per partire, si cerca sempre di dare una mano o partire da leader. Per questo dico che sarà una stagione lunga.

Una delle tante…

A pensarci bene, è vero. Con tutti gli scongiuri del caso, io riesco ad avere tanti obiettivi. Ci sono corridori che puntano al Giro e come prima gara fanno la Tirreno. Io invece alla Tirreno magari ci arrivo già con 20 giorni di corsa. Vorrà dire che manderò alla squadra la fattura giusta (ride, ndr).

Evidentemente preferisci correre che allenarti…

Allenarmi mi piace, è bello, cerchi percorsi che ti servono per migliorare. Però alla fine la gara è gara. E’ lì che puoi spingerti oltre il limite perché un avversario ti scappa, quindi è la gara che ti dà le conferme giuste.

Il presidente Dagnoni ha accolto Gianni Petrucci, guida del basket, all’indomani della vittoria dell’Italia femminile sulla Grecia
Il presidente Dagnoni ha accolto Gianni Petrucci, guida del basket, all’indomani della vittoria dell’Italia femminile sulla Grecia
Nel 2024 andrai in cerca di gare che abbiano una cronometro?

In realtà, non è che all’inizio della stagione ce ne siano tante. E prima del Giro, forse l’ultima è la Tirreno-Adriatico. Quindi ci sarà da fare forse più test personali, per capire se si è veloci oppure no.

Hai voglia di ricominciare?

Sì, vuol dire che il riposo è servito a qualcosa. Sono tranquillo, sono rilassato. Forse c’è stato qualche evento di troppo che spezza la tranquillità delle giornate, ma ci sono, bisogna farli e meno male che ci sono.

Perché hai parlato di crono e non di quartetto?

Per semplice cronologia. Nel calendario se non sbaglio dovrebbe esserci prima la cronometro poi il quartetto. Quindi ovviamente sarò focalizzato al 110 per cento sulla cronometro. Ho già dimostrato a Tokyo che si può arrivare al massimo anche per il quartetto. Ovviamente nella crono la pressione sarà al 100 per cento su di me, in pista la divideremo in quattro, quindi avremo tutti quanti un ruolo fondamentale per riconfermarci.

Elia Viviani è stato l’ispiratore della pista azzurra, presente nelle parole di tutti gli atleti
Elia Viviani è stato l’ispiratore della pista azzurra, presente nelle parole di tutti gli atleti
La crono sarà anche l’obiettivo di altri. Ai mondiali si è cominciato a ragionare sul distacco da Evenepoel. Quanto sarà importante il lavoro sui materiali?

Non bisogna mai sedersi, perché se ti siedi rimani indietro. Vedremo col prossimo anno se ci saranno nuovi sviluppi, nuovi materiali, nuove tecnologie. Io do le mie idee, ma quando poi si va sul pratico, preferisco che facciano loro perché io non ne capisco un granché. Mi fido 100 per cento della squadra, perché alla fine è anche grazie a loro se ho avuto tanti risultati. Ci sarà da lavorare tanto, tra galleria e test. Qualcuno dice sull’allenamento, ma non credo, visto che alla fine ho espresso i valori migliori di sempre.

Fra poco si ricomincia, ma a Palma de Mallorca non troverai Tosatto, passato alla Tudor…

Tosatto è stato il direttore con cui ho vinto di più, a parte Dario come allenatore che è sempre in macchina per le crono. Quindi con “Toso” c’è un bellissimo legame. Io spero tutto il meglio per lui con la nuova squadra. Siamo rimasti sempre in buoni rapporti, anche nel tempo libero. Diciamo che mi fa piacere vederlo e sentirlo.

Quest’anno per la prima volta ti abbiamo visto più sicuro nei panni del leader.

Alla fine ho sempre fatto quello che mi veniva chiesto di fare. Forse il non avere fretta e il mio portare rispetto per i più anziani fa sì che adesso anche loro abbiano rispetto per me. Basta vedere che lo stesso Thomas si è messo a tirarmi le volate. Non vedi tanti leader di un certo peso lavorare per i più giovani, quindi la cosa mi fa piacere. So che non mi sono voluto impossessare di un ruolo non mio, ma l’ho guadagnato, come pure la fiducia della squadra e dei compagni.

Con Tosatto sull’ammiraglia, Ganna ha vinto alcune delle sue corse migliori. I due lavoravano insieme dal 2019
Con Tosatto sull’ammiraglia, Ganna ha vinto alcune delle sue corse migliori. I due lavoravano insieme dal 2019
C’è ancora spazio per migliorare?

Sempre, quindi chi lo sa? Si valuta anno per anno. Poi magari la prossima sarà la stagione della mia vita e non ce ne sarà più una uguale.

Che cosa significa pensare che le Olimpiadi si correranno nel velodromo di St Quentin en Yvelines in cui hai vinto qualche titolo mondiale?

Significa che non bisogna dare pressioni, dai ragazzi…

Ride. Mostra le foto della Colombia. Ha la leggerezza dei giorni migliori, segno che davvero le vacanze erano necessarie e sono servite per recuperare. Ma provate a togliere la bici a qualsiasi bambino che la ami. Dopo un po’ la voglia di ripartire sarà più forte del miraggio di qualsiasi viaggio esotico. E’ la magia del ciclismo, è la magia dei campioni.

Tutto lo stile di Milano nel nuovo catalogo Guerciotti

27.10.2023
4 min
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MILANO – Fra i tanti strumenti che ancora oggi un’azienda ha a sua disposizione per presentare le proprie novità di prodotto, un ruolo fondamentale è sicuramente svolto dal classico catalogo: un tempo cartaceo, oggi anche in formato digitale. 

Proprio oggi Guerciotti ha presentato ufficialmente l’edizione 2024 del proprio catalogo, decisamente rinnovato rispetto al passato. Abbiamo avuto l’opportunità di vederlo qualche giorno prima che fosse mandato in stampa per essere poi distribuito e contemporaneamente reso disponibile online sul sito dell’azienda. A presentarcelo Micaela Guerciotti, Direttore Marketing dell’azienda di famiglia, rientrata a casa dopo una lunga esperienza lavorativa durata ben 17 anni nel corso dei quali ha ricoperto cariche professionali di assoluto prestigio e responsabilità al di fuori del mondo ciclo. 

La copertina del catalogo di Guerciotti per il 2024 avrà come “motto”: Road to 60 per celebrare i primi 60 anni di attività
La copertina del catalogo del 2024 avrà come “motto”: Road to 60 per celebrare i 60 anni di attività

Un nuovo stile

Messo a confronto con l’edizione 2023, il nuovo catalogo Guerciotti rappresenta al meglio il nuovo stile che caratterizza da qualche tempo il brand milanese. L’azienda ha infatti deciso di “rinfrescare” la propria immagine alla vigilia di un anniversario decisamente importante. Nel 2024 Guerciotti festeggerà infatti i suoi “primi” 60 anni di attività. Sei decenni caratterizzati da tanti successi, sia dal punto di vista dei prodotti presentati, che delle vittorie ottenute sui campi di gara, in particolare nell’amato ciclocross.

Anche per questo il nuovo catalogo si apre con un richiamo alle pagine più belle della storia di Guerciotti perché, come ha tenuto a sottolineare la stessa Micaela Guerciotti, «è importante valorizzare tanti aspetti del nostro passato che spesso sono dati per scontati».

Micaela Guerciotti, Direttore Marketing dell’azienda di famiglia
Micaela Guerciotti, Direttore Marketing dell’azienda di famiglia

Guerciotti è Milano

Da sempre la storia di Guerciotti si è intrecciata con quella del capoluogo lombardo. Guerciotti si è infatti sempre sentita un’azienda milanese, capace di cogliere al meglio quelli che sono gli aspetti che fanno di Milano una città unica del suo genere. Milano è da sempre moda, colori, fascino. Ecco quindi la nuova collezione “Inspired by Milano”, caratterizzata da una serie di colori davvero speciali che danno il meglio di sé quando sono illuminati dai raggi del sole. Colori che potremmo definire tranquillamente fashion e che prendono ispirazione da quella che è da sempre la capitale della moda, Milano appunto. I modelli che rientrano nella collezione “Inspired by Milano” sono i seguenti: Eclipse S, Eureka Air Disc Light, Veloce S, Escape S.

Per ogni modello una scheda dettagliata con le caratteristiche tecniche e i colori disponibili. Il tutto in un linguaggio semplice e nello stesso tempo accattivante. Il nuovo catalogo Guerciotti si conferma quindi una guida facile da consultare per trovare la bicicletta dei propri sogni.

Guerciotti ha recentemente lanciato il progetto Madame, bici dedicate esclusivamente al mondo femminile
Guerciotti ha lanciato il progetto Madame, bici dedicate esclusivamente al mondo femminile

Il progetto “Madame”

Il nuovo catalogo non dimentica certo le donne, anzi le pone al centro di un progetto chiamato “Madame”, caratterizzato da modelli pensati esclusivamente per il modo femminile sia sotto il punto di vista delle geometrie che delle scelte estetiche. Non è un caso che proprio il mondo femminile abbia sempre avuto un ruolo importante nella storia dell’azienda. Nell’ultimo anno sono stati davvero tanti i team femminili che hanno gareggiato su bici Guerciotti.

Il nuovo catalogo presenta naturalmente prodotti in grado di incontrare l’interesse e le esigenze di ogni tipologia di cliente. Al suo interno troviamo infatti presentati modelli dedicati ad una disciplina emergente come il gravel e le ultime novità per chi preferisce affidarsi alla pedalata assistita. Non poteva naturalmente mancare una sezione dedicata al ciclocross, una disciplina che da sempre in Italia fa rima con Guerciotti.

I festeggiamenti per i 60 anni dalla nascita del marchio inizieranno simbolicamente il prossimo 14 gennaio quando a Cremona si svolgeranno i campionati italiani di ciclocross. Ad organizzarli sarà proprio Guerciotti in collaborazione con il Vélo Club Cremonese. L’azienda milanese sarà protagonista anche sul campo di gara grazie agli atleti del team FAS Airport Services-Guerciotti-Premac, che si sono già ben distinti in questo inizio di stagione.

Guerciotti

Corsa rosa a Livigno: spot potentissimo per il territorio

13.10.2023
6 min
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MILANO – Il Giro d’Italia torna in Valtellina e lo fa con un programma di tutto rispetto. L’arrivo a Livigno dopo la partenza da Manerba del Garda, per la tappa più lunga della corsa. Il giorno di riposo del lunedì. E la ripartenza dell’indomani con lo Stelvio nei primi chilometri e l’arrivo in Val Gardena. Se già una crono all’indomani del riposo può dare qualche grattacapo, immaginiamo cosa potrà accadere con un tappone alpino di tale portata.

Chiusa la stagione estiva, Livigno si prepara ad accogliere gli sciatori. A maggio poi tornerà il Giro (foto Carpe Diem)
Chiusa la stagione estiva, Livigno si prepara ad accogliere gli sciatori. A maggio poi tornerà il Giro (foto Carpe Diem)

Valtellina e Giro d’Italia

Qui però spostiamo l’attenzione dal fronte tecnico (di cui leggerete a breve a firma di Filippo Lorenzon) verso quello turistico, per capire che cosa ci sia dietro l’arrivo del Giro d’Italia in un territorio già noto come quello di Livigno, centro d’eccellenza per gli sport invernali e ritrovo estivo per corridori e amatori. Per farci un’idea siamo saliti al 32° piano del Palazzo Lombardia, da cui Milano sembra una cartolina, per parlare con Massimo Sertori, classe 1968, Assessore agli Enti locali, Montagna, Risorse energetiche, Utilizzo risorsa idrica, nonché valtellinese purosangue (in apertura è sullo Stelvio). Per ispirazione o per una fortunata casualità, Sertori al cicloturismo crede da anni e sta approfondendo i progetti che puntano alla sua crescita.

«Fu quasi una cosa accidentale – ricorda – mi ritrovai in un’azienda agricola durante una presentazione. Proiettavano lo sviluppo del turismo bike e tutto quello che ci girava attorno in Paesi come Germania, Olanda, Austria. Stava vivendo una crescita esponenziale, ma in Italia ancora non era così. Si intuiva un bel futuro per la mobilità dolce. Ricordo che la cosa mi aveva entusiasmato, poi l’incontro con una persona competente come Gigi Negri (motore del turismo valtellinese, ndr) mi permise di mettere a fuoco esigenze e potenzialità del territorio».

L’incontro fra i due avviene quando Sertori è ancora presidente della Provincia di Sondrio e inizia presto a dare buoni frutti. Nasce una strategia volta a potenziare il legame fra ciclismo e turismo. Fra le azioni messe in campo, il passaggio del Giro d’Italia accende la luce con la potenza della diretta televisiva e le imprese dei campioni.

Il Sentiero Valtellina permette ai cicloturisti (anche dalla Svizzera) di pedalare dal lago di Como alla Valtellina
Il Sentiero Valtellina permette ai cicloturisti (anche dalla Svizzera) di pedalare dal lago di Como alla Valtellina
Quali effetti produce il Giro?

Si può capire dalla presentazione appena svolta a Trento. Noi lo abbiamo… utilizzato più volte come vetrina per un’area che ha passi storici e noti, che con il passaggio della corsa sono stati esaltati. D’altra parte, gli enti locali hanno spinto molto ad esempio sul Sentiero Valtellina e in particolare sul collegamento della Svizzera con il Lago di Como, una destinazione molto richiesta. In quest’ottica, la via ciclabile diventa un’infrastruttura, che ha aperto una serie di scenari dei quali inizialmente non eravamo consapevoli neppure noi.

Ad esempio?

Prima che ci fosse quel Sentiero, che percorre il territorio a ridosso dell’Adda, si pensava alla Valtellina soltanto in termini di montagna, terrazzamenti e passi alpini. Non si pensava quasi mai ai territori della bassa valle, conosciuti da pescatori, cacciatori e dai gestori dei silos. In realtà quel percorso ha offerto una nuova prospettiva. Io sono valtellinese, ma non essendo pescatore né cacciatore, conoscevo quelle zone perché i miei avevano un’azienda e andavano nella zona dei silos di sabbia. Oggi da quelle parti si fa dell’ottimo rafting, che propone la visione del paesaggio dal fiume.

E’ l’auspicata valorizzazione del territorio.

Non bisogna ragionare per comparti stagni, per cui adesso la prospettiva è quella di fare un sentiero a mezza costa, per riscoprire altre situazioni. Come ad esempio quella legata al vino, altro settore molto trainante dell’economia valtellinese. La mobilità dolce fa parte di questo movimento, tanto più che con l’avvento della pedalata assistita, anche gli strumenti a disposizione sono migliorati e tante persone possono avvicinarvisi. Negli anni 80 sognavamo tutti la moto, ora vedo ragazzi che sudano sulle bici e questo lo trovo molto azzeccato.

Non a caso infatti i numeri sono in crescita.

Io credo che l’Enjoy Stelvio Valtellina e più in generale la chiusura al traffico dei passi siano diventati importanti per il forte coinvolgimento del pubblico. Ma credo che sia ancora più importante il messaggio culturale che viene dato, perché la gente sta apprezzando sempre di più la qualità della vita, spesso legata non solo al mestiere che facciamo, ma anche a come utilizziamo il nostro tempo libero. 

Poco fa ha parlato del rapporto con gli svizzeri: c’è collaborazione su questo fronte?

Per anni la Val Poschiavo è stata la via di transito per le auto che andavano a Livigno e non si fermavano per niente. Il fatto invece di promuovere il ciclismo, cui anche loro tengono, fa sì che le presenze si dividano e che si lavori con un obiettivo comune.

I Laghi di Cancano sono fra le mete messe in risalto da Enjoy Stelvio Valtellina
I Laghi di Cancano sono fra le mete messe in risalto da Enjoy Stelvio Valtellina
Livigno richiama così tanto?

Livigno da sola fa il 50-60 per cento delle presenze turistiche di tutta la provincia. Negli anni 80 sono stati bravi a destinare le risorse che ricavavano dal fatto di essere una zona extra doganale. Hanno investito sul turismo, rifacendo quasi tutti gli alberghi e oggi vivono di luce propria. Non hanno più bisogno di auto e autocarri che salgono per fare il pieno a minor prezzo. Ma questo non può compromettere le strategie, anche turistiche, che invece bisogna fare assieme agli svizzeri. Il Giro d’Italia ci unisce. Se lavoriamo insieme ci possono essere dei benefici per entrambe le comunità.

E’ vero che state lavorando per portare a Livigno anche il Giro di Svizzera?

C’è del vero (ammette sorridendo, ndr) e sarebbe la prima volta che la corsa viene in Italia. Si sta lavorando. Si sono creati i contatti per portarlo e per creare una situazione positiva e virtuosa con la Svizzera. Ci teniamo molto.

Manca qualcosa perché la Valtellina raggiunga gli standard di quella presentazione della primisima ora?

Ci stiamo lavorando, non è ancora completa: i tasselli ci sono e adesso dobbiamo ordinarli. La nostra montagna ha dei potenziali incredibili ancora non espressi, ma indirizzati. Bisogna lavorare ancora molto per comporre l’immagine finale, puntando sempre di più sulla qualità e la sicurezza, piuttosto che sulla quantità.

L’Accademia del Pizzocchero di Teglio ha puntato forte sull’autunno, con successo. La bici è l’abbinamento ideale (foto Prima la Valtellina)
L’Accademia del Pizzocchero di Teglio ha puntato forte sull’autunno, con successo. La bici è l’abbinamento ideale (foto Prima la Valtellina)
Manca tanto invece perché il turismo estivo agganci come numeri quello invernale?

Un aspetto legato non solo alla Valtellina, ma più in generale al turismo della montagna, era che se lavoravi bene d’inverno, in estate potevi anche accontentarti. Poi si è capito che magari si poteva allargare il discorso, perché per chi gestisce un’attività ricettiva, un conto è avere 6-8 mesi di attività e altra cosa è poter lavorare tutto l’anno. La destagionalizzazione è sempre stata un cavallo di battaglia, che abbiamo sempre cercato di spingere anche politicamente. Basti vedere il successo che ha in autunno a Teglio l’Accademia del Pizzocchero. Tutto serve per valorizzare il territorio e così il collegamento con sport, mobilità dolce e bike diventerà sempre più semplice.