Il ghigno di Adrie: «Traditi dalla primavera»

21.03.2021
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Adrie Van der Poel era in fuga con Chiappucci, quando Claudio attaccò nella discesa del Poggio e andò a prendersi da solo la Sanremo del 1991, in una giornata di pioggia e vento che la primavera non sapevi cosa fosse. Perciò quando ieri mattina ha aperto la finestra e visto quel bel cielo terso e l’aria che profumava di bella stagione, ha capito che la corsa sarebbe stata una frenetica rincorsa al traguardo con poche possibilità di inventare qualcosa.

Maledetta primavera

Quando lo abbiamo incontrato vicino al pullman della Alpecin-Fenix dopo aver parlato con suo figlio, aveva lo sguardo in pace.

«Lo avete visto anche voi – diceva – Mathieu è dispiaciuto, ma sapevamo che non sarebbe stato possibile fare troppo diversamente. Il ciclismo non è uno sport facile e con un meteo come questo, c’era poco da inventarsi. Sapeva dallo scorso anno che fra i Monumenti, la Sanremo è per lui la più difficile da vincere. Metteteci pure che le gambe non erano buone come la settimana scorsa ed ecco spiegato il risultato».

A ruota di Vergaerde, Vdp è stato al coperto nella prima parte di gara
A ruota di Vergaerde, Vdp è stato al coperto nella prima parte di gara

Abituato allo stress

Sul fatto che la gente, addetti e tifosi, si aspettasse l’attacco da lontano, il salto doppio e la piroetta, il vecchio Adrie ha quel sorriso ironico che sfoggiava spesso anche da corridore.

«Mi ricordo delle Sanremo decise da lontano – dice Adrie – ma serviva che almeno ci fosse cattivo tempo o qualcun altro con le stesse intenzioni. Invece ci siamo ritrovati con un bel gruppo compatto e strade veloci e dritte. Il terreno per attaccare c’era pure, non le condizioni. Ma escluderei che mio figlio si sia fatto condizionare dalla pressione. A quella direi che ormai è abituato…».

Mamma in ansia

Mathieu è identico a sua madre Corinne, figlia di Raymond Poulidor, che sposò Adrie sebbene la mamma le avesse fatto promettere che non avrebbe mai scelto un corridore. Per lei ogni corsa che finisce senza problemi è comunque una vittoria

«Sono sempre nervosa quando lo guardo in televisione – diceva poggiata a un’ammiraglia – preferisco andare alle corse e aspettarlo al traguardo. Siamo qui dalla quarta tappa della Tirreno-Adriatico, ho fatto in tempo – sorride – a vedere qualche bella vittoria. Ma ora andiamo a casa, prepariamo altri bagagli e ci prepariamo a seguirlo nelle classiche del Belgio. Sempre che il Covid ce lo permetta. Su da noi ci sono dei limiti molto stretti. E sono contenta perché potrò applaudire anche David, l’altro corridore di famiglia. Scusate per l’inglese, di solito chiedo a Roxanne (compagna di Mathieu, ndr) di tradurre per me».

Sua madre Corinne con suo padre Raymond Poulidor (foto La Montagne)
Sua madre Corinne con suo padre Raymond Poulidor (foto La Montagne)

La squadra c’era

Roxanne in quel momento era con il suo campione ai piedi del pullman, parlando come se non si fosse appena conclusa una classica di 300 chilometri. Mathieu aveva le braccia scoperte e le infradito, in attesa di fare il punto con il diesse Leysen e poi tornarsene a casa. Ma Leysen era con noi…

«La squadra si è mossa bene – diceva – sappiamo di non avere l’organico più forte, ma abbiamo portato Mathieu dove volevamo che fosse. La Ineos ha influenzato il finale e alla fine non ha ottenuto nulla, impedendo che ci fossero attacchi dalla parte bassa del Poggio. Era la tattica di chi aveva il velocista, non per chi voleva attaccare. Ma in ogni caso, sapevamo di non poter fare come alla Tirreno. La Sanremo è un altro tipo di corsa. Per gli attacchi basterà aspettare la prossima settimana, ad Harelbeke e poi la Gand-Wevelgem. Lassù troveremo di nuovo pane per i nostri denti».

Guercilena scatenato, Nibali sfortunato, Conci eroico

20.03.2021
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Luca Guercilena scende dall’ammiraglia parlando in inglese ed è al settimo cielo. La Tirreno era andata così male, che la vittoria alla Sanremo e il buon comportamento del team, con Conci in fuga e il gran finale, ha il sapore di una redenzione fantastica. Il tempo di rimettersi in sesto e di salutare ogni membro della squadra che gli passa davanti e poi racconta la sua giornata ascoltando le comunicazioni radio fra i corridori e guardando la corsa nel piccolo schermo dell’auto.

«Incredibile – ride – fantastica. Un ragazzo cui abbiamo creduto sin da quando è passato professionista, che è sempre stato lì. Piazzato. Lo merita e lo meritiamo noi come squadra. Abbiamo mandato un corridore in fuga perché sapevamo di non poter accettare lo scontro diretto con quei due. Sono proprio contento. E poi lo sapete, per me la Sanremo è la classica più bella…».

L’abbraccio con Jacopo Mosca, autore di un gran lavoro
L’abbraccio con Jacopo Mosca, autore di un gran lavoro
Grande Stuyven, ma te la aspettavi diversa?

Molto diversa. Pensavo che con certi fenomeni in giro, le altre squadre avrebbero corso diversamente all’inizio della corsa. Noi abbiamo messo Conci nella fuga, credevo che altri lo avrebbero fatto. Cosa posso dire? Noi ci abbiamo creduto, gli altri no.

Stuyven era l’uomo su cui scommettere?

Lui e Vincenzo (Nibali, ndr), che però ha avuto problemi al cambio prima della Cipressa. Si è toccato con qualcun altro, il cambio si è incastrato e noi eravamo troppo lontani per cambiargli la bici. Lo ha sistemato come poteva, ma a quel punto era tardi. Però è uscito molto bene dalla Tirreno e alla fine è stato importante per pilotare Stuyven sul Poggio.

Hai pensato che nell’ultimo chilometro Van Aert potesse rientrare e beffarvi?

Quando ho visto che agli 800 metri si è messo calmo a ruota di Kragh Andersen, ho pensato che avremmo vinto. Poi nella volata era sfinito, però credo che alla fine lo fossero tutti.

Forse non tutti lo conoscono, cosa puoi dire di Jasper Stuyven?

Ha vinto Kuurne e Het Nieuwsblad. Ha vinto diverse tappe nelle varie corse ed è spesso andato vicino a vincere nei grandi Giri. Nel 2018 è stato per 10 volte fra i primi 10 delle grandi corse. Gli mancava solo la vittoria importante. E sono contento che sia venuta in Italia. Abbiamo alle spalle delle grandi aziende e da questi risultati spero capiscano che siamo una squadra giovane che può arrivare a grandi risultati».

Conci in fuga fino alla Cipressa, ma le altre squadre non hanno colto l’occasione
Conci in fuga fino alla Cipressa, ma le altre squadre nn hanno colto l’occasione

Mentre Guercilena si tuffa nell’abbraccio del team, lentamente si avvicina al pullman Nicola Conci con lo sguardo sfinito e il sorriso di chi sa di aver partecipato in qualche modo alla vittoria della squadra. «Mezza è tua – gli dice infatti Adriano Baffi – sei stato grande».

Tutto secondo i piani?

Piani in una corsa come questa non si possono fare. C’erano dei corridori che sembravano imbattibili, ma anche noi avevamo Nibali e Stuyven. Vincenzo è Vincenzo, possono dire quello che gli pare, ma ha scritto la storia del ciclismo italiano e mondiale. E Jasper ci girava attorno da tanto e ha colto bene l’occasione.

C’era tanto vento?

Mi hanno fregato. Ero contento di andare in fuga, perché avevano detto che sarebbe stato a favore. Invece è stato sempre contrario. Dovevo arrivare il più avanti possibile, ma quando siamo scesi sul mare è stato il momento più difficile. Sembrava che volessero venirci a prendere, poi ci hanno lasciato lì e sono arrivati sulla Cipressa. Abbiamo vinto, è un giorno che ricorderò per sempre.

La resa di Van der Poel stremato all’arrivo

20.03.2021
4 min
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Davanti al pullman della Alpecin-Fenix c’è quasi una riunione di famiglia e Mathieu Van der Poel appena arrivato dal traguardo sta raccontando la resa a suo padre Adrie, in quell’incomprensibile idioma che per noi latini è il fiammingo olandese. Non sembra particolarmente afflitto, essendosi reso conto che spazio per fare il fenomeno oggi indubbiamente non c’era. L’aria è fresca, la mamma gli poggia una mano sulla spalla invitandolo a salire per coprirsi, ma due parole riusciamo comunque a scambiarle.

«Stavo bene – dice – sono stato davanti in tutti i momenti più importanti. L’unico passaggio un po’ critico può essere stato aver preso la Cipressa troppo indietro. Ma è anche vero che in cima eravamo con i primi. ».

Sulla Cipressa ha risalito il gruppo fino ad agganciare i primi
Sulla Cipressa ha risalito il gruppo fino ad agganciare i primi

Poggio in ritardo

Si guarda intorno, strizza l’occhio alla compagna Roxanne, che nella sua giacca panna sorseggia una Coca Zero.

«Si possono fare tanti piani alla vigilia di una corsa come questa – dice – e io avevo in mente di attaccare o seguire gli attacchi sul Poggio. Il fatto è che la battaglia si è accesa troppo tardi. E’ partito Alaphilippe, dietro di lui è andato Van Aert e poi sono andato anche io, ma a quel punto la salita era finita e in testa era rimasto un gruppo troppo grande. Attaccare in prima persona? Era quella l’idea, per questo quando è partito Alaphilippe mi avete visto un po’ indietro. Avevo pensato per un momento di attaccare da dietro e mi ero sfilato per prendere velocità. Ma la verità è che stavamo andando troppo forte, sarebbe servito uno sforzo troppo grande per le mie gambe. Però sono soddisfatto perché la squadra ha fatto un ottimo lavoro. Anche Senne Leysen, che ha tirato per tutto il giorno».

Con la compagna Roxanne, dopo la doccia e prima di risalire sul pullman
Con la compagna Roxanne, dopo la doccia

Non è la Tirreno

Adesso viene a chiamarlo anche il direttor sportivo Bart Leysen, storico compagno di squadra di Johan Museeuw e sua madre ci fa un sorriso di complicità: altre due domande e se ne va, rapido!

«Non sono troppo amareggiato – dice lui facendo per andare – perché questa è una corsa molto difficile da vincere. Sono andato meglio dello scorso anno, ma non è bastato. E alla fine, dopo la discesa fatta forte, Stuyven ha scelto il momento giusto. Meritava di vincere per la freddezza di quell’attacco. Il finale è stato molto frenetico ed è stato difficile decidere a quali attacchi reagire. Al traguardo il serbatoio era quasi vuoto. Ho provato a partire negli ultimi cento metri con un lungo rapporto, ma alla fine mi hanno comunque superato altri corridori. E’ stata una gara molto pesante. Se qualcosa posso aver imparato, è che attaccare sul Poggio e andare al traguardo è forse troppo difficile. Ma di sicuro la Sanremo non è la Tirreno, non era possibile né ho mai pensato di poter correre allo stesso modo».

Aveva in mente di attaccare sul Poggio, ma si è accodato ad Alaphilippe e Van Aert
Aveva in mente di attaccare sul Poggio, ma si è accodato ad Alaphilippe e Van Aert

A corollario di una corsa conclusa con il quinto posto che è certo meno delle attese e ha il sapore della resa, viene fuori che per la seconda volta in meno di due mesi, qualcuno del personale del team è risultato positivo al Covid e così per evitare problemi, il gruppo che sarebbe dovuto partire per il Catalunya se ne torna a casa e resterà al palo per una settimana. Il tempo di fare le verifiche del caso e ripartire. Gli altri, Mathieu in testa, tornano a casa affilando le armi per le gare del Belgio. Per un po’ in Italia non lo vedremo, ma siamo certi che non mancherà troppo a lungo dalla testa del gruppo.

Milano, voci dalla partenza. E poi via…

20.03.2021
5 min
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«Non c’è niente di facile – dice Van der Poel a mezz’ora dalla partenza – anche io non sono tranquillo. L’anno scorso Alaphilippe è stato più forte di me sul Poggio, per cui non è detto che convenga aspettare fino a lì».

La Milano-Sanremo è in partenza. I corridori sfilano davanti ai giornalisti, mentre Milano è congelata in una zona rossa da capire, dato che ieri sera davanti a ogni bar sostavano capannelli di spritz, con i vigili che passavano senza nulla dire. Qualche tifoso si affaccia e in attesa di togliere le mascherine, va anche bene così. Si corre e tanto basta, ma la frase di Van der Poel si presta a un bel gioco, anche perché dal giorno della Strade Bianche di lui hanno tutti davvero paura. Tutti lo aspettano e hanno paura di lui e lui intanto pensa a un piano B. Lo scenario perfetto per una grande corsa. Il tempo è buono, le previsioni per fortuna sono cambiate.

Tutti hanno paura di VdP e lui cerca soluzioni alternative
Tutti hanno paura di VdP e lui cerca soluzioni alternative

La voglia di Visconti

Alla firma sfilano in ordine di nobiltà, per cui le squadre più piccole arrivano per prime.

«Si parte sempre con un sogno – dice Visconti – anche se non ho la gamba migliore, ci si prova sempre. Se riesco a infilarmi nella fuga, la porto avanti il più a lungo possibile».

Visconti, la condizione non brilla, ma la voglia è tanta
Visconti, la condizione noin brilla, ma la voglia è tanta

Colbrelli senza corse

Tra i favoriti Colbrelli non l’ha messo nessuno e lui del resto non ha corso la Tirreno e neppure la Parigi-Nizza, per cui come fai a dargli un peso?

«Con la squadra abbiamo deciso di fare così – dice – cioè fare due bei blocchi di allenamento. Sono due chili meno di inizio stagione, non ho brutte sensazioni, ma correre è diverso. Vedendo come corre Van der Poel, non mi meraviglierei che partisse sulla Cipressa. Io non sono da scartare e la squadra ha anche Haussler e Mohoric che stanno bene».

Nizzolo teme l’attacco da lontano: il morale è buono
Nizzolo teme l’attacco da lontano: il morale è buono

Nizzolo guardingo

Anche Nizzolo pensa a un attacco da lontano, mentre la sua maglia bianca di campione europeo con le strisce tricolori rende il mattino anche più radioso,

«Sarà cruciale avere la squadra intorno – dice Giacomo alla partenza con il casco griffato per la Sanremo – per limitare i danni. La cosa peggiore è un attacco da prima della Cipressa, magari sui Capi, perché c’è in circolazione davvero in ottima condizione. Io non ho la gamba migliore per il colpo al ginocchio preso a inizio anno, ma la testa sta alla grande, per cui sarò nella battaglia».

Viviani guarda Bennett

Viviani ha la fascia dal collo al naso, poi gli occhiali e sopra il casco: sembra un bandito d’altri tempi e magari l’approccio sarà quello.

«Arrivo rilassato e in crescita – dice – e siccome il finale ha più soluzioni, penso che rimarrò nel gruppo dei velocisti che hanno già vinto la Sanremo e quelli che stanno meglio. Quindi Demare, Matthews, Bennett e Nizzolo che l’anno scorso ha fatto una grande Sanremo. Cosa è peggio per me fra un attacco da lontano o il Poggio a fiamma? La seconda, non c’è poi il tempo per recuperare…».

Colbrelli arriva alla Sanremo senza aver corso prima
Colbrelli arriva alla Sanremo senza aver corso prima

Gaviria, una sola cartuccia

Gaviria è di buon umore, sotto traccia come si conviene a chi ha una sola cartuccia da giocare e non vuole darlo a vedere.

«Devo aspettare – dice – ad attaccare o seguire gli attacchi non ce la faccio. Il finale è difficile e non è semplice arrivare alla volata. Resto con quelli veloci e vediamo se mi portano in via Roma. Se succede, allora ve lo dico: sto davvero bene. Una sola occasione, ho solo quella».

Il Viviani mascherato correrà sugli altri velocisti
Il Viviani mascherato correrà sugli altri velocisti

Trentin e il Poggio

Trentin come sta? Lui che potrebbe attaccare sul Poggio, è uscito dalla Parigi-Nizza senza grossi risultati.

«Ma le sensazioni sono buone – sorride – malgrado tutto. La corsa la decidono quei due. Alaphilippe non lo metto dentro, perché secondo me è un po’ sotto a Van Aert e Van der Poel e conoscendo la mentalità della Deceuninck-Quick Step che vuole vincere, magari manderanno Julian in fuga e non lo faranno tirare, puntando tutto su Bennett o Ballerini. Io invece potrei attaccare, che è sempre la miglior difesa. Sul Poggio, non prima. Dalla Cipressa è troppo lunga. Lo scenario peggiore? Che mi stacchino prima del Poggio…».

Sua maestà Wout

Van Aert sta dritto come un corazziere e a guardarlo stupisci davvero di quanto sappia essere leggero sulle salite. Potenza, calma ed eleganza. Il vincitore del 2020, parla con grande calma, anche se manca ormai poco al via.

«Sono uno dei favoriti?», dice fingendo di cadere dalle nuvole. «Lo so e lo spero – prosegue – ho ben recuperato dopo la Tirreno-Adriatico, ma alla fine sarà il fisico a dire chi potrà essere protagonista in fondo. Mathieu ha paura che lo stacchino sul Poggio. Mathieu è forte, più dello scorso anno. Ma non aspettatevi le stesse differenze della Tirreno – dice con una punta di malizia – dove c’era gente che correva per la classifica…».

Una sola cartucia per Gaviria, che resterà nascosto dalla partenza fino a via Roma
Una sola cartucia per Gaviria, nascosto fino a via Roma

Se Nibali non dorme…

Nibali passa ridendo e smoccolando, ma si vede che è di buon umore.

«Stanotte non sono riuscito a prendere sonno – dice – perché al piano di sopra avevamo il Barcellona di basket. Sono rientrati in hotel all’una e mezza e hanno fatto rumore. E se a me togli il sonno, si sa…».

Però intanto ci fanno notare che Vincenzo stamattina è stato il primo della squadra a scendere a colazione. Vuoi vedere che sente la corsa? Si va, ragazzi, buona corsa a tutti.

I 100 anni dell’insulina sulle maglie GSG di Novo Nordisk

20.03.2021
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I 100 anni dalla scoperta dell’insulina nella Sanremo numero 112: il principale obiettivo di stagione del Team Novo Nordisk con una maglia celebrativa sulle spalle. Avevamo già parlato con Massimo Podenzana nelle scorse settimane della loro grande voglia di andare in fuga, a maggior ragione oggi, con quel bel numero tondo stampato sulle divise GSG di Simone Fraccaro. Vi ricordate di lui? Dopo 11 anni di professionismo al servizio di campioni come Saronni e Moser e con due tappe vinte al Giro (Longarone 1976 e Isernia 1977), nel 1984 decise di iniziare una nuova avventura nel mondo dell’abbigliamento sportivo. Con il tempo è arrivato alla sponsorizzazione di squadre di primo livello come AG2R, Novo Nordisk, Valcar e anche il team Giant nella mountain bike. Delle maglie del Team Novo Nordisk abbiamo parlato con Alessandro Costa, Marketing Manager dell’azienda.

Quanti tessuti utilizzate per produrre questi capi?

Le maglie in gran parte sono confezionate con un mix di tessuti, sia per le versioni top di gamma sia per le versioni di media fascia. Lo scopo è fornire un materiale che faccia risparmiare più watt possibili al corridore grazie alla sua aerodinamica.

Entriamo nel dettaglio.

Per la maglia, utilizziamo tre tessuti: microrete bielastica per l’anteriore; microrete Interpower per la parte posteriore e sui fianchi di nuovo una rete bielastica.

E per i calzoncini?

Un tessuto base in lycra ad elevata elasticità; un elastico anatomico e confortevole per le bretelle e un elastico traforato e siliconato per il fine gamba. Mentre per la parte centrale, proponiamo delle cuciture termosaldate che ben si prestano per un comfort elevato. I nostri pantaloncini hanno il vantaggio di essere “compression” nel senso che stimolano la muscolatura.

Lozano in azione, con il 100 sul fianco dei calzoncini
Lozano in azione, con il 100 sul fianco dei calzoncini
Cosa si può dire del fondello?

Siamo orgogliosi del fatto che lo produciamo in azienda. Abbiamo una gamma vastissima e rispondiamo a numerosi tipi di esigenze, tra varie imbottiture in base al peso dell’atleta e le personalizzazioni che siamo in grado di fornire ottimamente. La differenza dei nostri fondelli è nella spugna che utilizziamo; ne abbiamo di più tipi.

Ci può fare qualche esempio?

Utilizziamo delle spugne mediche e biotecnologiche che vengono modellate con taglio tridimensionale, evitando la termoformazione che rischia di bruciare eccessivamente la superficie. Il fondello top di gamma si chiama Zenit, si allunga sia lateralmente che frontalmente, ha una straordinaria elasticità.

Quali prodotti proponete alla squadra per quando piove?

Utilizziamo dei tessuti idrorepellenti e traspiranti antivento, che siano anche resistenti all’acqua. La mantellina Monsoon è costruita con una membrana antivento e antipioggia. E’ impermeabile e al tempo stesso leggerissima.

Elastico anatomico e confortevole per le bretelle
Elastico anatomico e confortevole per le bretelle
Quali test effettuate?

Sicuramente in galleria del vento per metterne alla prova l’efficacia. Poi si indossano e si provano allenandosi. Vogliamo un comfort elevato.

Come si ottiene?

Non si deve guardare esclusivamente al taglio anatomico del capo, ma va tenuta in considerazione anche la qualità dei tessuti che si utilizzano.

E i risultati quali sono?

Una formidabile elasticità dei tessuti sulla parte frontale e sulle maniche, mentre nella parte posteriore non c’è bisogno di arrivare a questo perché tendenzialmente le tasche non si riempiono moltissimo e di conseguenza non c’è un carico eccessivo cui far fronte con l’elasticità. Ci sono anche altri aspetti da considerare.

Il Team Novo Nordisk utilizza la maglia Aero
Il Team Novo Nordisk utilizza la maglia Aero
Quali?

Per le maglie estive è importante che la traspirabilità sia ottima, ma soprattutto il tessuto deve asciugarsi immediatamente in discesa. Se in salita sudi molto, è importante che dopo poche centinaia di metri la maglia sia già quasi asciutta. Mentre i capi invernali devono proteggerti dal vento e da un’eventuale pioggia, quindi puntiamo molto sulla copertura ottimale del singolo atleta.

Quali altre squadre utilizzano l’abbigliamento GSG nel 2021?

Quest’anno abbiamo appunto l’onore di essere rappresentati, appunto, dai team Novo Nordisk, dall’Area Zero e infine dal team Valcar&Travel Service, che siamo orgogliosi di supportare.

Fornite misure standard o fate i capi su misura?

Dipende dalle richieste della squadra, noi siamo attrezzati per ogni soluzione. Nel 2016 abbiamo rifornito il team AG2R, in quell’occasione abbiamo preso le misure al loro primo ritiro. Ma c’è un rischio…

Laigueglia, primi chilometri con la nuova maglia
Laigueglia, primi chilometri con la nuova maglia
Quale?

Che i corridori generalmente a gennaio hanno una misura, a luglio ne hanno un altra.

Nel corso degli anni cosa è cambiato nella produzione?

Diciamo che si sviluppano anche delle mode, ad esempio le maniche della maglia che inizialmente erano portate fino al gomito, mentre adesso sono tirate leggermente più in alto. Lo stesso discorso vale per i calzoncini. Mentre per i materiali siamo in continua ricerca ed evoluzione. Il body ha rappresentato un bel cambiamento.

Cioè?

Oramai i professionisti ci richiedono un body gara, quindi un capo unito che rispetto a quello classico da cronometro ha la presenza delle tasche nella parte posteriore e la parte frontale invece ha un’apertura completa.

E’ più una moda o una necessità?

Tutte e due le cose. I ciclocrossisti sono stati i primi a compiere questo cambiamento, per evitare che la maglia si impigliasse con la bici. Poi per quanto riguarda la strada si hanno vantaggi anche aerodinamici ed è un fattore importante.

Il quadro è chiaro e completo, torniamo dunque alla Sanremo. Dite che nella prima fuga ci sarà già una maglia del Team Novo Nordisk? Magari non vinceranno, ma ammettiamo che un po’ facciamo il tifo anche per loro…

Fondriest, quel 20 marzo impossibile da dimenticare

20.03.2021
4 min
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Consuetudini, rituali e musica: tutto ciò che capita prima di una gara. Se poi questa è la Milano-Sanremo allora devi fare attenzione a tutto, anche ad eventi inattesi che possono trasformarsi in stimoli.

L’avvicinamento di Maurizio Fondriest alla Classicissima datata 20 marzo 1993 – che sarà la sua stagione migliore in assoluto – è di quelli da sogno. Il trentino è il favorito principale grazie alle 5 vittorie appena conquistate (saranno poi 25 a fine anno): una tappa alla Vuelta Andalucia, una in Sicilia alla Settimana Internazionale, infine due tappe e la classifica generale alla Tirreno-Adriatico.

Erano altri tempi rispetto al ciclismo di adesso, tra l’ultima frazione della corsa dei Due Mari e la Sanremo ci sono solo tre giorni e Fondriest in quel lasso di tempo ha altro a cui pensare: sua moglie Ornella è incinta, ha il termine fissato per gli ultimi giorni di marzo e lui chiama a casa più volte per sapere come sta. Tutto tranquillo, si aspetta quella scadenza senza alcuna avvisaglia particolare.

Erano altri tempi. Le squadre non avevano gli attuali motorhome e Fondriest arriva alla partenza con le ammiraglie della Lampre-Polti ma la giornata è iniziata molto prima. Qui parte il suo ricordo di quella incredibile giornata.

Nel 1988 Maurizio era arrivato secondo alle spalle di Fignon
Nel 1988 Maurizio era arrivato secondo alle spalle di Fignon
Maurizio eri il più pronosticato di quella Milano-Sanremo, che vigilia è stata?

Unica, che non scorderò mai, che per certi versi fa il paio al post-vittoria del mondiale di Renaix, con Ornella, al tempo fidanzata, sempre protagonista. Fu una mattinata frenetica che non ho mai più vissuto e forse in pochissimi lo hanno fatto.

Perché?

Venivo da un grande inizio di stagione, stavo bene. La sveglia era suonata presto, perché allora le corse arrivavano attorno alle 16, quindi la colazione l’abbiamo fatta verso le 6,45. Un po’ di riso e un po’ pasta, la solita colazione che facevo per gare di questa portata. Abbiamo ricontrollato il meteo. Poi ho telefonato a casa per sentire se ci fossero novità e mi ha risposto mia suocera dicendomi che mia moglie era in ospedale e che soprattutto ero diventato papà di Maria Vittoria. Non ho capito più nulla, ero euforico, volevo sentire Ornella. Sono riuscito a chiamare il reparto e ho lasciato all’infermiera il mio numero di cellulare, uno dei primissimi che esistevano, chiedendo di farmi richiamare. Finalmente ci siamo sentiti, lei e mia figlia stavano bene. Ci siamo avviati verso il raduno che avevo già vinto.

Cosa intendi? C’era in ballo ancora una gara alla quale puntavi forte, dove eri arrivato secondo battuto da Fignon nel 1988 e quinto nel ’90.

Avevo la mente sgombra, quella notizia mi aveva tolto la tensione. Attenzione, l’avrei disputata proprio come poi l’ho corsa, ma senza ulteriori pressioni. Ero vivace. Già al podio firma in Piazza Duomo lo speaker aveva annunciato che ero appena diventato padre, tutti si complimentavano con me, anche quando tornai alle ammiraglie. In effetti avevamo meno privacy rispetto ad oggi, ci cambiavamo in macchina ed era un po’ più stressante il contatto con gli appassionati perché era più difficile concentrarsi. Riuscii tuttavia ad isolarmi mettendomi comodo sui sedili e ascoltando la musica che mi piaceva di più o di quel periodo. Nelle cuffie avevo Phil Collins e i Genesis, Queen, Rem, Zucchero e Tozzi. Tutta gente da Sanremo, insomma…

Uno scatto secco sul falsopiano del Poggio e tanti saluti al gruppo…
Uno scatto secco sul falsopiano del Poggio e tanti saluti al gruppo…
E in corsa com’è andata?

In gruppo passavo nei pertugi con un briciolo in più di spavalderia. Sono stato attento a non perdere posizioni e a tutto quello che succedeva, proprio come avevamo ripetuto durante la riunione tecnica con Pietro Algeri, Maurizio Piovani e Giuseppe Saronni.

La gara finisce così. A un chilometro dallo scollinamento, quando il gruppo riprende Inaki Gaston sul Poggio, scatta forte Fondriest che aumenta in progressione e inizia la discesa con 10” di vantaggio. In vista del traguardo si gode il momento, gli applausi e il successo da dedicare a Maria Vittoria. Trionferà con 4” sul povero Gelfi e 9” su Sciandri che regola il gruppo in volata. 

Maurizio, per chiudere, un pronostico secco per questa Milano-Sanremo.

Mathieu Van der Poel.

Forse perché ti ricorda un po’ te da giovane?

Lui è un fenomeno, va messo nella categoria dei fuoriclasse e fra un po’ di anni vedrete quanto avrà vinto ancora. In effetti ci somigliamo come caratteristiche ma lui è molto più forte di me e gliel’ho detto. Ho corso contro suo padre e l’anno scorso alla presentazione della Alpecin-Fenix (Fondriest è testimonial della Alpecin, ndr) Adrie diceva a suo figlio chi fossi. Lui allora è andato su internet a vedere i miei risultati, poi si è girato verso suo padre e gli ha detto: «Oh, guarda che lui ha vinto molto più di te!». Ecco, preparatevi: per me lui non aspetterà la volata.

Con Bramati, ragionamenti tattici verso Sanremo

17.03.2021
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Alaphilippe in seconda ruota all’improvviso rallenta quel tanto che basta al compagno Stybar per guadagnare i metri che, se non ci fossero stati due fenomeni come Van Aert e Van der Poel, lo avrebbero condotto alla vittoria. Il “buco di Gualdo Tadino” lancia alcune riflessioni in ottica Sanremo. In molti hanno pensato ad un colpo di quel volpone di Davide Bramati, diesse della Deceuninck-Quick Step

Bramati
Dopo 17 stagioni da pro’ il “Brama” è salito in ammiraglia nel 2006
Bramati
Dopo 17 stagioni da pro’ il “Brama” è salito in ammiraglia nel 2006

Il buco di Bramati

Il buco infatti è un segno distintivo del Brama. Lo scorso anno assistemmo dal vivo proprio ad un’azione simile in Argentina, alla Vuelta a San Juan. Si arrivava in circuito e Stybar partì sul rettilineo opposto a 700 metri all’arrivo. Deceuninck schierata, il ceco che dà una fucilata ai 600 metri e i compagni che lo lasciano scappare. Un vero colpo da maestri, un’azione tecnico-tattica di una bellezza unica. E a fine tappa il diesse lombardo ammise che l’avevano studiata. Come non pensare che anche alla Tirreno ci fosse il suo zampino?

«Ma no, a Gualdo Tadino ha fatto tutto Julian, è stata una sua fantasia», dice Bramati lasciando il merito ai suoi ragazzi.

Prima tappa della Parigi-Nizza a Saint Cyr L’Ecole per Sam Bennett
Alla Parigi-Nizza Bennett ha vinto 2 tappe. Per lui nel 2021 già 4 vittorie

E c’è anche Bennett

Adesso con la Sanremo in vista e due favoritissimi sul piatto, Van Aert e Van der Poel, cosa sta escogitando Davide? Quando si tratta di classiche la sua squadra è da anni la numero uno, sia per i corridori, sia per l’interpretazione della corsa. Alaphilippe, ma anche Stybar e Ballerini: la Deceuninck può contare su più punte.

«Se è per questo c’è anche Sam Bennett – dice Bramati – abbiamo una buona squadra, ma per una volta non partiamo da favoriti. Vediamo se possiamo inventare qualcosa. A Gualdo Tadino, ma in generale alla Tirreno, abbiamo assistito a gare molto incerte, la Sanremo invece sarà sicuramente più lineare. Non avremo il Van der Poel che attacca a 50-60 chilometri dall’arrivo. E poi bisognerà vedere bene il meteo. Già abbiamo controllato più volte e più volte è cambiato. Dovrebbe esserci freddo, vento… e da qui a domenica cambierà ancora».

L’anno scorso il gruppo all’imbocco del Poggio era piuttosto folto
L’anno scorso il gruppo all’imbocco del Poggio era piuttosto folto

Poggio meno… affollato?

Senza dubbio la Sanremo avrà uno svolgimento più regolare, ma forse proprio perché sulla carta si annuncia così, chissà che quel “folle” di VdP non tenti il colpaccio a sorpresa. Vero, stavolta appare molto più complicato, ma anche nella frazione dei muri alla Tirreno nessuno si aspettava un suo attacco solitario a quella distanza dall’arrivo.

«Proprio perché ci sono quei due, io non credo che quest’anno in tanti vogliano arrivare con 50 corridori sotto al Poggio. Per questo sono molto curioso di vedere cosa faranno le altre squadre».

Alaphilippe sul Poggio, Bennett per la volata. E se l’irlandese non dovesse superare il Poggio, c’è anche Ballerini: la Deceuninck ne ha di soluzioni. Andare via di sola e pura forza è l’azione che tutti si aspettano da Van der Poel. Sembra tutto troppo scontato.

«I ragazzi stanno bene – riprende Bramati – ma ripeto non siamo i favoriti. Guardiamo Van Aert per esempio. Ieri ha vinto a crono, nella prima frazione ha vinto in volata, nella tappa dei muri è arrivato terzo ed è il campione uscente. Se capiterà di arrivare insieme in via Roma vedremo il da farsi e con chi».

Al mondiale di cross Van Aert e Vdp erano partiti da favoriti e non hanno tradito le attese
Anche al mondiale di cross Van Aert e Vdp erano partiti da favoriti…

Favoriti e pressione 

Il fatto di non partire da super favorito sembra quasi far piacere a Bramati. Davide dice che in qualche modo saranno altre squadre a dover prendere in mano la corsa. Di solito quando si è super favoriti, la pressione aumenta.

«Non penso che Van der Poel senta la pressione. Questo ragazzo è uno che non molla mai. Guardiamo cosa ha fatto l’altro giorno nel vento tra i muri, o lo stesso nel mondiale di ciclocross. Era dietro ha forato, ma non ha fatto una piega. O ancora al Fiandre l’anno scorso. Per me non gli pesa sicuramente. Io sono contento di non partire da favorito, non spetta a noi la responsabilità della corsa… E magari si torna a vincere la Sanremo!».

Alaphilippe, Stybar e Ballerini hanno corso insieme anche all’Het Nieuwsblad
Alaphilippe, Stybar e Ballerini insieme all’Het Nieuwsblad

Dai Capi, l’inferno…

Bramati non lascia nulla al caso, sembra un generale in battaglia quando prepara le corse. Meticoloso, fantasioso, motivatore, ma senza mai dare troppo nell’occhio… Il Brama sa tirare fuori il massimo dai suoi atleti. E quando è così serve anche un riferimento di fiducia in corsa. Noi pensiamo possa essere proprio Stybar, tra i più esperti, ma il diesse glissa.

«Giovedì (domani, ndr) faremo una riunione – dice Bramati – anche perché ci sono altri tre corridori che vengono dalla Parigi-Nizza e vogliamo parlarne tutti insieme. In ogni caso qualsiasi sarà il riferimento non ci saranno problemi.

«Ci saranno sei o sette squadre che cercheranno di controllare la gara. Mi aspetto una di loro che tirerà per prima per chiudere la fuga, chi lo farà dopo, chi non lo farà per niente. La salita che sostituisce il Turchino è più o meno uguale, forse anche meno dura, semmai bisognerà stare attenti alla discesa in caso di pioggia. Ma la corsa inizierà dai Capi, quando ci sarà la gara per prenderli in testa. Sono curioso di vedere come sarà affrontata la Cipressa perché per me qualcuno si muoverà. Ripeto, non vedo un gruppo di 50-60 corridori che imbocca il Poggio».

Pozzato: «La Sanremo? Per Colbrelli o Viviani…»

14.03.2021
4 min
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L’adrenalina sale. La Milano-Sanremo edizione 2021 è sempre più vicina e già tutti sono proiettati verso la Classicissima, con Parigi-Nizza e Tirreno-Adriatico chiamate a scrivere i pronostici per la prima delle Classiche Monumento. Filippo Pozzato la conosce bene, per averla vinta nel 2006 e averla corsa ben 15 volte. La gara non farà il Turchino, ma rispetto alla scorsa estate riscopre la tradizione dei Capi e del finale più classico.

«Per vincerla – dice – serve sempre un corridore completo, capace di andar forte in salita e che riesce a mantenere la giusta esplosività nel finale a dispetto dell’estrema lunghezza della prova, quando serve fare la differenza sul Poggio».

Nel 2017, Colbrelli risponde a Sagan sul Poggio. Stoppato Peter, l’attacco di Nibali
Nel 2017, Colbrelli risponde a Sagan sul Poggio. Stoppato Peter, l’attacco di Nibali
In passato la Sanremo si prestava a molte soluzioni, ora invece sembra sempre un lungo prologo a quel che avverrà sulle rampe finali…

Io dico che è il ciclismo nel suo complesso che è cambiato. Una volta c’era molta più selezione, ora arrivano gruppi folti a giocarsi la volata perché sono in molti che tengono bene, sia la distanza che la velocità generale. Devi essere sempre veloce e controllare la posizione in gruppo, non sono tanti quelli che si staccano, per questo solitamente si arriva a ranghi compatti. La cosa che notavo è che mentre una ventina di anni fa i nomi che venivano pronosticati erano pochi e alla fine si giocavano la vittoria, adesso ce ne sono almeno una ventina che hanno tutti le stesse probabilità di emergere. E’ il frutto della globalizzazione, per questo dico che è un ciclismo diverso.

Qual è allora il “quid” che fa la differenza?

La velocità, lo spunto. Prendiamo ad esempio Moscon, che spero davvero si riprenda presto dal suo infortunio al polso. E’ un corridore fortissimo, ma per uno come lui, vincere la Sanremo è molto difficile perché non ha lo spunto, deve quindi costruirsi una corsa diversa, fare la differenza prima. Manca di quell’esplosività che è invece la prerogativa di Alaphilippe, Sagan, lo stesso vincitore dello scorso anno Van Aert. Non è un caso se il belga ha la possibilità di vincere qualsiasi classica, a prescindere dalla sua altimetria.

Elia Viviani alla partenza dell’ultima Sanremo
Elia Viviani alla partenza dell’ultima Sanremo
Questo tipo di ciclismo piace a Pozzato?

Bella domanda. E’ l’evoluzione del ciclismo moderno. Da corridore guardo le gare da un punto di vista tecnico e sono anni, sin da quando ancora correvo, che dico che sono meno divertenti. Proprio perché ci si diverte meno anche ad allenarsi: il caso di Dumoulin che lascia e prima ancora quello di Kittel non sono casuali, ce ne saranno altri. Prima ad esempio ci si allenava insieme, ci si ritrovava in un dato punto e magari tra un lavoro e l’altro c’era anche la fermata per un caffè. Ora sai che devi far questo o quello, sei quasi sempre solo, tutto è tabellato e computerizzato. Gli ultimi anni di attività mi sentivo come un operaio della bici, a tutto danno della passione. Questo alla lunga ti logora, a 30 anni sei già vecchio

C’è chi va in controtendenza?

Sì, la Deceuninck Quick Step, secondo me vincono tanto proprio perché non hanno seguito alla lettera la moda instaurata dalla Sky. Ci si diverte ancora in quel gruppo, si è cercato di adattare l’evoluzione del ciclismo a formule consolidate, a un ambiente che comunque è rimasto positivo e improntato al divertimento e i risultati si vedono.

Secondo Pozzato, la Deceuninck vive un ciclismo più “cameratesco”. Qui il team a Sanremo dopo la vittoria di Alaphilippe nel 2019
La Deceuninck a Sanremo dopo la vittoria di Alaphilippe nel 2019
Tornando alla Sanremo, proviamo a individuare un italiano che ha in sé tutte le caratteristiche per emergere e magari imitare il Pozzato del 2006…

Forse sarò di parte, ma io dico che Sonny Colbrelli ha tutto per poter vincere la Classicissima, perché tiene su quel tipo di salite e ha lo spunto giusto per vincere, sia attaccando sul Poggio, sia giocandosi la volata. Poi mi piacerebbe molto se la prossima Sanremo la vincesse Viviani, per tutto quello che ha passato perché so che può tornare ai suoi livelli. D’altro canto dipende molto da come la Sanremo viene interpretata, ad esempio se c’è vento contro è difficile fare la differenza sul Poggio. Quel che conta è comunque capire come si evolve perché non tutti la interpretano allo stesso modo.

Da Besseges arrivano i primi lampi di Nizzolo

09.02.2021
4 min
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Quarto posto il primo giorno, terzo il secondo, poi Giacomo Nizzolo ha dovuto mollare la presa, perché l’Etoile de Besseges si stava facendo dura e non avrebbe avuto troppo senso tener duro. Pochi sapevano dei suoi problemi fisici fra dicembre e gennaio e quel che aveva ottenuto era già buono così.

«Pedalavo sul lungolago – racconta il campione italiano e d’Europa del Team Qhubeka-Assos – quando ho preso una buca. Non mi sono accorto che era scesa la catena e quando sono ripartito la pedalata a vuoto mi ha fatto sbattere il ginocchio sul manubrio. Che male! Un colpo fra la rotula e il vasto mediale, più sul ginocchio però. Non so come sono rimasto in piedi, ma di fatto ho dovuto fermarmi per venti giorni. Lo sapete cosa vuol dire fermarsi fra dicembre e gennaio, no? Adesso sono qua a metterci le pezze, per cui sono contento di come ho cominciato. Il primo giorno ho fatto un bel piazzamento, considerando lo strappo nel finale. E poi ho fatto una bella volata…».

Nella seconda tappa all’Etoile de Besseges, Saint Genies-La Calmette, 3° posto in volata
Seconda tappa, a La Calmette, 3° posto in volata
Non è proprio il modo migliore per cominciare la stagione da campione d’Europa e d’Italia…

Però sono super motivato e queste maglie danno una bella carica. Certi intoppi fanno dispiacere, chiaro che vorrei già essere al 100 per cento. Ma visto che devo ricostruirmi un po’ di base, adesso farò Almeria, poi Uae Tour perché ho bisogno di correre. E magari poi ragioniamo se prendermi un periodo per allenarmi a casa prima della Parigi-Nizza.

Se hai perso 20 giorni e fai quei numeri a Besseges, tanto male però non sei messo…

Il lavoro di base infatti era buono, a dicembre ho sempre lavorato, ma non sono ancora io. Lo sento. Quando siamo arrivati alla volata il secondo giorno, sono stato costretto a partire troppo presto. Pelucchi mi aveva portato al posto giusto al momento giusto. Solo che c’è stata la caduta alla rotonda e ai 250 metri ero già davanti. Eravamo contro vento e il rettilineo tirava leggermente, ero troppo lungo. Ugualmente mi sono messo in carena e ho fatto lo sprint. E’ già tanto che due come Bouhanni e Laporte non siano riusciti a saltarmi, ma contro gli altri due ho potuto fare poco.

Un Nizzolo allegro all’Etoile de Besseges, per le sensazioni in bici, malgrado lo stop
Un Nizzolo allegro a Besseges, malgrado lo stop
Dopo hai guardato i dati del misuratore di potenza?

Mi è bastato riconoscere le mie sensazioni, ho capito subito di aver fatto un’ottima volata. Sentivo i piranha alle gambe

Insomma, il programma era di partire subito a tutta?

Volevo essere così forte da arrivare alla Sanremo quasi in calando, nel senso di arrivarci senza mezzo dubbio sul fatto di essere davvero al massimo. Dato che però non avrei mollato, perché comunque Fiandre e Roubaix sarebbero stati comunque nel mirino, magari questo piccolo ritardo mi farà arrivare più fresco al Nord. Poi vedremo come preparare Giro e Tour. Voglio che la mia maglia si veda tanto anche in Italia.

A proposito di Sanremo, pare ormai certo che non si farà il Turchino e forse farete lo stesso percorso piemontese del 2020…

A me l’anno scorso piacque molto. Il nuovo percorso non ha snaturato la corsa, sono arrivati due da soli e dietro il gruppo a pochi secondi. Certo è diverso. Un conto è arrivare in Riviera a 150 chilometri dall’arrivo e fare tutto quel bel tratto lungo il mare, altra cosa arrivarci ai meno 30 che il mare non fai neanche in tempo a vederlo. Se poi non c’è il Turchino, spero che l’alternativa non sia troppo dura. L’anno scorso si fece il Colle di Nava, che è quasi 1.000 metri. Un conto è farlo ad agosto, altro a marzo, quando potrebbe essere davvero freddo.

Lo scorso anno ci eravamo salutati dicendo che si stava costruendo un gruppo Nizzolo: come procede?

Pelucchi farà il mio stesso programma. Mi fido molto di lui, lo conosco da quando avevamo 7 anni, ma non correvamo insieme dai tempi della Trevigiani under 23. Poi ci saranno Walscheid, Hansen e Gogl comunque votati alla mia causa. In realtà il progetto Nizzolo era già iniziato l’anno scorso con Riis, che mi aveva fatto sentire tanta fiducia. Prima della Sanremo facemmo addirittura un ritiro. E’ vero che era prima della ripartenza, ma una parte di quella esperienza si può salvare. Nulla vieta dopo la Parigi-Nizza di andare qualche giorno a provare il percorso della Classicissima.

A ottobre ha vinto i campionati italiani, battendo Ballerini
A ottobre ha vinto i campionati italiani, battendo Ballerini
Cosa ti è parso di Aru?

In ritiro l’ho visto sereno e in palla, sembrava stesse bene. Sembrava perché quando cominciavamo le salite, lui spariva davanti. Si è inserito subito, siamo un bel gruppo. Quando si è trattato di prenderlo, mi hanno chiesto che cosa ne pensassi e ho detto che valeva la pena, perché ha ancora tanto da dare. A Lugano non ci alleniamo insieme, soprattutto perché lui va in cerca di salite e io no davvero. Venirsi incontro per fare mezz’ora di strada non vale la pena.

Uae Tour per provare a vincere?

Sempre, credo di averlo dimostrato. Io ci provo sempre e poi comunque sarà un’ottima occasione per provare il treno.