Rotonde nel finale, la Deceuninck attacca e Senechal vince

27.08.2021
4 min
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Anche quando deve esserci una volata (e questa c’è) nulla è scontato alla Vuelta. La tappa 13 arrivava a Villanueva de la Serena. Era la frazione più lunga con i suoi quasi 204 chilometri. Non era difficile altimetricamente, ma come si dice: la corsa la fanno i corridori. Velocità elevata, un po’ di vento e 13 giorni di gare nelle gambe iniziano ad essere un bel po’ per rendere il finale incerto. Se a tutto ciò ci si mette un arrivo tecnico, con rotonde, curve, la Deceuninck – Quick Step in gara e Davide Bramati in ammiraglia lo show è assicurato!

Anche oggi tappa corsa a ritmi folli. E il vento ha creato anche molti ventagli
Anche oggi tappa corsa a ritmi folli. E il vento ha creato anche molti ventagli

Capolavoro Deceuninck

«Eh ragazzi: ritmo elevato, finale con le rotonde… se metti la squadra davanti e la fai tirare forte il gruppo si spacca e quando perdi 10 metri in quei momenti poi è tosta chiudere – dice Bramati – senza contare che c’è stanchezza in gruppo. Anche prima c’era stato vento. L’abbiamo studiata bene stamattina sul bus. Abbiamo visto che c’erano queste insidie e abbiamo deciso di fare così. Lo abbiamo potuto fare anche perché i ragazzi stanno bene, la squadra si sta bene comportando.

«Senechal capitano? No, l’ultimo uomo era Fabio Jakobsen ma non so cosa sia successo e perché si sia spostato. Non ci ho ancora parlato perché era alla premiazione della maglia verde. Florian era l’uomo che avrebbe dovuto lanciare Fabio, ma a quel punto è diventato colui che ha fatto lo sprint. Hanno fatto tutto i ragazzi. Perché Fabio si è spostato che mancava circa un chilometro. Dall’ammiraglia con la tv sei una decina di secondi dietro e quindi neanche puoi dirgli nulla. Stybar, che ha gestito la situazione inaspettata, ha fatto un lavoro eccezionale. E lo stesso Van Lerberghe. Ma sono stati bravi tutti. Anche Bagioli, a portarli con quella velocità tra le rotonde».

Una volta staccatosi, Jakobsen è arrivato al traguardo in scioltezza
Una volta staccatosi, Jakobsen è arrivato al traguardo in scioltezza

L’occhio del velocista

E dall’occhio del diesse passiamo a quello del velocista, tra l’altro di un collega in attività, Jakub Mareczko. Il corridore della Vini Zabù si trova in Belgio per correre alcune classiche e non si è perso lo sprint spagnolo.

«Eh – commenta Kuba – è la Deceuninck! In queste situazioni fanno la differenza. Perché tutti vanno a tutta ma loro restano uniti. Ai meno due erano ancora in cinque. Hanno fatto un ritmo pazzesco. Si è staccato anche Jakobsen! Che tra l’altro ha fatto un bel buco. Saranno andati a 65 all’ora… con quelle rotonde è normale che si rompa il gruppo.

«Posso assicurarvi che non è facile fare queste azioni: serve tanta gamba (e anche pelo sullo stomaco, ndr). Magari dalla Tv sembra lo sia, ma non è così. Loro ai -3 avevano davanti ancora Cerny, che l’anno scorso correva con me, ed è uno che tira da lontano. Ognuno di loro ha svolto al meglio il proprio ruolo».

Ancora Trentin e Dainese

Ma dal capolavoro della Deceuninck, passiamo poi a parlare del “resto del mondo”. E qui troviamo, come ieri, parecchia Italia. E di nuovo Matteo Trentin, secondo.

«Che poi quando è così – continua Kuba – diventa difficile anche per gli altri velocisti. Anche se stanno bene. Perché se non hanno una squadra che li tiene davanti fanno fatica, prendono aria e si stancano o si staccano. Piuttosto peccato per Trentin. E’ stato bravo a rimanere davanti. Si sarebbe potuto togliere una bella soddisfazione ma Senenchal lo ha proprio battuto». E qui si torna alla questione dell’importanza della squadra, proprio come sottolineava Mareczko. Trentin era solo.

«E bravo anche Dainese (terzo, ndr). Come fanno le volate loro due? Beh, non ho fatto molti sprint contro di loro. Matteo, che tiene molto bene anche in salita, va più in progressione e più o meno la stessa cosa vale per Dainese. Con lui facemmo una volata in Ungheria. L’arrivo tirava un po’ e scappò via facendo secondo vinse un Bora».

Mareczko intanto si appresta ad andare a cena. Dice di avvertire un po’ la mancanza del ritmo gara. L’aver corso poco dal periodo post Giro si sente. Anche al Danimarca si è scontrato con gente che usciva dal Tour. Tuttavia è fiducioso in vista del bel bottino di gare che verranno. A cominciare dalla Brussels Classic di domani, anche se è previsto due volte il Grammont.