Scartezzini e Bertazzo su strada. Villa, a te la parola

02.04.2021
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Liam Bertazzo e Michele Scartezzini, due pistard su strada. Li avevamo visti alla Coppi e Bartali, pedalare sotto gli occhi del cittì Marco Villa che era venuto in Romagna appositamente per loro.

E proprio con il cittì del parquet (in apertura di spalle con Scartezzini, ndr) parliamo di questi due “vagoni” del team che ruota attorno al quartetto delle meraviglie. “Scarte” ha corso in azzurro e Bertazzo con la maglia della sua squadra, la Vini Zabù.

La mole di Scartezzini (in penultima ruota) durante la cronosquadre della Coppi e Bartali
La mole di Scartezzini (in penultima ruota) durante la cronosquadre della Coppi e Bartali
Marco, come hai visto i tuoi ragazzi in corsa?

Liam qualcosina di più aveva fatto ad inizio stagione, ma era un anno e mezzo in pratica che non correva sua strada. Ricordiamo che lui era stato rallentato dall’ernia al disco. Alla fine si era dovuto anche operare, ma sta recuperando bene. Scarte invece non avendo un team per correre su strada, quando c’è la nazionale ne approfittiamo in accordo con Marino Amadori per buttarlo nella mischia. E’ un qualcosa che chiaramente rientra nel progetto olimpico.

Quali sono state le loro difficoltà maggiori?

Che erano alle prime gare. Hanno trovato un livello molto alto: hanno faticato un po’ con il ritmo, non era tanto il discorso che sono dei pistard che passano alla strada. Viviani o Consonni cosa sono allora? Pistard o stradisti? Per me sono atleti della nazionale. Liam e Michele hanno fatto fatica, perché non avevano giorni di corsa nelle gambe. E comunque non sono stati da meno rispetto a tanti altri.

Liam Bertazzo in azione alla Coppi e Bartali
Liam Bertazzo in azione alla Coppi e Bartali
E con la distanza? Hai qualche dato che certifichi il loro maggior dispendio energetico, pensando alla loro muscolatura importante?

Sì, il cronometro! Osservavo le classifiche e vedevo che arrivavano a 10′, 20′ dai primi. Ma è normale, come detto non avevano quel ritmo gara. Poi però guardo le graduatorie – il tono di Villa si fa più serio – e vedo anche che Hayter ha vinto una tappa e ha fatto quinto nella generale: e lui fa parte del quartetto inglese. Questo per dire che fare strada e pista è ormai un qualcosa di normale per chi fa certe attività.

Perché è importante fargli fare queste corse?

Nell’eventuale convocazione olimpica tutti loro, anche Bertazzo e Scartezzini, devono essere al pari di Ganna, Consonni, Viviani… che corrono con costanza su strada e tanto più nel WorldTour, è questione di omogeneizzare il lavoro. Deve esserci sintonia anche in questo.

Non si lascia nulla al caso, insomma… Ci ha colpito una foto di Scartezzini a crono: in pista sembra piccolo, su strada un gigante.

Ha messo su almeno 8 chili, ha lavorato molto in palestra ed ha abbandonato definitivamente il discorso del professionismo su strada. Adesso è un pistard al 100%. Chiaramente essendo più grande ha fatto molta fatica in salita, ma è stata una scelta sua, una scelta di vita. Adesso fa parte di un corpo militare e questo gli consentirà di avere un futuro anche dopo il ciclismo.

Invece Bertazzo potrebbe addirittura andare al Giro, qualora dovesse far parte del treno per Mareczko. Per te sarebbe un problema in ottica preparazione olimpica?

Un problema? Assolutamente no. Anche Viviani e Ganna faranno il Giro. Elia quando vinse a Rio aveva fatto il Giro. Io sono il primo a dire ai miei ragazzi di fare attività su strada. Hayter per l’Inghilterra, Kluge per la Germania, Meyer per l’Australia… il ciclismo di adesso è questo.

Parte della rosa del quartetto: (da sinistra) Viviani, Lamon, Ganna, Scartezzini e Bertazzo
Parte della rosa del quartetto: (da sinistra) Viviani, Lamon, Ganna, Scartezzini e Bertazzo
E come ne sono usciti i ragazzi? Che sensazioni avevano?

Ne sono usciti stanchi, però posso dire che questa settimana hanno fatto uno stage a Montichiari e il quartetto andava fortissimo. C’erano anche Ganna e Consonni, che veniva dal Belgio. Simone mi ha detto di avere avuto buone sensazioni. A me servono corridori pronti, non potendoli avere ogni volta per 15 giorni di seguito. 

Avete affinato il metodo…

Ormai da un po’ la nostra tecnica è questa: corrono su strada e subito gli faccio fare degli allenamenti in pista, devono reagire subito a questo tipo di sforzo e vedo che vanno bene. Ai ragazzi piace. E poi al contrario si sentono bene quando ritornano in pista.

Un’ultima domanda, cittì, ma come mai Bertazzo e Scartezzini si sono fermati nell’ultima tappa della Coppi e Bartali? Era concordato?

No, semplicemente c’è stato un grande sparpaglio. E’ venuta fuori una corsa durissima. Ha attaccato un gruppetto da lontano con dentro un uomo di classifica e ne hanno pagato le spese. Ma non solo loro. In pochissimi l’hanno finita.

Tom Dumoulin, Nairo Quintana, Vincenzo Nibali, Ortisei, Giro d'Italia 2017

Con Cucinotta fra chili, watt, salite e Giri

22.12.2020
3 min
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Abbiamo ripreso il concetto con cui Michele Scartezzini ha concluso la nostra chiacchierata di due giorni fa e lo abbiamo approfondito con Claudio Cucinotta, uno dei preparatori dell’Astana. Quella frase continuava a risuonarci nelle orecchie, assieme a un vecchio adagio di cui si parlava spesso con Marco Pantani. Anche se legato probabilmente ad altre logiche, il grosso punto di domanda di Marco era il seguente: «Come è possibile – chiedeva – che un corridore come Ullrich, che pesa 16 chili più di me, riesca a starmi a ruota così a lungo sull’Alpe d’Huez?».

In realtà Ullrich, 73 chili, dopo un po’ era costretto a mollare. E Marco, 56 chili, iniziava a guadagnare uno scatto dopo l’altro. Tuttavia, riguardando la storia recente del ciclismo e passando in rassegna lo sviluppo meccanico della bicicletta, verrebbe da dire che se il tedesco avesse avuto a disposizione una compact, si sarebbe staccato molto più avanti o non si sarebbe staccato affatto. La foto di apertura è stata scattata alla fine della tappa di Ortisei al Giro del 2017, quando Dumoulin (69 chili) in salita tenne a distanza agevolmente Quintana (59) e Nibali (64).

Chris Froome, Domenico Pozzovivo, Zoncolan, Giro d'italia 2018
Chris Froome (66 chili), Domenico Pozzovivo (54) sullo Zoncolan nel 2018
Chris Froome, Domenico Pozzovivo, Zoncolan, Giro d'italia 2018
Froome(66 chili) e Pozzovivo (54), Zoncolan 2018

Per riallacciare il filo del discorso ci siamo rivolti a Claudio Cucinotta, uno dei preparatori dell’Astana, per capire se davvero lo scalatore puro sotto i 60 chili sia ormai spacciato e debba rassegnarsi a vincere le tappe.

«Se guardiamo i grandi Giri – dice Cucinotta – gli scalatori ci sono ancora e vanno forte, ma difficilmente adesso vincono le classifiche. Un po’ le crono e un po’ quello che dice Scartezzini. Le crono ci sono sempre state, ma lo sviluppo dei materiali e di conseguenza la migliore aerodinamica del sistema ciclista+bici fa sì, ad esempio, che Dumoulin riesca ad essere più efficiente di Quintana, con un divario destinato ad aumentare».

Prego Cucinotta, faccia strada…

Ci sono tre fattori che si oppongono all’avanzata del ciclista. La resistenza al rotolamento, che si riferisce alla gomme sulla strada, ma anche a tutti gli altri ruotismi della bici. La forza di gravità, cui opporsi sulle salite, diversa tra una scalata al 20 per cento e una al 7. La resistenza dell’aria che aumenta con la velocità. In salita le tre forze si sommano e la risultante che ne deriva si sposta di volta in volta verso l’una o l’altra, in base alla pendenza e alla velocità. Su una salita del 7 per cento e a parità di rapporto potenza/peso, l’atleta più pesante si ritrova con qualche watt in più per vincere la resistenza dell’aria. In più lo agevola il fatto che arriverà alla salita meno stanco di uno scalatore di 60 chili che, anche nascosto in gruppo, per andare a 50 all’ora fa certamente più fatica.

Il più pesante va più veloce in salita?

Badate bene, non è un invito a prendere chili. Si sta facendo il confronto atleti con lo stesso rapporto potenza/peso. A parità di watt/kg fra un atleta di 60 chili e uno di 70, quando la componente gravità scende, quello più pesante va più forte perché ha più watt dell’altro.

E poi c’è il discorso dei rapporti.

Che è cruciale. Una volta, appena 15 anni fa, il professionista che montava il 25 veniva preso per un cicloturista. Oggi si può usare davanti una corona da 36 con cui si asseconda meglio la curva potenza/cadenza del corridore. Se sono abituato ad andare ad alta cadenza di pedalata e trovo il rapporto che mi permette di fare lo Zoncolan a 80 pedalate, ho risolto un bel problema e contro la gravità me la gioco meglio. Vedi Froome nel 2018 che con i suoi 66 chili tenne testa a Yates o Pozzovivo che ne pesavano parecchi di meno.

Quindi lo scalatore è spacciato?

Lo scalatore forte può ancora vincere. Penso a Contador, 62 chili, che però era uno scalatore anomalo, visto che andava bene a crono. Penso a Bernal, 60 chili, che ha vinto il Tour. E penso a Quintana, 59 chili, che ha vinto Giro e Vuelta. Molto dipende dal parco avversari, dalle condizioni meteo, dal percorso. Ad ora atleti come Roglic, 65 chili, e come Pogacar, 66 chili, hanno un bel margine. A meno di non trovare un fenomeno. Come il Pantani di cui si diceva prima.

Federico Morini, Michele Scartezzini, ritiro Noto, 2020

Scartezzini, la bilancia e il cronometro sovrano

18.12.2020
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La Sicilia è un buon posto per allenarsi e riflettere, pensa Scartezzini dalla sua stanza d’hotel a Noto. Il quartetto dell’inseguimento è volato giù dal 7 dicembre e rimarrà fino a domani, poi si sposterà a Formia per gli ultimi quattro giorni di lavoro prima di Natale.

«Stiamo facendo prevalentemente strada – dice il veronese, che nella foto di apertura è con Federico Morini – ma solo ieri siamo andati in velodromo per provare un po’ di partenze. Era pieno di bambini venuti a vederci e a girare in pista. Come quando arriva in paese la Juventus. E’ un altro mondo. Caldo, percorsi pedalabili. Siamo sempre in maglietta e pantaloncini. Eravamo già venuti a Noto per un solo giorno l’anno scorso durante un raduno sull’Etna, ma in questa fase l’altura non serve».

Michele Scartezzini, individuale a punti, mondiali Berlino 2020
Michele Scartezzini impegnato nell’individuale a punti ai mondiali di Berlino 2020
Michele Scartezzini, individuale a punti, mondiali Berlino 2020
Scartezzini nell’individuale a Berlino 2020

Agli ordini di Marco Villa, in questo angolo incantato d’Italia più a sud dell’Africa, ci sono Scartezzini, appunto, più Bertazzo, Lamon, Simion (fresco di firma con la Giotti Palomar), Plebani, Pinazzi, Gidas Umbri e Tommaso Nencini. Come dire lo zoccolo duro dell’inseguimento a squadre, più qualche giovane e senza i due o tre nomi da aggiungere in vista di Tokyo: Consonni, Ganna, Milan e Viviani.

Cominciate a essere in tanti…

Si è visto al mondiale. Siamo un gruppo forte con esigenze diverse. Noi che siamo qua abbiamo corso poco e abbiamo bisogno di fare allenamenti di sostanza, mentre Viviani, Ganna e Consonni tutto sommato hanno avuto una stagione frenetica ma quasi normale. E comunque non è più come una volta, la differenza tra stradisti e pistard si sta facendo più netta.

Che cosa intendi?

Io ormai faccio quasi solo pista. In allenamento non serve che faccia chissà quali dislivelli, come se dovessi prepararmi per una gara a tappe. Mi sto concentrando molto più sulla forza rispetto a un tempo, che mi agevola per le partenze. Debutterò in Argentina alla Vuelta San Juan, ma sarà per avvicinarmi meglio al calendario della pista. Siamo tanti per quattro posti, prima o poi saremo scelti sulla base dei tempi che saremo in grado di fare.

Nazionale a Noto Cinelli
La nazionale di Marco Villa a Noto per la seconda volta
Nazionale a Noto Cinelli
La nazionale di Villa a Noto per la seconda volta
Quindi la prima sfida è interna?

Prima dell’europeo mi sentivo davvero in palla e non tutti fra noi andavano allo stesso modo. Se il Covid non ci avesse decimato, durante gli allenamenti ci sarebbe stata la selezione. Poi magari stavo lo stesso a casa perché altri andavano meglio, ma l’importante era sapere di aver fatto tutto il massimo.

Non ti dà fastidio pensare che probabilmente alla fine arriveranno gli altri quattro dalla strada e tanto lavoro sarà vanificato?

No, per due motivi distinti. Il primo è che le Olimpiadi sono una cosa immensa, ma l’anno prossimo ci sono anche gli europei, i mondiali e un calendario molto ricco. Il secondo è che davanti a un atleta capace di fare tempi migliori, hai poco da restarci male. Certo, sportivamente rosichi. Siamo cresciuti insieme nello stesso gruppo, è brutto che qualcuno parta e qualcuno no. Però è lo sport. Non ne conosco tanti di fenomeni, ma noi ne abbiamo un bel concentrato. E se di colpo arriva uno come Milan, che dopo un solo anno in pista fa certi tempi, posso solo togliermi il cappello.

Michele Scartezzini, ritiro Noto 2020
Per Scartezzini, momento di sosta con vista mare durante il ritiro che finirà domani
Michele Scartezzini, ritiro Noto 2020
Sosta con vista mare, ma domani si riparte
Le Olimpiadi, dicevi…

Per la prima volta sono alla nostra portata. Prima le vedevamo come irraggiungibili. A Londra ci andò Viviani e fece anche bene. A Rio arrivammo quasi per caso. Intorno a noi erano tutti serissimi, noi sembravamo superficiali. Ma adesso che siamo nella situazione per cui la medaglia è alla nostra portata, vogliamo esserci a tutti i costi. Sarà una sfida anche fra noi, altrimenti sarebbe troppo facile, ma non sarà certo l’esclusione a chiudere la mia carriera. Sono nelle Fiamme Azzurre. Mi hanno preso per la pista e posso lavorare sereno. Se salto Tokyo, c’è Parigi quando avrò 32 anni. Non sono un atleta tanto sfruttato. Sto facendo molta meno strada, perché ho individuato la mia dimensione. Non serve sfinirsi sulle salite per fare qualche risultato di là e poi spremersi per tirare fuori qualcosa su pista. Una volta che ho capito questo, ho cominciato a cambiar pelle.

Che cosa significa?

Nel 2019 pesavo circa 62 chili, ma agli europei mi ero sentito spesso in debito di forza. Così sono andato da una nutrizionista. Le ho spiegato che volevo privilegiare l’aspetto della forza, per la durata delle prove che devo fare. Da allora ho messo su circa 10 chili di massa magra. Adesso ho più forza, ma ammetto che inizialmente mangiare così tanto mi faceva quasi star male.

Michele Scartezzini, ritiro Noto 2020, cannolo, colore
Un ritiro in Sicilia significa anche stare bene. Bella la Spagna, ma non c’è storia…
Michele Scartezzini, ritiro Noto 2020, cannolo, colore
Un ritiro in Sicilia può essere anche piacevole…
Mangiare e basta?

Mangiare, ma non a caso. E palestra. Da quando ho cominciato, mangio 500 grammi di alimenti pesati a crudo, nel senso che quando poi vengono cotti, con l’aggiunta dell’acqua il peso aumenta. E poi ho lavorato sul tronco, perché in partenza certi sforzi di gambe si ripercuotono sulla schiena. In sostanza sono alto 1,83 e ora peso 72 chili con la mezza idea di arrivare a 75. Non sono più un passista scalatore, ma se osserviamo lo sviluppo degli stradisti ci si accorge che gli scalatori da 58 chili stanno scomparendo e quelli che fanno classifica sono tutti intorno ai 70 chili. Perché con l’avvento delle compact, più del peso conta la potenza. Se sul Mortirolo riesci a demoltiplicare i rapporti fino a trovare la cadenza che ti fa esprimere al meglio i tuoi watt, non serve essere leggerissimi come quando avevi soltanto il 25.

Ruote Spinergy 2020-21

Le mitiche Spinergy tornano sul mercato italiano

24.11.2020
2 min
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Ve le ricordate le mitiche ruote a quattro razze americane Spinergy (il modello si chiamava Rev X) che nei primi anni ’90 spadroneggiavano nel gruppo dei pro? E ve la ricordate la Cannondale rossa in alluminio della Saeco di Mario Cipollini equipaggiata con queste iconiche ruote in fibra di carbonio?

Annuncio Ruote Spinergy 2020-21
Cominciò tutto dalla Cannondale della Saeco
Annuncio Ruote Spinergy 2020-21
La leggenda Spinergy cominciò da qui, dalla Cannondale della Saeco e quelle ruote a lama…

Brevetto Spinergy

Bene, oggi dopo qualche anno di assenza la gamma prodotto Spinergy torna sulle… strade del mercato italiano, grazie al Gruppo Crirod che ne cura in esclusiva la diffusione commerciale e l’assistenza tecnica post vendita.
La casa madre Spinergy ha sede in California da dove ha sempre continuato in tutti questi anni a sviluppare ruote ad alte prestazioni per biciclette, sia corsa quanto Gravel e Mtb. La tecnologia esclusiva e brevettata dei raggi Pbo rappresenta la chiave per cui le stesse ruote sono incredibilmente al tempo stesso sia resistenti che ultraleggere. 

Ruote Spinergy 2020-21
Spinergy, cerchi in carbonio e raggi Pbo: leggerezza e resistenza
Ruote Spinergy 2020-21
Cerchi in carbonio e raggi Pbo

Resistenza super

Ogni singolo raggio Pbo (personalizzabile nel colore per magari dare alle ruote un look coordinato con l’intera bicicletta…) contiene difatti oltre 30.000 fili di fibra di polifenilene bensobisoxazolo. In questo modo la resistenza è tre volte superiore all’acciaio inossidabile, ma in metà peso!

Un avviso di servizio importante: il Gruppo Crirod è alla ricerca di agenti per le zone libere. Per maggiori informazioni: tel. 0549/873356, info@spinergy-italia.it

www.spinergy-italia.it

cover Eevye 2020

Eevye, le cover stilose dei campioni

23.11.2020
2 min
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Chi frequenta il mondo delle corse non può non conoscere Ivano Pezzotta e di conseguenza le splendide cover Eevye… dove Eevye vuol dire proprio Ivano. Che non è semplicemente il titolare del brand, ma bensì il potente motore creativo e realizzativo di questa linea di cover personalizzabili per smartphone. Una collezione che impressiona per qualità, originalità e per la scelta dei materiali utilizzati.

Sono difatti moltissimi i corridori che hanno la cover personalizzata Eevye. Senza dimenticare che quest’anno lo stesso brand bergamasco ha realizzato anche diversi prodotti ufficiali per il Giro d’Italia. Oltre alle conosciute cover, anche cinture e portafogli in pelle incisa al laser….bellissime!

Ivano Pezzotta, nasce tutto così
Ivano Pezzotta, cover Eevye 2020
Ivano Pezzotta, titolare e creatore delle cover

Il Natale è in arrivo, e un consiglio ci permettiamo allora di darlo anche noi: perché non pensare al dono di una cover personalizza? Pezzotta è in grado di soddisfare le richieste più diverse, attraverso un lavoro di personalizzazione che renderà ciascun singolo articolo un pezzo davvero unico con grafiche elaborate attraverso la massima precisione.

Eevye è sinonimo di morbida pelle, lavorata artigianalmente con un accurato design tutto italiano. E poi è anche… spedizione gratuita! Sì, nessun costo aggiuntivo per consegne su tutto il territorio nazionale se si acquista direttamente dallo shop online!

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Jakob Dorigoni, Toi Toi Cross

Dorigoni, buona la prima. E adesso a Tabor…

23.11.2020
2 min
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Antipasto di Coppa del mondo per Jakob Dorigoni (Selle Italia Guerciotti Elite), la trasferta in Repubblica Ceka è servita non solo per cominciare ad annusare l’atmosfera che si vivrà nel prossimo weekend a Tabor. Ma anche per proseguire in quel cammino di ricerca della miglior condizione fisica e tecnica intrapreso a inizio stagione. La gara della Toi Toi Cup (il principale circuito boemo) a Jicin gli ha dato le risposte che cercava, al di là della prima posizione assoluta.

E’ lo stesso campione altoatesino a raccontare l’evoluzione di una gara decisamente altalenante nelle sue emozioni.

«Nella prima parte di gara ero davanti – ha detto a bici.PRO – ma non sentivo ancora la brillantezza che vorrei. Dopo metà gara ho forato all’anteriore e ho perso una quarantina di secondi dalla testa, ma fatalità ha voluto che al giro successivo il campione ceko, Michael Boros, forasse nello stesso punto. Ci siamo così ritrovati insieme a giocarci la vittoria. Avrei potuto staccarlo in salita. Vedevo che ne avevo di più, ma ho proferito attendere la volata. Siamo usciti insieme all’ultima curva, ma nei 150 metri finali in leggera salita sono riuscito a guadagnare centimetro su centimetro fino alla vittoria».

Jakob Dorigoni, Campionati europei 2020
Agli europei un’iniezione di fiducia
Jakob Dorigoni, Campionati europei 2020
Agli europei per il giovane Dorigoni una grande iniezione di fiducia
Era la prima gara dopo gli Europei: rispetto a S’Hertogenbosch hai visto passi in avanti?

Sì, questo successo mi rinfranca anche perché è stata la prima uscita internazionale, Europei a parte. E soprattutto la prima gara di livello in condizioni davvero difficili, su un percorso completamente fangoso. Le gambe alla lunga hanno risposto bene. Da questa trasferta cercavo fiducia, volevo vedere a che punto ero e posso ritenermi soddisfatto.

Coppa a parte, farai altre gare all’estero?

In questa situazione è difficile dirlo, bisogna andare avanti giorno per giorno. In Repubblica Ceka ad esempio c’è un lockdown totale, si è gareggiato senza pubblico, con obbligo di mascherina prima e dopo la gara e sarà così anche domenica a Tabor, con la tivù che però riprende tutto. Poi bisognerà vedere quante e quali trasferte si potranno fare in base alle restrizioni nei vari Paesi e anche da noi.

Dove ti piacerebbe gareggiare in base alle tue caratteristiche tecniche?

Il percorso che mi piace di più è quello di Namur in Belgio, che il 20 dicembre ospiterà la seconda di Coppa, oltretutto è bello anche paesaggisticamente. Ma anche Tabor non mi dispiace per nulla…

Industry BRN

Ecco il catalogo Brn: il 2021 è già qui..

23.11.2020
2 min
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E’ disponibile online, puntualissimo come ogni anno, il “voluminoso” catalogo BRN 2021

La prima cosa che balza all’occhio è la copertina. Un meraviglioso e lucente tricolore, creato per trasmettere orgoglio, spirito di appartenenza, forza e tenacia verso una piena ripresa delle attività, che proprio nel 2021 tutti ci auspichiamo…

Industry BRN
Scarpe Kr01 nel voluminoso catalogo Brn
Industry BRN
Scarpe Kr01 nel voluminoso catalogo Brn

Due new entry

Sfogliando sul web la stessa pubblicazione (1.128 pagine!) abbiamo notato l’inserimento, tra i tanti, di due importanti prodotti, che come rapporto qualità/prezzo potranno fare la fortuna di molti stradisti. Parliamo delle scarpe KR01 e degli occhiali RX Wide.

La romagnola Bernardi, giunta alla terza generazione, continua a rappresentare nel settore del ciclo un sinonimo di eccellenza, qualità e ricerca. Oggi Marco e Gianluca Bernardi, nipoti del fondatore, guidano una realtà dinamica ed esperta, solida ed organizzata, che nel corso degli anni è stata in grado di creare un network internazionale di partnership, in continua espansione, con alcuni dei più importanti brand presenti sul mercato mondiale.

Industry BRN
E questi sono gli occhiali Rx Wide
Industry BRN
E questi sono gli occhiali Rx Wide

Una super rete

Un’azienda dunque sempre alla ricerca di novità, di prodotti dal design e dalle caratteristiche originali ed uniche, innovative e di tendenza. Prodotti poi diffusi attraverso una super capillare rete vendita composta da ben 15 agenti in grado di soddisfare le esigenze degli oltre 2.500 negozi in Italia e in Europa.

www.brn.it

Giacomo Nizzolo, Tour Down Under 2020

Assos sempre più forte nel mondo dei pro’

22.11.2020
2 min
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Il top brand d’abbigliamento Assos nel 2021 sarà lo sponsor principale del team WorldTour sudafricano Qhubeka Assos. La squadra – quest’anno denominata NTT Pro Cycling – che ha portato al successo Giacomo Nizzolo, in questo “compresso” 2020, sia ai tricolori di Cittadella quanto al campionato europeo.

La vera mission

Il team manager Douglas Ryder non ha mai nascosto la prima “mission” del team, ovvero di utilizzare la visibilità e i successi dei propri corridori per promuovere l’iniziativa di Qhubeka Charity. Si tratta infatti di raccogliere fondi per acquistare biciclette in Sud Africa per chi non se lo può proprio permettere- E così, dopo una prima fase piuttosto complessa, Ryder è riuscito nell’intento di organizzare e rilanciare l’attività della squadra grazie ad uno dei marchi leader al mondo nel settore dell’abbigliamento cycling.

Domenico Pozzovivo, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Pozzovivo, all’arrivo di Piancavallo
Domenico Pozzovivo, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Domenico Pozzovivo all’arrivo di Piancavallo,

«Sono davvero felice – ha dichiarato Ryder – di aver ottenuto il sostegno di alcuni partner incredibili, in primis Assos. Finalmente sono nelle condizioni di creare il Team Qhubeka-Assos e dare speranza e opportunità attraverso il nostro team e la  Qhubeka Charity. Non vedo l’ora di accogliere nuovi partner in squadra, ma voglio anche rendere un tributo speciale a tutto il nostro staff: professionale come non mai. Siamo una vera famiglia».

Le bici e la vita

«Siamo davvero entusiasti di far parte di questo team – ha aggiunto Derek Bouchard-Hall, il Ceo di Assos – una squadra che ha fatto proprio lo slogan di Qhubeka secondo cui le biciclette cambiano la vita. E questo non potrebbe ispirarci di più! Assos è sempre stata, e continua ad essere… oggi ancora di più, profondamente intrecciata al movimento del ciclismo professionistico».

Logo Team Qhubeka Assos
Il logo che accompagnerà il nuovo team
Logo Team Qhubeka Assos
Il logo del nuovo Team Qhubeka Assos

In Italia tutti i prodotti della linea cycling di Assos sono distribuiti in esclusiva dalla commerciale Extreme Racing di Mauro Grespan.

www.extremeracing.it

Suzuki ammiraglia mondiali Uci Imola 2020

Suzuki… ancora in sella tra Fci e mondiale

22.11.2020
2 min
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Si chiude una stagione importante per la visibilità del marchio automobilistico Suzuki sulle strade delle maggiori competizioni del ciclismo professionistico, ma non solo.

Prima le medaglie conquistate nelle rassegne mondiali ed europee e sono state davvero molte. Basti pensare agli ori di Ganna e a quelli più recenti colti dalle ragazze della pista. Oltre a ciò, il brand nipponico – main partner della Federazione Ciclistica Italiana per il biennio 2020/2021 – ha potuto molto ben rappresentarsi ai Campionati del mondo disputati a Imola a fine settembre.

Suzuki sponsor Fci, maglia azzurra
Sponsor Fci, in vista sulla maglia azzurra
Suzuki sponsor Fci, maglia azzurra
Il marchio giapponese è sponsor Fci, in risalto sulla maglia azzurra

In questo prestigioso contesto, Suzuki è addirittura stata l’auto ufficiale della rassegna iridata. Ha infatti fornito agli organizzatori della manifestazione una grossa flotta personalizzata con l’iride e composta da circa dieci moto (il modello V-Strom 1050XT) e ben cinquanta auto, tutte impiegate con grande visibilità lungo i percorsi di gara. 

Suzuki è partner della Federazione Ciclistica dal 2016, ma quest’anno (e sarà così anche nel 2021) per la prima volta “firma” col proprio logo la maglia azzurra, sia sul petto quanto sul dorso di tutte le divise da gara.

www.suzuki.it