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A lezione da Scartezzini, vero maestro della madison

22.02.2023
5 min
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La trasferta europea di Grenchen ha avuto molti momenti centrali, anche nella sua conclusione. La madison maschile era la prova conclusiva della rassegna e la meccanica della corsa, soprattutto la splendida conduzione tattica da parte della coppia italiana ha stupito tutti. Di fianco allo straripante Consonni, alla quarta medaglia della settimana, è stato posto Michele Scartezzini, in sostituzione del malato Elia Viviani ricostituendo la coppia argento iridata nel 2021. E i due hanno risposto presente, con un argento brillantissimo.

Sui social i commenti sono stati entusiastici anche, forse soprattutto nei confronti di quest’ultimo: “Ha portato tutti a scuola di madison” è stato uno dei giudizi più lusinghieri ed è un fatto che l’azzurro sia uno degli interpreti più esperti della specialità. In questi giorni già a Jakarta, impegnato per la prima di Nations Cup valida per le qualificazioni olimpiche, Scartezzini rivive non senza emozione quella cavalcata.

«E’ stata una delle madison più dure – ricorda – uno sforzo molto intenso. Mi fa piacere che il mio impegno sia stato notato sui social, a me questa specialità è sempre piaciuta perché si basa molto sull’esperienza che si acquisisce col tempo e la pratica. Ricordo la prima volta che mi hanno chiamato a farla, nella nazionale juniores, finii secondo e capii subito che quella prova così tecnicamente particolare poteva “prendermi”. Poi andai ai mondiali, Collinelli era il cittì e Villa suo collaboratore: di quella gara ricordo che gli australiani volavano, sembravano fare un altro sport…».

Scartezzini, qui con Consonni nella madison europea, è fra i più esperti in questa prova
Scartezzini, qui con Consonni nella madison europea, è fra i più esperti in questa prova
Come sei riuscito a impratichirti così tanto?

Gareggiando. E’ l’unico modo. I tecnici azzurri mi dissero che, viste le mie capacità dovevo investire sulla prova partecipando alle Sei Giorni, così iniziai il mio girovagare invernale. In quelle gare le madison sono fondamentali, si viaggia a ritmi folli. Inizialmente affrontavo le gare per espoirs, quelle che si disputano prima delle serate per professionisti. Sono state una scuola fondamentale.

Oltretutto si gareggia in velodromi sempre diversi…

Vero, prendiamo quella di Gand, la più dura. Pista piccola, cambiano tutti i parametri. E’ lì però che capisci come infilarti nel gruppo, come cambiare in ogni situazione, come tagliare le curve. Quando mi sono trovato a gareggiare su pista grande mi veniva tutto più facile.

C’è un segreto nell’affrontare le madison?

E’ la gara dove testa e gambe hanno un rapporto più equilibrato. Io dico sempre che dove le gambe non arrivano, puoi compensare con la concentrazione, la tecnica, la strategia. Si fa sempre tanta fatica, bisogna sapersi gestire nell’arco dell’intera gara, pensando anche che non ci sei solo tu, ma l’equilibrio deve esserci anche con il compagno.

Per lui come per gli altri del gruppo pista la trasferta in Argentina è stata decisiva per affinare la gamba
Per lui come per gli altri del gruppo pista la trasferta in Argentina è stata decisiva per affinare la gamba
Con Consonni l’affiatamento è ormai collaudato…

La prima gara in coppia che abbiamo fatto è stata ai mondiali 2021 e abbiamo conquistato l’argento. In 5 gare la peggiore è stata ai mondiali dello scorso anno, quando siamo finiti ai piedi del podio, quindi si può dire che siamo una coppia affidabile. Ci compensiamo bene.

Avete un ruolo definito?

Molti pensano che le volate debba farle tutte lui, ma in una madison non funziona così. Bisogna come detto equilibrarsi: io sono abbastanza veloce e posso alternarmi con lui. E’ il paradosso di questa specialità: su strada fra lui e me non c’è partita, vincerebbe 10 volate su 10, su pista invece sono in grado di alternarmi, soprattutto in certe situazioni, per questo bisogna sempre saper leggere la corsa.

Con Consonni, Michele ha corso 5 madison. Qui, ai mondiali 2022, il piazzamento peggiore: 4°…
Con Consonni, Michele ha corso 5 madison. Qui, ai mondiali 2022, il piazzamento peggiore: 4°…
Come vi siete gestiti a Grenchen?

Prima della partenza avevamo pensato di cambiare un po’ tattica rispetto alle altre volte, sfruttando anche la sua eccezionale condizione di forma. Di solito partiamo gestendo la gara, invece a Grenchen abbiamo subito cercato di fare molti punti nelle prime volate per poi gestire la situazione e attaccare nel finale, quando gli avversari sarebbero andati in crisi per la fatica. Simone infatti ha attaccato da lontano, prendendo gli avversari di sorpresa.

Il modo tattico di interpretare le madison è cambiato con il nuovo regolamento, che attribuisce punti al posto dei giri conquistati?

Moltissimo, sono gare completamente diverse. Ci sono ad esempio coppie che puntano tutto sulle volate, le fanno praticamente tutte, ma è molto dispendioso. Di regola bisogna comunque provare a farne un buon numero guardando però anche quel che succede, perché conquistare un giro può mandarti in fuga in classifica o rilanciarti. Bisogna sempre avere mille occhi.

Guazzini e Balsamo, bronzo europeo a dispetto di alcuni errori ancora da correggere
Guazzini e Balsamo, bronzo europeo a dispetto di alcuni errori ancora da correggere
Grenchen ha dimostrato anche che fra la prova maschile e femminile c’è ancora un gap tecnico, al di là del bellissimo bronzo conquistato dalle azzurre.

La madison femminile è una specialità ancora recente, deve entrare nel sangue delle ragazze e ci vuole tempo. La scelta di Villa di farci alternare in allenamento è la più sensata per farle crescere. In una madison femminile l’occhio attento si accorge che le ragazze sono meno spericolate in certe occasioni, ma ci sono anche ragazze che non valutano i rischi e si buttano rischiando tantissimo. Oltretutto c’è anche un fattore fisico diverso, legato alla spinta che ci si dà, quella delle ragazze è giocoforza meno vigorosa. Ma se guardiamo alle prime madison femminili, la differenza con il passato è enorme.

La formula olimpica non vi premia: c’è il rischio che coppie acclamate debbano restare a casa…

E’ un sistema che non mi piace. Portare a Parigi solo 5 componenti costringe il cittì a fare scelte dolorose. Dipende dagli obiettivi. La Francia ad esempio sembra orientata a spingere molto su omnium e madison, noi chiaramente siamo vincolati al quartetto detentore del titolo. Ha però ragione Villa nel dire che vuole la medaglia in tutte le prove: bisogna provarci, questi mesi saranno fondamentali per capire qual è la strada giusta per riuscirci.

Scartezzini: la via di Parigi passa per San Juan

24.01.2023
5 min
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Ognuno qui a San Juan ha il suo scopo. I velocisti puntano alle volate. Gli scalatori aspettano l’Alto del Colorado. C’è chi lavora per gli uni e chi per gli altri. E poi c’è chi, come i pistard azzurri, macina chilometri e ritmo per l’obiettivo degli europei su pista che si svolgeranno a Grenchen dall’8 al 12 febbraio.

La macchia azzurra è più nutrita rispetto a quello che si vede nelle foto, perché nella Ineos Grenadiers, Ganna e Viviani corrono per lo stesso scopo, così che alla fine Marco Villa si ritrova ogni giorno a visionare una bella fetta del suo gruppo. Rispetto ai quartetti olimpionici e iridati manca solo Jonathan Milan, che debutterà il 30 gennaio al Saudi Tour.

Gli azzurri in Argentina, una foto prima dell’allenamento e si va
Gli azzurri in Argentina, una foto prima dell’allenamento e si va

Tutto in mezzo anno

Fra gli azzurri, Michele Scartezzini sa già che d’ora in avanti non ci saranno più appuntamenti interlocutori e che questa corsa gli permetterà di costruire la base su cui poggiare gli europei, ma anche le prove di Coppa del mondo (Jakarta il 23 febbraio, il Cairo 14 marzo, Milton 20 aprile) che, assieme alla sfida di Grenchen e ai mondiali di agosto, costituiranno la base della qualificazione olimpica.

Per alcune di quelle date, gli stradisti non ci saranno perché impegnati nelle classiche e il peso dell’azzurro poggerà su altre spalle.

«La qualifica olimpica prima di tutto», dice. «Siamo qui a San Juan per fare un bel volume e iniziare il 2023 al massimo. Sarà fondamentale per questa stagione che inizia con i campionati europei. Poi ci saranno queste tre Coppe abbastanza vicine e il mondiale di agosto. Succederà tutto in mezzo anno…».

A San Juan anche Viviani: 6° nella prima tappa, con un occhio anche alla pista
A San Juan anche Viviani: 6° nella prima tappa, con un occhio anche alla pista
Diciamo che avere la panchina lunga dovrebbe permettervi di tenere alta l’asticella, giusto?

Sicuramente penso che Marco (Villa, ndr) abbia, tra virgolette, la fortuna di avere sempre a disposizione comunque una metà del gruppo, perché gli altri saranno appunto a fare le classiche. Nei giorni scorsi parlavo con Elia (Viviani, ndr), che dovrebbe venire al Cairo se non dovesse fare la Parigi-Nizza. Sarebbe una bella cosa.

L’abbondanza, lo abbiamo detto spesso, è per metà un vantaggio e per metà un grattacapo nel fare le selezioni.

Sicuramente è difficile gestirla. Il problema sta anche nelle scelte del CIO che ha tolto un ulteriore posto (anziché i 6 corridori previsti alle ultime Olimpiadi, i team saranno composti da 5 atleti che dovranno partecipare a tutte le specialità qualificate, ndr). Per Marco era stato difficile a Tokyo, ora sarà anche peggio. Abbiamo già fatto i conti con queste scelte dure e sofferte, però funziona così. E se qualcuno del quartetto non dovesse stare bene, cosa che chiaramente non auguro a nessuno, abbiamo la fortuna di avere pedine valide per sostituirlo.

Michele Scartezzini è nato nel 1992 a Isola della Scala. Corre nella Arvedi Cycling e fa parte delle Fiamme Azzurre
Michele Scartezzini è nato nel 1992 a Isola della Scala. Corre nella Arvedi Cycling e fa parte delle Fiamme Azzurre
Lo scorso anno ci raccontasti che la tua è ormai una preparazione da pistard: cambia qualcosa quest’anno?

No, diciamo che bene o male adesso la mia linea è quella: la strada per fare volume e lo specifico invece che viene fatto in pista. E’ quello che ci serve. Parlo di me, almeno, di Lamon e anche di Boscaro, perché appunto siamo con le Fiamme Azzurre. Adesso c’è questo progetto, quindi il nostro obiettivo è quello olimpico.

Balsamo e Longo Borghini sono uscite dalle Fiamme Oro, per voi specialisti il corpo militare resta una risorsa?

Certamente, perché diciamo che con il nostro sistema a livello maschile, si sapeva già che senza questi corpi e non essendo professionisti, non avremmo avuto possibilità. Invece fra le donne è arrivato il professionismo, applicano ormai tutti i criteri del World Tour, quindi capisco che fra di loro ci sia qualcuno cui conviene uscire dal corpo. Sono scelte che bisogna affrontare valutando quale sia quella migliore.

Manlio Moro, ultimo innesto del quartetto, a San Juan con la nazionale
Manlio Moro, ultimo innesto del quartetto, a San Juan con la nazionale
Che effetto fa vedere Montichiari strapieno, adesso anche con i velocisti?

E’ una cosa bellissima, anche per noi ragazzi. Non ci siamo più solo noi dell’endurance, ma vedi i velocisti: sono tanti e cominciano ad andare anche forte. Non è che si allenano e basta. Li vedi che fanno palestra, sono una realtà che finora pensavamo fosse limitata ai bestioni olandesi e inglesi. Adesso anche i nostri stanno crescendo in quel modo, quindi mi fa davvero piacere vederli girare.

Fare le Coppe del mondo vuol dire anche provare a vincerne qualcuna?

Sicuramente dopo gli ultimi anni, quando vado in una Coppa del mondo, sta diventando non dico obbligatorio ma quasi, fare almeno un podio. Non vado lì dicendo che voglio fare il miglior risultato possibile. Già dagli europei, se avrò la possibilità di fare l’americana, vado per vincere, non per dire che puntiamo a fare un podio. E’ arrivato il momento di puntare sempre al massimo.

Sarà un’Ora molto rock, parola di Scartezzini

07.10.2022
6 min
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Mercoledì a Montichiari hanno fatto le prove generali con due quartetti, poi gli azzurri hanno continuato ad allenarsi per i mondiali. Come anticipato da Marco Villa, la partenza dei ragazzi per la Francia avverrà domenica mattina, all’indomani dell’Ora di Ganna (in apertura immagine Instagram/Ineos). Scartezzini racconta queste settimane non troppo diverse dal solito, con Pippo diviso fra il record e l’inseguimento, eppure non eccessivamente in pensiero.

«E’ tutto normale sinceramente – dice il veronese – conosciamo bene Pippo. Lunedì ha fatto la sua prova e poi da martedì ha lavorato con noi, non si pensava neanche al record dell’Ora. Non è cambiato niente, sinceramente, non pensava a quello che deve fare. Io sono in camera con lui, ma non è che sia lì a farsi mille pensieri. Parliamo di tutt’altro, non mi dice che deve fare la posizione, la tecnica, la tattica, girare. No, è molto sereno su quel lato».

Ai mondiali del 2021, Scartezzini e Consonni presero l’argento nella madison
Ai mondiali del 2021, Scartezzini e Consonni presero l’argento nella madison
Niente di strano?

Insomma, niente di particolare. Tranne che gli arrivano 1.000 interviste da fare da parte di varie testate importanti, ma quello è un altro discorso. Come pressione non ha niente, diciamo.

Come sta il quartetto azzurro?

Ci arriviamo con tre corridori sicuramente forti. Pippo, Milan e Manlio Moro. E poi Lamon. Anche se prima magari si poteva discuterlo, mercoledì in prova ha tirato fuori la grinta. Non lo dico perché sono suo amico, ma proprio perché l’altro giorno mi è piaciuto. Quindi abbiamo quattro nomi buoni. Poi c’è il solito discorso di come ci si arriva.

Moro 2022
Manlio Moro è uno dei nuovi possibili innesti del quartetto dopo gli ottimi europei di Anadia
Moro 2022
Manlio Moro è uno dei nuovi possibili innesti del quartetto dopo gli ottimi europei di Anadia
Cioè?

Prendiamo Milan, per esempio, arrivato dalla gara a tappe in Croazia. Ha fatto due giorni di recupero e quando ha provato a fare la prova gara, si lamentava perché non andava. Era normale che fosse così, non era il fatto che non andasse, ma doveva assimilare del tutto la gara su strada. Infatti poi in prova è andato forte.

Ci parli della reazione di Lamon?

Si continuava a criticarlo, perché magari non era più lo stesso di Tokyo. Invece mercoledì “Lemon” ha fatto una bella prova e forse s’è anche ripreso la fiducia che agli europei gli era mancata. Quindi secondo me, quest’anno c’è un bel quartetto.

La prova sui 35′ si è svolta lunedì, poi Ganna ha ripreso il lavoro per i mondiali (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
La prova sui 35′ si è svolta lunedì, poi Ganna ha ripreso il lavoro per i mondiali (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
E Scartezzini dove lo mettiamo? 

Nella madison assieme a Consonni. L’altro giorno Pippo ha fatto la battuta a Villa, dicendogli: «Sta attento, quest’anno che la stiamo preparando, sarà l’anno che fanno il flop». Con Simone ci siamo allenati bene settimana scorsa, martedì abbiamo fatto un altro bell’allenamento intenso, domani (oggi, ndr) ne abbiamo un altro. Arriviamo al mondiale avendola preparata e dopo aver girato un bel po’ insieme. L’anno scorso invece non avevamo preparato niente, sono sincero. Il discorso è che lavoriamo molto di più sul quartetto e poi le gare di gruppo sono una conseguenza. Invece quest’anno, Consonni ed io stiamo facendo più cose mirate. La gara di gruppo è diversa.

Per cui, riepilogando?

Ho la madison e mi piacerebbe anche fare la corsa a punti. Però vediamo. La settimana scorsa ero alla Tre Giorni di Aigle e pensavo di andare forte, invece c’è stato una giornata proprio no. Non mi era mai successo, però il giorno dopo mi sentivo già molto meglio. Ho analizzato e capito cosa potrebbe essere mancato, quindi non mi sono neanche allarmato. Infatti questa settimana a Montichiari sentivo di andare forte. Quindi, come pensavo, sto arrivando molto in crescita.

Dopo averla corsa a Roubaix nel 2021, Scartezzini riproverebbe volentieri la corsa a punti
Dopo averla corsa a Roubaix nel 2021, Scartezzini riproverebbe volentieri la corsa a punti
Come sarà sabato fare il tifo per Pippo? 

Io faccio molto il vago, anche perché non so realmente quali saranno i programmi. Lui mi ha chiesto più volte se ci sarò, ma non ho saputo ancora cosa rispondergli. Poi magari, quando ci vede tutti lì, secondo me lui si libera ed è più tranquillo. Ma la prova di lunedì dice tanto. Ha fatto 35 minuti e ci siamo accorti che più siamo ignoranti a bordo pista, più lui si gasa. Quindi mettevamo la musica che dicevamo noi, visto che a lui piace. Perciò, quando e se magari ci vedrà tutti lì, anche con il suo amico che mette la musica, il supporto sarà forte e a lui questo darà tanto.

Tu lo faresti mai un record dell’Ora? Ti ci vedi per un’ora in pista a girare?

Allora, l’altra sera eravamo lì che lo guardavamo e dicevo: «Cavoli, sembra anche facile per come sta girando». Poi ho pensato al rapporto che aveva e mi sono detto che a girarlo mi verrebbe un gran mal di gambe. Anche ad andare regolari e provarci a farlo da fresco, farei fatica a girarlo. Perciò portarlo a quel ritmo… Ci siamo guardati con Lamon e ho detto che io non credo proprio che mi metterei a farlo.

Che rapporto aveva?

Davanti non so perché continuavano a cambiare, dietro aveva il 14. Ma non è tanto il rapporto. Vedi la pedalata e sembra che sia normale, poi vedi il tempo e capisci che sta girando proprio forte. Quindi capisci che non è un rapportino, ma un rapportone. E un conto è girare a 40 all’ora, un altro farlo a 60. Eppure lo guardi e sembra che sia facile. Gli ho visto fare un centinaio di giri e ho pensato che deve essere proprio una rottura di scatole. Non so a cosa si possa pensare in quelle fasi, neanche provo a immaginarlo. 

Ha provato in assetto da record, quindi col body giusto e tutto il resto? 

Ha provato tutto come dovrebbe essere sabato. La bici e tutto il resto. Ed è giusto che sia così. Un mese prima puoi essere più rilassato, però a cinque giorni dal tentativo deve essere tutto perfetto e tutto uguale al giorno di gara. Neanche puoi pensare di cambiare qualcosa, perché ormai quelle sono le scelte. Aveva tutto lo staff Ineos, sia quelli dell’aerodinamica sia Cioni.

Eppure è tranquillo.

Tranquillissimo, voi non lo sapete com’è davvero Pippo.

“Scarte”, come si prepara la madison con le ragazze?

02.06.2022
5 min
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Elisa Balsamo, nel suo racconto che prendeva spunto dalla felice trasferta di Nations Cup su pista a Milton, era stata chiara a proposito della madison: a dispetto della vittoria, è un “work in progress”. Nella specialità Villa sta gettando le fondamenta di una costruzione che dovrà essere “inaugurata” in occasione di Parigi 2024. Per allora tutto dovrà essere messo a punto per puntare al bersaglio grosso.

Sedute a coppie miste

L’iridata, parlando della sua vittoriosa esperienza con la Consonni, aveva stimolato la nostra curiosità: «Su pista lavoriamo sempre insieme ai ragazzi, proprio perché dobbiamo migliorare tantissimo nella tecnica. Sappiamo che il cittì è molto esigente, sui cambi ad esempio siamo ancora carenti. Quando saremo abbastanza brave faremo coppie diverse, tutte al femminile, ma ci vuole tempo e pazienza». Parole che non potevano restare fini a se stesse.

Abbiamo allora sentito chi lavora con loro e non è uno qualunque, perché parliamo del vicecampione del mondo di specialità Michele Scartezzini, in partenza per l’Adriatica Ionica Race nelle file della nazionale.

«Quel che ha raccontato Elisa – dice – è la pura verità e fa bene a chiarire che quella vittoria non deve distogliere dal discorso generale. La madison al femminile ha iniziato il suo corso pochi anni fa, quindi è normale che le ragazze manchino di esperienza. A questo si aggiunga che Marco (Villa, ndr) è molto esigente, riprende spesso anche noi e ci ricorda sempre che non si finisce mai d’imparare la tecnica ed è quella che fa la differenza».

Balsamo Consonni Milton 2022
Balsamo e Consonni, a Milton un successo importante, che non deve esaltare troppo
Balsamo Consonni Milton 2022
Balsamo e Consonni, a Milton un successo importante, che non deve esaltare troppo
Com’è strutturato il lavoro con le ragazze?

Marco ci dispone per coppie miste e questo ha molti significati. Innanzitutto bisogna considerare che dal punto di vista della forza pura, che serve nel rilancio, c’è uno squilibrio, come anche nella velocità. Viaggiamo quindi a ritmi minori rispetto ai nostri soliti, ma spesso Marco ci chiede di accelerare un pochino per portare le ragazze sempre al loro limite.

Quanto durano queste sessioni?

Dipende, dai 20 ai 30 minuti con cambi frequenti. Cerchiamo di curare ogni minimo dettaglio, dalle prese al movimento dell’avambraccio (notare il dettaglio nella foto di apertura, ndr). Ad esempio le mani non devono intrecciarsi, ma la presa deve comunque essere solida per lanciare il compagno. Il lancio deve avvenire non tanto con la spalla, quanto con la leggera torsione del braccio. All’inizio senti dolore, ma via via che il gesto diventa naturale, il dolore non arriva più. Allora significa che stai lavorando tecnicamente bene.

Scartezzini Viviani
Scartezzini e Viviani al cambio, molto incide anche a che altezza della pista esso viene fatto
Scartezzini Viviani
Scartezzini e Viviani al cambio, molto incide anche a che altezza della pista esso viene fatto
Oltre al momento del cambio, su quale altro aspetto si lavora con loro?

E’ importantissima la posizione che si tiene quando il compagno è in gara. Un errore che spesso veniva commesso era girare piuttosto bassi, a metà pista pensando che così, facendo meno metri, si faticava di meno. Invece in questo modo ci si stanca prima. Bisogna girare in alto facendo così girare maggiormente le gambe, ma in modo che, non essendo impegnati, il cuore possa scendere di pulsazioni. Quando è il momento del cambio, si arriva a maggiore velocità e questo permette non solo di non perderla, ma di renderlo più semplice anche per chi sta finendo la frazione.

Lavorando con le ragazze, hai notato in loro dei miglioramenti rispetto al recente passato?

Enormi. Chiara Consonni ad esempio ha cambiato totalmente modo di interpretare questa specialità, gira in un modo completamente diverso.

Scartezzini Villa
Villa è sempre molto attento ai dettagli, grazie alla sua grande esperienza nella madison
Scartezzini Villa
Villa è sempre molto attento ai dettagli, grazie alla sua grande esperienza nella madison
Elisa raccontava anche che Villa vuole continuare su questo metodo, solo più avanti comincerà a far allenare le ragazze da sole, ma mischiando continuamente le coppie…

E’ giusto. Devi innanzitutto assimilare ogni gesto in modo che diventi naturale, a quel punto si cominceranno a verificare altri fattori per formare le coppie migliori. E’ così anche fra gli uomini. Molti pensano che basta mettere insieme i due uomini più forti, ma non è così. Spesso abbiamo visto emergere coppie con un campione famoso e un corridore sulla carta molto inferiore, ma l’affiatamento faceva la differenza. Addirittura hanno vinto gare e medaglie importanti coppie che individualmente rendevano molto meno. I nomi non fanno il risultato…

Un altro aspetto: i cambi sono fissi, ossia ogni frazione ha un numero definito di giri da fare?

No, ci si parla in gara. Dipende da molte cose. Quando decidi di fare la volata e chi dei due deve farla, ci si dice dove ci si troverà per il cambio e dovrai farti trovare pronto. Inoltre spesso in gara si va incontro a qualche momento di crisi, allora l’altro andrà a ridurre i propri tempi di recupero per permettere all’altro di riprendersi. L’equilibrio nasce anche da queste cose, si deve formare una sinergia molto stretta.

Barbieri Paternoster 2021
Barbieri e Paternoster agli ultimi mondiali. Nel cambio ci si danno anche indicazioni tattiche
Barbieri Paternoster 2021
Barbieri e Paternoster agli ultimi mondiali. Nel cambio ci si danno anche indicazioni tattiche
Ha ragione quindi Villa a dire che, a prescindere dai risultati, per ora si continua a lavorare a coppie miste?

Sì, perché sono meccanismi che si acquisiscono solo con il tempo, senza dimenticare che tutti noi, uomini e donne, abbiamo poi anche altre discipline da curare. Nel caso specifico della madison, quando noi ci alleniamo solo fra uomini andiamo a velocità molto più alte e fatichiamo molto di più. Nell’altro caso siamo degli sparring partner e il minor stress fisico serve anche per prestare attenzione a quei piccoli ma fondamentali particolari di cui sopra.

Ora sei in partenza per l’Adriatica Ionica Race, con quali obiettivi?

Sinceramente, salvare la gamba e fare fatica… Non parto certo per fare chissà cosa, questa trasferta servirà per accumulare lavoro da trasformare poi al ritorno su pista. E comunque le gare non si sa mai prima come andranno…

Scartezzini 2022

Sentiamo da Scartezzini come lavora un quartetto…

28.04.2022
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Michele Scartezzini ci ha ripensato spesso, nei giorni successivi, a quel torneo dell’inseguimento a squadre alla Nations Cup di Glasgow. Quel quartetto con le sgargianti maglie iridato indosso (era la prima uscita ufficiale) che era sfrecciato in testa alle qualificazioni per poi perdere la semifinale. Villa non aveva nascosto di esserci rimasto male, aveva anche spiegato l’errore in un mancato accordo fra lui e Lamon.

La nostra analisi del lavoro in un quartetto a ridosso della gara parte proprio da quell’episodio: «L’ho detto subito ai ragazzi, è stata colpa mia, ma ho una grande attenuante. L’audio dello speaker era troppo alto, quando Francesco mi ha dato il “3” non l’ho proprio sentito così ho perso l’attimo e il quartetto si è sfaldato. Il giorno dopo, nell’inseguimento individuale, parlavo con il portoghese Oliveira, mi ha detto anche lui che per tre volte non ha sentito i tempi che gli urlava l’allenatore e così ha sbagliato a interpretare la gara, sempre per colpa dell’acustica».

Scartezzini Glasgow 2022
Il quartetto azzurro a Glasgow, con Villa a dare istruzioni. Era la prima uscita dopo l’iride (foto @arne_mils/FCI)
Scartezzini Glasgow 2022
Il quartetto azzurro a Glasgow, con Villa a dare istruzioni. Era la prima uscita dopo l’iride (foto @arne_mils/FCI)
Villa ha spiegato di non aver potuto lavorare come sarebbe servito con voi…

E’ un prezzo che si paga in questo periodo della stagione. Io, Bertazzo e Lamon ci siamo stati quasi sempre, salvo per qualche impegno su strada, chiaramente Ganna e Consonni avevano molte più difficoltà, ma hanno cercato di partecipare appena avevano qualche buco. Nelle ultimissime settimane o c’era uno o c’era l’altro, ma poi avevamo molti giovani a collaborare con noi, insomma il lavoro è andato comunque avanti.

A Glasgow avete potuto provare?

Siamo arrivati il martedì sera e abbiamo potuto girare al mercoledì, poi giovedì c’è stata la gara. Il quartetto funziona, ma chiaramente deve essere tutto regolato a puntino per arrivare ai risultati. In qualificazione avevamo dimostrato il nostro valore di gruppo, nelle altre due prove ci sono stati particolari che hanno inficiato il risultato finale.

Quando lavorate insieme, lo fate su distanze diverse?

Dipende. Se facciamo la prova gara è sui 4 chilometri, come in qualsiasi torneo. In allenamento però affrontiamo anche altre distanze, il chilometro con partenza da fermo, oppure uno e mezzo, o due, dipende da quello che si deve fare e dai meccanismi sui quali dobbiamo lavorare, come anche su quali ritmi dobbiamo girare. E’ un lavoro molto complesso.

Scartezzini Ganna 2022
A Montichiari si lavora ogni settimana, ma Ganna non sempre può essere presente
Scartezzini Ganna 2022
A Montichiari si lavora ogni settimana, ma Ganna non sempre può essere presente
La sensazione, vedendo le gare da fuori, è che il quartetto sia come un orologio di precisione, che per funzionare deve avere tutti i meccanismi, anche i più piccoli, perfettamente oliati e a posto…

Il paragone funziona. E’ tutta questione di attimi e tempismi, ogni piccolo errore porta gravi conseguenze. Lo si è visto in semifinale ma ancor di più nella finalina. Io e Ganna eravamo d’accordo che facevo una seconda tirata fino a 3 giri, poi lui ci avrebbe portato alla fine. Io quindi, come d’accordo ho accelerato dando tutto, poi mi sarei rialzato e avrei lasciato andare gli altri tre, invece nel frattempo avevamo già perso un vagone. Se avessi saputo avrei fatto una frazione regolare, invece quando mi sono rialzato non ne avevo più e non potevo rientrare. Per questo deve funzionare tutto al meglio, il che significa anche che la forma deve essere equilibrata fra i quattro.

Le vostre frazioni sono sempre uguali?

Vengono stabilite di volta in volta, ma poi dipende anche da come va la gara, dalle comunicazioni che ci dà Villa. Diciamo che di regola abbiamo tutti due giri, con Lamon che guida nella difficile parte di lancio e Ganna che chiude.

Per Villa la sua esperienza è fondamentale anche in allenamento con i giovani
Scartezzini Villa 2021
Per Villa la sua esperienza è fondamentale anche in allenamento con i giovani
Sempre con 3 giri finali alla morte come ha fatto a Tokyo e Roubaix?

Anche questo dipende, certe volte ha fatto anche 3 giri e mezzo. Quel che è certo è che il quartetto non è qualcosa di statico, ogni gara è a sé stante, va lavorata, curata anche da parte di chi non gareggia, per questo il gruppo non può essere composto da soli 4 elementi.

A tal proposito Villa è stato chiaro: porterà nelle altre due tappe di Coppa molti giovani, per continuare nella loro opera di inserimento e avere un gruppo sempre folto…

E’ la scelta giusta. Noi più anziani siamo deputati a farli inserire per gradi, fargli apprendere tutti questi meccanismi, portarli a entrare nella macchina potendo dare il meglio di loro stessi. Le giornate di lavoro a Montichiari sono fondamentali, poi chiaramente servono le gare. Con loro discutiamo delle linee di gara, di come affrontare una tirata, serve esperienza. Se non ci fossero i vecchi, i giovani non potrebbero imparare.

Scartezzini Consonni 2021
Scartezzini e Consonni hanno già centrato il podio ai mondiali 2021. A Glasgow hanno preso il bronzo
Scartezzini Consonni 2021
Scartezzini e Consonni hanno già centrato il podio ai mondiali 2021. A Glasgow hanno preso il bronzo
La tua trasferta scozzese non è stata però proprio da buttar via…

Direi proprio di no, con Consonni abbiamo colto un argento che significa molto. Nella Madison la coppia cresce col tempo, acquisendo fiducia reciproca. Abbiamo davvero un buon affiatamento, dobbiamo continuare su questa linea, compatibilmente con i suoi impegni su strada.

E tu, solo pista?

No, ho fatto anche il Laigueglia con la nazionale, ora con la Arvedi ho ancora qualche impegno, ma da fine maggio potrò tirare un po’ il fiato.

Niccolò Galli: scuola Biesse Arvedi e ripetizioni da Lamon

13.12.2021
5 min
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L’Italia dell’inseguimento a squadre corre veloce. Oltre ai risultati della nazionale maggiore si aggiungono le prestazioni della nazionale under 23. Per loro è arrivato un bronzo agli europei di Apeldoorn, a replicare il risultato ottenuto l’anno precedente.

Uno dei protagonisti di questa doppia medaglia è Niccolò Galli, atleta passato under 23 la scorsa stagione alla Biesse Arvedi. Una squadra che fa dei successi sul parquet un vero marchio di fabbrica. Infatti, il giovane Niccolò, 19 anni per lui, corre accanto ai protagonisti di questa stagione su pista: Francesco Lamon e Michele Scartezzini.

Con Niccolò abbiamo voluto tirare le somme dopo il suo primo anno alla Biesse Arvedi e dopo una bella stagione su pista. Chiedendogli com’è lavorare con tanti campioni giorno per giorno e quali sono gli insegnamenti che gli trasmettono.

Niccolò Galli inizia la sua seconda stagione in maglia Biesse Arvedi, con grandi compagni come Lamon e Scartezzini (foto Miche)
Niccolò Galli con la maglia Biesse Arvedi (foto Miche)
Che primo anno è stato?

Molto intenso per quanto riguarda la pista. Mentre su strada ho dovuto saltare alcune gare soprattutto a inizio stagione causa maturità, mi sono diplomato al Liceo delle Scienze Umane.

Con i compagni, come ti sei trovato?

Mi sono subito ambientato. I diesse ed i miei compagni mi hanno accolto bene, non mi hanno messo fretta o pressioni. Per quanto riguarda impegno e dedizione come primo anno da under 23 mi ritengo soddisfatto. Siamo un gruppo molto unito, soprattutto chi condivide anche l’impegno su pista.

Con chi senti più affinità?

Ho più cose in comune con Francesco Lamon visto che pratichiamo anche la stessa disciplina (inseguimento a squadre, ndr).

Ti dà dei consigli?

Il mio rapporto con Francesco è fantastico. Questo grazie soprattutto alla sua personalità, è un ragazzo molto sereno e disponibile. Con lui parlo di tante cose anche al di fuori della bici, dopo tante ore insieme bisogna anche staccare (ci dice ridendo, ndr). Ogni tanto, appunto per prenderci una pausa, andiamo a gareggiare sui go kart, ma mi batte anche lì.

In corsa che cosa ti piacerebbe imparare da lui?

E’ furbo, molto furbo. Sa perfettamente leggere la corsa, su pista e su strada. In quest’ultima però si vede proprio la sua grande capacità. Mi piacerebbe averla, è una dote che uno deve aver già nelle proprie corde ma può essere affinata. Con Francesco al mio fianco spero di migliorare tanto anche in questo campo.

In pista è importante trovare l’affinità nei cambi per non perdere il ritmo
In pista è importante trovare l’affinità nei cambi per non perdere il ritmo
Sei molto giovane ma con tanti anni di corsa in pista, da dove arriva questa passione?

La pista mi ha sempre affascinato fin da quando ero allievo. Ho avuto la fortuna di approcciarmi a questo mondo quando si potevano fare le gare giovanili a Montichiari. Quando poi sono passato junior è venuto fuori il mio potenziale e sono entrato nel giro della nazionale.

Come mai hai scelto l’inseguimento a squadre?

In realtà faccio anche il chilometro lanciato ed ho provato anche l’inseguimento individuale ma non eccello come in quello a squadre.

Spiegaci le differenze tra il correre da solo ed in quartetto…

Nell’inseguimento individuale hai uno sforzo che pian piano aumenta, è importante anche la gestione. In quello a squadre alterni momenti di massimo sforzo a momenti di semi-recupero quando sei in scia. Mi piace di più correre in gruppo anche per una questione di squadra: essere parte di un team ti sprona a dare il massimo sempre.

Essere allenato da Marco Villa che sensazione dà?

Quello che ho imparato con lui è che lavorando in un clima sereno ci si esprime al meglio e c’è una maggiore propensione alla fatica. Marco Villa è determinato e metodico ma non ti carica mai di pressioni negative. Pretende, come è giusto che sia, quello che mi ha impressionato è il fatto che lui lavori per vincere e questa mentalità la passa ai suoi atleti.

Raccontaci del suo mitico tablet con le tabelle con i tempi, come le preparate?

In allenamento prestabiliamo un tempo che ci faccia lavorare al massimo delle nostre capacità. Decidiamo fin dall’inizio chi tira i primi metri e i tempi dei cambi. La parte su cui si lavora sono appunto i cambi, dove bisogna essere bravi a non creare il famoso “buco”.

Niccolò Galli, accanto a Marco Villa in foto, con i ragazzi della nazionale all’europeo under 23
Niccolò Galli accanto a Marco Villa festeggia il bronzo agli europei su pista
In corsa avete qualche rito particolare?

Prima della partenza Marco Villa ci lascia sempre molto tranquilli, prima di entrare in pista ci mostra la tabella. Sulla linea bianca ci diamo il pugno, è un po’ il nostro rito pre partenza, un passaggio di testimone.

Quanto è difficile in gara non guardare gli avversari e rimanere concentrati sulla prestazione?

Ammetto che uno dei pensieri che passa maggiormente in testa è: «Chissà dove sono gli altri». Ma con Marco abbiamo prestabilito dei piccoli segnali che lui ci manda da bordo pista così sappiamo se va bene, se dobbiamo accelerare o anticipare qualche cambio. Il segnale del rallentare devo ammettere di non averlo ancora visto – ride – forse non lo vedremo mai.

Quali saranno i tuoi obiettivi quest’anno?

Su pista il grande evento sarà l’europeo under 23, dopo due medaglie di bronzo è giunto il momento di cambiare colore. Su strada vorrei aumentare i giorni di gara perché garantiscono una buona base di partenza per affinare poi il lavoro su pista.

Che tipo di gare ti piacciono?

Visto il mio fisico (192 centimetri per 78 chili, ndr) fatico nelle salite lunghe, ho un buon “motore” e nelle volate ristrette me la cavo bene. Cercherò di capire bene quali percorsi sono adatti alle mie caratteristiche.

Cavendish caduta 2021

A Gand un weekend da incubo per Cavendish

24.11.2021
5 min
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Ci sono weekend che non vanno mai come vuoi. Per Mark Cavendish quello appena passato è stato davvero da incubo, fra un contratto con la Quick Step che non giunge a buon fine e una serata finale alla Sei Giorni di Gand finita in ospedale.

Andiamo con ordine. Il patron del team Patrick Lefevere era stato chiaro: «Voglio che si giunga a una soluzione entro la settimana, non possiamo continuare, la cosa mi sta dando sui nervi». Lefevere si era recato alla Sei Giorni proprio per parlare con il suo ragazzo: nessuno nell’ambiente ritiene che non si arriverà a un accordo, ma il tempo passa e gli animi si accalorano. Il problema? Cavendish vuole un aumento di stipendio, Lefevere vuole invece aumentare gli incentivi e non la base contrattuale: «Mi ha anche chiesto di lavorare con me per un futuro da dirigente in società: possibile che mi tocchi pagare per insegnare a qualcuno? Non ha senso…».

Tutto per colpa di una borraccia…

Evidentemente non era un Cavendish sereno quello che ha preso il via per l’ultima americana. La situazione era appassionante, con 4 coppie in lotta per il successo, davanti a tutti i due campionissimi danesi Morkov e Hansen, poi i belgi De Ketele e Ghys, Cavendish con l’altro belga Keisse, il tedesco Kluge con il padrone di casa De Buyst. Nel pieno della lotta è accaduto che qualcuno, prendendo il rifornimento, ha fatto cadere il liquido dalla borraccia: «Si è formata una pozza d’acqua, sulla quale è passato prima il mio compagno Thijssen – racconta Michele Scartezzini, l’unico italiano in gara – ma è rimasto in piedi, dietro De Ketele ha sbandato, Hansen è caduto e su di lui è piombato Cavendish franando sulla pista».

Il grande giorno di De Ketele

Una botta tremenda: «Ci sono voluti molti minuti perché tornasse in piedi, l’ho visto avvicinarsi al suo box da solo, non sembrava tanto claudicante, ma evidentemente non respirava bene”. In ospedale la diagnosi è stata due costole rotte e un lieve pneumotorace. Stop alla preparazione e tensione per il gallese sempre più alta.

Keisse ha continuato da solo, Hansen è tornato in gara ma non era più lui e e ha potuto dare uno scarso contributo alla coppia nella lotta per il successo, tanto che i danesi hanno perso 6 giri rispetto a De Ketele e Ghys, alla fine vincitori a pari giri con Kluge e De Buyst. Per De Ketele è stata un’apoteosi, nella sua ultima Sei Giorni di Gand, chiusa in un’atmosfera di festa dove miglior saluto non poteva avere.

Gand pubblico 2021
Parterre pieno a Gand, ma per i tifosi era vietato bere. Altrimenti doveva accomodarsi in tribuna
Gand pubblico 2021
Parterre pieno a Gand, ma per i tifosi era vietato bere. Altrimenti doveva accomodarsi in tribuna

Per Scartezzini anche una vittoria

Per Scartezzini non è stata la settimana che si aspettava: «Ho visto sin dal primo giorno che le cose non andavano, soprattutto che Gerben (il suo compagno Thijssen, ndr) non era in grande condizione, al contrario di quel che mi aveva detto i giorni prima e che lui stesso pensava. Nell’americana della prima sera a un certo punto mi sono ritrovato solo: si era fermato perché non ce la faceva… In una Sei Giorni vai avanti in classifica solo se si funziona in due».

Il vicecampione del mondo della madison ha quindi pensato soprattutto alle prove individuali, per testarsi in vista della ripresa della Champions League del prossimo fine settimana: «Ho anche vinto una corsa a punti, la condizione non è male, devo dire che questi giorni sono stati comunque utili».

Scartezzini Thijssen 2021
Scartezzini e Thijssen ai box: il belga è stato appena preso dall’Intermarché Wanty Gobert
Scartezzini Thijssen 2021
Scartezzini e Thijssen ai box: il belga è stato appena preso dall’Intermarché Wanty Gobert

Si riparte, destinazione Lituania…

Scartezzini, che per la cronaca ha chiuso al penultimo posto insieme al compagno di squadra belga a 57 giri ai vincitori, ha vissuto una Sei Giorni un po’ diversa dal solito: «A Gand eravamo abituati a vedere sempre il pienone, invece lo si è registrato solo nel weekend, inoltre devo dire che l’organizzazione è stata molto attenta nella gestione della sicurezza. Si poteva entrare solo con il Green Pass, la vendita di birra era permessa solo nelle zone attigue alle tribune ma non sul parterre, dove normalmente avveniva e questo ha un po’ cambiato le cose».

Appena tornato a casa, un paio di giorni di riposo e poi di nuovo in sella, pensando alla prossima tappa della Champions League che sabato lo vedrà impegnato a Panevezys in Lituania. L’azzurro è intenzionato a migliorare la sua dodicesima posizione in classifica: «Riparto con una maggiore consapevolezza, anche nella gestione dei rapporti a Gand la situazione è migliorata, segno che la gamba è più tonica. Sono curioso di vedere quel che succederà». Degli avversari, nessuno era a Gand, magari è un vantaggio…

Sei Giorni Gand 2019

Scartezzini verso Gand: «La Sei Giorni più bella»

15.11.2021
5 min
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In volo al mattino, in pista alla sera e fino a notte fonda. Michele Scartezzini ha già le valigie pronte per Gand, per prendere parte alla Sei Giorni più importante della stagione. 12 coppie che si daranno battaglia fino a domenica prossima, per la sfida su pista più sentita della stagione, l’ultima vestigia della stagione gloriosa delle Sei Giorni, come aveva raccontato Silvio Martinello qualche giorno fa.

Per Michele Scartezzini è la quarta volta a Gand, dove se non sei uno specialista vero e affermato non ti chiamano. D’altronde la sua stagione, da componente del gruppo del quartetto oro a Tokyo e Roubaix e da viceiridato nella Madison è stata ampiamente positiva e tale da richiamare l’attenzione degli organizzatori e prima di prendere l’aereo i ricordi fioccano: «La prima volta è stata nel 2017 con Elia Viviani, stavamo andando benissimo ma il terzo giorno ebbi problemi fisici che ci costrinsero al ritiro. Poi ho gareggiato due volte con Francesco Lamon, con un 7° e un 8° posto. Questa volta con il giovane belga Gerber Thijssen speriamo di far meglio».

Il corridore di Isola della Scala è perfettamente d’accordo, quella di Gand è la migliore Sei Giorni attualmente in calendario: «E’ durissima, considerando che ogni sera si fanno dai 100 ai 120 chilometri e bisogna considerare che la pista è piccola, solo 166 metri. Si comincia alle 20:00 per finire alle 2 del mattino e non si è a letto prima delle 4-5. Ogni serata è infarcita di gare, l’unico momento per recuperare è dopo la lunga Madison delle 22:30. Ma il pubblico ci tiene molto e si fa sentire per tutto il tempo».

Scartezzini Lamon 2017
Scartezzini per tre volte presente a Gand, miglior risultato il 7° posto con Lamon
Scartezzini Lamon 2017
Scartezzini per tre volte presente a Gand, miglior risultato il 7° posto con Lamon

Ogni serata ha un menù completo

Che tipo di gare sono comprese nel programma? «Di solito si comincia con una corsa a punti, poi ogni serata è intrisa di gare, dal giro lanciato a coppie ai 500 metri a cronometro sempre a coppie, dall’eliminazione alle sfide dietro derny, dallo scratch al supersprint, una gara a 12 corridori con eliminazione ogni 3 giri finché non ne rimangono 6 che si giocano tutto in 10 giri. Sono tutte sfide molto adrenaliniche e divertenti per chi guarda».

Quando si parla di Sei Giorni c’è un concetto che deve essere chiaro: non è tutto solo agonismo. I ciclisti sono vicinissimi al pubblico, le gare devono attirarlo. Una volta, nei tempi d’oro della pista, c’erano corridori che guidavano con i piedi o che nel mezzo della gara si fermavano ai tavoli del ristorante per rubare una bottiglia di champagne e passarsela in gruppo. Oggi si è un po’ meno guitti, ma il legame c’è sempre, magari con una “ola” nel bel mezzo dello scratch lanciata proprio dai corridori…

Quel che è sempre rimasto è il cameratismo tra i protagonisti. Una volta si smontava alla domenica in una città e due giorni dopo erano di nuovo in gara da un’altra parte d’Europa. Oggi il calendario è molto meno pieno, ma i legami restano: «Ci sentiamo spesso fra noi – testimonia Scartezzini – Jonas Rickaert ad esempio (belga che a Gand sarà in gara con lo svizzero Silvan Dillier, ndr) mi ha chiesto di portargli un manubrio che aveva commissionato in Italia, gli farò volentieri da corriere».

Viviani Kejsse 2018
Elia Viviani e Iljo Keisse, vincitori nel 2018 davanti a De Ketele e Ghys (foto Luc Claessen)
Viviani Kejsse 2018
Elia Viviani e Iljo Keisse, vincitori nel 2018 davanti a De Ketele e Ghys (foto Luc Claessen)

Quanto servirebbe un calendario più ricco…

Il portacolori delle Fiamme Azzurre è testimone diretto della lenta involuzione delle Sei giorni: «Iniziai a disputarle nel 2009: al tempo ce n’erano tante: Brema, Rotterdam, Berlino… Alcune sono rimaste, altre no ed è un peccato. Per noi che privilegiamo la pista è una fonte di guadagno, sarebbe giusto rilanciarle. Ora l’Uci sta investendo sulla Champions League, io ne faccio parte e proprio per gareggiare nel circuito dovrò rinunciare alla Sei Giorni di Rotterdam, ma sarebbe bello se ci fosse maggior sostegno per queste gare perché regalano spettacolo».

D’altro canto le Sei Giorni non sono solo corsa, come detto, ma un’occasione per la gente per vivere serate diverse: «Anche a Gand il pubblico è la parte essenziale. Il parterre è affollatissimo e non nascondo che a fine serata sono tanti quelli che hanno alzato il gomito e sono vicinissimi ai nostri box. Certe volte viene da pensare che un affollamento simile sia assurdo, soprattutto ora, ma per noi ciclisti la sicurezza è garantita. Resta il fatto che ogni manifestazione simile è soprattutto una festa».

Thijssen 2021
Con Scartezzini farà coppia Gerber Thijssen, belga di 23 anni, oro europeo 2017 nell’Eliminazione
Thijssen 2021
Con Scartezzini farà coppia Gerber Thijssen, belga di 23 anni, oro europeo 2017 nell’Eliminazione

Favoriti i danesi Morkov-Hansen, c’è Cavendish

A Gand saranno in scena 12 coppie: il numero 1 di pettorale è andato a due componenti del quartetto danese, gli esperti Michael Morkov e Lasse Norman Hansen (vincitori venerdì della Tre Giorni di Copenhagen) i belgi faranno il tifo per Kenny De Ketele (una delle colonne del circuito, quello che fa un po’ da “capobanda” anche quando c’è da attirare l’attenzione con qualche simpatica “mattana”…) e Robbe Ghys, ma protagonista assoluto sarà l’altro belga Iljo Keisse, altro personaggio storico, alla sua ultima apparizione a Gand e che sarà accoppiato a un certo Marc Cavendish…: «So che per Iljo faranno grandi celebrazioni – racconta Scartezzini – l’ultimo giorno ci sarà una vera festa in suo onore».

Michele correrà con il giovane Thijssen: «So che ci tiene tanto, mi ha contattato più volte, per sapere come sto, già pensa alle strategie di gara. Sicuramente non parto per fare la comparsa, mi piacerebbe intanto migliorare il mio miglior risultato a Gand, poi vedremo domenica a che punto saremo. E’ spettacolo, sì, ma è pur sempre una gara…».

Scartezzini, mea culpa su Grenchen e obiettivo mondiali

16.10.2021
3 min
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Dal messaggio di Villa che si scusava con lui per l’esclusione dalle Olimpiadi sono passati ormai tre mesi e Michele Scartezzini è nuovamente a Montichiari, lavorando per andare ai mondiali di Roubaix. Il passaggio agli europei di Grenchen non ha convinto (in apertura il veneto durante la madison con Viviani), il gruppo azzurro è parso scollato e la tirata di orecchie di Ganna ha fatto parlare.

«L’argomento ha fatto scalpore – dice Michele – ma ci siamo chiariti lunedì. Con Pippo divido la stanza, è tutto a posto. Dà fastidio se al nostro livello non otteniamo risultati e agli europei ci siamo mangiati una medaglia. A Villa non siamo piaciuti e ha ragione. E’ stato un errore che ci è pesato e che magari ci darà qualcosa di più come rabbia per i mondiali».

Europei sotto tono

In sintesi, siamo usciti dagli europei come se non fossimo la nazionale che ha vinto il quartetto olimpico. Tolto il bellissimo inseguimento individuale di Jonathan Milan, nelle altre specialità abbiamo balbettato e non era troppo lecito aspettarselo. Anzi, si poteva quasi pensare che gli esclusi da Tokyo andassero col fuoco addosso, per prendersi la loro parte di gloria.

Capita spesso che dopo le Olimpiadi le squadre si rilassino, ma ad esempio fra le ragazze è successo che il quartetto ha centrato l’argento, così come ha preso l’argento Paternoster nell’eliminazione e Barbieri il bronzo nell’omnium.

A Ca’ del Poggio, sull’auto da rally de tricolore Giandomenico Basso in un evento delle Fiamme Azzurre
A Ca’ del Poggio, sull’auto da rally de tricolore Giandomenico Basso in un evento delle Fiamme Azzurre
Qualcosa di sbagliato nella preparazione?

La condizione c’era, ma avevo detto da subito nel mio caso che il traguardo per far dimenticare l’esclusione da Tokyo sarebbero stati i mondiali. Gli europei avevano un calendario strano e arrivarci al top, soprattutto adesso che siamo a fine stagione e le energie sono limitate, poteva essere un rischio. Quello di arrivare a Roubaix senza le giuste forze. Due settimane sono un bel periodo, in cui la condizione può cambiare.

Che cosa si sa della pista di Roubaix? Ci avete mai corso?

Ci andammo nel 2019 in preparazione ai mondiali di Pruzskow, però Marco (Villa, ndr) ci diceva che hanno avuto problemi con il legno della pista. Per cui lo hanno levigato e hanno dato un diverso impregnante. La pista in sé ha curve strette e rettilinei lunghi, dovremo girarci per abituarci. Bastano 20-30 giri per trovare il feeling.

E la levigatura e la scorrevolezza incidono sulle scelte tecniche?

Certamente. Se non è scorrevole devi ragionare sui rapporti e la tabella su cui impostare la gara. C’è di buono che sarà così per tutti, quindi nessuno sarà avvantaggiato.

C’era anche Scartezzini con gli olimpionici di Tokyo all’inaugurazione del Vigorelli
C’era anche Scartezzini con gli olimpionici di Tokyo all’inaugurazione del Vigorelli
Dopo i mondiali si va in vacanza?

Niente da fare. Quest’anno ho comprato casa, quindi le vacanze si fanno lì. E poi farò due Sei Giorni, a Gand e Rotterdam. Sercu voleva che le facessi con Lamon, ma almeno per la prima Francesco sarà in vacanza e correrò con un ragazzo belga della Lotto Soudal. Invece a Rotterdam, se la confermano, faremo una coppia azzurra.

Come si vive la vigilia a Montichiari?

Bene, come al solito. Ieri abbiamo fatto due prove cronometrate. La prima è andata bene, nella seconda sono caduti Milan e Donegà, quindi è servita a poco. E su quelle Marco ha dato le squadre (oltre al quartetto olimpico, voleranno a Roubaix appunto Scartezzini, Bertazzo e Viviani, ndr). Si parte domani, ormai manca poco.