La pista riparte e Scartezzini è pronto come traghettatore

09.12.2024
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Michele Scartezzini è un fiume in piena. Sa bene che il 2025 sarà importante per lui, che sulla sua esperienza Marco Villa fa affidamento per ricostruire tutta l’impalcatura che dovrà sorreggere la nuova nazionale su pista, quella priva per il momento delle sue stelle Ganna e Milan e di tutti coloro che privilegeranno la strada. Fino al 2027, anno d’inizio delle qualificazioni olimpiche, sarà un work in progress dove i vecchi saranno i traghettatori per le forze nuove. Ma Michele ha qualche boccone amaro da mandar giù, legato all’ultima stagione.

Il veneto insieme a Consonni nella madison degli ultimi europei, chiusa al 9° posto
Il veneto insieme a Consonni nella madison degli ultimi europei, chiusa al 9° posto

«Un bilancio? E’ un discorso lungo da affrontare. E’ un anno nel quale ho lavorato tanto e sono rimasto con un pugno di mosche in mano, non ho ottenuto nulla. Tutto è cominciato con gli europei d’inizio stagione. Mi ero preparato bene e mi sentivo di conseguenza, ma i risultati non sono arrivati. I valori erano diversi da quelli che mi aspettavo e nelle gare a me deputate sentivo le gambe pesanti, avevo evidentemente sbagliato i lavori necessari».

A quel punto anche le ultime speranze per poter essere preso in considerazione per Parigi sono venute meno…

Non che ne avessi tante prima. Con quel regolamento penoso… Già per Tokyo era stato complicato, ma hanno tolto pure un altro posto, limitando a 5 quelli disponibili per chi aveva il quartetto. C’era Viviani che ambiva a entrare per l’omnium, non avevo possibilità. Se nel quadriennio avessi vinto sempre medaglie nella madison avrei potuto accampare pretese, ero sì tra i migliori specialisti, ma certamente non infallibile. Mi ero messo il cuore in pace e mi sono concentrato sui mondiali.

Insieme al compaesano Viviani, un dialogo continuo per raffrontare valori e sensazioni
Insieme al compaesano Viviani, un dialogo continuo per raffrontare valori e sensazioni
C’era tanto da aspettare…

Sì, ma non ho mai mollato. Devo dire grazie alle Fiamme Azzurre, che mi hanno dato supporto, come anche a Masotti, Bragato, Contri, insomma a tutto lo staff azzurro che non mi facevano mai mancare una parola di conforto. Sanno che ci sono sempre stato sin dal 2009. Mi sono dedicato alla preparazione della rassegna iridata facendo una vita quasi monacale, lavorando con dedizione. Ogni tanto mi confrontavo con Viviani e mi diceva che avevo valori davvero notevoli, anche superiori ai suoi e ciò mi dava fiducia. Io lavoravo per la corsa a punti iridata, sapendo che se fossi andato bene lì allora potevo vedere se mi veniva offerta una chance per la madison.

E poi?

Sono stato alla grande fino al giorno prima della gara, poi, quando è venuto il momento, mi sono sentito bloccato, come se non fossi padrone di me. Quel giorno nulla è andato come volevo e per me è stata una mazzata tremenda. Sono uscito dal velodromo, andavo in giro per la città cercando di ragionare, di capire, avevo bisogno di stare solo. Ho anche pensato di mollare tutto. Mi avevano visto che andavo forte, ma quando ho fallito sono stati pochi coloro che mi sono stati vicino, era come se non esistessi più.

Scartezzini nella corsa a punti iridata, che ha rappresentato per lui una grande delusione
Scartezzini nella corsa a punti iridata, che ha rappresentato per lui una grande delusione
Che cosa ti ha spinto a tenere duro?

Tre giorni dopo la fine dei mondiali, avevo una gara con la Arvedi. Non volevo andarci, ma poi ho riflettuto, avevo preso un impegno e dovevo portarlo a termine. Mentre andavo, è squillato il telefono: era Sercu, mi chiamava per invitarmi alla 6 Giorni di Gand, voleva mettermi al fianco di uno dei giovani in maggiore ascesa, dicendomi che aveva bisogno di un uomo d’esperienza al fianco. Quell’invito è stato la sferzata di energia di cui avevo bisogno e sono ripartito da lì.

Il fallimento di Ballerup è stato più un problema mentale?

Sicuramente, mi sono messo troppa pressione addosso. Era il mio 13° mondiale, al quale puntavano tutti coloro che alle Olimpiadi non erano stati, ma anche coloro che volevano confermare i risultati di Parigi. Io di solito quando sto bene lo faccio vedere, volevo spaccare il mondo. I valori erano dalla mia parte, avevo fatto test sui 20’ e vedevo numeri che non avevo mai fatto prima e che sapevo non erano accessibili a molti dei miei rivali. La gara a punti è lunga, non è come il quartetto. Probabilmente c’è stato un particolare tecnico che ha influito.

Per il veronese l’invito a Gand è stato fondamentale per ritrovare motivazioni (foto organizzatori)
Per il veronese l’invito a Gand è stato fondamentale per ritrovare motivazioni (foto organizzatori)
Quale?

Ho messo un dente più duro dietro e su pista è un abisso. L’agilità non paga più, anche su pista, nelle prove endurance si va di forza. Io erano due mesi che mi ero abituato a quella cadenza, ma alla fine è stata una scelta che non ha pagato.

Ora siamo a un bivio, con i big che si sono tirati fuori per il prossimo biennio e c’è una nazionale da rifondare. Villa conta su di te…

A me non piace questo discorso degli atleti che si tirano fuori, intanto perché so che non è così, tanto è vero che Pippo (Ganna, ndr) spesso mi chiama per andare a Montichiari e lavorare con lui. Se parti con un progetto legato ai giovani, bisogna anche mettere in conto che, quando i vari Ganna e Milan si rifaranno avanti avranno di fronte un team collaudato, chi dice che troveranno posto, che sarà utile rompere meccanismi collaudati? Sarebbe egoista pretendere il posto solo in base al nome…

Michele insieme al francese Clement Petit, suo compagno a Gand, bronzo ai mondiali nello scratch
Michele insieme al francese Clement Petit, suo compagno a Gand, bronzo ai mondiali nello scratch
Introdurre giovani però non è facile…

No, dipende molto da quanti sacrifici saranno disposti a fare, quanto investiranno sulla pista. Per quel che ho visto hanno tanta voglia di fare. A proposito mi viene in mente un piccolo aneddoto su Sierra: si è trovato a fare la sua prima madison assoluta con me, alla Nations Cup di Hong Kong. E’ stata la più veloce degli ultimi anni, era sconvolto alla fine, voleva mollare. Gli ho detto che per essere un esordio era stato particolarmente sfortunato.

Villa ha detto di confidare molto su voi “vecchi”: tu, Lamon…

Noi siamo pronti grazie anche al supporto dei corpi militari che a differenza dei club non ci danno vincoli. Anche Boscaro ora è entrato, anche lui sarà fondamentale nella gestione. Noi siamo a disposizione per aiutarli, sappiamo che ci sono molti ragazzi validi, che nelle categorie giovanili hanno vinto tutto e fatto record, ma a livello elite cambia tutto: distanze diverse, avversari molto forti e soprattutto esperti. Si deve crescere con calma e non buttarsi giù alle prime delusioni e difficoltà. Un ragazzo davvero forte ad esempio è Stella, mi è piaciuto subito anche perché è uno che ascolta molto. Noi comunque ci siamo, per rilanciare il settore, per aiutare i giovani, ma anche noi “vecchi” penso che abbiamo ancora qualcosa da dire.

Ehi Scarte, com’è andata la 100KM Madison di Copenhagen?

11.01.2024
6 min
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Da ieri sono di scena i campionati europei su pista. Tra gli azzurri impegnati sul parquet di Apeldoorn c’è anche Michele Scartezzini, che giusto ieri sera è stato 11° nell’eliminazione. Il corridore delle Fiamme Azzurre sotto le feste non solo si è preparato col resto degli azzurri a Montichiari, ma insieme a Simone Consonni ed Elia Viviani ha preso parte ad un’insolita prova sul finire del 2023: la 100KM Madison di Copenhagen.

Già Adriano Baffi ci aveva parlato di questa particolare sfida: 400 giri, cento chilometri in pista, 12 volate in quattro “blocchi”, roba da uomini duri.

Sedici coppie, la 100KM Madison di Copenhagen può partire, davanti alla consueta ottima cornice di pubblico (foto Jesper Skovbolle)
Sedici coppie, la 100KM Madison di Copenhagen può partire, davanti alla consueta cornice di pubblico (foto Jesper Skovbolle)
Michele, cosa ti è sembrata questa 100KM? Era la prima volta che vi partecipavi?

Non sapevo come andasse affrontata, cosa mi aspettasse. Se devi fare 100 chilometri di allenamento su strada dici: «Cavoli, sono almeno tre orette». Non sapevo del rifornimento, se e come si potesse fare. Sia io che Simone ed Elia eravamo tutti un po’ prevenuti, avevamo un minimo di “paura”. Poi però i danesi ci hanno dato qualche dritta e tutto è andato subito meglio.

La questione rifornimenti era una delle note più curiose di questa particolare madison in effetti. Tu come ti sei gestito?

Ho bevuto una sola volta, un goccio d’acqua, e ho preso un gel per tutta la gara. Pensavo fosse una cosa più “tragica”. Alla fine ci siamo detti che non è stata impossibile come ci sembrava all’inizio.

Come prendevate questi rifornimenti?

Si rallentava un po’ e si finiva nella parte interna della corsia di rallentamento. C’era del personale nel rettilineo opposto a quello dell’arrivo. Il rifornimento si prendeva dopo aver dato il cambio al compagno, nei giri di recupero. Alla tornata prima rallentavi, davi una voce al massaggiatore a bordo pista e al giro dopo prendevi la borraccia o il gel. 

A che velocità si rallentava?

Credo sui 30 all’ora. Davi un sorso alla borraccia e quando ripassavi gliela gettavi cercando di dargliela vicino e stando attento che non finisse in pista. Alla fine è andata bene. L’unica differenza è che di solito su strada il rifornimento si prende con la destra, qui si faceva tutto con la sinistra. 

Accorgimenti tecnici: pista lunga 250 metri, che rapporti avete utilizzato?

Avevo un 62×16. Forse ero un pelino più duro degli altri, ma di poco. Però nel finale stavo bene, quindi significa che il rapporto era azzeccato. 

C’è stato un momento di crisi?

Siamo stati la prima coppia a prendere il giro dopo 40 tornate (Scartezzini correva con il danese Matias Malmberg, ndr). Poi, appena rientrati, lui ha avuto un problema alla bici. Si è dovuto fermare e ho continuato io da solo. Ho dovuto spingere per altri 4-5 giri, facendo uno sforzo ulteriore. E in quel momento hanno attaccato così ho preso il buco. Sono rientrato con gli altri, ma è stato un lungo tirarsi il collo. Dopo che Malmberg è rientrato ho cercato di recuperare, ma non è stato facile. Ho pensato che avrei dovuto dosare bene le energie. Ma qualcosa abbiamo perso chiaramente. Per il resto poi è filato via tutto abbastanza regolare.

Quindi è stata gara vera…

Sì, sì, assolutamente. C’è stata tanta bagarre soprattutto nella prima parte, poi dopo metà bene o male le coppie che erano davanti non ti lasciavano andare via e tornare alla pari coi giri. In più bisogna considerare che non era come a Gand: la pista qui era lunga.

Spiegaci meglio…

La velocità rimaneva sempre abbastanza costante, ma elevata. Non riuscivi a fare quel buco e a prendere subito metà pista. Riagganciarsi dietro al gruppo era molto dura. Bastava che due o tre coppie dietro si alleassero e… ti lasciavano lì. Ti facevano “morire”. Ho guardato la media finale: abbiamo fatto 100 chilometri in un’ora e 47′ chiudendo a quasi a 57 all’ora di media (i primi l’hanno superata di poco, ndr).

Elia Viviani e Simone Consonni. I due italiani hanno concluso la loro prova in 6ª posizione (foto Jesper Skovbolle)
Elia Viviani e Simone Consonni. I due italiani hanno concluso la loro prova in 6ª posizione (foto Jesper Skovbolle)
E hai visto anche gli altri dati?

Certo e tutti erano buoni. Di certo meglio che a Gand. Anche il cuore era buono. Nel finale ho provato ad accelerare un pochino e non avevo crampi o affaticamenti vari e questo ha creato una bella condizione per questi Europei.

Cosa ti lascia una 100KM madison sul piano della condizione?

C’era gente capace di correre e questo ha aiutato, specie su una pista lunga. Due ore di americana ti fanno soffrire, ma ti danno anche tanto. Per me è stato un bell’allenamento, ne sono uscito con una bella gamba.

Cosa vi ha detto Marco Villa in proposito? Era contento di questo evento?

Sì, sì… L’altro giorno a Montichiari per esempio dovevamo fare dei lavori, ma a noi reduci dalla 100KM di Copenhagen ha detto di recuperare ancora un po’. Io l’ho ringraziato! Scherzi a parte, con questo format si fa un ottimo lavoro di tenuta e di brillantezza insieme.

Prima hai detto di aver preso il giro dopo 40 tornate, ma quando vedi il cartello che indica 360 giri al termine cosa passa nella testa?

Ho fatto i conti e mi sono detto: «Abbiamo fatto 10 chilometri, ne mancano 90… tanti». Però poi mi sono ritrovato a metà gara abbastanza presto. Ho poi in mente il cartello dei 120 giri al termine, quando c’erano da fare le volate. «Mancano solo 30 chilometri», mi sono detto. Quindi tutto sommato sono passati velocemente. La differenza con una madison normale è che i ritmi sono alti, ma non del tutto alla morte. Non avendo le volate ogni 10 giri ti potevi gestire. Le accelerate erano forti, ma i tempi tra un attacco e l’altro erano lunghi.

Scartezzini: 2023 tra alti e bassi. E ora sguardo su Parigi

04.12.2023
4 min
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Dicembre è, come spesso accade, tempo di bilanci. E il bilancio lo traccia anche Michele Scartezzini, uno dei pistard più puri nella rosa di Marco Villa. A Gand lo abbiamo visto all’opera da vicino. Gli altri big in gara lo cercavano. Si confrontavano con lui tra una prova e l’altra. Segno di grande rispetto nei suoi confronti. Per il veneto, 31 anni e una grande esperienza, anche nel tracciare i bilanci e parlare dei progetti.

A Gand quanti campioni andavano a parlare con Michele…
A Gand quanti campioni andavano a parlare con Michele…

Bilancio positivo

Il 2023 di Scartezzini è stato disputato ad un livello alto, come sempre del resto, ma anche da un paio di colpi non brillantissimi: l’errore nella finale mondiale della madison e la frattura della clavicola.

«Mi sono rotto la clavicola ai primi di ottobre – ha detto Michele – poi è stata una grande corsa per il recupero. Avevo in vista la Sei Giorni di Gand. Mi ha operato il dottor Porcellini, lo stesso che ha avuto a che fare con molti piloti della MotoGp. Per esempio aveva operato Bezzecchi tre giorni dopo di me e qualche giorno dopo era in pista nel motomondiale. 

«Non ho perso molto in termini di condizione generale, ma certo nei cambi a Gand non ero al massimo dal punto di vista della forza sulla spalla».

Il bilancio della sua stagione non è negativo, anzi… Scartezzini promuove se stesso, pur ammettendo alcuni inciampi.

«Alla fine i miei obiettivi sono i campionati italiani, la Coppa del mondo, gli europei e i mondiali. Di titoli italiani quest’anno con le Fiamme Azzurre ne ho vinti tre. In Coppa sono salito sul podio. Agli europei sono arrivato secondo. In vista di questa prova mi ero ammalato in Argentina, dove stavamo correndo con la nazionale. E Villa giustamente mi ha messo in discussione per l’americana. A quel punto Viviani era in vantaggio su di me, per correre con Consonni. Poi è successo che anche Elia si è ammalato e sono subentrato io e appunto siamo saliti sul podio».

«Poi è vero – ammette Scarte – ho sbagliato un cambio nella madison e siamo finiti noni. Potevamo fare decisamente meglio. Mi mangio le mani. Però ho fatto bene nello scratch e anche nella corsa punti, dove ero subentrato all’ultimo a Consonni».

Campionati europei a Grenchen: Consonni e Scartezzini sono secondi nella madison
Campionati europei a Grenchen: Consonni e Scartezzini sono secondi nella madison

Testa agli allenamenti

Su strada Scartezzini corre nelle fila della Biesse-Arvedi. Per lui l’asfalto è davvero la palestra. Una palestra che rinnova di continuo anche con la nazionale. Dopo Gand “Scarte” aveva in ballo la Sei Giorni di Rotterdam, ma tutto sommato era molto motivato anche ad andare proprio con gli azzurri. E sì che gli ingaggi per le Sei Giorni non sono affatto male.

«La Sei Giorni ti dà ritmo, ma specie nelle mia condizione attuale, porta anche via tanta forza. Ancora di più sulla pista del Kuipke che era corta e ti portava ad utilizzare rapporti molto corti. Quindi mi fa molto piacere andare in ritiro con i ragazzi per mettere su un bel volume di lavoro». Villa porta tutti in Spagna.

A Glasgow gli azzurri (Scartezzini e Viviani) erano in lotta per un piazzamento, poi un errore e il podio è svanito
A Glasgow gli azzurri (Scartezzini e Viviani) erano in lotta per un piazzamento, poi un errore e il podio è svanito

Sognando Parigi

Ma dicembre è anche il momento ideale per guardare avanti. Il 2024 è l’anno delle Olimpiadi.

«Abbiamo già una bozza degli impegni in vista della prossima stagione tra gare e blocchi di lavoro a Montichiari. Chiaro, non sappiamo i giorni precisi, ma i periodi sì. Questo è molto importante per fare i carichi e lavorare sulla forza».

La nazionale è la sua vera famiglia. Ma Michele è forse colui che più paga il peso del numero contingentato di atleti che una Nazione può portare alle Olimpiadi. Il quartetto fagocita molti posti e di fatto ne resta uno solo disponibile per le altre prove.

«E’ difficile per me – ci ha raccontato Scartezzini – ne sono consapevole. Sono il primo a dire che il quartetto non si tocca. Quello che abbiamo visto in gara è quello che dà più certezze. Ma come nella madison io ci sono sempre stato.

«Prima di Tokyo, facemmo due quartetti, un test importantissimo. In uno c’eravamo io, Ganna, Lamon e Bertazzo. Nell’altro c’erano Consonni, Plebani, Milan e Stefano Moro. Noi girammo in 3’44”, in pratica il record del mondo, e loro in 3’48”. Arrivammo in quattro. Questo per dire che c’ero a quei ritmi. E credo che se riesco ad allenarmi bene e senza intoppi ci posso stare ancora. Semmai l’incognita è vedere se riesco a riprodurre quella prestazione per tre turni».

La prova più indicata per Scartezzini potrebbe essere l’americana. E lui lo sa bene. Da diversi anni è uno dei migliori interpreti di questa disciplina. «Da cinque anni sono lì, sempre con i migliori del mondo. Mi piacerebbe davvero correrla a Parigi e magari portare una medaglia all’Italia. Ma certo con questo fatto delle convocazioni è un bel casotto per me».

La giornata tipo del “seigiornista”: 24 ore con Scartezzini

17.11.2023
8 min
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GAND (Belgio) – «Una Sei Giorni è come una corsa a tappe su strada. Si possono fare anche più di 100 chilometri in una serata». Queste parole di Michele Scartezzini hanno subito stuzzicato la nostra curiosità, tra le tante cose che abbiamo visto in questi giorni al velodromo Kuipke.

Una Sei Giorni è davvero qualcosa di particolare. La tattica, a partire dalla gestione degli sforzi, è praticamente in tutto. A volte, si lascia volutamente andare una prova perché magari non dà tanti punti e quella successiva invece è più “corposa” e magari è anche adatta alle proprie caratteristiche. E poi c’è la gestione vera e propria della giornata.

Michele Scartezzini, unico elite italiano in gara alla Sei Giorni di Gand, ci ha fatto scoprire le 24 ore del “seigiornista”.

Michele, gli orari sono sfalsati, quindi da dove partiamo?

Direi dal pomeriggio. Ora (momento dell’intervista, ndr) sono circa le 16,30 e sono in attesa del massaggio che durerà un’oretta. Dopo, verso le 18, andrò a pranzo. Mangerò un piatto di pasta e una fetta di pollo. E alle 20 inizia la “rumba”!

Ti riscaldi?

Non molto, a dire il vero. Anche perché la prima gara è alle 20,30 e prima giriamo 20′ abbondanti per la presentazione delle coppie. Poi bisogna anche vedere il programma. Se c’è subito una gara veloce sì, ma qui iniziamo con la corsa punti, che è lunga, quindi va bene così. Ma c’è qualcuno, magari chi punta alla vittoria, che prima di scendere in pista fa un po’ di rulli.

Quindi inizia la serata. E’ un continuo sali e scendi dall’anello con prove di ogni tipo, alcune in coppia altre individuali, lunghe o veloci, ma sempre per la squadra…

Esatto. Ci sono due turni principali. Nel mezzo c’è una pausa nella quale si mangia qualcosa, io prendo un po’ di riso e banana. Si fa un massaggio molto leggero e breve, giusto per rilassare i muscoli, e si riparte fino alla chiusura che è oltre l’una di notte.

Hai parlato di alimentazione: come ci si regola? Il computerino che hai sotto la sella serve anche per capire quanto spendi?

Io ormai vado molto di esperienza. Il computerino lo uso solo per rivedere i battiti e soprattutto per acquisire i dati, che poi mi serviranno per l’allenamento. Anche perché in pista non si può usare. Lo puoi anche mettere sul manubrio, ma deve essere coperto. E’ vietato dal regolamento: potresti distrarti, basta un attimo, tocchi quello davanti. Qui non ci sono i freni…

E cosa mangi oltre al riso in queste ore tra una prova e l’altra?

Soprattutto liquidi: sali minerali, maltodestrine… E’ importante non scendere mai in pista vuoti, perché qui se non hai gli zuccheri è davvero un bel problema. I giri di ritardo fioccano! Lo imparai a mie spese proprio in una Sei Giorni che feci con Viviani.

Finita la gara cosa succede?

Io torno direttamente in albergo. Altri preferiscono fare la doccia qui, ma…. non sono super docce. Ceno che sono le 2,15-2,30: ancora pasta o riso, pesce o carne, se c’è anche rossa. Due chiacchiere con qualche altro atleta (sono tutti nello stesso hotel, ndr) e poi doccia. Preferisco farla in quel momento perché aiuta a rilassarmi.

Ci spiegavi infatti che il discorso del sonno è un po’ particolare…

Tra che finisci di correre, torni in hotel, la stanchezza e anche l’adrenalina, il sonno non arriva immediatamente. Di solito vado a dormire verso le 3,30-4. Fatta la doccia, do uno sguardo al telefono. A volte si è talmente stanchi che si fa fatica a dormire.

A che ora ti svegli?

Metto la sveglia alle 11, ma alle 10,30 ieri ero sveglio per esempio. La metto sul timer della Moka elettrica che mi sono portato da casa. E poi con molta calma, verso le 12, vado a fare colazione. Ma prima rispondo ai messaggi. Giusto ieri mi ha chiamato Villa, che era con Pippo (Ganna, ndr). Poi Consonni, Lamon… Con Pippo sono stato parecchio. Consonni mi ha chiesto se avessi preso il “fuso orario delle Sei Giorni”, come diciamo in gergo! E voleva sapere anche com’erano i ritmi in pista.

A colazione cosa mangi?

Caffè, pane, uova, biscotti… qui ci sono quelli caramellati che sono una bomba! Comunque è una colazione normalissima e di base, ovunque, mangio quello che c’è.

Finita la colazione?

Si torna in stanza, un po’ di relax e si viene in velodromo. Ieri per esempio sono uscito un po’ prima, verso le 15,30, perché mi ero stufato di stare in hotel e sono venuto a Gand. Sono passato al supermercato a prendere qualcosina da portare in pista e poi sono venuto qui. Adesso sono in attesa del massaggio, che sta facendo il mio compagno Milan Van den Haute, nella cabina grande che sta nell’altro capannone. 

E si è quindi chiuso il cerchio della 24 ore. Invece, Michele, parliamo anche di alcuni aspetti tecnici. Quella del Kuipke è una pista particolare: corta, curve ripide e strette… che accorgimenti adottate sulle bici?

Partirei dai rapporti che devono essere più corti del normale, altrimenti con queste curve ti pianti. Io sto usando un 51×15 per le prove più lunghe, un 51×14 per il giro lanciato e un 51×13 per il derny. Anche le pedivelle sono più corte: 170 anziché 172,5: è fondamentale andare agili.

In queste curve si sente molto la pressione, così ci hanno detto. Si abbassa anche la sella?

Sì: si scende di 2-3 millimetri. Non solo, ma si alza anche il manubrio. A centro curva sei schiacciato sulla bici, di riflesso cerchi di tirarti su con il collo. Alzando il manubrio, anche di un centimetro, si riesce a stare un po’ più comodi. Io ancora non ho toccato nulla, ma se avrò dolori o sarò stanco lo farò.

Quanto materiale hai portato?

Due bici complete, più una coppia di ruote, una ruota lenticolare e tutta una serie di rapporti e di spessori. Alcune gomme… Poi per il resto c’è il meccanico.

A lezione da Scartezzini, vero maestro della madison

22.02.2023
5 min
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La trasferta europea di Grenchen ha avuto molti momenti centrali, anche nella sua conclusione. La madison maschile era la prova conclusiva della rassegna e la meccanica della corsa, soprattutto la splendida conduzione tattica da parte della coppia italiana ha stupito tutti. Di fianco allo straripante Consonni, alla quarta medaglia della settimana, è stato posto Michele Scartezzini, in sostituzione del malato Elia Viviani ricostituendo la coppia argento iridata nel 2021. E i due hanno risposto presente, con un argento brillantissimo.

Sui social i commenti sono stati entusiastici anche, forse soprattutto nei confronti di quest’ultimo: “Ha portato tutti a scuola di madison” è stato uno dei giudizi più lusinghieri ed è un fatto che l’azzurro sia uno degli interpreti più esperti della specialità. In questi giorni già a Jakarta, impegnato per la prima di Nations Cup valida per le qualificazioni olimpiche, Scartezzini rivive non senza emozione quella cavalcata.

«E’ stata una delle madison più dure – ricorda – uno sforzo molto intenso. Mi fa piacere che il mio impegno sia stato notato sui social, a me questa specialità è sempre piaciuta perché si basa molto sull’esperienza che si acquisisce col tempo e la pratica. Ricordo la prima volta che mi hanno chiamato a farla, nella nazionale juniores, finii secondo e capii subito che quella prova così tecnicamente particolare poteva “prendermi”. Poi andai ai mondiali, Collinelli era il cittì e Villa suo collaboratore: di quella gara ricordo che gli australiani volavano, sembravano fare un altro sport…».

Scartezzini, qui con Consonni nella madison europea, è fra i più esperti in questa prova
Scartezzini, qui con Consonni nella madison europea, è fra i più esperti in questa prova
Come sei riuscito a impratichirti così tanto?

Gareggiando. E’ l’unico modo. I tecnici azzurri mi dissero che, viste le mie capacità dovevo investire sulla prova partecipando alle Sei Giorni, così iniziai il mio girovagare invernale. In quelle gare le madison sono fondamentali, si viaggia a ritmi folli. Inizialmente affrontavo le gare per espoirs, quelle che si disputano prima delle serate per professionisti. Sono state una scuola fondamentale.

Oltretutto si gareggia in velodromi sempre diversi…

Vero, prendiamo quella di Gand, la più dura. Pista piccola, cambiano tutti i parametri. E’ lì però che capisci come infilarti nel gruppo, come cambiare in ogni situazione, come tagliare le curve. Quando mi sono trovato a gareggiare su pista grande mi veniva tutto più facile.

C’è un segreto nell’affrontare le madison?

E’ la gara dove testa e gambe hanno un rapporto più equilibrato. Io dico sempre che dove le gambe non arrivano, puoi compensare con la concentrazione, la tecnica, la strategia. Si fa sempre tanta fatica, bisogna sapersi gestire nell’arco dell’intera gara, pensando anche che non ci sei solo tu, ma l’equilibrio deve esserci anche con il compagno.

Per lui come per gli altri del gruppo pista la trasferta in Argentina è stata decisiva per affinare la gamba
Per lui come per gli altri del gruppo pista la trasferta in Argentina è stata decisiva per affinare la gamba
Con Consonni l’affiatamento è ormai collaudato…

La prima gara in coppia che abbiamo fatto è stata ai mondiali 2021 e abbiamo conquistato l’argento. In 5 gare la peggiore è stata ai mondiali dello scorso anno, quando siamo finiti ai piedi del podio, quindi si può dire che siamo una coppia affidabile. Ci compensiamo bene.

Avete un ruolo definito?

Molti pensano che le volate debba farle tutte lui, ma in una madison non funziona così. Bisogna come detto equilibrarsi: io sono abbastanza veloce e posso alternarmi con lui. E’ il paradosso di questa specialità: su strada fra lui e me non c’è partita, vincerebbe 10 volate su 10, su pista invece sono in grado di alternarmi, soprattutto in certe situazioni, per questo bisogna sempre saper leggere la corsa.

Con Consonni, Michele ha corso 5 madison. Qui, ai mondiali 2022, il piazzamento peggiore: 4°…
Con Consonni, Michele ha corso 5 madison. Qui, ai mondiali 2022, il piazzamento peggiore: 4°…
Come vi siete gestiti a Grenchen?

Prima della partenza avevamo pensato di cambiare un po’ tattica rispetto alle altre volte, sfruttando anche la sua eccezionale condizione di forma. Di solito partiamo gestendo la gara, invece a Grenchen abbiamo subito cercato di fare molti punti nelle prime volate per poi gestire la situazione e attaccare nel finale, quando gli avversari sarebbero andati in crisi per la fatica. Simone infatti ha attaccato da lontano, prendendo gli avversari di sorpresa.

Il modo tattico di interpretare le madison è cambiato con il nuovo regolamento, che attribuisce punti al posto dei giri conquistati?

Moltissimo, sono gare completamente diverse. Ci sono ad esempio coppie che puntano tutto sulle volate, le fanno praticamente tutte, ma è molto dispendioso. Di regola bisogna comunque provare a farne un buon numero guardando però anche quel che succede, perché conquistare un giro può mandarti in fuga in classifica o rilanciarti. Bisogna sempre avere mille occhi.

Guazzini e Balsamo, bronzo europeo a dispetto di alcuni errori ancora da correggere
Guazzini e Balsamo, bronzo europeo a dispetto di alcuni errori ancora da correggere
Grenchen ha dimostrato anche che fra la prova maschile e femminile c’è ancora un gap tecnico, al di là del bellissimo bronzo conquistato dalle azzurre.

La madison femminile è una specialità ancora recente, deve entrare nel sangue delle ragazze e ci vuole tempo. La scelta di Villa di farci alternare in allenamento è la più sensata per farle crescere. In una madison femminile l’occhio attento si accorge che le ragazze sono meno spericolate in certe occasioni, ma ci sono anche ragazze che non valutano i rischi e si buttano rischiando tantissimo. Oltretutto c’è anche un fattore fisico diverso, legato alla spinta che ci si dà, quella delle ragazze è giocoforza meno vigorosa. Ma se guardiamo alle prime madison femminili, la differenza con il passato è enorme.

La formula olimpica non vi premia: c’è il rischio che coppie acclamate debbano restare a casa…

E’ un sistema che non mi piace. Portare a Parigi solo 5 componenti costringe il cittì a fare scelte dolorose. Dipende dagli obiettivi. La Francia ad esempio sembra orientata a spingere molto su omnium e madison, noi chiaramente siamo vincolati al quartetto detentore del titolo. Ha però ragione Villa nel dire che vuole la medaglia in tutte le prove: bisogna provarci, questi mesi saranno fondamentali per capire qual è la strada giusta per riuscirci.

Scartezzini: la via di Parigi passa per San Juan

24.01.2023
5 min
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Ognuno qui a San Juan ha il suo scopo. I velocisti puntano alle volate. Gli scalatori aspettano l’Alto del Colorado. C’è chi lavora per gli uni e chi per gli altri. E poi c’è chi, come i pistard azzurri, macina chilometri e ritmo per l’obiettivo degli europei su pista che si svolgeranno a Grenchen dall’8 al 12 febbraio.

La macchia azzurra è più nutrita rispetto a quello che si vede nelle foto, perché nella Ineos Grenadiers, Ganna e Viviani corrono per lo stesso scopo, così che alla fine Marco Villa si ritrova ogni giorno a visionare una bella fetta del suo gruppo. Rispetto ai quartetti olimpionici e iridati manca solo Jonathan Milan, che debutterà il 30 gennaio al Saudi Tour.

Gli azzurri in Argentina, una foto prima dell’allenamento e si va
Gli azzurri in Argentina, una foto prima dell’allenamento e si va

Tutto in mezzo anno

Fra gli azzurri, Michele Scartezzini sa già che d’ora in avanti non ci saranno più appuntamenti interlocutori e che questa corsa gli permetterà di costruire la base su cui poggiare gli europei, ma anche le prove di Coppa del mondo (Jakarta il 23 febbraio, il Cairo 14 marzo, Milton 20 aprile) che, assieme alla sfida di Grenchen e ai mondiali di agosto, costituiranno la base della qualificazione olimpica.

Per alcune di quelle date, gli stradisti non ci saranno perché impegnati nelle classiche e il peso dell’azzurro poggerà su altre spalle.

«La qualifica olimpica prima di tutto», dice. «Siamo qui a San Juan per fare un bel volume e iniziare il 2023 al massimo. Sarà fondamentale per questa stagione che inizia con i campionati europei. Poi ci saranno queste tre Coppe abbastanza vicine e il mondiale di agosto. Succederà tutto in mezzo anno…».

A San Juan anche Viviani: 6° nella prima tappa, con un occhio anche alla pista
A San Juan anche Viviani: 6° nella prima tappa, con un occhio anche alla pista
Diciamo che avere la panchina lunga dovrebbe permettervi di tenere alta l’asticella, giusto?

Sicuramente penso che Marco (Villa, ndr) abbia, tra virgolette, la fortuna di avere sempre a disposizione comunque una metà del gruppo, perché gli altri saranno appunto a fare le classiche. Nei giorni scorsi parlavo con Elia (Viviani, ndr), che dovrebbe venire al Cairo se non dovesse fare la Parigi-Nizza. Sarebbe una bella cosa.

L’abbondanza, lo abbiamo detto spesso, è per metà un vantaggio e per metà un grattacapo nel fare le selezioni.

Sicuramente è difficile gestirla. Il problema sta anche nelle scelte del CIO che ha tolto un ulteriore posto (anziché i 6 corridori previsti alle ultime Olimpiadi, i team saranno composti da 5 atleti che dovranno partecipare a tutte le specialità qualificate, ndr). Per Marco era stato difficile a Tokyo, ora sarà anche peggio. Abbiamo già fatto i conti con queste scelte dure e sofferte, però funziona così. E se qualcuno del quartetto non dovesse stare bene, cosa che chiaramente non auguro a nessuno, abbiamo la fortuna di avere pedine valide per sostituirlo.

Michele Scartezzini è nato nel 1992 a Isola della Scala. Corre nella Arvedi Cycling e fa parte delle Fiamme Azzurre
Michele Scartezzini è nato nel 1992 a Isola della Scala. Corre nella Arvedi Cycling e fa parte delle Fiamme Azzurre
Lo scorso anno ci raccontasti che la tua è ormai una preparazione da pistard: cambia qualcosa quest’anno?

No, diciamo che bene o male adesso la mia linea è quella: la strada per fare volume e lo specifico invece che viene fatto in pista. E’ quello che ci serve. Parlo di me, almeno, di Lamon e anche di Boscaro, perché appunto siamo con le Fiamme Azzurre. Adesso c’è questo progetto, quindi il nostro obiettivo è quello olimpico.

Balsamo e Longo Borghini sono uscite dalle Fiamme Oro, per voi specialisti il corpo militare resta una risorsa?

Certamente, perché diciamo che con il nostro sistema a livello maschile, si sapeva già che senza questi corpi e non essendo professionisti, non avremmo avuto possibilità. Invece fra le donne è arrivato il professionismo, applicano ormai tutti i criteri del World Tour, quindi capisco che fra di loro ci sia qualcuno cui conviene uscire dal corpo. Sono scelte che bisogna affrontare valutando quale sia quella migliore.

Manlio Moro, ultimo innesto del quartetto, a San Juan con la nazionale
Manlio Moro, ultimo innesto del quartetto, a San Juan con la nazionale
Che effetto fa vedere Montichiari strapieno, adesso anche con i velocisti?

E’ una cosa bellissima, anche per noi ragazzi. Non ci siamo più solo noi dell’endurance, ma vedi i velocisti: sono tanti e cominciano ad andare anche forte. Non è che si allenano e basta. Li vedi che fanno palestra, sono una realtà che finora pensavamo fosse limitata ai bestioni olandesi e inglesi. Adesso anche i nostri stanno crescendo in quel modo, quindi mi fa davvero piacere vederli girare.

Fare le Coppe del mondo vuol dire anche provare a vincerne qualcuna?

Sicuramente dopo gli ultimi anni, quando vado in una Coppa del mondo, sta diventando non dico obbligatorio ma quasi, fare almeno un podio. Non vado lì dicendo che voglio fare il miglior risultato possibile. Già dagli europei, se avrò la possibilità di fare l’americana, vado per vincere, non per dire che puntiamo a fare un podio. E’ arrivato il momento di puntare sempre al massimo.

Sarà un’Ora molto rock, parola di Scartezzini

07.10.2022
6 min
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Mercoledì a Montichiari hanno fatto le prove generali con due quartetti, poi gli azzurri hanno continuato ad allenarsi per i mondiali. Come anticipato da Marco Villa, la partenza dei ragazzi per la Francia avverrà domenica mattina, all’indomani dell’Ora di Ganna (in apertura immagine Instagram/Ineos). Scartezzini racconta queste settimane non troppo diverse dal solito, con Pippo diviso fra il record e l’inseguimento, eppure non eccessivamente in pensiero.

«E’ tutto normale sinceramente – dice il veronese – conosciamo bene Pippo. Lunedì ha fatto la sua prova e poi da martedì ha lavorato con noi, non si pensava neanche al record dell’Ora. Non è cambiato niente, sinceramente, non pensava a quello che deve fare. Io sono in camera con lui, ma non è che sia lì a farsi mille pensieri. Parliamo di tutt’altro, non mi dice che deve fare la posizione, la tecnica, la tattica, girare. No, è molto sereno su quel lato».

Ai mondiali del 2021, Scartezzini e Consonni presero l’argento nella madison
Ai mondiali del 2021, Scartezzini e Consonni presero l’argento nella madison
Niente di strano?

Insomma, niente di particolare. Tranne che gli arrivano 1.000 interviste da fare da parte di varie testate importanti, ma quello è un altro discorso. Come pressione non ha niente, diciamo.

Come sta il quartetto azzurro?

Ci arriviamo con tre corridori sicuramente forti. Pippo, Milan e Manlio Moro. E poi Lamon. Anche se prima magari si poteva discuterlo, mercoledì in prova ha tirato fuori la grinta. Non lo dico perché sono suo amico, ma proprio perché l’altro giorno mi è piaciuto. Quindi abbiamo quattro nomi buoni. Poi c’è il solito discorso di come ci si arriva.

Moro 2022
Manlio Moro è uno dei nuovi possibili innesti del quartetto dopo gli ottimi europei di Anadia
Moro 2022
Manlio Moro è uno dei nuovi possibili innesti del quartetto dopo gli ottimi europei di Anadia
Cioè?

Prendiamo Milan, per esempio, arrivato dalla gara a tappe in Croazia. Ha fatto due giorni di recupero e quando ha provato a fare la prova gara, si lamentava perché non andava. Era normale che fosse così, non era il fatto che non andasse, ma doveva assimilare del tutto la gara su strada. Infatti poi in prova è andato forte.

Ci parli della reazione di Lamon?

Si continuava a criticarlo, perché magari non era più lo stesso di Tokyo. Invece mercoledì “Lemon” ha fatto una bella prova e forse s’è anche ripreso la fiducia che agli europei gli era mancata. Quindi secondo me, quest’anno c’è un bel quartetto.

La prova sui 35′ si è svolta lunedì, poi Ganna ha ripreso il lavoro per i mondiali (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
La prova sui 35′ si è svolta lunedì, poi Ganna ha ripreso il lavoro per i mondiali (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
E Scartezzini dove lo mettiamo? 

Nella madison assieme a Consonni. L’altro giorno Pippo ha fatto la battuta a Villa, dicendogli: «Sta attento, quest’anno che la stiamo preparando, sarà l’anno che fanno il flop». Con Simone ci siamo allenati bene settimana scorsa, martedì abbiamo fatto un altro bell’allenamento intenso, domani (oggi, ndr) ne abbiamo un altro. Arriviamo al mondiale avendola preparata e dopo aver girato un bel po’ insieme. L’anno scorso invece non avevamo preparato niente, sono sincero. Il discorso è che lavoriamo molto di più sul quartetto e poi le gare di gruppo sono una conseguenza. Invece quest’anno, Consonni ed io stiamo facendo più cose mirate. La gara di gruppo è diversa.

Per cui, riepilogando?

Ho la madison e mi piacerebbe anche fare la corsa a punti. Però vediamo. La settimana scorsa ero alla Tre Giorni di Aigle e pensavo di andare forte, invece c’è stato una giornata proprio no. Non mi era mai successo, però il giorno dopo mi sentivo già molto meglio. Ho analizzato e capito cosa potrebbe essere mancato, quindi non mi sono neanche allarmato. Infatti questa settimana a Montichiari sentivo di andare forte. Quindi, come pensavo, sto arrivando molto in crescita.

Dopo averla corsa a Roubaix nel 2021, Scartezzini riproverebbe volentieri la corsa a punti
Dopo averla corsa a Roubaix nel 2021, Scartezzini riproverebbe volentieri la corsa a punti
Come sarà sabato fare il tifo per Pippo? 

Io faccio molto il vago, anche perché non so realmente quali saranno i programmi. Lui mi ha chiesto più volte se ci sarò, ma non ho saputo ancora cosa rispondergli. Poi magari, quando ci vede tutti lì, secondo me lui si libera ed è più tranquillo. Ma la prova di lunedì dice tanto. Ha fatto 35 minuti e ci siamo accorti che più siamo ignoranti a bordo pista, più lui si gasa. Quindi mettevamo la musica che dicevamo noi, visto che a lui piace. Perciò, quando e se magari ci vedrà tutti lì, anche con il suo amico che mette la musica, il supporto sarà forte e a lui questo darà tanto.

Tu lo faresti mai un record dell’Ora? Ti ci vedi per un’ora in pista a girare?

Allora, l’altra sera eravamo lì che lo guardavamo e dicevo: «Cavoli, sembra anche facile per come sta girando». Poi ho pensato al rapporto che aveva e mi sono detto che a girarlo mi verrebbe un gran mal di gambe. Anche ad andare regolari e provarci a farlo da fresco, farei fatica a girarlo. Perciò portarlo a quel ritmo… Ci siamo guardati con Lamon e ho detto che io non credo proprio che mi metterei a farlo.

Che rapporto aveva?

Davanti non so perché continuavano a cambiare, dietro aveva il 14. Ma non è tanto il rapporto. Vedi la pedalata e sembra che sia normale, poi vedi il tempo e capisci che sta girando proprio forte. Quindi capisci che non è un rapportino, ma un rapportone. E un conto è girare a 40 all’ora, un altro farlo a 60. Eppure lo guardi e sembra che sia facile. Gli ho visto fare un centinaio di giri e ho pensato che deve essere proprio una rottura di scatole. Non so a cosa si possa pensare in quelle fasi, neanche provo a immaginarlo. 

Ha provato in assetto da record, quindi col body giusto e tutto il resto? 

Ha provato tutto come dovrebbe essere sabato. La bici e tutto il resto. Ed è giusto che sia così. Un mese prima puoi essere più rilassato, però a cinque giorni dal tentativo deve essere tutto perfetto e tutto uguale al giorno di gara. Neanche puoi pensare di cambiare qualcosa, perché ormai quelle sono le scelte. Aveva tutto lo staff Ineos, sia quelli dell’aerodinamica sia Cioni.

Eppure è tranquillo.

Tranquillissimo, voi non lo sapete com’è davvero Pippo.

“Scarte”, come si prepara la madison con le ragazze?

02.06.2022
5 min
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Elisa Balsamo, nel suo racconto che prendeva spunto dalla felice trasferta di Nations Cup su pista a Milton, era stata chiara a proposito della madison: a dispetto della vittoria, è un “work in progress”. Nella specialità Villa sta gettando le fondamenta di una costruzione che dovrà essere “inaugurata” in occasione di Parigi 2024. Per allora tutto dovrà essere messo a punto per puntare al bersaglio grosso.

Sedute a coppie miste

L’iridata, parlando della sua vittoriosa esperienza con la Consonni, aveva stimolato la nostra curiosità: «Su pista lavoriamo sempre insieme ai ragazzi, proprio perché dobbiamo migliorare tantissimo nella tecnica. Sappiamo che il cittì è molto esigente, sui cambi ad esempio siamo ancora carenti. Quando saremo abbastanza brave faremo coppie diverse, tutte al femminile, ma ci vuole tempo e pazienza». Parole che non potevano restare fini a se stesse.

Abbiamo allora sentito chi lavora con loro e non è uno qualunque, perché parliamo del vicecampione del mondo di specialità Michele Scartezzini, in partenza per l’Adriatica Ionica Race nelle file della nazionale.

«Quel che ha raccontato Elisa – dice – è la pura verità e fa bene a chiarire che quella vittoria non deve distogliere dal discorso generale. La madison al femminile ha iniziato il suo corso pochi anni fa, quindi è normale che le ragazze manchino di esperienza. A questo si aggiunga che Marco (Villa, ndr) è molto esigente, riprende spesso anche noi e ci ricorda sempre che non si finisce mai d’imparare la tecnica ed è quella che fa la differenza».

Balsamo Consonni Milton 2022
Balsamo e Consonni, a Milton un successo importante, che non deve esaltare troppo
Balsamo Consonni Milton 2022
Balsamo e Consonni, a Milton un successo importante, che non deve esaltare troppo
Com’è strutturato il lavoro con le ragazze?

Marco ci dispone per coppie miste e questo ha molti significati. Innanzitutto bisogna considerare che dal punto di vista della forza pura, che serve nel rilancio, c’è uno squilibrio, come anche nella velocità. Viaggiamo quindi a ritmi minori rispetto ai nostri soliti, ma spesso Marco ci chiede di accelerare un pochino per portare le ragazze sempre al loro limite.

Quanto durano queste sessioni?

Dipende, dai 20 ai 30 minuti con cambi frequenti. Cerchiamo di curare ogni minimo dettaglio, dalle prese al movimento dell’avambraccio (notare il dettaglio nella foto di apertura, ndr). Ad esempio le mani non devono intrecciarsi, ma la presa deve comunque essere solida per lanciare il compagno. Il lancio deve avvenire non tanto con la spalla, quanto con la leggera torsione del braccio. All’inizio senti dolore, ma via via che il gesto diventa naturale, il dolore non arriva più. Allora significa che stai lavorando tecnicamente bene.

Scartezzini Viviani
Scartezzini e Viviani al cambio, molto incide anche a che altezza della pista esso viene fatto
Scartezzini Viviani
Scartezzini e Viviani al cambio, molto incide anche a che altezza della pista esso viene fatto
Oltre al momento del cambio, su quale altro aspetto si lavora con loro?

E’ importantissima la posizione che si tiene quando il compagno è in gara. Un errore che spesso veniva commesso era girare piuttosto bassi, a metà pista pensando che così, facendo meno metri, si faticava di meno. Invece in questo modo ci si stanca prima. Bisogna girare in alto facendo così girare maggiormente le gambe, ma in modo che, non essendo impegnati, il cuore possa scendere di pulsazioni. Quando è il momento del cambio, si arriva a maggiore velocità e questo permette non solo di non perderla, ma di renderlo più semplice anche per chi sta finendo la frazione.

Lavorando con le ragazze, hai notato in loro dei miglioramenti rispetto al recente passato?

Enormi. Chiara Consonni ad esempio ha cambiato totalmente modo di interpretare questa specialità, gira in un modo completamente diverso.

Scartezzini Villa
Villa è sempre molto attento ai dettagli, grazie alla sua grande esperienza nella madison
Scartezzini Villa
Villa è sempre molto attento ai dettagli, grazie alla sua grande esperienza nella madison
Elisa raccontava anche che Villa vuole continuare su questo metodo, solo più avanti comincerà a far allenare le ragazze da sole, ma mischiando continuamente le coppie…

E’ giusto. Devi innanzitutto assimilare ogni gesto in modo che diventi naturale, a quel punto si cominceranno a verificare altri fattori per formare le coppie migliori. E’ così anche fra gli uomini. Molti pensano che basta mettere insieme i due uomini più forti, ma non è così. Spesso abbiamo visto emergere coppie con un campione famoso e un corridore sulla carta molto inferiore, ma l’affiatamento faceva la differenza. Addirittura hanno vinto gare e medaglie importanti coppie che individualmente rendevano molto meno. I nomi non fanno il risultato…

Un altro aspetto: i cambi sono fissi, ossia ogni frazione ha un numero definito di giri da fare?

No, ci si parla in gara. Dipende da molte cose. Quando decidi di fare la volata e chi dei due deve farla, ci si dice dove ci si troverà per il cambio e dovrai farti trovare pronto. Inoltre spesso in gara si va incontro a qualche momento di crisi, allora l’altro andrà a ridurre i propri tempi di recupero per permettere all’altro di riprendersi. L’equilibrio nasce anche da queste cose, si deve formare una sinergia molto stretta.

Barbieri Paternoster 2021
Barbieri e Paternoster agli ultimi mondiali. Nel cambio ci si danno anche indicazioni tattiche
Barbieri Paternoster 2021
Barbieri e Paternoster agli ultimi mondiali. Nel cambio ci si danno anche indicazioni tattiche
Ha ragione quindi Villa a dire che, a prescindere dai risultati, per ora si continua a lavorare a coppie miste?

Sì, perché sono meccanismi che si acquisiscono solo con il tempo, senza dimenticare che tutti noi, uomini e donne, abbiamo poi anche altre discipline da curare. Nel caso specifico della madison, quando noi ci alleniamo solo fra uomini andiamo a velocità molto più alte e fatichiamo molto di più. Nell’altro caso siamo degli sparring partner e il minor stress fisico serve anche per prestare attenzione a quei piccoli ma fondamentali particolari di cui sopra.

Ora sei in partenza per l’Adriatica Ionica Race, con quali obiettivi?

Sinceramente, salvare la gamba e fare fatica… Non parto certo per fare chissà cosa, questa trasferta servirà per accumulare lavoro da trasformare poi al ritorno su pista. E comunque le gare non si sa mai prima come andranno…

Scartezzini 2022

Sentiamo da Scartezzini come lavora un quartetto…

28.04.2022
5 min
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Michele Scartezzini ci ha ripensato spesso, nei giorni successivi, a quel torneo dell’inseguimento a squadre alla Nations Cup di Glasgow. Quel quartetto con le sgargianti maglie iridato indosso (era la prima uscita ufficiale) che era sfrecciato in testa alle qualificazioni per poi perdere la semifinale. Villa non aveva nascosto di esserci rimasto male, aveva anche spiegato l’errore in un mancato accordo fra lui e Lamon.

La nostra analisi del lavoro in un quartetto a ridosso della gara parte proprio da quell’episodio: «L’ho detto subito ai ragazzi, è stata colpa mia, ma ho una grande attenuante. L’audio dello speaker era troppo alto, quando Francesco mi ha dato il “3” non l’ho proprio sentito così ho perso l’attimo e il quartetto si è sfaldato. Il giorno dopo, nell’inseguimento individuale, parlavo con il portoghese Oliveira, mi ha detto anche lui che per tre volte non ha sentito i tempi che gli urlava l’allenatore e così ha sbagliato a interpretare la gara, sempre per colpa dell’acustica».

Scartezzini Glasgow 2022
Il quartetto azzurro a Glasgow, con Villa a dare istruzioni. Era la prima uscita dopo l’iride (foto @arne_mils/FCI)
Scartezzini Glasgow 2022
Il quartetto azzurro a Glasgow, con Villa a dare istruzioni. Era la prima uscita dopo l’iride (foto @arne_mils/FCI)
Villa ha spiegato di non aver potuto lavorare come sarebbe servito con voi…

E’ un prezzo che si paga in questo periodo della stagione. Io, Bertazzo e Lamon ci siamo stati quasi sempre, salvo per qualche impegno su strada, chiaramente Ganna e Consonni avevano molte più difficoltà, ma hanno cercato di partecipare appena avevano qualche buco. Nelle ultimissime settimane o c’era uno o c’era l’altro, ma poi avevamo molti giovani a collaborare con noi, insomma il lavoro è andato comunque avanti.

A Glasgow avete potuto provare?

Siamo arrivati il martedì sera e abbiamo potuto girare al mercoledì, poi giovedì c’è stata la gara. Il quartetto funziona, ma chiaramente deve essere tutto regolato a puntino per arrivare ai risultati. In qualificazione avevamo dimostrato il nostro valore di gruppo, nelle altre due prove ci sono stati particolari che hanno inficiato il risultato finale.

Quando lavorate insieme, lo fate su distanze diverse?

Dipende. Se facciamo la prova gara è sui 4 chilometri, come in qualsiasi torneo. In allenamento però affrontiamo anche altre distanze, il chilometro con partenza da fermo, oppure uno e mezzo, o due, dipende da quello che si deve fare e dai meccanismi sui quali dobbiamo lavorare, come anche su quali ritmi dobbiamo girare. E’ un lavoro molto complesso.

Scartezzini Ganna 2022
A Montichiari si lavora ogni settimana, ma Ganna non sempre può essere presente
Scartezzini Ganna 2022
A Montichiari si lavora ogni settimana, ma Ganna non sempre può essere presente
La sensazione, vedendo le gare da fuori, è che il quartetto sia come un orologio di precisione, che per funzionare deve avere tutti i meccanismi, anche i più piccoli, perfettamente oliati e a posto…

Il paragone funziona. E’ tutta questione di attimi e tempismi, ogni piccolo errore porta gravi conseguenze. Lo si è visto in semifinale ma ancor di più nella finalina. Io e Ganna eravamo d’accordo che facevo una seconda tirata fino a 3 giri, poi lui ci avrebbe portato alla fine. Io quindi, come d’accordo ho accelerato dando tutto, poi mi sarei rialzato e avrei lasciato andare gli altri tre, invece nel frattempo avevamo già perso un vagone. Se avessi saputo avrei fatto una frazione regolare, invece quando mi sono rialzato non ne avevo più e non potevo rientrare. Per questo deve funzionare tutto al meglio, il che significa anche che la forma deve essere equilibrata fra i quattro.

Le vostre frazioni sono sempre uguali?

Vengono stabilite di volta in volta, ma poi dipende anche da come va la gara, dalle comunicazioni che ci dà Villa. Diciamo che di regola abbiamo tutti due giri, con Lamon che guida nella difficile parte di lancio e Ganna che chiude.

Per Villa la sua esperienza è fondamentale anche in allenamento con i giovani
Scartezzini Villa 2021
Per Villa la sua esperienza è fondamentale anche in allenamento con i giovani
Sempre con 3 giri finali alla morte come ha fatto a Tokyo e Roubaix?

Anche questo dipende, certe volte ha fatto anche 3 giri e mezzo. Quel che è certo è che il quartetto non è qualcosa di statico, ogni gara è a sé stante, va lavorata, curata anche da parte di chi non gareggia, per questo il gruppo non può essere composto da soli 4 elementi.

A tal proposito Villa è stato chiaro: porterà nelle altre due tappe di Coppa molti giovani, per continuare nella loro opera di inserimento e avere un gruppo sempre folto…

E’ la scelta giusta. Noi più anziani siamo deputati a farli inserire per gradi, fargli apprendere tutti questi meccanismi, portarli a entrare nella macchina potendo dare il meglio di loro stessi. Le giornate di lavoro a Montichiari sono fondamentali, poi chiaramente servono le gare. Con loro discutiamo delle linee di gara, di come affrontare una tirata, serve esperienza. Se non ci fossero i vecchi, i giovani non potrebbero imparare.

Scartezzini Consonni 2021
Scartezzini e Consonni hanno già centrato il podio ai mondiali 2021. A Glasgow hanno preso il bronzo
Scartezzini Consonni 2021
Scartezzini e Consonni hanno già centrato il podio ai mondiali 2021. A Glasgow hanno preso il bronzo
La tua trasferta scozzese non è stata però proprio da buttar via…

Direi proprio di no, con Consonni abbiamo colto un argento che significa molto. Nella Madison la coppia cresce col tempo, acquisendo fiducia reciproca. Abbiamo davvero un buon affiatamento, dobbiamo continuare su questa linea, compatibilmente con i suoi impegni su strada.

E tu, solo pista?

No, ho fatto anche il Laigueglia con la nazionale, ora con la Arvedi ho ancora qualche impegno, ma da fine maggio potrò tirare un po’ il fiato.