Pericolo scampato in Danimarca, ma Morkov suona l’allarme

Pericolo scampato in Danimarca, ma Morkov suona l’allarme

19.11.2025
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Con l’attività provvisoriamente ferma, affrontiamo con Michael Morkov un argomento scottante. Sono giorni di grandi sommovimenti nel ciclismo danese, scosso dalla chiusura della nazionale di Mtb: stop ai fondi federali e soprattutto il licenziamento in tronco del cittì Mads Boedker. Era stata la stessa federazione danese a comunicarlo avvertendo tutti i nazionali (nomi di un certo peso del panorama offroad, tra cui anche gente a mezzo servizio con la strada come il pluricampione del mondo Albert Withen Philipsen) che avrebbero dovuto pagarsi di tasca propria (o meglio, con il sostegno dei club) attività e trasferte internazionali, anche per le prove titolate.

La notizia aveva scosso l’ambiente, tante le proteste non solo dal mondo delle ruote grasse e non solo da quello ciclistico. La Federazione poi è tornata sui suoi passi, trovando un accordo con l’azienda CeramicSpeed per nuovi fondi potendo così riassumere Boedker e garantire l’attività di base. Ma chiaramente il rumore è stato tanto, come anche le implicazioni su tutto il ciclismo danese, anche quello su strada. In fin dei conti parliamo di uno dei movimenti di punta dell’attuale momento, quello che con Vingegaard e Pedersen è praticamente una delle poche vere alternative al dominio di Pogacar.

Michael Morkov è da quest'anno cittì della nazionale danese su strada, curando tutte le categorie maschili
Michael Morkov è da quest’anno cittì della nazionale danese su strada, curando tutte le categorie maschili
Michael Morkov è da quest'anno cittì della nazionale danese su strada, curando tutte le categorie maschili
Michael Morkov è da quest’anno cittì della nazionale danese su strada, curando tutte le categorie maschili

Michael Morkov ha assunto quest’anno il ruolo di cittì della strada e non si tira indietro nell’affrontare un argomento certamente spinoso, partendo da un’analisi della stagione che aveva portato più di qualche sorriso: «Penso che sia stata fantastica. Probabilmente una delle migliori stagioni che abbiamo mai avuto tra i professionisti, con tante vittorie. Avere Jonas Vingegaard e Mads Pedersen al secondo e terzo posto nella classifica mondiale è davvero impressionante».

L’attività danese si basa quasi interamente sul Programma Elite: come funziona?

Noi tecnici siamo chiamati a gestire l’attività puntando quasi tutto sulle prove titolate. Questo perché abbiamo un calendario ridotto e un budget limitato, non abbiamo molte attività. Siamo quindi chiamati a farcelo bastare, ma va anche detto che il calendario generale non lascia molti spazi, i corridori sono sempre impegnati con i loro team.

Mads Boedker con la nazionale di mtb. La federazione ha tagliato i fondi e rescisso il suo contratto, ripensandoci poi
Mads Boedker con la nazionale di mtb. La federazione ha tagliato i fondi e rescisso il suo contratto, poi è tornata indietro
Mads Boedker con la nazionale di mtb. La federazione ha tagliato i fondi e rescisso il suo contratto, ripensandoci poi
Mads Boedker con la nazionale di mtb. La federazione ha tagliato i fondi e rescisso il suo contratto, poi è tornata indietro
Nelle settimane scorse si era parlato di problemi economici per la nazionale danese di mountain bike. I problemi coinvolgevano anche quella su strada?

Certo, è tutto nella stessa federazione. Ho seguito con molta apprensione tutta la vicenda, conoscendo personalmente anche i protagonisti. Il problema è molto più grande, non riguarda solo la mountain bike. Già da anni i fondi sono stati tagliati per la pista, per la strada e per il bmx e sono davvero straordinari i risultati che riusciamo a conseguire, ad esempio con il quartetto dell’inseguimento. Quindi, ovviamente, tutto è molto limitato e non abbiamo molte risorse.

Come è strutturato il tuo lavoro durante la stagione? Ci sono ritiri di allenamento e la nazionale partecipa alle gare indossando la divisa della nazionale?

Io sono tecnico sia per gli elite che per gli under 23 – risponde Morkov – quindi concentriamo su questa categoria gli sforzi, anche economici. Questa stagione abbiamo fatto tre prove di Nations Cup con la nazionale e poi abbiamo partecipato a gare UCI danesi come il GP di Herning. Siamo stati presenti alla prima edizione della Copenhagen Sprint, che era una gara del WorldTour e poi al Giro di Danimarca. Il tutto oltre naturalmente alle prove titolate per entrambe le categorie. Uno sforzo di non poco conto, ma era fondamentale esserci, non possiamo limitarci a europei e mondiali

Vingegaard e Pedersen, i migliori del ranking UCI dietro "sua maestà" Pogacar
Al centro Vingegaard e Pedersen, i migliori del ranking UCI dietro “sua maestà” Pogacar
Vingegaard e Pedersen, i migliori del ranking UCI dietro "sua maestà" Pogacar
Vingegaard e Pedersen, i migliori del ranking UCI dietro “sua maestà” Pogacar
La Federazione Danese, come altre federazioni sportive, riceve sostegno statale come nel caso dell’Italia attraverso il Comitato Olimpico Nazionale?

Certo che sì e questa è in realtà la nostra principale fonte di sostentamento – spiega Morkov – che proviene dalla federazione e in prima istanza dal governo. Ma purtroppo, a differenza di altri Paesi, la Danimarca non sta supportando il mondo dello sport con grandi risorse. Non so come funzioni da voi, ma i fondi messi a disposizione sono praticamente gli stessi dagli ultimi 10 o 15 anni. Non c’è una compensazione direttamente proporzionale in base ai risultati conseguiti, nel ciclismo come in qualsiasi altro sport e questo pesa. Rispetto ai nostri avversari, penso che siamo molto indietro in termini di risorse.

Proviamo a chiudere con qualche nota di ottimismo: quest’anno Vingegaard ha corso gli europei, speri di averlo al mondiale il prossimo anno?

Assolutamente sì. Spero di riuscirci perché come cittì ho ovviamente un grande interesse nel far partecipare tutti i talenti ai mondiali, dove i più giovani possono accumulare esperienza importante e mettersi in mostra per il resto del ciclismo mondiale, ma dove anche i grandi campioni possono dare lustro alla maglia e lottare per le medaglie. E ancora più importante, ovviamente, è che i campionati siano sempre una forte motivazione per tutta la stagione. Quindi la priorità è avere tutti i migliori. E’ un peccato che quest’anno non abbiamo potuto partecipare con il nostro miglior team, cercherò di fare del mio meglio per rientrare nel budget così da poter portare anche qualche corridore di talento per i campionati del mondo.

Il quartetto danese oro agli ultimi mondiali, nonostante profondi tagli al budget per la pista
Il quartetto danese oro agli ultimi mondiali, nonostante profondi tagli al budget per la pista
Il quartetto danese oro agli ultimi mondiali, nonostante profondi tagli al budget per la pista
Il quartetto danese oro agli ultimi mondiali, nonostante profondi tagli al budget per la pista
Quali sono le tue speranze per il movimento ciclistico danese nel 2026?

Innanzitutto di continuare a sviluppare i giovani corridori. Abbiamo molti elementi interessanti tra gli under 23 e gli under 19. E penso che uno dei miei doveri più importanti per il mio ruolo sia quello di aiutare questi giovani corridori nei primi passi prima di diventare professionisti. E poi, naturalmente, spero sinceramente che Mads e Jonas possano mantenere, come anche Skjelmose, il loro altissimo livello internazionale e continuare a ottenere grandi vittorie con questi tre corridori.

Morkov, il tuo amico e rivale, Elia Viviani, è alla fine della sua carriera. Alla Sei Giorni di Gand sta salutando l’attività agonistica. Che cosa ne pensi?

In realtà è un po’ triste che finisca la sua carriera perché mi piace sempre seguire Elia. Ho parlato con lui l’altro giorno e gli ho detto che alcuni dei miei migliori anni da ciclista sono stati quelli trascorsi in squadra con lui, dove abbiamo lavorato molto bene insieme alla Quick Step. E’ un mio caro amico e mi mancherà vederlo correre, soprattutto mi mancherà vederlo correre in pista. Anche se credo che ci incontreremo spesso, per i nostri rispettivi ruoli se entrerà a far parte della federazione italiana.

L’addio da leader di Morkov, che indossa la giacca di cittì

25.10.2024
7 min
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Con la medaglia di bronzo conquistata nella madison dei mondiali, Michael Morkov ha chiuso da par suo la sua lunghissima carriera, iniziata da professionista nel 2009. A 39 anni il corridore di Kokkedal appende la bici al chiodo con 6 vittorie al suo attivo, tra cui 3 titoli danesi e una vittoria di tappa alla Vuelta di Spagna. Ma è soprattutto su pista che sono arrivati i suoi sigilli, tra cui un oro olimpico a Tokyo 2020 nella madison (ma anche l’argento nell’inseguimento a squadre in quella palpitante finale con l’Italia) e 4 titoli mondiali.

Se su pista Morkov è stato un leader, su strada ha elevato a questo rango il ruolo forse più subordinato di tutti, quello di ultimo uomo, divenendo per acclamazione planetaria il migliore interprete. Un maestro che lascerà un vuoto. Morkov però non resterà inattivo: per lui è già pronta l’ammiraglia di responsabile della nazionale danese su strada. Una nuova sfida, alla guida di una delle Nazioni più forti del momento.

Morkov con la sua famiglia sul podio di Ballerup: il modo migliore per chiudere la carriera
Morkov con la sua famiglia sul podio di Ballerup: il modo migliore per chiudere la carriera
Domenica hai chiuso la tua carriera con l’ennesima medaglia, oltretutto davanti al tuo pubblico. Che sensazioni hai provato nel tagliare l’ultimo traguardo?

Sono davvero orgoglioso di aver concluso a un livello molto alto. Nei miei ultimi campionati mondiali stavo ancora lottando per la medaglia d’oro e, naturalmente, non è mai piacevole perdere, ma sono comunque felice che abbiamo ottenuto la medaglia di bronzo e abbiamo fatto felice il pubblico danese. Non potevo chiudere meglio.

Tu hai vissuto due carriere parallele: maestro nell’aiutare i velocisti e grande specialista del ciclismo su pista. Quale delle due ti ha dato maggiori soddisfazioni?

Beh, penso che sia una combinazione perché in pista ho ottenuto le mie soddisfazioni, i miei obiettivi e i miei grandi risultati. Sulla strada, ero completamente determinato ad aiutare i miei compagni di squadra, quindi penso che sia stato il giusto mix.

La gioia del danese per la vittoria di un compagno, pilotato verso il successo
La gioia del danese per la vittoria di un compagno, pilotato verso il successo
L’ultimo uomo del treno dello sprint: per chi interpreta questo ruolo, che cosa significa vedere il leader vincere?

E’ come vincere la gara da soli, perché tu come uomo di testa sei molto concentrato per vincere la gara con il tuo velocista e per tutto il giorno lavori duramente per organizzare l’intera squadra e fare che tutto funzioni fino a quegli ultimi 200 metri, quando sarà lui a giocarsi la vittoria e devo metterlo nella posizione migliore. Bisogna avere fiducia in se stessi e guidare gli altri come leader. Posizionare il mio velocista e vederlo alzare le braccia è come una mia vittoria. Quindi questa è la sensazione migliore.

Qual è la più grande emozione che hai vissuto in bicicletta?

La risposta è semplice: vincere la medaglia d’oro olimpica a Tokyo. In quella madison c’erano grandi campioni tanto è vero che ce la giocammo tutta sugli sprint, senza guadagnare giri. C’erano grandi interpreti come Hayter e Thomas, eppure io e Lasse Norman Hansen ce la facemmo per tre punti. Penso che sia la medaglia più bella che puoi vincere come atleta. E sì, è stato molto emozionante.

La vittoria di Tokyo 2020 è stata il suo momento più alto, il premio a una carriera
La vittoria di Tokyo 2020 è stata il suo momento più alto, il premio a una carriera
Hai lavorato con tutti i migliori velocisti dell’ultimo decennio, chi è stato il migliore ma sopattutto quello che hai sentito più vicino?

Credo di aver stretto un rapporto molto stretto con tutti i velocisti con cui sono cresciuto e penso che questo rapporto umano sia anche una parte importante del successo che ho avuto con ognuno di loro. Direi sempre che il mio migliore amico è Cavendish: i suoi risultati parlano da soli, ma ha anche una conoscenza incredibile dello sprint, della tecnica pura. Sa esattamente cosa fare, il suo istinto e il suo tempismo sono perfezione pura. Ma c’è un corridore con cui ho un legame speciale…

Chi?

Viviani. Ora posso guardare indietro e vedere che forse i due migliori anni che ha avuto come professionista sono stati quelli in cui l’ho aiutato a vincere dappertutto, nel 2018 e 2019. Abbiamo vissuto un biennio speciale e penso che Elia sia il corridore che è riuscito a ottenere il massimo dal suo talento sapendo sfruttare una squadra molto forte. Aveva dei compagni di squadra molto bravi intorno a lui e quando i compagni di squadra facevano un buon lavoro per lui, riusciva sempre a concludere con una vittoria. Molti dei successi con Elia sono speciali, di cui sono orgoglioso.

Michael insieme a Viviani dopo la vittoria ad Amburgo nel 2019. I due sono molto amici
Michael insieme a Viviani dopo la vittoria ad Amburgo nel 2019. I due sono molto amici
Ora passerai sull’ammiraglia della nazionale danese: quali sono i tuoi obiettivi nel nuovo lavoro?

Battere i miei amici italiani – dice ridendo – No, a parte le battute, sono davvero motivato per questo nuovo incarico. Soprattutto per trasmettere tutta la mia esperienza ai giovani corridori danesi e spero davvero di poterli aiutare a crescere e diventare buoni professionisti e vincere gare in futuro. Quindi la mia ambizione è quella di poter gioire di altre vittorie non personalmente mie, ma nelle quali sento di averci messo qualcosa.

Oggi la Danimarca è uno dei Paesi leader nel ciclismo professionistico, ma non ha un suo team WorldTour: pensi che sia un problema?

Io non penso, corridori danesi bravi ci sono e sono riusciti a firmare con tutte le migliori squadre del WorldTour. Quindi non penso che sia strettamente necessario avere una squadra danese al massimo livello. E’ invece fondamentale avere è una squadra Continental o Professional, per tutti i ragazzi che hanno bisogno di imparare. Ci sono corridori capaci di entrare subito nel WT, ma tanti altri hanno bisogno di più tempo, di avvicinarsi con più calma, maturano più lentamente. Questo possono farlo se hai una squadra Continental molto buona. Poi abbiamo la Uno-X che è sì norvegese, ma con una forte componente nostrana ed è molto importante nello sviluppo dei talenti danesi.

Morkov con Hansen, una coppia che ha fatto storia nella madison e portato la Danimarca a svettare nel quartetto
Morkov con Hansen, una coppia che ha fatto storia nella madison e portato la Danimarca a svettare nel quartetto
Che cosa c’è dietro i Vingergaard, Pedersen e gli altri big del ciclismo danese?

C’è molto lavoro sui talenti, esattamente come dicevo prima. Provengono da un livello molto alto di squadre Continental in Danimarca con un livello molto, molto alto di professionisti. Hanno un grande fisico e capacità non comuni, ma sono frutto di un ottimo programma di sviluppo per i giovani corridori.

In prospettiva vedi Albert Withen Philipsen come un altro grande campione del WorldTour?

Andiamoci piano. In tutti gli anni in cui sono stato coinvolto nel ciclismo, ho visto molte volte corridori estremamente talentuosi da junior che poi non riescono a trovare gli stessi guizzi quando le cose si fanno serie. Albert è un corridore molto promettente, ma deve ancora migliorare molto per diventare il prossimo grande nome del World Tour. Io ovviamente non vedo l’ora di supportarlo e spero che diventerà presto quello che sogna di essere lui e tutti noi danesi.

Il danese con Cavendish, con cui ha condiviso molte delle sue vittorie, compreso il record di tappe al Tour
Il danese con Cavendish, con cui ha condiviso molte delle sue vittorie, compreso il record di tappe al Tour
Rispetto a quando hai iniziato, che ciclismo ti lasci alle spalle?

Un ciclismo molto professionale, molto più di quando iniziai vent’anni fa. Molte cose che si facevano allora, oggi sono considerate superate. In termini di allenamento, alimentazione, altitudine, sonno, campi di allenamento, equipaggiamento, dinamiche… Sono tutti aspetti che incidono molto. Per questo il ciclismo attuale corridori molto più talentuosi rispetto al passato, forse allora era più difficile diventare professionisti. Forse ora è più facile trovare i grandi talenti.

Uscendo dai confini danesi, c’è un altro Morkov, un corridore nel quale rivedi la tua storia e le tue capacità?

Oh, ci sono un sacco di grandi corridori in giro per il mondo, penso che la bellezza del ciclismo sia che siamo tutti diversi e veniamo da realtà differenti. Naturalmente ho uno spazio speciale nel cuore per i corridori che corrono in pista e che arrivano con le abilità della pista. E anche per quelli molto bravi nel gruppo. I ragazzi che hanno il potenziale per aiutare i migliori velocisti a diventare i più veloci. Quindi è lì che terrò gli occhi per il futuro.

EDITORIALE / I danesi a Parigi portano Morkov su strada. E noi?

15.04.2024
4 min
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Sarà un puzzle difficile da comporre. Con quale criterio saranno fatte le scelte dei corridori per le Olimpiadi, alla luce delle cervellotiche regole imposte dal CIO e recepite senza neanche un fiato dall’UCI? Mentre la nazionale della pista è di rientro dal Canada, una news rilasciata non troppi giorni fa dalla Danimarca a proposito di Morkov offre lo spunto per una riflessione.

La squadra danese, che ha chiuso il ranking 2023 al secondo posto alle spalle del Belgio, correrà su strada con quattro uomini. E siccome in pista anche loro puntano forte sul quartetto, si sono inventati uno stratagemma per consentire a Michael Morkov di difendere la sua medaglia d’oro della madison. La Danimarca ha infatti già dato le convocazioni per tre dei quattro stradisti, puntando su Mads Pedersen, Mathias Skjelmose e appunto Morkov. Il quarto nome verrà fuori ai primi di giugno dalle ultime corse utili.

«La selezione di Michael – ha spiegato a Cyclingnews il tecnico danese Anders Lund – si basa sulla considerazione delle ambizioni complessive della Danimarca per la medaglia olimpica in tutte le discipline del ciclismo. Ma detto questo, Michael ha anche delle ottime capacità su strada, di cui trarremo beneficio a Parigi. Negli ultimi tre campionati del mondo su strada, Michael ha svolto un lavoro di supporto esemplare per la squadra nazionale. La sua grande esperienza e la capacità unica di guidare il suo capitano attraverso una lunga corsa su strada saranno senza dubbio preziose per le possibilità di Mads Pedersen di vincere la medaglia che sogniamo».

Negli ultimi tre mondiali su strada (qui a Glasgow con Magnus Cort), Morkov ha lavorato per i compagni
Negli ultimi tre mondiali su strada (qui a Glasgow con Magnus Cort), Morkov ha lavorato per i compagni

Morkov e la madison

La Danimarca, come pure l’Italia, su pista affida delle grandi speranze al suo quartetto e questo fa sì che nelle scelte dei tecnici della pista ci sia stato un certo sbilanciamento verso il gruppo degli inseguitori. E Morkov, che pure ha fatto parte di quartetti vincenti in Coppa del mondo e nella specialità ha conquistato l’argento a Pechino 2008, probabilmente non dà le garanzie necessarie per puntare all’oro, neppure come riserva. Di conseguenza, non potendo essere selezionato per una sola disciplina (la madison di cui è campione olimpico assieme a Lasse Norman Hansen), si è ritenuto di portarlo anche su strada. Il suo avvicinamento alle Olimpiadi passerà per il Tour de France, dove scorterà Cavendish nel tentativo di battere il record di tappe detenuto da Merckx.

«Michael – ha detto ancora Lund – vuole difendere la sua medaglia d’oro nella madison. Tuttavia, possiamo selezionare solo quattro corridori per tutti gli eventi di ciclismo su pista, ovvero inseguimento a squadre, madison e omnium. Fortunatamente, i Paesi possono anche “prendere in prestito” corridori da altre discipline, quindi se Morkov viene selezionato come ciclista su strada, potrà competere in entrambe le discipline. In questo modo possiamo convocare un corridore in più in pista, in modo che i nostri corridori rimangano abbastanza freschi per completare tutti gli eventi».

Ganna e Milan, oro e bronzo nell’inseguimento di Glasgow, con Villa: i due fanno parte del quartetto
Ganna e Milan, oro e bronzo nell’inseguimento di Glasgow, con Villa: i due fanno parte del quartetto

La strada azzurra

La scelta danese apre uno spiraglio anche per le altre Nazioni? In che modo saranno distribuite le quote azzurre? A quanto si è saputo, uno stradista azzurro potrebbe essere chiamato a correre anche la crono, per affiancare Ganna che farà il quartetto e la prova contro il tempo. Sappiamo che Milan correrà soltanto su pista e non su strada, ma non potrebbe essere lui il secondo cronoman? Si è discusso e si continuerà a farlo dell’impiego di Elisa Balsamo anche su strada. I tecnici hanno davanti a sé ancora due mesi e mezzo per comporre il puzzle perfetto, sapendo che l‘Italia maschile correrà su strada con soli tre uomini (quattro invece le donne), a causa del ranking per nazioni che a fine 2023 ci ha visto in ottava posizione.

La pista è il settore che probabilmente dà le maggiori garanzia di medaglia con gli uomini e con le donne, al pari della cronometro individuale maschile. Stando così le cose, è immaginabile che fra i tre della strada approdi un pistard, che però non sia un inseguitore, consentendo a Villa di chiamare un uomo in più? E se così sarà, visti i risultati azzurri nelle grandi classiche, con quale potenziale arriveremo alla sfida di Parigi su strada? Come detto, sarà un puzzle difficile da comporre. Almeno su questo non ci sono dubbi.

Il record di Cavendish? Viviani è pronto a scommetterci

28.12.2023
5 min
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Uno dei grandi temi della stagione ciclistica che verrà è il tentativo di record di vittorie al Tour di Marc Cavendish. Ne basta una, eppure sembra davvero la più difficile. Aveva anche deciso di mollare, ma poi ci ha ripensato, spinto anche dall’Astana che ha deciso d’investire buona parte della sua stagione su questo progetto.

Nell’ambiente ci si divide fra chi è scettico e chi invece pensa che a dispetto dell’età, “Cav” abbia tutto per riuscire nell’impresa e fra questi uno dei più convinti è Elia Viviani. L’olimpionico non si basa solo sulla sua esperienza, sulla comunanza di tante stagioni a sfidarsi in giro per il mondo, ma su ragionamenti oggettivi.

«Pensandoci bene – ricorda Viviani – Cavendish poteva vincere anche lo scorso anno, se non fosse stato costretto al ritiro. E’ vero, c’era Philipsen una spanna superiore a tutti, ma si è visto all’ultima tappa come ci fosse la possibilità di sovvertire le gerarchie della corsa e Mark, con la sua esperienza, nell’ultima settimana poteva approfittare della situazione. Non vinci la tappa finale del Giro d’Italia per caso».

Viviani è sicuro che Cavendish possa battere il record condiviso con Merckx, 34 tappe vinte al Tour
Viviani è sicuro che Cavendish possa battere il record condiviso con Merckx, 34 tappe vinte al Tour
Tu conoscendolo avresti mai pensato di vederlo ancora protagonista?

Inizialmente ero anch’io scettico, pensavo che avrebbe fatto fatica a competere con le nuove generazioni, ma mi ha smentito. Inoltre ha trovato un manager come Vinokourov che gli ha messo tutto a disposizione, perché crede in questa idea e sta lavorando per favorirlo in tutti i sensi, dalla scelta dei compagni di avventura a tutta la struttura orientata verso l’obiettivo. Tanto che sono convinto che Cavendish possa anche centrare più di una tappa al Tour, allungare la striscia record.

Una stagione orientata completamente sul Tour: secondo te non è un rischio?

Su questo ho qualche perplessità, lo ammetto. Pensavo avrebbe ricopiato la passata stagione, invece ha seguito le orme del ciclismo moderno dove si focalizza un obiettivo e si lavora solo per quello. Io da velocista in base a come sono andate le cose, non avrei cambiato. “Cav” d’altronde aveva iniziato il Giro che non era ancora brillante, ma correndo ha guadagnato condizione e nella terza settimana era al top. C’è un fattore che mi fa pensare che la sua scelta sia stata cambiata.

Cav ha chiuso tardi la stagione per rimettersi poi all’opera pensando a come avvicinarsi al Tour
Cav ha chiuso tardi la stagione per rimettersi poi all’opera pensando a come avvicinarsi al Tour
Quale?

L’arrivo del tecnico greco Vasilis Anastopoulos. Lo conosce bene, lo aveva portato a vincere ben 4 tappe al Tour, sa come si fa. Evidentemente ha costruito un cammino di avvicinamento mirato per farlo spiccare quando realmente servirà.

E’ un Cavendish diverso da quello che affrontavi anni fa?

Per forza di cose. Si è adattato, come abbiamo fatto tutti noi della vecchia generazione. Prima ad esempio avevamo opportunità nelle classiche, almeno quelle a noi più congeniali. Oggi anche nelle gare piatte, trovi strappi dove ci sono corridori che fanno la differenza e fanno esplodere la corsa. Noi non abbiamo più le stesse chance. Ci siamo dovuti adattare, puntando molto sulle cose a tappe.

Per il britannico c’è sempre un bagno di folla. Ora vuol chiudere alla grande
Per il britannico c’è sempre un bagno di folla. Ora vuol chiudere alla grande
Rispetto al passato l’esperienza sopperisce il calo fisico?

Dipende. E’ chiaro che qualche watt in meno ci sia, è la natura delle cose e sta al corridore riuscire a compensare. L’esperienza aiuta nei grandi Giri. All’inizio sono tutti leoni, ma poi piano piano le cose cambiano e bisogna saper fare i conti con se stessi. Questa differenza non c’è e non può esserci nelle altre corse a tappe dove vince chi ha più watt a disposizione, non c’è tempo per smuovere i valori in campo.

L’Astana ha anche costruito un team intorno a lui…

Un super team direi. Bol, Morkov, Ballerini sono elementi di primissimo piano, uniti a uno come Anastopoulos che ha grande capacità e sa come portarli al meglio, sono tutti fattori importanti per centrare il loro obiettivo. Io sono convinto che alla fine il record cambierà padrone.

Mark insieme a Morkov, si riforma la coppia che ha vinto tantissimo con la Quick Step
Mark insieme a Morkov, si riforma la coppia che ha vinto tantissimo con la Quick Step
Veniamo a te e alla stagione che sta iniziando. Che cosa farai dopo le feste?

Non sarò agli europei su pista per precisa scelta, fatta da Villa e dal team di comune accordo. Partirò il 5 gennaio per l’Australia dove resterò un mese, prima per affrontare le gare della stagione su strada con un occhio di riguardo alla Cadel Evans Great Ocean Road Race che ho già vinto e ho segnato col cerchio rosso sulla mia agenda. Poi sarò al via della tappa di Nations Cup su pista. Abbiamo optato per questo programma perché è il più compatibile con le esigenze del team e le mie, in una stagione che è tutta orientata verso Parigi.

Quindi andrai avanti abbinando strada e pista…

Sì, ma lavorando molto sulla strada sia per le mie esigenze, ma anche portare a casa risultati per la squadra. Sarò ad esempio al Uae Tour che è una corsa molto adatta alle ruote veloci. L’obiettivo della prima parte dell’anno è comunque il Giro d’Italia, dove voglio arrivare al massimo. Molto dipenderà dalle scelte della squadra che è fortissima: se si punterà con forza alla classifica allora il baricentro del team sarà orientato su quello, se invece si punterà alle tappe avrò più possibilità. Poi fari puntati per l’ultimo mese su Parigi, per coronare il mio sogno.

Ballerini all’Astana: il figliol prodigo verso Roubaix e Tour

24.12.2023
6 min
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ALTEA (Spagna) – Ridacchiando con Zanini e indicando Ballerini, la battuta è scappata spontanea: «Il figliol prodigo è tornato a casa». Ben altro era infatti lo spirito quando Davide lasciò l’Astana per approdare nella squadra che aveva sempre sognato. Alla Soudal-Quick Step c’è rimasto per quattro anni. Ha vinto e fatto vincere. Quando però il contratto è arrivato a scadenza, il corridore di Cantù ha preferito imboccare la strada di casa.

«Sono sempre stato in contatto con Zanini – sorride – anche negli anni che ero in Quick Step. Dietro c’è una grande amicizia, anche se siamo divisi dal basket: lui con Varese e io con Cantù, ma adesso nessuno dei due ha da fare lo spiritoso. Sono contento di essere ritornato e di poter lavorare ancora con lui».

Zanini e Ballerini sono amici di vecchia data: ora lavorano nuovamente insieme all’Astana
Zanini e Ballerini sono amici di vecchia data: ora lavorano nuovamente insieme all’Astana

Quattro anni di più

Tra i fattori che hanno reso il ritorno più gradevole, c’è anche il fatto che all’Astana sia arrivato Vasilis Anastopoulos, con cui Ballerini ha lavorato negli anni in Belgio.

«Rispetto al 2019 sono quattro anni più vecchio – ridacchia – più maturo, suona meglio. Ho tanta esperienza e questa penso sia una delle cose più importanti. Con Vasilis lavoro da quattro anni, mi sono sempre trovato bene. Più lavori insieme a una persona, più riesci a capire quello che ti chiede. Hai più feeling e anch’io piano piano mi sto capendo. Sto crescendo per quanto riguarda il fisico e la consapevolezza. E mentre prima non riuscivo a capire quando ero stanco o quando stavo andando in condizione, adesso ci riesco molto di più. So quando devo tirare il freno e quando posso spingere di più. Queste cose sono molto importanti, mi dispiace di non averle raccolte già da prima».

Vasilis Anastopoulos è approdato all’Astana dopo aver preparato i ragazzi della Quick Step
Vasilis Anastopoulos è approdato all’Astana dopo aver preparato i ragazzi della Quick Step

Treni in costruzione

Nel drappello di corridori che hanno condiviso chilometri e storie alla corte di Lefevere, c’è anche Morkov. Il suo arrivo ha fatto la felicità di Cavendish, ma ha raccolto anche il gradimento di Ballerini.

«Sono contento che anche Michael sia venuto qua con noi – spiega – è un’altra persona che mi ha dato tanto in Quick Step. Con lui ho imparato tutto quello che c’è da sapere sugli sprint. Ero un giovane, mi buttavo nelle volate, ma insieme abbiamo cominciato a provare i treni e le varie tattiche. Stiamo lavorando già molto bene e riusciremo a fare qualcosa di bello. Faccio parte anche io del gruppo Cavendish per il Tour e non vedo l’ora che si cominci a correre. Ogni tanto facciamo anche qualche garetta tra di noi: sono cose molto importanti che secondo me formano un grande gruppo. Ma quando andremo in ritiro in Colombia e cominceremo a provare i primi treni, allora ci renderemo conto di come abbiamo lavorato».

Ballerini Omloop 2021
La più bella vittoria di Ballerini in Belgio è la Omloop Het Nieuwsblad del 2021
Ballerini Omloop 2021
La più bella vittoria di Ballerini in Belgio è la Omloop Het Nieuwsblad del 2021

Wolfpack alla kazaka

Quando si è lavorato a lungo per gli altri, il rischio è di non vedere altri orizzonti. Per questo nel sentirlo parlare così di Cavendish, ci assale la curiosità di capire se fra gli obiettivi di Ballero ci sia anche… Ballero! Perciò la domanda, subdola il giusto, arriva secca: potendo scegliere tra vincere una Roubaix e la famosa tappa del Tour per Cavendish, Ballerini che cosa sceglie?

«Personalmente la Roubaix – dice senza pensarci un istante – perché dalla prima volta che ho visto una ruota muoversi sulla strada, ho pensato a quella gara. E’ una gara del cavolo, più ci sto dentro e più mi rendendo conto che vincerla non è facile e non è solo una questione di condizione fisica. Ci ho puntato moltissimo negli ultimi quattro anni, ma la volta che ci sono andato più vicino è stato proprio il 2019 con l’Astana (foto di apertura, ndr). Deve girare tutto nel verso giusto e io ci metterò del mio perché vada bene. Cercherò di farmi trovare pronto.

«Ho scoperto dei nuovi ragazzi qui in Astana che possono darmi una mano. La cosa principale è il gruppo e ho notato che mentre nel 2019 c’erano tanti gruppetti diversi, ora stiamo cercando di amalgamarci tutti. Sta nascendo il Wolfpack alla kazaka. “Cav” è bravo a fare gruppo, soprattutto quando l’atmosfera diventa pesante. Se ci sono pressioni, magari lui è il primo che sclera, ma sappiamo che ogni sfogo finisce in quel momento. Poi ci sediamo tutti insieme e ne parliamo: solo così si riesce a migliorare, secondo me».

Al Tour del 2021, Ballerini ha lavorato nel treno, ma con Morkov ha anche scortato Cavendish nelle tappe più dure
Al Tour del 2021, Ballerini ha lavorato nel treno, ma ha anche scortato Cavendish nelle tappe più dure

Il Tour dei miracoli

Il ricordo di quel Tour prodigioso del 2021 farà fatica ad andarsene dagli occhi di chi l’ha condiviso accanto a Cavendish, basta ascoltare Ballero per capirlo.

«Non si dimentica – spiega – perché Mark ha avuto una squadra che credeva in lui e piano piano lo sosteneva e lo portava avanti nei momenti critici. Stavamo compatti. Quando si staccava, i velocisti facevano a gara per non stare con noi. Dicevano che saremmo andati fuori tempo massimo, invece siamo sempre arrivati al traguardo. Un paio di volte a pelo, però siamo sempre arrivati. Questo è possibile quando vedi i tuoi compagni di squadra che danno tutto per te. Secondo me ti dà quella cosa in più che ti fa scattare qualcosa nella testa, che ti dà la forza in più per vincere».

Il 5 dicembre, Ballerini è volato in Francia per testare i nuovi materiali sul pavé (foto Instagram)
Il 5 dicembre, Ballerini è volato in Francia per testare i nuovi materiali sul pavé (foto Instagram)

Sopralluogo a Roubaix

Nel frattempo, approfittando del fango e del cattivo tempo, Ballerini e pochi altri sono volati sulle strade della Roubaix per fare un po’ di prove sui materiali. L’arrivo delle ruote Vision lo ha richiesto, al pari del voler saggiare la bici dopo quattro anni sulle Specialized, che sulle pietre fanno egregiamente il proprio mestiere.

«Devo dire che andare è stata un’ottima cosa – dice – anche se il meteo era disastroso. Però la condizione migliore per provare materiali è il tempo brutto, quindi ci è andata bene. Era stato brutto i giorni prima, invece quel giorno non ha neanche piovuto. C’era un po’ di vento, ma abbiamo provato le ruote Vision per la Roubaix e le varie pressioni e vari pneumatici. Devo dire che il feeling c’è ancora, quando vado sul pavé cambia tutto. Diciamo che in gara non ti accorgi dei particolari, li noti di più in allenamento. Devi prenderci la mano, perché quando piove è come essere sulle uova.

«Nel 2019 pedalavamo con l’Argon 18, mentre questa volta abbiamo provato la Filante e rispetto a Specialized non le manca nulla. Devo dire che mi sono sorpreso, non pensavo fosse così valida. Cambiando le ruote, le componenti delle ruote, i copertoni e i tubeless, non è facile metterli insieme, però devo dire che è una grande bici. Ho gonfiato i tubeless a 5,5-5,6. Mi ci trovo bene, ma penso di essere un corridore vecchio stampo, perché preferisco ancora il tubolare. Però si cerca sempre di evolvere sempre di più. All’inizio ero scettico anche sui freni a disco, ma quando li ho provati ho detto: non torno più indietro».

Il genio di Cavendish, la lucidità di Morkov: non manca nulla

21.12.2023
5 min
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ALTEA (Spagna) – Era il 29 giugno del 2021 quando sul traguardo di Fougeres Mark Cavendish vinse la quarta tappa del Tour. Erano passati cinque anni dall’ultima volta e in mezzo il velocista ne aveva passate i tutti i colori. Neanche doveva andarci a quel Tour: riprendendolo come per fargli un favore, Lefevere lo aveva escluso categoricamente. Poi Sam Bennett ebbe problemi a un ginocchio, mentre Mark continuava a vincere corse, così il manager belga decise di dargli fiducia, riaprendo il libro della storia. Fra le prime braccia in cui Cavendish si perse dopo quella prima tappa, ci furono quelle di Michael Morkov, il suo ultimo uomo. Dopo Fougeres, Mark vinse altre tre tappe, ugualmente pilotato dal danese che a Tokyo di lì a poco avrebbe vinto l’oro olimpico della madison.

Perciò, quando si è trattato di affrontare la sfida del record del Tour (avendo già appaiato Merckx a quota 34 vittorie a Carcassonne, foto di apertura con Morkov che lo lancia), Cavendish ha chiesto che l’Astana prendesse proprio il danese. La sua permanenza alla Soudal-Quick Step rischiava di perdere interesse, data la partenza di Jakobsen. E alla fine Vinokourov ha avuto la meglio anche rispetto all’offerta della Ineos Grenadiers, scesa in campo in sostegno di Viviani. I due correranno insieme fino al Tour, partendo da un ritiro e dal Tour Colombia che nel 2019 fu a dir poco balsamico per Alaphilippe.

In ritiro si parla di materiali: qui Morkov con Francesco Sergio, parlando del passaggio da Shimano alle scarpe Nibmb
In ritiro si parla di materiali: qui Morkov con Francesco Sergio, parlando del passaggio da Shimano alle scarpe Nibmb

Morkov ci raggiunge al piano rialzato della hall. Scherzando, dice che parla anche un discreto italiano, ma preferirebbe l’inglese, a meno che il nostro danese non sia migliorato fino a livelli accettabili. Si ride e poi si parte. Morkov ha 38 anni. Gli stessi di Cavendish.

Che cosa significa per te tornare con Mark?

Beh, è emozionante. E’ uno dei migliori velocisti con cui abbia lavorato. L’Astana sta facendo davvero un grande lavoro per sostenere lui e il gruppo di cui faccio parte. Avere un team intero entusiasta del fatto che “Cav” vinca un’altra tappa fa bene a tutti.

E’ solo un ottimo sprinter o anche un buon amico?

A volte è difficile dividere le due sfere. Si può dire che siamo amici, perché lui si è fidato di me al 100 per cento ed è per questo che sono entusiasta di correre di nuovo con lui. Un progetto così non lo vedi spesso nel ciclismo. Il più delle volte, pensando al Tour, le squadre si concentrano sugli scalatori e il velocista deve lottare per trovare posto in squadra. Invece l’Astana sta davvero supportando Mark al 100 per cento e questo vale anche per me.

UAE Tour del 2022, Cavendish ha già saputo che Lefevere non lo porterà al Tour. Morkov è dalla sua parte
UAE Tour del 2022, Cavendish ha già saputo che Lefevere non lo porterà al Tour. Morkov è dalla sua parte
In che modo vi sta sostenendo?

Abbiamo un ottimo calendario, con ritiri e programmi di gara. Ho la sensazione che gli sponsor tecnici spingano al limite per fornirci i migliori materiali. Mi sento davvero fortunato a far parte di questo gruppo.

Ballerini ci ha detto che avete ricreato una sorta di Wolfpack alla kazaka. Ci sono corridori che vengono dalla Quick Step e anche l’allenatore Anastopulos.

E’ importante soprattutto per me che cambio squadra. Vasilis è un grande riferimento, con lui ho già lavorato e anche con Ballerini, che ha contribuito alle vittorie del 2021. Ma ancora più importante è stato capire la vera disponibilità nel prendere nuovi corridori e sposare nuove idee per supportare uno sprinter come Mark

Cosa ricordi dell’ultimo Tour con lui?

Nessuno poteva credere a quello che stava succedendo. E’ stata un’avventura estrema, perché dovevamo andare con Sam Bennett che poi si è infortunato. Mark è arrivato all’ultimo momento e penso che nemmeno lui credesse di poter vincere una tappa. Poi arrivammo al quarto giorno e vinse in modo molto netto. E’ andata avanti così per tre settimane, come in una sorta di sogno che, vincendo gli sprint intermedi, lo ha portato a Parigi con quattro tappe e la maglia verde. Che si faccia la storia oppure no, vincere al Tour è il livello più alto ed è una grande gioia.

Morkov con Lasse Norman Leth nella madison di Glasgow 2023: un quinto posto sulla strada di Parigi
Morkov con Lasse Norman Leth nella madison di Glasgow 2023: un quinto posto sulla strada di Parigi
Che differenze ci sono tra Mark e Jakobsen secondo te?

A essere sincero, sono un po’ deluso dagli ultimi due anni di lavoro con Fabio. Lui mi piace davvero e ho provato a farlo funzionare, ma non ci siamo mai riusciti. Se guardo al passato, Viviani è stato un grande velocista per me, sapeva davvero come utilizzarmi nel miglior modo possibile e abbiamo raggiunto dei grandi successi. Lo stesso con Bennett e Cavendish, il cui talento più grande è la capacità e l’intelligenza nell’usare la sua squadra. Lo ha fatto per tutta la sua carriera, prima con Renshaw. So che lo renderò migliore, ma che lui renderà migliore me.

Dopo il Tour tornerà l’obiettivo olimpico?

Certamente. Lottare per la madison è un grande obiettivo. Il 2021 fu magico anche per questo. Prima vincemmo al Tour, poi andai alle Olimpiadi e vinsi quella medaglia d’oro. Sarebbe un sogno ripetersi, per questo già dalla scorsa stagione lavoro sodo anche in pista. Finito il Tour, ci saranno quasi tre settimane. Ricordo che nel 2021 ero così concentrato sulla pista che il passaggio dalla strada funzionò benissimo e il Tour si rivelò per me la migliore preparazione.

Cavendish agli occhi di Morkov è sereno e molto determinato nella rincorsa al Tour (foto Astana)
Cavendish agli occhi di Morkov è sereno e molto determinato nella rincorsa al Tour (foto Astana)
Che differenze vedi fra il Cavendish di oggi e quello nello stesso periodo nel 2020?

La coincidenza è che anche allora eravamo in questo hotel, perché il Suitopia Suites in cui la Quick Step va da anni, era chiuso per il Covid. Anche allora dividevamo la camera ed è proprio la stessa di adesso. Perciò stare qui mi porta alcuni bei ricordi. Lo vedo meglio oggi, soprattutto sul piano psicologico. Sembra stare molto bene e sembra felice. Penso che ci stiamo godendo il momento con la squadra, non ci sono le pressioni di quella volta e percepiamo il sostegno. In più lo vedo pedalare davvero bene e questo mi dà fiducia.

Cavendish e il ciclismo, tanta grinta e vero amore

18.12.2023
7 min
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ALTEA (Spagna) – Lo stesso hotel dello scorso anno. Bianco, imponente, affacciato sul mare. Casa Astana è silenziosa ed elegante, nel soffitto della gigantesca hall galleggiano a mezz’aria enormi decorazioni natalizie. L’unica brutta sensazione è legata al fatto che qui morì Umberto Inselvini, ma è meglio non pensarci e piuttosto ricordarsi di lui. Cavendish è rientrato da poco con il suo gruppo di lavoro. Qualcuno maligna che arriverà tardi all’intervista, invece lui salta fuori dal nulla con la tuta e il cappello calzato sulla testa.

Una volta visto su Netflix il film che lo riguarda, abbiamo iniziato a guardarlo in altro modo. E forse aver raccontato a quel modo le sue difficoltà è stato catartico. Il Cavendish che oggi ci viene descritto come un compagnone capace di fare gruppo è diverso dall’immagine che tanti avevano di lui, eppure in fondo a quel digrignare degli occhi arde il fuoco dei grandi.

Doveva ritirarsi, così almeno aveva annunciato. Invece Vinokourov è stato bravo a fare il suo mestiere e l’ha convinto a restare, prendendo per lui Morkov, il miglior pilota delle volate, e per direttore sportivo quel Mark Renshaw che lo guidò nei primi sprint. Quindi ha aggiunto al pacchetto Vasilis Anastopoulos, allenatore d’oro della Soudal-Quick Step e Cav si è lasciato convincere. Anche perché forse l’idea di smettere non ce l’ha mai avuta davvero. Chi si fermerebbe a una sola tappa dal record di vittorie al Tour de France?

Cavendish ha incontrato ieri la stampa nell’hotel di Altea, ritiro dell’Astana
Cavendish ha incontrato ieri la stampa nell’hotel di Altea, ritiro dell’Astana
Come stai, Mark?

Sto bene, grazie. E grazie per avermelo chiesto.

Stai vivendo un vero inverno da corridore, l’anno scorso non fu così. Pensi che darà buoni frutti?

Mi stavo allenando anche l’anno scorso, ma questa volta è diverso. Ho un obiettivo, so dove sto andando veramente. Sono stato costretto a ripartire da un infortunio, non mi sono mai preso troppo tempo libero. Man mano che invecchi, non hai bisogno di una pausa lunga, perché poi è difficile far ripartire il motore. Quindi ho sempre continuato a pedalare, ma ovviamente non per allenarmi. Semplicemente sono andato in bicicletta e quando sono arrivato qui non stavo benissimo. Ma abbiamo avuto bel tempo, ci siamo allenati davvero bene e siamo molto felici. Parto per il nuovo anno con tutte le cose a posto e mi piace molto. Grazie.

Un’interruzione si impone. Non crediate che Mark abbia detto le 108 parole della risposta precedente tutte d’un fiato. Ha quel suo modo di parlare a bassa voce, smozzicando le lettere. A volte si ferma. Si capisce che stia seguendo un ragionamento, per cui è bene non fare la domanda successiva, finché non ti fa capire che ha detto tutto. E questo di solito si capisce perché dice: «Grazie».

Al Giro d’Italia del 2023, Cavendish ha vinto la tappa di Roma: un successo commovente
Al Giro d’Italia del 2023, Cavendish ha vinto la tappa di Roma: un successo commovente
Inizi dalla Colombia, anche per avere i vantaggi della quota. Non potevate cercare posti in giro per l’Europa?

In Europa non ci sono condizioni simili, a meno che non decidiamo di allenarci sulla neve o cose del genere. In realtà non ho mai fatto tanta altura nella mia carriera, ma ora forse è necessario. Non so che tipo di vantaggio otterrò, non so se non facendolo sarei a un livello più basso. Però stavamo cercando un posto per provare e abbiamo trovato la coincidenza con il Tour Colombia. L’accoppiata fra ritiro e corsa potrebbe funzionare bene.

La tua stagione si fermerà se dovessi vincere quella tappa o andrai avanti?

Non ci ho davvero pensato, semplicemente.

Vasilis Anastopoulos ha detto che l’anno prossimo ridurrai il tuo calendario di gare, facendo più allenamenti. Questo esclude la possibilità di fare il Giro prima del Tour o ti piacerebbe provarci?

Quest’anno ho trascorso molti giorni in gara. Ho la fortuna che non mi pesi molto, ci sono sempre riuscito, ma il prossimo anno potrebbe essere un ostacolo. Il Giro è veramente bello, ma credo che come già nel 2023 vivrò la stagione gara per gara. Quest’anno non l’ho fatto per mettermi alla prova, per ottenere la selezione per il Tour de France. L’ho fatto perché sentivo di poterlo fare e potrei riprovarci, perché è una corsa molto bella in cui vestire la maglia Astana. Vedremo.

Mancano 60 chilometri all’arrivo della tappa di Limoges, una distrazione e Cavendish finisce sull’asfalto. Il Tour 2023 finisce qui
Mancano 60 chilometri all’arrivo di Limoges, Cavendish finisce sull’asfalto. Il Tour 2023 finisce qui
La sensazione è che avrai attorno compagni forti e più esperti…

Sai, quando ero alla Quick Step non dovevo trovare i giorni di gara in anticipo per sapere a che livello fosse la squadra. Non dovevo scegliere le corse in cui fare le prove. Avere compagni esperti sarà sicuramente un vantaggio. Ma non è che io qui sia il capo, ovviamente posso avere voce in capitolo su cosa funzionerebbe e cosa no, su cosa ha dimostrato di funzionare in passato o cosa no. Tuttavia per il resto, sono solo un corridore.

Però intanto l’Astana è diventata una delle squadre migliori per lo sprint…

Sono fortunato. Storicamente la squadra non si è mai concentrata su questo, ma abbiamo un manager come Alex (Vinokourov, ndr) che ha corso in bicicletta, quindi è consapevole di quello che stiamo facendo. Ho grande fiducia e finora sembra che tutto stia andando come deve.

L’anno scorso avevi detto che il 2023 sarebbe stato l’ultimo, poi hai cambiato idea. E’ successo dopo la caduta del Tour?

Penso che il fattore più importante sia stato sapere di essere apprezzato. Non mi sentivo così da tanti anni. Apprezzato come corridore, per la mia immagine, come compagno di squadra e cose del genere. Ero felice, sono felice e ho trovato che fosse ironico doversi fermare proprio nel momento in cui ero felice e riuscivo a godermi la vita da corridore. Ho scoperto di amare questo sport come quando ho iniziato, quindi non c’è voluto molto per decidere.

Nessun dubbio?

Il punto era soprattutto capire come sarei tornato dall’infortunio. A quel punto, subito dopo il mio ritorno dall’ospedale, Alex mi ha chiesto se volevo continuare e l’ho trovato gentile. Sentire il capo di una squadra parlarmi così mi ha fatto capire che è stato un vero campione in sella a una bicicletta. Ha capito il mio stato. Al riguardo non penso di avere altro da dire. Amo il mio lavoro e voglio semplicemente godermelo, perché è davvero un bell’ambiente.

Per Cavendish, WIlier Triestina ha realizzato una Filante customizzata
Per Cavendish, WIlier Triestina ha realizzato una Filante customizzata
L’intervento di Vinokourov è stato decisivo?

Il suo e quello dei ragazzi: quello forse è stato ancora più decisivo. Quando ho detto loro che stavo per ritirarmi e che non sarei più stato un corridore, tutti mi hanno detto: «Non puoi farlo». Ed è stato davvero un grande fattore. Ho capito di dover dare l’esempio. E del resto la mia filosofia è sempre stata di non mollare mai. Potevo farlo io?

L’ultima volta che hai vinto una tappa al Tour, avevi accanto Morkov. Cosa rappresenta per te?

E’ il miglior leadout al mondo. Chiunque abbia Michael Morkov ha maggiori possibilità di vincere una tappa del Tour de France. E’ così, è grandioso. Corriamo insieme da 14 anni, abbiamo passato di tutto, in corsa e giù dalla bici. Proprio come è stato con Mark Renshaw, lui per me è la calma… Oddio, non è poi così calmo, ma mi permette di restare in equilibrio, mettiamola così (ride, ndr).

Che ruolo ha avuto il pubblico in questa decisione?

E’ stato travolgente. Il sostegno che ho avuto non solo quest’anno, ma anche negli anni scorsi è stato davvero meraviglioso. Sono fortunato a praticare uno sport in cui i fan possono farsi sentire così da vicino e così bene. Puoi sentire l’emozione che vivono. Ne ho già parlato altre volte in precedenza, vivono il loro viaggio al tuo fianco e ti guardano mentre lo fai. Mi piace pensare che la mia storia possa avere risonanza a qualsiasi livello e per tante persone. E mi piace pensarlo, perché non so quanti altri abbiano lottato per un obiettivo come questo.

Quarta tappa del Tour 2021, Cavendish torna a vincere. C’è lo zampino di Morkov, ora passato all’Astana
Quarta tappa del Tour 2021, Cavendish torna a vincere. C’è lo zampino di Morkov, ora passato all’Astana
Mark, lo sport è cambiato tantissimo da quando hai iniziato, fra tecnologia, nutrizione e allenamento. Quanto è diverso questo sport da quando hai iniziato? Ti ha costretto a cambiare molto?

Sì, ma non tanto quanto si potrebbe pensare. Si è sempre evoluto, pratico questo sport da quasi 20 anni come professionista e non sarò l’unico che ha dovuto evolversi in 20 anni. Sono molto fortunato ad aver avuto una carriera così lunga e capisco anche che esserci riuscito significa essersi adattato e sono grato per essere stato in grado di farlo.

Cosa pensi quando dicono che sei il più grande velocista di tutti i tempi?

Se ci pensi, sono belle parole da sentire. E’ imbarazzante. Sono cresciuto guardando questo sport e ho sempre sognato che un giorno, se mai ci sarà un libro sui grandi del ciclismo, il mio nome possa essere fra quelli. E’ sempre stato più di un lavoro per me, ma ugualmente penso che sentirmi dipingere a quel modo sia davvero molto imbarazzante.

Il tuo film è molto commovente…

Sono contento che ti sia piaciuto. Grazie.

Firma un libro e prende la via della stanza. Mark Cavendish, signori, meglio di un buon vino. Verrebbe da trattenerlo e non lasciarlo più andare.

Renshaw di nuovo al fianco di Cav. Non solo per il record

16.11.2023
5 min
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E’ singolare il fatto che una delle più grandi scommesse della prossima stagione ciclistica sia legata a un corridore che compirà a maggio 39 anni. All’Astana Qazakstan Team i lavori per permettere a Mark Cavendish di stabilire l’agognato record di vittorie al Tour (il britannico ha già eguagliato il primato di Merckx) sono già cominciati, anche se il primo ritiro pre-stagionale deve ancora arrivare.

Intorno al corridore dell’Isola di Man si sta costruendo un’intelaiatura di prim’ordine: è arrivato Morkov, il re dei pesce-pilota e chi lo aveva preceduto in questo ruolo negli anni d’oro del britannico, ossia l’australiano Mark Renshaw è tornato al fianco del compagno di mille battaglie, questa volta come consulente per gli sprint.

Renshaw è stato un ottimo velocista, con 11 vittorie all’attivo. Vanta anche molti successi su pista
Renshaw è stato un ottimo velocista, con 11 vittorie all’attivo. Vanta anche molti successi su pista

Renshaw è ancora nella sua terra natia agli antipodi, ma sta già ragionando su quel che si potrà e si dovrà fare per regalare all’amico Mark l’ultima grande gioia: «Io ho smesso di pedalare professionalmente nel 2019. Sono tornato in Australia e ho aperto due negozi di biciclette dove vivo. Nel periodo del Covid l’impegno è stato molto intenso, ma ora c’è un po’ di calma e mi sono potuto rimettere in gioco. Per me è davvero un piacere tornare a lavorare nel ciclismo professionistico, è nel mio sangue».

Tu che lo conosci bene, è ancora il Cavendish in grado di lottare con i più forti sprinter?

Credo di sì. Credo che sia ancora in grado di lottare per la vittoria. Penso anche che quest’anno, al di là dello strapotere di Philipsen, con un po’ più di fortuna e alcune cose messe al punto giusto, una vittoria sarebbe stata possibile. L’anno prossimo sarà pronto, perché quando avremo superato questa offseason, mancheranno solo sei mesi al Tour, ma lui sa come preparare la sua formazione, e penso che la sua esperienza significherà molto.

Renshaw e Cavendish hanno corso insieme nel 2009-10 alla Columbia-Htc e nel 2016-19 alla Dimension Data
Renshaw e Cavendish hanno corso insieme nel 2009-10 alla Columbia-Htc e nel 2016-19 alla Dimension Data
Secondo te dovrà puntare tutto sul Tour o lo potremo vedere protagonista anche in primavera?

Penso che l’obiettivo della squadra sia partire forte e conquistare vittorie già da inizio stagione. Abbiamo una squadra che ha davvero esperienza, con Morkov e Ballerini insieme a Cav abbiamo un treno di grandi talenti, quindi non vedo alcun motivo per cui non dovremmo essere in grado di vincere le gare prima del Giro di Francia.

Come intendi lavorare con lui nella preparazione e nell’approccio alle volate, cambia qualcosa rispetto al passato?

Ci sono stati alcuni enormi sviluppi nel ciclismo, principalmente riguardo alla tecnologia che possiamo usare per analizzare i finali di gara. Poi ci sono tutti quei fattori fuori dalle corse, dall’allenamento alla nutrizione al recupero. Il mio lavoro sarà dare a Mark come a tutti i corridori la maggior quantità di informazioni possibili, la massima esperienza che posso trasmettere. Alla sua età c’è poco da cambiare, sa bene come si fa, come sfruttare ogni fattore. Io credo che avremo successo. Io potrò fare la mia parte, ma saranno i corridori a correre…

L’australiano è molto legato a Cav, anche fuori dalle corse. E’ stato scelto anche per questo
L’australiano è molto legato a Cav, anche fuori dalle corse. E’ stato scelto anche per questo
Quest’anno arriva Morkov come ultimo uomo: quali sono le differenze fra te e lui?

Non c’è una grande differenza tra noi quando eravamo entrambi nel fiore degli anni. Morkov è ancora lì, un vero professionista in grado di fare la differenza. Rispetto a quando correvo io, penso che il ciclismo sia cambiato, ci sono sicuramente più squadre di livello superiore e ci sono più velocisti di alto livello. Prima Cav forse aveva due o tre velocisti davvero forti, sempre difficili da battere, ma pochi del suo livello. Ora ce ne sono almeno cinque o sei che possono presentarsi ad una gara ed essere competitivi. Penso che davvero la profondità dei velocisti di vertice sia aumentata negli ultimi anni e questo rende tutto più difficile.

Tornando al passato, quali sono le più grandi soddisfazioni che hai vissuto con Mark, c’è una volata che ti è rimasta impressa?

Guarda, il più iconico è sempre lo sprint finale del Tour, è lì che si stappa lo champagne… E’ sempre la foto che resta nella storia del Tour de France. Ma dico sempre che alcuni dei migliori sprint sono stati in gare meno conosciute. Ad esempio, Giro della Turchia, Giro della California. Lì abbiamo fatto alcuni dei migliori sprint di sempre, la mia potenza era la massima della carriera, ma poiché non sono il Tour de France, non sono stati visti da così tante persone.

Il trionfo di Cavendish nella tappa finale del Tour 2009, dietro Renshaw, 2°, festeggia allo stesso modo… (foto Getty Images)
Il trionfo di Cavendish nella tappa finale del Tour 2009, dietro Renshaw, 2°, festeggia allo stesso modo…(foto Getty Images)
E’ difficile lavorare con Mark in corsa, che tipo è?

Non penso che sia difficile lavorare con lui: quando arrivavamo a una gara avevamo obiettivi chiari, avevamo un quadro chiaro di come dovevamo raggiungere l’obiettivo e abbiamo seguito tutti i passi necessari. Avevamo ottimi compagni di squadra su cui potevamo contare e la fiducia all’interno del team ha reso tutto facile. Mark sapeva bene che ero sempre in grado di metterlo nella posizione giusta, di pilotarlo verso il momento giusto nelle condizioni ideali. Non direi che sia stato difficile. Avevamo semplicemente grandi aspettative l’uno verso l’altro e penso che questo sia ciò che ha fatto la differenza più grande.

E come carattere?

Sì, siamo personaggi molto diversi, per alcuni lati opposti. Ma in gara eravamo la stessa cosa, concentrati e anche grintosi quando serviva. Nel finale ci trasformavamo. Al di fuori della gara siamo molto diversi. Io sono molto più calmo e ho un approccio molto più pianificato, lui a volte lascia che le cose lo influenzino in un modo o nell’altro, mentre io stesso cerco di concentrarmi su quel che posso fare.

A Morkov è affidato il compito di pilotare Cavendish verso il sogno delle 35 vittorie al Tour
A Morkov è affidato il compito di pilotare Cavendish verso il sogno delle 35 vittorie al Tour
Vedi nell’ambiente un altro Cavendish che sta crescendo?

Non credo che ci sia alcun velocista che abbia qualche possibilità di imitare Cav. Ewan sembrava aver intrapreso un percorso simile, ma in realtà gli ultimi due anni non sono stati eccezionali. Ma per quanto mi riguarda, non vedo nessun giovane sprinter che possa davvero raggiungere i limiti che Cav aveva quando era giovane. Mark è inimitabile…

In Turchia si è rivisto Cavendish. Manzoni: «Leader motivato»

23.10.2023
5 min
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Durante il Giro d’Italia aveva annunciato il ritiro, non prima di andare al Tour de France per accaparrarsi il record assoluto di vittorie di tappa. Poi dopo la caduta e il conseguente ritiro, Mark Cavendish è tornato sui suoi passi. Non c’è stato un ritorno ufficiale. Anzi…

Fatto sta che all’ultimo Giro di Turchia, Cav è arrivato ultimo. Che il corridore dell’Astana-Qazaqstan abbia concluso la sua prova in “maglia nera” poco conta. Conta che c’era. Conta che dopo il Tour sia tornato a mettere il numero sulla schiena.

Mario Manzoni (classe 1969) è stato pro’ per 14 stagioni. Oggi è uno dei diesse dell’Astana
Mario Manzoni (classe 1969) è stato pro’ per 14 stagioni. Oggi è uno dei diesse dell’Astana

In quei giorni turchi a dirigerlo dall’ammiraglia c’era Mario Manzoni, grande ex velocista, e oggi diesse del team kazako. Team che in Turchia la classifica non solo l’ha chiusa, appunto con Cavendish, ma l’ha anche aperta con Lutsenko. 

Quando lo intercettiamo, Manzoni è di ritorno da Dalmine. Anche l’Astana-Qazaqstan ha concluso il suo ritro “senza bici”, un breve raid nel bergamasco. «Solo che noi – dice il direttore sportivo lombardo – non eravamo tutti. C’erano i nuovi arrivati e qualche senatore, come Cav appunto, e Lutsenko che hanno accolto i nuovi innesti e le giovani leve. Mark è un personaggio vero. Ce ne rendiamo conto e per questi eventi ci deve essere. E’ un riferimento per i campioni in gruppo, figuriamoci per i nuovi del nostro team». Tra i nuovi arrivati, tanto per ricordarne uno, c’è anche Michael Morkov.

Cav al lavoro per la squadra durante il Giro di Turchia
Cav al lavoro per la squadra durante il Giro di Turchia
Mario, partiamo dal Giro di Turchia. Ti sei ritrovato Cavendish. Un ritorno importante…

Secondo me è stato importante che Mark sia rientrato in corsa. Aveva preso questo accordo con la squadra e sono convinto che gli abbia fatto bene, visto come è andata la sua stagione e vista quella che verrà.

Ci puoi raccontare del suo “non ritiro”?

La caduta al Tour l’aveva lasciato con l’amaro in bocca. Lui era, ed è, molto motivato nell’inseguire questo record di vittorie, ma anche per le altre gare. Vinokourov gli ha lanciato subito la proposta di continuare dopo l’abbandono della Grande Boucle. Ma abbiamo avuto subito il sentore che la cosa non sarebbe finita lì. E’ una mia sensazione.

Hai parlato positivamente della gara in Turchia di Cav, nonostante sia arrivato ultimo. Su che basi giudichi dunque la sua prestazione?

La giudico nel complesso e nel lavoro che ha svolto. Le prime tappe erano impegnative e lui era un po’ che non correva, di fatto dal ritiro al Tour, okay si è allenato, ma la corsa è un’altra cosa. Nel frattempo abbiamo vinto la tappa e preso la maglia con Lutsenko, a quel punto dovevamo controllare la gara. Ebbene, Mark ha svolto un grande lavoro nei primi 100, anche 150 chilometri, facendoci risparmiare degli uomini per il finale. Quindi il suo è stato un supporto vero, concreto. E si è mostrato un vero leader, sia in corsa che fuori.

Cavendish e Lutsenko, leader veri. In particolare Cav è parso sereno nella trasferta turca
Cavendish e Lutsenko, leader veri. In particolare Cav è parso sereno nella trasferta turca
Cavendish è da voi solo da un anno e tu sei il secondo direttore sportivo dopo Zanini a dirci del suo essere leader anche al di fuori della corsa…

E’ così. Cavendish in gruppo è sereno. Ha dato messaggi forti alla squadra. Con Lutsenko è stato un vero leader. Si è ambientato bene.

Insomma il suo è un ritorno vero. Non è il campione che si trascina e che non accetta l’idea del fine carriera…

Se uno come lui corre ancora di certo non lo fa per soldi o perché non sa cosa fare nella vita, ma lo fa perché ha una super motivazione. Come ho detto si è trovato bene in squadra. C’è gente che gli vuole bene e che lo ha accolto alla grande. Mark è un personaggio costruttivo, anche nelle critiche. Ogni volta che l’ho diretto, ho trovato un professionista serio e motivato. Allo ZLM Tour in Olanda, ricordo che era molto attento, guardingo… ma solo perché aveva paura di cadere prima del Tour.

Mario tu sei stato un velocista e sappiamo che col passare degli anni è sempre più difficile per uno sprinter primeggiare, tanto più oggi che ci sono dei ragazzini subito vincenti. Che idea ti sei fatto? Davvero Cav ce la può fare?

E’ vero, è sempre più difficile e si sa che con il passare degli anni si perde esplosività, ma è anche vero che lui è Cav… e non è uno normale! Vuole questo record, è consapevole che ha a che fare con velocisti molto forti. Li rispetta, ma non li teme. Il fatto che sia riuscito a vincere al Giro è stato importantissimo. Sa che ci può credere. Non è facile, ma se ci crede allora è sul pezzo.

Un buon clima in squadra. Poche volte si era visto il britannico (a destra) tanto sorridente e disponibile
Un buon clima in squadra. Poche volte si era visto il britannico (a destra) tanto sorridente e disponibile
Talmente sul pezzo che è riuscito non solo a non far smettere Morkov, ma anche a farlo arrivare da voi. Il danese si aggiunge così a Ces Bol e forse anche a Michele Gazzoli che abbiamo visto molto attivo nei finali veloci per Syritsa.

Lo scorso anno Bol, come Cav, era rimasto coinvolto nel caso B&B Hotels. Abbiamo trovato l’accordo anche con lui e posso dire che sono molto contento di averlo in squadra, a prescindere da Cav perché Ces è un corridore vero. Sarebbe stato un peccato perderlo. Ora è arrivato anche Morkov e abbiamo visto in questi anni le sue qualità di apripista. Da quel che ho visto alla tv il feeling con Jakobsen non è più lo stesso. Da ex velocista ho notato piccoli dettagli, movimenti, dai quali si capisce che forse Jakobsen non si fida più ciecamente di lui. Forse lui stesso ha perso un po’ di sicurezza dopo l’incidente. E spesso avevano avuto i presupposti per primeggiare.

Il ritorno alle corse di Cav dunque non è stato fine a se stesso, gli ha consentito di finire l’anno un po’ come tutti gli altri, di riprendere l’inverno con una certa routine e magari anche di controllare il peso?

Esatto. Pensate se non avesse più corso dal Tour. Sarebbero passati 6-7 mesi prima della gara successiva. Avrebbe fatto più fatica con il ritmo gara, con certi automatismi con la squadra e certe sensazioni. Col peso non era messo male. Certo, non era super tirato, ma aveva fatto la BIA (bioimpedenziometria, ndr) ed era in linea con il periodo.