Cattaneo alla Red Bull: costanza e versatilità a servizio dei giovani

18.09.2025
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SOLBIATE OLONA – Mattia Cattaneo è tra gli azzurri che arriveranno oggi a Kigali, i primi a vedere da vicino e prendere confidenza con le strade del mondiale rwandese. Il corridore bergamasco si appresta ad affrontare un triplo impegno non da poco, si parte con la cronometro individuale di domenica 21 settembre. Poi arriverà il mixed team relay mercoledì 24, insieme a Matteo Sobrero, Marco Frigo, Federica Venturelli, Monica Trinca Colonel e Soraya Paladin. Infine Cattaneo sarà anche al via della prova su strada di domenica 28 settembre

«Parleremo delle varie tattiche quando arriveranno anche gli altri corridori per la prova in linea – ci racconta ai piedi del pullman della Federciclismo – intanto pensiamo alle due prove contro il tempo. Il percorso, sulla carta, è abbastanza adatto alle mie caratteristiche. E’ una giusta via di mezzo che mi piace, l’obiettivo è il solito: piazzarsi tra i primi dieci. Speriamo il più avanti possibile, sarà difficilissimo andare a podio, se dovessi arrivare tra il settimo e il decimo potrei dirmi felice».

Mattia Cattaneo durante la conferenza stampa di presentazione delle formazioni per i mondiali di Kigali
Mattia Cattaneo durante la conferenza stampa di presentazione delle formazioni per i mondiali di Kigali

Il nuovo dietro l’angolo

Un mondiale che lo vedrà protagonista, prima di gettarsi a capofitto verso le ultime gare di stagione in maglia Soudal-QuickStep. Correrà fino al Lombardia, nel quale sarà a sostegno di Remco Evenepoel, poi sarà tempo di pensare al futuro. Infatti Mattia Cattaneo seguirà il campione olimpico alla Red Bull-BORA-hansgrohe

Le parole spese da Ralph Denk danno la dimensione di quanto la Red Bull conti sulle qualità del bergamasco: «Con Mattia continuiamo la nostra strategia di affiancare i nostri giovani talenti a professionisti esperti – ha detto il general manager – apporta consapevolezza ed esperienza nelle gare, oltre a una grande potenza che fornisce energia fondamentale alla squadra, dalle gare di un giorno ai Grandi Giri».

Cattaneo sarà impegnato nella cronometro individuale, nel mixed team relay e nella prova su strada
Cattaneo sarà impegnato nella cronometro individuale, nel mixed team relay e nella prova su strada
Mattia, parole importanti…

Sicuramente alla mia età, dopo la carriera che ho avuto, sentirsi così ben voluto da una squadra del genere è molto gratificante. Dove sono ora (Soudal-QuickStep, ndr) stavo bene, però per gli ultimi anni di carriera una spinta in più in una nuova realtà sicuramente non fa male. Sono davvero contento, credo di poter portare un bel bagaglio di esperienza a un gruppo giovane. Nella mia carriera ne ho viste di cose, sia positive che negative. 

Cosa senti di poter dare?

Vengo da un ciclismo che è un pochettino diverso da quello attuale. L’ho detto anche alla squadra, magari posso aiutare anche i giovani a trovare un equilibrio tra l’essere dei robot e l’essere più “umani”. 

L’arrivo di Cattaneo alla Red Bull-BORA-hansgrohe sarà importante per la crescita dei giovani
L’arrivo di Cattaneo alla Red Bull-BORA-hansgrohe sarà importante per la crescita dei giovani
Tra i giovani ci sarà un certo Pellizzari, che tra qualche giorno ti raggiungerà ai mondiali…

Credo e spero di poter essere una figura di riferimento per lui. Giulio lo conosco marginalmente, ma credo sia un ragazzo molto ambizioso ed è giusto che sia così visto quello che ha dimostrato. Credo di poter essere un buon punto di riferimento in determinate corse. Fermo restando che lui deve essere Giulio Pellizzari, non Mattia Cattaneo o chi per esso. Io, come sempre faccio con i miei capitani, dico la mia in modo onesto e sincero. Da lì mi limito a fare il mio lavoro, sta a loro poi decidere se ascoltarmi, cosa ascoltare e come usare i miei consigli.

Sull’aspetto tecnico si era dato tanto della tua costanza, che è quello che forse poi ha spinto poi Red Bull a credere in te?

Sì, negli ultimi anni ho trovato un equilibrio nel tipo di lavoro che faccio e questo mi permette anche quando non sono al 100 per cento di riuscire comunque a essere di supporto. Quando sto bene il mio lavoro dura magari cento chilometri, altrimenti mi concentro su un chilometraggio minore. Però il mio lavoro riesco sempre a farlo. Mi autoelogio…

Cattaneo continuerà a correre accanto a Evenepoel, il belga si fida ciecamente del bergamasco
E’ giusto ogni tanto…

Nella mia carriera sono stato bravo a trovare la mia dimensione che mi permette di riuscire a fare il mio lavoro nel migliore dei modi, penso sia la cosa più difficile nello sport in generale.

Qual è questa dimensione che ti senti di aver trovato?

Riesco a essere nel posto giusto e al momento giusto. Inoltre a cronometro sono uno costante, non un campione, ma sono sempre tra i primi. Quelli buoni diciamo. Anche questo aspetto fa parte della costanza che mi ha permesso di dare sempre il mio supporto ai capitani. Sono uno dei pochi corridori che può aiutare a tirare le volate e allo stesso tempo restare a fianco al leader in salita, credo che questa versatilità sia un po’ il mio punto di forza.

La versatilità di Cattaneo sarà fondamentale anche nelle prove a cronometro del mondiale
La versatilità di Cattaneo sarà fondamentale anche nelle prove a cronometro del mondiale
C’è stato anche lo zampino di Evenepoel per questo trasferimento alla Red Bull-BORA-hansgrohe, ne avete parlato?

Onestamente avevo già dei contatti prima che Evenepoel iniziasse a trattare, poi logicamente il suo arrivo ha portato un’accelerata alla contrattazione. Sicuramente ha giocato un ruolo importante anche il suo arrivo al Red Bull. Tra noi due c’è un ottimo rapporto, è già qualche anno che si fida parecchio di me nelle situazioni importanti di gara. 

Avete già parlato di calendario per il 2026?

No, onestamente no. Prima penso a finire bene questa stagione con i mondiali e poi le classiche in Italia fino al Lombardia. Una volta finito ci concentreremo sulla nuova avventura. Il primo appuntamento, per conoscerci e parlare, dovrebbe essere a fine ottobre.

Undici (meno uno) italiani al Tour: velocisti, gregari e attaccanti

06.07.2025
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LILLE (Francia) – Erano undici gli italiani al via del Tour de France. Tre più dell’anno scorso e tutto sommato era una gran bella notizia, specialmente per come si era messa. Anche stavolta dovevamo arrivare a otto-nove, stando alle stime. Poi invece ecco Albanese e Dainese unirsi alla “legione francese”. Ma per una bella notizia che c’è, ne arriva subito una brutta: Filippo Ganna ieri ha lasciato la corsa dopo cento chilometri o poco più. Una vera doccia fredda.

Tuttavia chi c’è è pronto a vendere cara la pelle. Non sarà facile, visto il livello mostruoso che c’è in tutti i settori, ma se questi corridori sono qui è perché a quel livello mostruoso contribuiscono anche loro. Presentiamoli dunque questi alfieri che sulle strade di Francia cercheranno di fare “casino”, di vincere, di aiutare.

I velocisti

Appartengono a questa categoria: Jonathan Milan, il suo compagno Simone Consonni e Alberto Dainese.
Milan è al debutto sulle strade del Tour e lo abbiamo visto ieri, quando purtroppo si è fatto sorprendere dai ventagli. E’ partito sereno e anche molto motivato. Alla presentazione dei team, lui e Consonni hanno parlato di un treno molto buono. Avevano provato due volte il finale di queste frazioni iniziali una volta arrivati a Lille. E hanno detto che dopo averlo visionato avevano rivisto qualcosa proprio nella disposizione del treno. Simone dovrebbe essere l’ultimo uomo, per una coppia che ormai naviga insieme da diversi anni. Entrambi sono in ottime condizioni.
Piccola curiosità: secondo Ganna, Milan è il favorito per la maglia verde.

Dainese invece è alla sua seconda Grand Boucle. Nel 2022, giovanissimo, ottenne un settimo e un terzo posto. Proprio in virtù di quei piazzamenti ci si aspettava un po’ di più dal portacolori della Tudor Pro Cycling, ma anche lui ha avuto le sue belle sfortune, come alcune brutte cadute persino in allenamento. Però se è qui è perché sta bene. Quest’anno non ha ancora vinto, magari è il momento giusto. Semmai, avendo Marius Mayrhofer in squadra, c’è da capire chi aiuterà chi. Alberto potrebbe essere l’ultimo uomo. O potrebbero anche scambiarsi i ruoli, come è già successo al Giro 2024.

Per i capitani

Di certo Mattia Cattaneo ed Edoardo Affini sanno bene che sono stati portati in Francia dalle rispettive squadre, la Soudal-Quick Step e la Visma-Lease a Bike, per aiutare i loro capitani. Difficilmente avranno carta bianca, ma il gioco ne vale la candela. Entrambi i loro leader puntano alla maglia gialla.

Cattaneo è alla corte di Remco Evenepoel. La squadra ripone una fiducia immensa in lui. E tanto più senza Mikel Landa, probabilmente Mattia sarà chiamato anche a fare qualche straordinario in salita. Remco lo ha voluto. E Cattaneo con enorme professionalità si è fatto trovare pronto.

Altro cavallone di razza è Affini che abbiamo sentito proprio ieri. E sempre ieri lo abbiamo visto subito davanti a menare come un fabbro. Lui ha un compito più specifico da svolgere: supportare la squadra in pianura. Con la sua stazza, in salita è fuori dai giochi, ma in pianura e non solo sarà fondamentale. E di pianura e di vento, specie in queste prime tappe, ce ne saranno tanti.

Terzo a entrare con pieno diritto in questa categoria è Gianni Moscon. Anche lui lavora per un leader niente male: Primoz Roglic. Magari viste le ultime apparizioni, lo sloveno potrebbe fare più fatica in ottica maglia gialla, ma il podio è del tutto alla sua portata. Gianni stesso ce lo ha detto: «Sarò chiamato a lavorare soprattutto in pianura e nelle tappe ondulate».

I casinisti

C’è poi la folta schiera dei ragazzi che andranno a caccia di tappe, da quelle ondulate a quelle in salita, se il gruppo dovesse lasciare andare una fuga. Parliamo di Vincenzo Albanese, di Simone Velasco, di Matteo Trentin e di Davide Ballerini.

Questi ultimi due li avremmo potuti inserire anche nella categoria dei velocisti. In fin dei conti spesso facevano le volate di gruppo. E Ballerini, proprio perché è veloce e tiene in salita, magari potrebbe anche pensare alla maglia verde. Ma certo dovrebbe gettarsi in volata e con Merlier, Milan e compagnia bella, non è facile per lui.

Trentin è Trentin: ha l’esperienza per provare a vincere, ma anche per aiutare il capitano Julian Alaphilippe. Il suo sarà un Tour tutto da scoprire, nonostante sia il settimo più vecchio al via e vanti nove presenze alla Grand Boucle. Guarda caso nella frazione di ieri è stato quinto, primo degli italiani. Nella foto di apertura si nota come fosse davanti a tirare nel ventaglio (al fianco di Affini). Insomma nel momento clou lui c’era.

Gli altri invece, non avendo un uomo di classifica, possono correre liberamente. Un giorno dare l’assalto e un giorno “riposarsi”. Magari è proprio questa la formula per divertirsi e andare forte.
Albanese aveva detto ai microfoni Rai che aveva cerchiato di rosso per esempio la seconda e la quarta frazione. Velasco, più scalatore, aveva visionato la tappa 10, quella del Massiccio Centrale.

Che attacchino, che aiutino o che facciano gli sprint, i dieci italiani rimasti in gara hanno ancora oltre 3.100 chilometri a disposizione per rompere un digiuno di tappe che si protrae dal 2019, quando Nibali vinse a Val Thorens.

Tutti gli uomini di Remco. Petacchi studia la Soudal del Tour

21.06.2025
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Qualche giorno fa con Stefano Garzelli avevamo messo sotto la lente d’ingrandimento le squadre dei principali pretendenti alla prossima maglia gialla: la UAE Team Emirates di Tadej Pogacar e la Visma-Lease a Bike di Jonas Vingegaard. Oggi con Alessandro Petacchi parliamo della Soudal-Quick Step di Remco Evenepoel.

La squadra belga meritava un discorso a parte, visto che tra infortuni, assenze e una rosa meno profonda, Remco è rimasto spesso solo al Delfinato, denunciando una situazione poco entusiasmante. Anche in Belgio la “questione Soudal” ha tenuto banco sui media. Come farà Evenepoel, senza una vera squadra, a contrastare quei due?

Petacchi in ricognizione sulle strade francesi del Tour. Sarà lui la voce tecnica per la Rai
Petacchi in ricognizione sulle strade francesi del Tour. Sarà lui la voce tecnica per la Rai
Alessandro, Remco e la sua Soudal-Quick Step escono dal Delfinato senza avere dato grandi impressioni. Tu cosa ne pensi?

Anche l’anno scorso lui era indietro al Delfinato e poi è andato bene. Quest’anno alla fine ha perso meno, ha un buon peso, nonostante abbia corso di meno per via dell’incidente dello scorso inverno. Direi dunque che ha incentrato tutta la sua stagione sul Tour de France. In salita paga qualcosa a Pogacar e Vingegaard, ma a crono è più forte e quella di Caen, che ho visto, è molto adatta alle sue caratteristiche.

Perché?

Perché è una crono molto veloce, da specialisti. Peccato per lui che la seconda crono sia una cronoscalata.

Passiamo all’analisi della sua squadra in salita. Data per certa l’assenza di Landa e con la perdita di Vervaeke, per la salita avrà solo Paret-Peintre e Cattaneo…

E’ scoperto, parecchio scoperto rispetto agli altri due. Però potrà correre sulla difensiva: questo sarà un po’ il suo leitmotiv. E tutto sommato, se corri su di loro puoi difenderti bene e hai la possibilità di sprecare il meno possibile durante le tappe. Non solo, ma se Remco dovesse fare quel piccolo step in più in salita, può restare con loro là davanti più facilmente. Poi quando esplode la corsa si tratterà soprattutto di gambe.

Al Tour con Evenepoel ci sarà anche Merlier, fresco vincitore della prima tappa al Baloise Belgium Tour
Al Tour con Evenepoel ci sarà anche Merlier, fresco vincitore della prima tappa al Baloise Belgium Tour
Uno dei compagni di Evenepoel al Tour sarà Merlier, uno dei più grandi velocisti. Vista la situazione del Delfinato, ci si è chiesti se fosse corretto portare uno sprinter in una situazione simile, se si vuole puntare al podio. Tu che sei stato velocista e che hai corso in quella squadra, cosa ne pensi?

Merlier al Tour per me ci sta bene e gli potrà anche essere d’aiuto, perché sa anche tirare, si muove bene in gruppo… E poi quale scalatore forte avrebbero potuto portare al suo posto? Le altre due squadre sarebbero comunque state più forti. Non dimentichiamo che per la salita hanno anche Van Wilder, che è un ragazzo giovane, ha già fatto un Giro e se l’è cavata bene.

Quindi velocista sì al Tour?

Sì, anche perché parliamo di un grande velocista e di un ottimo passista, uno che sa affrontare i ventagli, il caos… La squadra, la Soudal, è questa. Se Remco avesse voluto una squadra più forte, dove sarebbe potuto andare? Alla Visma o alla UAE… che hanno già i loro leader. Oppure alla Red Bull-Bora o alla Ineos Grenadiers.

Chiaro…

E infatti le voci che lo vogliono verso questi due team rinascono ad ogni sessione di ciclomercato. Della Ineos se ne parla spesso. Lì avrebbe molta gente forte, anche per la salita: Arensman, De Plus… Ma ripeto, al momento la sua squadra è questa. Gli avevano preso Landa, e non è poco, ma se poi si è fatto male nessuno può farci nulla. Metti Landa, Cattaneo, Van Wilder per la salita, due o tre passisti per la pianura e sei a posto… nonostante il velocista.

Van Wilder è uno dei fidatissimo di Evenepoel e sarà chiamato a un lavoro straordinario
Van Wilder è uno dei fidatissimo di Evenepoel e sarà chiamato a un lavoro straordinario
Hai citato Mattia Cattaneo: che ruolo avrà Mattia?

Lui è un gran bel corridore, poliedrico, completo, esperto. Sa andare forte in pianura e in salita. E sa esserci nei momenti decisivi. Dovrà stargli vicino in salita. Ripeto, la squadra, al netto dei nomi che hanno in rosa, è ottima: gli manca Landa. E’ una signora squadra. Io ci sono stato ed è vero che si stanno ancora trasformando, ma serve del tempo. E’ un po’ il discorso di prima: non vinci le classiche del pavé, ma se non hai Pedersen, Van Aert o Van der Poel con chi vai? A loro è capitato Remco, che va bene per certe classiche e per i grandi Giri e su questo, piano piano, stanno costruendo il team.

L’otto che molto probabilmente vedremo al Tour dunque sarà: Evenepoel, Merlier, Van Lerberghe, Eenkhoorn, Paret-Peintre, Van Wilder, Cattaneo e uno tra Schachmann e Casper Pedersen…

Mi sembra una squadra giusta, ognuno con un ruolo ben preciso. Poi di certo, come in tutti i team, dovranno sceglierne otto, ma avranno lavorato come minimo su una base di 10-12 corridori perché poi alcuni magari non rendono, c’è quello che ha un imprevisto.

Ruoli ben definiti: quello meno definito ci sembra Pascal Eenkhoorn. Lui che tipo di corridore è?

E’ un attaccante e non ha paura di prendere vento in faccia, sia per scappare sia per tirare. E’ quel che si dice un pedalatore. In più sa anche tirare le volate e ricordo che c’è Merlier, che non è un velocista qualunque, ma uno di quelli che danno garanzie. Eenkhoorn, un po’ come Cattaneo, va bene dappertutto, anche se è più forte per le tappe veloci.

Dal Giro al Tour. La preparazione di Cattaneo tra crono e montagne

13.06.2025
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Sarà l’unico italiano a prender parte sia al Giro d’Italia che al Tour de France, e il periodo tra le due corse più importanti del mondo sarà cruciale per Mattia Cattaneo. L’atleta della Soudal-Quick Step ci ha raccontato nel dettaglio come sta gestendo questa fase così delicata.

Per capire al meglio tutto quello che sta affrontando, bisogna tenere a mente due concetti chiave evidenziati dallo stesso Mattia: come si interpreta il Giro e come se ne esce. Due punti fondamentali per impostare tutto il lavoro di giugno.

Alla fine del Giro, Cattaneo ci aveva confidato che sarebbe rimasto due giorni a Roma. Qualche passeggiata nella Città Eterna con la famiglia, un bel piatto di amatriciana e cacio e pepe, ma soprattutto tanto relax, specie per la testa.

Il lombardo (classe 1990) è stato spessissimo in fuga durante il Giro
Il lombardo (classe 1990) è stato spessissimo in fuga durante il Giro
Mattia, iniziamo parlando del riposo totale. Quanto tempo sei stato senza bici dopo il Giro?

In realtà fermo del tutto sono stato tre giorni. I due a Roma da turista e un altro di riposo appena tornato a casa. Poi ho fatto altri quattro giorni di recupero attivo.

Cosa facevi in questo riposo attivo?

Il primo giorno poco più di un’ora, ma super tranquillo. Poi per due giorni ho fatto tre ore, sempre a ritmi molto blandi, e al quarto giorno ancora un’ora. Poi ho ripreso ad aumentare i carichi. Ma tenendo conto che vengo da un grande Giro: i volumi sono diversi. Da questa settimana ho ricominciato ad allenarmi, considerando sia i numeri dal punto di vista scientifico sia le mie sensazioni.

E quali sono i parametri scientifici?

Ce ne sono tanti che osservano i preparatori e chi di dovere, ma penso ai battiti del mattino, alla variabilità cardiaca, alla qualità e alla durata del sonno

E poi c’è l’esperienza…

Esatto. E’ quella che conta di più, almeno per come vedo io il ciclismo. Anche pensando al recupero mentale. Dopo un grande Giro spesso non ti va di pedalare e quando quella voglia ricomincia a farsi sentire, è un ottimo segnale. Io, che sono vecchio, la metto al primo posto. La voglia di andare in bici è uno dei primi sintomi del recupero.

Cattaneo in azione durante la crono del Giro d’Italia: Mattia vuole fare bene agli italiani
Cattaneo in azione durante la crono del Giro d’Italia: Mattia vuole fare bene agli italiani
Come stai lavorando?

Di base faccio due giorni di carico e uno di scarico, ma è tutto molto variabile. Se sto bene, ci aggiungo anche il terzo giorno. E’ una programmazione difficile, che vivo giorno per giorno, molto in base alle sensazioni. E ovviamente in accordo con il mio preparatore. Al pomeriggio mi confronto con il coach: gli dico come sto, come ho reagito al lavoro, se ero stanco in generale oppure solo a livello muscolare. Se non sono al top, o recuperiamo o non si fa il terzo giorno di carico. E viceversa. Altri invece vanno avanti con il loro programma indipendentemente dalle sensazioni.

E davvero ci sono questi atleti?

Tra noi “vecchi” non credo, ma tra i giovani di oggi che si affidano molto alla scienza, immagino di sì.

Cosa fai nei giorni di carico?

Okay il Tour, ma adesso mi sto concentrando anche molto sulla cronometro dei campionati Italiani. Vorrei arrivarci nel miglior modo possibile. In questo periodo sto usando ancora di più la bici da crono. Già di mio la uso tanto, ma adesso faccio proprio allenamenti mirati. So che vincerà Ganna, che Affini mi batterà, ma spero in un posto sul podio! Poi, sapendo che farò il Tour, sto inserendo anche salite lunghe, a ritmo medio-medio alto (quello che oggi chiamiamo Z3-Z4, ndr). Salite anche da 50’-60’.

E dove trovi salite così lunghe?

Vivo in Engadina, nella zona di Saint Moritz in Svizzera (a circa 1.800 metri di quota, ndr), e qui non mancano proprio. Ci sono il Bernina, il Maloja, il Fluela, il Fuorn, lo Stelvio quando passo da Livigno…

Stelvio: domanda più da cicloamatore che da giornalista, Mattia: quando arrivi al bivio dell’Umbrail e mancano 3 chilometri alla cima dello Stelvio, giri o vai in cima?

Dipende da come sto. Se sono “mezzo e mezzo” giro verso valle, l’Engadina. Ma se sto bene tiro dritto. Lo Stelvio è sempre lo Stelvio: quando arrivi lassù e vedi il cartello con scritto 2.700 e rotti metri ti gasi!

Per Cattaneo, vivendo nel cuore delle Alpi, le lunghe salite proprio non mancano (foto Facebook)
Per Cattaneo, vivendo nel cuore delle Alpi, le lunghe salite proprio non mancano (foto Facebook)
Non era una domanda tanto sbagliata allora! E’ bello però sentire certe cose da un pro’. Torniamo seri: prima hai parlato di volumi. Volumi di carico pensando che si esce da un grande Giro. Cosa significa?

Significa fare leva sul volume di lavoro accumulato al Giro. Tutto dipende da come ne esci. Se sei stanchissimo devi per forza puntare al recupero. Se esci bene, come è capitato a me, puoi lavorare. Ma perché sono uscito bene? Perché, anche se nella settimana finale ero spesso in fuga e ci ho provato, ho potuto interpretare la corsa rosa in un certo modo. A volte, anche se stavo bene (e questo è fondamentale), mi staccavo subito e risparmiavo energie facendo gruppetto. Nella terza settimana un paio di volte che mi sono ritrovato in fuga mi sono detto: «Cavolo, ma ho anche il Tour!». Però sapete, se stai bene e hai voglia, ti butti. L’importante è non finirsi. Così puoi sfruttare il meglio del Giro per arrivare al top al Tour. E qui si apre un altro tema: cosa vado a fare al Tour?

E cosa vai a fare?

Dovrò lavorare per Remco, soprattutto in salita. Anche per questo sto cercando di sfruttare il fatto che sono uscito dal Giro molto magro, per aumentare le mie performance in salita. E sto facendo quei lavori sulle scalate lunghe. Se avessi dovuto lavorare per un velocista, avrei recuperato di più e cercato di mettere massa, avrei fatto altri lavori. Ripeto: se non ne esci distrutto, il grande Giro ti aiuta tantissimo. Almeno per me. Anche mentalmente: in vista del Tour non esiste allenamento migliore. Ti dà una gamba che nessun lavoro a casa può darti… a meno che non ti massacri da solo. Ma io non ho né la testa né l’età per farlo. Magari qualche giovane sì.

Un quadro perfetto. Sei stato chiarissimo, Mattia. E si percepiscono i tuoi grandi stimoli.

E’ la prima volta che faccio la doppietta Giro-Tour, quindi è tutto nuovo anche per me. Ma, per come vivo io il ciclismo, è meglio così. Oggi c’è quasi più il rischio di finire sfiancati dagli allenamenti a casa che in gara.

Invece dopo i campionati Italiani, nella settimana che precede il Tour, cosa si fa? Si scarica?

In realtà dopo l’Italiano si sta a casa un giorno solo, perché il martedì si parte già per Lille. Si tratta di ricaricare le energie. Tra viaggio e tutto si hanno tre giorni per pedalare. Magari in uno di questi tre giorni si fanno tre ore, tre ore e mezza un po’ più tirate, e poi basta. Solo recupero, prima e dopo.

Al netto di qualche cambio di programma (doveva fare la Roubaix) Cattaneo è sempre stato nell’orbita del “gruppo Remco” (foto Instagram Soudal-Quick Step)
Al netto di qualche cambio di programma (doveva fare la Roubaix) Cattaneo è sempre stato nell’orbita del “gruppo Remco” (foto Instagram Soudal-Quick Step)
Voi, soprattutto nelle squadre più importanti, testate spesso materiali nuovi. Quelli del Tour li provate a casa?

Sul fronte tecnico e della crono, personalmente non ho nulla di nuovo. La bici che avevo prima del Giro è la stessa che avrò in Francia. Quindi a casa sto usando il mio setup classico

E sul fronte dell’integrazione? Se arriva qualche prodotto nuovo?

Qui qualcosa di nuovo c’è. Al Tour avremo una nuova barretta di carbo e un gel nuovi. E questi vanno provati assolutamente. E’ un allenamento per l’intestino. Ho riportato questi prodotti direttamente dal Giro. In realtà avevamo già iniziato a usarli nel finale della corsa rosa, ma in questa fase è giusto testarli e acquisire feedback.

Ultima domanda, Mattia. Hai accennato a Remco: ormai sei uno dei suoi fedelissimi… Lo hai sentito? Sta bene, a giudicare dal Delfinato.

Ci sentiamo come è normale che si sentano due compagni di squadra. Dire che io sia un suo fedelissimo… fa piacere, ma magari lo dirà lui! Il Tour con Remco era molto probabile sin dall’inizio della stagione e quando mi hanno confermato che sarei andato in Francia con lui, quella è diventata la priorità. Soprattutto con un capitano del genere: ci sono enormi stimoli.

Che fatica stare a ruota di Remco. Effetto scia ridotto al minimo

08.05.2025
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«Dietro Tadej un po’ di scia la senti, ma dietro Remco, è pazzesco… Ha un corpo fatto per il ciclismo, la sua aerodinamica è semplicemente pazzesca. Penso a Skjelmose all’Amstel Gold Race o a Madouas alle Olimpiadi: è davvero un supplizio stargli a ruota. Al Brabante ha “ucciso” lentamente Wout. Mentre lui, a ruota, recuperava».

Parole forti quelle di Benoit Cosnefroy, rilasciate alla TV belga nei giorni delle classiche. Un tema tecnico interessante che abbiamo girato, così com’è, a Mattia Cattaneo, compagno di squadra di Remco Evenepoel alla Soudal-Quick Step e atleta da sempre molto attento alle dinamiche aerodinamiche, vista anche la sua vocazione da cronoman. I due si allenano spesso insieme: Cattaneo sa bene di cosa parlava Cosnefroy.

Mattia Cattaneo è uno dei compagni più esperti di Remco e anche uno dei suoi uomini di fiducia
Cattaneo è uno dei compagni più esperti di Remco e anche uno dei suoi uomini di fiducia
Mattia, insomma è vero quel che dice Cosnefroy?

E’ vero, è vero… Lui è l’estrema espressione di questa esposizione aerodinamica di livello. Quando gli sei a ruota ti chiedi come faccia ad andare così forte e in quella posizione.

Già, come fa?

Io credo sia principalmente una questione di spalle, strette (e con la testa incassata, ndr). Quando gli sei a ruota vedi proprio che lui sparisce sulla bici.

Okay, ma è studiata?

Chiaramente è studiata, ma è qualcosa che a lui viene naturalmente. Remco ci è proprio predisposto. Io per esempio ho una posizione discretamente aerodinamica, ma non riuscirei a stare in quella postura che ha lui.

E qual è?

Spianato sulla bici, con la schiena giù, le spalle strette e la testa in mezzo, i gomiti piegati… Madre natura gli ha dato davvero tanto in termini di impatto aerodinamico. Senza contare che è anche piccolo.

Mattia, immaginiamo che certi dati non siano né facili da stabilire né divulgabili, ma se dovessimo dare una stima, anche grossolana: quanto si spende in più stando a ruota di Remco rispetto ad altri corridori?

Certi numeri non li posso dire, sennò mi licenziano! Se uno potesse vedere i suoi valori di CDA in galleria del vento direbbe che non è possibile. Se dovessi stimare quanto si spende in più alla sua ruota, direi dai 35 ai 50 watt in più rispetto ad un altro corridore. Poi dipende…

Da cosa?

Velocità, altezza degli atleti… Faccio un esempio: Remco è alto 172 centimetri. Magari un Lenny Martinez, il primo dei “piccoli” che mi viene in mente, spende appena 15 watt in più della media. Io che sono più alto sprecherei già parecchio di più.

Esempio di fuga a due con l’ex iridato: Remco a ruota di Van Aert e viceversa. Van Aert si schiaccia molto per prendere meno aria quando è a ruota
Facciamo un esempio restando in casa Soudal-Quick Step, prendiamo un Vansevenant, alto 176 centimetri?

Se alla sua ruota risparmi 100 watt, a quella di Remco arrivi a 60-50… forse. Di conseguenza l’impatto è maggiore. E poi questo conta moltissimo se si è in due. Perché se si è in tre o più le cose cambiano.

Cioè? Spiegaci meglio…

Ipotizzando di stare sempre in linea, chi è in terza posizione prende meno, in quarta ancora meno. Solitamente dalla terza alla quinta posizione sono quelle in cui si spende meno, perché dopo subentrano le turbolenze. E’ un po’ come stare dietro a un camion: se gli sei a due metri è una cosa, se sei a 6-7 è un’altra.

Quindi se si sta da soli con Remco è un bello spreco di energie!

Esatto, se sei piccolo ti puoi salvare, ma se ci dovesse capitare un Jonathan Milan… farebbe una gran faticaccia!

Un mese per dirsi addio: il duro racconto di Del Barba

21.01.2025
3 min
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Una chiamata che non ti aspetti. E’ Mattia Cattaneo, pensi subito che sia successo qualcosa, ma che cosa? Dice che vorrebbe si facesse un articolo per un amico, un massaggiatore che conosciamo benissimo. Emanuele Del Barba, fino al 2024 alla Jayco-AlUla. Stamattina ha perso sua moglie, restiamo di sasso. Lui è accanto, due parole e la promessa di risentirci nel tardo pomeriggio. La giornata scorre in un continuo guardare il display, fino al momento di chiamarlo.

Ha la voce distaccata di quando la botta è così forte che ti ha portato via anche la disperazione. Chi ci è passato lo sa e riconosce la rassegnazione. Si parla per monosillabi, riallacciando storie personali e punti di contatto.

«Se ne è andata in un mese – dice – stamattina, a 43 anni. Non sono lucido, sono in mezzo a un botto di gente, ma sono anch’io disperato. Forse è perché lo so da un mese. Lavorando coi dottori forse mi sono preparato. Così stamattina ero lì col “Catta” ed è venuta a lui l’idea di fare un bell’articolo per la mia Rossella…».

Emanuele Del Barba, Rossella e Federico, 25 anni: una visita al Giro d’Italia
Emanuele Del Barba, Rossella, Federico, 25 anni, e il piccolo Edoardo, 7 anni: una visita al Giro d’Italia

Tutto in un mese

Era il 15 dicembre quando tutto è cambiato e adesso ogni cosa cambierà: se non per sempre, di certo per un lungo periodo. Ora ci sono due figli cui stare accanto. Uno di 25 anni, figlio di Rossella. E uno di sette, per il quale la botta sarà tremenda. Come glielo dici a un bimbo di sette anni che da stasera mamma non tornerà più a casa?

«Ho fatto gli ultimi due anni con la Jayco – racconta Del Barba – e adesso avevo firmato con la Movistar per un po’ di giornate. Invece andrà tutto a monte, ma va bene così devo stare tranquillo a casa con mio figlio e continuerò a lavorare nel poliambulatorio. Non andrò alle corse, ma è giusto così. Avrei dovuto fare il calendario italiano. Invece il 15 dicembre abbiamo saputo che stava male».

Rossella aveva 43 anni e, da buona bresciana, aveva finito con l’appassionarsi al ciclismo
Rossella aveva 43 anni e, da buona bresciana, aveva finito con l’appassionarsi al ciclismo

La passione per le corse

Il ciclismo era entrato a forza nella sua vita, come succede quando sposi uno che ci lavora dentro e che lo vive come una passione.

«Ho ricevuto dei messaggi – dice – ho messo una storia su Instagram, ma poco altro. Volevo farlo sapere a quelli più lontani, perché in un mese non c’è stato il tempo per avvertire nessuno. La passione del ciclismo gliel’avevo passata io, eravamo insieme da 18 anni e quindi cominciava anche lei a venire alle corse. Era bresciana, da noi il ciclismo lo respiri nell’aria».

Guardi la foto di quel sorriso bellissimo e poi finisci le parole. E’ una serata come tante, che in questa casa bresciana non riusciranno a dimenticare. La vita va avanti in salita, non resta che pedalare, con il ricordo doloroso e dolce di Rossella che non c’è più.

Nel nome di Rossella è stata creata una pagina di donazione: https://donazioneinmemoria.airc.it/eventi/nel-dolce-ricordo-di-rossella

Cattaneo, non solo crono e Remco: «Debutto alla Roubaix»

12.01.2025
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CALPE (Spagna) – Sulla panoramica terrazza del maggiore hotel di Calpe, baciati da un sole che non sembrerebbe proprio essere di gennaio, il veterano della Soudal-Quick Step ci ha rivelato i suoi piani per questo 2025. Ovviamente parliamo di Mattia Cattaneo. Piani che sono a dir poco curiosi. Dopo anni trascorsi a supportare i leader nelle grandi corse a tappe e a distinguersi nelle cronometro, Cattaneo ha finalmente ottenuto una chance speciale: il debutto alla Parigi-Roubaix. Per lui, un sogno che si avvera e un tassello che completa il mosaico della sua carriera.

Cattaneo ha raccontato come il team belga stia cambiando volto, con una crescente attenzione ai grandi Giri e una graduale ristrutturazione che ha aperto nuove opportunità anche a lui. Ma non solo pietre e cronometro nel suo prossimo futuro: il supporto a Remco Evenepoel per il Tour de France e il mondiale a cronometro sono gli altri obiettivi chiave di una stagione che si preannuncia densa e forse inaspettatamente stimolante. E non è poco dopo i grossi guai del 2024.

Cattaneo (classe 1990) si appresta ad affrontare la sua 14ª stagione da pro’, la prima con la Roubaix (foto Soudal-Quick Step)
Cattaneo (classe 1990) si appresta ad affrontare la sua 14ª stagione da pro’, la prima con la Roubaix (foto Soudal-Quick Step)
Mattia, partiamo da quest’aria di rinnovamento che è palpabile: è cambiata molto la Soudal-Quick Step rispetto agli anni passati?

Sì, è cambiata tantissimo. Quando sono arrivato, la squadra era fortemente orientata verso le classiche, mentre oggi l’attenzione è sempre più rivolta ai grandi Giri, grazie soprattutto alla presenza di un leader come Remco. Questo cambiamento si nota anche nell’approccio alla preparazione: la programmazione di un Grande Giro richiede una cura e una strategia completamente diverse rispetto a una campagna di classiche.

Cosa significa un nuovo approccio e una diversa programmazione?

Che per un Grande Giro c’è tanto più volume di cose da mettere a punto, da tenere sotto controllo. E’ un processo più lungo, basta pensare solo alle alture, per fare un esempio. E’ un grande lavoro.

In questi anni avete perso ottimi corridori per le classiche del Nord, c’è qualcuno che si farà sentire in particolare?

Julian Alaphilippe era un corridore unico per certe tappe e situazioni di gara, non solo per il Nord. La sua mancanza si farà sentire. Lui era ancora nel pieno, un atleta di carisma. Tuttavia, la squadra resta molto competitiva, sia per i grandi Giri che per le classiche. Certo, con meno corridori di riferimento per il Nord, ma sempre di altissimo livello.

Veniamo a te, cosa bolle in pentola? Abbiamo sentito questa voce della Parigi-Roubaix…

Eh già! Era da anni che chiedevo di poterla fare, perché sentivo che, per caratteristiche, potevo adattarmici bene. Ho sempre partecipato a tutte le corse del WorldTour tranne che alla Roubaix: per me è un modo per chiudere il cerchio. La squadra ha capito che posso essere utile sia per aiutare il team che per cercare qualche soddisfazione personale, pur consapevole che vincere è fuori portata. Essere competitivo e utile al gruppo e sarebbe già un grande obiettivo per me.

Ormai il lombardo è una garanzia per la squadra. Il debutto il 5 febbraio a Bessèges
Ormai il lombardo è una garanzia per la squadra. Il debutto il 5 febbraio a Bessèges
Come preparerai questo appuntamento?

Abbiamo già programmato dei sopralluoghi tra l’Algarve e l’opening weekend delle classiche in Belgio. Parteciperò a qualche corsa a fine febbraio per testare i materiali e prendere confidenza con il pavé. Dopo la Tirreno-Adriatico tornerò per le classiche vere e proprie.

Hai cambiato anche la preparazione in ottica classiche delle pietre, visto che farai anche il Fiandre? Per esempio ci dicevi dei tanti chilometri con lo sci di fondo, un ottimo lavoro per la parte alta del corpo…

In realtà non ho stravolto la mia preparazione, anche perché a 34 anni suonati non mi sembrava il caso di mettermi a fare degli esperimenti. Ho mantenuto un mix di lavoro in bici e palestra. Lo sci di fondo, per come l’ho fatto io, era prettamente per fare endurance, poi ovviamente è anche un ottimo lavoro muscolare, ma non è qualcosa che ho implementato ai fini di una preparazione diversa e per gare diverse dal mio solito.

Quanto conta l’esperienza in corse che non hai mai disputato?

Credo molto. Anche se non ho mai corso la Roubaix, conosco bene molte altre classiche del Nord. So bene cos’è un Kwaremont o un Koppenberg: li ho affrontati in passato e so cosa aspettarmi. So della bagarre che c’è. La scelta dei materiali e la conoscenza del percorso sono fondamentali: ma su questo aspetto siamo una squadra forte. Credo di poter portare un contributo tecnico e tattico al team, anche grazie alla mia esperienza generale.

Dopo le classiche sai già cosa farai?

Finite le classiche staccherò un po’. Calcolate che io farò anche le Ardenne poiché ci sarà Evenepoel. Credo che non farò solo la Freccia Vallone, ma vedremo per questo. Quindi dopo la Liegi mi aspettano in pratica due mesi di altura: tutto maggio, poi il Delfinato e quindi di nuovo in altura in vista del Tour, chiaramente in appoggio a Remco.

Cattaneo punta deciso anche al mondiale: la crono sembra essere impegnativa e questo va bene per un cronoman con le sue caratteristiche
Cattaneo punta deciso anche al mondiale: la crono sembra essere impegnativa e questo va bene per un cronoman con le sue caratteristiche
E dopo il Tour de France, cosa c’è nei tuoi piani?

Il mondiale a cronometro è un grande obiettivo. Il percorso sembra adatto alle mie caratteristiche e spero di conquistare una convocazione. Negli ultimi anni ho dimostrato continuità nelle crono e vorrei continuare su questa strada. In Italia siamo diventati una nazione di riferimento nella specialità, ma bisognerà lottare per un posto, dato l’alto livello dei nostri atleti.

Però Mattia, un calendario bello intenso! E che entusiasmo che hai…

Quello non manca. Vado per i 35 anni, so bene cosa posso fare e cosa no. Ormai quello di gregario (importante aggiungiamo noi, ndr) è il mio ruolo. Sono consapevole che non posso vincere o che comunque per uno come me è molto difficile, ma sono felice di poter essere importante per la squadra e avere un leader come Evenepoel è tanto, tanto stimolante. Lui è uno di quei 5-6 corridori che può vincere in questo ciclismo. E questo fa la differenza anche per chi c’è intorno a lui.

Ultima domanda: cosa ti sembra dei due “bimbi” italiani arrivati in squadra? Parliamo ovviamente di Gianmarco Garofoli e Andrea Raccagni Noviero.

Garofoli e Raccagni sono due ragazzi con prospettive molto promettenti. Credo siano nella squadra giusta e al momento giusto, per poter crescere bene. Avere compagni italiani aiuta, per cultura e mentalità. Il ciclismo di oggi non concede tempo, quindi non possono aspettare così tanto tempo per emergere, ma penso che abbiano le qualità per fare bene e trovare il loro spazio.

Crono, cosa c’è dopo Ganna? Malori vede già l’erede

12.12.2024
7 min
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Le cinque medaglie azzurre conquistate dagli uomini nelle crono individuali dei tre eventi principali del 2024 hanno avuto un grande valore per il nostro movimento, soprattutto se contestualizzate nel momento in cui sono arrivate. Tuttavia hanno evidenziato all’orizzonte “una coperta” che si sta accorciando.

Vale la pena iniziare a prevedere un dopo-Ganna in maniera mirata? Oppure lasciamo tutto il peso sulle spalle del totem verbanese, col rischio di gravarlo ancora di eccessive pressioni? Giusto per dare un riferimento, tra europei, mondiali e Giochi a cinque cerchi, Pippo ha conquistato 8 delle 13 medaglie ottenute dall’Italia dal 2017 (anno del suo passaggio tra i pro’). E’ stato ed è tutt’ora il capostipite di una specialità che non si può improvvisare, oltre ad essere un riferimento per i più giovani.

Tante considerazioni e tante risposte le abbiamo chieste ad Adriano Malori. Uno che della cronometro ha fatto una filosofia di vita fin dalle categorie giovanili. E come sempre il vice-campione del mondo di Richmond ci ha dato tanti spunti, sbilanciandosi su un nome in particolare come futuro faro azzurro.

Per Malori bisogna prevenire il dopo-Ganna lavorando più a fondo nelle categorie giovanili
Per Malori bisogna prevenire il dopo-Ganna lavorando più a fondo nelle categorie giovanili

Meriti attuali

Abbiamo già detto più volte che quest’anno Ganna ha dovuto staccare la spina dopo Parigi, saltando le prove continentali in Limburgo, per ripresentarsi rigenerato psicofisicamente a Zurigo. Per lui due argenti dietro ad un Evenepoel inarrivabile. Eppure parallelamente – e fortunatamente per i colori azzurri – ha trovato in Affini un compagno che ha tenuto altissima la bandiera.

«Senza contare Pippo, che è sempre una garanzia – spiega Malori – anche Affini ormai è una certezza e l’ho sempre detto che era un buon cronoman. L’oro all’europeo e il bronzo al mondiale sono meritati ed Edoardo ha dimostrato di essere davvero il vice-Ganna. La differenza tra i due è che Affini alla Visma | Lease a Bike è un super gregario che lavora tantissimo, a scapito di qualche sua carta da giocare ogni tanto. Invece Ganna alla Ineos Grenadiers è diventato un capitano in molte gare o tappe. Lo stesso discorso vale anche per Cattaneo che ha raccolto un bel bronzo europeo vedendo ripagati i suoi sforzi nella Soudal-Quick Step. Detto questo però iniziano un po’ di note dolenti, se andiamo a vedere cosa c’è dietro di loro».

Ganna e Affini (qui col cittì Velo) sono rispettivamente il leader ed il vice della specialità in Italia (foto FCI/Maurizio Borserini)
Ganna e Affini (qui col cittì Velo) sono rispettivamente il leader ed il vice della specialità in Italia (foto FCI/Maurizio Borserini)

Eredità da raccogliere

Il “Malo” prima di elencarci chi potrebbe essere il successore, fa più di un passo a ritroso per spiegare cosa bisognerebbe fare per allevare nuovi cronoman. Perché, gli chiediamo noi, per una nuova leva raccogliere il testimone da Ganna e i suoi fratelli è uno stimolo oppure una zavorra?

«Sinceramente – risponde Adriano con la solita lucida franchezza – credo che possa essere un grosso peso perché inevitabilmente verranno fatti dei paragoni. Nel 2015 quando io ho vinto l’argento mondiale si fecero grandi titoli. Erano più di vent’anni che un italiano non prendeva una medaglia a crono. E’ vero, andavo forte ed ero cresciuto molto, però non avevo alcuna eredità da raccogliere. E di fatto posso dire che Ganna l’ha raccolta da me e sono ben felice che abbia poi vinto due mondiali di fila.

«Ma pensate se adesso un nostro giovane dovesse inanellare una serie di podi importanti, che cosa gli direbbero tutti, dal pubblico agli addetti ai lavori. Avrebbe sempre il confronto con Pippo che rischierebbe di essere controproducente. So bene che dovrebbe essere una grande motivazione cercare di raggiungere i livelli di Ganna o di Affini, ma in Italia manca la pazienza. Così come stiamo aspettando di trovare un nuovo Nibali, rischiamo di fare altrettanto con il dopo-Ganna se non si inizia a fare qualcosa con i giovani».

Allenamento imprescindibile. Malori per migliorare e vincere nelle prove contro il tempo faceva tante ore da solo sulla bici da crono
Per migliorare e vincere nelle prove contro il tempo, Malori faceva tante ore da solo sulla bici da crono

Ore in solitaria

Quello moderno è un ciclismo che assomiglia molto alla Formula Uno, dove si ricercano i dettagli per andare più forte. Figuratevi per chi vuole diventare un cronoman competitivo. Galleria del vento, abbigliamento, materiali e soprattutto tante, tante e tante ore di allenamento. Malori potrebbe avere una cattedra sull’argomento in questione.

«Il livello italiano nelle categorie giovanili – chiarisce Adriano – non è veritiero. Da juniores e da U23 si confonde la forza generica con leventuali predisposizione per le crono o ad esempio per la salita. In Italia purtroppo non si ragiona in prospettiva. I giovani si allenano tanto per la categoria che fanno. Potenzialmente ce ne sono tanti che potrebbero essere portati per le prove contro il tempo, ma bisogna vedere chi ha veramente voglia di mettersi lì a pedalare per delle ore da solo, con metodo e concentrazione.

«Sempre nel 2015 – ricorda – dopo la crono di apertura che vinsi alla Tirreno, a quattro secondi da me arrivò a sorpresa Oss. Gli suggerii di insistere nella disciplina. Però lui mi rispose sorridendo che più di dieci, massimo 15 minuti a tutta non riusciva a tenere perché poi saltava di testa. E capivo benissimo il suo ragionamento. Ecco perché è facile perdere col passare degli anni tanti talenti a crono».

Eredità pesante. Dal 2017 ad oggi, Ganna ha raccolto 8 medaglie su 13 conquistate dall’Italia tra europei, mondiali e Olimpiadi
Eredità pesante. Dal 2017 ad oggi, Ganna ha raccolto 8 medaglie su 13 conquistate dall’Italia tra europei, mondiali e Olimpiadi

Investire sulle crono

Investire nelle crono è il mantra ricorrente quando se ne parla a livello giovanile. Un discorso che ci fece anche Marco Velo, il cittì delle crono, prima e dopo le prove degli ultimi europei nelle quali gestisce uomini e donne dagli juniores ai pro’.

«Sono d’accordo con quello che sostiene Marco – va avanti Malori – perché non ci sono molte cronometro nelle categorie giovanili, fatti salvi i campionati italiani e in qualche giro a tappe. Purtroppo è un problema economico per gli organizzatori ed anche per le squadre che devono avere una bici adatta. Adesso molti direttori sportivi vedono le crono come una mezza rogna perché bisogna investirci tempo e denaro. E sappiamo che non tutti ce li hanno, tenendo conto dello stress sempre più dilagante che condiziona i giovani.

«Ovvio, non tutte le realtà sono così per fortuna, ma ora è difficile trovare chi crede veramente in un potenziale cronoman. A meno che, e lo dico brutalmente, non si faccia come Finn che è andato a correre in un team tedesco e satellite della Red Bull-Bora Hansgrohe. Ed è diventato campione italiano su strada e a crono, investendoci tanto».

Milesi per lo scettro

Gira e rigira la lancetta batte dove la cronometro duole. Il dopo-Ganna bisogna anticiparlo cercando di farsi trovare pronti. Malori non ha dubbi su chi potrebbe prendere lo scettro di Pippo, a patto che si facciano le cose a modo.

«Per me Lorenzo Milesi – ci dice Adriano – ha tutte le carte in regola per raccogliere quella famosa eredità da Ganna. Non si vince un mondiale a crono U23 per caso, considerando che quella categoria ormai è piena da anni di atleti molto forti di team WorldTour. Purtroppo quest’anno ha avuto una stagione non semplice, raccogliendo pochi risultati anche a crono, ma può capitare. Ha 22 anni, è ancora molto giovane e può crescere ulteriormente. Tuttavia gli consiglio quello che consigliai allo stesso Ganna quando era nella prima UAE, la ex Lampre in cui ero stato per diversi anni. Ovvero cambiare squadra se vuoi fare il salto di qualità a crono».

Lorenzo Milesi per Malori può raccogliere l’eredità di Ganna, ma deve sperare che la Movistar torni ad investire nella crono
Lorenzo Milesi per Malori può raccogliere l’eredità di Ganna, ma deve sperare che la Movistar torni ad investire nella crono

«Pippo alla Ineos lo ha fatto – conclude – mentre l’attuale Movistar di Milesi non è la stessa di quando c’ero io. Non ci credono come prima. L’unica sua speranza è che la Movistar (con cui Milesi ha firmato fino al 2026, ndr), voglia nuovamente investire risorse importanti in quella specialità. Hanno Mas per i Grandi Giri e Ivan Romeo, successore di Lorenzo in maglia iridata.

«Sotto di lui, tra gli altri giovani italiani c’è il Milesi della Arkea (Nicolas, non sono parenti, ndr). E’ arrivato due volte secondo al tricolore U23 e sembra ben predisposto. Però per entrambi e per tutti gli altri direi di vedere come andrà il 2025. Eventualmente faremo nuovamente questo discorso fra dodici mesi, se non prima».

L’Italia esce presto di scena: parlano gli azzurri

29.09.2024
5 min
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ZURIGO (Svizzera) – Il tempo trascorso sotto al pullman degli azzurri, in attesa di parlare con loro, scorre lento. Da alto in cielo, il sole scende dietro gli alberi e ne allunga le ombre sui volti dei nostri corridori. La giornata si prevedeva dura ed estremamente lunga, Tadej Pogacar l’ha complicata ancora di più con un’azione che ricorderemo per anni. Quando a 100 chilometri dall’arrivo è partito tutto solo staccando gli avversari e il gruppo si è pensato ad una mossa azzardata. Invece lo sloveno ha trovato sulla sua strada Jan Tratnik, che lo ha preso e scortato sulla fuga. Poi, una volta fatti saltare i compagni di una breve avventura sul muro di Bergstrasse è partito il suo viaggio del quale ha fatto parte Pavel Sivakov, anche lui, però, è rimasto agganciato al treno poco tempo. 

Cattaneo arriva distrutto, è stato il primo degli azzurri a muoversi. Un abbraccio di Lello Ferrara gli fa tornare il sorriso
Cattaneo arriva distrutto, è stato il primo degli azzurri a muoversi

Cattaneo anticipa, Pogacar pure

Nel gruppetto raggiunto da Pogacar, quando di giri all’arrivo ne mancavano ancora quattro, c’era Mattia Cattaneo. Lui si era aggregato ad altri otto corridori e insieme avevano accumulato un vantaggio massimo di tre minuti sui favoriti. E’ bastata un’azione del fuoriclasse del UAE Team Emirates per abbassare notevolmente il divario e creare scompiglio in corsa. 

«Quando sono uscito dal gruppo – spiega Cattaneo con gli occhiali quadrati che contornano due occhi provati dalla fatica – è stato l’unico momento in cui fosse possibile provarci perché poi siamo andati tutto il giorno a tutta. Ci abbiamo provato però credo che oggi non si potesse fare molto onestamente. Quando ho visto rientrare Pogacar ho pensato che la corsa sarebbe già finita da lì a breve. Sullo strappo di inizio circuito ho provato a tenere il mio ritmo, seguirlo, anche solo per un centinaio di metri avrebbe significato solo una cosa: saltare. Poi è rientrato anche il gruppo di Evenepoel, che era tutta per provare a chiudere, insomma la corsa era già praticamente chiusa. Ci sono stati scatti e contro scatti con Ciccone che è riuscito ad avvantaggiarsi un po’. Non credo che se ci avesse ripreso in un altro momento sarebbe andata diversamente, l’unica cosa sarebbe stata se non ci fosse stato in corsa Pogacar».

Giulio Ciccone è stato l’ultimo a mollare il colpo
Giulio Ciccone è stato l’ultimo a mollare il colpo

Ciccone: l’ultimo a mollare

La testa di Ciccone, coperta dal casco rosso della Lidl-Trek, ondeggiava nel gruppo alle spalle di Pogacar. L’abruzzese ieri ci aveva confidato di stare bene, infatti è stato l’ultimo degli azzurri a gettare la spugna. Ha provato a portare via un gruppetto per rianimare una corsa che altrimenti, come poi è successo, sarebbe finita. 

«Oggi – spiega Ciccone mentre carica le valigie sul van della nazionale – noi non eravamo i favoriti, avevamo una strategia in mente, ovvero provare ad anticipare. Il problema è che la gara è esplosa veramente da lontano, in breve tempo il nostro anticipare è diventato un provare ad inseguire. A un certo punto quando Pogacar era davanti ho provato un paio di volte a formare un gruppettino, poi in quella fase ero rimasto solo quindi quando ci sono stati altri contrattacchi nella parte in pianura ho fatto un po’ di fatica a chiudere. Alla fine lì, sopra i 200 chilometri, è un attimo pagare.

«C’è un po’ di dispiacere – riprende subito – perché non è andata come speravamo, però è anche vero che con una gara così folle e bizzarra come è venuta fuori di più non si poteva fare. In questo ciclismo moderno sappiamo che la gara parte molto da lontano, però un attacco così da parte di Pogacar, a 100 chilometri fa esplodere la corsa. E dal provare ad anticipare ci siamo trovati con dei gruppetti e così facendo ognuno è rimasto dov’era e con le proprie gambe».

Le riflessioni di Tiberi

Antonio Tiberi era la punta di questa nazionale, la sua prestazione non è stata all’altezza delle aspettative,  ma al primo mondiale elite c’è spazio per imparare e capire come migliorare e dove. Il ciociaro si avvicina e racconta con grande lucidità. 

«E’ stata un’esperienza veramente dura, impegnativa – dice – fare una gara di un giorno è sempre una fatica un po’ diversa dal solito. Ci sono degli sforzi che non si fanno abitualmente nelle corse a tappe, poi in un mondiale dove tutto ciò si amplifica è veramente dura. La prima gara di un giorno che avevo disputato quest’anno è stata la Liegi. Il mondiale, invece, la seconda. Con Pogacar mi ero confrontato al Giro ma è diverso. Innanzitutto cambia la distanza, difficilmente quest’anno ho corso oltre i 200 chilometri (il mondiale di oggi è stata la settima gara in cui Tiberi ha superato questa distanza, ndr). L’anno prossimo vorrei aggiungere qualche corsa di un giorno in più e togliere qualche gara a tappe. Questo anche per non esagerare troppo con sforzi di quel genere. Si tratta anche di un discorso di forza, nonostante tutto in un Giro d’Italia serve tanta esplosività. Cambiare un po’ il calendario potrà aiutarmi sotto questo aspetto».