Matteo Sobrero

Sobrero alla Lidl-Trek. Matteo ci spiega questo cambio di casacca

20.11.2025
4 min
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Il passaggio di Matteo Sobrero dalla Red Bull-Bora alla Lidl-Trek è uno dei più curiosi e, se vogliamo, anche affascinanti per noi italiani. Il piemontese è un ottimo cronoman, un uomo di fiducia e un elemento della nazionale: vederlo entrare nella squadra di Luca Guercilena non può che farci piacere. Dopotutto, nella Lidl-Trek gli italiani sono sempre ben tutelati.

Matteo ci racconta proprio questo passaggio. Un cambio di casacca avvenuto in modo relativamente fluido e veloce nella seconda parte dell’estate. Da Sobrero vogliamo capire cosa lo ha convinto a scegliere il team statunitense e cosa va a fare in questo squadrone.

Campionati del mondo, Kigali 2025, Matteo Sobrero in allenamento sul percorso
Matteo Sobrero (classe 1997) è uno dei punti fermi della nazionale
Campionati del mondo, Kigali 2025, Matteo Sobrero in allenamento sul percorso
Matteo Sobrero (classe 1997) è uno dei punti fermi della nazionale
Partiamo dal passato: Matteo, eri in scadenza di contratto? Volevi (o potevi) restare in Red Bull?

Diciamo che l’ipotesi di restare c’è stata. Ma poi la squadra ha preso Remco e sono nati altri progetti. Contemporaneamente c’è stato l’interesse della Lidl-Trek e la cosa mi ha colpito subito. Li ho sempre visti come un team unito: un bel gruppo, sia tra i corridori che nell’insieme del team, quando magari ci trovavamo insieme in hotel o sul bus. Mi sembrava ci fosse armonia.

Perché, in Red Bull-Bora non era così?

Io andavo d’accordissimo con gli altri ragazzi, soprattutto con Giulio (Pellizzari, ndr) e Primoz (Roglic, ndr)... Però ogni anno c’era un rimescolamento, arrivavano o partivano atleti, e in quel senso l’idea del gruppo veniva un po’ meno. Si faceva più fatica a percepirla.

Tra poco ripartono i ritiri sul serio. Hai già avuto modo di stare con la Lidl-Trek?

Sì, sono stato alcuni giorni in Germania, preso una sede Lidl. Lì abbiamo fatto le consuete visite mediche e altre pratiche logistiche.

Matteo Sobrero
Un uomo così, che sa perfomare in pianura e su certi tipi di salite, in squadra è un valore aggiunto
Matteo Sobrero
Un uomo così, che sa perfomare in pianura e su certi tipi di salite, in squadra è un valore aggiunto
E cosa ti è parso di questo ambiente?

Che è molto grande e dotato: non mi sembra manchi nulla. Investono parecchio e puntano in alto. Anche nella preparazione, nella nutrizione, sono molto all’avanguardia: quei pochi giorni mi hanno dato grandi rassicurazioni. Si vede chiaramente che c’è un progetto per il futuro.

Qual è, secondo te, questo progetto?

Ambiscono a essere i migliori, come la UAE Team Emirates. E come loro stessi avevano aspirato quando leder era la Visma-Lease a Bike. Vogliono correre per vincere. È una cosa scontata, forse, ma per me è molto importante.

Quindi, tecnicamente siete sulla stessa lunghezza d’onda. E l’armonia che intravedevi da fuori?

È chiaro che ci sono stato solo pochi giorni, ma quello che mi ha colpito è che sì, sono un team di altissimo livello, ma c’è anche un rapporto umano più forte. È qualcosa che secondo me mancava nell’ultimo anno a Red Bull-Bora. Ma succede: in molti team. Alla fine sono aziende e tu devi performare.

Quale sarà il tuo ruolo in questo nuovo team? Sarai parte del “gruppo Ciccone”, del “gruppo Ayuso”?

È presto per dirlo! Per ora non ne abbiamo parlato nel dettaglio, ma credo che sarò più o meno la figura che ero in Red Bull: un corridore di supporto nei Grandi Giri. Anche se “supporto” non significa necessariamente che sarò sempre al servizio di un uomo di classifica.

Grazie alle doti da cronoman, Sobrero può fare bene nelle corse a tappe brevi che prevedono una tappa contro il tempo
Grazie alle doti da cronoman, Sobrero può fare bene nelle corse a tappe brevi che prevedono una tappa contro il tempo
Puoi spiegare meglio cosa intendi?

In Lidl-Trek ci sono molti campioni. Potrei aiutare un corridore per la classifica o magari Nys, Pedersen, Milan… Non come ultimo uomo, chiaramente. Oppure, logicamente, potrei essere utile anche a corridori come Ayuso, Ciccone… Insomma un profilo flessibile.

E ti piace questo ruolo?

Sì, mi fa piacere lavorare per i compagni, soprattutto se sono campioni che poi sanno finalizzare. Quindi farò da supporto, ma quando ci sarà la possibilità potrò giocarmi le mie occasioni. Un po’ come è successo quest’anno in Polonia: ho avuto il mio spazio e sono andato a podio. So che su certe corse posso esprimermi: gare a tappe di una settimana con una crono possono andare bene per me. Ma anche in alcune corse di un giorno posso dire la mia. Tra l’altro loro cercavano proprio un profilo come il mio.

E della nuova bici cosa ci dici? La Trek Madone non passa certo inosservata…

Dico che “parla inglese”! Scherzi a parte, è una bici top, come quella da cui vengo. Le Trek mi incuriosivano già da tempo e in gruppo le guardavo sempre. Magari quando andavo indietro all’ammiraglia, o in gruppo nei rari momenti più tranquilli, un occhio glielo buttavo. Poi tra noi atleti ci scambiamo opinioni tecniche e a me piace aggiornarmi.

red Bull Bora

Ricerca del limite: cosa troverà Remco alla Red Bull-Bora?

07.11.2025
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Qualche tempo fa, durante una conferenza stampa, Ralph Denk, patron della Red Bull-Bora, aveva parlato della svolta che sta interessando la sua squadra. Un investimento record di 50 milioni di euro, nuovi ingressi e una struttura sempre più multidisciplinare per limare i famosi marginal gains e alzare ulteriormente l’asticella. A tutto ciò si è aggiunto l’arrivo di Remco Evenepoel, insieme ad alcune persone a lui vicine, come Matteo Cattaneo e il direttore sportivo Sven Vanthourenhout.

Remco Evenepoel (classe 2000) approderà alla Red Bull. Un progetto di grandi ambizioni che ruota attorno a lui. Saprà supportare la pressione?
Remco Evenepoel (classe 2000) approderà alla Red Bull. Un progetto di grandi ambizioni che ruota attorno a lui. Saprà supportare la pressione?

A capo dei vari settori operano figure di spicco come Dan Bigham per l’aerodinamica, Asker Jeukendrup per l’alimentazione, Peter Kloppel per il mental coaching e Dan Lorang per la performance, in particolare per l’endurance. Tutti nomi di altissimo livello: Bigham contribuì allo sviluppo aerodinamico della Ineos Grenadiers e fu lui stesso a stabilire il record dell’Ora, poi battuto da Filippo Ganna, che sfruttò proprio quegli studi. Klöppel ha lavorato con Max Verstappen in Formula 1.

Per capire meglio come funziona questa macchina perfetta, abbiamo parlato con Matteo Sobrero, in procinto di passare dalla Red Bull Bora, appunto, alla Lidl-Trek. E’ lui a raccontarci il metodo Red Bull-Bora e cosa potrà trovare Evenepoel in questo nuovo ambiente. In fin dei conti, quando il belga ha avuto le maggiori pressioni, non sempre ha brillato. Ora, tutto ciò che riguarda la performance, in teoria, dovrebbe tranquillizzarlo. In teoria…

Matteo Sobrero è stato per due anni alla Reb Bull e ha notato grandi cambiamenti nell’ultima stagione
Matteo Sobrero è stato per due anni alla Reb Bull e ha notato grandi cambiamenti nell’ultima stagione
E quindi Matteo, si avverte anche all’interno, così come da fuori, questa ricerca dell’estremo in Red Bull-Bora?

Sì, si avverte eccome. Ma onestamente, e non che sia una critica, non è nulla di nuovo: è ciò che succede anche in altri top team. Almeno nelle migliori dieci squadre del mondo. Direi che si avverte più nel ciclismo in generale che solo nella Red Bull-Bora. Ormai in tanti hanno figure simili. La Ineos Grenadiers fu la prima a intervenire in modo massiccio sull’alimentazione e poi la Visma-Lease a Bike ha fatto un ulteriore step, proprio con Jeukendrup, e gli altri man mano hanno seguito.

I famosi marginal gain…

E’ la filosofia del ciclismo attuale: stare al passo coi tempi, e in alcuni casi, come per le squadre migliori, cercare di anticiparli. Red Bull ha investito tanto in altri sport e ora sta facendo lo stesso nel ciclismo, puntando su quei reparti dove ritiene di poter migliorare ancora.

Vogliono essere i numeri uno…

Esatto, non tra i migliori, ma i migliori. Il problema è che lo vogliono anche altri team! Va detto che io sono passato professionista nel 2020 e ho già cambiato diverse squadre: la grande differenza che ho notato è che rispetto agli altri team, anche se internazionali, qui c’è un clima più “aziendale”. Non c’è la familiarità di un tempo: soprattutto in questo ultimo anno si è avvertito questo cambiamento. Ognuno ha un settore di riferimento e dà il massimo nel proprio ambito.

red Bull Bora, Lipowitz e Roglic
Non solo staff di elevata qualità. Nel parco top rider della Reb Bull ci sono anche Roglic e Lipowitz (in foto), Pellizzari, Vlasov, Hindley, Martinez…
red Bull Bora, Lipowitz e Roglic
Non solo staff di elevata qualità. Nel parco top rider della Reb Bull ci sono anche Roglic e Lipowitz (in foto), Pellizzari, Vlasov, Hindley, Martinez…
Tu come ti sei trovato?

Personalmente ho lavorato bene con tutti loro, ma nei top team è così. Il bello di questo ciclismo è che i grandi investimenti spingono tutto e tutti verso l’alto, il brutto è che si perde un po’ l’aspetto umano. Le squadre oggi contano quasi 200 persone: c’è gente che vedi al primo ritiro di ottobre e poi non rivedi più per il resto dell’anno.

Parliamo di Lorang: qual è il suo ruolo? Cosa significa che cura la parte endurance?

Lui viene dal triathlon, dove è stato un vero guru. Red Bull seguiva già quel mondo e quando è subentrata nel ciclismo lo ha nominato responsabile della preparazione. E’ lui che organizza e supervisiona gli altri coach. Poi, se devo essere sincero, non so cosa faccia nel dettaglio, ma so che è una persona che fa molta ricerca, studia e si aggiorna sui nuovi metodi di lavoro. E’ un “ricercatore della ricerca”. In poche parole, se la Red Bull non performava, come si dice oggi, lui interveniva per capire cosa non funzionasse.

Passiamo a Jeukendrup, quindi dell’alimentazione: tu come ti confrontavi con lui?

Premetto che noi italiani veniamo da una cultura alimentare che ci porta naturalmente a essere equilibrati nel mangiare. Siamo bilanciati, come dicevano anche in Red Bull. Solo che lì lo sei al grammo. Asker ha inventato una App, “Food Coach”, con cui sei collegato al tuo nutrizionista di riferimento e ad ogni pasto inserisci cosa e quanto hai mangiato. Jeukendrup è sempre stato un ricercatore per Red Bull, poi era passato alla Visma, ma quando Red Bull ha preso in mano la squadra lo ha richiamato. Le sue ricerche funzionano, e nei Grandi Giri il suo sistema fa la differenza. Però ormai certe metodologie le adottano anche gli altri. Torno al punto di prima: tutto il ciclismo si è allineato verso l’estremo.

Ogni cosa non solo deve essere pesata ma deve essere inserita nella App apposita: in tal modo il nutrizionista di riferimento (e anche l’atleta) sa quanto e cosa deve mangiare e consumare
Ogni cosa non solo deve essere pesata ma deve essere inserita nella App apposita: in tal modo il nutrizionista di riferimento (e anche l’atleta) sa quanto e cosa deve mangiare e consumare
Tutto al limite insomma, Matteo. Ma a livello mentale tutto questo quanto pesa sul corridore? Per un Evenepoel che arriva con già mille pressioni e aspettative, tutto questo peserà?

Eh, un po’ pesa! Ci sono corridori a cui pesa di più e altri a cui pesa di meno. Anche se per certi aspetti è più facile, perché non devi pensare a nulla, ci sono atleti che sono professionisti da dieci anni, hanno sempre fatto in un modo e gli è andata bene: cambiare non è scontato per loro. In quel caso serve la lucidità di dire: «Lo faccio perché è un investimento su me stesso». C’è molta attenzione e per questo servono figure come il mental coach, che aiutano a mantenere equilibrio.

Sei sul filo…

Il quadro generale è quello che abbiamo illustrato. Si fanno sacrifici per arrivare al limite, ma il rischio è quello di finire in burnout. Ed è un problema sempre più comune: tanti ragazzi poi smettono quasi all’improvviso. Spetta allo psicologo evitare che si superi quella linea sottile tra perfezione e logoramento.

Alla Vuelta con Hindley, parole e gambe da leader ritrovato

29.08.2025
6 min
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Dietro al sorriso di Jai Hindley si nasconde una gran voglia di tornare a stupire. Tutti guardano Vingegaard o si interrogano sul dualismo in casa Uae, ma zitto zitto il vincitore del Giro d’Italia 2022 si sta ritagliando un ruolo in questa Vuelta e sogna di arrampicarsi fino al podio di Madrid.

Le prime frazioni ci hanno restituito l’australiano che avevamo imparato a conoscere sulle nostre strade con il secondo posto del 2020 e l’apoteosi rosa di due anni dopo all’Arena di Verona. Sembra superato l’incidente nella tremenda sesta tappa del Giro dello scorso maggio (poi neutralizzata dalla giuria) che l’aveva costretto a un lungo recupero. Tant’è che proprio in questi giorni di Vuelta è arrivata anche l’attesa convocazione in nazionale per i mondiali in Rwanda. Ulteriore testimonianza di una gamba convincente.

E’ il 29 maggio del 2022 quando nell’Arena di Verona Hindley festeggia la vittoria del Giro con l’allora Bora-Hansgrohe
E’ il 29 maggio del 2022 quando nell’Arena di Verona Hindley festeggia la vittoria del Giro con l’allora Bora-Hansgrohe

Talento ritrovato

La Red Bull-Bora-Hansgrohe si è assicurata per gli anni a venire Remco Evenepoel, così da tamponare anche un eventuale ritiro nelle prossime due stagioni di Primoz Roglic, che ai media sloveni ha confessato il desidero di tornare agli sport invernali. Ritrovare un Hindley al top può ulteriormente rafforzare la corazzata tedesca per il 2026 e aprire più scenari.

«Ritornare a fare il capitano – comincia a raccontare il ventinovenne di Perth – è bello. Abbiamo tanti leader e tanti ottimi corridori in squadra, per cui bisogna cogliere l’occasione quando si presenta. Aspettavo la Vuelta da inizio anno perché sapevo che avrei avuto spazio. E’ stato davvero brutto essere costretti a lasciare così presto il Giro a causa di una caduta. Da quel momento ho cercato di riprendermi e concentrarmi per arrivare con la miglior forma a questo appuntamento».

La partenza da Torino ha gasato Hindley, che ama l’Italia essendo stato anche U23 in Abruzzo
La partenza da Torino ha gasato Hindley, che ama l’Italia essendo stato anche U23 in Abruzzo

La guardia italiana

A Limone Piemonte la Red Bull ha lanciato Pelizzari per provare a scardinare le certezze di Vingegaard. Il piano non è riuscito, ma ha dimostrato che il sesto posto al Giro del ventunenne marchigiano, che ieri ad Andorra ha invece conquistato la maglia bianca, è soltanto l’inizio. «Jai lo vedo tranquillo – dice Pellizzari – è sereno. Ama l’Italia per cui l’inizio di Vuelta nel nostro Paese l’ha caricato e noi crediamo molto in lui».

Accanto a lui, Aleotti e Sobrero compongono la guardia italiana del leader. Nella cronosquadre, Sobrero è stato vittima di un’altra caduta (la sua ruota anteriore ha toccato quella di Aleotti), ma i raggi in ospedale hanno scongiurato il peggio. Il risultato di squadra a Figueres, al netto dell’incidente, è stato confortante, con appena 12 secondi persi dalla Uae della strana coppia Almeida-Ayuso e appena quattro dalla Visma di Vingegaard.

Della guardia italiana di Hindley alla Vuelta fanno parte Pellizzari e Aleotti (con lui in apertura) e anche Sobrero
Della guardia italiana di Hindley alla Vuelta fanno parte Pellizzari e Aleotti (con lui in apertura) e anche Sobrero

Futuri sposi

«Abbiamo tre italiani giovani e forti», prosegue Hindley. «Giulio ha un grande talento e sono certo che sarà una delle stelle del vostro movimento ciclistico per il futuro. In più, è anche un bravissimo ragazzo, così come Matteo e Giovanni, che sono sempre molto disponibili».

Anche se poi in zona mista si nasconde dietro il più sicuro inglese, Jai capisce l’italiano, che viene talvolta utilizzato in corsa in casa Red Bull. D’altronde, la promessa sposa ed ex ciclista a livello giovanile Martina Centomo è lombarda: i due convoleranno a nozze al termine della stagione, a novembre. Ed è stata proprio la futura signora Hindley a raccontarci qualche retroscena, dopo aver terminato l’impegno con l’organizzazione per la partenza italiana della Vuelta (ha tradotto in inglese per le tv internazionali la team presentation di Torino) ed essere tornata in modalità tifosa sia alla cronosquadre sia nell’arrivo in salita in Andorra.

«Fa il timido – rivela Martina – ma a volte l’italiano lo parla e si sforza. Anzi, proprio l’altro giorno, uno dei tecnici mi ha detto che anche in radio l’ha utilizzato per segnalare un pericolo. Dicendo: occhio a sinistra».

Giro 2025, Hindley con Martina, sua futura moglie. E’ il giorno prima della caduta e del ritiro
Giro 2025, Hindley con Martina, sua futura moglie. E’ il giorno prima della caduta e del ritiro

Lei che lo vede da vicino, conferma le nostre buone impressioni: «Nonostante la sfortunata caduta di Matteo, il risultato della cronosquadre ha evidenziato che sono un team molto affiatato. Jai l’ho visto ricaricato e, dall’altro lato, anche rilassato e sicuro di sé e del lavoro che ha fatto per arrivare al meglio in questa Vuelta. In più, è contentissimo della convocazione mondiale, perché sarà leader anche lì».

L’intervento al naso

Insomma, per il podio bisognerà fare i conti con la voglia di riscatto dell’australiano che oramai è anche un po’ italiano. «In pochi lo considerano in chiave classifica finale – continua Martina – forse anche per le sfortune che ha avuto di recente, ma lo vedo finalmente tornato al top.

«Lo scorso anno è stato un calvario, perché è sempre stato ammalato tra una gara e l’altra. Non è riuscito a dar seguito al buon terzo posto della Tirreno-Adriatico (dietro a Vingegaard e Ayuso, ndr). Così, a fine stagione, si è sottoposto a un’operazione per sistemare il setto nasale deviato, visto che poi lui soffre di parecchie allergie di stagione. E devo dire che quest’anno ne ha tratto i benefici».

Il 2024 si era aperto con il terzo podio alla Tirreno dietro Vingegaard e Ayuso, poi Hindley ha dovuto operarsi al setto nasale
Il 2024 si era aperto con il terzo podio alla Tirreno dietro Vingegaard e Ayuso, poi Hindley ha dovuto operarsi al setto nasale

Resettato al 100 per cento

Hindley ha dimostrato anche una grande resilienza, quando la sfortuna si è messa di nuovo di traverso con la caduta al Giro, come conferma la compagna.

«Ricordo com’era conciato quando sono andato a trovarlo in ospedale – ricorda Martina – appena mi sono liberata dagli impegni di lavoro con Rcs al Giro. Ha avuto un sacco di aiuto dalla squadra e poi è dovuto stare una settimana a casa dei miei genitori in provincia di Varese perché non poteva muoversi. Poi ha continuato con la riabilitazione suggerita dal team, al Red Bull Athlete Performance Center in Austria, sia dal punto di vista fisico sia mentale. Era molto giù di morale dopo quanto accaduto. Vedeva i suoi sforzi vanificati da un incidente di corsa, ma si è tirato su le maniche e si è preparato al meglio per la Vuelta. Tra riabilitazione, fisioterapia e attenzione alla nutrizione, l’hanno resettato al 100 per cento e da luglio era pronto per l’allenamento in quota a Livigno».

Il 4° posto della Red Bull-Bora nella cronosquadre di Figueres, a 12″ dalla UAE Emirates, parla di una squadra molto unita
Il 4° posto della Red Bull-Bora nella cronosquadre di Figueres, a 12″ dalla UAE Emirates, parla di una squadra molto unita

Voglia di podio

Jai non si tira indietro e fissa l’obiettivo: «Il percorso della Vuelta propone diverse opportunità per attaccare e tanti begli arrivi in salita in cui posso far bene. Più che una singola tappa, la priorità è sempre un bel piazzamento nella classifica finale. Vingegaard è in grande forma e abbiamo visto come ha vinto a Limone, rientrando persino dopo una caduta: chapeau! Comunque, noi combatteremo ogni giorno e vedremo che risultato verrà fuori».

Delle due precedenti partecipazioni spagnole, il miglior risultato resta il nono posto del 2022, quando a trionfare fu il futuro compagno Remco. Vediamo se la Vuelta italiana lo riporterà sul podio di un Grande Giro. 

Un record: dopo Giro e Tour, anche la Vuelta a casa di Sobrero

24.08.2025
6 min
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TORINO – Una tripletta casalinga difficile da ripetere. Tutti i corridori sognano, almeno una volta nella vita, che un Grande Giro passi sulle strade di casa, quelle su cui si è imparato a pedalare e cominciato a sognare in grande. Difficilmente però qualcuno riuscirà a emulare Matteo Sobrero. Non contento di aver vissuto il primo Giro d’Italia della sua carriera nel 2020 e di aver bissato lo scorso anno con il passaggio del Tour de France, oggi verrà travolto dal bagno di folla ancora una volta nella sua Alba.

 «E’ un traguardo personale più unico che raro – comincia a raccontarci il ventottenne della Red Bull-Bora-Hansgrohe – ma davvero splendido. Il Giro 2020 è stato tutto strano e speciale. Ero all’esordio nel mondo dei pro’ e non nascondo che ero parecchio emozionato. In realtà, lo ero anche l’anno scorso al Tour, mentre stavolta mi sento più rilassato. Sono molto contento che la Vuelta parta dal Piemonte e passi da Alba e sto cercando di assaporare ogni momento».

Il primo assaggio

Un bell’assaggio c’è stato già giovedì con la presentazione delle squadre in Piazzetta Reale: «C’era tantissimo tifo, nonostante qualche goccia di pioggia ed è stato emozionante sentirmi incitare a gran voce e chiamare da tanti appassionati, grandi e piccini, oltre ad avere al mio fianco la mia famiglia e gli amici».

Nulla però in confronto a quanto accadrà oggi su tutto il percorso, come ci ha anticipato la sorella minore Francesca, che ogni anno organizza la festa del fans club a fine novembre.

«Abbiamo saputo della sua presenza soltanto domenica scorsa – racconta – per cui non abbiamo organizzato nulla di grandioso. Un po’ anche per scaramanzia perché quest’anno eravamo già pronti per il Giro e poi è caduto, per cui non abbiamo voluto bruciare le tappe. Noi siamo di Montelupo Albese, 10 minuti sopra Alba e sembra davvero che ultimamente i percorsi dei Grandi Giri siano fatti apposta per lui. A parte gli scherzi, cercheremo di sospingerlo su tutto il tragitto. Noi saremo in partenza e in arrivo, ma so che anche la squadra dei giovanissimi in cui è cresciuto Teo, l’Asd Alba Bra Langhe Roero, si schiererà a Pollenzo di fronte alla loro pista con tutti i bambini e striscioni dedicati per omaggiarlo. Tanti amici e parenti saranno disseminati nei primi chilometri». Poi aggiunge: «L’ho visto più tranquillo del solito, molto contento del calore e del tifo e davvero carico».

La seconda Vuelta

Ci pensa Matteo a raccontare come è nata la sua seconda campagna spagnola dopo quella del 2023: «Tutto è iniziato lo scorso inverno – spiega – quando abbiamo fatto i programmi con la squadra. Avrei dovuto fare Giro e Vuelta se tutto andava bene e avevo chiesto io di poter fare soprattutto quest’ultima perché partiva dal Piemonte. Poi, la caduta ha rimesso in discussione tutti i piani».

Già, perché gli strascichi non sono stati semplici da cancellare e il ritorno alla normalità è stato ben diverso da quanto ipotizzato in un primo momento: «Non pensavo onestamente di metterci così tanto ed è stato forse il rientro più difficile da quando ho cominciato a correre in bicicletta. Nel letto d’ospedale, non avevo ben capito cosa fosse successo. Ricordo che all’inizio credevo di cavarmela con qualche giorno di stop, addirittura di potercela fare per la Sanremo o quantomeno per preparare con calma il Giro».

Con il 3° posto nella crono finale, Sobrero ha conquistato il podio del Polonia, confermando il ritorno ad alto livello
Con il 3° posto nella crono finale, Sobrero ha conquistato il podio del Polonia, confermando il ritorno ad alto livello

Al telefono con Ganna

Invece, è andata diversamente: «Non sono riuscito ad arrivare in forma nemmeno in ottica Tour de France e per ritrovare le migliori sensazioni in corsa c’è voluto il Polonia. Quando batti la testa ti sembra una cavolata, ma è una delle cose più difficili perché non riesci mai a capire se sei davvero tornato quello di prima.  Più che le fratture al naso o allo zigomo, è stata la commozione celebrale a richiedere più tempo. Dopo un mese dalla caduta, uscivo in bici e pensavo di sentirmi come prima, ma non era così. La mia condizione andava bene per un’uscita da amatore, ma c’era tutto da ricostruire, fisicamente e mentalmente.

«Ne ho parlato molto poi anche con Filippo (Ganna, ndr), che ha avuto un problema simile, anche se più leggero. I sintomi erano gli stessi e ci siamo sentiti parecchio per confrontarci e supportarci. Lui, sua sorella Carlotta che è la mia ragazza e tutta la mia famiglia sono stati davvero preziosi in questi sei mesi e ora mi sento finalmente in forma».

Ultima altura nel rifugio Umberto Maroli di Macugnaga, poi Sobrero e Ganna hanno raggiunto Torino (immagine Instagram)
Ultima altura nel rifugio Umberto Maroli di Macugnaga, poi Sobrero e Ganna hanno raggiunto Torino (immagine Instagram)

Fra squadra e sogni

E la Red Bull-Bora si è affrettata a inserirlo nel team per la Vuelta, perché la poliedricità del jolly piemontese sarà importante: «Diciamo che cercherò di ricoprire più ruoli – illustra Sobrero – in base alla giornata. Aiuterò Jai (Hindley, ndr) per la generale dove necessario. Darò il mio contributo fondamentale per la cronosquadre e qualche giorno spero di riuscire ad andare in fuga, visto che due anni fa ho sfiorato il successo col secondo posto dietro a Kamna nel mio ultimo anno in Jayco».

Per sognare la gloria personale però bisognerà aspettare il ritorno della Vuelta in terra iberica: «Più facile che abbia libertà nella seconda o nella terza settimana – spiega Sobrero – perché nella prima cercherò di dare una mano alla squadra. Conosco bene le strade che attraverseremo in questi giorni, visto che ci sono passato correndo nelle categorie inferiori. L’unica che conosco un po’ meno è la terza tappa, ma l’arrivo di Limone sarà senza dubbio scoppiettante e qualcuno proverà a muoversi per prendere la maglia. Comunque, cercherò di godermi per quanto possibile la giornata sulle strade di casa: al Giro e al Tour è passato tutto troppo in fretta».

Il Pologne è di McNulty. Gianetti: «Una vittoria per Baroncini»

10.08.2025
6 min
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WIELICZKA (Polonia) – Le miniere di sale che fanno da cornice alla crono conclusiva del Tour de Pologne cristallizzano la vittoria di McNulty nella generale, il solito dominio UAE ed una bella giornata per gli italiani che salgono sul podio di tappa e finale.

Il baffuto statunitense rovina una possibile tripletta tricolore sul traguardo di Wieliczka. Prima del suo arrivo, davanti a tutti a comandare i 12,5 chilometri della prova contro il tempo ci sono nell’ordine Milesi, Sobrero e Tiberi. Ci vuole quindi una grande prestazione di McNulty per batterli e per sfilare contemporaneamente la maglia gialla a Langellotti.

Langellotti nella crono conclusiva non riesce a salvare la maglia gialla: 21° al traguardo, 5° nella generale
Langellotti nella crono conclusiva non riesce a salvare la maglia gialla: 21° al traguardo, 5° nella generale

Il pensiero a “Baro”

Il successo di McNulty – il numero 72 stagionale per la UAE Emirates-XRG – ha un sapore decisamente speciale ed un destinatario ben preciso: Filippo Baroncini. Proprio negli istanti in cui si stava chiudendo la lunga cerimonia protocollare delle premiazioni della gara, partiva il volo per l’Italia con a bordo il ragazzo di Massa Lombarda. Per l’occasione era arrivato in Polonia anche Mauro Gianetti, general manager della squadra.

«Questa vittoria – ci dice in mixed zone – la dedichiamo col cuore a Filippo. Per tutta la settimana tutti i nostri corridori non facevano altro che chiedere informazioni su di lui. I ragazzi qua in Polonia li ho visti molto pensierosi. La nostra squadra vive di grandi emozioni e in questi giorni c’era un tono più basso del solito per un sentimento triste. Tutti ci tenevano a conquistare la corsa per lui.

«I compagni che lo hanno visto subito per terra dopo l’incidente – continua Gianetti – ci sono rimasti molto male naturalmente. Per chi invece non c’era e sapeva che era in ospedale intubato non era una bella cosa. Non abbiamo grande voglia di esultare, però credo che il vero successo straordinario sia il trasporto di Filippo in Italia in queste ore a Milano dove verrà preso in consegna dall’ospedale Niguarda per l’operazione e per tutte le cure del caso».

Gianetti è arrivato al Polonia per vedere Baroncini prima del volo per l’Italia per l’operazione
Gianetti è arrivato al Polonia per vedere Baroncini prima del volo per l’Italia per l’operazione

Passione per la vita

L’incidente occorso a Baroncini ha scosso tutti e tutti si sono fatti sentire per fare sentire la propria vicinanza ad un ragazzo tanto talentuoso quanto sfortunato.

«Filippo sta bene – riprende Gianetti – ha tutti i parametri vitali a posto. Sarà una questione di tempo, di pazienza e di passione per la vita. Tornerà più forte di prima. Sono venuto perché lo volevo vedere, stare vicino a lui e alla famiglia. E’ stata un’impressione impattante.

«Quando entri in quei reparti di cure intensive – prosegue – e vedi uno dei tuoi ragazzi in quelle condizioni è una brutta sensazione. Devo dire che il reparto dell’ospedale di Walbrzych è stato veramente eccezionale. Hanno preso veramente a cuore la situazione di Filippo e lo hanno seguito ogni secondo. Hanno fatto bellissime cose, stabilizzandolo. Grazie a questi interventi lui sta bene e può essere fiducioso».

McNulty per Gianetti può diventare in futuro un capitano nelle grandi corse a tappe
McNulty per Gianetti può diventare in futuro un capitano nelle grandi corse a tappe

UAE pronta per la Vuelta

All’orizzonte per la UAE c’è la campagna spagnola che partirà dal Piemonte. Come sempre il team di Gianetti andrà per vincere e arrotondare il proprio bottino.

«La Vuelta – spiega il general manager – è una delle gare più importanti per noi di tutto l’anno. Almeida si è dovuto ritirare dal Tour per una caduta e sta preparando a puntino la corsa spagnola. Vuol provare ad essere protagonista e dovrà combattere con corridori di altissimo livello a partire da Vingegaard. Avremo il rientro in una grande corsa a tappe di Ayuso, che purtroppo ha dovuto abbandonare il Giro prematuramente. Si sta preparando molto bene anche lui e può essere una valida alternativa per la generale.

«Rispetto al 2024 di questo periodo – Gianetti risponde ad un dato statistico – siamo in vantaggio di una decina scarsa di vittorie in più. Sarebbe bello raggiungere il record delle 85 (che appartiene alla HTC High Road nel 2009, ndr), ma credo che le 100 siano un po’ esagerate (sorride, ndr). Cerchiamo di prendere giorno per giorno e non guardare troppo lontano».

Il podio della crono della settima e ultima tappa del Pologne: McNulty fra Milesi e Sobrero
Il podio della crono della settima e ultima tappa del Pologne: McNulty fra Milesi e Sobrero

A proposito di McNulty

Brandon McNulty è il primo americano, nonché extra europeo ad entrare nell’albo d’oro del Tour de Pologne. Con la crono e la generale ha conquistato i primi due successi stagionali che diventano venti da quando è pro’. Gianetti ci saluta spendendo grandi parole su di lui.

«E’ un ragazzo – conclude – che ha fatto una grande crescita e sempre dietro le quinte. Quest’anno ha fatto un Giro d’Italia straordinario a disposizione di Ayuso prima e Del Toro poi finendo nella top 10. Non si tira mai indietro, sa sacrificarsi. Qui ha avuto occasione per fare classifica e non ha sbagliato. Ieri gli è sfuggita la vittoria a Bukowina perché è stato bravissimo Langellotti. Oggi ha fatto una grande crono vincendo anche la generale. Brandon ha ancora del margine, può ancora migliorare. Con questo successo in una gara così importante come il Pologne, sono sicuro che prenderà una grossa iniezione di fiducia per il suo futuro e lo vedremo protagonista in un grande giro».

Italiani in alto

Li abbiamo seguiti tutta la settimana e alla fine gli italiani hanno saputo essere protagonisti. Dopo il traguardo mentre Milesi era sulla hot seat, abbiamo seguito le fasi conclusive della crono con Sobrero e Tiberi sia per i piazzamenti parziali che generali. Sul podio di giornata ci vanno Milesi e Sobrero (rispettivamente a 12” e 15” da McNulty) e su quello finale salgono Tiberi e Sobrero (rispettivamente a 29” e 37” dallo statunitense).

«Sono abbonato al secondo posto – scherza Milesi in mixed zone – anche se credo che sia la prima volta che batto Sobrero a crono e quindi va bene così. Battute a parte, sono felice delle prestazioni che ho avuto in questi giorni. Negli ultimi due giorni purtroppo non mi sono sentito tanto bene, ma credo che anche senza problemi McNulty avrebbe vinto lo stesso. Da domani saprò il resto del calendario della stagione».

«Oggi – racconta soddisfatto Sobrerocon questo doppio podio chiudo un cerchio col Tour de Pologne del 2022 come vi dicevo ieri. Al di là del risultato, ho il morale alto per partire “da casa” dalla Vuelta.

«Sono partito a tutta – confida Tiberi con un sorriso – per arrivare a tutta. Non mi sono risparmiato in questa gara, però sono stato attento a non “limare” troppo per non rischiare di cadere o compromettere l’avvicinamento alla Vuelta. Sarebbe stato bello avere tre italiani nei primi tre di tappa, però dobbiamo essere contenti tutti per esserci saliti in due sui due podi».

Numero di Langellotti che va in giallo. E si rivede un bel Sobrero

09.08.2025
5 min
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BUKOWINA TATRZANSKA (Polonia) – La fiondata che piazza Victor Langellotti è di quelle che vale la classica accoppiata tappa e maglia. Il monegasco della Ineos-Grenadiers sorprende tutti con un numero favoloso nell’ultimo mezzo chilometro andando a conquistare la sesta tappa del Tour de Pologne e la leadership della corsa.

A 750 metri dal traguardo sembrava che McNulty con un deciso allungo avesse mandato i titoli di coda della giornata disputata a grande ritmo, specie nel finale. Invece no. Mentre un generoso Tiberi (poi quinto all’arrivo) perdeva le ruote dello statunitense della UAE Emirates e tutti gli altri erano un po’ al gancio, Langellotti sbucava quasi dal nulla con la sparata decisiva superando tutti e trionfando a braccia alzate, centrando il terzo successo in carriera, primo nel WorldTour. Ora guida la generale con 7” su McNulty e 20” su Tiberi, ma i primi dieci (con tanti italiani) sono racchiusi in meno di mezzo minuto.

Di nuovo davanti

Tra i nostri che avevamo messo sotto osservazione in questa 82a edizione del Tour de Pologne c’era anche Matteo Sobrero. Una chiacchiera quasi ogni giorno per capire come stesse e se avesse recuperato appieno dal brutto infortunio di marzo. Le impressioni sembravano positive, tuttavia mancava il risultato come lui stesso ci aveva detto. Ed eccolo qua, l’ottavo posto in cima a Bukowina che lo proietta nella stessa posizione anche nella generale.

«Oggi era l’ultimo giorno in cui si poteva attaccare – racconta Sobrero mentre è sui rulli sulla bici da crono e ringrazia i suoi compagni di squadra – quindi ci aspettavamo una tappa dura. Nel finale la Bahrain aveva tre corridori, idem la UAE e sapevamo che sarebbero stati loro a fare la corsa e attaccare. Stamattina sono rimasto solo io a fare classifica perché Finn (Fisher-Black, ndr) aveva la febbre ed è andato a casa. Noi abbiamo corso su di loro e visto che da due giorni mi sentivo bene, negli ultimi chilometri sono stato attento alla situazione.

«Ci sono stati tanti scatti – prosegue l’analisi – ma non potevo seguirli tutti. Sono contento, anche se forse potevo osare di più nell’ultimo chilometro perché ho capito che le gambe c’erano. Tuttavia penso che possano essere energie risparmiate per la crono di domani. Darò tutto e quello che sarà, sarà. Comunque, come vi avevo detto nei giorni scorsi, tornare a fare un Pologne a questo livello significa tanto. Ho corso senza pressione, mi sono guadagnato questa attuale top 10 e al momento mi sono tolto un peso. Finalmente è tornato Matteo e questa è la cosa più importante».

Percorso rispettato

Il programma di Sobrero per riprendere una buona condizione passava per la Polonia. E’ una gara che conosce e con la quale forse ha piccolo conto in sospeso dal 2022. Lui non vuole saldarlo a tutti i costi, però sa che il morale è già comunque buono.

«Sappiamo – va avanti – che questa corsa spesso si decide sul filo dei secondi e forse questa circostanza mi ha permesso di crescere ulteriormente di condizione. Mi ricordo che tre anni fa avevo vissuto qualcosa di simile quando dopo la crono del penultimo giorno ero quarto nella generale, poi in quello successivo mi ero ammalato ed ero uscito di classifica.

«Ero arrivato al Pologne – spiega dopo aver ricevuto una stretta di mano sia dal suo procuratore Lombardi che dal diesse Cesare Benedetti – da un periodo di altura a Livigno con la squadra. Ho corso a San Sebastian, ma dovevo affinare la preparazione in vista della Vuelta, che è l’obiettivo di questa parte di stagione. Per il momento sta andando tutto secondo i piani».

Salendo verso Bukowina, Sobrero è stato attento senza rispondere ad ogni attacco. Sarà ottavo al traguardo (come nella generale)
Salendo verso Bukowina, Sobrero è stato attento senza rispondere ad ogni attacco. Sarà ottavo al traguardo (come nella generale)

Recupero, altura e Vuelta

Dopo un inizio di anno problematico, Sobrero è anche felice di aver trovato anche una buona condizione mentale oltre che fisica. In un ciclismo che va sempre a tutta, quando ti fermi per un lungo e brutto infortunio, puoi avere periodi difficili. La squadra lo ha aiutato dandogli il necessario supporto col medico sociale, così come la fidanzata e la famiglia. E poi contano anche gli amici, o meglio gli amici-colleghi-parenti. Infatti si parla di una prossima altura a Macugnaga con Ganna e Pellizzari.

«E’ vero – risponde Matteo con un sorriso – ne stiamo parlando per capire come organizzarci. Sarebbe un gran bel gruppo di lavoro. In ogni caso sarebbe solo una settimana di ritiro tra fine Polonia e inizio Vuelta. Devo ancora parlare con la squadra dei programmi tra le due gare.

«Da lì in avanti – continua – andremo dritti alla Vuelta che parte dal Piemonte. L’obiettivo per me potrebbero essere alcune tappe, però principalmente andrò in supporto a Jai (Hindley, ndr) che punta alla generale. Poi vedremo il nostro Giulio cosa ci combina (dice sorridendo e riferendosi a Pellizzari, ndr). A grandi linee i piani sono questi.

«Mentre per il resto della stagione – conclude Sobrero – dovrò ancora deciderlo con la squadra. Se penso che in primavera non potevo pedalare e mi sentivo un leone in gabbia, adesso sono contento di non essermi fatto prendere dalla foga e aver saputo gestire tutte quelle energie per rientrare in modo graduale. Domani ci sono 12,5 chilometri a crono da fare a tutta, poi penserò ai prossimi impegni».

La settima ed ultima frazione del Tour de Pologne sarà appunto la cronometro individuale con partenza e arrivo alle miniere di sale di Wieliczka, che deciderà tutto. L’avvio è il leggera salita, ma è un percorso adatto agli specialisti e agli uomini di classifica che si sentono a proprio agio in prove contro il tempo. Si parte con distacchi contenuti alle spalle di Langellotti: per tanti corridori è lecito sperare e sognare di fare il colpaccio.

Sobrero: «Non vedo l’ora di tornare (veramente) in gruppo»

12.06.2025
4 min
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Matteo Sobrero stava viaggiando su un treno con destinazione Svizzera. E’ questa la Nazione che ha visto e che vedrà riprendere la sua stagione agonistica: il Tour de Romandie a maggio, adesso il GP Aargau e soprattutto il Tour de Suisse.


L’alfiere della Red Bull-BORA non si era visto per un po’, quando a metà marzo è caduto in allenamento, riportando una commozione celebrale e la frattura dello zigomo, tanto che è stato trasportato in ospedale con l’elisoccorso. Poi finalmente è riapparso al Romandia, anche se per lui ci sono state solo quattro tappe. Ma l’importante era esserci. E adesso? Adesso è lui che ci spiega come stanno le cose…

Sobrero (Classe 1997) quest’anno ha messo nel sacco solo 17 giorni di gara. Per questo ha una grande voglia di rivincita
Sobrero (Classe 1997) quest’anno ha messo nel sacco solo 17 giorni di gara. Per questo ha una grande voglia di rivincita
Matteo, si ricomincia insomma?

Si ricomincia. Avevo ripreso al Romandia ma è già passato un po’. Poi il ritiro in quota a Sierra Nevada e ora ho proprio voglia di ributtarmi nel gruppo.

Come è andata con quella caduta?

Adesso tutto bene e ormai è un capitolo chiuso. Mi sento meglio. E’ stato un brutto incidente, ma anche la squadra è stata molto vicina nel recupero e mi ha dato tempo per il rientro. E infatti sono cambiati i piani.

E quali erano?

Dovevo fare le Ardenne, il Giro d’Italia e prima la Sanremo. E ora vedremo se farò il Tour de France o la Vuelta.

Che poi, da quel che abbiamo saputo, hai avuto problemi anche di equilibrio?

Di equilibrio e non solo. Ho avuto una commozione cerebrale pesante. Facevo persino fatica a guardare il telefono, dovevo stare al chiuso, al buio. Non sopportavo la gente o la confusione. Ho iniziato con i rulli, ma solo dopo 15 giorni di fermo assoluto. Poi, dopo un’ulteriore settimana, ho ripreso su strada. E’ stato un vivere alla giornata. Di positivo c’è che almeno ho passato parecchio tempo a casa.

Sobrero ha iniziato a lavorare con Roglic dall’anno scorso. Chissà se sarà al Tour con lo sloveno
Sobrero ha iniziato a lavorare con Roglic dall’anno scorso. Chissà se sarà al Tour con lo sloveno
E come è andata al Romandia?

Ho fatto una grande fatica. Ho fatto fatica proprio a tornare in gruppo. Tante cose che erano normali, normali non lo erano più. Mi richiedevano una certa concentrazione. E’ stata una cosa strana.

Quando hai sentito davvero di aver fatto uno step in avanti?

Dopo due mesi dall’incidente ho iniziato a sentirmi come prima e mi sono detto: ci siamo. In bici facevo quello che volevo e da lì ho ricostruito la condizione fisica. Poi l’altura con la squadra, riprendere quella routine mi ha aiutato tantissimo. E mi ha dato modo anche di non pensarci troppo.

E ora a correre finalmente! Come affronti questo Giro di Svizzera?

Diciamo che è importante questo blocco: GP Aargau e Tour de Suisse. Il capitano sarà Vlasov, magari io avrò qualche possibilità in qualche tappa, visto che di ondulate ce ne sono diverse. Tappe ideali per fughe e attacchi.

E gli italiani?

Stavo per dire infatti che dopo la Svizzera per me ci saranno i campionati italiani: sia a crono che su strada. E lì, in quei giorni, saprò se farò il Tour o la Vuelta. In entrambi i casi dirò okay. E lo farò con un sorriso sincero.

Perché?

Perché il Tour è il Tour, ma anche la Vuelta quest’anno non è cosa da poco per me. Passa da dove sono cresciuto, Alba, e quindi ci tengo parecchio. Per entrambe le corse la motivazione non manca, mettiamola così!

Il piemontese è un abile cronoman e agli italiani spera di fare benissimo in questa specialità, che lo ha visto persino vestire il tricolore nel 2021
Il piemontese è un abile cronoman e agli italiani spera di fare benissimo in questa specialità, che lo ha visto persino vestire il tricolore nel 2021
Che ci dici dei tuoi compagni al Giro?

Eh, il Giro l’ho seguito. Mi è dispiaciuto per Primoz. So che ora sta facendo l’altura, ma per conto suo: è a Tignes. E’ davvero tanto che non lo vedo, dal Teide. E dire che invece dovevamo fare parecchie gare insieme, ma poi è andata come è andata. Tra quelli che mi hanno colpito chiaramente c’è Giulio.

Pellizzari, ovviamente…

Avevo detto subito che sarebbe esploso. Lo avevo già detto a tanti che avrebbe fatto vedere qualcosa di buono molto presto perché lo vedevo in allenamento. E sono davvero contento per lui, perché oltre al corridore è davvero un ragazzo bravissimo. Solare, attento… E’ bello lavorare con lui.

A proposito di compagni, chi c’era con te a Sierra Nevada?

Eravamo in otto in tutto: Vlasov, Lipowitz, Pithie, Fisher-Black, Adrià, Fisher-Black… Un bel gruppo, lavorato bene.

Chiudiamo con un po’ di progetti e speranze, Matteo. Prima hai detto che in questo Tour de Suisse ci sono diverse tappe ondulate. Ne hai già segnata qualcuna di rosso? O non si dice nulla per scaramanzia?

No, no… Guarderò il da farsi giorno per giorno. Poi consideriamo anche che dopo l’altura è sempre un po’ un enigma. Curiamo prima di tutto Vlasov e poi ogni giorno sarà diverso. Io non dico niente, non so a che percentuale di forma sono. Prima corro e poi saprò giudicare. Diciamo però che sto bene…

Cronoman alla larga dal Rwanda e Velo sbotta

15.01.2025
6 min
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D’accordo che manca una vita, però dei mondiali in Rwanda si parla da un pezzo. E se gli scalatori, Pogacar in testa, sanno di avere nella prova su strada nuovamente un’occasione ghiotta, sul fronte dei cronoman l’entusiasmo è sparito nel momento in cui hanno preso in mano l’altimetria della prova contro il tempo. 40,6 chilometri con 680 metri di dislivello per i professionisti. 31,2 chilometri e 460 metri di dislivello per le donne elite. 42,4 chilometri e 740 metri di dislivello per il team time trial. La prima a fare un passo indietro è stata Vittoria Guazzini e a ruota è presto arrivato anche Ganna. Nessuna voglia di finire come a Tokyo, quando i chilometri furono 44,2 chilometri e il dislivello di 800 metri.

Il tema sta molto a cuore a Marco Velo, tecnico della crono azzurra. Già nei mesi scorsi non erano mancate le sue osservazioni molto critiche sul tema e la scelta tecnica per la prova del Rwanda contribuisce solo a rincarare la dose.

«Noi saremmo anche messi bene – dice – perché comunque abbiamo Cattaneo, Sobrero ed Elisa Longo Borghini. Ma non posso essere contento perché è da Tokyo che ho in mente un’idea, che secondo me l’UCI dovrebbe adottare piuttosto che pensare ad altre cose che esulano da quello che effettivamente dovrebbe essere una cronometro».

Europei di Hasselt 2024, Velo con Affini che ha vinto e Cattaneo che ha preso il bronzo
Europei di Hasselt 2024, Velo con Affini che ha vinto e Cattaneo che ha preso il bronzo
Come deve essere fatta una cronometro?

Una prova per cronoman, cioè atleti con certe attitudini e caratteristiche. Sennò è come organizzare una gara dei 100 metri di atletica e metterci in mezzo una curva, perché lo stadio è fatto così. Oppure una maratona con tre salite. Un conto è la crono del Giro d’Italia, le corse a tappe esulano dalla specialità vera e propria, ma quando si tratta di una prova titolata…

Quale idea hai in mente da Tokyo?

La proposta che vorrei fare all’UCI, magari questo articolo può essere l’inizio di un dibattito, è dire che è difficile al giorno d’oggi trovare 30-40 km completamente piatti, non lo pretendo nemmeno. Però inserirei un range per il dislivello. Per crono da 0 a 30 chilometri, puoi arrivare al massimo a 250 metri. Dai 30 ai 40 chilometri, puoi arrivare a 300-350 metri. Ma non 700 come in Rwanda oppure 800 come a Tokyo, altrimenti è una cronoscalata. Come mettono il limite di chilometri nella lunghezza delle tappe, potrebbero valutare anche questo criterio, per non penalizzare chi investe nella specialità.

Zurigo andava bene, secondo te?

No, era al limite. Erano 46 chilometri con 413 metri di dislivello. Se fosse stata meno, magari Evenepoel avrebbe vinto comunque, ma ho dei dubbi. Per come è andato Ganna nel finale, che gli guadagnava 1″200 a chilometro, lo passava di sicuro. Pippo ha perso dopo la salita, dove c’erano due strappi duri da fare e l’altro pesa 20 chili in meno. La salita più o meno l’hanno fatta alla pari, c’erano 3″ di differenza.

Come dire che sarebbe bastato meno dislivello…

Zurigo con 100 metri di dislivello in meno significava avere molto probabilmente Ganna campione del mondo. Come volava pure Tokyo e chiuse a 2 secondi dal bronzo. Allora vinse Roglic, questa volta potrebbe vincere Pogacar o Van Aert se decide di farla a tutta. Dovrebbero regolarsi come per la prova su strada. Un anno fai la crono con 50 metri di dislivello, l’anno dopo la fai con 350 che va bene per tutti. Mi dispiace che a Zurigo non abbia potuto correre Cattaneo…

Elisa Longo Borghini e Gaia Realini, due atlete che potremmo rivedere in azzurro ai mondiali del Rwanda
Elisa Longo Borghini e Gaia Realini, due atlete che potremmo rivedere in azzurro ai mondiali del Rwanda
Perché?

Perché speravo che Affini fosse iscritto di diritto in quanto campione europeo, invece non era possibile. Ma per il prossimo mondiale lui ci sarà, mentre il percorso è troppo duro per campioni come Ganna e Affini. Abbiamo Cattaneo e Sobrero e potremmo avere anche Baroncini. L’anno scorso era stato interpellato per la crono mista, dato che era dura, ma non ha accettato. Ma anche su quello, vi pare normale fare un team time trial sul percorso della strada, dove il solo pezzo in pianura era quello che portava all’arrivo? Salita, discesa, curve e quando ci stai nella posizione da crono? E’ assurdo. Eppure eravamo lì e abbiamo perso solo per 6 secondi.

Avevamo una bella squadra.

Se fosse stato un percorso piano, dico che la vincevamo. Cattaneo, Affini e Ganna avrebbero lasciato alle ragazze un minuto da gestire, eppure hanno fatto ugualmente i miracoli, per chiudere sui tempi dei migliori su un percorso così duro. Per stare dietro a Cattaneo che tirava in salita, Affini ha sputato sangue (foto di apertura, ndr) e lo stesso ha fatto Ganna, però hanno volato e stiamo parlando di tre atleti di grossa taglia, Mattia un po’ meno. L’Australia aveva O’Connor che ha fatto secondo nella prova in linea. Purtroppo abbiamo beccato Soraya Paladin in una giornata no, perché quello è stato, altrimenti eravamo ancora lì a giocarcela.

Il percorso duro di Kigali (Rwanda) riporta in primo piano le doti da cronoman leggero di Matteo Sobrero
Il percorso duro di Kigali (Rwanda) riporta in primo piano le doti da cronoman leggero di Matteo Sobrero
Visto che il percorso di Kigali è così duro, vale la pena chiedere di indurire i campionati italiani?

Bisogna dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Intanto bisogna capire dove verrà fatto l’italiano, ma forse non serve indurirlo. Può essere utile per le categorie giovanili, mentre per i professionisti ci saranno altre occasioni di vederli. E poi non andrei oltre 300-400 metri di dislivello per non penalizzare anche noi chi investe sulla crono e gli stessi organizzatori che magari avrebbero pochi partenti se il percorso fosse troppo duro.

Sobrero alla ricerca dei giusti equilibri in vista del 2025

20.11.2024
5 min
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La prima stagione di Matteo Sobrero con la Red Bull-Bora Hansgrohe ha due volti: uno felice e l’altro un po’ meno. Quando è stato chiamato per dare supporto ai capitani, il piemontese ha risposto presente, mentre nelle occasioni in cui ha avuto spazio per sé qualcosa non è andato. 

«Ero a conoscenza del ruolo nel team – spiega Sobrero, che in questi giorni ha riagganciato le tacchette ai pedali in vista della prossima stagione – che mi era stato assegnato fin dal primo ritiro, ovvero a dicembre dello scorso anno. Nei Grandi Giri avrei dovuto dare una mano ai capitani, mentre in altre gare avrei avuto lo spazio per provare a dire la mia e fare la corsa».

Sobrero ha iniziato la sua stagione all’AlUla Tour con un buon quarto posto finale
Sobrero ha iniziato la sua stagione all’AlUla Tour con un buon quarto posto finale

Le fatiche gialle

Alla fine Sobrero ha corso il suo primo Tour de France, quello che gli era stato promesso lo scorso anno e che poi era sfumato senza troppe spiegazioni. Alla Grande Boucle ci è andato, consapevole del lavoro che avrebbe dovuto svolgere per il capitano unico: Primoz Roglic

«Sento di essere arrivato a fine anno scarico e tirato – racconta – con la squadra abbiamo parlato proprio di questo. Ci sono stati dei piccoli errori o comunque delle situazioni che non è meglio non rifare. Con l’arrivo di Red Bull il team ha investito tanto sul Tour, forse fin troppo. Non ero mai stato abituato a certi carichi di lavoro. Siamo partiti il 10 maggio, senza mai praticamente tornare a casa fino all’ultima tappa. Ho anche saltato il campionato italiano».

La partecipazione al suo primo Tour de France ha richiesto una grande preparazione
La partecipazione al suo primo Tour de France ha richiesto una grande preparazione
Come si è svolta la vostra rincorsa al Tour?

Siamo partiti per andare a fare qualche ricognizione di tappa. Poi da lì ci siamo spostati ad Andorra per il ritiro in altura, abbiamo corso il Delfinato e infine siamo tornati in ritiro a Tigne. Una volta finita la preparazione c’è stata la presentazione ufficiale di Red Bull in Austria e pochi giorni dopo la partenza da Firenze. Sono sforzi che fai e che non ti pesano, soprattutto con l’adrenalina del momento.

Poi li senti?

Una volta che ti fermi, ti salgono addosso la stanchezza e la fatica. Tutti i miei compagni che hanno finito il Tour hanno detto di aver risentito del lungo periodo di stress. Ed è una cosa che personalmente mi sono portato fino all’ultima gara della stagione, nonostante abbia staccato tra la fine del Tour e le altre gare. Si tratta di trovare il giusto ritmo e di abituarsi a certi carichi di lavoro e di stress. Tutte le squadre fanno un programma simile prima del Tour.

Prima della Grande Boucle, Sobrero ha corso insieme a Roglic al Delfinato
Prima della Grande Boucle, Sobrero ha corso insieme a Roglic al Delfinato
Si deve cercare il giusto equilibrio…

In un ciclismo che chiede di essere sempre al 100 per cento, essere al 95 vuol dire rincorrere. Io ho pagato più mentalmente che fisicamente. Non avevo mai preparato un Grande Giro in questo modo, l’anno prossimo sarebbe diverso. Sarei pronto. Però d’altra parte tornare a casa qualche giorno sarebbe stato utile per riposare e ripartire al massimo. Mi sono reso conto che sono arrivato alla partenza di Firenze già stanco.

Parliamo dei tuoi obiettivi, eri partito bene con AlUla e Sanremo.

Avevo trovato una buona condizione e sentivo di stare abbastanza bene. Poi mi sono ammalato in vista delle Ardenne e nel finale di stagione, come detto, non ero al 100 per cento. Se guardo alla mia stagione personalmente non posso essere soddisfatto, mentre se penso al mio lavoro per il team posso esserlo. 

Devi trovare il modo di incastrare tutto?

Sì, così da essere soddisfatto di entrambi gli aspetti. Anche perché la squadra mi concede le occasioni. Nel caso gli spazi per il 2025 dovessero essere gli stessi, sarà importante trovare qualche accorgimento per arrivare pronto ai miei obiettivi. Questi possono essere la Sanremo, le Ardenne o le gare di fine stagione. Vero che non abbiamo ancora un calendario, quindi parlare di impegni è difficile, ma vorrei trovare un equilibrio migliore. 

Ora che li hai messi tutti in cascina quale pensi sia il migliore per conciliare i tuoi obiettivi e quelli di squadra?

Sono consapevole che sarò di supporto per i capitani. Mi piacerebbe tornare al Giro perché è una corsa meno stressante e frenetica. Dal punto di vista di ciò che lo circonda il Tour de France è mentalmente impegnativo, spendi il doppio. Ci sono tanti tifosi, media, pressione, ecc… 

Per ricalibrare gli impegni in vista del 2025 serve trovare un equilibrio tra quelli del team e i suoi
Per ricalibrare gli impegni in vista del 2025 serve trovare un equilibrio tra quelli del team e i suoi
La differenza la farà tanto quale Grande Giro correrà Roglic, quest’anno lo hai affiancato parecchio. 

Mi sono trovato molto bene con lui fin da subito, abbiamo un ottimo rapporto. E’ un leader diverso da quelli che ho avuto in precedenza, ha proprio il carisma del campione. Per il momento non sono ancora totalmente legato a lui, potrei correre in supporto di altri capitani. Vedremo cosa verrà fuori dal ritiro di dicembre, manca poco. Si parte il 10.