Marco Milesi, Biesse Carrera Premac 2025 (Photors.it)

La Biesse Carrera che verrà: nuovi innesti e i giovani che crescono

18.11.2025
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Il primo annuncio è stato quello di Leonardo Vesco, in arrivo dalla MBH Bank-Ballan-Csb, poi la notizia che Filippo Agostinacchio rimarrà in squadra, quindi l’arrivo di Stefano Leali. Gli ultimi giorni della Biesse Carrera Premac sono stati decisamente frenetici. Tanti innesti, dovuti alle partenze di altrettanti corridori per i quali era arrivato il momento giusto di lasciare il nido. Infatti i gemelli Bessega faranno parte della rosa della Polti VisitMalta, mentre Filip Gruszczynski passerà professionista proprio con la MBH Bank di Bevilacqua. 

Le uniche certezze rimangono in ammiraglia: Marco Milesi e Dario Nicoletti guideranno la continental bresciana anche nel 2026

«Abbiamo cambiato tanto – ci racconta Milesi in uno dei momenti di pausa di questo novembre – più di metà squadra sarà totalmente nuova. Dei 16 corridori che hanno corso con noi nel 2025, ne abbiamo confermati sette, gli altri sono tutti nuovi».

Renato Favero, Soudall Quick-Step Development, Paris-Roubaix Espoirs (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Favero, uscito dal progetto della Soudal QuickStep è pronto a rilanciarsi con la Biesse Carrera Premac (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Renato Favero, Soudall Quick-Step Development, Paris-Roubaix Espoirs (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Favero, uscito dal progetto della Soudal QuickStep è pronto a rilanciarsi con la Biesse Carrera Premac (foto Freddy Guérin/DirectVelo)

Stessi numeri

Sedici atleti, un numero interessante di corridori che permetterà alla Biesse Carrera Premac di tenere il passo con il calendario messo in piedi lo scorso anno. 

«Considerando tutte le nuove gare che sono entrate a far parte del calendario italiano – spiega Milesi – avremo modo di fare tanta attività, in certi casi doppia. Sono arrivati dei profili interessanti, uno di questi è quello di Renato Favero (di ritorno dall’esperienza al devo team della Soudal QuickStep, ndr). E’ un corridore forte che da noi può sbocciare definitivamente. Come lo scorso anno avremo due atleti elite: Agostinacchio e Rossi (nel 2025 erano Dati e Iacomoni, passati entrambi al Team Ukyo, ndr). Inoltre avremo un blocco importante di ragazzi al secondo anno da under 23, tutti profili interessanti e da monitorare».

Con il passaggio della MBH Bank a team professional sentite di essere diventati il riferimento per il movimento continental?

Penso che anche altre realtà potranno dire la loro, ad esempio la Technipes #InEmiliaRomagna oppure la General Store. Certamente la nostra squadra rimane un riferimento per la categoria under 23, così come lo è stata in passato. 

Favero è un altro atleta che torna indietro da un devo team, su quali aspetti bisogna lavorare con questi ragazzi?

Lui me lo ricordo da quando era junior, faceva il bello e il cattivo tempo in gara. Non so se non gli è stato dato abbastanza spazio o se non lo ha trovato, fatto sta che nei due anni alla Soudal ha corso poco. E’ un modo di fare diverso quello dei devo team, improntato molto sulla preparazione. Se un atleta non ha mai lavorato in quel modo, fa fatica ad adattarsi al fatto di non correre tutte le domeniche. Si deve esser forti di testa e rimanere convinti del progetto. 

Nicola Zumsteg, Zanè-Monte Cengio 2025 Velo Club Mendrisio
Nicola Zumsteg, svizzero classe 2006: un ottimo scalatore, qui vittorioso su Cretti alla Zanè-Monte Cengio (photors.it)
Nicola Zumsteg, Zanè-Monte Cengio 2025 Velo Club Mendrisio
Nicola Zumsteg, svizzero classe 2006: un ottimo scalatore, qui vittorioso su Cretti alla Zanè-Monte Cengio (photors.it)
Programmare l’attività è il solo modo per crescere?

Anche noi con i nostri ragazzi programmiamo i periodi di allenamento, corse e riposo. Un esempio lo abbiamo in Agostinacchio, ora impegnato nel preparare la stagione di ciclocross, il quale prima di tornare a correre su strada farà un periodo di stacco. Sicuramente diamo più spazio agli atleti con un calendario che permette loro di correre e accumulare esperienza

Chi sono i secondi anni da attenzionare?

Alcuni di questi sono con noi dallo scorso anno e abbiamo visto un grande passo in avanti da metà stagione in poi: Michele Bicelli, Andrea Donati, Davide Quadriglia e Alessandro Milesi su tutti. Avremo anche due innesti dal Velo Club Mendrisio, Nicholas Travella e Nicola Zumsteg. Quest’ultimo si è messo in luce con ottime prove da scalatore, ha vinto la Zanè-Monte Cengio ed è arrivato in top 10 sia al Piccolo Giro dell’Emilia, alla Bassano-Monte Grappa e anche alla Schio-Ossario del Pasubio. 

I profili di esperienza non mancheranno, oltre a Favero ci saranno Leonardo Vesco e Stefano Leali…

Vesco è un terzo anno e secondo me è forte, molto forte. Leali mi è sempre piaciuto perché attacca e non ha paura, spesso si piazza con azioni da lontano e ha coraggio. 

Visto il calendario fitto in Italia riuscirete a mantenere qualche appuntamento all’estero?

Certamente, Giro di Slovacchia, Tour de Mirabelle e Paris-Troyes dovrebbero riconfermare l’invito. Inoltre avendo un corridore svizzero di interesse nazionale (Zumsteg, ndr) abbiamo intenzione di fare qualche gara in più oltre confine. Per il resto stiamo preparando tutto, il primo ritiro sarà a Denia a gennaio e poi partiremo come sempre dalla Coppa San Geo.

Privitera: l’incidente, il sogno spezzato e le voci del gruppo

17.07.2025
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AOSTA – La notizia della morte di Samuele Privitera arriva pochi minuti prima della mezzanotte. Nel silenzio di una sala stampa ormai deserta e buia. Poche righe alle quali segue il messaggio di cordoglio dell’intero staff del Giro Ciclistico della Valle d’Aosta

La sala stampa della prima tappa del Giro della Valle d’Aosta era a poche centinaia di metri dall’arrivo. Nella festa di Filippo Agostinacchio una voce ci dice che Samuele Privitera è stato protagonista di una brutta caduta. La notizia ci accompagna fino al momento in cui ci sediamo per scrivere l’articolo che poi verrà pubblicato alle 19,09. La tappa è finita da qualche ora, ma in gruppo e tra gli addetti ai lavori circola la notizia di un brutto incidente che ha coinvolto il giovane corridore della Hagens Berman Jayco. L’attesa rende tutto straziante, a ogni squillo di telefono si teme che possa arrivare la notizia peggiore. 

Samuele Privitera (il secondo in maglia Hagens Berman da sinistra) durante il foglio firma della prima tappa
Samuele Privitera (al centro) durante il foglio firma della prima tappa

Ore di attesa

La prima comunicazione ufficiale da parte dell’organizzazione arriva intorno alle 19, il ragazzo è stato trasportato all’ospedale Parini di Aosta in gravi condizioni ed è sotto osservazione. All’ingresso del Pronto Soccorso ci viene comunicato che sono in attesa dei familiari di Samuele Privitera. Poi il silenzio. Arrivano anche due atleti dell’U.C. Monaco. A distanza di un’ora anche un diesse della Hagens Berman Jayco insieme a un agente di Polizia, hanno in mano il casco di Privitera che sembra integro. 

Il silenzio fa salire la preoccupazione. E mentre il telefono squilla, la notte arriva senza che dall’ospedale trapelino notizie sullo stato di salute di Samuele Privitera. Gli agenti di Polizia davanti all’ingresso del Pronto Soccorso dicono che una notizia ufficiale verrà rilasciata dall’organizzazione una volta arrivati i genitori. Sono le 23,52 quando viene pubblicato il comunicato ufficiale del Giro Ciclistico della Valle d’Aosta. Privitera non ce l’ha fatta. 

La voce dal gruppo

E’ difficile cercare di capire la dinamica dell’incidente di Samuele Privitera, una prima ricostruzione può arrivare solamente da chi era accanto a lui in corsa. Lorenzo Masciarelli, della MBH Bank-Ballan-Csb, era in gruppo nel momento dell’incidente. 

«Privitera – racconta Masciarelli – era due metri davanti a me. Venivamo da una curva che si affronta senza frenare, ci trovavamo intorno alla ventesima posizione in gruppo. Lui arrivava dall’esterno e ha preso un dosso artificiale di cemento che serve per rallentare le macchine. Non si è capito se non se ne sia accorto, però nel momento in cui è salito sopra ha perso la presa dal manubrio. Di conseguenza il sedere gli è scivolato sul tubo orizzontale del telaio ed è rimasto seduto. I piedi si sono sganciati ma ha cercato di rimanere in equilibrio. In quelle situazioni, spesso, rimetti una mano sul manubrio e rimani in piedi. Invece lui ha sbandato ed è andato contro una barriera di ferro. Un impatto così non l’avevo mai visto. Parlando con i ragazzi che avevo vicini, che come me avevano visto l’accaduto, ci siamo resi subito conto della gravità

«Quando l’ho visto andare verso la barriera mi sono spaventato e ho tirato i freni – continua – e gli sono rimasto dietro. L’impatto è stato bruttissimo, è arrivato contro l’ostacolo con la testa e il petto. Il casco, anche durante lo scontro con la barriera, è sempre rimasto sulla testa. Non ho capito come si sia sfilato. Il fatto però che fosse integro (o così pareva, ndr) mi fa pensare che le prime a colpire la barriera siano state altre parti del corpo».

Marco Milesi, ora diesse della Biesse Carrera, era in gruppo nel 1993 quando sulle strade del Giro della Valle d’Aosta morì Diego Pellegrini
Marco Milesi, ora diesse della Biesse Carrera, era in gruppo nel 1993 quando sulle strade del Giro della Valle d’Aosta morì Diego Pellegrini

Il ricordo di Milesi

La voce che ci ha avvisato dell’incidente di Samuele Privitera, arrivata dopo il traguardo, ce l’ha data Marco Milesi, diesse della Biessa Carrera Premac. Il quale nella mattinata di oggi ci ha raccontato quanto visto dall’ammiraglia durante la tappa. 

«Ho visto Privitera a terra – racconta – mentre passavamo sul punto dell’incidente. Andavamo piano perché c’erano diversi oggetti sparsi sulla carreggiata. L’ho visto fermo a terra, immobile, e subito ho capito che si trattava di un brutto incidente. Erano già presenti i medici intorno al corpo che si agitavano, ho visto anche un meccanico della Hagens (la squadra di Privitera, ndr) parecchio spaventato in volto. 

«Mi è subito tornato in mente – riprende dopo un attimo di silenzio, con voce profonda – la caduta di Diego Pellegrini, sempre qui al Valle d’Aosta nel 1993. Io ero in corsa, così come lo ero al Tour de France 1995 quando venne a mancare Fabio Casartelli, eravamo anche compagni di squadra. Ci sono tanti pensieri nella testa di un ragazzo in un momento del genere, soprattutto nelle gare dilettanti quando chi corre con te è spesso coetaneo e lo conosci fin da bambino. Capire se andare avanti o meno spetta ai ragazzi. Io nel 1995, al Tour, volevo tornare a casa. I miei genitori mi stettero vicini e mi dissero di tenere duro. Quel Tour de France lo finii, ma con una sofferenza enorme».

Samuele Privitera, ciclista ligure nato a Imperia, è venuto a mancare all’età di 19 anni, avrebbe compiuto i 20 il prossimo 4 ottobre. Dal 2024 correva con il team Hagens Berman guidato da Axel Merckx, mentre da juniores aveva vestito la maglia del Team Fratelli Giorgi.

Milesi, il primo maestro. E il Conca tricolore da rilanciare

14.07.2025
4 min
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Fra il 2019 e il 2020, nell’allora Biesse-Arvedi che oggi è la Biesse-Carrera, Marco Milesi si trovò a guidare due spilungoni forti in salita nonostante la statura: Kevin Colleoni e Filippo Conca. Il secondo, soprattutto, aveva un rapporto di amore/odio con la bilancia perché essere magri quando si è alti 1,91 non è sempre semplice. Quando fu chiaro che il talento fosse pronto per affrontare il professionismo, alla fine del 2019 i due (che non avevano ancora un procuratore) firmarono entrambi un contratto con la Androni di Gianni Savio. Ma il sole non fece in tempo a tramontare su quella firma che i procuratori arrivarono e riscrissero il passaggio. Colleoni andò al Team Bike Exchange, attuale Jayco-AlUla, Conca alla Lotto.

«Era un contratto di due anni – ricorda Milesi – e io vedevo Filippo Conca meglio con Savio, perché sarebbe potuto crescere ancora. Soprattutto con i problemi fisici che ha avuto, avrebbe potuto fare come Cattaneo, che dopo la Lampre era andato all’Androni ed era tornato quello che era con me ai tempi della Trevigiani. Ci sono dei momenti che se trovi la squadra che ti permette di fare la gara, sei libero e non hai pressioni. Devi indovinarla, devi essere anche fortunato in quelle cose. Però tante volte si fidano più dell’imbeccata del procuratore, mentre io ho corso in Belgio e la Lotto non era un ambiente adatto. O ti fai rispettare subito, sennò si fa dura».

Oggi che Filippo è diventato campione italiano a capo del singolare passaggio allo Swatt Club, tornare da chi l’ha lanciato può essere il modo di rimettere in ordine i tasselli e capire quale potrebbe essere ora la traiettoria del fresco e inatteso tricolore. Milesi è al lavoro con la squadra preparando il Giro della Valle d’Aosta, che inizierà mercoledì. Dal prossimo anno saranno un vivaio per la Cofidis, pur mantenendo nome e sponsorizzazioni, ma di questo ci sarà tutto il tempo per parlare in seguito.

Filippo Conca, Giro del Belvedere, 2020
Nel 2020, Conca corre con la Biesse-Arvedi e conquista il quinto posto al Giro U23 vinto da Pidcock (photors.it)
Filippo Conca, Giro del Belvedere, 2020
Nel 2020, Conca corre con la Biesse-Arvedi e conquista il quinto posto al Giro U23 vinto da Pidcock (photors.it)
Hai continuato a sentire Conca anche in questi ultimi tempi difficili?

Lo sentivo spesso, lo vedevo anche alle gare. Sono sempre in contatto con i ragazzi e quando penso a lui, la mia idea è che non abbia mai trovato la sua dimensione. In qualche modo mi ci rivedo, siamo alti uguale e pesiamo uguale. Corridori grandi: corazzieri al servizio di un capitano, anche se lui un capitano per cui lavorare non l’ha mai avuto. Non nego che la sua vittoria mi abbia sorpreso.

Le squadre cercano vincenti e non corazzieri…

L’ho sempre detto. L’ho detto anche a Bramati (i due hanno corso insieme nei dilettanti, ndr), perché uno come Conca sarebbe stato da prendere per metterlo a tirare per i loro leader. Se hai un ruolo, riesci a rimanere a galla anche lassù. Invece per come correva, Filippo l’ho sempre visto un po’ spaesato.

Qualcuno ha pensato che non abbia avuto la grinta necessaria, Conca ha risposto che l’ha utilizzata tutta per rimettersi dagli infortuni.

E’ vero, come è vero che si fa fatica a guardare i piazzamenti e si pensa solo alle vittorie. Nel 2023, al primo anno con la Q36.5, Filippo era andato molto forte al campionato italiano, con un settimo posto. L’anno scorso è stato nono alla Coppa Agostoni. Da uno come lui non puoi aspettarti i risultati, ma di fatto non ha mai corso per un capitano che potesse vincere grazie al suo lavoro.

In questo ciclismo di corridori leggerissimi, il peso può essere stato un problema? Lui stesso ne parla spesso.

Può darsi anche quello, che sia stato un fattore. Di una cosa sono sicuro, Filippo ha tanti watt, la squadra in cui corre ora, neanche a farlo apposta, ha il nome giusto. Lui deve stare sempre dentro il peso e allora può sfruttare tutta la sua forza. Mi ricordo al Giro d’Italia U23 del 2020, quando fece quinto in classifica, saliva sul Mortirolo solo di forza. Spingeva in una maniera assurda. Era il suo punto forte e probabilmente il peso gli ha sempre dato un po’ di problemi.

Al Giro dei Paesi Baschi al quarto mese di professionismo. E’ il 2021, subito dopo Conca risulterà positivo al Covid
Al Giro dei Paesi Baschi al quarto mese di professionismo. E’ il 2021, subito dopo Conca risulterà positivo al Covid
Pensi che aver vinto il campionato italiano gli dia la motivazione per cambiare passo?

Secondo me sì. Ora ha visto dove può arrivare, il potenziale che ha. Ha capito che può vincere, come è successo negli anni che era con me. Nel 2019 andò bene, ma non benissimo. Poi quando ha iniziato ad andar forte, ad essere là davanti, si convinse dei suoi mezzi e andò bene tutto il 2020. Secondo me anche adesso, se si trova l’opportunità di una squadra, potrà fare bene, perché il suo potenziale è ancora tutto là. E poi sapete una cosa?

Che cosa?

Ha toccato il fondo e adesso sono guai. Sono ragazzi diversi, ma in qualche modo mi ricorda Finetto. Anche Mauro toccò il fondo, rischiò di smettere, ma da allora si mise ad andare forte e fece un’ottima seconda parte di carriera in Francia.

E’ già buono che non abbia pensato di smettere, no?

Ha avuto la forza di continuare. Anche quest’anno ha avuto due infortuni, però non ha mai smesso di crederci. E’ giusto che abbia la possibilità di riprovarci.

Mondo continental: MBH Bank-Biesse, metodi a confronto

02.05.2025
9 min
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Nel panorama delle continental italiane che ogni giorno cercano di fare i conti con i devo team e con le squadre pro’, il Team MBH Bank-Ballan e la Biesse-Carrera sono due delle realtà più solide. Lo dicono i risultati e il tipo di programmazione con cui cercano di resistere all’ingerenza dei team WorldTour.

Gianluca Valoti e Marco Milesi sono due dei loro tecnici e a loro abbiamo sottoposto le stesse 14 domande per cercare di evidenziare differenze e punti di contatto. 

Gianluca Valoti (classe 1973) è stato professionista dal 1996 al 2002. Qui è con Sergio Meris, ora pro’ alla Unibet-Tietema
Gianluca Valoti (classe 1973) è stato professionista dal 1996 al 2002. Qui è con Sergio Meris, ora pro’ alla Unibet-Tietema
1) Per far bene nella continental comanda il budget o la qualità del lavoro?

VALOTI: «Il budget, poi viene la qualità del lavoro. Adesso sono collegati molto più di prima. Negli ultimi due anni abbiamo investito un po’ di più sul lavoro, quindi con i ritiri in altura, il materiale e tutto il resto e per forza è stato necessario aumentare il budget».

MILESI: «Per stare al passo con le devo, devi investire di più sui ritiri su altura o su qualcosina da migliorare. Pertanto il budget serve soprattutto a questo».

2) Stiamo parlando di una categoria vicina al professionismo: qual è il ruolo del direttore sportivo?

VALOTI: «Nel ciclismo attuale, il direttore sportivo deve comporre il puzzle, cercare di incastrare tutte le pedine, tra corridore, allenatore, impegni e logistica. Ovviamente in corsa, rimane fedele al suo ruolo storico: quello di sempre».

MILESI: «Adesso come adesso, il direttore sportivo è una sintesi di tanti aspetti. Cerco di stargli vicino come si faceva una volta, però giustamente adesso hanno altre esigenze e bisogna dargli attenzione. Le nuove figure che sono entrate in questi ultimi anni richiedono spazio per cui devi essere una figura di raccordo tra tutte e però mantenere l’ultima parola».

3) Una volta si diceva che nei dilettanti è sbagliato imporre un ruolo ai corridori: al leader e al gregario. In continental è ancora così?

VALOTI: «Sì, noi continuiamo a gestirli al vecchio modo. Magari in certe corse dove non si usano le radio e i ragazzi possono ancora usare la loro fantasia, non ci sono ruoli immutabili. Non c’è il gregariato nel dilettantismo, non lo vedo».

MILESI: «Io cerco di lasciare a ciascuno le sue possibilità, però a conti fatti emerge sempre chi ha la condizione migliore. Non si impongono ruoli che poi non cambiano, anche se alla fine tutti notano che a fare risultato sono spesso gli stessi, dai Bessega, a Tommaso Dati, come pure Bicelli che sta andando bene».

Marco Milesi (classe 1970, qui dopo la vittoria di ieri con Bessega al GP General Store) è stato pro’ dal 1994 al 2006 (photors.it)
Marco Milesi (classe 1970, qui dopo la vittoria di ieri con Bessega al GP General Store) è stato pro’ dal 1994 al 2006 (photors.it)
4) I corridori arrivano dagli juniores molto preparati: che cosa devono ancora imparare?

VALOTI: «Hanno sempre più bisogno di una persona di riferimento per quando hanno delle fasi negative e quando la condizione non gli permette di fare risultato. Sono molto deboli, quindi in certi casi il direttore sportivo deve fare anche da psicologo. La prima cosa che dobbiamo insegnargli è reagire quando ci sono dei momenti negativi».

MILESI: «Bisogna fargli capire che devono crescere, diventare un po’ più uomini e più consapevoli di sé. Tanti arrivano e pensano di essere già pronti, invece prima devono crescere di testa. Bisogna lavorare su questo, dargli la consapevolezza che ormai non sono più bambini. Chi va avanti con la pretesa di essere già arrivato, sparisce anche più velocemente».

5) Quanto è importante parlare chiaramente e non creare false illusioni?

VALOTI: «Se le cose non vanno, lo capiscono da sé. Essendo una continental, quando andiamo a fare le gare dei professionisti, vedono chiaramente che non riescono ad arrivare con i primi. Noi non facciamo gare WorldTour, per cui si rendono conto che ai piani alti c’è un livello ancora più alto. Cerchiamo di farli ragionare anche su questo. Per cui capita che qualcuno smetta o vada in squadre che fanno attività regionale per tirare avanti ancora un po’».

MILESI: «Se nascondi l’evidenza o cerchi di dipingerla in modo diverso, non gli fai un favore. Il direttore sportivo deve essere giusto e soprattutto onesto anche nel dire le cose giuste al momento opportuno».

6) La spinta verso il passaggio al professionismo genera ansia?

VALOTI: «Sì, perché arrivano e vogliono tutto subito. Magari già da juniores hanno in mano dei contratti da professionisti e allora pensano di poter bruciare le tappe».

MILESI: «Su questo aspetto preferisco prospettargli un cammino di costruzione, soprattutto i più giovani non li vedo ancora pronti per il professionismo. Secondo me, non sono maturi. Puoi trovare uno come Finn e allora benvenga, però sono casi rarissimi. Per tutti gli altri c’è una costruzione da fare e per me tre anni sono necessari. Mi rendo conto di quanto sia stressante per loro la voglia di passare professionisti».

Finn (qui primo al Belvedere) potrebbe essere l’eccezione alla gestione dei primi anni: sia Valoti sia Milesi credono in una crescita graduale (photors.it)
Finn (qui primo al Belvedere) potrebbe essere l’eccezione: sia Valoti sia Milesi credono in una crescita graduale (photors.it)
7) Che rapporti avete con i procuratori?

VALOTI: «Con qualcuno lavori bene, però da quando ci sono i devo team abbiamo meno rapporti. I procuratori cercano di mandare i ragazzi più all’estero che nelle continental italiane. Siamo stati fortunati che nel 2021 i devo team non c’erano ancora, altrimenti Ayuso e forse neppure Tiberi non sarebbero venutl da noi e sarebbero finiti in una di quelle squadre. Noi italiani abbiamo subito parecchio questa situazione, eppure siamo capaci anche noi di valorizzare i migliori».

MILESI: «Bisogna conviverci, perché tanti ragazzi che prendiamo hanno già il procuratore. Prima venivano a proporti gli under 23, adesso ti offrono gli juniores. Sinceramente cerco di avere un buon rapporto con tutti cercando di capire in che modo collaborare. A volte capita che abbiano un ragazzo che non vogliono mandare nei devo team, perché non è ancora pronto. E allora lo portano da noi perché lo facciamo maturare ancora un po’. Magari il ragazzo che deve finire la scuola o che non è pronto per uscire dal suo ambiente. Io ho corso tanto in Belgio, ma ero adulto e so cosa vuol dire essere lo straniero della squadra. Non tutti i ragazzi giovani se ne rendono conto e non tutti si adattano».

8) Vi capita di osservare e ragionare sulle strutture dei devo team?

VALOTI: «Da quando sono direttore sportivo, dal 2003, ho sempre osservato le squadre più grosse. Allora magari c’erano dei team di dilettanti più grandi di noi e i ho sempre ammirati e osservati per imparare. Osserviamo anche il lavoro che sta facendo la VF Group-Bardiani. In più abbiamo alle spalle gli anni in cui Stanga e Bevilacqua avevano la squadra dei pro’ e anche allora cercavo di imparare tutti i dettagli dalla categoria superiore».

MILESI: «Sinceramente non li guardo troppo. Abbiamo da anni la nostra idea e su quella andiamo avanti. Si può sempre migliorare, questo è chiaro, ma non so quanto guardare loro e le loro realtà sia di ispirazione per farlo».

9) Con che criterio si portano i ragazzi a fare le corse dei professionisti? 

VALOTI: «Prima di tutto la condizione, perché cerchi sempre di fare bella figura. Diciamo che in generale ci sono tre fattori. La condizione, appunto. La possibilità di cercare in queste corse un vantaggio per quando torneremo fra gli U23. E terzo magari la possibilità per un giovane di fare esperienza. Quando gli dico che faranno le gare coi professionisti sono contenti e più motivati».

MILESI: «Di solito mandiamo quelli che sono più pronti, i più esperti. Il giovane lo inserisco verso fine stagione, per dargli morale e fargli capire il mondo dei grandi. Poi ci sono le eccezioni. Ci hanno chiamato di recente a Reggio Calabria, ma c’era la concomitanza con San Vendemiano e le classiche di qua, così ho iscritto chi c’era. Però di solito mando i più maturi e ai più giovani anni lascio fare esperienza».

Nel 2021, Ayuso corse per un anno nell’allora Colpack, vincendo anche il Giro U23: oggi andrebbe al devo team della UAE Emirates
Nel 2021, Ayuso corse per un anno nell’allora Colpack, vincendo anche il Giro U23: oggi andrebbe al devo team della UAE Emirates
10) Il primo anno di talento viene coinvolto in questo discorso?

VALOTI: «Quando ci sono le tre condizioni precedenti, non si fanno eccezioni».

MILESI: «I primi anni vanno rispettati. Ne ho avuti tanti molto forti, penso a Rota e Svrcek, ma non li ho mai buttati subito nella mischia. Il giovane deve fare il suo percorso e poi, da metà anno in poi, si può pensare di fargli fare qualche esperienza superiore».

11) Invece come si impiega il quarto anno U23 che ha ancora necessità di farsi vedere?

VALOTI: «Si cerca il risultato. Si spera sempre che il risultato gli permetta di ottenere un contratto nel professionismo, per cui si cerca anche di portarlo a fare esperienza. A volte anche un risultato o un piazzamento in una corsa professionistica gli dà qualcosa in più. Guardate Sergio Meris. Ha vinto nei dilettanti, poi ha fatto dei piazzamenti coi professionisti e la Unibet-Tietema l’ha voluto».

MILESI: «Come ha detto anche Agostinacchio nell’intervista che gli avete fatto, nel quarto non devono guardare in faccia nessuno. E’ dentro o fuori, per questo di solito i ragazzi di quarto anno sono i nostri leader. Sia che li prendiamo di proposito sia come Arrighetti che è cresciuto con noi. Quando vado in una corsa con due o tre ragazzi di quarto anno, sono loro che fanno la corsa. Sono più consapevoli degli altri di quello che devono fare. Hanno un programma pensato proprio per questo».

12) Essere stato corridore è ancora un vantaggio oppure è passato troppo tempo da quando hai smesso?

VALOTI: «E’ passato un po’ troppo tempo! Me ne accorgo osservando Martinelli, che è più aggiornato tecnologicamente. Però magari gli manca l’esperienza per cogliere piccole cose di organizzazione e di tattica che invece a me saltano all’occhio».

MILESI: «Mi aiuta su certi aspetti della gara. Capire come si muovono le altre squadre e riuscire a gestire la mia. Quando invece si tratta di parlare con i ragazzi, che ormai tengono al centro di tutto i test e i wattaggi, allora smetto di parlare come ex corridore e cerco di correggere il tiro. In questo caso l’esperienza da professionista conta al 50 per cento e il resto devi metterlo con l’aggiornamento».

Tenere le posizioni in salita in mezzo ai pro’ non è sempre agevole per le continental. Qui Dati al Giro d’Abruzzo
Tenere le posizioni in salita in mezzo ai pro’ non è sempre agevole per le continental. Qui Dati al Giro d’Abruzzo
13) Fino a un paio di anni fa era difficile per una continental essere accettata nella gare pro’: questo sta cambiando?

VALOTI: «La situazione è un po’ cambiata. Grazie alle continental gli organizzatori hanno un bel numero di partenti, ma dipende sempre dalla corsa, dall’organizzatore e ovviamente dala squadra. Resta superiore la divisione rispetto agli altri team. Ci rispettano e noi diciamo ai nostri ragazzi di rispettare i corridori professionisti. Però quando cerchi di andare avanti per puntare la salita, c’è un po’ di… razzismo, chiamiamolo così. Ti vedono come una continental e vorrebbero che restassimo al nostro posto. Succede fra professional e WorldTour, a maggior ragione con noi».

MILESI: «Per tenere la posizione in mezzo ai professionisti, c’è da combattere. E’ dura scontrarsi, perché sono più organizzati di noi e spesso anche più forti. E’ dura tenere le posizioni del gruppo e certamente un conto è prendere la salita nei primi 10, altro è prenderla in cinquantesima posizione. Non è bullismo, è esperienza. I professionisti sanno come muoversi, noi dobbiamo ancora imparare. Ho fatto anch’io quel lavoro, tenevo i miei capitali davanti e non facevamo entrare nessuno. Sull’altro fronte, vedo che con gli organizzatori va molto meglio. Ho avuto tanti inviti, anche nelle gare di RCS, ma ovviamente non è così per tutti. Neppure Valoti ha problemi con la sua squadra. Vedono come ti muovi, l’immagine che hai, la struttura. E’ tutto l’insieme che fa la differenza».

14) Valoti-Milesi: che cosa ti pare del modo di lavorare del tuo collega?

VALOTI: «Mi piace come lavorano, perché sono partiti da zero e hanno creato una bella struttura. Lavorano bene, è una delle squadre meglio organizzata».

MILESI: «Hanno sempre lavorato bene, con una storia importante alle spalle. Hanno un nome di prestigio, sono conosciuti e sin da quando hanno fatto la continental, sono stati il riferimento. Siamo amici/nemici, si può dire così?».

Team continental e le gerarchie in corsa. Ce lo spiega Milesi

04.11.2023
6 min
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«Nelle gare pro’ per noi dei team continental è molto difficile arrivare in testa al gruppo e restarci. Ci sono chiaramente anche delle gerarchie. L’ho visto proprio al Giro del Veneto». Tra le tante risposte che ci ha dato Nicolò Arrighetti dieci giorni fa, queste parole ci hanno dato uno spunto di riflessione sulle gare in cui corrono atleti di due categorie diverse.

E’ veramente così complicato arrivare là davanti e provare a restarci? Oppure bisogna contestualizzare le varie situazioni che si creano ad ogni corsa? Per capire meglio come funziona in questi casi per le formazioni continental, abbiamo chiesto a Marco Milesi – proprio il tecnico del giovane bergamasco alla Biesse-Carrera ed ex pro’ per tredici stagioni – di spiegarci le varie dinamiche.

Il diciottenne Arrighetti nelle gare con i pro’ ha visto subito le gerarchie che si formano in gruppo (foto Elisa Nicoletti)
Il diciottenne Arrighetti nelle gare con i pro’ ha visto subito le gerarchie del gruppo (foto Elisa Nicoletti)

L’arte del “limare”

Il discorso oggettivo di Arrighetti va ulteriormente contestualizzato perché fatto da un ragazzo di 18 anni, che nell’arco di dodici mesi si è trovato a competere dagli junior alle gare “ProSeries”, ovvero quelle un gradino sotto le WorldTour. Normale che si notino subito tante differenze.

«Nicolò ha fatto l’ultimo mese – spiega Milesi – correndo tra i pro’, ha provato questa ebbrezza (sorride, ndr). Gli sono piaciute le tre corse che ha disputato perché ha del motore ed era in forma. E poi perché è una grande “lima”, ricorda molto me in questo (sorride, ndr). Se non sei capace di stare a ruota ed ottimizzare ogni pedalata rischi molto presto di pagare gli sforzi in corsa. Tra i dilettanti ti salvi ancora, ma tra i pro’ no. Prima di tutto per la differenza di velocità e cambi di ritmo. E poi perché non riesci a restare davanti a lungo. Adesso lo vedete anche voi, nelle gare si viaggia a blocchi di squadre.

A seconda di quanti team WT ci sono, le continental sanno se potranno avere più o meno spazio in determinate fasi di corsa
A seconda di quanti team WT ci sono, le continental sanno se potranno avere più o meno spazio

Ordine delle posizioni

«I team WorldTour, specie se ce ne sono 6/7, comandano la corsa – prosegue Milesi – poi ci sono le professional ed infine noi delle continental. Ad esempio se il gruppo resta compatto prima di una salita venendo da un percorso ondulato e veloce, le continental non riescono a superare le prime 30-50 posizioni. Se invece ci sono meno squadre WorldTour allora puoi sperare di guadagnare spazio nel gruppo. Penso a Foldager alla Per Sempre Alfredo dove ha fatto terzo. Ma dipende da tanti fattori. I rapporti che si tirano. Se hai solo ragazzi U23 o solo elite. Oppure dal tipo di gara».

Paradossalmente più è duro il percorso e più i migliori corridori delle continental possono restare davanti nel finale. Un esempio fu Pesenti del Team Beltrami che nel 2022 arrivò sesto nella prima frazione della Coppi e Bartali a ruota di Van der Poel ed altri corridori del WorldTour.

«Certo, perché ad un certo punto molti uomini delle WorldTour e Professional si mettono da parte dopo aver svolto il loro compito, quindi se la giocano i cosiddetti leader di ogni squadra. E quelli delle continental devono essere stati bravi a non aver sprecato nulla».

Pesenti della Beltrami (casco giallo) alla Coppi&Bartali 2022 fu protagonista su percorsi duri in mezzo ad atleti di team WT
Pesenti della Beltrami (casco giallo) alla Coppi&Bartali 2022 fu protagonista su percorsi duri in mezzo ad atleti di team WT

Consigli utili

Nel ciclismo non basta solo avere grandi gambe, ma ci vuole testa per saperle usare bene. In questo senso per una formazione continental e giovane come la Biesse-Carrera i suggerimenti di un tecnico navigato come Milesi sono utilissimi in certi tipi di corse, sia per la crescita che la sopravvivenza sportiva del corridore.

«Quando noi andiamo con i pro’ – analizza il 53 enne diesse nato ad Osio Sotto – sappiamo già che per noi sarà tutta esperienza, però vogliamo anche provare a non subire la gara. Diciamo che bisogna essere bravi a cogliere il momento per andare in testa e tentare la fuga, perché altro è quasi impossibile da fare. Quest’anno al Giro di Sicilia siamo andati all’attacco con Belleri nelle prime due tappe per la maglia pistacchio dei “gpm”. Nonostante fossimo una continental, non ci hanno dato inizialmente tanto spazio poi Michael finalmente è riuscito ad andare in fuga e rafforzare la classifica degli scalatori.

Foldager terzo alla Per Sempre Alfredo. Spesso gli atleti delle continental devono arrangiarsi nelle volate in mezzo ai pro’
Foldager terzo alla Per Sempre Alfredo. Spesso gli atleti delle continental devono arrangiarsi nelle volate in mezzo ai pro’

«Siamo noi diesse – va avanti Milesi – che dobbiamo dire cosa possiamo fare in corsa. Magari le continental che fanno poche corse con i pro’ possono fare un po’ di confusione in gruppo. Nel meeting pre-gara spiego sempre ai ragazzi che ci vuole rispetto delle gerarchie o dei ruoli. Infatti di grossi “casini” non ne abbiamo mai combinati (sorride, ndr) e su questo ci siamo creati una buona credibilità. In volata, ad esempio, gli atleti delle continental stanno a ruota. Ai miei dico sempre che non faremo treni per evitare caos. Anche perché in un rettilineo di quattro chilometri è impossibile mettere il naso fuori mentre ti puoi salvare se il finale è tortuoso».

Confronto col passato

Milesi è diventato pro’ nel ’94 e ha smesso nel 2006, quando un anno prima la riforma UCI creò le attuali categorie WorldTour, Professional e Continental. Sembrano trascorsi molti più anni di quelli che realmente sono e quindi appare difficile fare un paragone, ma qualche momento di gara simile si può trovare.

Limatore. Milesi in maglia Brescialat durante la Roubaix ’96. Da parte sua tanti consigli ai suoi ragazzi nelle gare con i pro’
Limatore. Milesi in maglia Brescialat durante la Roubaix ’96. Da parte sua tanti consigli ai suoi ragazzi nelle gare con i pro’

«Rispetto a quando correvo io – finisce la sua considerazione Milesi – alcune cose sono cambiate in meglio, altre in peggio. Già allora nelle gare più dure si procedeva a blocchi e quando il gruppo lo decideva, nessuno andava in fuga. Adesso i blocchi delle squadre si vedono anche prima delle gare. Stanno tutti assieme dall’uscita dal pullman fino all’arrivo. Onestamente mi piace poco questa tendenza. La mia impressione è che prima invece ci fosse più socialità. Tutti parlavano con tutti, senza distinzioni tra squadre più o meno forti. Di sicuro posso dire che ora qualche senatore si arrabbia se vede manovre azzardate di qualche giovane troppo esuberante. In questo senso Arrighetti l’ho catechizzato a dovere e non l’ho mandato al massacro. Questo dovrebbe sempre essere insegnato ai giovani, delle continental e non».

Arrighetti, un buon 2023 e già un bel nome per il futuro

26.10.2023
5 min
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Sull’altopiano di Bossico, un balcone naturale che si affaccia sul Lago d’Iseo, ci vive Nicolò Arrighetti, uno dei migliori debuttanti tra gli U23. Il bergamasco ha disputato una buona stagione con la Biesse-Carrera senza accusare troppo il salto di categoria e i suoi due tecnici sono pronti a scommettere su di lui.

Le parole spese nelle settimane scorse da Milesi e Nicoletti rappresentano una bella investitura per il futuro di Arrighetti (in apertura foto Rodella) e lui per il 2024 non ha paura di continuare a confrontarsi nelle gare più dure, anche se non bisogna correre troppo. Ora arriva lo step della crescita graduale, quello tradizionalmente più complicato di percorsi come il suo. Il diciottenne quest’anno ha ottenuto subito una vittoria a marzo a Fubine nella Monsterrato Road, battendo De Pretto in uno sprint ristretto. Ha poi infilato due podi, quattro top 5 e otto top 10, arricchendo il suo ruolino con la maglia azzurra indossata alla Corsa della Pace. Valeva la pena approfondire la conoscenza di Nicolò.

Risultati a parte, com’è andata questa prima annata da U23?

E’ stata ottima, nonostante avessi la maturità (si è diplomato in elettrotecnica, ndr). Ho fatto tanta esperienza. Mi sono rivoluzionato e migliorato su tante competenze grazie ai miei compagni, ai miei diesse e alla squadra in generale. Qualche soddisfazione me la sono ritagliata e onestamente non mi aspettavo di vincere così presto, anche se stavo abbastanza bene.

Abbastanza?

In primavera ho sofferto per l’allergia, però ho comunque conquistato un bel quinto posto con la nazionale. Nella seconda parte di stagione sono cresciuto, per merito di un periodo in altura a Livigno assieme al mio compagno D’Amato. Mi sentivo più presente in gara.

Azzurro. Arrighetti ha vestito la maglia della nazionale alla Corsa della Pace ottenendo un quinto posto nella prima tappa
Azzurro. Arrighetti ha vestito la maglia della nazionale alla Corsa della Pace ottenendo un quinto posto nella prima tappa
Principalmente che differenze hai notato dall’anno scorso?

Tante. Considerate che da junior correvo in una formazione attrezzata ma piccola, dove ero abituato a fare il leader. Qui in Biesse-Carrera invece ho imparato a lavorare per i compagni e anche a girare l’Italia per le gare, stando tanti giorni lontano da casa. E’ stata una indicazione di com’è la vita del corridore. Poi naturalmente, la differenza maggiore è legata alle corse. Un ritmo maggiore, che diventa ancora più alto quando corri in mezzo ai pro’.

Appunto, per te in certe corse è stato un salto doppio. Come te la sei cavata?

La squadra mi ha sempre portato a gare di alto livello. Devo dire che ero abbastanza preparato a correre tra i pro’ perché i compagni erano stati bravi a spiegarmi come fare e cosa avrei trovato. Ovvio però che i valori sono davvero tanto differenti. Nelle gare pro’ per noi delle continental è molto difficile arrivare in testa al gruppo e restarci. Ci sono chiaramente anche delle gerarchie. In più si soffrono le cosiddette frustate date dalla velocità. L’ho visto proprio due settimane fa al Giro del Veneto…

Racconta pure.

Stavo bene e ho cercato di limare tutto il giorno per mantenere le prime venti-trenta posizioni, ma è stata dura. A sette chilometri dalla fine ho preso un buco perché ero ormai al gancio e stanco. Fortuna che nel mio gruppetto a chiudere il gap c’era De Marchi, altrimenti non sarei riuscito mai a rientrare davanti. Alla fine ho raccolto un buonissimo piazzamento (26° posto a 15” dal vincitore Godon, ndr) che per me vale tanto.

Quali sono le caratteristiche di Nicolò Arrighetti?

Sono alto 1,88 metri e peso circa 73 chilogrammi, quindi fisicamente mi riterrei un passista che tiene bene su strappi e alcuni tipi di salite. Al momento quelle con pendenze abbordabili riesco a superarle senza grossi problemi, però io vorrei migliorare tanto in generale e su quelle più lunghe e dure. Sono ancora molto giovane (compirà diciannove anni il prossimo 23 dicembre, ndr), pertanto credo di avere ancora ampi margini su tante cose.

Sulle strade del Giro del Veneto, Arrighetti (qui con Belleri e D’Amato) è riuscito a ben figurare tra i pro’ (foto Elisa Nicoletti)
Sulle strade del Giro del Veneto, Arrighetti (qui con Belleri e D’Amato) è riuscito a ben figurare tra i pro’ (foto Elisa Nicoletti)
Che obiettivi ti sei posto per il 2024?

Ce ne sono diversi, tutti con l’intento di proseguire nella crescita affidandomi sempre alle indicazioni di Marco e Dario (rispettivamente i diesse Milesi e Nicoletti, ndr). Non vorrei esagerare o sembrare presuntuoso, ma data l’esperienza maturata nel 2023 nelle gare internazionali, posso dire che il prossimo anno mi presenterò nelle stesse con la voglia di fare bene. Spero di poter correre il Giro NextGen e anche di potermi guadagnare ancora una convocazione in nazionale. Quello è sempre un grande onore. Invece al passaggio tra i pro’ ci penserò solamente più avanti, se riuscirò a cogliere dei risultati importanti.

Ciuccarelli, basta ciclismo. Decisione sofferta e (forse) obbligata?

23.10.2023
7 min
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Le sliding doors sono una costante nel ciclismo, uno sport che quando vuole sa essere anche il più spietato e duro del mondo. La storia di Riccardo Ciuccarelli racchiude tutto – gloria e delusione – nello spazio di pochi mesi, che per un atleta di ventitré anni possono rappresentare un colpo profondo a carriera e morale.

Il marchigiano di Fermo però è un ragazzo forte, già consapevole di ciò che è stato e ciò che sarà. Ciuccarelli ha deciso di smettere di correre (in apertura, foto Rodella). Al Giro del Veneto, come ci aveva anticipato il suo diesse Milesi, ha disputato l’ultima corsa sia con la Biesse-Carrera sia della carriera. Una scelta che fanno in tanti, dirà qualcuno, ma per capire quanto gli possa essere costato bisogna fare un salto all’indietro di un paio di anni.

Flashback

Nel 2021 Ciuccarelli vive una grande stagione. Al Giro d’Italia U23 conquista l’ottava tappa al termine di una lunga fuga e ad agosto trionfa al Poggiana grazie ad una stoccata solitaria. In quel periodo Riccardo non è più un nome qualunque e finisce sui taccuini della formazioni pro’. Si fa avanti l’allora Androni Giocattoli che a fine anno gli fa firmare un contratto per la futura Drone Hopper a partire dal 2023. Ma la beffa arriva implacabile. La formazione di Savio si deve ridimensionare per i guai finanziari del main sponsor spagnolo e Ciuccarelli non può più passare con loro. Lo scalatore classe 2000 ingoia il rospo e riparte nuovamente dalla Biesse-Carrera, fino ai giorni nostri, che abbiamo ricostruito con lui.

Seguito da Ellena

Nel 2022 però, su consiglio di Giovanni Ellena (all’epoca diesse della Drone Hopper), per Ciuccarelli è meglio restare ancora nella Biesse-Carrera – diventata continental nel frattempo – per crescere ulteriormente. Riesce a vestire anche l’azzurro della nazionale. Fare un calendario più ampio e alla portata può evitare l’errore di bruciare un ragazzo non pronto immediatamente al grande salto.

«Credevo molto in lui – dice l’attuale diesse della Eolo-Kometa alle prese con i postumi di una recente e rovinosa caduta in montagna dopo quaranta giorni di ospedale – ed è un peccato che si sia dovuto ritirare. Mi spiace molto. Confermerei ancora oggi la decisione di tenerlo “parcheggiato” in una società all’altezza come quella di Milesi e Nicoletti. Giusto fare così, però col senno di poi la situazione poteva prendere una piega diversa. Migliore? Chi lo sa…».

Milesi, Ciuccarelli e Savio al momento della firma nell’inverno 2021 per il passaggio nella Drone Hopper ad inizio 2023
Milesi, Ciuccarelli e Savio al momento della firma nell’inverno 2021 con la Drone Hopper

«Riccardo – prosegue Ellena – è rimasto vittima di una serie di incastri sfavorevoli oltre modo. Forse, per come sta viaggiando alla velocità della luce il ciclismo attuale, ha fatto risultati importanti in un momento in cui i Devo Team esteri non guardavano così tanto in casa nostra. Ora siamo noi a bussare a loro per i nostri talenti migliori, juniores o U23 che siano. Tuttavia il vero problema è che in Italia ne stiamo perdendo tanti di ragazzi così, perché mancano le squadre professionistiche o ce ne sono poche. Masnada è l’esempio che faccio sempre. Lo abbiamo fatto passare per il rotto della cuffia perché qualcuno non era convinto ed ora guardate dov’è arrivato. Qualcosa dovrebbe cambiare a livello governativo. All’estero alcuni Stati appoggiano diverse loro squadre in modo congruo».

Riccardo questa decisione quando l’hai maturata?

Era un po’ che ci pensavo. E’ nata qualche mese fa, è stata preventivata, metabolizzata. Già tanti anni fa mi ero sempre prefissato di arrivare fino alla fine degli U23 se non avessi trovato un contratto da pro’ prima. Quest’anno ho ascoltato le emozioni. A livello mentale sono state contrastanti. Da una parte dovevo dimenticare quello che era successo nel passato e che non svanisce nel nulla. Dall’altra avevo voglia di correre. Alla fine ho tracciato una riga cercando di essere ragionevole. Le motivazioni non erano più sufficienti per andare avanti ancora.

Come lo hai vissuto questo 2023?

Sono ripartito per rimettermi in mostra, ma era difficile. Qualche bel risultato l’ho ottenuto (un secondo, un quarto e altre cinque top 10, ndr). La difficoltà più grande è stato il calendario. Buono per larga parte, ma tra giugno e luglio ho corso poco perché la squadra era formata da tanti U23 e giustamente guardava più a quelle gare. Mi sono sempre impegnato al massimo come fossi al primo anno nella categoria, però è stato difficile restare concentrato. Onestamente ce l’ho fatta a continuare ad allenarmi senza saltare di testa, ma mi è costato fatica. A tal proposito vorrei aggiungere una cosa importante.

Vai pure…

Vorrei ringraziare tanto la Biesse-Carrera perché quest’anno mi hanno dato una nuova chance, riconfermandomi all’ultimo minuto lo scorso inverno, e per tutto il tempo trascorso con loro. Ho fatto tre anni favolosi, dove sono stato guidato da Marco e negli ultimi due anche da Dario (rispettivamente Milesi e Nicoletti, i due diesse, ndr). Mi hanno insegnato tanto. La Biesse-Carrera è stata la mia seconda famiglia e l’appartamento che avevamo ad Osio Sotto, che dividevo con Foldager e altri compagni, è stata la mia seconda casa. Ringrazio anche gli sponsor che ci hanno messo sempre a disposizione un bel budget per svolgere al meglio la nostra attività e per ospitarci da loro.

Cosa ti ha lasciato la vicenda della Drone Hopper?

Diciamo che si perde un po’ di fiducia nell’ambiente. Ho saputo tutto all’ultimo quando non c’era più nulla da fare. Ho pagato il fatto anche di non avere un procuratore. Mi resta amarezza perché se non hai una figura del genere sembra che tu non venga considerato anche se fai i risultati. Il ciclismo di adesso è come la moda. Cambia tanto da una stagione all’altra. E noi atleti siamo come degli yogurt, sembra che abbiamo una scadenza. Non si possono definire vecchi ragazzi di 23/24 anni. Avevo fatto bene a restare negli U23 nel 2022 perché non volevo passare per forza per poi soffrire ad ogni corsa. Ma è andata così, quest’anno nessuno dalla sponda pro’ mi ha più cercato.

Ciuccarelli nel 2023 si è impegnando a fondo, ottenendo qualche buon risultato, ma aveva già metabolizzato il suo ritiro (foto Rodella)
Ciuccarelli nel 2023 si è impegnando a fondo, ottenendo qualche buon risultato, ma aveva già metabolizzato il suo ritiro (foto Rodella)
Il rapporto di Riccardo Ciuccarelli col ciclismo com’è adesso?

Rimane buono perché per me non era un’ossessione. Il ciclismo è una profonda passione, tant’è che continuo ad uscire in bici approfittando del bel tempo. Ho iniziato a correre da G1 nella Rapagnanese e non vorrei interrompere il legame con questo sport. Ho ripreso gli studi in Scienze Motorie e nel giro di un anno vorrei laurearmi. Mi piacerebbe seguire i giovanissimi e magari in futuro anche allievi o juniores. Potrei trasmettere a loro la mia esperienza, potrebbe un insegnamento per i giovani. Ora però sto vivendo già il mio presente. Il diploma da odontotecnico è tornato utile e lo sto sfruttando lavorando nell’azienda di mio padre. A cosa fare più avanti ci penserò.

Milesi e Nicoletti registi del grande anno della Biesse-Carrera

16.10.2023
8 min
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Quando la tua formazione vive un’annata ai vertici può essere difficile scegliere i momenti migliori. Il tandem formato dai diesse Marco Milesi e Dario Nicoletti ha continuato sempre a seminare e per la loro Biesse-Carrera il 2023 è stata la stagione del raccolto. L’ennesima in cui i loro prodotti più buoni si sono messi in mostra, riuscendo a trovare – per alcuni di essi – mercato tra i pro’.

Per il team continental bresciano parlano i numeri, forse i più alti raggiunti nelle ultime stagioni. Quattordici vittorie, diciannove podi e altri ventitre piazzamenti nelle top five sono il bottino ottenuto da marzo ad ottobre. Nel mezzo anche le solite buone prove offerte nelle gare con i “big” della categoria superiore. E così assieme ai due tecnici andiamo a ripercorre per sommi capi la storia della stagione appena conclusa buttando uno sguardo al 2024.

Parla Milesi

Marco Milesi è alla Biesse-Carrera dal 2018 e da allora ha sempre saputo ottimizzare il lavoro sviluppato. I risultati non sono mai mancati, così come i ragazzi da far passare tra i professionisti. Quest’anno è stato tutto amplificato, ma non è frutto del caso.

«Se calcoliamo vittorie e piazzamenti – analizza l’ex pro’ di Liquigas e Domo Farm Frites – abbiamo davvero vissuto la nostra migliore stagione. In passato avevamo avuto belle annate, ma tenendo conto di tanti aspetti che compensavano un numero di successi minore. Ad esempio ricordo il biennio 2019-20 dove abbiamo fatto sei vittorie in tutto però facendo passare prima Ravanelli poi Colleoni e Conca. Stavolta abbiamo fatto meglio. Siamo stati competitivi da inizio a fine stagione, con gli ultimi due mesi buonissimi. Abbiamo conquistato vittorie di peso e disputato un calendario di un certo spessore. Tra elite/U23 siamo sempre andati per fare risultato pieno o podio, tra i pro’ abbiamo corso all’attacco per farci vedere e fare tanta esperienza».

«Ad esempio al Giro del Veneto – prosegue Milesi – Francesco Galimberti e Arrighetti sono arrivati attorno alla 25ª posizione a soli 15 secondi dal vincitore (Godon della Ag2R Citroen, ndr) in un arrivo particolarmente difficile al termine di una corsa molto dura. Non sono vittorie, ma piazzamenti del genere ci riempiono di tanta soddisfazione, specie se raggiunti da giovani interessanti come loro. Arrighetti è addirittura un 2004».

Pronti al grande salto

Chi passa dalla Biesse-Carrera sa cosa serve per diventare pro’. Milesi e Nicoletti sono ottimi insegnanti in questo senso, non solo perché li sono stati anche loro, ma perché sono capaci di lavorare con i giovani. E questo genera un volano di credibilità.

«Dario ed io siamo conosciuti da tanto – spiega Milesi – e i dirigenti delle formazioni pro’ si fidano di noi anche se i nostri ragazzi migliori ottengono meno risultati di altri. Abbiamo entrambi un bel passato con i giovani o con corridori che non erano così conosciuti. A volte penso a cosa è diventato Almeida, che ho avuto nel 2017 nella Trevigiani e forse non era così considerato. Pensiamo sempre alla figuraccia che faremmo se consigliassimo male le squadre professionistiche sui nostri ragazzi. Forse è anche per quello che ormai si è instaurato questo rapporto di fiducia. Però il merito è anche, ad esempio, di Carrera che ci ha fornito materiali per ridurre il gap con le formazioni più attrezzate sotto quel punto di vista».

«Anche quest’anno – va avanti – siamo riusciti a far passare due bei corridori. Foldager andrà nel WorldTour con la Jayco-AlUla. Lui ci ha regalato forse la vittoria più bella al Giro NextGen. Villa invece è stato preso dalla Bingoal. Anche lui ha fatto una bella stagione con due successi, tra cui il Trofeo Piva. Loro due hanno fatto primo e secondo nella tappa inaugurale dell’Avenir. Un altro grande momento per noi. Stiamo lavorando per piazzare tra i pro’ anche Francesco Galimberti. C’è una professional italiana che è interessata a lui e vedremo come andrà. Se non passa siamo contenti di tenerlo fra noi e fargli fare un ulteriore salto di qualità».

Per tanti che passano, c’è anche chi smette. Purtroppo Ciuccarelli ha disputato l’ultima gara della carriera al Giro del Veneto. Il suo non è un nome qualunque se consideriamo che aveva dovuto rimandare il passaggio per due anni in pratica. «Doveva passare l’anno scorso con la Drone Hopper – racconta Milesi – ma dopo le note vicende è rimasto ancora con noi perché volevamo rilanciarlo moralmente. Si è impegnato tutto l’anno come sempre, è andato bene, ma quella vicenda lo ha mandato in crisi. Ci dispiace veramente tanto che abbia fatto questa scelta, benché spero possa cambiare idea».

Ciuccarelli ha deciso di smettere. Ha pagato il contraccolpo psicologico dopo la vicenda della Drone-Hopper con cui doveva passare (foto Rodella)
Ciuccarelli ha deciso di smettere. Ha pagato il contraccolpo psicologico dopo la vicenda della Drone-Hopper (foto Rodella)

Il punto di vista di Nicoletti

La grande sintonia tra i due tecnici della Biesse-Carrera è alla base di tutto. Assieme non solo studiano tattiche o si dividono le gare cui partecipare ma c’è molta complementarità su tanti punti di vista.

«Rispetto a quello che ha già detto Marco – commenta Nicoletti – posso aggiungere che oltre alla qualità delle vittorie è che abbiamo vinto e conquistato risultati con tanti ragazzi, ben nove per la precisione su dodici atleti in squadra. Significa che c’è stato un grande lavoro, che l’impronta data l’anno scorso ha dato i suoi frutti. Credo che il successo di Villa al Trofeo Piva ci abbia fatto capire di essere entrati in una nuova dimensione. Lì la stagione ha svoltato. E poi far passare pro’ due ragazzi del nostro organico è un’altra percentuale di cui andiamo orgogliosi».

«Marco ed io siamo legati da una profonda amicizia – continua l’ex atleta Mapei – che affonda le radici negli anni ’90 quando eravamo compagni di squadra con Olivano Locatelli. Ormai sono le squadre dei pro’ che vengono da noi ad inizio anno a chiederci che corridori interessanti abbiamo da proporre. Ci fa piacere che si fidino di noi. Per il 2024 abbiamo già la squadra fatta e l’obiettivo è mantenere la linea di questi ultimi due anni».

Chi va e chi viene

Proprio il cosiddetto ciclomercato è un argomento attuale per la Biesse Carrera. La formazione per l’anno prossimo vivrà di alcune conferme, qualche addio e nuovi innesti che si preannunciano stimolanti. Anche in questo caso entrambi i diesse la pensano in maniera uguale.

«Abbiamo tenuto – dice Milesi – sei corridori (Oliosi, Motta, Francesco e Lorenzo Galimberti, D’Amato e Arrighetti, ndr). Anche D’Amato è pronto per passare a fine 2024 se lavorerà nello stesso modo di quest’anno. Arrighetti uguale. Per Belleri invece abbiamo preso una decisione condivisa. Dopo quattro anni con noi, abbiamo provato a farlo passare, ma non siamo riusciti così ci siamo accordati con la Hopplà-Petroli Firenze che ha una porta aperta con la Corratec. Michael è un corridore che merita di passare, uno che va sempre all’attacco e che sa sgobbare per la squadra, sollevandola da certi lavori in corsa. Speriamo faccia una buona annata per passare pro’».

Nicoletti è arrivato nel 2022 e ha subito sposato la filosofia della Biesse Carrera (foto facebook)
Nicoletti è arrivato nel 2022 e ha subito sposato la filosofia della Biesse Carrera (foto facebook)

«I nuovi arrivati – aggiunge Nicoletti – saranno Pettiti, Dati e Montoli. Soprattutto quest’ultimo sarà la nostra nuova scommessa come era stato Garosio. Non si è lasciato male con la Eolo, tutt’altro, solo che voleva tornare a fare un calendario italiano importante. Se dovesse fare bene, Basso ci ha già detto che vuole riprenderlo con sé. Infine avremo anche quattro junior. Maggia, Donati, Grimod e il polacco Gruszczynski. Li abbiamo cercati e scelti perché tutti sanno prendere vento in faccia, in linea con la nostra filosofia, e perché tre di loro hanno già un profilo internazionale grazie alla partecipazione di europei e mondiali tra strada e pista. Siamo pronti per ripetere il 2023».

Attento e motivato, Belleri studia e punta ai pro’

25.02.2023
6 min
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Senza girarci troppo attorno, questa stagione per Michael Belleri può rappresentare il definitivo trampolino di lancio per guadagnarsi una chiamata tra i professionisti. D’altronde il 23enne bresciano di Polaveno la categoria superiore l’ha assaggiata l’anno scorso con una ventina di gare nel calendario della sua Biesse-Carrera.

Per passare “di là” Belleri sa di essere ormai nella formazione giusta e di poter contare su due diesse preparati come Milesi e Nicoletti. Ed è altrettanto consapevole che dovrà dare un seguito alle ultime due annate in cui ha dimostrato di saper vincere. I sigilli ottenuti nel 2022 a Castelfidardo (stessa gara vinta anche l’anno prima) e a Parabiago sono una parte del biglietto da visita che vorrebbe completare nei prossimi mesi aggiungendo una maggiore continuità. Come ci ha detto lui, sa a chi ispirarsi e quale potrebbe essere il suo ruolo. Tutti spunti utili che prende leggendo gli approfondimenti dei corridori sul web.

Michael com’è andato l’inverno?

Con la squadra abbiamo fatto circa venti giorni di ritiro in Spagna a Denia. Le sensazioni sono buone e mi sembra di stare bene. Anche gli ultimi allenamenti in vista delle prime gare (debutto stagionale oggi alla San Geo, ndr) hanno dato buoni riscontri. Mi sento pronto, anche se proprio queste prime gare sono sempre delle incognite. Non mi preoccupo se non andranno secondo i piani, non mi esalterò troppo se andranno bene. Quest’anno voglio fare più attenzione a certi aspetti.

Avverti un po’ di pressione quindi?

Quella c’è sempre, ma me la metto da solo. Da parte di squadra e staff non ne ho, loro mi supportano sempre e in tutto. Diciamo che essendo al secondo anno elite, voglia e motivazioni non mi mancano. Cercherò di essere regolare. Poter passare pro’ con cinque vittorie o nessuna onestamente mi cambia poco. Certo vincere aiuta sempre, ma guardate Colleoni, mio ex compagno, che nel 2020 fece sei secondi posti. Oppure Busatto l’anno scorso che ne fece otto. Da dilettanti non hanno mai vinto, ma si sono meritati un contratto in formazioni importanti, facendo in totale una marea di piazzamenti nei cinque. Sono due esempi che vorrei seguire.

Sei un corridore che va bene sugli strappi e col colpo da finisseur. Quali altre caratteristiche hai?

Sono più a mio agio sui percorsi misti, ma anche su salite medio-lunghe riesco a tenere piuttosto bene chi è più scalatore di me. Nel 2021 avevo fatto decimo sul Monte Grappa a 50” dal vincitore. Dovrei lavorare molto di più sugli sprint perché spesso si arriva in gruppetto ed è fondamentale avere uno spunto veloce. Le mie prerogative principali però sono tirare per i compagni o andare in fuga. Sono le cose che mi riescono meglio. Non ho paura di prendere vento in faccia.

Queste sono qualità sempre molto apprezzate dalle squadre professionistiche.

Lo so, infatti. L’anno scorso su venti gare disputate con i pro’, in sette sono andato in fuga. Su tutte ricordo quella alla Agostoni con 140 chilometri all’attacco con altri corridori. Oppure quando nel 2021 ho corso il Giro di Toscana con la nazionale ed ho aiutato De Marchi, il nostro capitano, a prendere una delle ultime salite davanti. Lui arrivò secondo e a fine gara venne da me a dirmi «Bravo giovane». Fu una grande soddisfazione. E’ anche da quel momento che ho pensato che io tra i pro’ potrei e saprei essere adatto come gregario.

E dal punto di vista tattico invece come se la cava Michael Belleri?

Sto imparando a gestire le energie fisiche e mentali. Spesso spreco molto. L’anno scorso a maggio a Monte Urano ho fatto terzo dietro Raccani e Lucca, ma Marco (il diesse Milesi, ndr) era arrabbiatissimo con me. Mi ha dato dei nomi (sorride, ndr), perché quel giorno avevo vinto tutti i traguardi volanti e i gpm, non mi ero risparmiato, ma avevo buttato via la corsa. Due settimane dopo sono tornato nelle Marche con Dario (l’altro diesse Nicoletti, ndr). Lui, memore di quell’episodio, mi ha detto che mi avrebbe indicato dalla radio quando muovermi nel finale.

E come è andata?

Bene, ha avuto ragione lui, perché ho vinto. Quest’anno dovrò seguire meno il mio istinto. Ho capito dove sbagliavo. Insomma, andrò sempre all’attacco, ma usando molto di più la testa.

Nel 2022 Belleri ha indossato la maglia della nazionale ai Giochi del Mediterraneo (foto instagram)
Nel 2022 Belleri ha indossato la maglia della nazionale ai Giochi del Mediterraneo (foto instagram)
Appunto, cosa ti hanno detto i tuoi due tecnici durante il ritiro?

Marco e Dario mi hanno responsabilizzato molto. Sono alla quarta stagione in Biesse-Carrera e sono uno dei più “vecchi” assieme a Belletta, arrivato quest’anno. Mi chiedevano consigli sulle strade da fare e sui miei compagni, lasciandomi anche qualche libertà in più in allenamento. Questo è un aspetto che mi dà morale perché Marco e Dario se ne intendono. Se fanno così significa che hanno visto qualcosa in me che posso trasmettere agli altri.

Da dove nasce questa esperienza?

Sono tutte cose imparate sulla strada e rubando qualche trucco del mestiere agli altri corridori, leggendo tutti i vostri articoli, specie quelli sulla preparazione. Vi confesso, anche se ve ne sarete accorti dalle mie “reazioni social” sotto i vostri profili (sorride nuovamente, ndr), che mi piacciono tutti e mi aiutano a trarre un vantaggio.

Nel 2022 Belleri ha disputato venti gare in mezzo ai professionisti (foto instagram)
Nel 2022 Belleri ha disputato venti gare in mezzo ai professionisti (foto instagram)
Questo ci fa davvero piacere Michael, ma non distraiamoci che il 2023 agonistico è iniziato! Che programma avrai?

Andiamo avanti… (piccola risata e breve silenzio, prima di tornare serio, ndr). Indicativamente dovrei fare lo stesso calendario della passata stagione. Correremo in mezzo ai pro’ a Laigueglia, Larciano, Per Sempre Alfredo, Giro di Sicilia ed altre che vedremo più avanti. Per una di queste un piccolo obiettivo però ce l’ho. Mi piacerebbe vincere o andare molto forte al Città di Brescia, la corsa che si disputa in notturna. Non è proprio adatta a me però per me è la gara di casa, o meglio dei sogni. Le luci, il pubblico e il tifo rendono l’atmosfera magica come se fosse uno stadio o una kermesse delle stelle.