Svrcek ai box. La sfortuna rallenta il passaggio alla Quick Step

07.06.2022
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Nella ormai annosa diatriba di vedere passare professionisti troppo presto tanti giovani, a metà del guado c’è anche Martin Svrcek (in apertura, foto facebook Biesse-Carrera) che l’anno scorso ha dominato la categoria juniores in Italia col Team Franco Ballerini. Per lui si erano spalancate subito le porte dei big con un rapido passaggio intermedio tra gli U23.

Lo slovacco classe 2003 ha già in tasca un contratto con la Quick Step-Alpha Vinyl fino al 2024 e dal prossimo 1° luglio dovrebbe passare con la formazione belga e finora ha corso con la Biesse-Carrera, la squadra in cui è stato “parcheggiato”. Non un’operazione però come quella del Team UAE Emirates con Ayuso alla Colpack-Ballan l’anno scorso. A differenza dello spagnolo, per Svrcek oltretutto non è stato un periodo semplice, specie se di mezzo ci si mette anche la malasorte.

Caduta e clavicola rotta

Nemmeno il tempo di festeggiare l’unico squillo messo a segno lo scorso 14 maggio a Cerreto Guidi – un incoraggiante terzo posto ne “La Medicea” dietro Parisini del Team Qhubeka e Busatto della General Store – che una settimana dopo, al termine della prima prova della Due Giorni Marchigiana (vinta dal suo compagno Belleri), si rompe la clavicola cadendo mentre stava raggiungendo l’hotel.

Infortunio a parte, sulla prima parte di stagione del talento nativo di Neslusa c’erano diverse aspettative e noi abbiamo voluto sentire Marco Milesi, il suo diesse ed uno che ha le idee ben chiare sul come far crescere i giovani.

Marco, partiamo dalla fine. Come sta Martin?

E’ stato operato, aveva una frattura scomposta. Tutto l’intervento è stato seguito dallo staff medico della Quick Step, che ha portato il ragazzo in Belgio. Ora dovrà fare 4 settimane di recupero anche se si sta già allenando sui rulli. E’ stata una caduta stupida, a traffico ancora chiuso, dovuta ad una sua distrazione. Peccato perché stava iniziando a far intravedere le sue qualità.

Com’era andato fino ad ora?

Ha risentito del salto di categoria. Anche lui aveva la maturità però con qualche difficoltà in più perché è iscritto in un liceo in Slovacchia e praticamente sosteneva corsi e verifiche on line, attraverso le piattaforme attuali. Sin dai primi nostri ritiri in Spagna a gennaio, doveva studiare e collegarsi. Dal punto di vista mentale non era libero completamente, ma ci sta. Ne ho visti tanti, i primi anni vanno aspettati anche se arrivano con l’etichetta del campione.

In cosa deve migliorare e in cosa è già pronto?

Martin è un corridore forte, dotato di una grande fisicità ed esplosività. Ha caratteristiche da uomo da classiche perché è decisamente veloce e tiene bene su strappi e salite corte. E’ ancora ben strutturato, ma sono certo che con lo sviluppo fra qualche anno perderà qualche chilo e si definirà, magari puntando a gare più dure. Gli manca l’esperienza, chiaramente, in questi 5 mesi non siamo riusciti a capire pregi e difetti. Non lo abbiamo inquadrato del tutto…

Come mai?

Perché a dire il vero è stato prevalentemente seguito dai tecnici della Quick Step. Con noi ha fatto periodi corti e in pratica veniva solo a correre, mettendosi a disposizione dei compagni.

Certo che così diventa difficile far crescere un ragazzo…

Un po’ sì. Infatti anche a Bramati, che mi chiede sempre un parere su di lui, rispondo che posso dargli pochi riscontri. Anzi, forse sono loro che ne devono dare a noi (sorride, ndr). A parte questo, ci piacerebbe se potesse rimanere alla Biesse Carrera fino alla fine della stagione. Però so che ci sono equilibri contrattuali e non che devono essere rispettati. Vedremo quando rientrerà dall’infortunio.

Martin Svrcek impegnato al Giro di Sicilia, corsa a tappe in cui si è confrontato con i professionisti (foto instagram)
Martin Svrcek impegnato al Giro di Sicilia, corsa a tappe in cui si è confrontato con i professionisti (foto instagram)
Secondo te è una forzatura voler far passare tutti questi giovani?

Onestamente sì. Ritengo che ogni ragazzo abbia la sua crescita graduale, come ha detto Alfio Locatelli, che ho avuto come corridore alla Trevigiani, nella sua intervista di qualche giorno fa. Per me almeno tre anni nei dilettanti vanno fatti e poi puoi vedere cosa si ha in mano. Gente come Sagan, Pogacar ed Evenepoel sono eccezioni. Ci vuole un passaggio progressivo, come è stato per Colleoni, Cattaneo, Ballerini o Almeida. Tutti ragazzi che ho allenato, che avevano grande talento ma ciascuno con la sua maturazione. Ed ora sono grandi corridori.

C’è il rischio che queste generazioni corrano poco e in modo troppo intenso?

Per me sì. Dico da un po’ che i ragazzi di adesso difficilmente avranno carriere da 15 anni nei professionisti come ho fatto io o i miei ex compagni. Io avevo fatto 4 anni da dilettante passando a 24, con un bagaglio di esperienza piuttosto completo. Invece ora sono sotto stress da allievi, corrono troppo. Figuriamoci poi da junior e U23. Arrivano pro’ che sono già sfiniti o quasi. Questa è una tendenza pericolosa anche sotto il punto di vista psicologico. D’accordo volere il campione, ma saremmo contenti di avere tanti corridori che magari smettono a 28 anni? Non so, spero di sbagliarmi ma dobbiamo fare attenzione.