L’occasione mancata: Baldato e la rincorsa al Giro del Veneto…

18.11.2024
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Non è facile, per chi ha trascorso questa stagione sull’ammiraglia della UAE Emirates, individuare una vera occasione mancata. Pogacar e compagni hanno praticamente vinto tutto. Eppure, quando si cerca la perfezione, qualche dettaglio viene sempre fuori. A raccontarcelo è Fabio Baldato, uno dei direttori sportivi del team emiratino.

Tutto è accaduto nelle ultimissime gare della stagione, soprattutto al Giro del Veneto, ma in parte anche alla Veneto Classic, quando Baldato e la sua squadra si sono ritrovati a dover affrontare un gruppo che remava contro. Ecco come sono andate le cose, direttamente dalla voce di Baldato.

Fabio Baldato è uno dei direttori sportivi della UAE Emirates
Fabio, sappiamo che stiamo cercando il pelo nell’uovo, ma hai definito il Giro del Veneto un’“occasione mancata”. Con voi le virgolette sono d’obbligo!
Fabio Baldato è uno dei direttori sportivi della UAE Emirates

Esatto, il Giro del Veneto. Ogni volta ti fai un’idea prima del via: guardi i partenti, analizzi i favoriti. Quella mattina ce n’erano tre o quattro che spiccavano, su tutti Kaden Groves, della Alpecin-Deceuninck, e Corbin Strong, della  Israel-Premier Tech. Da lì inizi a capire chi potrebbe muoversi in corsa e chi attenderà. Noi eravamo la UAE Emirates, con oltre 80 vittorie all’attivo e Hirschi in gara, che era tra i favoriti, anche se giustamente in calo dopo un’estate così intensa.

E non era solo lui il vostro uomo di punta…

Esatto, c’erano anche Ulissi e Vine. Ma era una corsa adatta a un passista veloce, molto veloce. Il dislivello complessivo era di 1.800-1.900 metri. Per farla breve, decidiamo di tenere d’occhio soprattutto Israel e Alpecin. Parte una fuga, ma nessuno si muove. Allora ci mettiamo a tirare. Avevamo Giaimi, un giovane della nostra development, che ha fatto un ottimo lavoro. Ad un certo punto mi avvicino alla macchina della Israel e chiedo di collaborare, ma loro rispondono: «Vincete voi, fate tutto voi». Che fare? Se lasciavamo andare la fuga, prendeva 15 minuti e la corsa era persa.

Chiaro…

Soprattutto considerando che è una corsa a cui tengo molto, da buon veneto. Quindi controlliamo la situazione, e nel finale ci provano sia Ulissi sia Vine per rendere la gara dura. Ma il percorso non era abbastanza selettivo: alla fine è arrivato un drappello di una trentina di corridori. Noi, avendo speso più energie degli altri, ci siamo dovuti accontentare di un quinto posto con Hirschi. Tornando indietro, forse non mi metterei a controllare la corsa. È una situazione che ci è capitata più volte a fine stagione, anche quando non avevamo il favorito numero uno.

Israel guardinga e alla fine Strong si porta a casa la corsa
Israel guardinga e alla fine Strong si porta a casa la corsa
Perché?

Proprio perché quest’anno abbiamo vinto di tutto e di più. Ci siamo trovati spesso nella posizione in cui, se non tiravamo noi, la corsa andava alla fuga. Al Giro del Veneto ero io a dirigere con il supporto di Marcato. Una dinamica simile si è ripetuta alla Veneto Classic, diretta invece da Marcato con il mio supporto.

E com’è andata lì?

Alla Veneto Classic è arrivata la fuga da lontano. Certo, c’erano corridori di livello, ma anche noi abbiamo iniziato a controllare più tardi. Le altre squadre ci aspettavano, e c’è stata una lunga fase di attesa e gioco tattico, in particolare con la Groupama-FDJ, che poi è arrivata seconda con Gregoire. Anche in quel caso ci siamo ritrovati a tirare, pur non avendo i favoriti principali. Ulissi, il nostro regista, aveva capito subito l’importanza di quella fuga e ci aveva consultati in ammiraglia, ma alla fine abbiamo atteso oltre 100 chilometri prima di entrare in azione.

Ci sta…

Sì, lo farei anch’io se fossi dall’altra parte. Dopo una stagione simile, capisco gli altri. Con il diesse della Israel ci siamo fatti una risata alla fine del Giro del Veneto. E non avevamo nemmeno pressioni enormi… fino a un certo punto.

Baldato si scopre e mette Giaimi a tirare prima che Ulissi e compagni entrino in gioco (come nella foto di apertura)
Baldato si scopre e mette Giaimi a tirare prima che Ulissi e compagni entrino in gioco (come nella foto di apertura)
In che senso?

Ad inizio anno ci eravamo posti l’obiettivo di alzare l’asticella: essere la migliore squadra al mondo, fare punti. Dopo il Tour era chiaro che avremmo vinto la classifica UCI, ma a quel punto volevamo anche battere il record di vittorie in un anno: 84, stabilito dal Team Columbia HTC nel 2009. Tra Cavendish, Boasson Hagen e altri velocisti, vinsero 84 corse. Noi ci siamo fermati a 81.

È anche una questione di stimoli, però. Bello così, no?

Quando sei lì, ci tieni a battere i record. La cosa bella è che gli stimoli sono rimasti alti fino alla fine. Merito anche di Matxin, che sa valorizzare tutti. E poi, quando hai leader come Pogacar o Hirschi, sai che il lavoro di squadra può finalizzare qualcosa di grande. Io ricordo una Sanremo in cui, lavorando per Petacchi, iniziai a tirare prima della Cipressa e riuscii a farlo fino al Poggio. Probabilmente, se avessi corso per me stesso, mi sarei staccato molto prima. Si innesca un meccanismo di autofiducia che fa rendere al massimo.

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