Dal Giro del Friuli emerge Bicelli, uno junior con le idee chiare

10.06.2024
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Michele Bicelli ci ha provato a far saltare il banco proprio in extremis all’ultimo Giro del Friuli. E la sua impresa nella tappa conclusiva della corsa riservata agli juniores ha destato un grande interesse non solo intorno alla corsa, ma anche sul portacolori bresciano del Gs Aspiratori Otelli, un corridore da tenere sott’occhio perché potrebbe essere il prototipo del nuovo junior italiano. Quello che scaturisce non più da un’attività monocorde legata solo alle corse d’un giorno, ma che sfrutta la libertà nell’utilizzo dei rapporti e il nuovo calendario più ricco di prove a tappe per maturare prima e meglio.

Il podio finale del Giro del Friuli, vinto dall’ungherese Zsombor Tanas Takaks (Fotobolgan)
Il podio finale del Giro del Friuli, vinto dall’ungherese Zsombor Tanas Takaks (Fotobolgan)

Ribaltare la classifica

Torniamo però alla corsa friulana, che merita un approfondimento ed è lo stesso Bicelli a raccontarla alla sua maniera: «Dopo l’annullamento per maltempo della prima tappa, la cronosquadre, al venerdì abbiamo affrontato una frazione piatta nella quale la mia unica preoccupazione era non cadere. Al sabato c’era la tappa regina, verso Forni di Sopra, 110 chilometri. In salita c’è stata grande selezione e io sono rimasto con i primi fino a 3 chilometri dallo scollinamento. Poi ho accusato la fatica, ma nella discesa ho recuperato molto chiudendo quinto a 31” dal vincitore Bessega.

«Alla domenica siamo partiti con l’intento di ribaltare la classifica. Su un percorso quasi da classica, con una salita di 4 chilometri e due muri da un chilometro e mezzo siamo entrati in tutte le fughe per rendere la corsa dura. Chi era davanti in classifica controllava, si è formato un gruppo di 18 corridori ma di loro lavoravamo solo in 5-6. Sapevo che dovevo anticipare gli altri così sono scattato prima dei due muri finali mantenendo un buon distacco, ma l’ungherese Takaks ha fatto buona guardia, è stato l’unico a non perdere terreno, così ho vinto la tappa ma sono finito 2° in classifica».

Il gardesano ha trovato grande sostegno nel team, dove milita dallo scorso anno
Il gardesano ha trovato grande sostegno nel team, dove milita dallo scorso anno

Le fatiche della scuola

Un racconto che è l’espressione di un corridore di carattere, al quale non piace agire di rimessa. Tutte caratteristiche mutuate dal suo carattere e emerso ben presto in bici: «Ho iniziato a 6 anni seguendo le gesta di mio padre e mio zio. So che nel mondo del ciclismo c’è stato un altro Michele Bicelli, che ha corso dal 2011 al 2015, l’ho scoperto sui siti specializzati e mi ero incuriosito, ma non è mio parente. Nella mia zona, la parte bresciana del Garda è un cognome molto comune. Da allievo ho corso nella Feralpi Monteclarense, della mia zona, poi ho trovato posto all’Aspiratori Otelli ed è stata la mia fortuna, perché è una squadra davvero di alto livello».

La difficoltà maggiore per Michele è attualmente conciliare l’attività sportiva con la scuola: «Frequento l’Itis Cerebotani, un corso professionale e non nascondo che faccio un po’ fatica, ma cerco di tenere botta in entrambi i campi».

Prima del Friuli Bicelli aveva trionfato al Trofeo Pistolesi, battendo il colombiano Herreno (foto Rodella)

Prima del Friuli Bicelli aveva trionfato al Trofeo Pistolesi, battendo il colombiano Herreno (foto Rodella)

Corridore per gare a tappe

I suoi risultati lo hanno proposto come uno specialista delle corse a tappe e a livello junior non è cosa comune nel ciclismo italiano juniores: «La mia prima esperienza è stata al Giro della Valdera lo scorso anno. Ho visto subito che me la cavavo bene e che soprattutto andavo in crescendo con il passare dei giorni. E’ stato così anche al Giro del Veneto e al Lunigiana. Quest’anno all’Eroica ho fatto fatica i primi due giorni, poi mi sono sbloccato e mi è spiaciuto che abbiano neutralizzato una tappa perché potevo fare ancora meglio. Nelle corse a tappe riesco a gestirmi bene, spero di progredire in questo tipo di gare».

Dicevamo che il corridore di Lonato del Garda è un po’ l’espressione di un ciclismo nuovo, che ha preso coscienza di quel che manca per avvicinarsi ai migliori corridori esteri di categoria: «Spesso ne parliamo con i diesse, è evidente che le corse a tappe ti danno qualcosa in più. Ti danno quell’abitudine allo sforzo, fisica ma anche mentale, che serve per affrontare chiunque. Ora il calendario va riempiendosi di queste prove ed è un bene. Io devo riuscire ad emergere sin dall’inizio, poter offrire un rendimento costante più che in crescendo».

Bicelli al Lunigiana del 2023, chiudo al 30° posto dopo essere andato sempre in crescendo
Bicelli al Lunigiana del 2023, chiudo al 30° posto dopo essere andato sempre in crescendo

Una scelta non facile

Come tutti gli altri della sua categoria, anche per Bicelli queste sono settimane importanti, dove bisogna fare una scelta per il futuro e l’estero è un’eventualità: «Se capiterà bene, ma io penso anche che rispetto a qualche anno fa il livello di quelle 2-3 squadre italiane di riferimento sia cresciuto al punto da essere un valido approdo. Certo, un devo team intriga sempre molto, ma è una scommessa che bisogna fare sapendo se ci sia davvero la possibilità di crescere, non di diventare uno dei tanti. So che questa scelta è fondamentale: se la sbagli, poi è difficile ritrovare la strada giusta per continuare in questo mestiere».

Una maglia tricolore sarebbe sicuramente un buon viatico per un contratto importante, anche per questo il bresciano guarda all’appuntamento di Casella (GE) del 30 giugno con grande attenzione: «Ci punto tanto e le gare che farò da qui ad allora saranno tutte in funzione di trovare la miglior gamba per la corsa ligure. So che ci sono osservatori che si sono segnati il mio nome sul taccuino, ma se voglio che qualcosa si concretizzi sono queste le settimane importanti».