Ciclocross e strada sempre meno compatibili? Parla Tacchino

06.07.2022
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L’argomento della multidisciplina ha preso banco nell’ultimo periodo, soprattutto da quando nel ciclismo si sono affacciati fenomeni come Van Aert, Van Der Poel e, successivamente, Pidcock. Non è facile conciliare due stagioni come quelle del ciclocross e della strada, le due preferite da chi ama sia l’asfalto quanto il fango. I due calendari sono più semplici da gestire in quanto non si accavallano durante la stagione. 

I giovani che in Italia tentano di conciliare la via della doppia disciplina vanno incontro a qualche problema logistico. Il divario tecnico ed organizzativo lo abbiamo sondato in una recente chiacchierata con Lorenzo Masciarelli. Il giovane crossista, in forza alla Pauwels Sauzen Bingoal, è volato in Belgio per poter fare tutte e due le attività al massimo livello. 

Dopo l’avvento di Van Aert e Van Der Poel il tema della multidisciplina è esploso
Dopo l’avvento di Van Aert e Van Der Poel il tema della multidisciplina è esploso

Questione di priorità

Lorenzo ha fatto la valigia da giovanissimo ed è andato a vivere ad Oudenaarde, dove il ciclismo è di casa. il corridore abruzzese è arrivato addirittura a dire: «La strada rimane un’attività di preparazione ai mesi più importanti per me, ovvero quelli invernali, dove ci sarà il ciclocross». 

E se per lui, all’apparenza, tutto sembra un po’ più semplice, sono tanti i ragazzi che praticavano ciclocross con buoni risultati che hanno sacrificato tutto alla strada. Parliamo con Fabrizio Tacchino, formatore dei diesse italiani, che di atleti ne ha visti tanti e di esperienza ne ha da vendere.

«A livello giovanile – spiega prontamente – per chi pratica la doppia attività ci sono due vie percorribili: la prima è non abbandonare mai le ruote grasse e fare ciclocross e Mtb. La seconda è fare ciclocross in inverno e strada nel resto della stagione. E’ però difficile fare attività ad alto livello nell’arco di tutta la stagione, si devono per forza prevedere dei periodi di stacco per far rifiatare l’atleta».

La strada è più ricca

Lo spunto per questa nostra riflessione arriva da Lorenzo Masciarelli, che però rappresenta un’eccezione per il mondo italiano. La sua squadra, e di conseguenza lo staff ed i diesse, sono gli stessi durante tutta la stagione. Ciò rende più semplice programmare la doppia attività senza creare conflitti di interesse.

«Qui da noi – riprende con voce forte Fabrizio – è più difficile pensare di fare la doppia attività, soprattutto perché non esistono squadre che curano entrambe le discipline. Un esempio è De Pretto, che aveva vinto il titolo nazionale all’idroscalo a Milano. Lo segnalai subito a Rino De Candido perché il profilo era davvero promettente ed infatti è emerso, ma ha abbandonato il ciclocross e si è dedicato alla strada. Va detto, ad onor del vero, che se un ragazzo vuole emergere in Italia e fare una carriera sulla bici, deve per forza di cose correre su strada, altrimenti rischia di trovarsi tagliato fuori dal panorama ciclistico. Un esempio che posso portarvi è quello di Travella, che va forte nel ciclocross e Mtb, ma ora ha scelto di fare prettamente strada. Lui è un allievo e, rimanendo in Italia, ha più chance di fare una carriera dedicandosi alla strada».

Davide De Pretto ha corso fino al 2019 nel cross, conquistando 3 tricolori, poi ha lasciato l’attività per concentrarsi sulla strada
Davide De Pretto ha corso fino al 2019 nel cross, conquistando 3 tricolori, poi ha lasciato l’attività per concentrarsi sulla strada

Il prestito di attività

La Federazione, per venire incontro a questi ragazzi e permettere loro di fare entrambe le discipline, ha istituito il “prestito di attività” ma è realmente funzionale alla causa?

«Il prestito di attività – dice Tacchino – permette a corridori tesserati con team che corrono su strada di fare ciclocross (o altre attività fuori strada, ndr) con un’altra squadra. E’ un modo per non creare contrasto tra le due attività ed in questo modo hanno incentivato i corridori. Tuttavia è facile capire che si tratta di quel tipo di accordo dove è facile “rubare” il corridore. Mi spiego meglio: se un ragazzo fa doppia attività e si scopre che va forte su strada poi il suo team faticherà a cedere il ragazzo ad un’altra società per la stagione di ciclocross».

Dopo le parole di Tacchino pensiamo subito a Toneatti ed al suo promettente avvicinamento alla strada. L’Astana Development lo gestirà perché possa crescere in entrambe le discipline?

«Toneatti – incalza Fabrizio – è un bel paragone. Con la nascita delle squadre di sviluppo legate ai team WorldTour conciliare la doppia attività potrebbe diventare ancora più complicato. La squadra investe tempo, energie e soprattutto soldi per il corridore e quindi sarà loro interesse fare in modo che lui performi al massimo nella disciplina da loro curata: in questo caso la strada. Poco importa se il ragazzo è forte anche nel ciclocross».

Toneatti 2021
Toneatti, da marzo all’Astana Development continuerà la sua proficua attività nel ciclocross il prossimo inverno?
Toneatti 2021
Toneatti, da marzo all’Astana Development continuerà la sua proficua attività nel ciclocross il prossimo inverno?

Il coraggio e la fortuna di Masciarelli

A seguito delle parole di Tacchino è facile capire quale possa essere il vantaggio di Masciarelli nel correre in un team che curi entrambe le discipline.

«A parte che la cosa che ha fatto Lorenzo – chiude Fabrizio – la consiglierei a tutti, anche al di là della carriera. Noi abbiamo una mentalità più “mammona” anche se ora la rotta un po’ si sta invertendo, sono sempre più i ragazzi italiani che per motivi sportivi partono. Un esempio recente è il nuovo campione italiano: Germani, che è andato in Francia a correre. Come lui ce ne sono altri, uno su tutti Milesi. Questa esperienza fuori confine li fa crescere e maturare come corridori ma soprattutto come uomini».

Un caffè con Masciarelli, l’italiano con la valigia

29.06.2022
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Il campionato italiano è l’evento che permette di riunire tutti i ragazzi del nostro Paese, ma anche chi, seppur italiano, vive un po’ più lontano. E’ il caso di Lorenzo Masciarelli, giovane abruzzese che corre da ormai 3 anni in Belgio alla Pauwels Sauzen Bingoal.

Per Lorenzo il campionato nazionale rappresenta una delle rare occasioni di correre in Italia. Allora noi, consci della fortuna di averlo incrociato proprio sulle strade di Carnago, lo intercettiamo e ci facciamo raccontare il ciclismo di lassù.

Masciarelli insieme a Toneatti (Astana Development), i due sono colleghi nel ciclocross
Masciarelli insieme a Toneatti (Astana Development), i due sono colleghi nel ciclocross

L’occasione presa al volo

Quando tre anni fa Lorenzo è finito a correre in Belgio l’occasione si è presentata un po’ inaspettatamente. Questione di giorni e di decisioni e la scelta era stata presa, si parte! Anche perché, per non avere rimpianti, è meglio sempre cogliere le occasioni che si presentano alla nostra porta.

«Quando ero allievo e correvo nel ciclocross – racconta nel frastuono di speaker e presentazioni Lorenzo – mi sono piazzato al Trofeo Guerciotti e a Brugherio. Così mio padre, che conosceva Mario De Clercq, per scherzo mi ha chiesto di andare a fare un periodo di prova della durata di una settimana con loro in Belgio. Ho fatto una gara, gli sono piaciuto e non sono più tornato indietro».

Ecco la Ridley usata da Lorenzo ai campionati italiani di Carnago
Ecco la Ridley usata da Lorenzo ai campionati italiani di Carnago

Un nuovo mondo

Trasferirsi così giovani in un nuovo Paese può far paura. Di colpo tutto quello che ti circonda cambia, rischi che vengano a mancare i punti di riferimento. 

«Con me è venuta la mia famiglia (mamma e papà Simone, pro’ dal 2000 al 2013, ndr). Il primo anno mi sono dovuto adattare ai ritmi e ad un modo di vivere molto differente dal nostro. Nel mio secondo anno da allievo sono andato forte, ho vinto qualche gara, alcune anche internazionali e così ho deciso di concentrarmi maggiormente sul ciclocross. Tutte le vittorie ottenute mi hanno aiutato a prendere una decisione.

«Ormai sono 3 anni che sono nelle Fiandre, vivo ad Oudenaarde, vado a scuola lì e mi alleno tutti i giorni su quelle strade. Ho avuto modo di girare tanto il Belgio in questi anni ed è il paradiso del ciclismo. Ogni bar, strada, tratto di pavé trasuda storia, i pub hanno tutte le birre dedicate al ciclismo, con nomi di corridori o di tratti famosi, inoltre sono pieni di poster e di foto.

«Anche l’istruzione è un aspetto che curano molto, la scuola che frequento è dedicata ai ciclisti, siccome facciamo molte assenze durante l’anno cercano di venirci incontro con i compiti e le lezioni. Poi io mi gestisco autonomamente studio e attività da atleta, ma grazie al loro aiuto mi viene più facile incastrare tutto».

Masciarelli al campionato italiano aveva il numero 177, l’ultimo della lista partenti, ha chiuso la corsa al 42° posto
Masciarelli al campionato italiano aveva il numero 177, l’ultimo della lista partenti, ha chiuso la corsa al 42° posto

Il ciclismo in Belgio

Andare a vivere in una delle Nazioni più votate alla bici che ci sono al mondo deve essere un sogno per un giovane atleta. Respirare ogni secondo il ciclismo e la sua storia con tante strade e monumenti dedicati allo sport che ama. 

«Con la squadra mi trovo molto bene – racconta con il sorriso Lorenzo – sono costantemente seguito da tante persone che hanno lo scopo ed il piacere di insegnare il ciclismo. L’esperienza che sto facendo con loro, soprattutto legata al ciclocross, non potrei mai farla qui. I compagni di squadra sono gentili ed estremamente calorosi, è un bel modo di fare gruppo e di restare affiatati. Non mi mettono mai pressioni nell’ottenere risultati, ogni anno punto a migliorare e crescere dal punto di vista sportivo e personale».

Ogni anno uno step in più

In questa stagione abbiamo visto che Lorenzo ha aggiunto un tassello in più alla sua crescita sportiva. E’ arrivato infatti il debutto con i pro’ su strada, più precisamente al Giro del Belgio. 

«E’ stata una gran bella emozione correre con i professionisti – dice Lorenzo – su strada ho sempre corso ma a quel livello era la prima volta. E’ un altro sintomo della fiducia che la squadra mi dà. La prima gara con i pro’ è stata una bella “mazzata”, non avendo mai corso gare del genere non sapevo cosa aspettarmi né dagli avversari e nemmeno da me stesso. Mi mancava l’esperienza di base, a volte faticavo a pedalare in gruppo. Sono molto contento di quanto fatto, sono riuscito a chiudere la corsa in maniera soddisfacente.

«La strada – riprende – rimane un’attività di preparazione ai mesi più importanti per me, ovvero quelli invernali, dove ci sarà il ciclocross. Anche perché inizierà il mio secondo anno da under 23 e voglio fare bene. Sono sicuro che queste esperienze su strada con i pro’ mi daranno una marcia in più, ne farò anche altre, per esempio a fine luglio correrò anche il Tour Alsace».

Ogni volta che viene in Italia a correre Lorenzo ha tutti gli occhi puntati addosso. Qui ai tricolori di cross 2022
Ogni volta che viene in Italia a correre Lorenzo ha tutti gli occhi puntati addosso. Qui ai tricolori di cross 2022

Cross e pressioni

Per un ragazzo italiano che corre nel ciclocross e per di più nella patria di questo sport le aspettative si alzano, soprattutto quando torna da noi.

«In Belgio non ho pressioni – dice – visto che mi conoscono poco riesco a correre in maniera più serena. Quando vengo in Italia la pressione, invece, la avverto di più. E’ come se dicessero: “E’ arrivato il crossista del Belgio, vediamo cosa sa fare”, tutti si aspettano che spacchi il mondo. Il mondo del cross, come contorno e come passione, non è minimamente paragonabile al nostro. In Belgio è lo sport nazionale, sono appassionatissimi, ogni gara è una festa con tendoni, bar, stand del cibo e discoteche, praticamente un luna park!».

Quest’inverno Masciarelli inizierà il suo secondo anno da under 23 nel ciclocross e vorrà arrivare pronto e determinato
Quest’inverno Masciarelli inizierà il suo secondo anno da under 23 nel ciclocross e vorrà arrivare pronto e determinato

Qualche differenza

Chiediamo a Masciarelli quale sia la più grande differenza tra il Belgio e l’Italia…

«Il metodo di lavoro, specialmente nella parte legata all’alimentazione. Hanno una mentalità diversa rispetto alla nostra, soprattutto per quanto riguarda l’approccio alla gara. Noi tendiamo a stare attenti a tutto e mangiamo anche molte ore prima della corsa, invece in Belgio sono più liberi, mangiano più tardi: intorno a due ore e mezza prima del via, ti lasciano più libertà».

Caro De Clercq, quale futuro prevedi per Masciarelli?

19.01.2022
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Mario De Clercq ha 55 anni e quando alle gare di cross dalle sue parti in Belgio si presenta lui, la folla continua ad aprirsi. Merito dei tre mondiali e delle altre 57 vittorie. Nelle sue gambe ci sono anche tre vittorie su strada da dilettante e due da professionista, con la partecipazione a tre Tour de France e ad una Vuelta.

Fu lui un paio d’anni fa ad accorgersi di quell’italiano magrolino andato a correre in Belgio dall’Abruzzo e fu così che ingaggiò Lorenzo Masciarelli nella Pauwels Sauzen-Bingoal di cui è coordinatore tecnico, una delle squadre di ciclocross più forti d’Europa. Quella di Iserbyt e Vantourenhout, per intenderci. Così, approfittando della sua gentilezza e del suo ottimo inglese, abbiamo pensato di vederci più chiaro. Che cosa spinge un fiammingo di tanta fama a investire su un italiano tutto da scoprire? E come sta andando il primo anno da under 23?

«Ho visto Lorenzo la prima volta – dice – durante una gara di allievi a Gavere. Arrivò 10° scattando da una pessima posizione di partenza. Così, su consiglio di Nico Mattan lo abbiamo inserito nelle giovanili».

Mario De Clercq è coordinatore tecnico della Pauwels Sauzen-Bingoal (foto Belga News)
Mario De Clercq è coordinatore tecnico della Pauwels Sauzen-Bingoal (foto Belga News)
Perché un corridore italiano in una squadra belga?

Eravamo curiosi di scoprire la mentalità di un corridore italiano ed è stata una sfida per noi lavorare con lui. Era davvero la prima volta per me, ma finora non me ne sono ancora pentito. La famiglia Masciarelli sono persone molto amichevoli e rispettose.

Lorenzo sta crescendo come speri?

Poco prima che iniziasse la stagione di cross, abbiamo completato una fase di allenamento con tutta la squadra e Lorenzo è stato uno dei migliori. Le sue prime gare come U23 sono state promettenti. Dopo essere tornato dalla Coppa del mondo in America però, non è stato più molto brillante. Può aver speso troppo oppure ha inciso il jet-lag, non lo so. Ma dopo non è stato più il Lorenzo che conosco. Il primo anno da U23 è sempre difficile, ma con noi avrà tempo per crescere e concentrarsi fino al suo 3° e 4° anno.

Lorenzo Masciarelli con Vanthourenhout e De Clercq in uno degli allenamenti di squadra
Lorenzo Masciarelli con Vanthourenhout e De Clercq in uno degli allenamenti di squadra
Quale poteva e può ancora essere un buon obiettivo per lui in questa stagione?

Non ci sono molti obiettivi per lui come U23. Quest’anno deve fare esperienza. Tutto quello che fa è buono. La prossima estate diventerà più forte partecipando a gare su strada più lunghe, corse a tappe, e vedremo.

E’ importante per lui allenarsi con ragazzi come Vanthourenhout e Iserbyt?

Naturalmente. Questa è la cosa più importante per Lorenzo. Può imparare moltissimo da quei ragazzi in allenamento, perché non li vede mai durante le gare tra un ciclocross e l’altro. L’intenzione è che raggiunga lo stesso livello nei prossimi anni e che ora si metta al servizio dei nostri leader. Non solo durante gli allenamenti, ma anche durante la prossima stagione su strada.

Nel 1994, De Clercq arriva 14° nella Roubaix vinta dal suo capitano Tchmil
Nel 1994, De Clercq arriva 14° nella Roubaix vinta dal suo capitano Tchmil
Pensi che possa competere ai massimi livelli nel ciclocross o ha un futuro su strada?

Lorenzo per il momento non è il tipico crossista. E’ un tuttofare, va bene su tutti i terreni. Mi ricorda un po’ Franzoi. Anche lui era un corridore forte sia su strada che nel ciclocross. Il tempo lo dirà.

I percorsi di cross qui in Italia sono pieni di curve, abbiamo gare piuttosto lente: pensi che sia un limite per un atleta come Lorenzo?

In Belgio il ciclocross è uno sport di potenza, in Italia infatti è tutto curve e tutto più basato sulla flessibilità. Ma non ci sono limiti per un buon crossista. Devi solo essere in grado di affrontare ogni percorso. Devi essere in grado di gestire ogni tipo di sfida, altrimenti non ha senso fare ciclocross.

Agli ultimi tricolori di cross a Variano, Lorenzo si riscalda e il padre Andrea sistema la pressione
Agli ultimi tricolori di cross a Variano, Lorenzo si riscalda e il padre Andrea sistema la pressione
Che tipo di gare su strada farà nel 2022?

Lorenzo correrà probabilmente 3 o 4 gare a tappe, tra cui il Giro del Belgio e il Tour De Wallonie. Gare di alto livello per un under 23 di 1° anno, in cui saranno presenti anche squadre WorldTour.

E’ importante correre su strada per un crossista?

Questa è la parte più importante dell’intero sviluppo di un giovane corridore. Se sei capace di andare forte su strada, dovresti riuscire a emergere anche nel cross, se mantieni la tua tecnica. Grazie alle gare su strada Lorenzo diventerà ogni anno più forte del 10 per cento.

Masciarelli ci racconta il Vanthourenhout dietro le quinte

27.12.2021
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Quando hai diciotto anni e vivi in Belgio per respirare ed imparare il ciclocross, devi avere buoni esempi da seguire. Lorenzo Masciarelli è un talento nato in una famiglia di ciclisti e per lui uno di quegli esempi è Michael Vanthourenhout, suo compagno alla Pauwels Sauzen-Bingoal. 

Il belga classe ’93 è una garanzia di risultato anche se forse, dopo il titolo europeo U23 nel 2013 e mondiale U23 nel 2015, tra gli elite ha raccolto meno di quello che avrebbe dovuto o potuto. La concorrenza poi di due Dioscuri come Van Aert e Van der Poel non l’ha aiutato molto.

Lo scorso 19 dicembre, però, Vanthourenhout ha saputo ritrovare il sorriso conquistando la prova di Coppa del mondo a Namur, la seconda dopo quella di Tabor a novembre 2020, e centrando così l’undicesima vittoria in carriera.

Contattiamo il giovane Masciarelli – ormai fisso ad Oudenaarde nel cuore delle Fiandre, che nella foto di apertura è il primo da sinistra, con Vanthourenhout e il grande capo Mario De Clercq – per parlarci di questo alto e magro crossista. Siamo al termine del collegiale, nel giorno deputato alla cosiddetta distanza per chi fa questa disciplina. Due ore scarse su strada, una e mezza di ciclocross e, se le temperature non sono troppo basse, un’altra mezzora su strada per rientrare a casa.

Lorenzo com’è allenarsi con Vanthourenhout?

Molto bello, si impara sempre qualcosa. E io lo studio bene da vicino. Ho la fortuna di essere in una squadra molto forte. Anche Iserbyt, seppur più solitario nelle uscite, e Sweeck sono dei riferimenti per noi giovani.

Lo conoscevi già da prima?

No, mi piaceva curiosare su Instagram. E ho iniziato a farlo quando da allievo, venendo qui in Belgio, mi sono reso conto di quanto fosse seguito dal pubblico. E poi, naturalmente, va fortissimo.

Che tipo di crossista è?

Tecnicamente è pazzesco, è un esempio di completezza. Ma è sulla sabbia, sul fango alto o nella neve, quindi dove si scende tanto con la ruota, che dà veramente il meglio di sé. E’ uno dei migliori in quelle condizioni. Poi è forte e velocissimo nel saltare gli ostacoli con la bici, anche più di Van Aert e Van der Poel. Su alcuni percorsi può guadagnare tanti secondi rispetto agli avversari con queste manovre. Gli manca forse un po’ di potenza. Rispetto a Iserbyt o al solito Van Aert, riesce a spingere un po’ meno.

A Vermiglio, nella Coppa del mondo corsa sulla neve, è arivato secondo
A Vermiglio, nella Coppa del mondo corsa sulla neve, è arivato secondo
Fra voi ci sono dieci anni di differenza. Che rapporto hai con lui?

Splendido. Siamo diventati buoni amici e per me, che lo vedevo come un idolo, è davvero una grande emozione. Alla fine di ogni allenamento mi fermo a parlare con lui, ci scambiamo impressioni. Mi dà sempre consigli sulla pressione delle gomme, sul vestiario o su altro. Pensate che lo scorso ottobre a Fayetteville, nella prova di Coppa del mondo, lui era tutto concentrato nel riscaldamento pre-gara. E quando mi ha visto passare accanto, mi ha fermato per darmi gli ultimi suggerimenti sulle gomme. Non me lo sarei mai aspettato, aveva altro a cui pensare.

Ci sembra di capire che caratterialmente sia una persona alla mano…

Sì, molto. Con lui ho molto dialogo. E’ un ragazzo cui piace stare in compagna e scherzare, anche in allenamento. Si vede poi che ama andare in bici. Si diverte quando pedala, come se stesse giocando.

Secondo te su strada potrebbe fare bene?

Va molto forte anche lì, ha caratteristiche da scalatore. Di gare su strada ne fa, ma non gli interessano tanto. La realtà del ciclocross qui in Belgio è clamorosa, è lo sport nazionale. Credo guadagni di più che andando su strada. Qua gli ingaggi alle corse per i crossisti forti come lui sono alti, secondo me anche migliori di qualche stradista.

A proposito di Fayetteville, dove Vanthourenhout ha fatto terzo a ottobre, il 30 gennaio ci saranno i mondiali. Che risultato può fare?

Bisogna vedere se cambieranno o meno il percorso, so che gli organizzatori ci stavano pensando. Forse non è un tracciato molto tecnico, come potrebbe piacere a lui. Secondo me può lottare per la top five e Iserbyt lo vedo un po’ più avvantaggiato di lui. Attenzione però, se ci sarà il fango, allora è Michael ad essere favorito. Ha già fatto un secondo posto ad un mondiale col fango (dietro a Van Aert a Valkenburg nel febbraio 2018, ndr). Poi la vittoria di Namur gli ha dato tanto morale e quando lui sta bene è sempre là davanti per la vittoria.

Lorenzo chiudiamo con te. Come sta procedendo la tua crescita?

Bene, sono contento. Sto facendo tanta esperienza e sto migliorando. La squadra mi dà tranquillità, non ho pressioni da nessuno.

EDITORIALE / Trentin, Olivo, il ciclocross e le solite rapine

13.12.2021
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Trentin ci sapeva fare. Glielo leggevi anche nello sguardo. Era un misto di tecnica e cattiveria. Poi, come accadeva in quel tempo e ancora adesso se il corridore non si mostra abbastanza convinto, la strada se lo portò via. Malacarne la stessa storia e, guarda caso, fu ugualmente la Quick Step a distoglierlo dai campi del ciclocross, come già successo con Stybar che, se non altro, a differenza dei due azzurri, aveva vinto cinque mondiali e magari ci stava che volesse provarsi a fondo anche su strada.

Davide Malacarne è stato iridato di cross juniores e ha poi continuato a praticarlo con la Zalf
Davide Malacarne è stato iridato di cross juniores e ha poi continuato a praticarlo con la Zalf

Il caso Bryan Olivo

Come quando si va al Tour contro Pogacar, sarebbe ingiusto pretendere dai nostri azzurri che a Vermiglio e in genere nelle competizioni internazionali possano competere contro Van Aert, Van der Poel, Pidcock, Iserbyt e quelli che con il cross si guadagnano lautamente il pane.

Tuttavia resta il fatto che da noi e in altre parti d’Europa la strada continui a mangiarsi talenti con una voracità spesso fine a se stessa.

Negli ultimi due anni, senza andare troppo lontano, abbiamo visto sparire uno junior come De Pretto, molto atteso, e quest’anno Bryan Olivo, campione italiano juniores nel 2021. Le motivazioni che lo riguardano le abbiamo raccontate con dovizia di particolari senza che siano risultate troppo convincenti. Al primo anno da under 23, dicono, è necessario che si concentri sulla strada e semmai sulla pista. Ma proprio perché al primo anno da under 23 le attese dovrebbero essere calmierate (il Cycling Team Friuli dovrebbe essere maestra nel gestirle) che male gli avrebbe fatto correre la stagione invernale, entrando in gara su strada in un secondo momento? Oppure, anche non volendolo ammettere, siamo già lì a cercare il giovane fenomeno, pensando che dedicare due mesi al cross ci priverà di un potenziale Evenepoel tricolore, senza che ad ora ce ne siano state le avvisaglie?

Lorenzo Masciarelli, Bryan Olivo, Lecce 2021
Lorenzo Masciarelli e Bryan Olivo ai tricolori di Lecce 2021: il primo è ancora nel cross, il secondo (che li vinse) non più
Lorenzo Masciarelli, Bryan Olivo, Lecce 2021
Lorenzo Masciarelli e Bryan Olivo, poi vittorioso ai tricolori di Lecce 2021

Cross e Olimpiadi

E’ difficile capire se il ciclocross diventerà mai una disciplina olimpica (invernale). Van Aert ha ragione: la base dei Paesi in cui si corre è ancora troppo stretta e c’è da lavorare affinché si allarghi. In Italia gli anni scorsi hanno visto il moltiplicarsi delle… vocazioni, ma si tratta di ragazzi molto giovani che hanno bisogno di crescere. Allo stesso modo in cui si convogliano le migliori energie sulla pista, sarebbe perciò intelligente da parte della Federazione sostenere il settore e impedire che gli elementi di maggior qualità spariscano in nome di concetti superati.

Le parole di Van Aert a Vermiglio su ciclocross e Giochi sono state chiarissime
Le parole di Van Aert a Vermiglio su ciclocross e Giochi sono state chiarissime

La scelta di Lorenzo

Masciarelli sta in Belgio, anche lui al primo anno da under 23, con una stagione di anticipo rispetto a Olivo. E lassù, dove sono nati Van Aert e Iserbyt, Van der Poel e Vanthourenhout, gli hanno fatto il discorso opposto e un contratto di due anni.

«Prima ci prendiamo un paio di stagioni – gli ha detto il grande capo Mario De Clercq – per vedere se nel cross potrai arrivare al livello dei migliori. E se così non fosse, potrai cambiare a cuor leggero, sapendo di averci provato».

Nel frattempo però, Lorenzo correrà anche su strada con la continental della Pauwels. Allo stesso modo in cui Olivo, assecondando il suo estro, potrebbe capire il suo livello nel cross, facendo durante l’estate l’attività su strada che lo farà maturare e crescere. Perché in certi casi il volere del ragazzo viene calpestato?

Matteo Trentin, San Fior 2016
Matteo Trentin, qui a San Fior 2016, sparì dal ciclocross per il quale avrebbe avuto abilità e motore
Matteo Trentin, qui a San Fior 2016, sparì dal ciclocross per il quale avrebbe avuto abilità e motore

Gap di potenza

Perché una cosa si nota guardando gli azzurrini che ogni domenica vanno a scontrarsi contro i mostri: gli mancano i cavalli, quelli che vengono quando durante l’estate metti nelle gambe un paio di corse a tappe. Hanno pure le abilità tecniche, ma non riescono a trovare qualcuno che creda in loro in quanto ciclocrossisti e li faccia correre d’estate. Senza i tanto vituperati watt che derivano dall’attività e dalla necessaria maturazione fisica, non si va avanti. Portate Dorigoni (foto di apertura) al Giro d’Italia e al Val d’Aosta e poi ne riparliamo.

Piuttosto, come accade per Olivo, li mandano su pista. E se quest’ultima ha trovato il suo binario, con l’evidente lacuna del settore velocità, il cross merita di avere una chance. Sarebbe bello che se non ci penserà la Federazione (che tuttavia sostiene la Arvedi perché faccia correre i pistard), siano i tecnici dei club ad aprire gli occhi. Siamo tutti lì a cercare i nuovi Pogacar ed Evenepoel, ci farebbe proprio schifo trovare i nuovi Van Aert e Van der Poel?

Gomme da cx, Lorenzo Masciarelli ci spiega come le sfrutta

20.11.2021
5 min
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Il cognome Masciarelli fa parte del ciclismo. Tra i più giovani della famiglia c’è Lorenzo, il “figlio crossista” di Simone, che ora si divide tra l’Italia e Oudenaarde. Lorenzo si è trasferito in Belgio per imparare e rubare quei segreti. È tesserato per il Team Bert Containers-Pauwels Sauzen-Bingoal, sodalizio UCI Continental, diretto da Mario de Clercq. Con il giovane campioncino azzurro, vogliamo approfondire alcuni aspetti tecnici delle gomme da cx.

Sono sempre di più i team che utilizzano Challenge come riferimento per gli pneumatici
Sono sempre di più i team che utilizzano Challenge come riferimento per gli pneumatici

La vita da crossista in Belgio

La telefonata si apre con un chiacchierata tra appassionati di bici. «Non potevo chiedere di meglio», ci dice Lorenzo, con quel filo di emozione, di consapevolezza e anche con quella spavalderia “buona” di un atleta di diciassette anni. «Sono nella patria del ciclocross e corro per un grande team, uno dei più famosi e nonostante ciò, non mi mettono pressione. Per me è una grande esperienza – continua – e stare al fianco di grandissimi campioni è uno stimolo aggiuntivo. 

«Appena arrivato mi hanno portato nel circuito di Gavere (questa è definita il Giro delle Fiandre del CX ed è una gara storica del Superprestige, ndr). E’ stato pazzesco vedere tutta questa gente che fa il tifo dall’inizio alla fine. Questo succede anche per le categorie giovanili, non solo quando corrono i professionisti e la gente ti incita anche quando sei per strada ad allenarti, durante i giorni della settimana.

«Sono rimasto sconvolto (abbiamo percepito la sua emozione e la soddisfazione anche attraverso il telefono, ndr) e solo in quel momento mi sono reso conto dell’atmosfera che regna in Belgio. Una grande emozione».

In azione con la maglia azzurra agli europei a Col du Vam (i primi da U23), chiusi in 41ª posizione
In azione agli ultimi europei U23 a Col du Vam, chiusi in 41ª posizione
Lorenzo, parliamo di tecnica. Quali sono le ruote che normalmente utilizzi e con quale profilo?

Le ruote sono DT Swiss con il profilo da 35 mm e cerchio in carbonio. Questo profilo ci permette di non essere troppo pesanti in fase di rilancio, è scorrevole sull’asciutto e non affonda in modo eccessivo nel sabbia e nel fango.

Gomme da cx, tubeless oppure tubolari?

Uso il tubeless in allenamento. In questo momento però è diverso, perché siamo nel cuore della stagione agonistica e cerchiamo di mantenere un feeling costante con il tubolare anche nei momenti training. Il tubolare è lo pneumatico preferito dai belgi. Però ti devo dire che c’è molta curiosità anche verso i tubeless.

In questa immagine si notano le differenti spaziature dei tasselli e i loro disegni
In questa immagine si notano le differenti spaziature dei tasselli e i loro disegni
Secondo te, quanto contano gli pneumatici in ambito ciclocross?

Avere una gomma di qualità e saperla sfruttare è fondamentale.

Hai già dei criteri di scelta tuoi personali, oppure ti affidi ai consigli del team?

Io mi faccio un’idea, spesso quando si prova il percorso e quando ci alleniamo. E poi c’è la curiosità, guardando quello che fanno i grandi campioni. Prima della partenza di una gara cerco sempre di ricevere dei consigli dai pro’ e da Mario (Mario De Clercq, tre volte iridato e ora manager della sua squadra, ndr). Cerco di “rubare il mestiere”.

Quanto pesi?

Ora peso 65 chili e sono alto 1,75.

Gomme da cx, quali sono le pressioni di gonfiaggio che utilizzi?

Più o meno utilizzo le stesse pressioni per i tubolari e tubeless: 1,5/1,6 bar sui terreni asciutti, 1,3 in caso di fango e bagnato. Cerco di non scendere mai sotto 1,2 perché ho paura di bucare e sento la gomma scivolare troppo. Poi, a mio parere i tubeless hanno una carcassa più tosta e si potrebbe scendere anche sotto le 1,2 atmosfere.

Nel team utilizzate le gomme Challenge. Quali sono i modelli che utilizzi maggiormente?

A me piacciono le Grifo, che sono molto versatili e scorrevoli, ma al tempo stesso hanno un grip eccellente. Inoltre riesco a sfruttarle bene anche in condizioni di umido. Il modello Limus lo uso per il fango, non è molto scorrevole quando affronti i tratti in asfalto, ma ha una tenuta davvero buona in curva e con il fango pesante e scarica bene.

Ne avete altre a disposizione?

Abbiamo anche il Baby Limus, che è sempre un prodotto da utilizzare quando piove e su terreni pesanti, ma è più scorrevole rispetto al Limus. Oltre al terreno e alla tipologia di gara che dobbiamo affrontare, cerchiamo di ascoltare i consigli di Mario. Ti voglio fare un esempio: qualche volta montiamo delle gomme meno tassellate anche quando c’è fango per avere maggiore scorrevolezza e cambiamo la bicicletta ad ogni passaggio.

A volte si usano gomme più scorrevoli anche se c’è fango: sta poi ai meccanici pulirle a ogni passaggio
A volte si usano gomme più scorrevoli anche se c’è fango: sta poi ai meccanici pulirle a ogni passaggio
Un aspetto tecnico che ci vuoi raccontare?

Quando ho iniziato ad allenarmi in Belgio, sono arrivato qui da allievo, ho visto tutti i ragazzi delle categorie giovanili che utilizzavano (e utilizzano) le gomme da asciutto, sempre e con il fango. Questo permette (da allora lo faccio pure io) di gestire le condizioni di guida più difficili. Impariamo a scivolare e controllare la bici; non ci viene permesso di usare gli pneumatici da asciutto in allenamento.

Jesolo 2021

Stagione in partenza, Pontoni traccia la linea

07.10.2021
5 min
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Si comincia. Domenica a Jesolo con la prima tappa di Coppa Europa (foto di apertura, vittorie per Nadir Colledani e Eva Lechner) la stagione del cross è entrata ufficialmente nel vivo, ma non c’è stato neanche il tempo di guardare le classifiche che subito Pontoni e la nazionale hanno preparato le valigie per la lunga trasferta verso gli Stati Uniti, dove da domenica andranno in scena ben 3 tappe di Coppa del mondo nello spazio di una settimana, primi appuntamenti della challenge completamente rimodernata e gonfiata nel suo numero di gare: ben 16.

Il neoresponsabile del settore Daniele Pontoni ha spinto fortemente per programmare la trasferta, a dispetto degli indubbi oneri economici e la Fci lo ha accontentato: «Devo dire grazie alla sensibilità dei dirigenti che hanno capito quanto questo viaggio sia importante. La seconda delle tre tappe sarà sul percorso dei mondiali, avremo così modo di studiarlo nei particolari, conoscerlo e prendere le misure. Andremo con una rappresentativa contenuta nei numeri, ma fatta da ragazzi che hanno già mostrato di avere una buona condizione, adatta al momento considerando che siamo all’inizio e gli appuntamenti che contano davvero sono ancora lontani».

Realini Jesolo 2021
Eva Lechner inseguita da Gaia Realini: le due stelle del cross italiano a Jesolo hanno già mostrato cose buone
Realini Jesolo 2021
Eva Lechner inseguita da Gaia Realini: le due stelle del cross italiano a Jesolo hanno già mostrato cose buone
Si comincia quando la stagione su strada è ancora in corsa…

E’ un fattore che ormai è normale in questo calendario ciclistico senza sosta. La Arzuffi e la Realini hanno svolto molta attività nel corso dell’anno, Toneatti si è dedicato alla Mtb mentre Masciarelli ha già fatto qualche uscita nel ciclocross, ma anche lui ha gareggiato molto su strada. Non è un problema, anzi rientra nell’ottica della multidisciplinarietà che dobbiamo assolutamente perseguire. I ragazzi comunque erano stati preallertati già da oltre un mese e hanno avuto modo e tempo per raggiungere un grado di forma adeguato all’impegno.

Un calendario così ricco (oltre alla Coppa, ci sono 8 tappe di Superprestige e di X2O Trophee e in ambito italiano 7 tappe del Giro d’Italia più altre 23 prove nazionali) non costituisce un’enormità in relazione ai numeri del movimento?

Io sono sempre stato convinto che è meglio l’abbondanza della miseria. Sta ai team e agli atleti sapersi gestire, saper scegliere gli appuntamenti giusti e soprattutto focalizzare gli obiettivi. Avere due prove nazionali ogni domenica non è uno svantaggio, consente ai team di poter fare attività avendo un buon ambito di scelte. Non dimentichiamoci che veniamo da una stagione nella quale ogni appuntamento era a rischio, si è navigato nell’incertezza assoluta. Ora c’è più possibilità di gestirsi.

Bryan Olivo, Daniele Pontoni, 2018
Pontoni (qui con Bryan Olivo) farà il suo esordio da cittì domenica a Waterloo (USA)
Bryan Olivo, Daniele Pontoni, 2018
Pontoni (qui con Bryan Olivo) farà il suo esordio da cittì domenica a Waterloo (USA)
E’ pur vero però che con un accavallarsi dei calendari, il risultato sarà che quel che vedremo a inizio stagione nel ciclocross non corrisponderà ai valori dei mondiali…

Si è già visto e sarà ancora così, sempre di più, ma non è detto che sia un male – risponde Pontoni – inizialmente si andranno a stabilire gerarchie che poi giocoforza saranno rimesse in discussione quando arriveranno i big, presumibilmente non prima di novembre. Guardate cos’è successo lo scorso anno, con Iserbyt protagonista assoluto fino agli europei e poi molto meno brillante quando sono entrati in scena i vari Van der Poel, Van Aert e Pidcock. Dobbiamo abituarci a questo e nel futuro le cose cambieranno ancora.

Come?

Io penso che non ora, ma fra 2-3 anni dovremo fare i conti anche con una nuova specialità, la gravel, che avrà sue gare e suoi interpreti che poi si travaseranno nelle altre discipline e viceversa. Per questo è fondamentale che atleti e team imparino a programmarsi, tenendo anche nel dovuto conto i momenti di totale stacco dall’attività e questo vale per tutte le discipline.

Iserbyt Lokeren 2021
Privo della concorrenza dei 3 Tenori, Eli Iserbyt ha subito vinto al Rapencross di Lokeren
Iserbyt Lokeren 2021
Privo della concorrenza dei 3 Tenori, Eli Iserbyt ha subito vinto al Rapencross di Lokeren
In base a queste tue prime settimane nel nuovo incarico, come sono i rapporti fra strada e offroad, c’è sempre diffidenza dal mondo dei professionisti?

Io dico che le cose stanno cambiando. Vi porto un esempio: Mirko Celestino, il tecnico della Mtb, ha voluto la mia collaborazione per europei e mondiali di cross country e io farò lo stesso per le gare titolate nel ciclocross. C’è dialogo fra tutte le componenti tecniche, su questo la Federazione è stata chiara.

Vero, però poi capitano casi come quello di Francesca Baroni che vive in un conflitto fra i team di strada e ciclocross che potrebbe portarla ad abbandonare l’attività…

E’ un caso delicato che potrà risolversi sono trovando un punto di equilibrio fra atleta e team su strada. Io posso dire che con Francesca ci siamo sentiti spesso e lei sa qual è il suo posto nella nazionale di Pontoni e Bielli, poi rispetteremo le sue scelte, ma sa che l’aspettiamo e che siamo una grande famiglia della quale lei fa parte. Sulla vicenda non voglio dare giudizi, spero solo che tutto si risolva per il meglio. Deve però essere chiaro che non è una vicenda che rispecchia un generale sistema di convivenza fra le varie attività, teso alla collaborazione.

Van Aert VDP 2021
Van Aert e Van Der Poel: ancora in gara su strada, nel ciclocross torneranno forse a novembre
Van Aert VDP 2021
Van Aert e Van Der Poel: ancora in gara su strada, nel ciclocross torneranno forse a novembre
Un’altra novità di queste settimane è l’approdo di Bertolini alla Selle Italia Guerciotti di Dorigoni: per i due più forti del momento essere nella stessa squadra è un vantaggio o no?

Rientriamo nel discorso di prima: se hai più eventi puoi anche decidere di mandarli in gare diverse e farli incontrare solamente in alcuni appuntamenti. Sono due ragazzi ormai maturi, che fanno parte del team forse più preparato in Italia, nel quale ho corso anch’io e so bene come si muovono, con quale professionalità, come sono attrezzati.

Secondo te i tempi sono maturi per abbattere la tanto vituperata diarchia Belgio-Olanda?

No, non ora – sentenzia Pontoni – ma sicuramente si sta lavorando per questo. In tale ottica vedo molto di buon occhio la Coppa Europa, che allarga la base continentale a Paesi non di primissimo piano, ma rendiamoci conto che abbiamo a che fare con realtà che per numeri di praticanti e mezzi sono nettamente avanti. Io sono ottimista e dico che ci si arriverà, ma col tempo.

Belgio: nella patria dei campioni mancano le quote rosa…

24.09.2021
5 min
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Il popolo belga aspetta l’acuto iridato, quello mancato domenica per “colpa” di un certo Filippo Ganna. Il tifo per Wout Van Aert, Remco Evenepoel e gli altri campioni è palpabile in patria. Bastano le foto della gente ammassata ai bordi delle strade e inneggiante ai propri beniamini per capire che il ciclismo da queste parti è un’istituzione. Guardando bene, però, si nota una particolare contraddizione: a fronte di un movimento maschile che sforna campioni a getto continuo quasi monopolizzandone la storia, in campo femminile non c’è un simile panorama, anzi.

Kopecki Tokyo 2021
Lotte Kopecki è l’unica belga di livello internazionale. Sarà così anche nel mondiale nella sua patria?
Kopecki Tokyo 2021
Lotte Kopecki è l’unica belga di livello internazionale. Sarà così anche nel mondiale nella sua patria?

Poche” campionesse

L’unica vera stella del ciclismo rosa in Belgio è stata Yvonne Reynders, quattro volte iridata dal 1959 al ’66 e capace di salire sul podio anche dieci anni dopo, ma erano quasi anni pionieristici. L’ultimo alloro risale addirittura al 1973 con Nicole Vandenbroeck. Poi il nulla, acuito dalla crescita mastodontica delle vicine olandesi, che monopolizzano il settore ancor più di quanto facciano i belgi al maschile.

La differenza si sente, pesa, è sotto gli occhi di tutti. Una differenza che ha radici antiche, secondo il direttore tecnico della Federazione belga Frederik Broché: «E’ questione di cultura, di storia. Il Belgio ha sempre avuto campioni al maschile, grandi se non grandissimi e questi hanno influenzato le generazioni successive in un ciclo continuo. Non altrettanto si può dire per le donne. E in questo dobbiamo fare tutti un mea culpa, perché forse sia la federazione che i media potevano fare di più, anche se a dirsi è facile, farlo molto meno».

Broché 2021
Frederik Broché, 42 anni, ha corso da pro’ dal 2003 al 2006. Dal 2017 è direttore tecnico del ciclismo belga
Broché 2021
Frederik Broché, 42 anni, ha corso da pro’ dal 2003 al 2006. Dal 2017 è direttore tecnico del ciclismo belga

Mancano i numeri…

Broché lavora proprio a un’inversione di tendenza: «Ma non sono cose che realizzi dall’oggi al domani. Abbiamo aumentato le gare, ma il primo impegno deve essere quello della promozione, del fare proselitismo perché dalla quantità arriverà poi la qualità. Per avere una nazionale di livello serve un gruppo più grande di praticanti, ma perché ciò avvenga bisogna lavorare alla base e portare le bambine a fare ciclismo».

Perché, le donne nella patria belga non vanno in bici? «Ci vanno, ma non tanto per agonismo. Faccio un esempio: all’ultima edizione dei Campionati nazionali junior su strada hanno partecipato 40 ragazze. Non sono numeri questi che consentono di avere un’adeguata selezione. Perché ciò succede? Come ho detto, è questione di cultura: molte ragazze identificano il ciclismo come uno sport pericoloso, da praticare nel traffico con il rischio di cadere».

L’Olanda da decenni ormai domina. Domani schiererà tra le altre: Van Der Breggen, Van Dijk, Brand, Van Vleuten e Vos
L’Olanda da decenni ormai domina. Domani schiererà tra le altre: Van Der Breggen, Van Dijk, Brand, Van Vleuten e Vos

L’Olanda domina…

E’ davvero singolare il fatto che nella vicinissima Olanda il ciclismo femminile abbia invece soppiantato come risultati quello degli uomini, un paragone che fa soffrire?: «Soffrire è una parola grossa – risponde Broché – ma certamente il loro dominio un po’ influisce. Io penso che per certi versi sia un vantaggio, perché le ragazze olandesi sono un esempio per capire come fare. Vi garantisco comunque che i media locali fanno spesso paragoni, in certi casi impietosi…».

Il calendario internazionale ormai protende sempre più verso il parallelismo, ogni classica maschile ha il suo corrispettivo rosa, questo può aiutare?

«Sicuramente, in federazione si è deciso che le gare devono essere sia per uomini che per donne, con sviluppi separati. Il problema è che le cifre di partecipazione sono ancora ben diverse e non sufficienti al femminile per sostenere un calendario adeguato, per questo bisogna lavorare sulla promozione. Un risultato importante nella gara in linea di sabato aiuterebbe. Noi ci speriamo, Lotte Kopecki è stata quarta ai Giochi di Tokyo su un percorso più duro e non adatto a lei. La speranza c’è, ma contro le olandesi sarà durissima, certamente una sua medaglia sarebbe un incentivo per le giovani, sarebbe un regalo meraviglioso».

Lorenzo Masciarelli già da qualche anno vive, studia e corre in Belgio, con ottimi risultati
Lorenzo Masciarelli già da qualche anno vive, studia e corre in Belgio, con ottimi risultati

In bici per escursionismo

Fin qui Broché, ma abbiamo voluto saperne di più e per farlo abbiamo sentito uno che è testimone diretto non solo delle gare, ma della vita di tutti i giorni, l’azzurro di ciclocross Lorenzo Masciarelli che corre e vive in Belgio: «Qui il calendario su strada per gli juniores è anche più ricco di quello italiano. La partecipazione è ricca numericamente quando si tratta di gare internazionali, nelle regionali un po’ meno e questa differenza è amplificata a livello femminile. Nel ciclocross ad esempio, nelle gare delle categorie giovanili le praticanti sono molte meno che in Italia».

Allarghiamo il discorso prescindendo dall’agonismo, le donne vanno in bici?: «Se la consideriamo come puro mezzo di spostamento, allora sì, ne vedi tante in bici e anche la domenica, per le escursioni in gruppi, ce ne sono molte che pedalano, ma la maggior parte non ama l’agonismo, neanche a livello amatoriale. E’ davvero un problema di cultura, i ragazzi sognano di diventare campioni, le ragazze guardano ad altro. La Kopecki è abbastanza conosciuta, ma è un fiore nel deserto».

La Pauwels blinda Masciarelli con due anni di contratto

07.08.2021
5 min
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In Belgio sono riprese finalmente le corse e proprio in questo weekend si sta svolgendo la Aubel-Thimister-Stavelot, corsa nelle Ardenne ai piedi dello Stockeu che domani si concluderà con una piccola Liegi di 100 chilometri. In gruppo, con la maglia della Bert Containers-Pauwels Sauzen c’è Lorenzo Masciarelli, giovane promessa del ciclocross, che proprio nei giorni scorsi ha firmato un biennale con la Pauwels Sauzen continental, con un’opzione fino al 2025. E visto che abbiamo parlato di Alec Segaert, che con Lorenzo ha corso proprio a Stradella, abbiamo riacceso i riflettori su Masciarelli sentendo suo padre Simone, ex professionista, la cui storia vi abbiamo raccontato lo scorso anno.

In Belgio l’estate non è ancora arrivata, piove in continuazione e fa anche parecchio freddo. Simone va avanti con il suo lavoro in fabbrica e intanto con un occhio segue il giovane corridore di casa.

Da allievo all’arrivo in Belgio con Klaas Vantornout, El Iserbyt e Michael Vanthorenhout
Da allievo all’arrivo in Belgio con Klaas Vantornout, El Iserbyt e Michael Vanthorenhout
I belgi si sono affezionati, insomma…

Hanno insistito, ci tenevano a confermarlo per come è andato lo scorso inverno. Per De Clercq è un fatto personale, gli vuole bene. Il fatto che sia arrivato secondo in Coppa del mondo e abbia vinto l’unica gara dura internazionale che si è fatta in Belgio sono stati due passaggi decisivi. Ha dato parecchia visibilità al team. E poi lo hanno visto reggere bene in allenamento il passo di Iserbyt (campione europeo di ciclocross, ndr) e Vantourenhout, che vivono qui vicino. Così lo hanno riconfermato e gli hanno fatto un contrattino di due anni con opzione fino al 2025, in modo che per le prossime due stagioni proverà ad andare forte nel cross che per loro rimane centrale, ma da fine aprile ad agosto correrà su strada.

Di che squadra parliamo?

Di una continental, una bella squadra, con corridori come Iserbyt, Sweeck e Vanthourenhout. Vengono invitati in corse come il Giro del Belgio e il Giro di Vallonia e tante gare fra Belgio e Olanda. Ci sono corridori giovani come lui, ad esempio Ryan Kamp, ma non farà corse under 23. Lo buttano subito dentro con gli altri ragazzi che hanno qui nel loro vivaio. 

Ora sta correndo su strada, giusto?

Da fine maggio quando si è chiusa la scuola fino a qualche giorno fa era in Italia, perché qui non si correva. Ho preferito farlo scendere giù ed è riuscito a fare una quindicina di gare. Ha fatto parecchi piazzamenti, non ha vinto perché comunque da solo è difficile. E forse ho avuto un po’ di pressione…

Francesco Masciarelli, padre Simone, campionati italiani juniores Lecce 2020
Lorenzo con suo padre Simone prima del via dei campionati italiani juniores a Lecce 2020
Francesco Masciarelli, padre Simone, campionati italiani juniores Lecce 2020
Lorenzo con suo padre Simone prima del via dei campionati italiani juniores a Lecce 2020
Per cosa?

Forse voleva dimostrare qualcosa. All’inizio è stato chiamato da De Candido per fare dei test a Montichiari, poi abbiamo avuto parecchi problemi a livello di permessi per farlo correre. In federazione se la sono presa con calma e la richiesta in Belgio è arrivata tardi. Sono passati due mesi, praticamente ha saltato la prima parte e quando è arrivato voleva spaccare il mondo. Tatticamente è irruento, non è attendista. Ha fatto parecchi piazzamenti, qualche quarto posto…

Quali saranno i suoi tecnici?

Principalmente dei crossisti. Prima c’era Gianni Meersmans, che però è andato con Nys. Al suo posto alla Pauwels è arrivato Groenendaal, con Mario De Clercq che fa un po’ da coordinatore e gestisce la parte atletica, i materiali e i programmi. E’ un bel gruppo, Lorenzo farà la sua esperienza. E come tutti i ragazzi ha come riferimenti Van Aert e Van der Poel. Si dividono tra i due, perché anche Van der Poel praticamente è belga. Lui è nato e vive in Belgio, anche se ha il passaporto olandese. Perfino l’accento è di qua. E anche se a volte fa degli errori assurdi come quella passerella a Tokyo, resta un fenomeno. 

Si guadagna bene a questo livello?

Alla Pauwels gli hanno fatto una tabella premi. Poi se vai forte, nel cross ci sono gli ingaggi. Dall’Italia si erano fatte avanti alcune squadre. Fossimo stati ancora giù, lo avrei mandato volentieri con Balducci alla Mastromarco, perché Gabriele è amico e segue Lorenzo da parecchio. Il futuro comunque è abbastanza chiaro, Mario lo ha detto.

Azzurri ciclocross Liberazione 2021
Lorenzo ha corso anche il Gp Liberazione in maglia azzurra. Da sinistra Paletti, Masciarelli, Olivo, Agostinacchio, Siffredi e Carrer
Azzurri ciclocross Liberazione 2021
Al Gp Liberazione. Da sinistra: Paletti, Masciarelli, Olivo e Agostinacchio
Come sarà?

Ci prendiamo due anni per vedere se diventa un top rider nel cross, quelli che hanno ingaggi da sogno. Altrimenti ci dedichiamo alla strada. E intanto corre facendo esperienza. La squadra è composta da 10 corridori e di questi solo sette fanno strada, per cui le occasioni non mancheranno. Anche gare come il Giro del Belgio dove il prossimo anno, senza le Olimpiadi, arriveranno anche Van Aert e Van der Poel.

Va ancora forte su strada?

Secondo me va più forte su strada che nel cross, ma lo dico da genitore e non da tecnico. Dietro al Koppenberg c’è una salita di un paio di chilometri e l’altro giorno ha staccato Iserbyt, che pure usciva dal Tour de Wallonie. Una salita breve, su cui Ely doveva essere avvantaggiato, invece Lorenzo lo ha lasciato per strada. Qua tutti si chiedono come mai non abbia vinto, ma purtroppo non ha ancora avuto la squadra accanto e la testa giusta. Vuole spaccare il mondo, ma non sempre ci riesci. Comunque secondo me si trova nell’ambiente giusto, con la fortuna di stare in un team come la Pauwels e fare quello che gli piace. Meglio di così non poteva capitare.