La vittoria di Wiebes a Sanremo: Cecchini ci porta in corsa

27.03.2025
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Il successo di Lorena Wiebes alla Sanremo Woman è sembrato di una facilità disarmante, sia per lo sprint fatto dalla campionessa europea che per la gestione avuta dalla SD Worx-Protime per tutta la corsa. Le ragazze della formazione olandese hanno capitalizzato al massimo l’occasione avuta lavorando d’astuzia e unendo le loro qualità in corsa. Non è di certo una novità se si pensa alla potenza e alla forza che il team olandese riesce a mettere in gara ogni volta. Una delle protagoniste di questo successo è stata, come spesso accade, Elena Cecchini.

«Siamo riuscite a portare a termine quanto ci eravamo dette», racconta Cecchini prima di fare rotta verso le Classiche del Nord. «Solitamente cerchiamo di partire con un’idea di base su come affronteremo la gara e così è stato. Ci aspettavamo una corsa più dura, soprattutto da parte di alcuni team che non si sono presentati con alternative valide per la volata finale. Dal canto nostro sapevamo di cosa avremmo avuto bisogno per vincere e lo abbiamo messo in pratica. Avevamo Lotte e Lorena (rispettivamente Kopecky e Wiebes, ndr) come punti di riferimento. Kopecky è rientrata in corsa proprio alla Sanremo, mentre Wiebes arrivava focalizzata al 100 per cento sull’evento. Dopo il Trofeo Binda, dove è venuta a vederci, è rimasta una settimana in Riviera. Ha soggiornato in un hotel ai piedi della Cipressa e ogni giorno si è allenata su Cipressa e Poggio».

La tattica della SD Worx era di trovare le giuste posizioni nelle fasi cruciali e attendere le mosse delle avversarie
La tattica della SD Worx era di trovare le giuste posizioni nelle fasi cruciali e attendere le mosse delle avversarie

Stessa mentalità

Le ragazze della SD Worx hanno portato il loro modo di fare, che le ha sempre contraddistinte alle Classiche del Nord, anche nella prima edizione della Sanremo Woman, che per spettacolo offerto si candida a entrare di diritto nelle gare più importanti del calendario. 

«Sono felice che ci sia stato questo avvicinamento da parte del team – dice ancora Cecchini – era da qualche mese che dicevo alle ragazze quanto fosse  importante conoscere il percorso e le sue insidie. Il fatto che Wiebes abbia fatto questo avvicinamento ha dato un bel segnale.

«Le nostre leader, Wiebes e Kopecky, sono arrivate nel miglior modo possibile. Per il resto tutte abbiamo fatto una grande gara, sia noi che abbiamo lavorato prima, sia Blanca Vas. Lei era il jolly e doveva rimanere il più possibile con le due capitane. E’ stato molto bello vedere Vas, che secondo me in futuro potrà puntare a vincere questa gara, mettersi a disposizione prima del Poggio. Si è trattato a tutti gli effetti di una vittoria di squadra».

Cecchini si è spesa per portare Kopecky e Wiebes in testa all’imbocco della Cipressa
Cecchini si è spesa per portare Kopecky e Wiebes in testa all’imbocco della Cipressa
Ci tenevi particolarmente alla Sanremo?

Alla fine loro le gare in Belgio e Olanda le sentono molto. Io, da italiana, avevo fatto un segno sulla Sanremo Women. Sapevo che non sarebbe stata una gara semplice così ho detto loro di focalizzarci quest’anno per aggiungerla ai nostri successi. Sono felice di aver trasmesso questo spirito di squadra, anche perché penso che questa gara diventerà come la Parigi-Roubaix Femmes, ovvero ogni anno sempre più importante. 

Che tattica avevate in mente?

Con Wiebes e Kopecky come leader eravamo coperte per tutti gli scenari. Se alcune squadre avessero fatto gara dura avremmo avuto modo di rispondere. E non sono sicura che Wiebes si sarebbe staccata facilmente visto lo stato di grazia con cui si è presentata e la determinazione che aveva per questa gara. 

Qual è stato il punto in cui hai capito che si metteva bene per voi?

Quando ho portato le ragazze davanti prima della Cipressa. Nel momento in cui mi sono spostata ho visto che nessuna squadra ha preso in mano la situazione, lì mi son detta: «Oggi è una buonissima chance per Lorena». Sapevo che sul Poggio c’era vento contro, anche quello è stato un fattore determinante a favore delle velociste. 

Nel tratto tra Cipressa e Poggio il team olandese poteva contare sul supporto di Blanka Vas
Nel tratto tra Cipressa e Poggio il team olandese poteva contare sul supporto di Blanka Vas
La Cipressa non è stata fatta forte come ci si poteva aspettare, per un tratto il gruppo si è allargato…

E’ stata la sensazione che ho avuto anch’io, infatti dopo la gara ne ho parlato con Danny Stam (il diesse del team, ndr) e gli ho detto che forse avrei potuto evitare di finirmi prima della Cipressa per dare un mano all’attacco del Poggio. Stam mi ha risposto che abbiamo rispettato il piano di gara, se fosse partita la corsa sulla Cipressa noi avevamo le due leader davanti. Poi non era nostro interesse fare corsa dura, quindi abbiamo lasciato la palla agli altri. 

Guardando la corsa la sensazione era che le altre squadre non avessero la vostra potenza di fuoco.

Il rischio di fare forte la Cipressa era di perdere atlete importanti e di trovarsi scoperte nel tratto di pianura prima del Poggio. Noi invece eravamo in tre ad avere il compito di dare supporto in quelle fasi di gara: Gerritse, Lach e io. Un fattore determinante per la corsa è stata la caduta a due chilometri dalla Cipressa. Mi sono trovata con Wiebes e Kopecky a ruota e le ho portate fino alla salita, ma si è trattata di un’azione istintiva.

La vittoria di Lorena Wiebes è stata propiziata da un gran lavoro della Kopecky nell’ultimo chilometro per chiudere sull’attacco della Longo Borghini.

E’ stata una combinazione di cose, Wiebes era a ruota di Elisa (Longo Borghini, ndr) e nel post gara ci ha detto che per non seguirla ha dovuto ragionare in una frazione di secondo. Se l’avesse seguita si sarebbe aperto il terreno per dei contrattacchi e sarebbe stato impossibile gestirli. Sapeva che Kopecky avrebbe sistemato la situazione. Un rischio, ma che ha portato alla vittoria. 

Con la campionessa del mondo che tira la volata alla campionessa europea…

Tutti sono rimasti sorpresi, ma da noi è chiaro che quando non sei più nella posizione per vincere, e in quel momento Lotte non lo era più, allora si lavora per le altre. Penso che Wiebes e Kopecky con il passare delle stagioni siano diventate sempre più compatibili e questo permette loro di spartirsi gli obiettivi. 

L’occhio clinico di Barbieri sulla Sanremo Women

25.03.2025
5 min
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Dando un’occhiata alla lista delle partenti da Genova per la Sanremo Women, erano pochi i nomi importanti che mancavano. E dando poi uno sguardo alla corsa che ne è uscita e alla vittoria allo sprint ristretto di Wiebes, viene da fare un’ultima riflessione prima di archiviare l’argomento e concentrarsi sulle classiche fiamminghe.

Tra le velociste assenti figuravano Charlotte Kool e Rachele Barbieri chiaro segnale che la Picnic-PostNL avesse puntato su altre carte da giocare. Non che sia andata troppo male al traguardo considerato il bel tredicesimo posto di una Marta Cavalli decisamente in crescita, rimasta attaccata al gruppo delle migliori prima di rialzarsi nello sprint finale. E tre posizioni dietro la cremonese è arrivata un po’ più staccata Pfeiffer Georgi, una delle tante papabili per il podio alla vigilia.

Rimane però il dubbio di capire cosa sarebbe stato per il team olandese avere al via anche le sue due ruote più veloci. Di questo e del suo rientro alle gare ne abbiamo parlato con Barbieri, proprio poco prima della partenza per il Belgio.

Al UAE Tour, subito dopo la caduta della prima tappa, Barbieri raggiunge il traguardo spinta da Megan Jastrab
Al UAE Tour, subito dopo la caduta della prima tappa, Barbieri raggiunge il traguardo spinta da Megan Jastrab
Rachele subito una domanda secca. Come mai non hai corso la Sanremo?

Ci sono un paio di motivi. Di base non l’avrei dovuta correre perché non era nei miei piani iniziali, anche se non era definitivo. In secondo luogo è uscita definitivamente dal mio calendario perché mi sono ritrovata a curare una botta al ginocchio patita alla prima tappa del UAE Tour a causa di una caduta. In carriera non ho mai avuto problemi al ginocchio, ma anch’io adesso sono entrata in questo bel club (sorride in modo ironico, ndr).  

Cosa ti eri fatta?

Purtroppo al UAE Tour sono stata sfortunata perché sono rimasta coinvolta anche nella caduta dell’ultima tappa in volata. E questo non ha fatto bene al mio ginocchio. Nei giorni successivi mi dava fastidio a pedalare ed un’ecografia aveva riscontrato un edema osseo. Ho dovuto fare tre settimane di stop con tanta fisioterapia. Sono tornata ad uscire in bici finalmente senza dolori ed in pratica rientro alle corse con un mese di allenamento nelle gambe. Peccato perché avevo iniziato bene alle gare in Australia, raccogliendo due buoni risultati (un terzo ed un quinto posto, ndr) e onestamente sarei stata curiosa di vedere cosa avrei potuto fare alla Sanremo.

Ti è costato tanto non farla?

Non ci penso più, penso e spero di correrla l’anno prossimo cercando di arrivarci in forma. Avendo immaginato come poi è finita, sarebbe stato un sogno correrla e magari essere lì nel finale. Anzi, se mi fossi trovata assieme a Charlotte, non avrei esitato a tirarle la volata facendo ciò che ha fatto Kopecky per Wiebes.

Per la Sanremo, il Team PicNic-Post NL ha puntato su Marta Cavalli e Pfeiffer Georgi
Per la Sanremo, il Team PicNic-Post NL ha puntato su Marta Cavalli e Pfeiffer Georgi
Come l’avevi immaginata la gara?

Più o meno com’è andata. Credo fosse una incognita per tutte, però è anche vero che le velociste più forti e più preparate dovevano reggere sforzi brevi in salita. L’unica è la Cipressa, dove si parlava di dodici minuti di salita, che poteva scombinare i piani. Invece la selezione si è fatta più in discesa, come giù dal Poggio. Ormai molte velociste stanno diventando più complete. E credo che questo si stia vedendo sempre di più. Guardate Wiebes, Balsamo o Ruegg come sono state brave a tenere certi ritmi in salita. Secondo me l’anno prossimo vedremo molte più velociste.

Secondo te sulla Cipressa si potevano tagliare fuori le più veloci?

Sì, certo, anche se dipende da come si è corso prima. Ad esempio Magnaldi ha fatto un grandissimo lavoro per Longo Borghini, però forse quando si sono accorte che erano ancora tutte agganciate, non hanno insistito. E a quel punto ha fatto un’andatura più moderata la Lidl-Trek per Balsamo. A mio modo di vedere, la caduta prima del Capo Mele ha tolto dalla contesa molte di quelle atlete che avrebbero potuto tenere alto il ritmo sulla Cipressa, come ad esempio avrebbe potuto essere Gasparrini. Nel 2026 credo che le scalatrici correranno in un altro modo per staccare le velociste.

Alla fine, indipendentemente dal tuo infortunio e visto l’esito finale, perché la Picnic PostNL non ha portato Rachele Barbieri e Charlotte Kool?

Per il motivo cui facevo riferimento prima. Il percorso della Sanremo Women era un’incognita e si pensava fosse più adatto alle scalatrici. Credo che il nostro team abbia puntato su atlete diverse da Charlotte e me e credo comunque che sia stata una buona scelta. Marta è andata fortissimo arrivando davanti e sono molto contenta della gara che ha fatto. Pfeiffer per me è adatta alla Sanremo e viceversa. Non è veloce come Kopecky, ma è quel tipo di corridore, che si trova bene su quei percorsi mossi. Ma sono andate molto bene anche le altre nostre compagne. Speriamo l’anno prossimo di poterci presentare con più soluzioni.

Dopo la lunga sosta per sistemare il ginocchio, Barbieri tornerà in gruppo il 27 marzo a De Panne
Dopo la lunga sosta per sistemare il ginocchio, Barbieri tornerà in gruppo il 27 marzo a De Panne
Anche il finale della Sanremo Women è stato entusiasmante. Ti è piaciuto?

Sì e devo dirvi sinceramente che pensavo che Elisa (Longo Borghini, ndr) vincesse. E’ stata bravissima perché non ha aspettato nemmeno un secondo per scattare a fine discesa. Non poteva fare altro e lo ha fatto alla grande. Purtroppo per lei Kopecky ha fatto un capolavoro riportando sotto Wiebes senza strappare. E Lorena è stata eccezionale perché né in volata né prima ha mai avuto paura di perdere. È sempre stata serena, oltre che presente davanti e lucida.

Mettiamoci alle spalle la Classicissima al femminile. La tua attualità ora cosa prevede?

Riprendo il 27 marzo con De Panne, poi la Gand-Wevelgem il 30 ed infine la Dwars Door Vlaanderen il 2 aprile. Tornerò a casa per qualche giorno e poi salirò al Nord per Scheldeprijs il 9 aprile e la Roubaix il 12.

Quali obiettivi ti sei posta?

L’intento è quello di ritrovare la condizione di inizio stagione. Diciamo che le prossime tre gare le userò per riprendere ritmo. In media saranno giorni da 150 chilometri che aiuteranno a prendere un buon stato di forma. Mi piacerebbe andare bene alla Roubaix. Poi visto che non farò le Ardenne, vedremo se fare il periodo di stacco che era già in programma oppure, visto il mio recente stop, se correre qualche altra corsa. Credo che tutto dipenderà da come andrò in queste prossime settimane.

Tutto “facile”, vince Wiebes in volata con una super Kopecky

22.03.2025
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SANREMO – Questa mattina la sua bicicletta bianca è stata tra le ultime a essere scaricata dal truck della SD Worx. Appena messa sui cavalletti, i controllori dell’UCI hanno iniziato a misurare le quote e a scannerizzare telaio e ruote per verificare che tutto fosse in regola. Nel frattempo, Lorena Wiebes se ne stava tranquilla sul truck.

I riflettori erano puntati su di lei, ma anche su Lotte Kopecky, Elisa Longo Borghini e Demi Vollering. Lorena, invece, ha vissuto un approccio davvero sereno, così come tranquillo è stato l’avvio della corsa. Nonostante il ritmo subito sostenuto, non c’è stata troppa bagarre. La Cipressa, affrontata con quel passo regolare, ha contribuito a creare le condizioni ideali per la “tempesta perfetta” di Wiebes.

Freccia Wiebes

Wiebes è sembrata il ritratto della serenità per tutta la giornata. La stessa tranquillità l’ha mantenuta anche dopo l’arrivo: nessun urlo esagerato, nessun gesto plateale, come se la sua vittoria fosse normale, per non dire scontata. Ma non è stato così.

«E’ difficile crederci – dice Wiebes – ma ho vinto la Sanremo Women. Sono molto grata alla squadra per l’ottimo lavoro svolto. C’erano diverse opzioni per il finale, ma mi sentivo molto bene sulla Cipressa. Anche sul Poggio sono rimasta tra le prime in cima. A quel punto sapevo che avrei corso per la vittoria. Questi erano i piani del mattino e il direttore sportivo dalla macchina mi spronava. Elisa Longo Borghini ha attaccato con grande forza a 2 chilometri dall’arrivo, ma sono rimasta fiduciosa perché conosco la forza di Lotte Kopecky. Quando corriamo insieme siamo le più forti. Ma oltre a lei avevamo atlete super, come chi domenica scorsa ha vinto o è arrivata seconda».

Quella di oggi è la vittoria numero 98 per Lorena, che però sottolinea come il traguardo delle 100 vittorie non sia un’ossessione. Gli stimoli non mancano e anzi, il livello altissimo della sua squadra la spinge a migliorarsi continuamente.

Kopecky ha corso per Wiebes, specie nei 2 km finali. In corsa sono state vicino e spesso hanno parlato
Kopecky ha corso per Wiebes, specie nei 2 km finali. In corsa sono state vicino e spesso hanno parlato

Sprint ponderato

«Lotte – riprende Wiebes – mi ha portata in una posizione perfetta. Non volevo lanciare lo sprint troppo presto, ma è stato sufficiente per vincere. Dopo tanti chilometri, fare una volata troppo lunga poteva essere rischioso».

Lorena ha più volte ringraziato Kopecky per il lavoro svolto nel finale, in particolare per la chiusura sull’attacco di Elisa Longo Borghini negli ultimi 2 chilometri. Un lavoro gestito in modo impeccabile.
«Non volevo chiudere in modo troppo veloce – ha detto Kopecky – temevo che qualcun’altra potesse contrattaccare. Ci aspettavamo una corsa più dura, che qualche altra squadra prendesse in mano la situazione, ma non è successo. Una volta in cima al Poggio era chiaro che avevamo la più veloce e sarebbe stato sciocco non sfruttare questa occasione. Lorena ha fatto una gara perfetta».

«Questa vittoria – riprende Wiebes – ha un grande valore nella mia carriera. È davvero bello vincere qui. Ho fatto molte ricognizioni restando in Italia dopo la Strade Bianche, e ogni volta il vento cambiava. Oggi nel finale era laterale e a favore», come aveva anticipato il diesse Mondini prima del via.
Il vento a favore ha alzato la velocità sul Poggio, probabilmente togliendo qualche velleità d’attacco in salita a Vollering o Longo Borghini. In ogni caso, Wiebes ha superato Cipressa e Poggio alla grande.
«In effetti sulle due salite stavo molto bene», ha confermato.

Vittoria di squadra

La SD Worx si conferma una vera corazzata, e le altre classiche – quelle di casa loro – devono ancora iniziare. Nel team, però, c’è rispetto e le atlete, vere campionesse, sanno aiutarsi a vicenda.
«Non capita sempre che la campionessa del mondo tiri per te – spiega Wiebes – ed è una cosa bellissima. Era anche la tattica che avevamo deciso al mattino. Nonostante la corsa non sia stata durissima, è stata molto caotica. C’è stata una caduta persino alla prima curva e una nostra compagna è finita a terra. Io sono rimasta attardata, ma Blanka Vas ci ha riportato sotto. Abbiamo corso bene, sempre compatte e nelle prime posizioni. Le salite le abbiamo prese come volevamo, e non è facile in questo ciclismo. Il livello cresce perché più campionesse sono “spalmate” in più team, rendendo la lotta più ampia».

Anche in conferenza stampa Lorena Wiebes ha mantenuto la sua compostezza ed eleganza. Ha risposto con piacere a tutte le tantissime domande, sorridendo e trasmettendo felicità.
«Sono davvero contenta che la Milano-Sanremo sia tornata nel calendario femminile. E’ una corsa bellissima. Adesso non so se sarà una corsa per sprinter, lo scopriremo con il passare degli anni, ma di certo è diversa da tutte le altre. Sembra che in futuro potrà arrivare sui 200 chilometri, cosa che secondo me va bene anche per il nostro movimento».

Fidanza-Wiebes, la pista e la strada: cosa abbiamo imparato?

22.02.2025
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Fra le cose belle dei campionati europei di Zolder, il testa a testa nel finale dello scratch fra Martina Fidanza e Lorena Wiebes è quello che più ci ha fatto drizzare i peli sulle braccia. Succede sempre quando Davide batte Golia e Golia sorride, ma capisci che vorrebbe essere altrove. L’azzurra era in testa. L’olandese ha iniziato la rimonta in un finale che sembrava già scritto. Invece, quando forse pensava di averne fatto un sol boccone, Martina ha dato ancora gas e non l’ha lasciata passare.

«Pensavo davvero che rimontasse – sorride d’orgoglio – perché non sono mai riuscita a battere la Wieibes in volata. L’ho vista arrivare. Mi ha affiancato. In più a un giro dall’arrivo, alla campana è riuscita a mettermi anche il manubrio davanti. Perciò quando ho visto che era lei, mi sono detta: “Vabbè, è già andata. Adesso devo solo cercare di tenerle la ruota”».

Martina Fidanza, bergamasca di 25 anni, ha nel palmares 5 titoli mondiali e 11 europei in pista, oltre a 10 vittorie su strada
Martina Fidanza, bergamasca di 25 anni, ha nel palmares 5 titoli mondiali e 11 europei in pista, oltre a 10 vittorie su strada

Nella mente di Villa

Fermo sul bordo della pista, Marco Villa guardava la scena. E anche se prima di partire per lo scratch avevano parlato della possibilità di battere la super Wiebes, in quel momento la possibilità era davvero a portata di mano, senza però la possibilità di comunicare.

«In quel momento, lei sa a cosa sta pensando – dice il tecnico dei record – io sono giù e non lo so. Ho sperato che la tenesse e non la facesse passare a un giro e mezzo dalla fine, per poi provare la rimonta all’esterno. Secondo me in quel caso non sarebbe stata così competitiva. Anche solo rimontare la lunghezza della bicicletta sarebbe stato molto difficile. Ormai doveva tenerla e difendere quel metro e mezzo di vantaggio che aveva e poi giocarsela alla pari. Se la faceva passare, anche sfruttando la scia, non avrebbe avuto il tempo per riattaccarla. Quindi ho sperato solo che non la facesse passare e lo ha fatto bene».

A un giro dalla fine, al suono della campana, Wiebes ha provato ad affiancare Fidanza
A un giro dalla fine, al suono della campana, Wiebes ha provato ad affiancare Fidanza

Tutto quello che è rimasto

E’ il momento in cui la testa rifiuta di arrendersi. Non succede spesso, soprattutto contro gli imbattibili. Ma quando capita, il supplemento di dolore che si accetta può fare la differenza. L’atleta si trasforma in una creatura sovrannaturale e il finale non è più così scontato.

«Il tempo di pensare che mi avrebbe passato – prosegue – e ho cercato di alzarmi sui pedali. Ebbene, ho visto che lei rimaneva lì e poi pian piano indietreggiava. In quel momento ho capito che magari sarei riuscita a batterla, quindi ho cercato di affondare il più possibile e ho visto che rimaneva definitivamente dietro. Sentivo di avere un po’ di margine, però non pensavo che sarebbe stato abbastanza per vincere».

Dopo la delusione di Parigi, Fidanza (qui con il cittì Villa) aveva bisogno di risollevarsi
Dopo la delusione di Parigi, Fidanza (qui con il cittì Villa) aveva bisogno di risollevarsi

Fra resistenza e velocità

Villa adesso va avanti nell’analisi e ci fa capire con evidenza che a questi livelli nulla avviene per caso. E se anche si tratta di fare il numero della vita, la condizione necessaria perché vada in porto è avere nelle gambe il lavoro per sostenerlo.

«Fidanza – riflette Villa – è migliorata molto anche sulla resistenza. Anzi, in questi due o tre anni abbiamo lavorato tanto di più su questo aspetto, per arrivare più avanti possibile nelle tirate del quartetto. Invece avevamo un po’ tralasciato le punte di velocità che per lei erano naturali, perché qualcosa bisogna tralasciare: non si può fare tutto. Ma visto che ora ha un po’ di resistenza in più, si è ricominciato a lavorare sulle partenze sul fermo, sull’esplosività e sul correre di più in pista. Prima dell’europeo, Martina è andata a fare le gare a Grenchen, qualcosa che prima non avevamo fatto, perché ci interessava il quartetto per le Olimpiadi.

«E poi c’è il discorso dei rapporti. Anno dopo anno ci siamo accorti che noi aumentavamo di un dente, ma gli altri ne avevano sempre uno in più. Così quest’anno abbiamo giocato di anticipo e forse eravamo noi quelli con mezzo dente in più. Sapevamo di aver lavorato anche sulla forza, quindi l’abbiamo giocata bene».

Martina Fidanza ha aperto la stagione su strada al UAE Tour
Martina Fidanza ha aperto la stagione su strada al UAE Tour

Dalla pista alla strada

Quanto è lontana la pista dalla strada? Questa volata può essere l’anticipazione di un passo avanti anche su strada? Il discorso è chiaramente teorico, su strada ci sono le salite, le curve e le discese. Si arriva alla volata dopo ben altre fatiche, ma come dice Villa aver capito di poterla battere, fa pensare che forse è possibile farlo ancora.

«Strada e pista sono mondi diversi secondo me – ragiona Fidanza – perché in pista ho più esperienza rispetto a lei, quindi magari anche nei dettagli riesco a guadagnare qualcosa che mi ha permesso di batterla. E’ vero che comunque non l’ho battuta di poco, però su strada penso che sia ancora nettamente superiore. Su strada è una questione di quanti watt riesci a esprimere alla fine della gara, perché ci sono tanti fattori che ti influenzano più che in pista. Basta soltanto prendere una curva 10 posizioni più avanti e sono watt che risparmi. E poi comunque devi anche avere l’occhio di correre su strada e per me questo è il motivo per cui lei riesce ad arrivare nei finali con più forze da spendere.

«Quest’anno con la squadra stiamo lavorando tanto sui treni, sia per me sia per l’altra velocista, e magari affinando questa tecnica riusciremo a fare qualcosa. Penso che anche su strada il modo di batterla sia anticiparla, perché se parte prima, ci prende tanto margine. Lorena ha un picco breve, ma veramente forte con cui ti prende subito quella bicicletta che poi è dura riuscire a rimontare. Per cui, anticipandola, è lei che deve guadagnarla. Però averla battuta mi riempie di orgoglio…».

Su strada Wiebes ha ancora vantaggio, ma quanto vale ora Fidanza? Qui è terza alla Scheldeprijs 2024, dietro Lorena e Kool
Su strada Wiebes ha ancora vantaggio, ma quanto vale ora Fidanza? Qui è terza alla Scheldeprijs 2024, dietro Lorena e Kool

In crisi dopo Parigi

Fidanza, come le ragazze del quartetto, è andata agli europei di Zolder con la voglia di chiudere il ciclo di Parigi con un buon sapore in bocca. Il quarto posto del quartetto ha colpito duro: erano lì, invece sono tornate a casa a mani vuote.

«Sono uscita da Parigi – dice Fidanza – con una grossa delusione addosso. Le altre ragazze sono riuscite a vincere la madison e hanno dato morale a tutta la squadra. Però a livello di quartetto siamo uscite male, perché abbiamo fatto tanto, eppure probabilmente non abbastanza. Onestamente ho sofferto parecchio, ho passato un periodo in cui mi sono sentita anche un po’ persa. Però adesso posso dire che grazie alla nuova squadra nuova e ai tanti stimoli che sto ricevendo, sono riuscita a ritrovare la mia strada. Riprenderò alla Vuelta a Extremadura, con una condizione tutta da scoprire e ricostruire, dopo la pista, in vista delle gare che verranno. Spero di ritrovare presto il colpo di pedale e l’occhio della strada. E poi, chissà quando incontrerà la Wiebes la prossima volta…».

Wiebes tra salite e sprint. Ma intanto spazio alla pista

10.02.2025
5 min
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Qualche settimana fa, al Media Day della SD Worx, la maggior parte dei giornalisti e delle conseguenti domande erano per la campionessa del mondo Lotte Kopecky e per la rientrante Anna Van der Breggen, vero nume del ciclismo femminile. Poi i giornalisti delle rispettive nazioni si sono accalcati intorno alle rappresentanti del proprio Paese, ma faceva un certo effetto vedere come una campionessa europea come Lorena Wiebes, primatista di vittorie della passata stagione, passasse quasi inosservata.

La vittoria di Wiebes nella seconda tappa del Uae Tour, conquistata in maniera diversa dal solito
La vittoria di Wiebes nella seconda tappa del Uae Tour, conquistata in maniera diversa dal solito

Famelica in gara, mite fuori

“Colpa” forse del suo carattere, che per chi non la conosce, per chi l’ha sempre vista in gara è quasi un enigma. Quando è in bici è un’autentica belva, sembra che appena sale sulla sella veda davanti a sé solamente il traguardo. Ha una fame di vittorie pari solo a quella di certi “cannibali” di ciclistica conoscenza al maschile. Ma poi, al di fuori, è tutt’altro. Sorridente, affabile, non si può proprio dire che se la tiri… Forse è per questo che pochi hanno colto alcuni segnali invece importantissimi in ottica stagionale. Il primo è che Lorena sta continuando in quella strada di parziale trasformazione delle sue caratteristiche, senza però per questo rischiare di compromettere le sue prerogative.

«Ho lavorato molto questo inverno – dice – per fare ulteriori progressi in salita, ma devo anche stare attenta a non inquinare le mie qualità di sprinter. Migliorare in salita può servire per allargare il range di prove dove posso giocarmi le mie carte, ad esempio le frazioni nei Grandi Giri, ma non sarò mai una ciclista da classifica generale».

Con Longo Borghini e altre due ragazze Uae. Per l’olandese tirare è diventata una buona opzione
Con Longo Borghini e altre due ragazze Uae. Per l’olandese tirare è diventata una buona opzione

Misurare sempre le energie

E’ una specifica importante soprattutto all’indomani dell’Uae Tour, dov’è stata protagonista assoluta. Ha vinto le prime due tappe e anche l’ultima. Nella terza, quella più dura con lo Jebel Hafeet, ha tenuto il ritmo delle più forti fino a poco più di 7 chilometri dal traguardo, poi ha tirato i remi in barca.

«Era sufficiente – ha spiegato – non sarebbe stato intelligente sfinirmi completamente soprattutto pensando che la tappa successiva, quella finale, sarebbe stata a me favorevole e io non avevo mai vinto la frazione finale dell’Uae Tour, cosa che poi ho fatto. Devo ragionare in questo senso, saper interpretare ogni corsa nella maniera giusta».

La leader della Sd Worx ora punta a tutte le classiche fino all’Amstel
La leader della Sd Worx ora punta a tutte le classiche fino all’Amstel

L’idea guardando il Garmin

Nella seconda tappa della prova araba lo ha fatto, anche andando un po’ contro le normali etiche ciclistiche, ma d’altronde in un panorama che sta cambiando velocemente è anche scontato.

«Mi sono ritrovata in un quintetto con 3 atlete della Uae. Era una situazione tattica ideale – racconta – ma eravamo lontanissime dal traguardo. Ho guardato il mio Garmin e ho ragionato: mancavano 50 chilometri al traguardo ma tenendo quella velocità saremmo arrivate in un’ora e il gruppo non aveva tante possibilità di viaggiare più forte di noi. Così ho deciso di dare una mano a tirare, lavorando insieme avremmo potuto portare la fuga al traguardo, pur sapendo che dietro c’era la mia squadra nel gruppo. Avevamo tutte da guadagnarci, io e Longo Borghini in primis».

La vittoria di Wiebes a Ballerup, ai mondiali su pista 2024. La sua prima esperienza ad alto livello
La vittoria di Wiebes a Ballerup, ai mondiali su pista 2024. La sua prima esperienza ad alto livello

Al Tour in aiuto di Kopecky

L’olandese ha chiuso con 3 vittorie di peso. Ha dimostrato che la cacciatrice di sprint non è cambiata: famelica, potente, sfrontata. Capace come poche di farsi largo nel gruppo, proprio come aveva fatto con manovre capolavoro all’ultimo europeo. E’ su quelle basi che ora pensa a quel che l’attende: farà tutte le classiche, con estrema curiosità per quel che potrà essere la Sanremo (il suo profilo tecnico sembra disegnato su misura per la Classicissima tutta da scoprire al femminile) fino all’Amstel, per poi disputare i tre Grandi Giri, con il tacito accordo con Lotte Kopecky di correre il Tour pensando anche a darle una mano e non solo alle vittorie di tappa.

Intanto però questa settimana c’è un altro impegno. Neanche il tempo di disfare le valigie di ritorno dagli Emirati Arabi che si va a Zolder, per gli europei su pista: «Voglio scoprire quali opportunità mi può dare il velodromo, qual è davvero il mio livello e, non lo nascondo, poter anche sfoggiare la mia maglia iridata nello scratch».

Una maglia iridata che è un suo obiettivo anche su strada. Ma non quest’anno, visto il percorso previsto
Una maglia iridata che è un suo obiettivo anche su strada. Ma non quest’anno, visto il percorso previsto

Mondiali 2025? Forse su pista

Lorena ha fatto bene i suoi conti: quest’anno i mondiali su strada sono off limits per lei viste le caratteristiche del percorso ruandese (ma anche quelle dell’alternativa svizzera di Martigny non sarebbero a lei adatte) e quindi ci sono opportunità nuove da esplorare, ancor più in una stagione come questa, che permette di sperimentarsi anche in chiave olimpica visto che i Giochi sono ancora così lontani.

«Gli europei saranno importanti anche in quest’ottica – dice – voglio vedere come me la caverò per poi prendere in considerazione un prolungamento della stagione fino ai mondiali su pista». Poi però concentrazione massima sulle classiche, quelle corse che da sole valgono una stagione: «Mi sono guardata intorno, io penso che la mia avversaria principe rimarrà Charlotte Kool, mentre sarà da capire che cosa potranno fare Chiara Consonni e Sofie van Rooijen con i nuovi treni per lo sprint tutti in costruzione». Neanche una parola per la Balsamo e sicuramente Elisa attende la prima occasione utile per ricordarle chi è…

Al servizio di Wiebes e anche per sé. Guarischi prova a sdoppiarsi

29.01.2025
6 min
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Il giorno della presentazione per la SD Worx-Protime è sempre un’occasione speciale, talvolta con tocchi di originalità. Il team olandese quest’anno si è svelato al FOMU – Fotomuseum di Anversa e prima di salire sul palco a blocchi come di consueto, per le atlete c’è stato l’appuntamento del media day. Abbiamo colto l’occasione per tastare il polso di Barbara Guarischi, una parte della quota italiana della squadra (in apertura foto Getty Sport).

Al via della sua terza stagione (e con già in tasca il contratto per il 2026), la velocista lecchese ha completato il totale inserimento in SD Worx, trovando una dimensione più alla sua portata. Non che non si fosse integrata bene prima, anzi tutt’altro, ma non è così scontato entrare nella formazione più forte del panorama femminile e diventarne subito un perfetto ingranaggio. Guarischi si è costruita in corsa un ruolo di fiducia principalmente per Wiebes e in seconda battuta per Kopecky. Ora, con quella bella dose di esperienza che l’accompagna, è pronta per un’annata in cui vuole fissare nuovi obiettivi sia di squadra che personali.

Guarischi, classe 1990, si appresta ad iniziare la sua diciassettesima stagione da elite/pro’, la terza in SD Worx (foto instagram)
Guarischi, classe 1990, si appresta ad iniziare la sua diciassettesima stagione da elite/pro’, la terza in SD Worx (foto instagram)
Barbara come sono andati i ritiri?

Molto bene, sono rimasta sorpresa in entrambi. Quest’anno avevo cominciato ad allenarmi dopo rispetto al solito, facendo due settimane di stop totale. A dicembre ho finito in crescendo, però poi attorno a Capodanno avevo preso l’influenza e mi ero dovuta fermare. Onestamente ero un po’ preoccupata di andare al ritiro di inizio gennaio avendo perso la giusta condizione. Invece ho chiuso in modo molto positivo. Giorno dopo giorno ho avvertito sensazioni sempre migliori.

Avete anche stilato il programma gare?

Abbiamo fatto un primo prospetto di calendario con diverse “long list”, ovvero le gare in cui potremmo correre. Personalmente inizierò il 6 febbraio al UAE Tour Women e dopo qualche settimana a casa, rientrerò il 2 marzo con la Hageland, anche se sono riserva per la Nieuwsblad del giorno prima. In linea di massima dovrei fare buona parte del blocco delle gare del Nord. Al momento sono riserva per la Vuelta, dovrei correre quasi certamente il Giro Women, mentre non farò il Tour Femmes. Il resto lo vedremo naturalmente strada facendo e come andrà la stagione.

Nei ritiri della SD Worx le atlete diventano chef. Guarischi ha cucinato un risotto all’italiana per tutta la squadra (foto instagram)
Nei ritiri della SD Worx le atlete diventano chef. Guarischi ha cucinato un risotto all’italiana per tutta la squadra (foto instagram)
Restando su una notizia di qualche giorno fa, l’UCI ha vietato le esultanze per i compagni di squadra. Ripensando alla volata al Giro Women vinta da Kopecky lanciata da te, qual è il tuo pensiero in merito?

Adesso dovrò stare molto attenta, ancora di più visto che al Tour ero stata la prima “ammonita” della storia. (dice sorridendo con sana ironia, ndr). Battute a parte, credo che con questi regolamenti si rischi di ammazzare le emozioni che vengono d’istinto. A Foligno lo avevo detto dopo la tappa che mi ero voluta godere la vittoria di Lotte esultando, ma sapendo al tempo stesso anche di non ostacolare nessuna avversaria nello sprint visto che ero a distanza di sicurezza. Quella non era stata la classica volata generale, dove invece sappiamo bene tutte che non dobbiamo distrarci o festeggiare in anticipo. Tuttavia capisco il nuovo regolamento e credo che io, come tutte le altre atlete, non avremo problemi ad adeguarci.

Altro flash. Voi ragazze vi alternate spesso in cucina durante i ritiri. E’ più semplice preparare la cena alla squadra o tirare una volata perfetta a Wiebes?

Bella domanda (sorride nuovamente, ndr). Considerando che quest’anno siamo in diciotto atlete e contando tutto lo staff, direi che è stato più difficile fare quattro chili di risotto all’italiana per tutti. Però vi dico che è venuto molto bene, seguendo alla lettera la ricetta ed usando il brodo di pollo anziché quello vegetale. Con i nostri cuochi abbiamo poi voluto dare un tocco extra. Abbiamo aggiunto un po’ di pere caramellate che si sposavano benissimo con il mix di parmigiano e un altro formaggio più stagionato. E’ piaciuto a tutti!

Sintonia. In due anni assieme, Guarischi è stata presente in 20 delle 34 vittorie conquistate da Wiebes
Sintonia. In due anni assieme, Guarischi è stata presente in 20 delle 34 vittorie conquistate da Wiebes
All’alba del terzo anno assieme, come sono gli automatismi tra Guarischi e Wiebes?

Fin da subito Lorena ed io ci siamo trovate bene senza alcuna sbavatura. E diventava tutto ancora più semplice quando nel treno c’era anche Kopecky, non dovevamo nemmeno parlare. Ovvio che ogni tanto qualcosa non è andata per il verso giusto e quest’anno, visto che loro due dovrebbero avere calendari separati, con Lorena stiamo pensando anche ad altri meccanismi. Per non perdere il suo punto di forza, potrei provare ad essere anche la penultima ruota e lasciare il lead out ad un’altra compagna. Lo capiremo gara dopo gara.

Quindi tu sarai sempre dove correrà Wiebes?

In linea di massima sì, perché con lei abbiamo ancora obiettivi importanti da raggiungere in tante gare. Però quest’anno con i tecnici per me abbiamo scelto un programma diverso. Dove non avremo Lorena, Lotte o Anna (Van der Breggen, ndr) come capitane, avrò più libertà. L’intenzione è quella di provare a fare risultato con una maggiore continuità nelle tante gare alternative. Non sarà facile perché ormai nel ciclismo femminile nessuna ti regala nulla, ma ci proviamo.

Questa “promozione” nasce come premio al tuo lavoro di questi due anni?

Non saprei perché in questa squadra ognuna di noi sa qual è il proprio ruolo. I sacrifici sono tanti e ogni giorno va fatto alla perfezione per ottenere il miglior risultato possibile o per poter restare bene ad un certo livello. Posso dire invece che la vittoria al Simac Tour di metà ottobre mi ha ridato quella confidenza che mi era mancata in larga parte negli anni precedenti per giocarmi le mie carte. E’ scoccata nuovamente quella scintilla e per me è diventato uno stimolo ulteriore, tenendo conto, appunto, che non sono più una ragazzina (sorride, ndr).

La vittoria al Simac Tour ha dato nuova confidenza a Guarischi per giocarsi le proprie carte (foto Peter Donderwinkel)
La vittoria al Simac Tour ha dato nuova confidenza a Guarischi per giocarsi le proprie carte (foto Peter Donderwinkel)
Sono diciassette le annate da elite/pro’, ma non le dimostri. Hai notato un cambiamento in te da quando sei arrivata alla SD Worx?

Pensate che ne parlavo proprio con i miei diesse durante i ritiri. Dal mio primo giorno qui dentro ad oggi sono completamente un’altra atleta. Sono cresciuta tantissimo. Se arrivi in una grande squadra devi dimostrare di saperci stare e se lavori bene per grandissime campionesse inevitabilmente migliori tanto anche tu. Non è facile nè scontato farlo. E’ per questo che sono molto contenta di dare il mio contributo alla squadra e della mia crescita.

Ora che Van der Breggen è tornata a correre, continuerà ad essere la tua allenatrice?

Sì, sarà sempre lei a seguire la preparazione mia e di altre 2-3 ragazze. Ridevo con Anna durante i ritiri perché in palestra si è accorta del grosso carico che le avevano dato. Eravamo a fianco, mi sono girata verso di lei e le ho detto: «Quando te lo dicevo io non mi credevi, invece hai visto che si fa fatica?». Questo spirito è una delle nostre risorse migliori. Quest’anno non so se saremo le più forti, ma saremo forti perché i nuovi innesti sono stati ben ponderati.

Il 2025 della Kopecky. Partenza “lenta” e grandi obiettivi

25.01.2025
5 min
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Inutile girarci intorno: quello che attende Lotte Kopecky è un anno importante. Portando in giro quella maglia iridata che veste da quasi un anno e mezzo, la belga si prepara a una stagione intrigante e delicata che dovrà dire se sta davvero cambiando pelle. Nel consueto appuntamento con la stampa prima del via ufficiale, l’iridata ci tiene a mettere alcune cose in chiaro.

Lo fa partendo dalla coabitazione con la campionessa europea Lorena Wiebes, dalle caratteristiche tecniche anche abbastanza simili alle sue a differenza di quanto avveniva con la Vollering. Una coabitazione difficile in seno alla SD Worx? La campionessa di Rumst non è di questo parere.

Con la Wiebes c’è buon feeling. Le due verranno gestite attraverso obiettivi diversi
Con la Wiebes c’è buon feeling. Le due verranno gestite attraverso obiettivi diversi

«Abbiamo obiettivi diversi e anche se guardiamo all’anno scorso potete notare che è andato tutto abbastanza liscio tra noi due, quindi non vedo alcun problema in questo. Ognuna ha i suoi target e finché sappiamo l’uno dall’altro cosa vogliamo, penso che difficoltà non ce ne siano».

Ora ritroverai Demi Vollering come avversaria e non più come compagna di squadra, non averla più nel team quanto cambia come tattiche e gestione delle corse?

Sì, sarà tutto diverso. Ma penso che sia importante concentrarsi solo su noi stessi, sul nostro gruppo, su come lavorare. Non dovremo concentrarci troppo su di lei, sarà un’avversaria come un’altra.

La Kopecky insieme alla Vollering, seconda e prima al Tour 2023. Ora sono fiere avversarie
La Kopecky insieme alla Vollering, seconda e prima al Tour 2023. Ora sono fiere avversarie
Hai sfiorato la vittoria finale al Tour e al Giro, ti ritieni una ciclista da grandi corse a tappe o restano le classiche il tuo target?

Mi piacciono le classiche, questo è sicuro. E’ vero, ho chiuso due volte al secondo posto in un grande giro senza una preparazione specifica, senza una predisposizione, questo vale molto. Ma io resto la Lotte di sempre, che va a caccia di ogni traguardo e cerca di cogliere ogni occasione. Qui siamo tutti curiosi di sapere quanto lontano possiamo arrivare se ci proviamo. Quindi è chiaro che anche una maglia in un grande giro diventa un obiettivo.

Non hai paura che per migliorare in salita possa perdere qualcosa della tua esplosività allo sprint?

Beh, dipende da come ci alleniamo. Certo. Penso di essere riuscita a gestirlo abbastanza bene per mantenere l’equilibrio di quei componenti tra essere esplosivi e arrampicarsi bene, è come una bilancia e magari quest’anno penderà un po’ di più dalla parte della salita piuttosto che dello sprint. Ma le caratteristiche non cambiano, resto una delle più esplosive e quindi non vedo alcun problema in questo.

Ma hai cambiato qualcosa nella tua preparazione quest’anno?

Sì, dopo l’anno scorso così lungo e stressante ho avuto molto più riposo rispetto all’anno prima e abbiamo anche optato per una preparazione più facile verso la stagione che sta arrivando.

La Kopecky in allenamento. Nel 2024 ha corso per 48 giorni con 17 vittorie
La Kopecky in allenamento. Nel 2024 ha corso per 48 giorni con 17 vittorie
In questo e nel prossimo anno, prima dell’inizio delle qualificazioni olimpiche, la pista rimane nel tuo programma?

Credo di sì, anche se è un anno un po’ complicato. Per ora ci sono solo gli europei e una prova di Coppa delle Nazioni, a cui non correrò perché non si adatta al mio calendario. Per quanto riguarda i campionati del mondo alla fine dell’anno, ci sono ancora dei dubbi sul farli o non farli, ma per conto mio a un mondiale non direi mai di no.

Hai vinto tantissimo negli ultimi tre anni, qual è la corsa che vincendola ti farebbe sentire una ciclista completa?

La risposta è forse il Tour, ma forse solo per quanto questo tipo di corsa è lontana dalle mie caratteristiche di base.

Le classiche restano un obiettivo primario. Qui la vittoria in solitaria al Fiandre 2023
Le classiche restano un obiettivo primario. Qui la vittoria in solitaria al Fiandre 2023
Il tuo programma com’è strutturato?

Rispetto al passato ci saranno alcuni cambiamenti. Come dicevo, ho preso l’approccio in maniera molto più comoda, quindi inizieremo un po’ più tardi, ma partiremo subito forte con una novità come la Milano-Sanremo. La stagione sembrerà diversa dall’anno scorso e cercheremo di affrontarla anche in modo diverso rispetto a prima. Era già nei piani iniziare da lì per avere una preparazione più mirata e tranquilla. Avevo anche bisogno di staccare un po’ per via di problemi al ginocchio retaggio dell’ultima stagione.

I mondiali in Rwanda, visto che sono una corsa per scalatori, come li vedi?

Penso che il campionato del mondo sarà davvero duro. Voglio dire, questo è quello che ho sentito dire sul percorso. Ma ovviamente devo vederlo di persona per giudicare. Ma sono campionessa del mondo, è anche un dovere per me esserci. Cercherò di farlo al meglio.

Per la belga la pista resta un grande amore. Vuole essere presente ai mondiali di fine stagione
Per la belga la pista resta un grande amore. Vuole essere presente ai mondiali di fine stagione
Qual è la situazione del ciclismo femminile belga, Kopecky a parte?

Non siamo così grandi, questo è chiaro rispetto ad altri movimenti come Olanda o Italia, ma voglio dire, stiamo diventando più forti. Ci sono atlete che stanno crescendo a vista d’occhio, come la De Wilde ancora U23, o la Ghekiere. E poi ci sono alcune giovani, ne escono fuori ogni anno. Questa è la cosa più importante, continuiamo a crescere. Quindi forse non sarà questo o l’anno prossimo o l’anno dopo ancora, ma sono abbastanza sicura che in futuro avremo una nazionale davvero buona, Kopecky a parte…

Ma senti di essere un esempio trascinante per le altre?

Sì e questo è davvero importante. A volte non mi rendo conto di quanto mi ammirano o di quante cose loro vogliono imparare in realtà. Ma ci provo. Cerco di dare il buon esempio e questo è qualcosa che conta. Anche più di tante vittorie, se puoi lasciare qualcosa per il domani.

Stam e il record di vittorie della SD Worx. Un punto di partenza

27.10.2024
4 min
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64 vittorie. Basta questo dato per far capire la portata della stagione della SD Worx, salita di due gradini rispetto allo scorso anno. Solo la Uae Team Emirates di Sua Maestà Pogacar è riuscita a fare meglio con 81, ma per certi versi il dominio del team olandese nell’ambito femminile è ancora più schiacciante. Si dirà «Certo, con Kopecky, Vollering e Wiebes sono capaci tutti…». Ma siamo davvero sicuri che tenere nello stesso ambito tre campionesse simili sia così semplice?

L’unico a poter affrontare l’argomento è il grande capo Danny Stam, nel team sin dal 2011 e che è un po’ il regista di tutto l’apparato. Dopo qualche giorno necessario per ricaricare le pile, Stam ha già ripreso le redini del team in vista della prossima stagione: «Non posso proprio lamentarmi – afferma ridendo – abbiamo avuto una stagione molto, molto bella e ne siamo molto soddisfatti perché piena di momenti felici e di buone speranze per il prossimo anno».

Danny Stam, 52 anni, dal 2013 nel team dove ora è sports manager (foto Getty Images)
Danny Stam, 52 anni, dal 2013 nel team dove ora è sports manager (foto Getty Images)
Qual è stata la più grande soddisfazione di quest’anno e la più grande delusione?

Penso che la cosa più bella sia che abbiamo raggiunto lo stesso livello dell’anno scorso e che abbiamo potuto lottare per la vittoria in ogni gara e penso che la più grande delusione per noi sia stato il Tour de France. La prima tappa è stata decisiva per la perdita di quei maledetti 4 secondi costati la maglia gialla a Demi Vollering.

Il vostro team domina fra le donne come quello di Pogacar fra gli uomini: quali differenze ci sono a tuo parere?

Questa è una domanda difficile. Mettere a confronto due mondi che sembrano vicini ma non lo sono per me è sempre un azzardo. Posso parlare per noi e dire che mentre lo scorso anno dominavamo nelle grandi corse a tappe, quest’anno abbiamo preso le redini delle corse d’un giorno, ma tutto può cambiare molto rapidamente.

Lotte Kopecky e Demi Vollering: le loro strade si divideranno nel 2025
Lotte Kopecky e Demi Vollering: le loro strade si divideranno nel 2025
Un’altra domanda difficile. Come si mantiene l’equilibrio in una squadra con tre leader assoluti come Kopecki, Vollering e Wiebes?

Penso che il punto vero sia far capire che possono avere tutti un pezzo della torta. Ma se vogliono avere l’intera torta, il successo non ci sarà. Devono comprendere che non possono vincere l’una senza l’altra, perché è uno sport davvero di squadra, dove si arriva a un obiettivo lavorando tutti insieme. Effettivamente è un argomento delicato, credo che sia stata proprio questa la ricetta che ha fatto sì che abbiamo avuto un bilancio così soddisfacente e devo dire che le ragazze sono state davvero brave in questo.

L’addio di Vollering è legato anche alla volontà di fare di Lotte la leader nei grandi giri?

Vedremo. Non abbiamo così tanti leader per le corse a tappe, le classifiche, dipende anche un po’ dalle condizioni della sua schiena. Lotte non potrà fare tutto, dovremo studiare bene il calendario e porci degli obiettivi mirati, commisurando il resto alle forze che abbiamo.

L’ultima vittoria della Wiebes al Simac Ladies Tour. Le due gare titolate 2024 sono state appannaggio della SD Worx
L’ultima vittoria della Wiebes al Simac Ladies Tour. Le due gare titolate 2024 sono state appannaggio della SD Worx
Che cosa vi aspettate dal ritorno della Van der Breggen?

Io credo che sarà a un buon livello, inizialmente non mi aspetto che otteniamo lo stesso rendimento della Van der Breggen del passato, quella che voleva vincere ogni gara e molto spesso riusciva a farlo. Posso dire che Anna non è cambiata nello spirito, la sua voglia di emergere, di conquistare è la stessa. Se dubitasse di ritrovare quei livelli, non sarebbe tornata. In una grande gara sarà sempre da prendere in considerazione perché ha un’esperienza che pochissime altre possono vantare.

Vi aspettavate di più da Blanca Vas?

Non direi. Il suo sviluppo è un progresso lento e penso che vada avanti molto bene. Ha vinto una tappa al Tour, ha sfiorato il podio a Parigi. E’ entrata nelle prime 10 ai mondiali. Non vedo così tante giovani cicliste che hanno questi risultati. Quindi sono davvero soddisfatto soprattutto ragionando in prospettiva. Anzi, sono quasi sorpreso della domanda, perché mi sembra difficile che ci si potesse aspettare di più.

La magiara Vas a Parigi ha anche sfiorato il podio, come a Tokyo 2020 ma in mtb
La magiara Vas a Parigi ha anche sfiorato il podio, come a Tokyo 2020 ma in mtb
Il vostro roster per il 2025 è di 17 atlete: per coprire tutto il calendario ne servirebbero di più?

Il calendario sta diventando sempre più grande e più importante. E’ chiaro che tutti i team vorrebbero avere più atlete, vorrebbero che l’attività fosse gestita in maniera un po’ diversa, ma queste sono le regole. C’è un limite di 18 corridori e noi ci dobbiamo adeguare.

Guarischi, finale col botto. Ma ora mettiamo la bici in garage

18.10.2024
5 min
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Venerdì scorso, giusto una settimana fa, sul traguardo di Ede in Olanda, Barbara Guarischi passava per prima sul traguardo della quarta tappa del Simac Ladies Tour. Fino a quel momento e in quelli a seguire, la storia delle volate nella corsa olandese aveva visto Lorena Wiebes imporsi su Elisa Balsamo ed era difficile immaginare che qualcuno potesse infilarsi nel mezzo: soprattutto colei che per contratto tira le volate alla campionessa europea. Sono cose che succedono raramente. Dieci anni fa Sagan e Viviani un paio di volte aiutarono a vincere Daniel Oss che fino a quel giorno aveva tirato per loro, ma erano altri tempi. Oggi vince chi deve vincere. E il livello è così alto che per farlo servono campioni in grande condizione.

La vittoria del gregario

Alla SD Worx-Protime invece succede almeno una volta all’anno. Lo scorso anno al Thuringen, ad esempio, proprio Guarischi si portò a casa la seconda tappa, davanti alla stessa Wiebes, lasciando intuire che nella squadra plurivittoriosa (63 vittorie nel 2024) contano i ruoli, ma anche i rapporti personali. La vittoria del gregario è un raggio di sole, anche se Barbara nel parlarne sembra quasi imbarazzata. Nonostante abbia vinto la prova in linea ai Giochi del Mediterraneo del 2022 e nella sua bacheca brillino anche altri successi fra cui una tappa al Giro d’Italia, la vittoria di Ede è la prima nel WorldTour.

«Non è una vittoria che mi cambia la carriera – dice quasi giustificandosi – però fa sempre piacere. E’ stato molto strano. Non sono più abituata a fare le volate per me stessa e quando non fai più gli arrivi, fai anche fatica ad avere i punti di riferimento, le sicurezze che servono in uno sprint. Sapevo che la ragazza arrivata seconda (la neozelandese Wollaston, ndr) era molto più veloce di me e allora ho giocato con l’esperienza. L’ho fatta partire per prima. Dalla radio sapevo che mi era ruota, l’avevo vista anche io. E allora ho cercato di farle sentire la pressione. Non mi sono mai mossa dall’ultima posizione e lei ha commesso l’errore di passarmi e partire per prima. A quel punto, era un arrivo che tendeva a salire, quindi chi arrivava da dietro era avvantaggiato…».

Recuperate le fatiche del Tour, agli europei si è vista un’ottima Guarischi
Recuperate le fatiche del Tour, agli europei si è vista un’ottima Guarischi

Riferimenti diversi

Non è un discorso banale. Se finora il suo traguardo era il cartello dei 300 metri, dal quale Wiebes o Kopecky di solito spiccano il volo, di colpo quello era il limite da cui tutto sarebbe iniziato. Non si trattava di un arrivo di gruppo compatto, con dei treni cui appoggiarsi. Erano una decina di atlete e Guarischi l’ha gestita con super lucidità.

«E’ proprio un altro meccanismo – spiega – nel senso che per tirare le volate, devi pensare per due o per uno. Quindi devi calcolare le distanze, la velocità… ci sono tanti fattori. Mentre se devi fare tu la volata e non hai nessuno che ti tira, devi calcolare l’avversario, quindi è molto diverso. Alla fine ho vinto. Ero molto felice, però ero anche un po’ spaesata. Probabilmente è vero quello che si dice: mi sento più appagata quando vincono Lorena e Lotte. Ma ho visto che quel giorno loro erano molto molto più contente di me. Sono due persone fantastiche, molto riconoscenti del lavoro della squadra.

«E’ una vittoria che mi manda in ferie col sorriso. Tra febbraio e aprile, sono stata fuori dalle corse per problemi di salute, ho perso parte della preparazione invernale. E anche in questo caso la squadra è stata molto brava, perché parlandone abbiamo trovato il modo migliore di arrivare al Tour. Chiudo l’anno con 53 gare, ma tanti sono stati giorni in cui lavoravo per ritrovare la gamba. Infatti dopo il Tour ho riposato una settimana e ho sentito che il mio fisico iniziava a lavorare normalmente. Già dagli europei sapevo di avere una condizione molto buona».

Si vince col gruppo

I ruoli che si ribaltano e comunque la felicità per la compagna che vince, a prescindere dal suo ruolo, fanno pensare che davvero il clima nella squadra sia quello giusto. E a ben vedere conferma ciò che nei giorni scorsi, parlando della capacità di questo team di costruire il futuro, ci aveva fatto notare un tecnico esperto come Walter Zini. La FDJ e la Movistar hanno portato via Vollering e Reusser, ma la SD Worx-Protime resta forte perché punta sul collettivo. Squadre piene di campionesse, come l’Olanda ai mondiali di Zurigo, si ritrovano spesso con un pugno di mosche.

Non bastano i campioni per vincere le corse: per come va oggi il ciclismo ci vuole la squadra. Se guardiamo proprio il Simac: probabilmente senza il gruppo per le ragazze di Danny Stam sarebbe stato molto difficile vincerlo. «Probabilmente solo col campione – riconosce Guarischi – vinci una gara su 100. Con una squadra forte invece, puoi vincere gran parte delle corse».

Adesso non resta che chiudere le valigie e prepararsi per uno stacco importante. Due settimane senza bici fra Malesia e Thailandia: qualche giorno più dei soliti dieci perché gli sforzi della stagione si sono concentrati tutti nel finale e la fatica si fa sentire. Nel frattempo la squadra è al lavoro per rinforzarsi e aggiungere nuovi ruoli e nuove figure. Quando Barbara tornerà dalle vacanze, il quadro sarà già pronto.