Rail Mips: il casco off-road sicuro, leggero e comodo

28.07.2023
3 min
Salva

Liv rinnova la sua selezione di caschi offroad e tra le novità proposte spicca il modello Rail Mips. E’ costruito con la più recente tecnologia dedicata al fuoristrada per garantire le migliori prestazioni. Un casco disegnato appositamente per dare la massima sicurezza, perché, quando si è tra i sentieri i pericoli aumentano. 

Il casco Liv Rail grazie alla tecnologia Mips Air Node protegge perfettamente la testa dagli impatti rotazionali
Il casco Liv Rail grazie alla tecnologia Mips Air Node protegge perfettamente la testa dagli impatti rotazionali

Sicurezza Mips

Il Rail Mips è progettato con un guscio inferiore ampio, in modo da fornire una maggiore copertura nella parte posteriore della testa. La tecnologia Mips Air Node, integrata, offre la migliore protezione possibile dagli impatti rotazionali. Inoltre, sempre legato al campo della sicurezza, l’altezza posteriore è regolabile in quattro posizioni differenti, a seconda delle esigenze di ognuna. 

E’ un prodotto in grado di unire perfettamente comfort, protezione e una grande vestibilità. Proprio quest’ultima caratteristica è data dalla nuova forma della calotta: più rotonda, per dare una maggiore comodità. All’interno, la fodera Mips Air Node è completamente integrata e sottile, combinando protezione e comfort.

Curato nei dettagli

Quando si parla di sicurezza ogni particolare gioca un ruolo fondamentale. Liv questo lo sa e infatti nel progettare il Rail Mips ha creato una calotta in policarbonato, per avere una struttura protettiva ottimale. Sono presenti ben 20 prese d’aria, posizionate in maniera strategica lungo tutta la calotta, così da avere un flusso d’aria ottimale per il raffreddamento, anche a basse velocità. 

Nel Rail Mips sono stati inseriti anche dei cuscinetti per il blocco del sudore e una chiusura anti-microbica. Le cinghie, morbide e leggere, hanno un sistema di fibbie Magnetic Fidlock. Nella parte superiore Liv ha lasciato un’ampia area per fotocamera e attacchi luce. Infine, la densità EPS alta e bassa è ottimizzata, per una resistenza maggiore.

Liv

Classiche, Giro e Tour: «Mai senza la mia EnviLiv»

25.07.2023
5 min
Salva

«Ero molto emozionata – dice subito Rachele Barbieri – non vedevo l’ora di provare la EnviLiv. Già l’anno scorso era uscita la Propel, la versione maschile. Io mi trovavo molto bene con la bici 2022, ma sapendo che il modello da uomo era migliorato tantissimo, ero curiosa di provare gli ulteriori miglioramenti apportati».

Seconda tappa del Tour Femmes, ieri. Barbieri con le altre velociste, ha pagato pioggia e freddo
Seconda tappa del Tour Femmes, ieri. Barbieri con le altre velociste, ha pagato pioggia e freddo

Aero per sole donne

Liv Cycling ha lanciato come novità per il 2023 il modello EnviLiv Advanced Pro AXS, la bicicletta aerodinamica della linea Giant pensata appositamente per le donne.

Il telaio rispetto ai modelli precedenti si presenta completamente rinnovato, grazie alla forma dei tubi a profilo alare ad ellisse troncata ed il nuovo cockpit Contact SLR aero a profilo piatto, che conferiscono maggiore aerodinamica, controllo e comfort nella guida della bicicletta. Le forme dei tubi sono state progettate utilizzando la fluidodinamica computazionale (CFD) e i dati della galleria del vento, per ottimizzare ogni segmento.

Per la realizzazione del telaio (disponibile in 4 misure, dalla XXS alla M) è stato usato il nuovo carbonio Advanced-Grade composite, che ha permesso di alleggerire EnviLiv 2023 di ben 205 grammi rispetto ai modelli precedenti.

Inoltre il passaggio dei cavi è completamente interno, migliorando così, oltre all’estetica, anche l’aerodinamica (alla quale concorre anche l’adozione di borracce schiacciate) e l’affidabilità del mezzo in generale.

La bici è leggera e aerodinamica (qui in colorazione Hibana). Barbieri conferma di averla usata in tutte le corse, salvo la Roubaix
La bici è leggera e aerodinamica (qui in colorazione Hibana). Barbieri conferma di averla usata in tutte le corse, salvo la Roubaix

Feeling immediato

L’entusiasmo di Rachele Barbieri nel parlarne ci ha spinto a chiamarla. L’atleta olimpica della pista sta correndo il Tour de France Femmes in maglia Liv Racing-TeqFind (le cui bici sono montate con gruppi Sram) e sta usando dall’inizio dell’anno (in gara e in allenamento) la EnviLiv 2023. Che cosa trova di così entusiasmante nella sua nuova bici?

«E’ fantastica – dice – ho subito trovato feeling con il nuovo telaio, tant’è che da quest’anno uso solo EnviLiv anche per allenarmi, mentre l’anno scorso l’alternavo con Langma: l’altro modello di casa Liv dalle geometrie più sottili, pensato per le salite».

Parlando della guidabilità e aerodinamica, cosa ci puoi raccontare? Controllo della bici in discesa, e soprattutto volate, la tua specialità…

Noi in squadra la chiamiamo Machine: hai la sensazione che quando prendi velocità, lei ti spinga ancora più veloce! Ovviamente essendo una bici pensata per velocisti risulta un po’ più rigida del modello da salita, ma sinceramente non ho mai avuto problemi.

Quindi in volata sarà super?

Per quanto riguarda le sensazioni in volata, me la sono sentita subito molto mia e questo è un grande aiuto per un velocista. Mi devo saper destreggiare in mezzo al gruppo, bisogna avere massima fiducia nel proprio mezzo, soprattutto quando aumentano le velocità, per dare il meglio delle proprie capacità nello sprint finale.

A questa rigidità concorre la porzione di telaio composta dal movimento centrale e dal fodero orizzontale, enormemente sovradimensionata. La scatola è larga 86 millimetri (nelle bici da fuoristrada la misura è di 92 millimetri). I foderi orizzontali asimmetrici forniscono inoltre ulteriore rigidità sul lato guida e stabilità sul lato opposto.

Gand-Wevelgem, ci sono i muri, ma è probabile l’arrivo in volata. EnviLiv, ruote non troppo alto e il gioco è fatto
Gand-Wevelgem, ci sono i muri, ma è probabile l’arrivo in volata. EnviLiv, ruote non troppo alto e il gioco è fatto
Recentemente hai corso al Giro d’Italia ora sei in Francia. Già in allenamento da quest’anno usi solo EnviLiv, in corsa che scelta hai fatto? Alterni i vari modelli di bicicletta per le tappe di montagna?

In corsa sempre EnviLiv. Come peso cambia pochissimo rispetto alla Langma. La EnviLiv ti porta leggerezza e reattività. Ogni minimo dettaglio fa la differenza, si cerca sempre di limare su tutto. E’ bello sapere che abbiano fatto dei telai dalle geometrie pensate appositamente per donne.

L’hai utilizzata anche per le classiche del Nord?

Al di là della Roubaix, dove per una questione di ruote ho utilizzato Langma, perché si può montare un copertone più grande, molto spesso parliamo di gare che si concludono in volata. Avere EnviLiv ti può dare un gran vantaggio in quelle circostanze. Poi alla fine per quanto riguarda le classiche del Nord, più che sul telaio te la giochi con copertoni e ruote. E anche su quel fronte, noi abbiamo Cadex, che fornisce davvero degli ottimi prodotti (il team corre con pneumatici tubeless, avendo sperimentato meno forature, minore resistenza al rotolamento e una guida più fluida e veloce, ndr).

Liv Committed, più opportunità e più donne in bicicletta

09.06.2023
4 min
Salva

NERVIANO – Nei giorni scorsi Liv Cycling, marchio dedicato 100% al mondo del ciclismo femminile, ha annunciato la quarta edizione della campagna “Liv Committed

Fin dalla sua nascita, l’obiettivo di Liv è quello di portare sempre più donne in bicicletta. Per il 2023 ha così deciso di dedicare la propria attenzione alle cicliste che attraverso il loro comportamento sono fonte di ispirazione per altre donne. A riassumere al meglio l’obiettivo che vuol raggiungere la campagna “Liv Commited” per il 2023 è Bonnie Tu, fondatrice di Liv e presidentessa di Giant Group.

«La missione principale di Liv – ha dichiarato – è quella di portare sempre più donne e ragazze in bicicletta. Quest’anno vogliamo celebrare coloro che condividono con noi questo particolare obiettivo. Liv Committed si concentrerà su quelle donne che si stanno attivando per portarne sempre di nuove in bicicletta. Si tratta di persone normali che hanno però un impatto straordinario sulle altre donne».

Le ragazze di Liv durante il viaggio verso l’Ospedale Pediatrico Gaslini – Genova
Le ragazze di Liv durante il viaggio verso l’Ospedale Pediatrico Gaslini – Genova

La storia di Mahshid Hadi

Il lancio di ogni nuova campagna “Liv Committed” è da sempre accompagnato da un video che racconta la storia di una o più ambassador del brand. Per il 2023 Liv ha deciso di raccontare la storia di Mahshid Hadi, una rifugiata iraniana che oggi vive in Canada. Nel suo Paese di origine Mahshid ha lottato e sfidato le regole e i ruoli che venivano imposti alle donne da una società prettamente maschile. Tra questi anche il divieto di andare in bicicletta. A causa del suo comportamento è stata costretta a fuggire dall’Iran per evitare di finire in prigione. Oggi Mahshid Hadi vive a Vancouver dove lavora come tecnico radiofonico. Qui si impegna quotidianamente per i diritti e le libertà delle donne che ancora vivono in Iran. In Canada ha ritrovato anche una sua passione da bambina: la bicicletta. Oggi Mahshid Hadi non solo va regolarmente in bicicletta ma ha scoperto il bikepacking innamorandosene immediatamente.

Per farci raccontare qualcosa di più su “Liv Committed”, e più in generale sulla filosofia Liv, abbiamo deciso di fare qualche domanda a Marta Villa, responsabile marketing di Liv Cycling in Italia (in apertura insieme a Anna Bonassi della Scuola Ciclismo Mazzano) che ci ha accolto presso la sede di Giant Italia a Nerviano, alle porte di Milano.

Mahshid Hadi è diventata il volto di Liv per il 2023
Mahshid Hadi è diventata il volto di Liv per il 2023
Cosa rende speciale Liv e cosa lo rende diverso da Giant?

Sicuramente entrambi i brand guardano al prodotto, al suo sviluppo e naturalmente alla sua vendita. Ciò che però distingue Liv da Giant, o meglio caratterizza Liv, è uno sentimento di fondo che lo rende un brand unico. Se dovessi trovare un termine che identifica Liv è “condivisione”. Tutte le persone che lavorano in Liv, indipendentemente dal loro ruolo, condividono gli stessi valori e la stessa mission: portare il maggiore numero di donne e ragazze in bicicletta. Non è un modo di dire, ma un modo di essere. In Liv crediamo fortemente nel potere che può avere il ciclismo nel dare alle donne nuove possibilità e opportunità per una vita migliore.

Questa voglia di condividere valori e sentimenti comuni viene richiesta anche alle vostre ambassador?

Esattamente così. Ogni singola filiale di Liv si gestisce in totale autonomia nella scelta delle ambassador. A tutte loro viene però richiesto di condividere quei valori che da sempre caratterizzano Liv.

In cosa consiste esattamente questa autonomia nella scelta delle ambassador, in particolare per quel che riguarda l’Italia?

Per noi è importante trovare ambassador che coprano i seguenti settori: strada, mountain bike, gravel e triathlon. Per ciascun campo cerchiamo ragazze che sappiano raccontare il prodotto, far capire che si tratta di un prodotto realizzato da donne per donne e nello stesso tempo che andare in bici fa stare bene. Non ultimo, le nostre ambassador devono ispirare altre donne e allargare la community di donne che vanno in bici.

La bici come mezzo di emancipazione e di libertà
La bici come mezzo di emancipazione e di libertà
Attualmente quante sono le ambassador Liv in Italia?

Complessivamente sono undici. Fra loro mi piace segnalare Serena Cugno, che da quest’anno si è aggiunta al nostro gruppo. Serena è una mamma che ama viaggiare in bici e non disdegna di portare con sé i propri bambini. Di recente ho avuto modo di condividere con lei un’iniziativa benefica a favore dell’Ospedale Pediatrico Gaslini di Genova. Tre giorni di pedalate gravel da Rivoli a Genova per 205 chilometri complessivi. In quei tre giorni ho visto in Serena il vero spirito di Liv. La sua vitalità e la sua forte capacità motivazionale sono state il collante che ha permesso a tutto il gruppo di ragazze che ci hanno accompagnato di restare unite e superare le tante difficoltà incontrate lungo il percorso.

Nella sua campagna “Liv Committed” 2023 il brand taiwanese invita a segnalare tramite i propri canali ufficiali persone come Serena che con il loro comportamento individuale sono di ispirazione ad altre donne mostrando loro quanto è bello andare in bici. 

Liv

Liv, dall’impegno per le donne al Tour

21.04.2022
3 min
Salva

Per il terzo anno di fila ritorna “Liv Committed”, la campagna promossa a livello globale dal marchio Liv per sottolineare il legame che unisce fra di loro le donne grazie alla passione comune per la bicicletta (foto apertura Luke Frazier). Nel 2021 tema della campagna era stato la celebrazione della resilienza che la comunità femminile a due ruote aveva mostrato nei confronti della pandemia Covid. Per quest’anno si è deciso di puntare su temi quali l’impegno, l’inclusività e l’uguaglianza nel mondo del ciclismo. Lo slogan scelto per l’edizione 2022 è “We’re All Inn”.

Un video e nuove testimonial

Per promuovere la nuova campagna è stato realizzato un video che vede protagoniste le nuove testimonial del brand. Stiamo parlando in particolare della tredicenne Tayte Proulx – Royds del Liv off-road team, di Allysa Seely che alle Paralimpiadi di Tokyo 2020 ha bissato l’oro conquistato nel triathlon a Rio 2016, prima donna nella storia a farlo. Accanto a loro troviamo i membri di The Black Foxes, l’associazione internazionale che riunisce ciclisti di colore come Alexa Everson e Shequaya Bailey. Una menzione particolare va sicuramente fatta per Vanessa Lebrun in quanto si tratta della marketing manager di Liv per il Canada.

Nel video ogni ragazza parla della propria passione legata alla bicicletta raccontandoci cosa significa per ciascuna di loro andare “all in”.

La nuova campagna “Liv Committed” sarà promossa a livello globale per tutto il 2022 in più di 50 paesi, inclusi Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Australia, Canada, Taiwan, Giappone, Corea e Paesi Bassi. L’obiettivo finale è quello di raggiungere complessivamente 16 milioni di persone.

Team femminile LivRacing Xstra (foto Jeff Clark Photography)
Team femminile LivRacing Xstra (foto Jeff Clark Photography)

Dalle pro’ al Tour

Liv è da qualche anno presente anche nel mondo del ciclismo professionistico femminile. Sono infatti ben due i team che utilizzano bici Liv e gareggiano nell’UCI Women’s WorldTour. Stiamo parlando del Liv Racing Xstra e della BikeExchange-Jayco. In entrambe le formazioni gareggiano alcune delle migliori cicliste italiane come Rachele Barbieri, Katia Ragusa e Arianna Fidanza.

Per tutte loro c’è una bellissima novità in arrivo. Stiamo parlando della prima edizione del Tour de France Femmes avec Zwift. Liv sarà partner della manifestazione sponsorizzando la maglia bianca riservata alla migliore giovane.

Il brand taiwanese è andato oltre offrendo a due fortunati la possibilità di vivere da vicino la partenza della corsa a tappe francese. Lo scorso 19 aprile è stato lanciato un concorso grazie al quale due persone potranno vincere un viaggio e soprattutto vivere un’esperienza da VIP in occasione della tappa di apertura della corsa in programma a Parigi il prossimo 24 luglio.

L’obiettivo di Liv è sempre stato quello di unire le donne grazie alla passione per la bicicletta
L’obiettivo di Liv è sempre stato quello di unire le donne grazie alla passione per la bicicletta

Chiudiamo con un pensiero di Bonnie Tu, fondatrice di Liv e presidente di Giant Group:

«In qualità di marchio impegnato in favore delle donne, continueremo a cercare attivamente modi per coinvolgere più donne sia nello sport che nel mondo del lavoro. Per noi, dare il massimo significa accogliere tutte le donne nel ciclismo femminile, indipendentemente dal fatto che si tratti di atlete o semplicemente di donne che vogliono andare in bici».

Liv

Giant Dash, un divertente strumento di lavoro

07.04.2022
5 min
Salva

Giant lancia il bike computer gps Dash ed è disponibile in due versioni L e M. I modelli si differenziano prima di tutto per le dimensioni, il modello L è più grande, ma entrambi sono ricchi di funzioni e hanno lo schermo a colori. I nuovi Dash sono da considerare dei veri e propri strumenti di lavoro, adatti a chi utilizza il computerino da bici per allenamenti specifici e di qualità. Non manca il divertimento, grazie ad una connessione costante, all’ampia personalizzazione e ad una facilità di accesso esemplare.

Questo dispositivo è in dotazione anche al Team BikeExchange-Jayco
Questo dispositivo è in dotazione anche al Team BikeExchange-Jayco

Nati dai gps Stages

Giant Dash L200 e M200, sono stati sviluppati sulla base dei devices Stages di ultima generazione, strumenti creati per un pubblico esigente. Questo diventa anche un fattore importante ed un filo diretto che riporta ad una completa connessione con i powermeter e con le piattaforme di rulli smart. L200 ha lo schermo da 2,7”, mentre Giant Dash M200 da 2,2”, leggermente più compatto, nonostante un’alta definizione comune ad entrambi i modelli, questo grazie alla tecnologia Everbrite, per colori sempre vivi e contorni definiti. Non è un semplice dettaglio, un aspetto che diventa un valido aiuto quando si effettuano dei lavori specifici in bici ad elevata intensità.

I tasti permettono un utilizzo anche con i guanti oltre che essere facilmente fruibili in condizioni di bagnato e sudorazione sullo schermo
I tasti permettono un utilizzo anche con i guanti oltre che essere facilmente fruibili in condizioni di bagnato e sudorazione sullo schermo

Easy Start e App Stages

La configurazione iniziale di Giant Dash, comune alle due versioni, è intuitiva e adotta il QR da scansionare con la App Stages Cycling. Questa, disponibile anche in italiano è sequenziale nei suoi passaggi, molto facile anche per chi non ha dimestichezza con i dispositivi elettronici e con le applicazioni smart di ultima generazione.

L’associazione con il Dash è immediata e uno dei primissimi download è riferito alle mappe della Nazione desiderata: molto utile. Da questo momento in avanti si può dare il via ad una serie di customizzazioni che riguardano funzioni, setting del dispositivo e pagine, campi dati e gestione del profilo personalizzato specifico per gli allenamenti. Inoltre, cosa di non poco conto, tramite la App Stages è possibile scaricare degli allenamenti pre-impostati, che si adeguano in automatico alle soglie di lavoro impostate nel profilo personale.

Le grafiche delle pagine sono semplici e interfacciabili secondo le proprie esigenze e sensori collegati
Le grafiche delle pagine sono semplici e interfacciabili secondo le proprie esigenze e sensori collegati

Tutto è associabile

A partire dai sensori esterni come fascia di rilevazione cardiaca e luci, misuratori di potenza e rulli interattivi, fino alle smart bike. Ma anche i radar per il traffico e le e-bike. I modelli Giant Dash adottano il protocollo di connessione Ant+, mentre per l’associazione con lo smartphone utilizza il Bluetooth.

E’ possibile memorizzare anche la rete wi-fi, particolarmente utile per i download e upload diretti. Dash L200 e M200 hanno un sistema operativo ed una app che li rende interfacciabili con i sistemi Android ed iOs.

Il display è chiaro e leggibile con qualsiasi condizione di luce grazie alla sua luminosità regolabile
Giant Dash, ecco il nuovo bike device, nato dalla piattaforma dei bike computer gps Stages. I modelli sono due L200 e M200
Il display è chiaro e leggibile con qualsiasi condizione di luce grazie alla sua luminosità regolabile

Le altre peculiarità

Sono waterproof IP57, ovvero uno step superiore rispetto agli standard comuni. Giant Dash L200 e M200 hanno un peso dichiarato, rispettivamente di 105 e 77 grammi. Hanno una batteria al litio integrata e ricaricabile con porta usb. L’autonomia sfiora le 18 ore ( 10 con i sensori associati al massimo dell’operatività). Entrambi hanno una memoria interna di 16gb. I modelli di bike computer Giant sono dotati del supporto frontale al manubrio. Ci sono 5 pulsanti, 4 sulla base della scocca, che attivano diverse funzioni e sono semplici da raggiungere quando si pedala. Il quinto è posizionato sulla sinistra ed è quello dell’accensione spegnimento del dispositivo.

Il Dash è adatto a qualunque utilizzo delle due ruote, dall’asfalto al gravel più avventuroso
Il Dash è adatto a qualunque utilizzo delle due ruote, dall’asfalto al gravel più avventuroso

In conclusione

Giant Dash, a prescindere dalla versione è un bike computer gps di alto livello, con un rapporto ottimo tra la qualità che offre ed il prezzo. Giant Dash M200 ha un prezzo di listino di 279,99 euro, mentre L200 di 329,99 euro. Inoltre per la sua completezza delle funzioni, per il grado di personalizzazione e per la qualità dello schermo, ma anche per la app alla quale è associato è da considerare uno strumento di fascia alta.

E’ un dispositivo tecnico, ma non è complicato da approcciare e da gestire, fin dalle prime battute. Questo fattore lo rende versatile e ampiamente sfruttabile anche da quella tipologia di utenti che il bike device lo usano per diletto, senza l’ossessione dei numeri, delle ripetute e delle ore di allenamento. Da segnalare, tra i diversi “allarmi” impostabili, quelli che ricordano quando mangiare e bere, differenziati tra loro, un valore aggiunto, utile a tutte le categorie di utilizzatori.

Giant

Altra caduta, altro casco. Arianna Fidanza racconta…

Giada Gambino
25.03.2022
5 min
Salva

Lo spunto è la caduta alla Danilith Nokere Koerse. La manovra poco ortodossa di una rivale che stringe davanti e Arianna Fidanza cade pesantemente sul rettilineo. Ha un male cane, ha battuto forte prima il fianco e poi la testa. Dopo la sfortuna degli anni scorsi, la bergamasca vede di nuovo nero, ma per fortuna alla fine tutto si risolverà con un grosso spavento. La stagione va avanti, il dolore passa, il casco si è rotto e ha fatto il suo dovere.

Ne avevamo già parlato per Matteo Trentin, cui poteva andare molto peggio. Il casco ha assorbito il colpo e lui è dovuto rimanere fermo per una decina di giorni, per assorbire la commozione cerebrale derivante dall’impatto. 

Una manovra scorretta e caduta alla Nokere Koerse. Dolore e paura, poi tutto a posto. Casco incluso
Una manovra scorretta e caduta alla Nokere Koerse. Dolore e paura, poi tutto a posto. Casco incluso

Il casco rotto

Che rapporto c’è fra un’atleta e il suo casco? In questo caso, che rapporto c’è tra Arianna Fidanza e il suo LIV REV PRO Mips, dotato cioè della tecnologia brevettata per aggiungere protezione nei caschi contro il movimento rotazionale?

«In squadra abbiamo due modelli – racconta Arianna – uno più leggero e uno più aerodinamico ed entrambi mi fanno sentire al sicuro. Qualche giorno fa al Danilith Nokere Koerse nella combattuta volata finale in leggera salita, sono finita a terra e ho visto svanire un probabile piazzamento. Il casco si è rotto, ma mi ha salvato. Ho avuto un forte mal di testa durante la notte, ma la mattina seguente stavo già meglio. Questo penso sia dovuto al lavoro eccellente che ha fatto il casco, rompendosi sì, ma non recandomi ulteriori danni».

Il sistema Cinch Pro MIPS offre una copertura ottimale, cullando l’osso occipitale per una protezione completa
Il sistema Cinch Pro MIPS offre una copertura ottimale

Sistema Mips

Il casco del Team Bike Exchange ha la forma ottimizzata dalle analisi CFD, che permettono di combinare la massima ventilazione a un profilo aerodinamico ottimale. Ampie prese d’aria e canali interni forniscono infatti un costante flusso d’aria senza intaccare l’aerodinamica.

Sul fronte della sicurezza il sistema Cinch Pro MIPS offre una copertura ottimale cullando l’osso occipitale per una protezione completa, supporto e comfort. Come già detto, il sistema Mips ha dimostrato scientificamente di ridurre il movimento di rotazione, assorbendo e reindirizzando le energie e le forze trasferite al cervello.

«A volte per essere sicura – spiega Arianna – mi è capitato di stringerlo molto, ma ho notato che non mi ha creato dolore e fastidio. Volendo potrei anche tenerlo più largo, perché mi starebbe saldo sulla testa e comodo anche senza stringerlo così tanto».

Leggero e fresco

La regolazione dell’altezza è prevista in cinque posizioni incorporata nello strato di schiuma EPS inferiore.

Il rivestimento è in policarbonato con schiuma EPS che fornisce la massima protezione ottimizzando il comfort, mentre l’Element Strap System offre cinturini monostrato facilmente regolabili e ultrasottili. La membrana TransTexturaPlus interna è molto sottile e avvolge la testa offrendo una vestibilità sicura e confortevole. Essa è anche idrorepellente, quindi non assorbe il sudore ed evita cattivi odori.

Il test della… treccia

Il test svolto ha permesso inoltre di evidenziare alcune specifiche del nascere come casco per le donne.

«Noi ragazze che abbiamo i capelli lunghi – spiega Arianna Fidanza – non sempre riusciamo a trovarci comode con determinate tipologie di casco. A volte la treccia gonfia un po’ i capelli e rendono il casco scomodo e stretto, ma da quel che ho potuto osservare utilizzando il casco Liv, non è questo il caso. Personalmente a volte faccio anche la coda e altre la treccia, però in entrambe le acconciature mi trovo molto bene, dal momento che il casco gode di un’ampia regolabilità».

Dopo lo spavento alla Nokere Koerse, Arianna Fidanza è ripartita senza problemi
Dopo lo spavento alla Nokere Koerse, Arianna Fidanza è ripartita senza problemi

Un tocco di stile

E poi anche l’occhio vuole la sua parte. Su questo l’accordo con Arianna Fidanza è stato immediato.

«Il LIV REV PRO Mips è molto bello ed elegante – dice – richiama la maglia e la bici ed è molto femminile, si vede subito in gruppo ed è appariscente. Non è un aspetto fondamentale, ma indossare un casco così bello rende il tutto più carino».

Carino e sicuro. Inutile pensare a cosa sarebbe successo se su quel rettilineo acciottolato in leggera salita non lo avesse indossato o si fosse sfilato o peggio ancora non avesse ceduto…

Giant torna in gruppo, sentiamo i meccanici BikeExchange

11.01.2022
8 min
Salva

Giant torna nel mondo delle corse dei pro‘ e non lo fa in maniera banale, ma affiancando una compagine tra le più in vista del World Tour, ovvero il Team BikeExchange Jayco. I corridori sono una sorta di banco di prova per le bici, ma quando si tratta di passare da una tipologia di materiali ad un’altra, tutto il sodalizio è coinvolto, tra operatività, umori ed emozioni. Abbiamo chiesto a Fausto Oppici, capo meccanico del team e uomo particolarmente apprezzato nel circus.

Fausto Oppici, capo meccanico del Team Bike Exchange Jayco (foto BEX Media)
Fausto Oppici, capo meccanico del Team Bike Exchange Jayco (foto BEX Media)
Fausto, cosa hai pensato quando hai saputo che Giant sarebbe tornata in gruppo con le sue bici e i suoi prodotti?

Quando abbiamo saputo del cambio è stata una bella sorpresa. C’è stato un po’ di stupore. Ma tutto sommato, è stato un cambio avvenuto in tempi brevi. Comunque lo abbiamo accolto con molta positività, perché Giant è un marchio di prestigio e apprezzato dagli atleti. Da subito siamo stati ben supportati e ci siamo resi conto, noi dello staff e i corridori, che ci avrebbe soddisfatto sotto tutti i punti di vista e nelle richieste.

Il sodalizio conta anche sulla compagine femminile, con le bici Liv (foto BEX Media)
Il sodalizio conta anche sulla compagine femminile, con le bici Liv (foto BEX Media)
Quante bici sono arrivate da montare? Quali modelli?

Bisogna dividere la compagine maschile da quella femminile, perché nel nostro caso molte attività sono parallele. Se consideriamo la squadra maschile, questa è composta da 29 corridori. Ad ognuno di loro sono state fornite 4 bici road e 3 biciclette da crono. Di solito i leader hanno una bici in più e può essere che nel corso dell’annata vengano forniti dei telai da provare, ma questo si vede con il prosieguo della stagione.

Una bella mole di materiale…

Sono stati forniti dei pacchetti completi: telaio e forcella, selle e manubri, ma anche le ruote, che pur essendo Cadex sono comunque di matrice Giant. I modelli sono il TCR SL, Propel per i velocisti e i per i gregari degli sprinter, oltre alla Liv Advanced Pro Disc per le ragazze. Tutte disco. Quella da crono invece è con i rim.

Fornitura Giant 100%

In sostanza i modelli di biciclette per gli atleti sono quattro: Giant TCR SL e la Propel SL per la compagine maschile, entrambe con i dischi. La bici da crono invece ha i freni tradizionali.

Interessante la scelta della bici Liv per le ragazze, con la versione Langma Advanced Pro Disc, senza seat-post integrato. Stem e piega manubrio Giant, selle e ruote Cadex (made in Giant), con una fornitura che prevede anche la configurazione hookless tubeless e non è un semplice dettaglio.

I pedali e le trasmissioni Shimano. Inoltre, molti atleti, uomini e donne utilizzano le calzature Giant e Liv, così come i caschi nel modello Rev Pro. Ma torniamo all’intervista con Fausto Oppici.

Le bici sono equipaggiate con il nuovo Shimano Dura Ace Di2 a 12v. Quali rapporti hanno chiesto i corridori?

Una parte del materiale è stata consegnata e molto sta arrivando anche in quest’ultimo periodo. Posso dire che a tutti i corridori abbiamo montato l’11-30 dietro, avremo anche la ruota libera 11-34, mentre per la guarnitura davanti, solo la combinazione 54-40. Il Dura Ace è più facile.

Dylan Gronewegen, acquisto interessante del team australiano
Dylan Gronewegen, acquisto interessante del team australiano
Dopo le prime uscite avete eseguito dei cambi radicali nel montaggio, oppure tutto è rimasto uguale e avete fatto solo le regolazioni di rito?

Il montaggio è rimasto uguale, non ci sono stati atleti che hanno stravolto le scelte iniziali. Loperazione più richiesta dai corridori è quella che si riferisce alla sistemazione dell’altezza delle leve, ma è abbastanza normale ad inizio stagione, perché anche loro devono prendere confidenza con i nuovi equipaggiamenti. Inoltre il Dura Ace a 12 velocità è molto differente, se paragonato al precedente, anche in fatto di ergonomia.

E voi meccanici come vi siete trovati?

Io mi sono trovato particolarmente bene con la nuova trasmissione, che è più facile e veloce da montare, vista l’assenza dei cavi ai manettini. Aggiungo anche che il modello TCR è facile da montare e sistemare, anche nella parte idraulica delle guaine, perché queste ultime non scorrono all’interno del tubo sterzo.

Di solito ci sono variazioni in proposito tra l’inizio e il cuore della stagione agonistica?

E’ difficile trovare un corridore che cambia completamente, a meno che non sorgano dei problemi. Ti posso dire una delle richieste più frequenti: controllo dell’altezza sella e all’inclinazione della punta.

Quando avete iniziato a montare le bici, qual è la cosa che ti ha colpito maggiormente lavorando sulle bici Giant?

Sicuramente la leggerezza della bici degli uomini, la TCR SL, ma anche di quella aero, la Propel SL. Quest’ultima considerando la categoria delle biciclette aerodinamiche.

La versione SL della Giant TCR è una delle poche che tiene fede al reggisella integrato. È un fattore che vi crea problemi quando dovete posizionare e fare il setting per il corridore?

Non è facile all’inizio, anche se vi devo dire che ha un margine di aggiustamento di 2,5 centimetri, che per un integrato non è poco. Ma per noi meccanici è fondamentale lavorare con i millimetri e bisogna essere precisi e abili quando si taglia il carbonio. E’ necessario azzerare gli errori.

C’è un corridore che ti ha colpito per la sua pignoleria e precisione?

Sì, è Simon Yates, perché è molto preciso e vuole provare diverse soluzioni. E’ un corridore che capisce il mezzo ed è in grado di fornire dei feedback importanti.

Simon Yates, corridore apprezzato dai meccanici per la sua capacità di “capire” la bicicletta (foto BEX Media)
Simon Yates, corridore apprezzato dai meccanici per la sua capacità di “capire” la bicicletta (foto BEX Media)
Quale è il feedback di un atleta, uno di quelli che ti ha colpito maggiormente?

Non uno nello specifico, ma in generale apprezzo quei corridori che capiscono la differenza di rigidità tra un telaio ed un’altro. Oppure quelli che percepiscono la differenza anche di un solo millimetro nell’altezza sella.

Quale è stata la richiesta più strana che hai ricevuto da parte di un atleta?

In merito ad una bici da crono, quando il corridore ha voluto una prolunga più lunga dell’altra, richiesta strana e assecondabile, perché è sempre il corridore che si deve trovare bene sulla bicicletta.

Test in Sicilia per la nuova LIV Langma Advanced Disc

07.01.2022
4 min
Salva

Una bicicletta da donna, progettata dalle donne. Ecco la LIV Langma Advanced Disc 1, la sorellina minore delle top di gamma con cui nel 2022 correranno le ragazze del team ufficiale – il LIV Racing Xstra in cui militeranno Rachele Barbieri e Katia Ragusa, guidate da Giorgia Bronzini – e quelle del Team BikeExchange-Jayco, passate da Bianchi a Giant. LIV è infatti la proposta al femminile del colosso taiwanese e a fronte delle migliaia di donne che hanno scoperto la bici, non si può dire che non si sia trattato di una mossa azzeccata.

Il test si è svolto sulle strade intorno Palermo: qui la salita di Monte Pellegrino
Il test si è svolto sulle strade intorno Palermo: qui la salita di Monte Pellegrino

Una bici compatta

La Langma Advanced Disc nasce attorno a un telaio ultraleggero in carbonio Advanced-Grade che offre un ottimo rapporto rigidità e peso. La bici che se ne ottiene è pronta alla risposta e adatta alla gara. Il tubo obliquo, che presenta una geometria a ellissi orientate, riduce la resistenza al vento e aumenta l’efficienza in fase di accelerazione. In abbinamento con il piantone, sagomato per avvicinare il centro della ruota posteriore al movimento centrale, compone una bici davvero veloce.

Il telaio da noi provato è una S ed è davvero un giocattolino di leggerezza e stile. Il piantone misura 45 centimetri, l’angolo del piantone è di 74°30’ mentre quello di sterzo da 72° permette di avere il trail da 61,4 millimetri, che permette alla bici di essere guidabile. Il carro posteriore è compatto (lunghezza dei foderi di 40,5 centimetri).

Controllo totale

I freni a disco integrati flat mount offrono la sicurezza necessaria per mantenere la velocità anche in curva e pedalare in condizioni meteorologiche variabili. Langma consente il montaggio di pneumatici fino a 32 millimetri, quindi si può personalizzarne l’assetto in base alla strada che si sceglie di percorrere.

Sul fronte delle ruote, si sono scelte le PR2 che Giant offre come primo montaggio. Sono tubeless ready e pesano 1.800 grammi la coppia. Una soluzione interlocutoria, adatta per strade non proprio perfette, mentre su alcuni modelli viene previsto il sistema Giant SLR 36 Disc che riduce la resistenza aerodinamica.

Il reggisella Variant Composite regolabile offre infine un’elasticità superiore, in modo da ottenere una guida reattiva per affrontare facilmente strade sconnesse.

Ultegra meccanico

Sul fronte dei componenti, la bici che abbiamo provato è montata con lo Shimano Ultegra meccanico, con guarnitura 36-52 e pedivelle da 170, con pacco pignoni 11-32 a 11 velocità.

L’attacco manubrio è il Liv Contact da 38 centimetri di larghezza, con attacco manubrio Giant Contact da 90 millimetri.

E’ made il LIV anche la sella, modello Approach. Mentre tornando per un istante al reggisella, si tratta di un design brevettato che ottimizza l’equilibrio tra leggera e rigidità. Il sistema a expander grazie al quale viene effettuato il bloccaggio si basa su un nottolino in lega leggera, composto da tre parti: quella centrale e le due laterali che si allargano fino a bloccare il reggisella all’interno del piantone, in cambio di una notevole pulizia estetica. La bici così assortita è in vendita a 2.899 euro.

liv-cycling.com

Sofia Bertizzolo, Giro d'Italia donne 2016

Sofia, gli scongiuri per un anno senza intoppi

10.01.2021
4 min
Salva

Sofia Bertizzolo ha 23 anni, perciò ogni parola che dice, anche quando racconta di qualche intoppo, trasuda freschezza. Anche se percepisci chiaramente che i chilometri e la vita vista dal manubrio fanno crescere più in fretta del normale. Lasciando stare per un attimo il 2020, la stagione precedente l’aveva segnalata fra migliori giovani del gruppo. Era facile (lo è ancora) immaginarla presto a lottare fra le grandi. Nel fantastico Grande Fratello che è il mondo ai tempi del Covid, questa chiacchierata si svolge dopo che la vicentina è rientrata a casa dall’aver fatto la spesa a Bassano del Grappa, dove da poco si è trasferita.

«Ma io non so – dice Sofia- che cosa mi porterà il 2021, perché può succedere di tutto. Spero di cuore che sia un anno da vivere, sul piano sportivo e su quello personale. Vorrei ritrovarmi. Dopo il bel 2019 delle classiche, l’anno scorso è stato pesante psicologicamente e fisicamente. Dopo due mesi sui rulli, ho avuto diversi problemi fisici. Se c’è una cosa che ho imparato è che, stando così le cose, pianificare diventa difficile. Voglio godermi tutte le corse. Non sono di quelle che può dichiarare che andrà alle Olimpiadi. Devo sudarmi ogni passo».

Sofia Bertizzolo, Vincenzo Nibali, Daniele Bennati, Ponferrada 2014
Argento juniores per Sofia a Ponferrada 2014. Al brindisi azzurro partecipano anche Nibali e Bennati
Sofia Bertizzolo, Vincenzo Nibali, Daniele Bennati, Ponferrada 2014
Argento a Ponferrada 2014, al brindisi anche Nibali
Perché il 2020 è stato così pesante?

Mi sono sentita imprigionata. Ero abituata ad avere tanti spazi aperti, nel campo dietro casa dei miei. Invece mi ero appena trasferita in appartamento a Bassano e mi sono ritrovata fra quattro mura. Mi hanno rubato due mesi di libertà. Sono andata solo due volte dai miei genitori, sentendomi una ladra. Facendo certe stradine che la macchina spera di non dover fare mai più, per evitare le multe.

Invece con le restrizioni di adesso?

Ho imparato a gestirle. Già il fatto di non dover stare in casa è una conquista. Vedo tanta gente in bici, è impossibile costringere le persone a stare rinchiuse e comunque sono una professionista e posso allenarmi. Perciò la vivo meglio, anche se non riesco a stare al passo con tutte le regole.

Hai detto: «Non sono una che può dichiarare che andrà alle Olimpiadi». Però almeno lo speri?

Penso che le Olimpiadi siano il più grande sogno. Per farvi capire, finora l’esperienza più bella sono stati i Giochi del Mediterraneo del 2018, a Tarragona, in Spagna. Respiravo la presenza degli atleti di altri sport. Osservavo cosa facessero e come. Cosa mangiavano. Sembrano cose banali, ma ognuno di noi fa quello che la sua disciplina richiede. Immaginate che cosa possono essere le Olimpiadi. Certo che sento il fascino…

Dovevi andare alla Movistar.

Mi sarebbe piaciuto, perché l’ho sempre vista come l’unica squadra WorldTour che dà alle donne lo stesso materiale degli uomini, altro che Astana e CCC. Invece non potevano assumermi come dilettante e mi hanno chiesto di licenziarmi dalle Fiamme Oro, cosa che non era pensabile. E così sono rimasta dov’ero, in una squadra rivoluzionata da cui è andata via Marianne Vos, che ne era la bandiera e a un certo punto ha voluto fare esperienze nuove.

Come è stato correrle accanto?

Me la sono goduta poco. Non ti insegna spiegandoti, devi guardare dove va. Quando si muove Marianne, sta per succedere qualcosa. E’ stata davvero una bella esperienza. E poi malgrado tutto quello che ha vinto, è una persona rispettosa.

In cosa pensi di dover migliorare?

Nella cura del dettaglio, in tutti quegli aspetti che se curati fanno la differenza. Parlo di aerodinamica, alimentazione… Su questo fronte sono ancora un po’ grezza, anche perché nessuno mi si è mai messo a tavolino a fare l’elenco di cosa serve, quindi ogni anno imparo cosa serve, anche guardando le mie compagne.

Un punto di forza?

L’essere sempre critica, nel senso di interrogarmi su quello che faccio e quello che fanno gli altri. Questo mi permette di capire se quello che sto facendo mi fa bene e anche se è giusto quello che gli altri vogliono farmi fare. Che non è sempre per il mio bene.

Sofia Bertizzolo, Fiamme Oro, tricolore crono 2020
Sofia Bertizzolo, Fiamme Oro, al tricolore crono 2020
Sofia Bertizzolo, Fiamme Oro, tricolore crono 2020
Campionati italiani della crono 2020
Quanto pesa questa vita a 23 anni?

Devi sacrificare la vita sociale. L’aperitivo con le amiche puoi farlo, ma puoi prendere uno spritz al mese e per il resto solo thè. Ormai ho quasi 24 anni e per fortuna i ragazzi della mia età lavorano. A Natale sono uscita in bici. E mi dà fastidio il fatto che se devo spostarmi per più di un giorno, devo portarmi dietro la bici.

Sofia, hai mai pensato di lasciar stare?

No, ma piuttosto mi sono resa conto di non averlo mai scelto. Al 2° anno junior, in quarta liceo, sono entrata nelle Fiamme Oro. Ho fatto il corso a Nettuno, quindi non ho mai vissuto il passaggio tra fine del ciclo didattico e il salto fra le elite. Non so se resterò a vita nella Polizia, ma di certo non potrei vivere di solo ciclismo. Con le spese che devo sostenere per fare questo mestiere, dal costo dei tamponi alle barrette proteiche, non potrei permettermelo. Il guaio è che dal 2023 dovrebbe cambiare l’ordinamento quindi si dovrà scegliere fra corpi militari e una squadra minore, oppure fare le professioniste. Siamo in una squadra WorldTour, siamo d’accordo, ma non si può fare paragoni con gli uomini.