Piergiovanni, il podio che serviva per fare il salto in avanti

08.02.2024
6 min
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Anche se quello di domenica scorsa alla Vuelta CV Feminas non è il suo primo podio, è certamente quello che ha il valore più alto. Col terzo posto ottenuto a Valencia, Federica Damiana Piergiovanni è come se fosse entrata in una nuova dimensione, in cui vuole trovare conferme lungo il suo 2024.

Dentro ad un piazzamento si racchiudono sempre tanti spunti di discussione. Per qualcuno possono servire a riflettere su ciò che è mancato per arrivare alla vittoria, per la ventiduenne pugliese della UAE Development Team invece sono l’occasione ripensare alla bontà della sua prestazione. Ora Piergiovanni si gusta il risultato a casa, ma sa che deve guardare subito avanti. Prima che riparta per la Spagna per le prossime gare, l’abbiamo conosciuta meglio avvalendoci della sua spigliatezza.

Alla Vuelta CV, Piergiovanni (qui con la vincitrice Kerbaol e Raaijmakers) ha conquistato il suo primo podio in una gara 1.1
Alla Vuelta CV, Piergiovanni (qui con la vincitrice Kerbaol e Raaijmakers) ha conquistato il suo primo podio in una gara 1.1
Federica iniziamo a raccontare questo terzo posto.

Non mi aspettavo assolutamente di salire sul podio per diversi motivi. Prima di tutto perché arrivavamo da un bel blocco di lavoro, infatti all’esordio ad Almeria avevo fatto parecchia fatica nonostante il tracciato fosse adatto a me. D’altronde sapevamo che le gare iniziali sarebbero state più un contorno a quegli intensi giorni di allenamento. Il secondo motivo era legato al fatto che noi come squadra sembravamo poco portate per il percorso di Valencia. La nostra tattica prevedeva di decidere cosa fare dopo l’ultimo scollinamento.

Siete riuscite a rispettarla?

Diciamo di sì. Nella prima metà di gara c’erano due salite toste, specie la seconda che era lunga e con pendenze molto severe. Io ho tenuto duro e sono riuscita a restare nel gruppo delle migliori, dove eravamo circa una trentina, ma ero senza compagne di squadra. Human e Movistar hanno tirato forte per andare a riprendere Andersson, Bego e Kerbaol, le tre fuggitive che erano fuori da prima del secondo gpm. Nel frattempo Kerbaol era rimasta sola, mentre dietro ai meno 3 c’è stata una caduta. In quel frangente ho pensato che dovessi giocarmi le mie carte.

Cos’è successo?

Sono riuscita a schivare la caduta e rientrare subito su Raaijmakers, che finirà seconda, e Baril, che invece aveva vinto alla grande ad Almeria, che avevano preso già un buon margine. Nel finale mi sono buttata in questo mini sprint anomalo, io che non sono veloce, e sono riuscita a fare terza battendo una come Olivia (Baril, ndr) che conosco bene perché siamo state compagne sia in Valcar che l’anno passato in UAE. Potete immaginare quindi la mia grande felicità per questo terzo posto.

A Valencia nel finale Piergiovanni ha saputo cogliere l’attimo evitando una caduta e anticipando lo sprint ristretto
A Valencia nel finale Piergiovanni ha saputo cogliere l’attimo evitando una caduta e anticipando lo sprint ristretto
Che indicazioni ti ha dato questo piazzamento?

Innanzitutto devo ringraziare Davide Gani, il nostro diesse, che negli ultimi chilometri mi ha dettato tante direttive che si sono rivelate preziose. Per il resto mi è piaciuta la brillantezza e la prontezza con cui ho deciso di portarmi sulle contrattaccanti senza pensare ad un esito cattivo. Sicuramente ho preso più fiducia nei miei mezzi. Devo essere più coraggiosa. Come dicevo prima, non sono veloce e tante volte parto sentendomi già battuta.

Stai lavorando su questo aspetto?

Sì, perché è un mio tallone d’Achille e non l’unico. Quest’anno ho cambiato preparatore, mi seguirà Dario Giovine e gli ho parlato subito dei punti in cui voglio migliorare maggiormente o curare in modo più approfondito. Ad esempio vado bene a crono e vorrei investirci un po’ di tempo per puntare ad un bel risultato al campionato italiano. Un altro aspetto è il cambio di ritmo. Lo soffro ancora abbastanza, specie in salita. Vorrei avere più esplosività.

Tu però sulla carta saresti una scalatrice, giusto?

Contrariamente a quello che hanno sempre detto gli altri, in realtà non lo sono (sorride divertita, ndr). Anzi, adesso sono una che se arriva sotto un muro duro si stacca subito. Mi sento più una passista che ha tanta resistenza e ama fare le salite con passo forte e regolare. Vorrei migliorare la stessa resistenza per essere utile alle compagne e per giocarmi le mie possibilità quando ce ne sarà l’occasione. Riflettevo che tenendo conto delle mie caratteristiche, il numero che ha fatto la Kerbaol, che è una grande atleta, piacerebbe farlo a me (sorride ancora, ndr).

Ti sei ispirata a qualcuno in particolare?

Fin da quando ero nelle categorie giovanili, il mio idolo è sempre stata Longo Borghini. Innanzitutto mi piace perché è sempre stata umile nonostante sia una delle più forti in circolazione. Mi rivedo nelle sue caratteristiche, con le debite proporzioni ovviamente. Invece da quando sono in UAE quella a cui mi sento più simile è Bertizzolo, anche se lei è molto veloce. Mi piace molto anche Sofia. Come vi aveva detto Venturelli e molte altre mie compagne, lei è sempre stata disponibile e pronta a condividere la sua esperienza con noi giovani.

Rispetto all’anno scorso hai notato differenze nel vostro devo team?

Ho visto subito che siamo più organizzati in generale. In gara siamo più compatte ed affiatate. Sappiamo cosa dobbiamo fare, rispettando ognuna i propri compiti e facendoci trovare pronte all’occorrenza. Per ciò che riguarda il calendario al momento è ancora provvisorio, ma sappiamo che sarà abbastanza fitto e che potremo correre nel team WorldTour in alcune corse.

Per Federica Piergiovanni è un sacrificio correre in un devo team?

Non posso nascondere che ogni tanto mi dispiaccia sapere di non poter correre una classica o un grande Giro. Tuttavia però qui nella UAE Development Team ci sto molto bene perché sto completando il mio processo di crescita, stando a contatto con grandi tecnici e grandi atlete. A Valencia quando mi sono sentita dire che la squadra avrebbe lavorato per me, è stata una grande soddisfazione. Anche in questo bisogna fare tutto a passi ben calcolati. Per assurdo mi sto ritrovando ad essere una delle più esperte in squadra. In Spagna ero in camera con Lola Bryson-Boe, ragazza neozelandese di 18 anni arrivata quest’anno e che era tesa per la corsa. Mi ha fatto piacere tranquillizzarla, proprio come avevano fatto con me le più grandi.

Per il 2024 ti sei fissata degli obiettivi?

Sarò scontata, ma trovare una vittoria non sarebbe così male (sorride, ndr). Il ciclismo femminile è cresciuto tanto e vincere anche una gara minore non è così semplice come si pensa. Guardando all’attualità, voglio fare bella figura col team WorldTour che mi ha convocata per la Volta Valenciana (dal 15 al 18 febbraio, ndr). Sono molto felice, stimolata e a disposizione delle compagne. Mi piacerebbe restare anche nelle considerazioni del cittì Sangalli, però so che devo lavorare tanto e meritarmi una chiamata per il futuro.