Liam Bertazzo e Michele Scartezzini, due pistard su strada. Li avevamo visti alla Coppi e Bartali, pedalare sotto gli occhi del cittì Marco Villa che era venuto in Romagna appositamente per loro.
E proprio con il cittì del parquet (in apertura di spalle con Scartezzini, ndr) parliamo di questi due “vagoni” del team che ruota attorno al quartetto delle meraviglie. “Scarte” ha corso in azzurro e Bertazzo con la maglia della sua squadra, la Vini Zabù.
Marco, come hai visto i tuoi ragazzi in corsa?
Liam qualcosina di più aveva fatto ad inizio stagione, ma era un anno e mezzo in pratica che non correva sua strada. Ricordiamo che lui era stato rallentato dall’ernia al disco. Alla fine si era dovuto anche operare, ma sta recuperando bene. Scarte invece non avendo un team per correre su strada, quando c’è la nazionale ne approfittiamo in accordo con Marino Amadori per buttarlo nella mischia. E’ un qualcosa che chiaramente rientra nel progetto olimpico.
Quali sono state le loro difficoltà maggiori?
Che erano alle prime gare. Hanno trovato un livello molto alto: hanno faticato un po’ con il ritmo, non era tanto il discorso che sono dei pistard che passano alla strada. Viviani o Consonni cosa sono allora? Pistard o stradisti? Per me sono atleti della nazionale. Liam e Michele hanno fatto fatica, perché non avevano giorni di corsa nelle gambe. E comunque non sono stati da meno rispetto a tanti altri.
E con la distanza? Hai qualche dato che certifichi il loro maggior dispendio energetico, pensando alla loro muscolatura importante?
Sì, il cronometro! Osservavo le classifiche e vedevo che arrivavano a 10′, 20′ dai primi. Ma è normale, come detto non avevano quel ritmo gara. Poi però guardo le graduatorie – il tono di Villa si fa più serio – e vedo anche che Hayter ha vinto una tappa e ha fatto quinto nella generale: e lui fa parte del quartetto inglese. Questo per dire che fare strada e pista è ormai un qualcosa di normale per chi fa certe attività.
Perché è importante fargli fare queste corse?
Nell’eventuale convocazione olimpica tutti loro, anche Bertazzo e Scartezzini, devono essere al pari di Ganna, Consonni, Viviani… che corrono con costanza su strada e tanto più nel WorldTour, è questione di omogeneizzare il lavoro. Deve esserci sintonia anche in questo.
Non si lascia nulla al caso, insomma… Ci ha colpito una foto di Scartezzini a crono: in pista sembra piccolo, su strada un gigante.
Ha messo su almeno 8 chili, ha lavorato molto in palestra ed ha abbandonato definitivamente il discorso del professionismo su strada. Adesso è un pistard al 100%. Chiaramente essendo più grande ha fatto molta fatica in salita, ma è stata una scelta sua, una scelta di vita. Adesso fa parte di un corpo militare e questo gli consentirà di avere un futuro anche dopo il ciclismo.
Invece Bertazzo potrebbe addirittura andare al Giro, qualora dovesse far parte del treno per Mareczko. Per te sarebbe un problema in ottica preparazione olimpica?
Un problema? Assolutamente no. Anche Viviani e Ganna faranno il Giro. Elia quando vinse a Rio aveva fatto il Giro. Io sono il primo a dire ai miei ragazzi di fare attività su strada. Hayter per l’Inghilterra, Kluge per la Germania, Meyer per l’Australia… il ciclismo di adesso è questo.
E come ne sono usciti i ragazzi? Che sensazioni avevano?
Ne sono usciti stanchi, però posso dire che questa settimana hanno fatto uno stage a Montichiari e il quartetto andava fortissimo. C’erano anche Ganna e Consonni, che veniva dal Belgio. Simone mi ha detto di avere avuto buone sensazioni. A me servono corridori pronti, non potendoli avere ogni volta per 15 giorni di seguito.
Avete affinato il metodo…
Ormai da un po’ la nostra tecnica è questa: corrono su strada e subito gli faccio fare degli allenamenti in pista, devono reagire subito a questo tipo di sforzo e vedo che vanno bene. Ai ragazzi piace. E poi al contrario si sentono bene quando ritornano in pista.
Un’ultima domanda, cittì, ma come mai Bertazzo e Scartezzini si sono fermati nell’ultima tappa della Coppi e Bartali? Era concordato?
No, semplicemente c’è stato un grande sparpaglio. E’ venuta fuori una corsa durissima. Ha attaccato un gruppetto da lontano con dentro un uomo di classifica e ne hanno pagato le spese. Ma non solo loro. In pochissimi l’hanno finita.