Il viaggio lungo e bellissimo di Bertazzo sulla bici

24.10.2023
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L’appuntamento con Bertazzo è dopo il lavoro. Una volta girato l’interruttore, la vita del padovano ha cambiato decisamente strada e adesso si svolge nell’azienda di famiglia. La Veneto Classic è stata l’ultima corsa di un atleta che negli ultimi tempi ha dovuto penare per un infortunio alla schiena mai risolto del tutto e che comunque ha conquistato il mondiale dell’inseguimento a squadre nella fantastica nazionale di Marco Villa.

«Sono qui in ditta dei miei genitori – spiega – hanno un’azienda di pressostati per pompe per l’acqua. Adesso sono nel reparto produzione, nell’area dei torni. Seguo la catena di montaggio. Ho sempre fatto il ciclista, non ho una base tecnica, quindi è giusto che parta da zero. L’obiettivo di mio padre è quello di farmi capire prima di tutto il prodotto e poi le varie fasi della lavorazione. Quando avevo vent’anni, a volte venivo qua a lavorare perché mio padre non vedeva di buon occhio che andassi in vacanza. Invece quando a primavera ho deciso si smettere, ho cominciato subito a lavorare. Facevo un part time: la mattina mi allenavo e di pomeriggio venivo in azienda».

Sta rinascendo l’Italia del quartetto. Qui siamo ai mondiali di Minsk 2013, con Bertazzo, Scartezzini Coledan e Ignazio Moser
Sta rinascendo l’Italia del quartetto. Qui siamo ai mondiali di Minsk 2013, con Bertazzo, Scartezzini Coledan e Ignazio Moser
Come è maturata questa decisione? Hai appena 31 anni…

Diciamo che gli ultimi risultati non sono stati quelli che avrei voluto. In più, i giovani all’interno della nazionale spingevano forte, la schiena mi faceva diventare matto e i miei avevano bisogno di una mano. Un po’ di situazioni che, messe tutte assieme, mi hanno dato la spinta definitiva. E’ stato bello, ma a un certo punto bisogna essere obiettivi. Così mi sono detto che fosse tempo di cominciare a lavorare. Se non fosse stato quest’anno, sarebbe stato il prossimo: non cambiava molto.

Hai lasciato proprio alla vigilia dell’anno olimpico: credi che non avresti trovato il tuo spazio?

Non sarebbe stato facile. E poi il problema della schiena, che da fuori potrebbe sembrare di poco conto, in realtà mi ha cambiato parecchio (Bertazzo ha subito un intervento di microdiscectomia, dopo la caduta al Tour Colombia del 2019, ndr). Se non avessi avuto quel problema, forse ora sarebbe tutto diverso, ma non rimpiango niente.

Agli europei di Apeldoorn 2013, arriva la vittoria della madison in coppia con Viviani
Agli europei di Apeldoorn 2013, arriva la vittoria della madison in coppia con Viviani
La decisione l’hai presa a marzo, ma alla Veneto Classic l’emozione sembrava forte.

Quella domenica è stata una giornata molto dura per me. Un conto è deciderlo a marzo, ma non è stato facile vedere tutti i messaggi d’affetto, le persone che venivano a salutarmi. Ho cominciato a correre in bici a 12 anni e adesso ne ho 31, si è chiusa una grande parte della mia vita. In più la mia caratteristica è sempre stata quella di condividere ogni momento con le persone che avevo intorno e rendersi conto che certi momenti non torneranno più non è stato indolore.

Sei stato uno dei pionieri della pista azzurra, quando quasi non se ne sapeva più nulla…

Quello che ho vissuto con la nazionale è stato un percorso lungo e unico. Quando ho cominciato nel 2012, nessuno sapeva che esistesse la pista, la gente non sapeva neanche quanto fosse lunga. C’era Elia (Viviani, ndr) che ci faceva da timone e Marco Villa che ci ha creduto. Se siamo andati alle Olimpiadi di Rio è stato solo merito suo. Ci mandava sempre a fare le Coppe del mondo, anche se eravamo gli ultimi. Però così intanto arrivammo al nono posto del ranking e quando fu tolta la Russia, si aprì la porta per noi. E da quel punto di partenza, l’Italia è diventata la punta di diamante. Tutte le nazioni ci guardano, mentre prima il riferimento era l’Australia e questo mi fa sorridere. Provo già nostalgia, ma so di aver fatto la mia parte.

Com’è passare dalla sella di una bici al tornio?

Da un certo punto di vista è un altro mondo. Però il ciclismo, soprattutto nella gare a tappe, ti insegna che se sei senza gambe, devi arrivare in cima alla salita. E questo nella vita lavorativa ti dà una marcia in più. Quando sei stanco, riesci a gestirti a livello fisico e anche mentale. D’altra parte il mondo del lavoro è diverso, perché c’è lo stress fisico, ma anche quello mentale. Io sono ancora all’inizio, ma lo sport mi sta aiutando anche qui. Dico sempre che il ciclismo è una scuola di vita, perché ti insegna la fatica e ti insegna che in un modo o nell’altro, devi arrivare in cima alla salita.

Continuerai a usare la bici?

Pensavo che le mie ultime gare fossero state quelle di settembre in Bulgaria, quindi nell’ultimo mese e mezzo sarò uscito 5-6 volte. Finché non mi inserisco bene in azienda, preferisco dedicarmi al lavoro. Però la bici voglio tenerla. Mi piace usarla per vedere i posti in maniera più tranquilla. Prima vedevo le montagne con odio, adesso mi piace andarci per rilassarmi e godermi il paesaggio.

Il mondiale in pista di Roubaix è stato il momento più bello della carriera?

Bella domanda. Ci ho pensato parecchio, ma fortunatamente ho tanti bei ricordi. Ovvio, il mondiale è stato l’apice, però ne ho tanti legati anche solo alle semplici trasferte. Come dicevo, il mio obiettivo è sempre stato quello di condividere ogni piccolo momento. I primi tempi erano un’avventura, sempre in cerca di un risultato e ci divertivamo. Quindi se dovessi individuare il ricordo più bello, farei fatica. Dopo aver fatto le Olimpiadi di Rio, poi quelle di Tokyo e aver corso il Giro d’Italia, ho cercato di vivere ogni giornata davvero a fondo. Soprattutto in questo ciclismo così frenetico, bisognerebbe far capire che certe giornate non torneranno mai più, quindi bisogna vivere ogni momento, ogni persona e ogni situazione al meglio possibile.

Abbiamo letto sui social messaggi di auguri molto toccanti.

Anche qui, non ce n’è uno in particolare, però quelli della nazionale sono stati bellissimi. Quello di Marco Villa, che comunque ha sempre creduto in me e mi ha aiutato a passare professionista. Marco è sempre stato un punto cardine della mia carriera. Quando siamo partiti, anche Ganna all’inizio faceva fatica a entrare nel quartetto e adesso è diventato… Ganna. I loro messaggi mi hanno fatto capire che, al di là dell’ambito sportivo, mi sono stati vicino e possiamo sempre trovarci e stare insieme. Stessa cosa con Frassi, che mi ha aiutato tanto alla Corratec, perché dopo l’infortunio non stavo benissimo, mentre lui ha visto il mio potenziale e mi ha aiutato a ritornare. 

Ti vedresti ancora a fare qualcosa nel ciclismo?

L’anno prossimo mi piacerebbe salire qualche volta in ammiraglia con Frassi o magari seguire i ragazzi del Maloja Pushbikers (la sua ultima squadra, ndr) che in questi due anni è cresciuta tanto. Se poi davvero faranno il velodromo a Spresiano, allora sarò anche più vicino. Ma ogni cosa ha il suo tempo e di certo qui il lavoro non mi manca.

Pistard azzurri in Argentina, Bertazzo fa gli onori di casa

19.01.2023
5 min
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Caldo pomeridiano da 35 gradi e molta umidità. Così l’Argentina ha accolto la nazionale italiana di Marco Villa, in vista della Vuelta a San Juan che il tecnico italiano della pista ritiene essere un passaggio fondamentale per alcuni suoi ragazzi, nella rincorsa alla forma migliore per gli Europei di febbraio. Il posizionamento così anticipato della rassegna continentale ha costretto chi punta alla pista ad anticipare i tempi e il lavoro su strada è fondamentale. Una squadra, quella azzurra, che è un mix di esperienza e gioventù: da una parte Lamon, Bertazzo e Scartezzini, dall’altra Boscaro, Moro e Pinazzi.

Nei propositi la trasferta, che la squadra italiana aveva anticipato di una settimana rispetto all’inizio della corsa, doveva prevedere un programma diverso: «Ci eravamo trasferiti prima perché avevamo in programma di lavorare nella nuova pista di San Juan – racconta al telefono Bertazzo – ma l’impianto non era più disponibile. Questo ha quindi costretto a rivedere un po’ i piani: prima di imbarcarci per l’Argentina abbiamo quindi svolto i nostri lavori a Montichiari attraverso sedute molto intense. Prima della partenza della gara invece sono in programma sedute su strada, che serviranno per affinare la gamba».

Gli azzurri in allenamento sulle strade argentine. Sono arrivati lunedì, lavoro sin dal giorno dopo (foto Instagram)
Gli azzurri in allenamento sulle strade argentine. Sono arrivati lunedì, lavoro sin dal giorno dopo (foto Instagram)
Villa vi ha chiesto qualcosa di particolare per la gara?

E’ difficile anche pensare a che cosa poter fare. Questa è la prima gara dell’anno, è un po’ un’incognita per tutti. Sappiamo che al via ci sono corridori stellari come l’iridato Evenepoel, ma credo che anche per gli altri sarà tutta una scoperta. Nessuno sa realmente in che condizioni è, la gara è tutta un’altra cosa. Noi corriamo pensando alle nostre necessità, l’obiettivo è stare in gruppo senza troppe difficoltà, guardando molto alle nostre sensazioni. Se poi ci sarà la possibilità lavoreremo per la volata di Pinazzi.

Voi d’altronde avete impegni importanti anche prima degli altri…

E’ una stagione strana per chi lavora prevalentemente per la pista. Abbiamo subito gli europei, poi tre tappe di Coppa del Mondo fino ad aprile e sono tutti eventi importanti perché ci si gioca una fetta importante delle qualificazioni olimpiche quindi dovremo essere pronti. Ognuno dovrà farsi trovare pronto e a me questo sta bene.

Bertazzo con Villa. In vista degli Europei, sarà uno degli osservati speciali dal cittì
Bertazzo con Villa. In vista degli Europei, sarà uno degli osservati speciali dal cittì
Hai rivincite particolari da prenderti?

Diciamo che il 2022 non è stato un’annata così positiva per me, gli errori commessi agli europei hanno pesato, mi è spiaciuto non andare ai mondiali. Sull’altro piatto della bilancia ho visto che lo scorso anno sono migliorato molto su strada, non ho mai fatto un’attività così intensa, ma questo non basta a compensare le delusioni. E’ tutto carburante che ho messo nell’approcciarmi a questo nuovo anno.

In Argentina sarà presente quasi tutta la nazionale italiana su pista, considerando anche chi è nelle altre formazioni…

Effettivamente a parte Consonni e Milan ci siamo tutti. Ganna e Viviani correranno nel loro team, ma avremo modo di confrontarci ogni giorno e questo è molto importante, soprattutto per capire realmente come stiamo l’un l’altro. Abbiamo impegni importanti all’orizzonte, è importante che ne parliamo insieme e continuiamo a far gruppo.

Bertazzo aveva già corso in Argentina nel 2015, al Tour de San Luis sempre con la nazionale (foto Instagram)
Bertazzo aveva già corso in Argentina nel 2015, al Tour de San Luis sempre con la nazionale (foto Instagram)
Tu hai già corso in Argentina?

Qualche anno fa ho fatto il Tour de San Luis, era il 2015, ma era una gara in un territorio diverso, quindi non so che cosa aspettarmi come caratteristiche tecniche delle tappe. Rispetto alle gare australiane sono corse meno frenetiche, forse perché non c’è l’appartenenza al WorldTour, ma è anche vero che ci sono quasi tutte le squadre della massima serie e poi ci sono le formazioni locali, per le quali questo è come un mondiale. Per questo vengono sempre fuori gare molto combattute, probabilmente proprio perché tutti vogliono testarsi.

Una volta le prime gare della stagione servivano per affinare la condizione, ma oggi è un lusso che non potete permettervi…

No, assolutamente. Non puoi essere in una condizione insufficiente, non andresti avanti. Per questo dicevo che si tratta di un ciclismo più o meno frenetico. Anche nel nostro caso devi comunque essere in forma anche solo per stare nel gruppo senza soffrire, che è uno degli obiettivi che abbiamo.

Per il veneto un 2022 un po’ amaro, anche se ha aumentato le sue presenze su strada
Per il veneto un 2022 un po’ amaro, anche se ha aumentato le sue presenze su strada
Che cosa ti aspetti allora a livello personale?

Di dimostrare di avere raggiunto già una buona forma al punto da essere utile agli altri e convincere Marco che agli europei posso dare il mio contributo. Voglio correre ogni tappa senza subirla, soffrire il giusto accumulando quei chilometri necessari per migliorare la condizione ed essere poi pronto quando le corse avranno ben altra valenza. Gli europei sono alle porte e io voglio esserci.

Suzuki e FCI: insieme per la maglia azzurra, anche virtualmente

03.03.2022
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Suzuki Italia e la Federazione Ciclistica Italiana proseguono spedite nella collaborazione in chiave “sponsorship” e comunicazione. La stagione 2022 ha portato uno spunto nuovo sul quale collaborare, ovvero quello dalla partecipazione della squadra nazionale italiana ai Campionati del Mondo eSports: una nuove disciplina ciclistica riconosciuta dall’UCI. 

L’UCI Cycling Esports World Championships, giunto alla seconda edizione dopo quella che si è svolta nel dicembre 2020 è una competizione in cui gli sforzi dei concorrenti alimentano i rispettivi avatar nel gioco. I corridori impegnati nella competizione gareggiano tutti sugli stessi rulli Wahoo KICKR V5 Smart Trainers. Questi rispondono in modo intelligente ai cambiamenti di pendenza virtuale, simulando le sagome degli altri corridori.

Caratteristica unica del ciclismo eSports sono poi i PowerUps: i “potenziamenti” che si ottengono nel corso della gara. Possono essere utilizzati strategicamente dai giocatori per aiutarsi in una fuga, vincere uno sprint, oppure più semplicemente per risparmiare energia. Come avviene in tutti i Campionati del mondo, i vincitori vestiranno per l’intero corso della stagione la maglia iridata in tutti gli eventi virtuali a cui parteciperanno.

Ospiti Suzuki a Seregno

Sabato 26 febbraio ben 180 concorrenti si sono sfidati sul percorso Zwift virtuale di Knickerbocker, immaginato per 55 chilometri (dislivello oltre 900 metri) attorno al celebre parco newyorkese di Central Park. Un tracciato che ha trasportato i corridori nel futuro con addirittura strade sopraelevate in vetro (con punte in salita che hanno raggiunto il 17%), che hanno condotto gli atleti ad ammirare dall’alto lo Skyline di Manhattan.

Continua la collaborazione tra Suzuki e la Federazione
Continua la collaborazione tra Suzuki e la Federazione

La nostra nazionale ha schierato al via tre atleti: Liam Bertazzo, Matteo Cigala e Martina Fidanza. Proprio quest’ultima in compagnia di un gruppo di cinque ciclo amatori selezionati dalla Federazione Ciclistica Italiana, ha disputato la sua prova dalla concessionaria Suzuki Europea Auto di Seregno. Presso la stessa concessionaria sono intervenuti anche i presidenti di FCI, Cordiano Dagnoni, e quello di Suzuki Italia Massimo Nalli, oltre al ct Paolo Sangalli, al responsabile della struttura tecnica Luciano Fusarpoli e al presidente del Comitato Lombardo Stefano Pedrinazzi. Ben una quarantina sono stati invece gli ospiti che hanno tifato ed incitato la Fidanza per tutta l’ora e un quarto di gara.

Una disciplina coinvolgente

«Quella che ho vissuto è stata davvero un’esperienza dura, ma anche divertente – ha dichiarato Martina Fidanza – in quanto è molto difficile riuscire a capire i momenti, sfruttare le scie e recuperare. Una sensazione strana. Mi è piaciuto avere i tifosi attorno a me, sempre pronti a sostenermi. Un plauso alla FCI e naturalmente a Suzuki Italia per aver organizzato questa iniziativa davvero molto coinvolgente».

L’avatar di Matteo Cigala, uno dei tre atleti impegnati nella prova iridata di eSports.
L’avatar di Matteo Cigala, uno dei tre atleti impegnati nella prova iridata di eSports.

«Quella che abbiamo vissuto presso la concessionaria Suzuki Europea Auto di Seregno – ha ribattuto Cordiano Dagnoni, presidente della FCI – è stata un’esperienza che ha messo a dura prova Martina. Sembrava un gioco, ma la fatica era vera… Il percorso era molto duro, forse non propriamente adatto alle sue caratteristiche. Per quanto invece riguarda il tema degli eSports, come Federazione stiamo seguendo con moltissima attenzione la loro evoluzione. La spettacolarità non manca, ed eventi come questo, al quale ho avuto modo di partecipare da spettatore, lo testimoniano».

Suzuki

Federciclismo

Bertazzo riparte dal Maloja Pushbikers. E ci racconta tutto…

22.02.2022
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A volte capita che un oro non basti come biglietto da visita. La medaglia del metallo più prezioso conquistata da Liam Bertazzo nell’inseguimento a squadre agli ultimi mondiali su pista a Roubaix non gli è servita a mantenere un ingaggio, quanto meno, tra i team professional.

Il padovano di Tribano – fresco dei trent’anni compiuti il 17 febbraio – era in uscita dalla Vini Zabù, società con cui è stato nelle ultime sette stagioni e che si sapeva avrebbe chiuso a fine 2021. Prima della fine dell’anno anche la Federciclismo e Marco Villa avevano provato ad aiutarlo a trovare una squadra. «Se lo merita», aveva detto il cittì della pista. Ma niente fino a pochi giorni fa.

Ora Bertazzo un contratto ce l’ha. Lo ha firmato con la Maloja Pushbikers (formazione continental tedesca) e si è concretizzato grazie alla intercessione, diciamo così, della pista. Mentre sta rientrando dal ritiro della nazionale a Peschiera del Garda, Liam ci spiega tutto al telefono, commentando in diretta anche la sua partecipazione per i mondiali eSports sulla piattaforma Zwift del 26 febbraio insieme a Matteo Cigala, Martina Fidanza ed Elena Pirrone. «Quella – ci dice ridendo – non sarà una passeggiata, anzi sarà una vera sofferenza».

Bertazzo parla con Fortin, suo amico e futuro compagno. Gli farà da apripista nelle volate (foto Facebook/Maloja Pushbikers)
Bertazzo parla con Fortin, suo amico e futuro compagno (foto facebook Maloja Pushbikers)
Liam finalmente hai trovato una squadra, non potevi restare a piedi. Come è nata questa trattativa?

E’ stato un insieme di cose. Conoscevo già di fama il loro general manager Christian Grasmann, che è stato un ottimo pistard e aveva corso una Sei Giorni di Berlino con Villa. Poi ho scoperto meglio questa formazione grazie al mio compagno di allenamento Filippo Fortin, che aveva firmato con loro a ottobre e me ne parlava bene. A quel punto abbiamo approfondito i contatti e qualche settimana fa sono stato a Monaco di Baviera per firmare (la loro sede però è a Holzkirchen, 30 chilometri a sud del capoluogo bavarese, ndr).

Che impressione hai avuto?

E’ una squadra piccolina, ma ben organizzata. Hanno una bella mentalità, tanta voglia di fare e con un buon clima. Ragionano come un’azienda. Dopo sette anni in un team italiano, qui troverò un ambiente differente. Sarà una esperienza di vita. Avrò per lo più compagni tedeschi, poi uno statunitense ed uno neozelandese. Con loro potrò migliorare il mio inglese.

Abbiamo guardato sul loro sito e sui loro profili social per capire meglio alcuni aspetti tecnici. Sai qualcosa dei loro marchi?

Il team è supportato da belle realtà aziendali. Useremo biciclette Wiawis. Sono sudcoreane e già le conoscevo perché la loro nazionale le utilizza in pista e vedevo i mezzi nelle varie competizioni internazionali. So che hanno già pronto un telaio per me. Maloja, che è il main sponsor, invece è un brand di abbigliamento tecnico, principalmente da outdoor (sono i fornitori ufficiali della nazionale di biathlon degli Stati Uniti che ha partecipato alle Olimpiadi invernali di Pechino, ndr). Le nostre divise saranno arancio-grigie, esteticamente colpiscono. Sono prodotte proprio da Maloja e ogni anno le hanno cambiate anche per un discorso di marketing.

Liam Bertazzo veste già i colori arancio-grigio del suo nuovo team (foto Facebook/Maloja Pushbikers)
Liam Bertazzo veste già i colori arancio-grigio del suo nuovo team (foto Facebook/Maloja Pushbikers)
Perché hai scelto questa squadra?

Per un po’ di fattori. Voglio continuare a puntare sulla pista. Parigi 2024 è un mio obiettivo dopo che per me è stato un onore essere riserva a Tokyo. Però volevo tornare a fare strada ed essere competitivo. Grazie a Grasmann, che conosce bene entrambe, ho pensato che la sua squadra fosse quella giusta per me per ripartire dopo la chiusura della Vini Zabù.

Che calendario avrai?

Lo vedremo poco alla volta, però fino alla fine di aprile ce l’ho già pianificato. Esordirò il 2 marzo al Trofeo Umag in Croazia, dove farò un altro paio di corse fino al 13. Poi correremo a Rodi sia il 20 marzo che dal 24 al 27. Infine dal 21 al 24 aprile ci saranno le prime prove di Nations Cup su pista a Glasgow. Dovrò calibrare bene gli impegni tra le due attività nel resto della stagione.

Che obiettivi ti sei prefissato?

Non ne ho uno in particolore, in pratica riparto da zero. Vorrei recuperare il tempo perso a causa dell’infortunio alla schiena per il quale mi avevano dovuto operare per forza due anni fa (una microdiscectomia, ndr) dopo la caduta nella gara a tappe in Colombia ad inizio 2019. Non riuscivo quasi più a camminare. Adesso sto decisamente meglio. Vorrei ritrovare un po’ di feeling con la volata, tornare a comparire in qualche ordine d’arrivo. Ma soprattutto aiutare Fortin, che sarà il velocista principale.

Nel Velodromo di Montichiari Bertazzo ha provato la bici Wiawis che userà nel Maloja Pushbikers (foto Facebook)
A Montichiari, Bertazzo ha provato la bici Wiawis che userà nel Maloja Pushbikers (foto Facebook)
Come mai nessun’altra formazione ti ha cercato?

Non c’è stato tanto interesse da parte di alcuna professional, sia italiana che straniera. La Federazione ha provato ad aiutarmi e la ringrazio tanto, però non ha sortito alcun effetto. Sinceramente non so il perché ma non accuso nessuno. Le motivazioni potrebbero essere diverse. Un po’ perché si sapeva che ho corso poco per i problemi alla schiena. E quindi ho avuto risultati scarsi. Oppure perché in Italia, malgrado abbiamo campioni come Consonni, Ganna, Viviani e Milan, ancora non c’è una grande considerazione per la doppia attività strada-pista. Peccato, perché nei velodromi adesso si possono svolgere tanti lavori in sicurezza che portano frutti su strada. E viceversa.

Chiudiamo Liam, siamo contenti di sentirti carico. Sei pronto ad iniziare?

Assolutamente sì. Andremo in ritiro da oggi al 27 febbraio (sul Lago di Garda, ndr). Prima però ho fatto una visita nella sede della squadra e della ditta Maloja (a Rimsting, sempre in Baviera, ndr). E’ nuova e bellissima, ero molto curioso di vederla. Loro vogliono crescere e io voglio dare il mio contributo al loro progetto.

Fci al lavoro per Bertazzo. E noi tifiamo tutti per lui

24.11.2021
3 min
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In questo momento sghembo, fatto di squadre che rincorrono bambini prodigi e lasciano a piedi fior di corridori, tra coloro ancora in cerca di contratto c’è anche Liam Bertazzo. Il padovano (in apertura con Mareczko, dopo averlo aiutato a vincere alla Coppi e Bartali), uno dei quattro campioni del mondo dell’inseguimento a squadre, ha corso dal 2015 fino al 2021 nelle squadre di Angelo Citracca. E così ora, visto l’esito non proprio felice di quel team, si ritrova alla ricerca di una maglia.

«A Liam stiamo cercando di dare una mano – ci ha detto Marco Villa – da campione del mondo, mi sento in dovere di aiutarlo a trovare una squadra. Ha guadagnato la qualifica olimpica, è importante. A lui nessuno ha mai regalato niente e ha avuto tanta sfortuna, compresa l’ernia del disco nello stesso periodo in cui esplodeva Milan. Bertazzo se lo merita».

La vittoria nel mondiale del quartetto a Roubaix sarà sicuramente il miglior viatico
La vittoria nel mondiale del quartetto a Roubaix sarà sicuramente il miglior viatico

Federazione al lavoro

Quel che stupisce è che Bertazzo sia l’unico di quel gruppo di pistard a non far parte di un corpo militare, come invece Scartezzini e Lamon. Ma lui pare sereno, segno che sotto traccia qualcosa si sta muovendo e che la Federazione in un modo o nell’altro si sia presa a cuore la sua vicenda.

«Non ho più l’età per entrare nei corpi – dice – e poi comunque non è che in un mese avrebbero potuto predisporre il mio ingresso. Però sono sereno, soprattutto perché la maglia iridata è una certezza che si porta via parecchi dubbi. In Federazione hanno prima sistemato i quadri tecnici, poi hanno messo mano alla mia situazione. So che stanno parlando e spero che presto possa venire fuori qualcosa. Non hanno mai mancato la parola, solo che l’anno è particolare, le squadre hanno tutte il budget tirato, quindi semmai le cose sono più complicate. Ma sono fiducioso. Come ho già detto altre volte, mi è capitato altre volte di aspettare la fine di novembre per trovare un contratto».

Bertazzo ha partecipato a due Giri d’Italia: nel 2016 (foto) e nel 2018
Bertazzo ha partecipato a due Giri d’Italia: nel 2016 (foto) e nel 2018

Preparazione olimpica

La Federazione è già intervenuta in passato per aiutare uno dei suoi atleti di riferimento della pista, mediante un supporto offerto alla squadra di club che lo ha tesserato.

«Le Federazioni – spiega Renato Di Rocco, presidente Fci nei casi in cui l’intervento è stato disposto – percepiscono dal Coni dei fondi per la preparazione olimpica e hanno praticamente l’obbligo di usarli per i propri atleti. Ricordo che nel caso di Bertazzo abbiamo dato noi un contributo alla società, pari a metà dell’ingaggio o giù di lì. E’ una prassi abbastanza consolidata, con la quale abitualmente si supportano gli atleti di interesse olimpico. Si fa per tutti, sono borse a loro disposizione. In teoria si è ragionato sull’ammissione ai corpi militari per tutti i ragazzi della pista. Poi è chiaro che uno come Ganna si sia chiamato fuori e così pure Liam. Diciamo che non è difficile, parliamo di cose che si sono sempre fatte».

Ed è probabilmente questo il fronte su cui la Fci sta lavorando per trovare a Bertazzo una sistemazione all’altezza dei risultati che ha finalmente raggiunto, dopo anni di rincorse, lavoro e sfortuna. In questo momento sghembo, fatto di squadre che rincorrono bambini prodigi e lasciano a piedi fior di corridori, pensare che Liam possa rimanere a piedi dopo aver vinto un mondiale e aver centrato la qualificazione olimpica sarebbe davvero una bestemmia.

Frassi, diesse silenzioso nella rinascita di Bertazzo

30.10.2021
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«Siamo campioni del mondo! E’ nostro», urlava Liam Bertazzo a Francesco Frassi al telefono ancora col fiatone per quei fantastici 4.000 metri sul parquet di Roubaix. Poco dopo lo stesso padovano aveva ringraziato il suo tecnico ai nostri “microfoni”. «Ho trovato un tecnico che ha creduto in me. Quasi un papà», ci disse Bertazzo.

E riavvolgendo il nastro dei nostri ricordi di questa stagione ci siamo ricordati che Frassi veramente ci parlò di Bertazzo già lo scorso febbraio. Parlò di lui in un giorno che andammo in ritiro dalla Vini Zabù ed eravamo in ammiraglia con Francesco. «Bertazzo – disse – con le sue caratteristiche è in grado di portarti fuori a 60 all’ora. Ottimo per Mareczko».

E Bertazzo addirittura lanciò i suoi compagni all’imbocco delle salite durante quell’allenamento, poi da buon pistard che pesa almeno 15 chili in più dei suoi compagni “metteva la freccia” e saliva del suo passo.

Francesco Frassi (classe 1979) è stato un ex corridore. E’ ammiraglia con i pro’ dai tempi dell’Amore & Vita
Francesco Frassi (classe 1979) è stato un ex corridore. E’ ammiraglia con i pro’ dai tempi dell’Amore & Vita

Quella sera a Roubaix

Bertazzo aveva parlato di un bel rapporto con il diesse alla Vini Zabù e che una buona fetta di quel successo era anche la sua. Per la sua vicinanza, per il supporto morale.

«Io tratto tutti allo stesso modo – racconta Frassi – sia il corridore che vince che quello che magari arriva dietro o è in difficoltà. E inevitabilmente quest’ultimo si avvicina. Nasce un bel rapporto.

«La prima volta che diressi Bertazzo fu alla Sanremo del 2019 e poi alla Coppi e Bartali. Successivamente in Colombia cadde nella cronosquadre e si ruppe i denti. Da lì iniziò il suo calvario con la schiena. Doveva venire in Argentina nel 2020 alla Vuelta a San Juan ma decise di operarsi. Poi ancora ci fu il lockdown. Infine prese il Covid. Insomma fino a quest’anno lo avevo visto molto poco. Anche perché nei ritiri che facevamo spesso lui arrivava dopo o andava via prima per via degli impegni su pista. Tuttavia notai subito che era molto educato, disponibile. Mi piaceva».

Alla Vini Zabù all’inizio dell’anno si era impostato il treno per Mareczko (foto Instagram)
Alla Vini Zabù all’inizio dell’anno si era impostato il treno per Mareczko (foto Instagram)

Nel treno per Kuba?

Frassi, 42 anni, toscano, è tecnico già dal 2009. Aveva messo su una squadra giovanile con suo papà Roberto. E’ stato cittì dell’Albania, diesse all’Amore & Vita ed è arrivato alla corte di Citracca nel 2019. Col Covid di mezzo ha avuto poche occasioni per stare con i ragazzi della Zabù. Però quest’anno con l’arrivo di Mareczko c’era nuova linfa. C’erano begli stimoli. E in questo progetto Bertazzo era chiamato ad un bel ruolo. Un passista potente come lui, un pistard, ci sta alla grande in un treno per un velocista. Ma tra il dire e il fare…

«Liam era molto considerato pensando al treno per Kuba. In più avere certi obiettivi gli era buono anche per la pista, visto che di fatto non correva su strada da due anni e sappiamo quanto conto ormai». 

«Avevamo ipotizzato per la volata Gradek, Bertazzo, Stacchiotti e Mareczko. Liam era un bel po’ che non sgomitava e forse non era il caso di fargli fare l’ultimo uomo. Con questa idea andiamo alla prima corsa. Dopo 20 chilometri torna indietro all’ammiraglia e mi fa: io non me la sento di ricoprire quel ruolo, non ho le gambe. Lavoro prima e tengo la corsa chiusa».

La giornata di freddo in Croazia che a marzo aveva riportato Bertazzo sull’orlo baratro
La giornata di freddo in Croazia che a marzo aveva riportato Bertazzo sull’orlo baratro

Baratro sfiorato

«Io rimasi zitto e cercai di assecondarlo. E Kuba vinse… Qualche giorno dopo in Croazia, alla seconda tappa dell’Istrian Spring Trophy vedo che fa una fatica enorme. Liam si stacca e rientra. Si stacca e rientra. Fino a che non resta dietro definitivamente e in malo modo. Lo guardo e mi fa: non vado avanti. Aveva dolori fortissimi alla schiena. Li vicino c’era un punto di rifornimento dove c’era uno dei nostri meccanici che lo riporta al bus. Quando ripasso prima dell’arrivo in salita (i bus erano ai piedi della scalata finale, ndr) lo vedo fuori dal bus già cambiato e sale in ammiraglia. Sale e si mette a piangere. Disperato, mette le mani avanti: vi prego fatemi correre, non abbandonatemi. Io l’ho consolato dicendogli che in fin dei conti eravamo solo a marzo, che ci sarebbero state altre occasioni. Cos’altro potevo fare? Restò con noi, si parlò dopo cena e gli dissi di andare a casa. Di farsi trattare la schiena e che sicuramente era stato il freddo».

«E andò proprio così. Da lì i messaggi s’intensificarono e il rapporto tra noi divenne più forte. Lui mi scriveva e anche io gli facevo parecchie domande, perché un pistard di quel livello non lo avevo mai avuto ed ero curioso. Man mano Liam stava meglio. Iniziai a dirgli: abbiamo un sogno di una notte di mezza estate. Pensando al fatto che le Olimpiadi di Tokyo le avremmo viste di notte».

Bertazzo nella tappa degli sterrati all’Adriatica Ionica Race: il momento dello scarto decisivo
Bertazzo nella tappa degli sterrati all’Adriatica Ionica Race: il momento dello scarto decisivo

Un ultimo step

Le cose miglioravano. Liam riusciva a fare buone prestazioni sia in pista che su strada, ma la paura per l’incidente nella cronosquadre del Colombia era ancora forte e alla fine la resa non era ottimale in gruppo. I mesi passano e la Vini Zabù va in ritiro a Livigno, dove c’è anche il suo Bertazzo ma con la nazionale di Marco Villa.

«E lì me lo sono goduto perché ero sì il suo diesse, ma non in quel momento – riprende Frassi – scherzavamo, lo osservavo da vicino… Senza contare che in allenamento spesso ci incontravamo. Quante risate con lui e con Jonathan Milan che era in camera con lui».

«Scendiamo da Livigno e nella tappa degli sterrati all’Adriatica Ionica Race all’improvviso ecco un Bertazzo diverso – riprende Frassi – Tutto il giorno in testa a tirare. Addirittura ad un certo punto il gruppo si spezza. Lui si sfila e riporta dentro il drappello di Mareczko. Viene in ammiraglia e mi fa: oggi vinciamo con Kuba. Capito? In testa sugli sterrati. Tira come un forsennato sino ai meno cinque. Si sposta, quando te lo rivedo là davanti. Kuba era rimasto un po’ isolato e Liam lo tira fino ai 500 metri! Peccato solo che poi Viviani abbia vinto per un centimetro… La tappa finiva non lontano da casa sua e Liam invitò me e Thomas Gil, altro diesse a casa sua a cena. Mi disse: sono tornato!».

A Tokyo massima serietà, pur sapendo di aver fatto quasi certamente la riserva
A Tokyo massima serietà, pur sapendo di aver fatto quasi certamente la riserva

I messaggi da Tokyo…

A quel punto ci sono solo le Olimpiadi nella testa di Liam. Lui e Frassi si tengono in costante contatto. 

«Aveva una grinta pazzesca nei giorni dei Giochi. Si sapeva che probabilmente non sarebbe stato titolare, ma lui mi diceva: io fino ad un’ora dal via ci credo e mi comporto come se dovessi correre. Pensate che serietà».

«Quando poi è atterrato di ritorno dal Giappone, ci siamo incontrati in un bar e gli dissi, forse anche in modo un po’ troppo diretto: adesso però voglio l’iride da titolare sennò non conta nulla tutto questo lavoro. Così eccolo nel quartetto in semifinale. Credevo che fosse un premio che voleva dargli Villa. Liam però qualche giorno prima della finale mi aveva detto che avevano fatto una prova un po’ particolare con Milan partente. E mi disse che aveva fatto un buon lavoro».

Bertazzo a Roubaix: il sogno si è avverato… Subito dopo ha condiviso la gioia con Frassi
Bertazzo a Roubaix: il sogno si è avverato… Subito dopo ha condiviso la gioia con Frassi

E la gioia di Roubaix

E siamo arrivati al giorno del mondiale. L’ho vista da casa ed è stata un’emozione bellissima. Quando poi, dopo pochissimi minuti dal termine, ancora prima di salire sul palco, vedo il suo numero che mi chiama quasi non ci credevo: «Siamo campioni del mondo».

E adesso? La speranza è di continuare ad allenare il suo pupillo, ma… ci sono tanti ma: «In Vini Zabù viviamo giorni di grande incertezza. Dopo quel che è successo non è facile per Angelo Citracca trovare sponsor e andare avanti. Vedremo».

Da Roubaix a Roubaix, Bertazzo iridato (e forse senza squadra)

22.10.2021
5 min
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Al via del quartetto c’erano tre bici e tre caschi d’oro, mentre una bici e un casco erano semplicemente azzurri. Ed erano quelli di Liam Bertazzo. Il veneto ha fatto parte della spedizione per Tokyo, ma come lui stesso ci disse: si è visto passare la storia davanti.

Stavolta invece della storia fa parte anche lui. E ci fa parte di diritto. Per merito, per prestazioni importanti anche in corsa. Magari ci prenderete per matti, pensando che al suo fianco c’era gente come Milan e Ganna, ma quasi, quasi Liam era quello che pedalava più sciolto dei quattro ieri sera. E sì che ci sfrecciavano a due metri, a bordo pista, e certe sensazioni quasi le senti, le vedi, le riconosci se sei andato in bici e magari hai anche provato a fare il corridore!

Il quartetto in azione ieri sera. Liam è riconoscibile in quanto è l’unico con bici e casco azzurro
Il quartetto in azione ieri sera. Liam è riconoscibile in quanto è l’unico con bici e casco azzurro

Da Roubaix a Roubaix

Ieri sera è stata anche la sua serata. Un bel riscatto, una bella storia. E con Liam partiamo proprio dal quel suo casco e da quella sua bici diversa.

«In questi momenti – racconta Bertazzo con la voce quasi strozzata – ovviamente ci si diverte e si gioisce, però proprio due anni fa in questo velodromo, nel 2019 io rientravo dopo una caduta in Colombia. Una caduta rovinosa nella quale mi ero spaccato la faccia. Da lì erano iniziati i mei problemi e si era presentata l’ernia soprattutto.

«Provai a tenere duro perché ci sarebbero stati i mondiali poco dopo e iniziava la qualificazione olimpica. Quindi dovevo impegnarmi. Ma da lì è cominciato il calvario. Tanto tempo lontano, non avevo più certezze, nel frattempo nel quartetto era entrato Milan, il quale ci ha fatto alzare tanto l’asticella… La situazione insomma non era facile. Sono stati due anni in cui ho sofferto e lottato, ci ho creduto. Ho creduto in me stesso. E adesso sono di nuovo qui come campione del mondo».

Da sinistra: Milan, Bertazzo, Ganna e Consonni nella mix zone a fine gara
Da sinistra: Milan, Bertazzo e Ganna nella mix zone a fine gara

Dimostrazione di forza

Liam ha un grande motore, di quelli che spingono forte. Un motore particolare e specifico per certi lavori, è chiaro, ma quando c’è da tirare fuori i cavalli li sa tirare fuori. E anche tanti… Servivano solo l’occasione e l’ambiente giusto per farlo.

«Ringrazio la famiglia perché mi è stata vicinissima – racconta Bertazzo – mi sono preparato al meglio. Sono stato riserva alle Olimpiadi e sono stato felicissimo per il titolo. Tuttavia mi ero promesso che i mondiali sarebbero stati la mia Tokyo. Volevo mostrare a questi ragazzi che potevano tornare a contare su di me, perché prima del mio infortunio comunque ero sempre parte del gruppo. E questa finale ha detto tutto ciò.

«Ieri sera quando sono partito non ero teso perché dentro di me ero sicuro di me stesso. Ci ho messo tutta la rabbia e la tristezza di questi due anni. Credetemi, faccio fatica a crederci però sono felicissimo. Non riuscivo neanche più a camminare e ora sono campione del mondo».

Iridato cerca squadra

Certo però che viene quasi da sorridere, per modo di dire chiaramente, che un campione del mondo rischi di restare a piedi in vista del prossimo anno. La sua Vini Zabù infatti quasi certamente chiuderà i battenti e la situazione è molto complicata, tanto più che siamo ad ottobre inoltrato. Okay che la Federazione di solito aiuta in questi casi, ma un iridato è pur sempre un iridato.

«L’anno prossimo spero di trovare squadra – spiega Bertazzo – Però io quest’anno ho trovato una figura di altissimo livello, molto professionale, che si chiama Francesco Frassi (che tra l’altro Liam stesso è stato tra i primi a chiamare appena dopo la corsa, ndr). Francesco mi ha aiutato tantissimo dal punto di vista umano e tecnico. Mi ha dato l’opportunità di lavorare su me stesso, mi ha dato la forza di buttarmi nella mischia. Mi ricordo ancora alla prima gara che ho fatto quest’anno in Croazia. Pioveva e con l’acqua mi si era bloccata di nuovo la schiena. Facevo fatica. Ho pianto. Ho rivisto il baratro. Frassi mi ha consolato e mi ha detto: vai tranquillo, il nostro cammino è appena iniziato. Gli obiettivi sono più avanti. E passo dopo passo sono arrivato ad oggi, quindi lo devo ringraziare moltissimo. E’ stato un diesse e un papà».

Liam con le braccia al cielo insieme ai compagni del quartetto
Bertazzo esulta, il padovano è campione del mondo!

Il nuovo Bertazzo

Passista potente e veloce, adesso Bertazzo sarà anche più consapevole. Certe vittorie servono anche a questo.

«E adesso? Da oggi c’è un altro Liam perché il mio infortunio lo guardo sempre dal lato positivo. Mi ha fatto capire la fortuna che abbiamo ogni singolo giorno che passiamo stando bene, cosa che diamo per scontata. Dobbiamo sfruttare appieno le opportunità che riceviamo impegnandoci al massimo. Vediamo cosa verrà più avanti. Per adesso ho ripagato anni di sacrifici. Sono felice di essere tornato e meglio di prima».

«Stando vicino a dei campioni olimpici si migliora. Loro sono migliorati nell’alimentazione, nella concentrazione, in tutto… E qualcosa lo apprendi anche tu. Per assurdo ho fatto più fatica nella semifinale che in finale. Perché erano due anni che non correvo in un quartetto di questo livello. La mia pressione in semifinale era tantissima. Avevo paura di non essere all’altezza. E se sbaglio qualcosa? Mi ripetevo… Il mio ultimo quartetto vero era stato nel 2019 in Australia. Ho fatto parte di quello agli europei, ma con gli altri ragazzi. Questo era quello serio… ed ero teso. Ma ieri sera la paura se n’era andata. C’era solo la consapevolezza che c’ero, che ero presente. Dovevo dare tutto per me e per questo fantastico gruppo».

Villa 2021

Villa è sicuro: «Il quartetto ha un lungo futuro»

14.09.2021
4 min
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Sono passate 5 settimane dalla fantastica vittoria del quartetto a Tokyo, ma l’emozione è ancora lì, forte. Un successo del genere, costruito mattone dopo mattone in anni, è frutto del gruppo, ma ogni gruppo è ancora portatore di cambiamento e questo Marco Villa lo sa. Non ci si può fermare sugli allori, bisogna sempre guardare al futuro. Liam Bertazzo, una delle colonne dell’inseguimento, aveva detto che Milan è un’eccezione, il classico asso estratto dal mazzo che ha dato quel quid in più al gruppo, ma altrimenti gli uomini sono quelli e sarà difficile pensare a nuovi innesti in tempi brevi.

Villa, fatti i dovuti distinguo, deve però anche pensare come detto al futuro, immediato e non: «Il gruppo è quello ma Milan è l’esempio che bisogna sempre guardare oltre i confini del gruppo stesso. E’ stato basilare, ha fatto fare un passo in avanti. Questo principio però rende le mie scelte sempre più difficili, è il fardello che mi porto dietro, comunicare all’uno o all’altro che non potranno esserci. Bertazzo in tal senso è stato esemplare».

Bertazzo, qui in allenamento sullo Stelvio, è stato fondamentale per la costruzione del gruppo
Bertazzo, qui in allenamento sullo Stelvio, è stato fondamentale per la costruzione del gruppo
Spiegaci…

Ci sono tanti modi per fare gruppo. Liam, saputo che non poteva essere del quartetto titolare, si è messo a completa disposizione, ha aiutato tutto lo staff, anche i massaggiatori, addirittura ha portato una delle bici alla partenza della finale accompagnando un suo compagno. E’ stato encomiabile, anche queste piccole cose portano all’oro…

Dietro questo gruppo di alfieri che cosa c’è?

Ci sono i frutti di un lavoro di semina che sta durando da anni e i risultati delle manifestazioni giovanili sono lì a dimostrarlo. Abbiamo un gruppo di Under 23 che ormai viaggia su tempi da 3’55” con 3’50” in proiezione che non ho mai visto a quei livelli, con gente come Boscaro, Umbri, ecc. A livello junior lo stesso, siamo sui 4 minuti netti e mai abbiamo avuto un team così forte, argento agli ultimi Mondiali. Siamo andati sul podio agli Europei e ai Mondiali Juniores nello spazio di un mese, cambiando 2 elementi su 4 e questo dimostra che c’è un team ampio e collaudato.

Quartetto Tokyo 2021
Villa dà le ultime indicazioni alla partenza della finale. Da sinistra Ganna, Milan, Consonni e Lamon
Villa dà le ultime indicazioni alla partenza della finale, davanti a lui Milan e Consonni
Agli ultimi Mondiali junior, Samuele Bonetto ha vinto l’inseguimento individuale non facendo parte del quartetto. Come mai questa scelta?

Bonetto corre su pista da poco tempo, deve ancora acquisire i giusti meccanismi. Ad esempio nella sua prova pedalava sempre sulla linea rossa, il che l’ha portato a percorrere una quindicina di metri in più, perché deve acquisire ancor ala giusta dimestichezza col mezzo e le linee, le inclinazioni della pista. Mi ha sinceramente stupito il suo risultato e dimostra il suo grande valore soprattutto in prospettiva. Se penso a marzo, a come girava allora, a quanto ha imparato in poco tempo è esaltante.

E’ la dimostrazione che il sistema pista funziona…

Sistema è la parola giusta, la difendo a spada tratta ed è tutto il mio lavoro, sorretto in toto dalla Federazione. Ora abbiamo un giusto rapporto con la strada, i campioni come Ganna e Viviani hanno un’attività strutturata che contempla ambedue le specialità, poi abbiamo giovani che stanno crescendo alla stessa stregua. Prendere un pro a 30 anni e chiedergli di fare la pista come si faceva una volta non serve a nulla, non paga. Dobbiamo continuare su questo canale, lavorando con i giovani.

Da sinistra Andrea Violato, terzo (e argento a squadre) e Samuele Bonetto, neo campione mondiale junior d’inseguimento
Da sinistra Andrea Violato, terzo (e argento a squadre) e Samuele Bonetto, neo campione mondiale junior d’inseguimento
Tornando ai Mondiali Juniores, ti ha sorpreso il successo della Russia? Oltretutto ha dominato in molte specialità…

Non dobbiamo dimenticare che la Russia era stata esclusa da Rio favorendo il nostro ingresso, quell’Olimpiade corsa in extremis è stata per noi una tappa importante, ma i russi si erano guadagnati la qualifica sul campo. Sappiamo che sono fortissimi e stanno tornando ai vertici, li ritroveremo avversari di peso in questo quadriennio. Ma non solo loro…

Chi temi anche?

C’è ad esempio il Belgio che pur non avendo mai finalizzato il quartetto ha tutto per emergere, ma soprattutto la Francia, che ha perso la qualifica solo perché nel primo anno di raccolta dei punti necessari non era ancora pronta, ma nel finale era al livello dei migliori e nelle prossime gare titolate ce ne accorgeremo. Io però sono convinto che noi italiani quell’oro ce lo siamo meritato non solo per i 4 cavalieri in pista, ma per tutto quello che c’è dietro, so che la dispensa è piena, i giovani ci sono. Non è stato un caso episodico.

Bertazzo, quel giorno a Izu mi è passata davanti la storia

23.08.2021
5 min
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In pista, sul magico anello di Tokyo, quel fatidico 4 agosto, Liam Bertazzo non c’era, ma nella foto dell’abbraccio dopo l’oro (foto di apertura), lui è quello con la mascherina che Ganna corre a stringere. L’oro olimpico del quartetto a squadre, soffrendo nel parterre del velodromo giapponese, è un po’ anche suo. Riserva del team, è stato protagonista della sua nascita e crescita fino al grande momento. E’ parte del progetto, del prima, durante e anche dopo. Nessuno come lui quindi ha i titoli per raccontare come si è arrivati a quell’eccezionale risultato e anche a quel che sarà.

Già, perché normalmente quando arriva un’Olimpiade, il resto della stagione è quasi un lento e stanco tran tran verso la sua conclusione. Ma questo non è un anno normale e già dal giorno dopo la chiusura di Tokyo 2020 è cominciata la rincorsa a Parigi 2024, frenetica perché c’è un anno in meno, tanto che per alcune discipline già si parla di qualificazioni e per molti sport arrivano i mondiali. E il ciclismo su pista è fra questi.

Partiamo però da Tokyo e dall’avventura finita in un bagno d’oro. Liam l’ha vissuta da spettatore, ma nessuno di quelli che erano nel velodromo era interessato come lui: «E’ stato un momento speciale, in quei primi attimi, dopo aver guardato il tempo, mi sono tornati alla mente tutti i momenti belli e brutti di quest’avventura durata anni. Le critiche che qualche volta abbiamo dovuto accettare, tutti i gradini di una crescita partita dal basso e, lasciatemelo dire, tutto l’affetto che ci accomuna, con Ganna, Lamon, Consonni, Milan. Ma anche con Scartezzini e chi in questi anni è entrato nel quartetto e poi uscito. Siamo tutti una grande famiglia».

Bertazzo quartetto 2015
Il quartetto azzurro agli Europei 2015 in Svizzera: finì ottavo, lontano dal podio, ma tutto iniziò allora
Bertazzo quartetto 2015
Il quartetto azzurro agli Europei 2015 in Svizzera: finì ottavo, lontano dal podio, ma tutto iniziò allora
Quando è nata questa scalata?

Io considero il primo atto gli Europei su pista di Grenchen (SUI) nel 2015: fummo ottavi ma iniziammo ad avvicinare quel fatidico muro dei 4 minuti. Già l’anno dopo, ai mondiali di Londra, abbattemmo più volte il limite e finimmo quarti: eravamo io, Ganna, Consonni e Viviani. Fu il primo legno, ma ci diede la consapevolezza di quel che potevamo fare e lo prendemmo in maniera positiva. Poi sono venuti i terzi posti di Hong Kong 2017 e Apeldoorn 2018, nel 2019 in Polonia cadde Lamon all’inizio e finimmo solo ottavi, nel 2020 a Berlino finimmo terzi, ma in semifinale ottenemmo il 2° posto, lì abbiamo capito che ormai c’eravamo.

C’è una tappa che non hai nominato: le Olimpiadi di Rio 2016. Non eravamo qualificati, ma la squalifica della Russia impose un vostro richiamo dalle ferie e partiste quasi senza allenamento. Un una minima preparazione in più, pensi che il podio fosse possibile già allora?

Con i se e i ma non si fa la storia… Diciamo che finimmo a un decimo dalla Nuova Zelanda che si qualificò per la finale per il bronzo. Nel caso avremmo dovuto affrontare la Danimarca che era già fortissima all’epoca. Magari un bronzo potevamo giocarcelo, ma è anche vero che a Tokyo, nella semifinale, abbiamo vinto di un soffio proprio con la Nuova Zelanda, diciamo che quel credito con la fortuna lo abbiamo riscosso…

Bertazzo Viviani 2015
Bertazzo con Viviani, nella Madison iridata 2015 chiusa con l’argento. Liam vanta altre 2 medaglie iridate e 2 titoli europei
Bertazzo Viviani 2015
Bertazzo con Viviani, nella Madison iridata 2015 chiusa con l’argento. Liam vanta altre 2 medaglie iridate e 2 titoli europei
Abbiamo parlato degli altri, ma il 2021 di Liam Bertazzo com’è?

Non è stato semplice finora, ma mi sento una persona nuova e non nego che la spinta dell’oro dei ragazzi è notevole anche per me. Io vengo da stagioni molto difficili, mi sono dovuto operare alla schiena per un’ernia che m’impediva di rendere al 100 per cento, diciamo che la mia vera stagione comincia ora.

Rientri nel gruppo a tutti gli effetti?

L’obiettivo è quello, farmi trovare pronto per europei e mondiali che saranno la mia Olimpiade. Io sono convinto che qualcosa arriverà, la fame di risultati non si è placata a Tokyo, sento spesso i ragazzi e so che è così. Quel che mi è mancato per colpa della schiena è la gara: l’ultima è stata la prova di Coppa del Mondo a Glasgow nel 2019, non è solo la gara in sé, è il fare gruppo, tutto quel che comporta una trasferta. Ora voglio mostrare sul campo che sono ancora parte del gruppo.

Non solo per l’inseguimento a squadre: nelle rassegne titolate le gare a disposizione sono molte di più che in un’Olimpiade…

Certo, c’è spazio per tutti e voglio farmi trovare pronto, anche se la preparazione non potrà giocoforza essere completa. Tornando a quel che si diceva prima, effettivamente saranno rassegne particolari. I team hanno dato carta bianca per l’Olimpiade, ma ora impiegano i corridori nelle varie gare e molti verranno dalle prove del WorldTour. Non avremo tanto tempo per oliare i meccanismi del quartetto, ma il problema vale per tutte le nazioni…

Bertazzo Coppi e Bartali 2021
Una delle rare uscite su strada nel 2021, alla settimana Coppi e Bartali. La ripresa dall’operazione è stata lenta
Bertazzo Coppi e Bartali 2021
Una delle rare uscite su strada nel 2021, alla settimana Coppi e Bartali. La ripresa dall’operazione è stata lenta
Passerai anche tu dalla strada?

Sì, ho in programma alcune prove in Belgio, ma per le gare su strada sarà per me più importante la stagione prossima, iniziandola subito e non dovendo stare a guardare. Ho corso poco quest’anno e sono curioso di vedere come andrà.

Parigi 2024 è dietro l’angolo: secondo te nel vostro gruppo ci sarà qualche nuovo innesto?

Domanda difficile… Se me l’avessi fatta nel 2018 ti avrei risposto di no, poi avete visto tutti la crescita poderosa di Jonathan Milan e quello che ha fatto a Tokyo. Ad ora sarei portato a dire che saremo ancora noi, ma se emergerà qualche grande talento sarà più che bene accetto, il nostro gruppo è aperto…