Colleoni e la schiena: tutto risolto con l’oculista?

23.04.2024
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RIEMST (Belgio) – Dall’incontro per parlare del suo casco al ricordarsi l’ultimo pezzo dello scorso anno, quando Kevin Colleoni annunciò che sarebbe passato dalla Jayco-AlUla alla Intermarché-Wanty. La stagione non era andata un granché e alla base di tutto c’era un misterioso problema alla schiena venuto fuori dopo la caduta alla Coppa Agostoni. Di solito, in questi casi, fai le terapie necessarie, ti raddrizzano e torni come nuovo. Invece per il bergamasco si è messo in moto un mezzo inferno, fatto di dolore, esami, disagi e la frustrazione del non venirne a capo.

Perciò abbiamo prolungato la permanenza nel suo hotel per fare il punto sulla salute e sulla carriera, la stagione in corso e quello che verrà. Vedendolo arrivare in cima alla Redoute il giovedì assieme a Francesco Busatto non era sembrato particolarmente dolorante, ma è meglio farsi raccontare da lui (in apertura, nella foto Instagram/cyclingmedia_agency).

Il UAE Tour è stato la prima corsa di Colleoni con la maglia della Intermarché-Wanty
Il UAE Tour è stato la prima corsa di Colleoni con la maglia della Intermarché-Wanty
Come è correre in Belgio in una squadra belga?

A correre qui, si sente la differenza, altrimenti è un team internazionale. Molto familiare, questo sì: mi trovo bene. Ho trovato un ambiente tranquillo, professionale, non avevo dubbi. Sono a mio agio anche con i compagni e lo staff. La cosa che mi piace tanto è il programma. Ci sono stati dei piccoli cambiamenti, però già da dicembre sapevo dove avrei corso. Più o meno ho il calendario per tutto l’anno, al netto di quello che può capitare. E questo è ottimo, perché si può programmare bene il lavoro.

E’ utile programmare a così lunga scadenza?

Arrivo da un anno difficile, ho avuto i miei problemi e sono arrivato qua senza averli ancora sistemati del tutto. Per questo vivo molto alla giornata. Ho trovato uno staff medico, osteopati e fisioterapisti molto preparati e sono migliorato tanto. Non voglio dire che sia passato al 100 per cento, ma sto parecchio meglio.

Si è scoperto che cosa sia successo in quella caduta?

In realtà non ho rotto niente, almeno da quello che si è visto. Solo che è cominciato questo mal di schiena che mi sono portato avanti per il resto della stagione. Ho iniziato a migliorare da questo inverno dopo che sono finite le corse, facendo di tutto e di più. Osteopati, fisioterapisti… Non li conto neanche più! Poi ho trovato un osteopata a Bergamo che ha iniziato a seguirmi facendo gli stessi trattamenti di quelli della squadra. E facendo questo, più tanti esercizi, la cosa ha iniziato a dare meno problemi. La causa non si è trovata ancora, non sappiamo cosa sia. Però facendo determinati trattamenti, funziona.

Nel 2023 Colleoni correva alla Jayco-AlUla, qui al Giro di Sicilia parla con Petilli
Nel 2023 Colleoni correva alla Jayco-AlUla, qui al Giro di Sicilia parla con Petilli
Niente più dolore?

Negli ultimi mesi sembra essere sparito. Ho qualche fastidio fuori dalla bici che prima non avevo, però in sella tutto sommato non è male. Prima non riuscivo a starci, l’anno scorso ad agosto non riuscivo a fare neanche un’ora. Il dolore prendeva la parte bassa e a destra, gamba e gluteo. All’inizio hanno ipotizzato che si trattasse di una sciatalgia, ma in realtà non è stato quello. E’ più  un’infiammazione generale, causata da uno squilibrio.

Dagli esami non è emerso nulla?

Ho fatto risonanze, il test per la composizione delle ossa, la tac. Eppure non c’è un problema visibile, bensì tanti piccoli problemi che però non possono portare a quel dolore. Prima della caduta non ho mai avuto nulla, quindi deve essere cominciato per forza da lì. Una cosa di cui mi sono accorto e che hanno notato anche gli osteopati è che da allora non ero più bilanciato, sia in bici che fuori. Una cosa che mi ha fatto migliorare è stato andare da un oculista.

Per fare cosa?

Abbiamo riscontrato che dall’occhio destro mi manca uno 0,4, mentre il sinistro è a posto. Perciò abbiamo fatto delle prove e mettendo una lente correttiva, in bici praticamente mi raddrizzo. La mia schiena non carica solo da una parte, ma è bilanciata e così anche l’appoggio sui piedi quando cammino. Adesso è 50-50, mentre prima pendevo da una parte. Perciò vado in bici con le lenti a contatto. E’ una cosa cui non credevo neanche io. Ci sono andato perché me l’ha detto l’osteopata. Eravamo andati anche dal dentista, ma il palato è dritto e non incide sulla posizione, invece gli occhi fanno tantissimo. Porto le lenti da questo inverno, da dicembre: 24 ore su 24, le tolgo solo per dormire. E non vanno bene quelle usa e getta, perché mi manca troppo poco e non ne fanno, per cui devo prenderle su misura.

Alla Strade Bianche, chiusa con un ritiro. Qui con Michele Gazzoli
Alla Strade Bianche, chiusa con un ritiro. Qui con Michele Gazzoli
Perciò adesso pedali come ai vecchi tempi?

Ho cominciato a non avere più fastidio e a ripedalare in maniera più soddisfacente. Diciamo che all’inizio dell’inverno ho avuto un po’ di acciacchi, per cui ho iniziato tardi. Ho cominciato ad allenarmi al ritiro di dicembre, prima niente. Da gennaio ho iniziato a fare i lavori e mese dopo mese è andata sempre meglio. In gara ho avuto qualche fastidio all’inizio delle prime gare, però ad esempio il Giro dei Paesi Baschi è stata la prima gara dopo un anno in cui non ho avuto dolori. So che possono tornare, sono molto obiettivo sulla cosa perché un problema così non può sparire da un giorno all’altro. Lo so e ci lavoro.

In che modo?

Faccio trattamenti e faccio tanto stretching. Quando sono alle corse, ho il massaggiatore e l’osteopata che controlla che sia dritto col bacino e tutto il resto. Quando sono a casa, non posso andarci tutti i giorni, ma cerco di vederli il più spesso possibile. Magari una volta a settimana, dieci giorni. Intanto ho i miei esercizi e una volta a settimana vado in palestra, che mi ha aiutato tanto a rinforzare tutta la schiena. Pesi e corpo libero. E’ stata l’unica cosa che, quando avevo male, non mi dava fastidio. Il solo modo che avevo per potenziare e comunque mantenere il tono.

Cambiando squadra, hai cambiato anche posizione in bici?

Abbiamo fatto un gran lavoro su questo, ma alla fine non è cambiata tanto, se non per dei dettagli. L’ho fatto tramite il mio osteopata a Bergamo e un biomeccanico che veniva nel suo studio. A ogni modifica che si faceva, si testava la risposta del corpo. Se mi storcevo o restavo dritto, se mi si bloccava una gamba oppure no. E’ una cosa che ti porta via tanto tempo, i primi giorni non noti la differenza, però a lungo andare te ne accorgi. Basti pensare che da quando correvo alla Biesse-Carrera, ho sempre mantenuto la stessa posizione.

Nella seconda tappa del Catalunya con arrivo a Vallter 2000, la fuga con Colleoni è andata avanti per 146 chilometri
Nella seconda tappa del Catalunya con arrivo a Vallter 2000, la fuga con Colleoni è andata avanti per 146 chilometri
Invece adesso?

Da quando ho avuto questo problema, sapendo che ogni modifica poteva migliorare o peggiorare, sono tanto minuzioso. Porto con me sempre la sella da allenamento per controllare che quella da gara sia uguale. Non perché non mi fidi, ma ho imparato che il corpo risente anche di un solo millimetro e può perdere efficienza.

Quindi adesso si riparte con motivazioni intatte?

Il primo obiettivo per quest’anno era rimettermi a posto. Non ho ancora fatto risultati, ma gara dopo gara sto migliorando e mi torna la fiducia. Dovrei fare il Giro d’Italia, il mio primo Grande Giro: la preparazione è incentrata su questo. Ho fatto solo gare WorldTour, è il solo modo per migliorare. L’unica un po’ minore, tra virgolette, è stata la Milano-Torino. Ovvio che sia più difficile fare risultati, ma ora l’interesse è crescere. Non avrò un obiettivo principale, se non aiutare la squadra e cercare di togliermi qualche soddisfazione.

Hai parlato di fiducia. 

Quella fa tanto. L’anno scorso andavo alle gare sapendo già di non avere possibilità. Non per colpa mia, ma per un problema fisico. Parti già sconfitto, non è facile. Quest’anno non ho ancora la fiducia di prima, però vedo che man mano miglioro. Manca di fare il prossimo salto, magari un risultato o qualcosa che possa farmi ritrovare la fiducia. Se anche mentalmente mi tolgo questo peso, so che posso tornare a fare delle buone prestazioni.

La Liegi di Colleoni chiusa al 96° posto a 19’13” da Pogacar (foto Instagram/cyclingmedia_agency)
Liegi chiusa al 96° posto a 19’13” da Pogacar (foto Instagram/cyclingmedia_agency)
A che punto pensi di essere della tua carriera?

Ognuno ha la sua maturazione fisica. Ho ancora 24 anni e vedo che nel ciclismo di adesso, tutti si aspettano troppo dai più giovani. Da una parte è normale, perché tanti passano e vincono. Ma io arrivo da un ciclismo in cui fino agli juniores mi allenavo con mia mamma (Imelda Chiappa, argento su strada ad Atlanta 1996, ndr). Uscivo tre volte a settimana, da under il massimo che facevo erano 5 ore. Adesso vedo juniores che si allenano 5-6 ore come i professionisti, è normale che passano e vanno forti. Però vedo anche altri che iniziano ad emergere a 26-27, quindi secondo me ognuno ha i suoi tempi. E di una cosa sono certo: in questo momento quello che conta è andare forte. Se vai forte, fai il capitano. Altrimenti impiegano davvero poco a rimpiazzarti.

Rise Pro Mips, il casco della Intermarché spiegato da Colleoni

20.04.2024
6 min
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RIEMST (Belgio) – «All’inizio la differenza fra il nuovo casco e il vecchio la noti. La prima volta che lo metti – racconta Kevin Colleoni, corridore della Intermarché-Wanty – magari la chiusura è un po’ diversa, però generalmente sono tutti comodi. Non ho mai trovato negli ultimi anni un casco scomodo, forse uno può pesare qualche grammo in più e lo noti quando lo prendi in mano, ma una volta che lo hai sulla testa, passa tutto… Magari ti accorgi che circola più o meno aria, però generalmente bastano tre, quattro giorni e ci si abitua».

Il bergamasco è approdato quest’anno alla squadra belga dove, oltre a tutto il resto, ha ricevuto in dotazione il casco Uvex Rise Pro Mips. I suoi compagni che già c’erano – fra loro anche gli italiani Rota, Petilli e Busatto – lo avevano già ricevuto la scorsa estate, dato che per il debutto il marchio tedesco ha scelto il Tour de France 2023.

Feritoie davanti per l’ingresso dell’aria e dietro per la fuoriuscita: la calotta è costruita in modo modulare
Feritoie davanti per l’ingresso dell’aria e dietro per la fuoriuscita: la calotta è costruita in modo modulare

Caschi da 90 anni

Uvex produce caschi dal 1926: nel ciclismo e anche nello sci e nei cantieri. «Da oltre 90 anni – spiega Michael Winter, amministratore del gruppo Uvex – produciamo e commercializziamo prodotti di alta qualità per la protezione delle persone nello sport, nel tempo libero e nel lavoro. E se vuoi proteggere le persone, devi assumerti la responsabilità. E’ proprio da questa missione che deriva il nostro obbligo di agire in modo sostenibile, sociale e socialmente responsabile».

Perché queste non siano soltanto parole, con dedizione tipicamente tedesca, Uvex ha sposato tutte le tecnologie utili al conseguimento dell’obiettivo. Così basta tenere fra le mani il casco di Colleoni per accorgersi dell’etichetta Mips, il sistema che protegge la testa e il cervello dalle lesioni durante l’impatto obliquo, assorbendo le forze rotazionali e centrifughe durante le cadute. Inoltre, l’adozione di uno strato a basso attrito nella parte a contatto con la testa, permette un minimo movimento relativo all’interno del casco stesso, senza attriti che costringano il capo a movimenti forzati.

Colleoni, 24 anni, corre con la Intermarché e il casco Uvex da quest’anno: qui al Catalunya
Colleoni, 24 anni, corre con la Intermarché e il casco Uvex da quest’anno: qui al Catalunya

Calotta modulare

Fra le caratteristiche che permettono l’assorbimento migliore degli urti, va annotata la costruzione della calotta in più parti. Vengono infatti abbinati un guscio rigido in plastica ABS all’esterno alla tecnologia Inmold per l’interno, integrando solidità e stabilità. Il guscio ha lo strato interno in EPS ammortizzante e quello esterno in policarbonato. La tecnologia Inmold utilizzata offre livelli elevati di protezione in cambio di un peso minimo. A ciò vanno aggiunte la nuova aerodinamica e l’ottimizzazione del circolo interno dell’aria, grazie alle ampie feritoie.

«Preferisco sempre avere il casco leggero – spiega Colleoni – con i modelli aero non mi sono mai trovato bene. Forse perché da quando corro, ho sempre avuto la sensazione dell’aria nei capelli e quella con i caschi leggeri non si perde. Anzi, è proprio una sensazione che ricerco. Ovviamente quando poi fa freddo, metto in testa una cuffietta per ripararmi. Il nostro casco di quest’anno forse non è il più leggero, però mi piace il senso di solidità che trasmette. Quando lo prendi in mano e poi lo indossi, percepisci che sia davvero sicuro».

Il sistema di chiusura 3D IAS permette l’adattamento a ogni forma di testa
Il sistema di chiusura 3D IAS permette l’adattamento a ogni forma di testa

Vestibilità su misura

Il passaggio da una squadra all’altra richiede l’adattamento ai nuovi materiali. Dalle nuove misure della bici, alla personalizzazione dell’abbigliamento e anche l’uso di nuovi pedali. Magari può sembrare più semplice adattarsi a un nuovo casco, ma anche in questo caso si tratta di trovare il giusto equilibrio fra la libertà necessaria e la necessità di stringere i cinghietti perché il sistema sia sicuro.

Uvex ha adottato per i suoi prodotti il sistema 3D IAS, che consente una vestibilità molto precisa. Larghezza e altezza sono regolabili autonomamente una dall’altra, per adattarsi a una vasta gamma di circonferenze e forme della testa. Questo fa sì che, copiando perfettamente l’anatomia dell’utente, la vestibilità sia comoda e soprattutto sicura.

«I sistemi di chiusura sono spesso diversi – conferma Colleoni – con questo sono riuscito a regolare il casco e averlo davvero su misura. Ovviamente non puoi pensare di avere la stessa sensazione da un casco all’altro, però una volta fatte le regolazioni, sembra di averlo sempre usato».

Colleoni racconta di aver provato il casco in condizioni di grande caldo al UAE Tour, l’aerazione è stata efficace
Colleoni racconta di aver provato il casco in condizioni di grande caldo al UAE Tour, l’aerazione è stata efficace

Aerazione efficace

Poi subentrano le sensazioni, perché il casco nasce in laboratorio, viene testato e omologato, ma la valutazione finale spetta chi dovrà usarlo. E nel caso dei corridori, si parla di un impiego ripetitivo e in ogni condizioni meteo. Ecco perché, fra le altre cose, risulta comoda la possibilità di rimuovere, lavare e asciugare rapidamente le imbottiture interne.

«Anche se siamo soltanto ad aprile e qui in Belgio sembra ancora inverno – ammette sorridendo il bergamasco – ho usato questo casco anche in situazioni di grande caldo, come al UAE Tour. L’ho trovato traspirante e ben aerato, non ho avuto problemi. E nemmeno ho mai avuto l’esigenza di avere una retina interna per evitare che entrino ad esempio gli insetti. Perché a quel punto tanto vale prendere un modello aero: la retina infatti oltre agli insetti ferma anche l’aria. Gli occhiali invece a volte li infilo sopra, oppure dietro sul collo. Si tolgono soltanto in salita e poi nemmeno sempre…».

Il casco deve restare al suo posto e non risultare scomodo. Un valore aggiunto è il sistema Mips
Il casco deve restare al suo posto e non risultare scomodo. Un valore aggiunto è il sistema Mips

Taglie e prezzi

Il casco è disponibile in due taglie che permettono di coprire ogni circonferenza: 52-56 e 56-59. Tra i dettagli che possono fare la differenza, c’è senz’altro la chiusura magnetica, che permette di aprirlo e chiuderlo con un solo tocco, grazie al sistema Fidlock. La fibbia del casco è comandata da un magnete, in modo che il funzionamento sia intuitivo e agevole anche indossando i guanti. E per essere certi che il casco sia davvero chiuso, basta prestare attenzione al “clic” che conferma l’aggancio.

Il casco Uvex Rise Pro Mips è in vendita a 219,95 euro. Domani lo vedrete in corsa alla Liegi-Bastogne-Liegi anche con il nostro amico Colleoni e poi al Giro d’Italia. Si sono già svolte mille gare, ma il bello deve ancora venire.

Uvex Sports

Colleoni: il futuro all’Intermarché e un presente che lo fa tremare

27.10.2023
4 min
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Kevin Colleoni è di ritorno dal primo ritiro, solamente conoscitivo, con la sua nuova squadra: la Intermarché-Circus-Wanty. Il corridore bergamasco lascia i colori della Jayco-AlUla e riparte dal Belgio. 

«Abbiamo fatto un ritiro di tre giorni – racconta Colleoni – un team building, una cena ed un’uscita leggera in bici. Ci sono stati degli incontri per parlare della stagione 2024, devo dire che l’ambiente mi ha fatto una bella impressione. E’ un po’ come se si ricominciasse da zero, alcune cose sono simili, altre diverse, però mi sono sentito fin da subito parte del gruppo, e questo è bello».

Francesco Busatto, Lorenzo Rota, Kevin Colleoni, Simone Petilli: ecco i quattro azzurri del team belga
Francesco Busatto, Lorenzo Rota, Kevin Colleoni, Simone Petilli: ecco i quattro azzurri del team belga

Obiettivo rosa

La carriera di Colleoni riparte dopo i tre anni trascorsi alla Jayco: con il team australiano è passato professionista ed ha avuto modo di prendere le misure con questo mondo. Cambiare squadra, per lui, vuol dire continuare il cammino e come ci ha già anticipato, assaporare qualche novità. 

«Una similitudine su tutte – ci spiega ancora Colleoni – è come sono organizzate le riunioni, l’approccio al calendario e al programma di allenamento. Una grande differenza, in positivo, è che a grosse linee ho già un programma di gare da qui a metà anno. Dovrei fare il Giro, e di conseguenza, correre la prima parte di calendario in preparazione a questo evento».

Colleoni a colloquio con Petilli, dalla prossima stagione saranno compagni di squadra
Colleoni a colloquio con Petilli, dalla prossima stagione saranno compagni di squadra
Sarebbe la tua prima grande corsa a tappe…

Ho parlato con l’Intermarché di questo mio obiettivo e ci siamo trovati sulla stessa lunghezza d’onda. 

Nei tre anni in Jayco non hai mai fatto una corsa del genere, come mai?

Nella mia permanenza da loro ho fatto tante corse ed altrettante esperienze importanti, ma una cosa che mi mancava era proprio un grande Giro. Avrei potuto farlo nel 2023, ma un problema fisico mi ha stoppato e devo ammettere che questo non è stato un anno all’altezza.

Cosa è successo?

Una caduta alla Coppa Agostoni del 2022 mi ha causato un problema alla schiena/gamba destra che sto ancora risolvendo. Questo inverno starò fermo fino a quando non avrò le giuste risposte, ora sto facendo delle terapie che spero mi facciano ripartire al più presto. 

Di che problema si tratta?

Non abbiamo ancora trovato una causa, ma ho sempre dolore in quella zona, fino ad una certa intensità è ancora sopportabile, ma sopra soglia è come se avessi un blocco. Probabilmente io e la squadra abbiamo sottovalutato i danni della caduta, ma è anche vero che nel finale del 2022 ho corso come da programma. Il problema è sorto alla Tre Valli Varesine, ma non mi sono fermato. Ingenuamente abbiamo pensato che fossero delle botte. 

Giro dell’Emilia 2022, i segni della caduta dell’Agostoni sono ancora visibili
Giro dell’Emilia 2022, i segni della caduta dell’Agostoni sono ancora visibili
Un anno senza una diagnosi è tanto.

Lo so. Abbiamo fatto tanti controlli ed ho sentito tanti pareri da medici e fisioterapisti. Non abbiamo mai trovato una vera e propria causa, solo tante cose da vedere e sistemare. In primis le calcificazioni che sono uscite a livello osseo. Non avendo fatto esami subito dopo la caduta non possiamo sapere se sono dovute a microfratture o a infiammazioni. 

Con chi hai lavorato principalmente?

Con il mio fisioterapista, Maffioletti. Con lui abbiamo notato che ho il bacino ruotato ed un sovraccarico sulla gamba destra. Il problema è che con la fisioterapia mi sistemano, ma poi la sera sento di avere gli stessi problemi. Ho provato a cambiare anche posizione in bici ma nulla. Probabilmente è un meccanismo di difesa del corpo. Ho fatto tanti trattamenti: tecar, crioterapia, disinfiammazione…

Nel 2023 Colleoni ha collezionato solamente 39 giorni di corsa
Nel 2023 Colleoni ha collezionato solamente 39 giorni di corsa
E non hanno portato a nulla?

Sento di stare meglio al momento, ma poco dopo il problema torna. Questa cosa un po’ mi preoccupa, è il mio dubbio di tutti i giorni. Dopo aver visto cosa ho fatto nel 2023, posso dire che non potrei andare avanti così. Senza problemi fisici ho fatto vedere che posso fare bene, ora ho un limite, dovessi riuscire a superarlo sarei tranquillo perché sono convinto dei miei mezzi. 

Anche perché dopo i primi tre anni da professionista ora è tempo di dimostrare qualcosa in più.

Sono passato da under 23 a professionista, ma ho azzerato tutto, sono due categorie troppo diverse. Quelli fatti prima erano solo dei numeri. Nei primi due anni in Jayco ho fatto tanta esperienza e delle belle gare, vedevo tanti miglioramenti. Il 2023 ha rappresentato un anno di stop che ha bloccato un po’ tutto. Spero di ripartire al più presto.

Attento e motivato, Belleri studia e punta ai pro’

25.02.2023
6 min
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Senza girarci troppo attorno, questa stagione per Michael Belleri può rappresentare il definitivo trampolino di lancio per guadagnarsi una chiamata tra i professionisti. D’altronde il 23enne bresciano di Polaveno la categoria superiore l’ha assaggiata l’anno scorso con una ventina di gare nel calendario della sua Biesse-Carrera.

Per passare “di là” Belleri sa di essere ormai nella formazione giusta e di poter contare su due diesse preparati come Milesi e Nicoletti. Ed è altrettanto consapevole che dovrà dare un seguito alle ultime due annate in cui ha dimostrato di saper vincere. I sigilli ottenuti nel 2022 a Castelfidardo (stessa gara vinta anche l’anno prima) e a Parabiago sono una parte del biglietto da visita che vorrebbe completare nei prossimi mesi aggiungendo una maggiore continuità. Come ci ha detto lui, sa a chi ispirarsi e quale potrebbe essere il suo ruolo. Tutti spunti utili che prende leggendo gli approfondimenti dei corridori sul web.

Michael com’è andato l’inverno?

Con la squadra abbiamo fatto circa venti giorni di ritiro in Spagna a Denia. Le sensazioni sono buone e mi sembra di stare bene. Anche gli ultimi allenamenti in vista delle prime gare (debutto stagionale oggi alla San Geo, ndr) hanno dato buoni riscontri. Mi sento pronto, anche se proprio queste prime gare sono sempre delle incognite. Non mi preoccupo se non andranno secondo i piani, non mi esalterò troppo se andranno bene. Quest’anno voglio fare più attenzione a certi aspetti.

Avverti un po’ di pressione quindi?

Quella c’è sempre, ma me la metto da solo. Da parte di squadra e staff non ne ho, loro mi supportano sempre e in tutto. Diciamo che essendo al secondo anno elite, voglia e motivazioni non mi mancano. Cercherò di essere regolare. Poter passare pro’ con cinque vittorie o nessuna onestamente mi cambia poco. Certo vincere aiuta sempre, ma guardate Colleoni, mio ex compagno, che nel 2020 fece sei secondi posti. Oppure Busatto l’anno scorso che ne fece otto. Da dilettanti non hanno mai vinto, ma si sono meritati un contratto in formazioni importanti, facendo in totale una marea di piazzamenti nei cinque. Sono due esempi che vorrei seguire.

Sei un corridore che va bene sugli strappi e col colpo da finisseur. Quali altre caratteristiche hai?

Sono più a mio agio sui percorsi misti, ma anche su salite medio-lunghe riesco a tenere piuttosto bene chi è più scalatore di me. Nel 2021 avevo fatto decimo sul Monte Grappa a 50” dal vincitore. Dovrei lavorare molto di più sugli sprint perché spesso si arriva in gruppetto ed è fondamentale avere uno spunto veloce. Le mie prerogative principali però sono tirare per i compagni o andare in fuga. Sono le cose che mi riescono meglio. Non ho paura di prendere vento in faccia.

Queste sono qualità sempre molto apprezzate dalle squadre professionistiche.

Lo so, infatti. L’anno scorso su venti gare disputate con i pro’, in sette sono andato in fuga. Su tutte ricordo quella alla Agostoni con 140 chilometri all’attacco con altri corridori. Oppure quando nel 2021 ho corso il Giro di Toscana con la nazionale ed ho aiutato De Marchi, il nostro capitano, a prendere una delle ultime salite davanti. Lui arrivò secondo e a fine gara venne da me a dirmi «Bravo giovane». Fu una grande soddisfazione. E’ anche da quel momento che ho pensato che io tra i pro’ potrei e saprei essere adatto come gregario.

E dal punto di vista tattico invece come se la cava Michael Belleri?

Sto imparando a gestire le energie fisiche e mentali. Spesso spreco molto. L’anno scorso a maggio a Monte Urano ho fatto terzo dietro Raccani e Lucca, ma Marco (il diesse Milesi, ndr) era arrabbiatissimo con me. Mi ha dato dei nomi (sorride, ndr), perché quel giorno avevo vinto tutti i traguardi volanti e i gpm, non mi ero risparmiato, ma avevo buttato via la corsa. Due settimane dopo sono tornato nelle Marche con Dario (l’altro diesse Nicoletti, ndr). Lui, memore di quell’episodio, mi ha detto che mi avrebbe indicato dalla radio quando muovermi nel finale.

E come è andata?

Bene, ha avuto ragione lui, perché ho vinto. Quest’anno dovrò seguire meno il mio istinto. Ho capito dove sbagliavo. Insomma, andrò sempre all’attacco, ma usando molto di più la testa.

Nel 2022 Belleri ha indossato la maglia della nazionale ai Giochi del Mediterraneo (foto instagram)
Nel 2022 Belleri ha indossato la maglia della nazionale ai Giochi del Mediterraneo (foto instagram)
Appunto, cosa ti hanno detto i tuoi due tecnici durante il ritiro?

Marco e Dario mi hanno responsabilizzato molto. Sono alla quarta stagione in Biesse-Carrera e sono uno dei più “vecchi” assieme a Belletta, arrivato quest’anno. Mi chiedevano consigli sulle strade da fare e sui miei compagni, lasciandomi anche qualche libertà in più in allenamento. Questo è un aspetto che mi dà morale perché Marco e Dario se ne intendono. Se fanno così significa che hanno visto qualcosa in me che posso trasmettere agli altri.

Da dove nasce questa esperienza?

Sono tutte cose imparate sulla strada e rubando qualche trucco del mestiere agli altri corridori, leggendo tutti i vostri articoli, specie quelli sulla preparazione. Vi confesso, anche se ve ne sarete accorti dalle mie “reazioni social” sotto i vostri profili (sorride nuovamente, ndr), che mi piacciono tutti e mi aiutano a trarre un vantaggio.

Nel 2022 Belleri ha disputato venti gare in mezzo ai professionisti (foto instagram)
Nel 2022 Belleri ha disputato venti gare in mezzo ai professionisti (foto instagram)
Questo ci fa davvero piacere Michael, ma non distraiamoci che il 2023 agonistico è iniziato! Che programma avrai?

Andiamo avanti… (piccola risata e breve silenzio, prima di tornare serio, ndr). Indicativamente dovrei fare lo stesso calendario della passata stagione. Correremo in mezzo ai pro’ a Laigueglia, Larciano, Per Sempre Alfredo, Giro di Sicilia ed altre che vedremo più avanti. Per una di queste un piccolo obiettivo però ce l’ho. Mi piacerebbe vincere o andare molto forte al Città di Brescia, la corsa che si disputa in notturna. Non è proprio adatta a me però per me è la gara di casa, o meglio dei sogni. Le luci, il pubblico e il tifo rendono l’atmosfera magica come se fosse uno stadio o una kermesse delle stelle.

Sono tutti pronti per il WorldTour? Il caso di Conca

21.10.2022
4 min
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Per uno di quei collegamenti involontari che si creano quando parli spesso con corridori e di corridori, dopo aver letto il pezzo di ieri sulla scelta di rapporti di Filippo Conca, la chiamata a Marco Milesi per farsi raccontare la Biesse-Carrera del 2023 è diventata lo spunto per un altro tema. Si può dire davvero, come ha fatto Basso, che a Colleoni e Conca avrebbe fatto bene correre due anni all’Androni anziché rompere il primo contratto e andare alla Bike Exchange e alla Lotto Soudal? Passare diretti nel WorldTour è sempre la scelta migliore?

I due ragazzi lombardi hanno ottenuto le cose migliori fra gli under 23 proprio con Milesi ed è sotto gli occhi di tutti che il loro adattamento nel WorldTour sia stato finora laborioso. E mentre Colleoni ha firmato a gennaio il rinnovo con il team australiano prolungandolo di un anno, Conca ha chiuso i due anni alla Lotto con una buona Vuelta (foto di apertura) e passerà alla nuova Q36.5 con Missaglia come direttore.

Colleoni e Conca (qui a Laigueglia alle spalle di Giordani) hanno corso con la Biesse-Arvedi fino al 2020
Colleoni e Conca (qui a Laigueglia alle spalle di Giordani) hanno corso con la Biesse-Arvedi fino al 2020
Marco, sarebbero stati davvero meglio in una professional?

Conca sicuramente. Alla Lotto non ha trovato il suo ambiente. Io ho corso in Belgio e se non entri nel loro clima, ti trovi davanti a un muro. Con Missaglia invece potrebbe tornare il Conca che attacca e che in alcune tappe si è visto alla Vuelta.

Non si poteva prevedere che alla Lotto non avrebbe trovato il suo ambiente?

Diciamo che è stato un anno particolare, perché non avendo risultati erano tutti nervosi e alla fine sono retrocessi.

Mentre Colleoni?

Kevin potrebbe dare di più e glielo dico sempre. Ha qualità. Ma nelle WorldTor ci sono altre regole e la corsa spesso è bloccata attorno al capitano. Le uniche occasioni che hai di fare la corsa sono quando non c’è un leader, come per Conca alla Vuelta. Se non hai le gambe e la testa per emergere subito, puoi scegliere di fare il gregario di lusso, altrimenti finisci ai margini.

Colleoni ha esteso il contratto con la Bike Exchange, ma secondo Milesi può fare molto di più
Colleoni ha esteso il contratto con la Bike Exchange, ma secondo Milesi può fare molto di più
Possibile che non ci sia nessuno che ti segua e ti metta nelle condizioni di emergere?

Difficilmente trovi un direttore sportivo che lo faccia, per andare in certe squadre devi essere grandicello. Uno è Davide (Bramati, ndr), ma ce ne sono pochi che danno la scossa ai giovani. Gli altri ti dicono che va bene finché va bene il capitano.

Nel 2023 qualche tuo corridore passerà professionista?

Spero Ciuccarelli con Savio, pare che alla fine riusciranno a fare la squadra. Poi Foldager, che ha firmato con la Bike Exchange dal 2024, quindi farà ancora un anno con noi. Garosio va alla Eolo-Kometa. Invece Svrcek da luglio è alla Quick Step e in Slovacchia è andato anche bene. Peccato si sia rotto la clavicola sul più bello: di fatto non lo abbiamo mai visto.

Sarete ancora Biesse-Carrera-Premac?

Esatto. In più gli sponsor tecnici hanno rinnovato tutti subito, alcuni hanno chiesto un contratto triennale. Evidentemente come immagine abbiamo lavorato bene. Sono arrivati D’Amato e Arrighetti. Abbiamo preso Rinaldi che correva nella Swiss Racing Academy di Cancellara. Ho parlato con Fabian e non sono riusciti a inserire nella Tudor tutti i giovani e mi pare che abbia un bel motore. E poi viene su qualcuno dal vivaio.

Dopo le due vittorie 2021, Ciuccarelli aveva firmato con la Drone Hopper: la squadra si farà?
Dopo le due vittorie 2021, Ciuccarelli aveva firmato con la Drone Hopper: la squadra si farà?
Prosegue il team juniores?

Certo ed è anche un bel gruppo, con gli stessi sponsor della continental. Questo ci permette di prendere allievi interessanti. Abbiamo 11 juniores con 2 campioni italiani e uno di questi, fatemelo dire, è mio figlio Alessandro. E con l’arrivo di Enrico Barbin che affiancherà Renato Galli, riusciremo a seguirlo bene.

Barbin che hai avuto anche come corridore…

Alla Trevigiani, per tre anni, nello stesso periodo di Mattia Cattaneo. Con me ha vinto il Liberazione e il De Gasperi, parliamo la stessa lingua.

Colleoni apre a Zana le porte della BikeExchange

29.09.2022
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Filippo Zana dalla prossima stagione vestirà la maglia del team BikeExchange Jayco, la prima avventura in una squadra WorldTour per il neo campione italiano. Quando si inizia un nuovo cammino è sempre bene avere un punto di riferimento, qualcuno che ti apra le porte del mondo che stai per affrontare. E chi meglio di Kevin Colleoni, uno dei pochi, anzi pochissimi, corridori italiani che militano in questa squadra (oltre al bergamasco ci sono Matteo Sobrero ed Alexander Konychev, quest’ultimo però è in scadenza di contratto)?

Coetanei

Alla vigilia della Coppa Agostoni, i corridori della BikeExchange e della Kern Pharma fanno visita a Cicli Sardi, Giant Store di Monza e vera istituzione per i pedalatori della Brianza e non solo. Un negozio nascosto da palazzoni che sembrano tutti uguali ma che in realtà non lo sono. Approfittiamo della presenza di Colleoni per iniziare ad aprire qualche spiraglio sulla nuova avventura di Zana.

«Filippo lo conosco da tanto tempo, fin dalle categorie inferiori (ci dice nel retro del negozio, lontano da occhi curiosi, Colleoni, ndr). Siamo sempre stati rivali ma amici fuori, è una bella cosa che il campione italiano venga da noi e se lo merita pienamente».

Zana porterà la maglia tricolore alla BikeExchange: «Sarà strano all’inizio averla in squadra», ci ha detto Colleoni
Zana porterà la maglia tricolore alla BikeExchange: «Sarà strano all’inizio averla in squadra», ci ha detto Colleoni
Alla BikeExchange siete pochi corridori italiani, è più facile legare?

Cerchiamo di legare un po’ di più tra di noi, forse diventa anche più semplice. Secondo me si troverà bene, sia con lo staff che con i compagni, la nostra è una squadra molto tranquilla. Avrà il giusto spazio ed i tempi necessari per capire come si lavora. 

Lo staff che vi circonda com’è? 

Mi sono sempre trovato bene con tutti: meccanici, massaggiatori, nutrizionista. Essendo per la maggior parte italiano o spagnolo anche per me integrarmi all’inizio è stato più semplice. 

La vostra nutrizionista è Laura Martinelli, vi trovate bene?

E’ con noi da quest’anno, è molto brava nel suo lavoro e non ci fa mancare nulla. Quando abbiamo bisogno di qualcosa basta chiamarla e lei è sempre disponibile. Ci mette molta programmazione e cura nel suo lavoro, se c’è un obiettivo da raggiungere pianifica tutto prima nei minimi dettagli. 

I meccanici, invece?

Abbiamo la fortuna di avere il magazzino vicino a Varese, quindi per ogni richiesta o consiglio chiamo loro. Ogni gara cambia il team dei meccanici, quindi è più difficile creare un rapporto specifico.

Zana e Sobrero sul percorso dei mondiali di Wollongong, i due l’anno prossimo saranno in squadra insieme
Zana e Sobrero sul percorso dei mondiali di Wollongong, i due l’anno prossimo saranno in squadra insieme
Con chi è più facile creare un rapporto di amicizia, confidenza?

Con i massaggiatori, perché si passa più tempo insieme dopo la corsa, sono la tua valvola di sfogo se le cose vanno male o i primi a festeggiare con te se al contrario vanno bene. Io mi sono legato particolarmente con Gobbi, che è di Bergamo anche lui, ma anche con Lenzi che è di Varese. Diciamo che sono un po’ i punti di riferimento.

Qual è stata la tua prima difficoltà, così da dare un esempio pratico a Zana…

A primo impatto direi che è stato il fatto di essere in una squadra estera, ho sempre corso in squadre italiane, come Filippo. All’inizio ti trovi di fianco grandi campioni e non sai nemmeno bene come rapportarti, pensi che siano una spanna sopra gli altri, ma con il tempo capisci che sono solo i tuoi compagni.

In una squadra australiana, con compagni da tutto il mondo l’inglese è fondamentale.

A dire la verità la cosa più difficile per me, ancora tutt’ora – dice con una risata – è quando i ragazzi australiani parlano tra di loro. Hanno un accento diverso e parole pronunciate in maniera differente, che noi europei non siamo abituati ad ascoltare.

Tu e Zana avete una corporatura simile, alti e slanciati, a livello di bici che consigli gli daresti?

Noi facciamo sempre, dopo il Lombardia, tre giorni di ritiro dove si organizzano visite mediche, abbigliamento e misure delle bici. Si fanno tante prove ed alla fine si sceglie: abbiamo due modelli di bici a disposizione: la Propel per le tappe in linea e la Tcr per le tappe di montagna.

Tu le hai usate entrambe?

Io quest’anno ho usato solo quella da scalatore (la Tcr, ndr), mentre il prossimo anno vorrei usarle entrambe. Sicuramente bisogna provarle, sono due telai diversi, sono molto soggettive le scelte.

Durante l’anno avete dei periodi in cui fate dei check con i meccanici o biomeccanici?

E’ una cosa molto soggettiva anche questa, la squadra mette a disposizione un biomeccanico che viene ai vari ritiri per permettere di fare anche delle piccole modifiche. Ma se uno desidera, durante la stagione è libero di andare anche da altre persone.

BikeExchange e Colleoni, un progetto che doveva andare avanti

17.09.2022
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E’ notizia di qualche giorno fa il prolungamento del contratto di Kevin Colleoni con la BikeExchange-Jayco. Ed è una buona notizia per un giovane italiano che milita in una squadra WorldTour. Questo consente al ragazzo lombardo di poter passare un inverno sereno e soprattutto di dare continuità a questo processo di crescita.

Lo spettro, diciamolo pure, era che senza risultati altisonanti e con il frettoloso ricambio generazionale che si è innescato, l’avventura di Colleoni nel WorldTour potesse interrompersi. Fortunatamente così non è stato. Copeland e i suoi tecnici, tra cui un certo Marco Pinotti, hanno creduto su questo atleta.

Colleoni (classe 1999) è rientrato in corsa nelle prove canadesi. Ora sotto con quelle italiane
Colleoni (classe 1999) è rientrato in corsa nelle prove canadesi. Ora sotto con quelle italiane
Kevin, hai rinnovato per un’altra stagione. Come è andata?

In realtà l’accordo c’era già da un po’ di tempo e per questo ero tranquillo. Era un accordo preso già ad inizio anno, poi quando me lo hanno proposto concretamente ho accettato subito.

Perché?

Perché mi sono sempre trovato molto bene in questo team e non avevo nessun motivo per rifiutare o cercare altro. Io sono contento e fiducioso. Sento che ogni anno faccio dei progressi. So che ci sono anche ragazzi più giovani e forti di me, ma non devo guardare a quei fenomeni che si contano sulle dita di una mano. Voglio crescere con costanza. E l’importante è non avere delle fasi di calo.

Avevi avuto altre offerte?

No, o almeno non so. Io ho cercato sempre e solo di parlare con la BikeExchange, pertanto non so se ci sono state, o ci sarebbero potute essere, altre offerte. Questo era l’obiettivo e l’ho raggiunto.

La dirigenza ha creduto in te, dunque…

Quando ero ancora un under 23 l’obiettivo con loro era quello di crescere e fare esperienza. E lo scorso anno prendendo parte a più gare di seconda fascia un po’ ne ho fatta. Quest’anno sento che vado meglio, ho fatto qualche step e già lavoro in ottica 2023, per continuare a crescere ed arrivare a fare più gare di prima fascia.

Per crescita Colleoni intende anche il feeling con la squadra e la sua maturità nell’essere corridore a 360°
Per crescita Colleoni intende anche il feeling con la squadra e la sua maturità nell’essere corridore a 360°
Quanto ha contato la presenza del tuo coach, Marco Pinotti?

Per me ha inciso tanto. L’anno scorso era un ambiente nuovo per tutti. Sono arrivato in una squadra australiana e mi ha aiutato a non essere una figurina. Marco mi ha aiutato sia dal punto di vista della preparazione che da quello gestionale all’interno della squadra.

Hai parlato di corse di primo livello. Sei reduce dalla trasferta americana con le due gare WorldTour in Canada. Sei soddisfatto?

Senza più la Vuelta, venivo da un periodo di stacco di tre settimane: niente corse. E quella era l’occasione giusta per iniziare a gareggiare pensando alle gare italiane, che sono il vero obiettivo, e per aiutare Matthews. Sono in crescita ma non sono ancora al meglio.

E quali saranno queste gare italiane in cui vuoi fare bene?

Farò la Coppa Agostoni il 29 settembre, quindi l’Emilia, la Tre Valli e il Lombardia.

Prima hai detto che non hai fatto la Vuelta, che invece era da programma: come mai? E ancora: fare un grande Giro è l’obiettivo del prossimo anno?

Sì, è uno dei goal del prossimo anno. Io mi sono posto come obiettivo la partecipazione al Giro d’Italia. Poi ne discuteremo bene a fine anno con la squadra. Riguardo alla Vuelta, non sono più andato per una decisione della squadra e anche per potermi concentrare meglio sul finale di stagione, su quelle gare che vi ho detto.

Colleoni è seguito da Marco Pinotti, con lui cura anche il discorso della crono
Colleoni è seguito da Marco Pinotti, con lui cura anche il discorso della crono
Con il discorso dei punti come sei messo? Fai parte dei primi dieci del team, quelli che contribuiscono al punteggio?

Fortunatamente sì e forse anche per questa motivazione non sono andato alla Vuelta e ho preso parte ad altre gare. L’obiettivo è fare più punti possibili da qui a fine anno, aiutando Simon Yates, che rientra dopo il Covid della Vuelta, e cercando il risultato personale.

Hai le idee chiare… Tra quelle che hai nominato, quale classica ti piace di più?

Il Lombardia. So che è WorldTour ed è più difficile, ma parte da Bergamo dove sono nato e dove mi alleno a volte. L’ho fatto anche l’anno scorso, mi era piaciuto e stavolta parto con un po’ di esperienza in più. E poi la gara di Montreal, dove sono andato bene, per certi aspetti gli somiglia. Insomma la base per fare bene c’è.

Te lo auguriamo…

E anche la Agostoni mi piace molto. Quella è un po’ la corsa di casa. Lissone è a dieci chilometri da casa mia e quelle delle Brianza sono le strade dove mi alleno tutti i giorni.

Colleoni, la crescita c’è, ma il grande Giro deve attendere

11.08.2022
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Tra le belle notizie dello Sazka Tour, non c’è stata solo la vittoria di Lorenzo Rota, ma anche l’ottima prestazione di Kevin Colleoni. Il lombardo della BikeExchange-Jayco è arrivato terzo, ma quel che più conta è stato il segnale che ha dato e le sensazioni che avuto.

Kevin ci racconta di essere in crescita, che la gamba inizia a girare e che la differenza rispetto allo scorso anno, quando era un debuttante tra i pro’, si sente.

Da oggi sarà impegnato in Norvegia, all’Arctic Race. Gambe e morale sono alti. «L’obiettivo – ammette Colleoni – è fare punti per la squadra con Groenewegen per le volate e Schultz per la generale. Magari per me è un po’ complicato fare risultato, ma vedremo giorno per giorno».

In Repubblica Ceca per Colleoni (classe 1999) un ottimo terzo posto finale
In Repubblica Ceca per Colleoni (classe 1999) un ottimo terzo posto finale

Crescita concreta

Kevin è stato un ottimo dilettante. Magari senza l’avvento del Covid avrebbe vinto di più e sarebbe passato con un palmares ancora più importante, chissà…

«Le cosa vanno bene, dai… Sto preparando questa seconda parte di stagione. Dopo lo stacco e la preparazione a Livigno sento che va bene. Meglio dello scorso anno. Mi sento più maturo e la differenza l’ho vista proprio in Repubblica Ceca».

«Riesco a stare meglio davanti, avere un obiettivo e arrivarci pronto… non è sempre scontato. Tutto sommato sto andando come mi aspettavo, non ho avuto problemi. E forse ho fatto anche qualcosina in più di quel che mi potevo attendere.

«L’anno scorso, al primo anno, è stata dura, adesso invece quando si va forte davvero sto davanti “facile”. Ci sono anche più motivazioni. E’ una crescita a 360 gradi».

A Livigno molte ore di allenamento, anche con la sua compagna Arianna Fidanza
A Livigno molte ore di allenamento, anche con la sua compagna Arianna Fidanza

Niente Vuelta

Colleoni aveva anche preso parte al Delfinato e di solito chi disputa quella corsa, a meno che non esca dal Giro, è dirottato verso il Tour. Vedendolo tra i partenti abbiamo sperato in una sua presenza alla Grande Boucle.

«Al Delfinato – dice Colleoni – sono andato per supportare la squadra e Gronenewegen in particolare. E a dire il vero il Delfinato lo avevo fatto anche l’anno scorso, ma solo per fare esperienza. 

«Il Tour non è mai stato nei programmi, quel che era in programma invece era la Vuelta, ma poi il team ha cambiato i piani e per il mio primo grande Giro dovrò aspettare il prossimo anno. E mi dispiace, perché ero pronto e l’ho dimostrato».

Neanche Kevin conosce le motivazioni reali di questo cambio di programma in corso d’opera. Probabilmente di mezzo c’è la questione dei punti o magari la scelta di andare in tutto e per tutto con un team a supporto di Simon Yates. Senza Vingegaard e Pogacar e un Roglic dato non in super condizione potrebbe essere un’occasione ghiottissima.

Colleoni sin qui ha quasi sempre lavorato per la squadra
Colleoni sin qui ha quasi sempre lavorato per la squadra

Con Pinotti…

Una cosa è certa: Pinotti è dalla sua parte. Marco segue direttamente Colleoni. Questa collaborazione va avanti da un anno e si sta rafforzando. 

«Con Pinotti mi trovo benissimo – dice Colleoni – parliamo tanto, siamo vicini di casa e abbiamo la possibilità di confrontarci faccia a faccia, a volte persino in bici. Quest’anno a Livigno, Marco è stato davvero presente».

«Lo scorso anno era la prima stagione che lavoravo con lui: non ci conoscevamo bene. Ho dovuto apprendere i suoi metodi… Adesso invece ci si fida di più, si parla di più e possiamo correggere meglio il tiro. Per esempio se un giorno non va scarichiamo, un altro giorno invece facciamo di più. Sono cose che migliorano col tempo».

Kevin Colleoni, Giovanni Aleotti, Aprica, Giro d'Italia U23 2020
Kevin Colleoni con a ruota Giovanni Aleotti nella tappa dell’Aprica Giro d’Italia U23 2020
Kevin Colleoni, Giovanni Aleotti, Aprica, Giro d'Italia U23 2020
Kevin Colleoni con a ruota Giovanni Aleotti nella tappa dell’Aprica Giro d’Italia U23 2020

Scalatore dentro

All’inizio avevamo parlato di un Colleoni dilettante molto forte. Un talento che sapeva destraggiarsi molto benone su tutti i terreni. Fortissimo in salita se la cavava anche in volata. E se c’era da andare in fuga non si tirava indietro. 

Adesso dopo un anno di professionismo che corridore è?

«Personalmente – conclude Colleoni – mi sento più scalatore che altro. Più da corse a tappe, magari brevi o corse di un giorno dure. Sin qui non ho mai disputato gare a tappe più lunghe di 10 giorni (il Giro U23, ndr) o di otto giorni tra i pro’, quindi non saprei dire se sono per i grandi Giri.

«E anche per questo sono molto motivato e curioso di vedere come posso andare in un grande Giro. E a fare sempre di più in generale».

Colleoni 2022, l’argento vivo e un posto al sole

04.01.2022
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Kevin Colleoni è di buon umore e si sente. Il 2021 gli ha lasciato un buon sapore in bocca. E anche se le cose possono sempre andar meglio, aver capito che questo può essere davvero il suo lavoro gli ha messo addosso l’argento vivo e tanta voglia di fare. Le vacanze sono ormai alle spalle. Un po’ ha staccato, racconta, ma dal 21 dicembre (data di rientro dal ritiro spagnolo) la bici c’è stata sempre.

«Diciamo che il primo anno è stato molto difficile all’inizio – spiega – per capire i ritmi e come comportarsi con i compagni. Poi è andata sempre meglio. Sono aumentati i carichi di lavoro e anche in questo mi sento migliorato. Dopo l’estate fare sei ore a buon ritmo ha smesso di essere una croce. Non è mai facile, ma adesso le gestisco meglio. Al Lombardia ho impiegato 6 ore 20’ a un ritmo che a inizio anno non avrei mai pensato di poter reggere. Aver corso con continuità ha dato i suoi frutti».

Colleoni inizia la seconda stagione da pro’. E’ passato dopo 3 anni da U23 (foto BEX Media)
Colleoni inizia la seconda stagione da pro’. E’ passato dopo 3 anni da U23 (foto BEX Media)
Proprio parlando con il tuo… gemello Conca, si ragionava sul fatto che doversi fermare spesso per problemi sia un grosso guaio…

Lo confermo. Ho avuto un paio di problemi intestinali al Delfinato e al Sazka Tour in Repubblica Ceca che mi hanno un po’ rallentato. Però per il resto è andata bene. Ha ragione Filippo, serve continuità. Finire corse a tappe in serie, anche solo di una settimana, dà un’ottima condizione.

Hai lavorato su corse o aspetti specifici?

E’ stato un lavorare in generale, per la squadra e di riflesso per me. Ho fatto sette corse a tappe e fra inizio e fine stagione ho visto che il recupero è migliorato molto. Quest’anno potremo capire dove concentrarci di più. In questo momento mi sento a mio agio su durate di 5-6 giorni. Rispetto ai primi mesi, non sono più stato ogni giorno al limite.

Da dove riparti?

Da Mallorca, non so ancora a quali prove prenderò parte. Poi Oman e un primo stacco di due settimane per andare in altura. Da lì ci saranno la Milano-Torino, Per Sempre Alfredo e la Settimana Coppi e Bartali.

Al Gp Indurain di aprile, Colleoni ha lottato su ogni salita, chiudendo 22°
Al Gp Indurain di aprile ha lottato su ogni salita, chiudendo 22°
Come va con questo andirivieni dalle alte quote?

Mi trovo bene in genere con i ritiri, anche quello di dicembre e quello della settimana prossima in Spagna. In altura si va divisi in piccoli gruppi. Sei o sette corridori con un obiettivo in comune. L’allenamento in quota funziona, non so ancora se andremo a Sierra Nevada oppure Andorra. Sono 10-12 giorni, poi si scende e si corre. Mi riadatto abbastanza facilmente, ho bisogno di un paio di corse di rodaggio. Ad esempio la Milano-Torino e la corsa di Martini serviranno per il primo obiettivo che sarà la Coppi e Bartali.

Si parla di debuttare in un grande Giro?

Quest’anno sì. Sono riserva al Giro, per il quale c’è una lista più ampia, mentre per la Vuelta c’è il mio posto pronto. Bisognerà vedere come va la stagione.

Ti senti a tuo agio in corse di 5-6 giorni, come si vive l’idea di tre settimane di gara?

Come una sfida. Ho parlato con altri corridori e con i tecnici. Un grande Giro è quello che serve per cambiare il motore. L’obiettivo è finirlo, lavorare per la squadra, arrivare in fondo.

Per le nuove maglie, il team australiano è passato all’azzurro (foto BEX Media)
Per le nuove maglie, il team australiano è passato all’azzurro (foto BEX Media)
C’è chi passa da junior, tu pensi di aver avuto il giusto avvicinamento?

Credo di aver fatto i passi giusti, con i miei tre anni da U23, anche se il 2020 è stato turbolento e si è corso poco per il Covid (Kevin si è piazzato al 3° posto al Giro U23, ndr). Rifarei tutto. Potevo passare a fine 2019, ma sarebbe stato presto. I tre anni sono serviti per passare e non soffrire troppo. E resterà la domanda se avrei avuto un miglior adattamento con un 2020 normale.

La squadra sta cambiando, Brent Copeland sta dando il suo tocco…

Si vede abbastanza nettamente. Nello staff ci sono stati parecchi inserimenti interessanti. C’è più attenzione su alcuni aspetti e credo che alla lunga se ne vedranno i risultati.

L’arrivo di Laura Martinelli come nutrizionista ha aggiunto qualcosa?

Laura ha stravolto tutto, in senso buono ovviamente. Credo che sarà difficile starci dentro soprattutto per gli australiani. Ha dato un’impostazione più rigida. C’era l’abitudine di un buffet in cui tutti prendevano quel che volevano, adesso ognuno ha il suo pasto in base al consumo calorico, al tipo di corsa, al dispendio energetico. Inizialmente magari è difficile prendere il ritmo, ma sono sicuro che alla lunga darà ottimi risultati.

L’ultima corsa del 2021 per Colleoni è stata la Veneto Classic, chiusa in 37ª posizione
L’ultima corsa del 2021 è stata la Veneto Classic, chiusa in 37ª posizione
E’ cambiata anche la bici: cosa ti sembra della Giant?

Sensazioni tanto diverse dalla Bianchi. Mi trovo bene, qualche misura è cambiata perché le geometrie sono diverse, ma mi sembra ottima per correre. In attesa delle corse, più di tanto non si può dire. Mentre a dicembre abbiamo provato quella da crono e a gennaio può darsi che andremo in pista a Valencia per fare qualche prova e mettere a punto la posizione.

Sembri motivato…

Lo sono molto, è vero. Vorrei fare bene, ritagliarmi il mio angolo, anche se già qualche occasione l’ho avuta. Ci sono stati giorni come il Lombardia in cui mi sono sentito bene, in cui ero sopra alla mia media stagionale. Dico di aver visto i miglioramenti perché in allenamento i numeri sono migliorati e in corsa, forse anche grazie all’adrenalina, si riesce a dare di più