Da Milan a Lopez, tutti pazzi per il body da strada

28.05.2024
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«Penso che l’aerodinamica sia davvero importante. Lo vediamo spesso nelle prove a cronometro, ma ormai tutti indossano i body anche nelle gare su strada. Non vedo più molti corridori in nessuna squadra con pantaloncini e maglietta».

Parla Koen De Kort, manager alla Lidl-Trek che segue lo sviluppo tecnico, compreso quello dell’abbigliamento. Il Giro d’Italia si è appena concluso e la squadra americana si è trovata nella non rara condizione di avere il corridore più rappresentativo vestito con il kit di un brand concorrente, che fornisce l’abbigliamento ai leader della corsa rosa. Nulla di insolito, se si pensa che anche Santini, sponsor della squadra di Milan, veste i leader del Tour e della Vuelta. E’ una delle stranezze del ciclismo: investi in ricerca con i tuoi sponsor e rischi di correre per tre settimane con i capi di un altro. Vedi Pogacar in maglia rosa e Jonathan con la ciclamino.

Per crono e per strada

Eppure la ricerca va avanti, dato che l’aerodinamica dell’abbigliamento è davvero uno dei fronti più caldi dello sviluppo, al pari di quella legata alla bicicletta e i suoi componenti.

«Abbiamo sviluppato insieme ad alcuni corridori e a Santini – prosegue De Kort – dei nuovi body da cronometro che abbiamo usato al Giro e anche un modello da strada, che è notevolmente più veloce di quello che avevamo in precedenza. Il Giro è stata la prima corsa in cui lo abbiamo utilizzato nella sua versione finale, non più solo con pochi prototipi. Penso che i risultati siano stati piuttosto buoni. La differenza principale fra i due è che la posizione sulla bici da cronometro è completamente diversa. La schiena è molto orizzontale, hai gli avambracci davanti a te e di questo bisogna tenere conto nel disegnare il body. Ma per il resto ci sono anche tanti dettagli molto simili.

«Le gambe sono ugualmente in movimento. C’è molta aria perché il corridore è un oggetto in movimento che genera davvero moltissima turbolenza. Abbiamo fatto tanti test con i corridori e con i manichini. Anche con manichini che possono muovere le gambe, solo per vedere quali sono i tessuti migliori da applicare nelle varie zone del body. E penso facendo questo tipo di studio, abbiamo trovato alcune cose che ci hanno sorpreso e danno grandi vantaggi».

Alla Gand-Wevelgem corsa all’attacco, Milan indossava ugualmente il body
Alla Gand-Wevelgem corsa all’attacco, Milan indossava ugualmente il body

Le sensazioni di Milan

Milan è uno dei pezzi forti della squadra e anche uno di quelli che va più veloce, per cui l’uso del body almeno per le volate è quasi obbligato. Per le tappe di montagna invece, il friulano preferisce usare maglia e pantaloncini.

«Ho iniziato a usare il body quando sono passato professionista – spiega – e quando pedalo c’è la sensazione di avere un minore drag aerodinamico, quasi che l’aria scorra perfettamente lungo il corpo. Nelle fasi di corsa più veloci lo percepisci. Parliamo di sensazioni, ma nel complesso di una prestazione, sono dettagli che possono fare la differenza. Poi, ovviamente, c’è il riscontro dei dati, grazie ai test che abbiamo fatto con Santini. Eppure, nonostante sia così attillato, il comfort è quasi sorprendente. Santini letteralmente ce li cuce addosso, è questa è la massima garanzia per vestirli e sentirsi bene in ogni momento della corsa.

«Sotto – prosegue – non è necessario indossare una maglia intima, ma dipende anche dalle preferenze del singolo. Io ad esempio tendo a non metterla per avere maggiore comfort, se la temperatura esterna lo permette. E’ come una seconda pelle. Avere meno strati sotto il body è anche una garanzia di performance, per salvaguardare le qualità aerodinamiche del capo. Nonostante ciò, tranne che nelle sensazioni realmente estreme, ho sempre la sensazione di avere indosso un capo asciutto».

Body anche per Elisa Longo Borghini nel giorno della vittoria al Fiandre
Body anche per Elisa Longo Borghini nel giorno della vittoria al Fiandre

La galleria, la pista, la strada

La velocità è dunque la stella polare, cercando di rendere il body da strada ugualmente confortevole. La volata dura pochi secondi, ma spesso è preceduta da tappe veloci e lunghe. Serve che il body si comporti come… una maglia. Quindi che sappia espellere il sudore, che abbia le tasche necessarie (compresa quella per la radio) e che non impedisca i movimenti in sella che, al contrario, sulla bici da crono non sono necessari e tantomeno frequenti.

«Siamo andati in galleria del vento – racconta De Kort – appositamente per realizzare i due diversi tipi di body. Principalmente a Eindhoven, dove lo scorso anno siamo stati parecchio. Quest’anno siamo stati un paio di volte a Silverstone e poi abbiamo fatto anche molti test nel velodromo, perché in pista ti muovi come su strada e quindi si possono fare delle osservazioni migliori. E’ sempre bene validare i dati della galleria del vento e con il sensore aerodinamico di cui disponiamo ora, possiamo anche fare alcuni test su strada. Quanto al discorso delle tasche invece (ride, ndr) cerco di non farmi coinvolgere. In Santini sono davvero bravi. Dico loro semplicemente come le vogliamo e come secondo me andrebbero disposti i tessuti e loro si prendono cura del resto. Ecco perché siamo fortunati ad avere un partner come Santini».

Tappa di Livigno, “Juanpe” Lopez (scalatore) indossa il kit più aerodinamico
Tappa di Livigno, “Juanpe” Lopez (scalatore) indossa il kit più aerodinamico

Le scelte per la montagna

La dotazione di un corridore come Milan per il Giro prevede la fornitura di 3-4 body da strada, per i giorni in cui si arriva allo sprint e il corridore vuole che tutto sia più aerodinamico possibile. Dal body ai guanti, passando per i copriscarpe.

«Avendo la maglia ciclamino – spiega De Kort – quest’anno ha dovuto usare i materiali forniti dall’organizzazione. Mentre in alcune tappe di montagna in cui per lui essere veloci non è una priorità, sceglie di essere più rilassato e punta maggiormente sul comfort di maglia e pantaloncini. Però ad esempio Lopez in montagna ha continuato a usare il body. Il solo dubbio che mi resta è che avendone sviluppato uno molto leggero, penso che nel caso di giornata torrida in montagna, anche Johnny potrebbe provarlo. Per cui direi che in un Giro un corridore come Jonathan abbia a disposizione sei completi».

Il pioniere olandese

E qui Koen svela un dettaglio molto divertente riferito alla sua carriera di atleta. L’olandese, che oggi ha 41 anni, fu costretto a ritirarsi nel 2021 quando correva nella Trek-Segafredo e in seguito a un incidente stradale perse tre dita della mano destra. In precedenza però, nei suoi 17 anni di professionismo, l’attenzione per gli aspetti tecnici era già notevole.

«Diciamo che ero alla continua ricerca di vantaggi – racconta e sorride – per cui ricordo che prima ancora che esistessero i body da strada, me ne feci uno per me. Ne avevo due da cronometro e ho deciso di sacrificarne uno. Ho tagliato la parte superiore e l’ho cucita sui pantaloncini da strada solo per cercare di essere un po’ più aerodinamico. Era un po’ che ci pensavo: se usiamo il body nelle cronometro, perché non farlo anche su strada? Questo succedeva molti, molti anni fa, sono stato il primo. Ricordo che con quella strana tuta partecipai ai campionati nazionali olandesi, ero l’unico vestito a quel modo e gli altri corridori mi guardavano. Ho sempre avuto una passione per questo sviluppo…».

Mentre Jonathan vince, l’altro Milan inizia a emergere

27.05.2024
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Mentre al Giro d’Italia Jonathan Milan collezionava vittorie, suo fratello Matteo si è messo in bella mostra alla Fleche du Sud, conquistando due podi parziali in un contesto rilevante. Per il 21enne corridore del devo team della Lidl-Trek sono stati i migliori risultati di una stagione vissuta quasi interamente all’estero, in gare dove si è sensibilmente alzato il livello come d’altronde era da aspettarsi dopo il cambio di squadra.

Il più giovane dei Milan si era già messo in evidenza con buoni risultati, ma soprattutto il suo nome inizia a circolare sempre più frequentemente nell’ambiente perché non si tratta del classico “fratello d’arte”. Nelle chiacchiere fra addetti ai lavori circolano notizie strabilianti sui suoi valori di allenamento, per alcuni versi superiori a quelli dello stesso olimpionico di famiglia il che fa ben sperare per il suo futuro.

La volata vincente di Teutenberg. Milan è immediatamente dietro, terzo dopo averla tirata (foto Editpress)
La volata vincente di Teutenberg. Milan è immediatamente dietro, terzo dopo averla tirata (foto Editpress)

Matteo intanto si gode i suoi primi bagliori di notorietà, contento ma certamente non appagato di quel che è riuscito finora a fare: «Per essere appena arrivato nel team posso dire che è stata finora una stagione abbastanza fortunata. Sono al primo anno qui e da questa esperienza ho per ora tirato fuori tutto il meglio. Non dimentichiamo che anche il gruppo è giovanissimo, ci siamo ritrovati tutti insieme interagendo spesso con la squadra maggiore, com’è capitato a me in un paio di classiche belghe. Io mi sono messo a disposizione degli altri, nel team c’è un grande rapporto di fiducia reciproca».

Rispetto allo scorso anno quand’eri al Cycling Team Friuli hai cambiato preparazione?

Sì, ora sono seguito da Matteo Orsolini che non ha stravolto quello che facevo precedentemente. Appena arrivato al team sono stato sottoposto a specifici test che hanno evidenziato valori molto alti, in base a quelli è stata sviluppata una tabella per farmi crescere il più possibile, ma in maniera graduale. Effettuo allenamenti mirati per progredire verso i miei limiti.

Il friulano si sta prodigando per il team, ma ha anche le sue occasioni per emergere
Il friulano si sta prodigando per il team, ma ha anche le sue occasioni per emergere
Con tuo fratello che cosa avete in comune e di diverso?

In comune abbiamo sicuramente la genetica… Anche se fisicamente siamo diversi, lui è più alto di me di 10 centimetri e anche nel peso ci saranno almeno 7 chili di differenza. Rispetto a lui, anche per questioni fisiche, ho più resistenza in salita, lui invece è più velocista puro e si vede dai valori che esprime allo sprint, per me irraggiungibili. Ma questo è un aspetto importante, perché io non voglio essere come lui, ho caratteristiche diverse e voglio seguire una mia strada.

Chi ha iniziato prima?

Lui, è più grande di età. La storia è ormai nota, l’esempio di papà ci ha contagiato, ma da parte sua non c’è mai stato un accenno di pressione, né in un senso né nell’altro. Io ho seguito mio fratello perché piaceva anche a me andare in bici, tutto qua.

Jonathan e Matteo Milan, due fratelli che stanno seguendo carriere parallele
Jonathan e Matteo Milan, due fratelli che stanno seguendo carriere parallele
Com’è stata la corsa lussemburghese?

Era una classica corsa a tappe del Nord, io venivo dal Tour de Bretagne dove avevo lavorato per i compagni tirando fuori comunque un 9° posto parziale che mi aveva detto che la forma stava arrivando. Ma soprattutto trovando un feeling con i compagni. Nella prima frazione io ho lavorato per Tim Torn Teutenberg tirandogli la volata, abbiamo visto che facevamo la differenza e alla fine lui ha vinto e io ho fatto terzo. E’ stato davvero bello, per me è stato come se avessi vinto io.

Inizi quindi a fare esperienza anche di treni per la volata…

Sì, la tappa finale ne è stata la più chiara dimostrazione. Abbiamo lavorato benissimo, sviluppando una tale velocità che ha impedito a tutti di risalire al punto che abbiamo monopolizzato il podio, con Soderqvist primo, Teutenberg secondo e io terzo. Credo che abbiamo espresso un livello molto alto, anche dal punto di vista tecnico.

La tripletta Lidl-Trek a Esch sur Alzette, un dominio incontrastato e non comune fra i professionisti
La tripletta Lidl-Trek a Esch sur Alzette, un dominio incontrastato e non comune fra i professionisti
Come funziona?

Di base il nostro velocista di punta è Tim, io sono l’ultimo uomo, ma capita anche che i ruoli vengano rimescolati e invertiti e mi trovi io a finalizzare proprio perché nel team vogliono che siamo intercambiabili. Diciamo che stiamo creando una struttura per copiare i pro’.

Con Jonathan ti sentivi in quei giorni di attività parallela?

Molto, mi ha sempre dato buoni consigli ed è stato molto bello condividere le nostre emozioni. Mio fratello mi è prezioso nello spiegare come affrontare la volata, come restare tranquillo, come muovermi. Io sentivo lui abbastanza rilassato anche se dopo Fossano sentiva un po’ di tensione per la vittoria sfuggita, poi dopo aver centrato il successo ad Andora era più tranquillo, il resto è venuto di conseguenza.

Per caratteristiche fisiche Matteo è differente da Jonathan, è più adatto a percorsi vallonati
Per caratteristiche fisiche Matteo è differente da Jonathan, è più adatto a percorsi vallonati
Jonathan ha la sua attività parallela su pista. E tu?

Io no, con la pista non ho nulla a che fare, a me piace molto il gravel. Lo scorso anno ho fatto qualche corsa e vorrei riprovarci. Magari a fine anno vorrei fare le classiche del settore, se il calendario non avrà sovrapposizioni. Mi piace molto perché è un modo diverso di gareggiare, mi libera la testa potendola affrontare con meno pressione mentale.

Ora che cosa desideri?

Non ho un obiettivo particolare in testa, una gara specifica. A me interessa continuare a imparare, a progredire, insomma a crescere.

Nelle classiche belghe Milan non ha ancora trovato il guizzo. Ci riproverà nel 2025
Nelle classiche belghe Milan non ha ancora trovato il guizzo. Ci riproverà nel 2025
Ma i risultati di Jonathan ti hanno mai messo pressione?

Mai, in alcun modo. Per me averlo vicino è una fortuna, è un pozzo d’esperienza al quale attingere, perché so la fatica che ha fatto per arrivare a quei livelli. Il più contento dei suoi risultati sono io, ma siamo due corridori e due persone diverse.

La volata perfetta di Merlier, la sfortuna di Milan: è tre pari

26.05.2024
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ROMA – La sua ruota è quella che “svirgola di meno” sui sampietrini della Capitale. Busto più fermo, sedere più indietro. Insomma, baricentro più arretrato. In questo modo la ruota posteriore fa più trazione. E anche la linea strettissima alle transenne non è casuale. Tim Merlier vince così la volata finale del Giro d’Italia. In via di San Gregorio allunga con prepotenza su tutti. Anche su Jonathan Milan. Uno sprint tecnicamente e tatticamente perfetto quello del belga.

«Ho fatto tesoro della mia esperienza nel cross e sul pavé – ha detto Tim – anche se questo di Roma era un pavé diverso da quello belga. Però sono riuscito comunque a fare velocità e sono certo che questa mia esperienza appunto mi abbia dato un buon vantaggio». 

Stretto alle transenne, baricentro arretrato e linea più pulita studiata durante i passaggi: lo sprint perfetto di Merlier
Stretto alle transenne, baricentro arretrato e linea più pulita studiata durante i passaggi: lo sprint perfetto di Merlier

Ciao Giro

Le ombre si allungano sui Fori Imperiali e come le Dolomiti, anche Roma si accende al tramonto. I colori diventano ancora più vivaci e la folla, la tantissima folla presente lungo il circuito sembra ancora di più. Una festa super per il ciclismo. Il ciclismo a Roma? Uno spot da favola.

Come capita ogni volta che si è alla fine di un grande Giro, l’aria è quella da ultimo giorno di scuola. Ma dopo tre settimane di questa famiglia itinerante non manca un pizzico di nostalgia.

E forse anche per questo al via dall’Eur si colgono al volo i volti che dicono di emozioni differenti. Per molti questa è solo una passerella, per altri la via del trionfo, per altri ancora è tappa vera. Dainese, Milan, Groves, Merlier, le ruote veloci, sono sciolti, ma non scioltissimi.

Catena ko

La tappa finale va secondo copione. Almeno fino alla campana dell’ultimo giro, quando, colpo di scena, la maglia ciclamino si accosta e chiama l’ammiraglia. Catena rotta. Impossibile procedere un solo centimetro in più.

«Ero alla sua ruota – ha detto  Simone Consonniha preso un buco, un sobbalzo su questi sampiterini e gli si è rotta la catena. L’ho visto in diretta. Ho chiamato subito tutti a raccolta per aspettarlo».

Impresa quasi impossibile, ma con la sua forza e le ammiraglie, Milan riesce nell’impresa di rientrare in gruppo. Poi viene avanti e anche bene. Forse è la volata migliore della Lidl-Trek in quanto a posizionamento e fa il suo sprint. Ma non basta.

Jonathan scoda molto. Forse la potenza è troppa. Forse il 54 è troppo agile su questo fondo sconnesso. E’ secondo, come seconda è la maglia ciclamino che conquista.

Intanto scatta la polemica sulla scia prolungata di Milan. Il friulano e la sua squadra hanno giocato il tutto e per tutto. Squalifica sì, squalifica no: il verdetto resta quello dell’arrivo.

La Soudal oggi credeva nel successo, ha controllato moltissimo la corsa, tenendo a tiro la fuga
La Soudal oggi credeva nel successo, ha controllato moltissimo la corsa, tenendo a tiro la fuga

Il 56 di Merlier

E così Tim Merlier ha potuto pareggiare i conti proprio con Milan. Fossano, Padova, Roma per il belga ed è tris.

«Chi è il più forte? Non lo so – dice il belga – decidete voi. Noi facciamo il nostro lavoro al massimo. Sì, ho saputo del problema e che era rimasto dietro, ma mi avevano anche detto che stava rientrando», come a dire che poi non è stato sorpreso di rivederselo a fianco.

Rispetto a Milan, Merlier aveva il 56, un rapporto forse più idoneo, almeno su carta, per questo finale. E’ chiaro che atleti e corridori hanno le loro ragioni circa le scelte tecniche, ma vista da fuori la sua opzione è più che comprensibile.

«Ho scelto questo rapporto così grande – continua il corridore della Soudal-Quick Step – perché ho visto che il finale era molto veloce, si arrivava da una discesa. Lo abbiamo studiato con attenzione e abbiamo deciso di puntare su quello».

Tris per Merlier (scortato dal massaggiatore Yankee Germano), poker per il team con la vittoria di Alaphilippe
Tris per Merlier (scortato dal massaggiatore Yankee Germano), poker per il team con la vittoria di Alaphilippe

Duello tra sprinter

Tre vittorie per parte sono un bel bottino anche per il Giro d’Italia, che ha visto un vero testa a testa tra le ruote veloci. Se il duello è mancato nella generale, non si può dire altrettanto negli sprint, dove il livello era davvero alto.

«Io sono soddisfatto del mio Giro – ha concluso Merlier – L’ho preparato e avevo le idee chiare. Prima le classiche, che sono andate bene, poi appunto il Giro d’Italia: anche per questo non avevo pressioni. Mi sentivo bene».

«Sono contento di aver terminato il mio quarto grande Giro. Anche se ho 31 anni questa è un’esperienza in più e la possibilità di migliorare ancora».

Le volate del Giro d’Italia alla lente di Guarnieri

26.05.2024
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L’allenamento è terminato in concomitanza con l’arrivo della 19ª tappa del Giro d’Italia, vinta da uno straordinario Vendrame. Un’uscita di sei ore per Guarnieri che si prepara per i prossimi impegni tra i quali spicca il Giro di Svizzera. 

«Al momento non c’è un programma troppo stabilito – dice Guarnieri – correrò in Belgio tra qualche giorno e poi sarò al Giro di Svizzera. La speranza è che possa tornare utile per trovare il giusto feeling con De Lie, anche se non credo che ci saranno grandi occasioni per i velocisti. Lo Svizzera però è una corsa che mi piace sempre, molto tirata ed è il miglior avvicinamento al Tour de France, sempre ammesso che ci sarò».

Per Guarnieri e De Lie (rispettivamente 2° e 3° in maglia Lotto) solo 4 gare insieme fino ad ora
Per Guarnieri e De Lie (rispettivamente 2° e 3° in maglia Lotto) solo 4 gare insieme fino ad ora

Le prime misure

De Lie dovrebbe essere l’uomo di punta della Lotto Dstny alla Grande Boucle. Il “Toro di Lecheret” sarà chiamato a continuare il grande momento di forma, da quando ha ripreso a correre a fine aprile ha messo insieme 3 vittorie e 2 podi. 

«Alla Ronde Van Limburg – racconta Guarnieri – abbiamo raccolto un bel terzo posto. Il treno ha funzionato bene nonostante sia stata la terza o quarta gara fatta insieme da inizio anno. Sicuramente non c’è quel feeling che si vede nei treni più forti, ma la prestazione di Limburg ci dà fiducia. Sono contento del lavoro fatto, sia fisico che di squadra. Personalmente sto bene, dopo tanti anni in gruppo so riconoscere le sensazioni e arrivare in forma ai momenti chiave. Vero che la mia convocazione per il Tour non dipende tanto da me ma dalle intenzioni della squadra».

Secondo Guarnieri i tre sigilli messi a segno alla corsa rosa hanno decretato la superiorità di Milan
Secondo Guarnieri i tre sigilli messi a segno alla corsa rosa hanno decretato la superiorità di Milan

Uno sguardo al Giro

Tra i treni migliori visti ultimamente in circolazione c’è quello della Lidl-Trek di Jonathan Milan. Il velocista di Buja ha inanellato tre successi di tappa e altrettanti secondi posti al Giro. Guarnieri, che da casa ha visto l’operato della Lidl-Trek però non è rimasto così sorpreso.

«Da come andava alle classiche del Nord – spiega – ce lo aspettavamo tutti che Milan potesse essere così forte. Alla prima vittoria, quella di Andora, ha fatto vedere di cosa è capace. Ha preso tanto vento, ma era talmente superiore agli altri che non si è scomposto e ha comunque messo dietro tutti. Poi se hai una squadra così forte come la Lidl-Trek, con uomini di spessore che lavorano per te, tutto viene più semplice. Loro hanno Stuyven, uno che ha vinto la Sanremo, come terzultimo uomo, dopo di lui va in azione Theuns e infine Consonni. Simone è uno che di treni ne ha fatti in carriera, si sta dimostrando un grande ultimo uomo».

Tutto semplice

Per Milan e la Lidl-Trek tutto sembra semplice. Poi ci sono delle tappe in cui qualcosa si è sbagliato, come a Fossano o a Padova, ma gli errori fanno parte del gioco. 

«Vorrei anche sottolineare – riprende Guarnieri – che gli avversari forti a questo Giro ci sono stati. Merlier, Kooij, Gaviria. Poi alla Lidl-Trek sono molto bravi, hanno le giuste tempistiche e anche quando non le hanno riescono a cavarsela. Mi ricorda un po’ il treno che avevamo con Demare, eravamo sempre noi a prendere in mano la situazione. Quando hai il velocista più forte anche se sei lungo non cambia, ne esci sempre bene. Meglio farsi trovare fuori tempo ma essere i primi a partire che rimontare e rischiare di rimanere incastrati».

I meccanismi del treno della Lidl-Trek sono stati affinati nel corso di tutta la stagione
I meccanismi del treno della Lidl-Trek sono stati affinati nel corso di tutta la stagione

Affinità

Tutto però è stato costruito giorno dopo giorno, a partire dall’inverno e passando per le diverse corse. Consonni e Milan hanno messo alle spalle, prima del Giro d’Italia, 12 giorni di corsa insieme. 

«Queste volate dominate – analizza ancora – arrivano da un lungo periodo di prove. Fanno sprint su sprint dalla Valenciana, sono passati dalla Tirreno e sono arrivati al Giro. La forza di un treno è anche l’affinità che si crea tra i vari “vagoni”. La Lidl-Trek ha investito tanto tempo su questo aspetto, al contrario nostro. Sanno perfettamente cosa fare e dove andare. Nella tappa di Cento sono stati perfetti, gli avversari possono fare poco, se non sfruttare qualche errore, come successo a Padova. Secondo me contro questa Lidl-Trek tutti partono battuti, anche la Alpecin di Philipsen».

Un altro sguardo alla tappa di ieri per parlare di Ghebreigzabhier

23.05.2024
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FIERA DI PRIMIERO – Piove anche stamattina. I pullman li hanno parcheggiati in un piazzale ampio abbastanza perché tutti potessero aprire la pergola. Milan è fuori per capire come mai il potenziometro della sua bici non comunichi con il computerino. Poi arriva il meccanico Campanella, smuove un po’ la batteria e il contatto si attiva. Siamo qui per incontrare Amanuel Ghebreigzabhier, andato in fuga ieri verso il Brocon e atteso oggi al solito duro lavoro per portare avanti proprio il velocista. Quello che sapevamo di lui lo avevamo letto in altre interviste.

Un metro e 87 per 65 chili, ha il fisico da mezzofondista. E’ magrissimo e ha lo sguardo gentile. Il suo Giro d’Italia è stato sinora decisamente positivo e la fuga di ieri in qualche modo lo ha avvicinato al sogno della vittoria che non ha ancora centrato da quando corre nel gruppo Trek, fatti salvi i campionati eritrei della crono.

«Ieri è stata una tappa dura – ricorda – sono stato davvero bravo e ho fatto una buona prestazione. Se sperassi di vincere? Non dico sì né no, ma ero davvero in buona forma. Anche il corridore della EF (Georg Steinhauser, che ha vinto, ndr) si è mostrato davvero forte, forse con una compagnia diversa avrei potuto ottenere di più».

Nella tappa di ieri, Amanuel Ghebreigzabhier è stato in fuga con Steinhauser. Alla fine si è piazzato al 30° posto
Nella tappa di ieri, Amanuel Ghebreigzabhier è stato in fuga con Steinhauser. Alla fine si è piazzato al 30° posto

Esempio per i giovani

Il ciclismo e la bicicletta in generale sono parte integrante della cultura del suo Paese. Amanuel è nato ad Addis Abeba ed è cresciuto ad Asmara, dove la passione per le due ruote deriva proprio dalla cultura portata dagli italiani ai tempi delle colonie: forse l’unico lascito degno di menzione.

«Mi sono avvicinato al ciclismo come un gioco – dice – poi grazie ad un amico che correva in mountain bike, ho iniziato a vederlo come uno sport. Dopo un paio d’anni sono entrato a far parte di uno dei principali club ciclistici nazionali è ho iniziato a gareggiare su strada. Ogni volta che incontro i giovani corridori del club in cui sono cresciuto, sento calore e affetto. Mi guardano per quello che sono diventato, perché nonostante ci siano tanti ciclisti, emergere non è semplice. Io stesso ho avuto delle possibilità andando all’estero con la nazionale. Mi chiedono come si fa, rispondo che è importante lavorare su se stessi, perché il ciclismo non regala nulla. Le possibilità sono poche, bisogna saperle cogliere».

Primo anno da pro’ nel 2018 e subito alla Vuelta, con un 7° posto nella 3ª settimana
Primo anno da pro’ nel 2018 e subito alla Vuelta, con un 7° posto nella 3ª settimana

L’obiettivo della squadra

La sua opportunità è arrivata ieri ed è stato bravo a coglierla. L’atleta è forte, anzi fortissimo. Se non fosse stato per la caduta rovinosa al Catalunya del 2022, magari la sua carriera avrebbe seguito un diverso binario.

«Normalmente nelle tappe pianeggianti – spiega – lavoro per Milan, vado al 100 per cento per lui. Altrimenti quando ci sono tappe in cui si può andare in fuga, magari con qualche salita, posso provare a giocare le mie carte e ottenere un risultato. Ho una buona condizione, è stata buona per tutto l’anno, sin dalla Valenciana dove ho iniziato la stagione. Ho i miei sogni, sono gare di un giorno o tappe. Dopo il Giro correrò il Wallonie e anche Burgos, magari potrò sfruttare questa condizione per ottenere dei risultati. Però sono contento anche quando vince Milan. E’ l’obiettivo della squadra. E quando ci riusciamo, sono davvero felice, tutta la squadra è felice».

Al Giro dello scorso anno, Amanuel Ghebreigzabhier assieme al connazionale Testatsion
Al Giro dello scorso anno, Amanuel Ghebreigzabhier assieme al connazionale Testatsion

Credere nel sogno

Attualmente i professionisti eritrei sono 10, con Girmay per bandiera. Qui al Giro ci sono Amanuel ed Henok Mulubrhan in maglia Astana. L’acquisto più gradito della Lidl-Trek per Ghebreigzabhier è stato quello di Natnael Tesfatsion, ugualmente eritreo ma cinque anni meno di lui, che ha disputato per tre volte la corsa rosa e attualmente è al Tour of Norway.

«L’Eritrea è un paese diverso dal resto dell’Africa – ammette – altri sono in crescita, come il Rwanda e il Sud Africa. Nel resto dell’Africa manca una spinta verso la bicicletta: è un mezzo per spostarsi, non tanto uno sport. Non ci sono politiche in questo senso e speriamo che il mondiale del 2025 sia una buona occasione. Se devo dare un consiglio ai ragazzi del mio Paese, gli direi di credere in un sogno e coltivare con passione e dedizione il proprio talento. Io lo sto ancora facendo su me stesso. Ho un buon livello. Se devo dire la verità, in questo Giro non ho ancora avuto un giorno di vera difficoltà o in cui abbia sofferto. Per cui oggi lavoro per Johnny, poi ci saranno altre due tappe di montagna per provare qualcosa».

L’abbraccio di Milan dopo la vittoria di Cento conferma l’ottimo lavoro di Ghebreigzabhier per il friulano
L’abbraccio di Milan dopo la vittoria di Cento conferma l’ottimo lavoro di Ghebreigzabhier per il friulano

L’altura e il freddo

Dopo il Giro, mentre forse la pioggia accenna a diminuire, ammette che tornerà un po’ in Eritrea. E qui scatta la curiosità di chiedergli come vada con l’altura: quando si parla delle alte quote, siamo tutti a ricordare gli scalatori colombiani, senza considerare le alte quote africane.

«Asmara è alta 2.325 metri – conferma – per cui in alta quota mi sento sempre bene. E’ un vantaggio, chiaramente, ma non è sufficiente essere abituati all’altitudine per vincere le corse. Sarebbe troppo facile. Quello che non mi piace è il freddo. Mi sta bene anche la pioggia, ma se la temperatura scende sotto i 10 gradi, smetto di stare bene. Quando ieri Steinhauser se n’è andato, ho provato a resistere. Ma penso che riproverò, stare davanti è stato una bella esperienza».

P.S. Sul traguardo di Padova, il treno della Lidl-Trek non ha funzionato come si sperava. Ghebreigzabhier ha fatto la sua parte, poi nel finale Milan ha perso la scia dei compagni, aprendo la porta per la vittoria a Tim Merlier.

Dietro l’attacco della Ineos c’era qualche ruggine nascosta?

17.05.2024
6 min
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CENTO – Milan esce dalla porta del camion interviste. Paolo Barbieri gli apre la strada, sotto un mare di ragazzini lo aspetta. Resta l’ultima domanda della sera, lo chiamiamo.

«Johnny!».

Si ferma sul secondo gradino e si volta.

«Quando ti hanno attaccato ti eri fermato a fare la pipì?».

«E già…».

Un ragazzo normale

Poi riprende a scendere. Sotto lo aspetta il dottor Daniele, probabilmente deve ancora andare all’antidoping. Però ora la sua risposta permette di rileggere le parole dopo l’arrivo. C’era Manuel Quinziato, il suo agente, vicino ai tifosi venuti da Buja. Si ragionava sul fatto che Jonathan sia quello di sempre e Manuel, sorridendo ha tirato fuori una massima.

«Lo diceva sempre Massimo Troisi – ha detto – o almeno credo sia stato lui, io però lo cito sempre. A uno che gli chiedeva se il successo lo avesse cambiato, rispose di no. “Uno stronzo diventa più stronzo, chi è normale resta normale”. E Johnny è rimasto normale, solo che a volte gli si chiude la vena e su questo deve lavorarci. Non l’ho visto, cosa ha fatto quando è rientrato in testa al gruppo? E’ la seconda volta che lo attaccano dopo che si è fermato a fare pipì. La prima a Lucca e dietro c’era anche Pogacar. S’è trattato di rientrare in salita e ovviamente Tadej ha fatto meno fatica. Mi chiedo se oggi quando è rientrato sia andato da qualcuno in particolare per dirgli qualcosa. Un po’ ho tremato…».

Chissà se fra i risvolti del Giro, dopo aver a lungo dissertato sulla tirata di Pogacar nella scia di Narvaez a Napoli, la tirata di Ganna abbia avuto il sapore della rivincita. Può esserci ancora la delusione per quando Consonni e Milan andarono a riprenderlo ad Andora? Di certo l’azione della Ineos non ha messo in difficoltà gli uomini di classifica, dato che erano tutti nel gruppo di testa.

E’ stata la Ineos Grenadiers ad aprire i ventagli: qui il forcing di Ganna
E’ stata la Ineos Grenadiers ad aprire i ventagli: qui il forcing di Ganna

Una volata irresistibile

L’attacco, come ha ben spiegato Popovych, è scattato mentre cercavano di rientrare dopo una sosta… tecnica. Davanti Ganna e la Ineos, dietro Milan e i suoi uomini. A quel punto nella testa di Johnny è scattato quasi un corto circuito, che fortunatamente la squadra ha saputo disinnescare. La volata e tutto quello che è venuto dopo sono stati un altro capolavoro della Lidl-Trek, la cui grandezza sta nelle parole di Aniolkowski, il polacco della Cofidis arrivato secondo.

«Ero lì che aumentavo – ha raccontato subito dopo l’arrivo a Benjamin Thomas che gli chiedeva come fosse andata – e mi sembrava di rimontarlo. Lo vedevo vicino e per un po’ ci ho creduto: spingevo e lui era lì. Ho pensato di dare tutto, che forse avrei potuto vincere. Poi ho alzato lo sguardo – si è messo a ridere – ho visto il cartello dei 100 metri e Milan se ne è andato…».

E con questa fanno tre: dopo Andora e Francavilla
E con questa fanno tre: dopo Andora e Francavilla
Johnny, che cosa hai detto e a chi quando sei rientrato in gruppo dopo la fine dei ventagli?

Ho detto: «Santo cielo!», (ride). Eravamo io e Simo (Simone Consonni, ndr) e questa è stata un po’ la reazione. Non è tanto quello che ho detto, quanto quello che ho pensato, perché comunque è stato un bello sforzo, devo ammetterlo. Ci siamo trovati in un posto sbagliato, stavamo per rientrare in gruppo e davanti è successo questo. E’ normale, con il vento che c’era. I ragazzi hanno fatto veramente un grandissimo sforzo. C’erano anche altre squadre che ci aiutavano, ci abbiamo messo un po’ perché davanti avevano un bel passo. E a quel punto ho deciso di andare immediatamente in testa e restarci.

Come mai?

Sapevamo che il finale era bello impegnativo, complicato, con curve, dossi, rotonde. Bisognava stare davanti, questo era fondamentale. Ce lo avevano spiegato nel meeting prima di partire e alla fine è andata bene. Devo dire grazie a due corridori come Stuyven e Theuns, sono due persone con una grandissima esperienza e penso che stiano facendo un lavoro impeccabile. Con loro due davanti, mi sento come se avessi dei bodyguard. Mi accompagnano fino al finale, credono in quello che facciamo e questo mi motiva un sacco. Il lavoro della squadra si vede dalle immagini, è semplicemente impressionante. Ma chiudere oggi è stato faticoso anche per loro.

Che cosa ti hanno detto dall’ammiraglia quando si è capito che la fase dei ventagli si poteva gestire?

Ci siamo accorti subito di quello che stava per succedere. Abbiamo alzato lo sguardo e abbiamo visto il ventaglio che si apriva e noi eravamo indietro. Dall’ammiraglia ci hanno avvisato per radio e abbiamo cercato di rimontare il gruppo il più possibile sulla sinistra, per rimanere nel secondo gruppo se si fosse spaccato in altre parti. Poi abbiamo iniziato subito a girare, non abbiamo mai avuto un grandissimo gap, però comunque è stato faticoso. Davanti andavano a tutta, avevano veramente un bel ritmo.

Theuns, assieme a Stuyven, è una delle due guardie del corpo di Milan
Theuns, assieme a Stuyven, è una delle due guardie del corpo di Milan
Cosa c’è negli abbracci con i tuoi compagni e come festeggiate poi la sera?

Quegli abbracci mi vengono abbastanza spontanei, il fatto di andare a cercarli è qualcosa che mi viene da dentro. Invece la sera a cena mi piace sempre parlare della giornata. Ci diciamo dove abbiamo sbagliato e dove abbiamo fatto bene. Ci si ride sopra, ma sono situazioni sempre diverse.

Sei contento?

E’ fantastico ottenere il terzo successo di tappa nonostante abbia temuto quando sono rimasto indietro a causa dei ventagli. I miei compagni di squadra mi hanno guidato alla perfezione, aiutandomi a rientrare in gruppo e successivamente a posizionarmi per lanciare la volata. Simone Consonni è stato fondamentale, tirando dai -400 metri. E’ impressionante vedere come tutti mi abbiano supportato al meglio per la volata, sono orgoglioso del mio team.

Per Pogacar, qui con l’addetto stampa McGuire, una tranquilla vigilia della crono
Per Pogacar, qui con l’addetto stampa McGuire, una tranquilla vigilia della crono

Pogacar e i selfie

Il tempo di salutare Pogacar e si va a scrivere. La maglia rosa confida che domani potrà fare bene la sua parte nella crono, sia pure su un percorso che non gli si addice. Ammette che non si aspettava tanta gente sulle strade del Giro, ma di trovarla rispettosa e capace di dare grandi emozioni. L’unica cosa che non tanto gli va a genio è dover fare tanti selfie.

«Adoro firmare autografi – ha detto – ma quando si fanno i selfie c’è sempre da aspettare il conto alla rovescia di cinque secondi e quello non mi piace troppo».

Tadej appare più sereno di qualche giorno fa. Domani nella crono vedremo se saprà chiudere ancora di più il Giro e soprattutto saremo tutti in attesa di una grande prestazione di Ganna: viatico necessario sulla via delle Olimpiadi di Parigi.

Sangue freddo e informazioni giuste, così la Lidl-Trek ha fatto tris

17.05.2024
4 min
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CENTO – Yaroslav Popovych arriva al bus strombazzando con l’ammiraglia della Lidl-Trek. «E sono tre. Sono tre!», ripete dal finestrino quando ancora deve scendere dall’auto. Gli abbracci con gli altri dello staff, con qualche corridore che è già arrivato al bus e si gode il momento.

La vittoria di Jonathan Milan, la terza di questo Giro d’Italia, sembra essere arrivata con grande facilità. E forse è anche così se ci si limita a guardare la volata. Una volata perfetta. Prima però c’era stato il momento dei ventagli. Ma è anche da questi momenti che si vede cha la Lidl-Trek è una squadra arrivata qui con le idee chiare e le energie canalizzate per il friulano.

Yaroslav Popovych è uno dei direttori sportivi della Lidl-Trek
Yaroslav Popovych è uno dei direttori sportivi della Lidl-Trek
Yaroslav, sei arrivato dicendo è la terza, è la terza…

Ed è anche bella. E’ da tanto che non si vedeva un treno così forte. Tutti i ragazzi hanno fatto un lavoro spettacolare. Ognuno sa bene cosa fare.

Continuiamo su questo aspetto del treno. Si vede che ci avete lavorato e si vede anche quello che tempo fa ci disse Simone Consonni: «Per essere perfetti dobbiamo fare e rifare volate in corsa»…

Sono già un po’ di mesi che ipotizzavamo che la situazione potesse essere questa al Giro. I ragazzi migliorano costantemente. Nei primi giorni abbiamo sbagliato qualcosa. Poi abbiamo fatto dei piccoli aggiustamenti, come restare più vicini. Ma quando si è forti, si è forti… Il morale è altissimo. E tutto diventa più facile.

Questo il treno. Ma forse, la tappa l’avete vinta qualche chilometri prima, quando non avete perso la testa in occasione dei ventagli. E’ così?

E’ successo che qualche chilometro prima dei ventagli i ragazzi si erano fermati a fare pipì. Poi quando sono rientrati, sono rimasti un po’ indietro. Pertanto quando il gruppo si è spezzato sono rimasti indietro. Ma tutto sommato noi eravamo abbastanza tranquilli perché sapevamo che poi, più avanti, il vento sarebbe calato. La strada era lunga. E devo dire che i ragazzi hanno gestito bene la situazione.

Jonathan Milan (classe 2000) mentre provava a rientare da solo quando si sono aperti i ventagli
Jonathan Milan (classe 2000) mentre provava a rientare da solo quando si sono aperti i ventagli
Quali sono state le vostre indicazioni dall’ammiraglia? Le tue e quelle di Raast…

Di stare tranquilli, di lavorare, di spingere, che si sarebbe risolta. Informarli soprattutto del vento che era in calo.

C’è stato un momento in cui Milan ha provato a rientrare da solo sul primo gruppo. Come è andata? Lo avete fermato voi?

No, sono stati direttamente i ragazzi a richiamarlo per radio. Gli hanno detto: «Stai tranquillo, ti riportiamo dentro noi». Per questo dico che è un bel gruppo e che hanno lavorato bene. 

Gli staff degli uomini di classifica vanno a visionare le tappe di montagna e le crono, voi siete venuti a vedere questa?

Non proprio. Sono io andato a vedere quella di Lucca, perché vivo lì vicino. Ma per questi altri arrivi abbiamo Adriano Baffi che è un esperto di volate. Lui ci precede di circa 30-40 chilometri e ci spiega per filo e per segno il finale.

Notizie fresche insomma…

Esatto, ci dice anche del vento. Anche perché un arrivo del genere tu puoi anche andarlo a vedere qualche giorno prima, ma con cartelloni, sponsor, transenne la situazione cambia molto (il riferimento è soprattutto alla larghezza della carreggiata, dato fondamentale per impostare un treno, ndr). E così abbiamo informazioni specifiche e aggiornate per ogni sprint.

Piena bagarre, la Lidl-Trek resta dietro: si intravedono i caschi rossi dei compagni di Milan che tirano in lontananza
Piena bagarre, la Lidl-Trek resta dietro: si intravedono i caschi rossi dei compagni di Milan che tirano in lontananza
Conosci Milan da pochi mesi, come sta cambiando?

E’ giovane e molto impulsivo. Ma si vede che è un grande campione. Anche per come si comporta con le gente e con tutta la squadra, non solo i compagni. Deve ancora imparare tanto, ma poi quando la squadra è forte e le gambe sono buone anche questo aspetto diventa facile.

Tre tappe sono un bel po’, di solito i velocisti che ne vincono tante nello stesso grande Giro sono quelli che dominano. Milan se la può giocare con i più grandi?

Eh – ride Yaroslav – si dai… è bello e credo di sì. Ma intanto pensiamo a questo Giro. Abbiamo altre due tappe nel mirino e speriamo che andrà tutto bene.

Ma non è che Milan a forza di fare volate diventi “solo” un velocista?

No, no… Jonathan Milan è un corridore da classiche al 100 per cento. Prenderà anche quella via.

Lonardi, volata da mal di testa e un podio per sperare

16.05.2024
5 min
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Giovanni Lonardi è passato in meno di mezz’ora dal quarto al terzo posto di Francavilla. Il tempo che la giuria riesaminasse il video dello sprint e per Merlier è scattata la retrocessione, con il conseguente passo in avanti del veronese del Team Polti-Kometa. Non si può dire che Lonardi sia al settimo cielo, però certo un podio di tappa al Giro è un buon punto di partenza per iniziare la seconda settimana col passo giusto.

«Sicuramente era un obiettivo mio e della squadra – risponde – da prima di partire per il Giro. Chiaramente il sogno è sempre vincere una tappa, però fare un podio fa un certo effetto. Sono contento, non me l’aspettavo, è un’emozione».

Giovanni Lonardi ha 27 anno, è alto 1,80 per 70 chili. E’ pro’ dal 2019 ed è al terzo Giro d’Italia
Giovanni Lonardi ha 27 anno, è alto 1,80 per 70 chili. E’ pro’ dal 2019 ed è al terzo Giro d’Italia

Il buco giusto

I velocisti sono rinomati per la capacità di ricostruire e raccontare uno sprint in ogni minimo dettaglio, ma quello di ieri a Francavilla è stato così confuso che i dettagli si sovrappongono. Ha ragione Adriano Baffi quando dice che il lavoro dei treni in certi casi si ferma ai 400 metri e poi è una partita a scacchi tra i velocisti rimasti davanti.

«E’ stata una volata confusa – spiega Lonardi – perché abbiamo avuto vento da dietro per quasi tutto il finale, tranne all’arrivo in cui era contrario. Per cui abbiamo fatto l’inversione per tornare indietro ed essendo stati per tutto il giorno a ruota, avevamo tutti gambe fresche. Però nella confusione sono riuscito a trovare il buco giusto. Tante volte non lo trovi, invece questa mi è andata abbastanza bene, per una volta meglio che agli altri. Penso che alla fine i conti si pareggino».

Gruppetto verso Prati di Tivo: nonostante ciò, il velocista deve difendersi anche in salita
Gruppetto verso Prati di Tivo: nonostante ciò, il velocista deve difendersi anche in salita

Due volate in una

La bravura in questi casi, come è stato per Milan, è trovare la traiettoria e tenersi una via d’uscita qualora il gruppo si rimescoli. Lonardi sin da subito aveva scelto la ruota di Merlier e poi quella di Milan.

«Solo che non è facile – ammette il veronese – perché loro hanno due o tre uomini davanti. Poi passa uno, passa un altro e magari l’unico che non passa sei tu. C’era confusione, finché ho trovato un buco a destra. Mi sono detto di rimontare le posizioni che potevo, altrimenti non avrei più fatto la volata. Sono riuscito ad arrivare davanti, ma per farlo ho speso le energie che mi sarebbero servite per fare lo sprint. Però stavo ancora abbastanza bene e mi sono ributtato a fare la volata e sono riuscito a reggere».

Lonardi ha vinto una tappa al Turchia per il declassamento di Van Poppel
Lonardi ha vinto una tappa al Turchia per il declassamento di Van Poppel

La vittoria in Turchia

L’operazione, condotta con grande lucidità, ha funzionato. E di solito, quando si guadagnano punti sulla strada, il risvolto più importante è a livello psicologico: se sono riuscito a farlo, posso farlo ancora.

«L’anno scorso non è stato un buon anno – conferma Lonardi – è andata bene solo da metà in poi. Mi aiuta tanto quando inizio a fare risultati, anche in termini di fiducia. Poi credo che per un velocista questo discorso valga anche di più. Quest’anno sono partito forte, sto andando abbastanza bene dall’inizio. Ho vinto in Turchia prima di venire qua (quella volta per declassamento di Van Poppel, ndr), quindi il morale è buono, sempre alto e questo cambia tanto. Io non mi reputo proprio un velocista puro, però qua il livello è talmente alto che per arrivare a fare le volate devi difenderti anche in salita».

Ieri a Francavilla, Lonardi ha fatto un primo sprint per affiancare i primi
Ieri a Francavilla, Lonardi ha fatto un primo sprint per affiancare i primi

Il treno della Polti

In questo gruppo di altissimo livello, in cui i velocisti vengono portati avanti e indietro da scudieri fidati e forti, la vita per i corridori delle squadre più piccole è decisamente più impegnativa. E se già nelle normali fasi di corsa le WorldTour reclamano il loro spazio in testa al gruppo, nell’impostare la volata la regola è ancor più severa.

«Anche noi partiamo con i compagni tutti per me – spiega – però non è facile fare quel lavoro e non abbiamo la squadra attrezzata per farlo. Ieri nel finale prima è entrato in azione Pietrobon, più o meno fino ai meno 10. Poi è arrivato Mirko Maestri, che ha provato a pilotarmi come al solito, solo che in due non è facile. Non è facile neanche per le squadre attrezzate come la Lidl-Trek e la Soudal-Quick Step, perché ieri era davvero caotico. Era facile perdere la ruota. Stai a ruota del tuo compagno, ma se il tuo compagno perde la ruota, sei spacciato. Però ce la mettiamo tutta. Io dico sempre che vincere un tappa al Giro per un corridore italiano è la cosa più bella del mondo, però anche un podio ha la sua importanza. Ci risentiamo se riuscirò a vincere, almeno saprò dirvi la differenza».

La bici del gigante, veloce e precisa come una freccia

16.05.2024
6 min
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Un metro e 93 come Ganna, un chilo di più: 84. Jonathan Milan è un gigante buono, salvo nelle occasioni in cui si lancia negli sprint. In quei casi si trasforma in un guerriero capace di sprigionare per circa 5 secondi punte di 1.940 watt con un valore medio durante la volata di poco superiore ai 1.600. A tutto questo spingere selvaggio di gambe, corrisponde il violento oscillare della bici. Johnny non è il velocista più composto del gruppo, ma quanto a forza fisica non teme confronti.

Tanta potenza passa però per il telaio, le ruote e il manubrio della sua Trek e questo accende i fari proprio sulla bici del friulano. Perciò, cogliendo l’occasione della seconda vittoria di tappa, la abbiamo sfilata dalle mani del meccanico Giuseppe Campanella per farcela raccontare più nei dettagli.

Giuseppe Campanella è uno dei meccanici italiani della Lidl-Trek
Giuseppe Campanella è uno dei meccanici italiani della Lidl-Trek
Con che bici corre Milan?

Una Trek Madone SLR. Telaio alto 60 e lungo 58. Arretramento sella di 8,7 e reggisella XL studiato per le persone di altezza superiore a 1,85. Altezza di sella di 84 e attacco manubrio da 120 mm con inclinazione di 7 gradi. Usa pedivelle da 175. Per la sua altezza e il peso, quando fa le volate tende a oscillare parecchio.

Una volta per un atleta di questa taglia sarebbe stata fatta una bici su misura.

Jonathan usa lo stesso telaio degli altri corridori. Forse in casa madre Trek, per quel genere di telaio utilizzano una composizione leggermente differente di carbonio, però normalmente sono quelli che si trovano in commercio. La Madone è la più rigida di tutte. E’ paragonabile a una freccia e quindi mantiene molto la traiettoria. Ne abbiamo due versioni, anche una più leggera che ad esempio usa spesso Mads Pedersen. Alcuni la prediligono quando durante la tappa ci sono delle salite o l’arrivo è leggermente in salita.

Avete in dotazione lo Sram Red, ora anche quello nuovo. Che rapporti usa Milan in volata?

I pacchi pignoni che monta, in base alle tappe, sono 10-33 oppure 10-36. Le volate le fa col 10 davanti e il 54 o 56 dietro a seconda del percorso. In ogni caso, usa il misuratore di potenza AXS di Sram. Per le volate, Jonathan utilizza i pulsantini per cambiare, mentre altri li usano per gestire il computerino. Vengono chiamati “sprinter” e sono dei comandi aggiuntivi posti sotto la leva freno, che facilitano la cambiata in fase di volata.

C’è stata qualche scelta di componenti su cui ha brigato oppure trova subito quel che cerca?

E’ molto esigente, gli piace che la sua bici vada sempre bene. In compenso non ha particolari esigenze. Ha trovato la posizione al training camp di dicembre e nel secondo di gennaio abbiamo fatto solo minimi aggiustamenti. Ha provato un paio di selle diverse, prima da 135 e poi 145 di larghezza, però in linea di massima le misure sono rimaste le stesse. L’arretramento di sella è elevato perché comunque il telaio è grande. Quando è in salita, Milan tende a spingere da dietro e non di punta.

Nonostante sia così grande, Milan ha il manubrio da 42: non è piccolo?

E’ una scelta aerodinamica e per comprimersi meglio durante la fase della volata. E sempre sul manubrio e per l’aerodinamica, si può dire che tiene le leve dei freni al limite del regolamento dell’UCI, quindi girate verso l’interno.

Con quali ruote corre Milan?

Dipende dal percorso, ovviamente. Nelle tappe pianeggianti predilige una ruota 62, quindi molto rigida, che è la più alta che abbiamo. Nelle tappe che invece presentano qualche salita le sceglie invece da 51, sempre con pneumatici tubeless da 28. Se poi vogliamo parlare delle pressioni, visto che è un corridore abbastanza pesante, il gonfiaggio per lui oscilla tra i 5,4 e 5,6 fra anteriore e posteriore. Ha fatto dei test a inizio anno, anche in galleria del vento, e ha determinato una serie di pressioni. Quelle ottimali per lui in base alla statura e alla potenza che esprime sui pedali. Solo per il Nord ha cambiato qualcosa, riducendo un po’ la pressione, quindi 5 all’anteriore e 5,2 al posteriore. In ogni caso, resta differenza fra le due ruote.

Il telaio e la forcella della Madone di Milan sono costruiti con il carbonio OCLV800, ultimo sviluppo della fibra di Trek. Attacco e manubrio sono di nuova generazione, più stretto sopra e con una sorta di svasatura che lo porta ad essere largo nella sezione bassa. La bici non punta sui vantaggi del sistema IsoSpeed, al contrario la bici sfrutta la rigidità del nodo di sella, del piantone e dei foderi obliqui per aumentare l’efficienza aerodinamica, sacrificando il comfort, ma non la stabilità. A giudicare dall’accelerazione e dalla volata di Milan ieri a Francavilla, il sistema dà ottimi frutti…