Matteo Donegà, Jonathan Milan europei 2020

Milan, Donegà e Zanardi che non ci sta…

14.11.2020
5 min
Salva

Stasera ci eravamo tutti convinti che Jonathan Milan avrebbe fatto i buchi per terra. Quando poi il gigante biondo del Ct Friuli ha ceduto al peso della tensione e del rapporto, anziché provare delusione ci siamo messi a fare un paio di considerazioni elementari.

La prima: Oliveira, che l’ha battuto, ha corso prima la Vuelta e fatto l’intera stagione WorldTour. Quindi aveva recupero e forza da vendere.

La seconda: Oliveira che l’ha battuto, sempre lui, ha 4 anni di più.

La terza: quando Ganna nel 2016 vinse il primo mondiale aveva anche lui vent’anni e fece 4’16”141, mentre oggi Milan in qualificazione ha impiegato 4’06”890. Dieci secondi di vantaggio sul campione del mondo.

Jonathan Milan, inseguimento, europei Plovdiv 2020
Milan alla partenza: uno sguardo al Garmin che registrerà i watt e si parte
Jonathan Milan, inseguimento, europei Plovdiv 2020
Uno sguardo al Garmin e Milan va in partenza

Semifinale super

«Ho dato tutto in semifinale – racconta Jonny – perché avevo paura di Gonov e ovviamente anche di Oliveira. E’ venuto fuori il mio miglior tempo di sempre, mentre poi in finale ho dato tutto, ma si sono sommate le fatiche dell’inseguimento a squadre. Volevo tirare fuori la vittoria. Quei 6 decimi sono niente, ma abbastanza perché lui stasera faccia festa ed io no. Ma fra tre mesi ci sono i prossimi europei e io mi rifarò».

Eri nervoso?

E non poco, che disastro! Marco Villa ha cercato di calmarmi, di darmi tranquillità. Lo stesso i compagni. E alla fine sono partito abbastanza motivato. Ho dato il 101 per cento con l’obiettivo di non farmi battere.

Sei partito forte, poi sei calato.

Abbiamo cercato di mantenere una tabella leggermente superiore alla semifinale. Giravo in 15”100-200 a giro, leggermente più alto del mattino. Ho cercato di essere il più regolare possibile, ma a metà è sceso il piombo.

Marco Villa, Jonathan Milan, inseguimento, europei Plovdiv 2020
Per Milan, tabella più lenta che in semifinale: 15″100-200 a giro
Marco Villa, Jonathan Milan, inseguimento, europei Plovdiv 2020
Si gira un po’ meno che in semifinale
Sembrava quasi che non ce la facessi a spingere il rapporto…

Mi chiedo anche io perché. Forse ho ceduto un po’ mentalmente, ma negli ultimi due giri ho provato a mangiucchiargli ancora qualcosa. E’ stata una stagione corta ma fantastica, l’anno prossimo ci riprovo. Ho dato tutto, ora è il momento di riposare.

Hai fatto la pace con Bressan, dopo lo screzio sul passaggio al professionismo?

Sì e mi dispiace che ci sia stata quella discussione. “Bress” ci vuole un bene dell’anima, questo risultato è anche merito suo.

Sorpresa Donegà

La stessa maglia del Ct Friuli l’ha addosso Matteo Donegà, classe 1998 di Bondeno (Ferrara), che agli europei non doveva neanche andarci. Aveva concluso i suoi due giorni di allenamento a Montichiari e se ne era tornato a casa, quando i tamponi positivi di Scartezzini e Bertazzo hanno indotto Villa a richiamarlo.

«Era di sabato – ricorda – il lunedì ho fatto i tamponi e poi sono partito per la Bulgaria. Avevo quasi staccato, è stata una sorpresa».

Lo scratch è andato male, l’individuale molto meglio, come mai?

Ho saputo dello scratch la mattina stessa, perché quelli del quartetto volevano concentrarsi solo sull’inseguimento. Solo che non ho corso alla Donegà, non ho saputo gestirla e sono finito decimo.

Matteo Donegà, corsa a punti, europei Plovdiv, 2020
Donegà, una corsa a punti con 20 scatti in 20 giri
Matteo Donegà, corsa a punti, europei Plovdiv, 2020
Donegà, corsa a punti con 20 attacchi
Che cosa significa correre alla Donegà?

Significa fare 20 scatti in 20 giri. Costringerli a inseguire. Già la convocazione è stata una sorpresa, ma arrivare sul podio al primo europeo elite è stato anche di più. Sono partito con la consapevolezza che sarebbe stato difficile. Fin dall’inizio ero abbastanza teso. Sapevo che avrei fatto la corsa a punti, la specialità che più mi piace. Ma non credo che la tensione abbia giocato brutti scherzi, semplicemente Mora è andato più forte.

Ma in futuro?

Ho la consapevolezza che in futuro ci sarò anche io. Per cui adesso stacco qualche giorno e ricomincio con la palestra. E’ un attimo che si ricominci…

Zanardi con rabbia

Chiudiamo con Silvia Zanardi, classe 2000 di Fiorenzuola d’Arda, e la sua rabbia per l’argento. Il bello è che non fa molto per mascherarla e questo va bene, se si corre per vincere. Nel velodromo della sua città d’origine a ottobre ha vinto la corsa a punti agli europei under 23, ma questa volta contro la Archibald ha saputo da subito che il compito sarebbe stato difficile.

«Infatti direi che sono stata più contenta a Fiorenzuola – ammette – perché ho indossato la maglia, ma certo questo secondo posto mi fa onore».

Silvia Zanardi, europei Plovdiv 2020
E poi c’è Silvia Zanardi: l’argento non le basta. Voleva vincere!
Silvia Zanardi, europei Plovdiv 2020
Rammarico Zanardi: era meglio vincere
Questo non significa che fossi rassegnata in partenza, giusto?

Certo che no, sono partita convinta e ci ho provato. Ma già da subito si è visto che lei ne aveva di più.

C’è così tanta differenza rispetto alle gare U23?

Le prestazioni sono superiori. Inoltre, dato che non c’erano tutte le nazionali, è stato più difficile controllare.

Salvoldi ha parlato dei difficili equilibri fra di voi…

Noi cerchiamo di fare gruppo (e intanto ride, ndr) ma sappiamo che ci giochiamo il posto. Però non ci facciamo la guerra e quando ci togliamo il body da allenamento, siamo tutte amiche. Io però quando salgo in pista, voglio vincere. Sarebbe stato meglio vicere. Sì, un po’ rosico…

Quindi adesso vacanze?

Non troppo, del resto con il lockdown ci siamo riposati abbastanza. E’ stato un anno positivo per quel poco che ho potuto correre. Una bella stagione, in crescita. Con il mio allenatore stiamo lavorando per migliorare ogni anno. Sto crescendo piano piano, sto seguendo il mio percorso.

Tiberi, debutto vincente tra gli U23

16.09.2020
3 min
Salva

Antonio Tiberi, laziale classe 2001, è il campione mondiale a cronometro tra gli juniores, corre nella Colpack-Ballan e già ha vinto tra gli under 23. Fisico longilineo due gambe da airone, ma potenza da vendere.

«Credevo che questa categoria fosse più dura – spiega Tiberi a bici.PRO – mi aspettavo un passaggio più complicato e invece tutto sommato mi sento già ad un buon livello. Certo, le differenze ci sono e le sento».

Davvero nessuna differenza?

Tra gli juniores anche se non stavo bene in qualche modo riuscivo a fare la mia corsa, qui se non sono al meglio mi ritrovo indietro o magari la gara non la finisco proprio. Inoltre c’è una bella differenza tra quando corriamo coi pro’ e quando ci sono solo i dilettanti. Nel primo caso la corsa è  più controllata e lineare: bagarre, fuga, rallentamento del gruppo e poi corsa vera negli ultimi 50 chilometri. Senza professionisti tutto è più nervoso e imprevedibile.

Ad Harrogate, mondiali del 2019, con il cittì De Candido dopo la vittoria nella crono iridata
Tiberi e il cittì De Candido dopo la crono iridata 2019
Punti di forza, difficoltà e quel Giro…

«Per ora soffro le salite brevi, gli strappi fatti a tutta, ci metto un po’ a carburare per questo preferisco le salite lunghe e questo è un aspetto delle mie caratteristiche che devo migliorare».

E pure a Gambassi Terme ha vinto proprio con uno scatto da finisseur.

Vero, ma dipende molto dalla giornata. In quel periodo ero in forma e in quel caso le cose cambiano. Se sto bene me la gioco anche con gente che ha 2-3 anni più di me. Un altro aspetto da curare è la posizione in gruppo. Bevilacqua e ancora di più Gianluca Valoti dall’ammiraglia mi dicono spesso di correre davanti. E’ un qualcosa che mi porto dietro da quando ero ragazzino, però devo dire che sto migliorando, soprattutto quando ho gamba.

Hai un terreno preferito?

Non ho un vero punto di forza, o almeno è difficile per me dirlo visto che sono al primo anno: forse le salite lunghe. Dal Giro d’Italia per esempio sono uscito bene, in crescendo. E questo credo sia importante: il recupero è stato buono e lo sentivo.

Qual è stato il gap più evidente

In salita chiaramente alcuni corridori che avevano più anni che e magari avevano corso di più coi pro’ mi mettevano in difficoltà. Comunque è stata un’esperienza importante. Di certo so che adesso le prime tappe non posso correrle come ho fatto, senza risparmiarmi.

Tiberi sul San Luca al Giro dell’Emilia con i pro’
Tiberi
Sulla salita di San Luca al Giro dell’Emilia, stringendo i denti in mezzo ai professionisti…

«Una difficoltà che ho notato è stato stare tanto tempo lontano da casa, ma ancora peggio è esserci stati chiusi durante la quarantena».

Andrea Tiberi
Capitolo cronometro: Tiberi iridato junior e già vincente tra gli U23 al debutto, sulla sua strada ha incontrato un super Jonathan Milan. Se lo aspettava?

Così tanto forte, sinceramente no! Però lui è proprio un passista puro, io sono più passista scalatore. So che Milan ha avuto la possibilità di girare molto in pista anche durante il lockdown. La crono di Imola l’ho vinta perché certe curve erano tecniche e io che le crono le faccio da anni e con la bici ho un ottimo feeling sono riuscito ad ottenere il massimo.