Per Mareczko prove di treno e una vittoria nel sacco

17.03.2021
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Jakub Mareczko ha già ripagato in qualche modo la fiducia che la Vini Zabù ha riposto in lui. Il velocista nato in Polonia ha già messo nel sacco una vittoria, una vittoria che dà fiducia e morale. Ha alzato le braccia al cielo in quel Umag, in Croazia ai primi del mese.

Per carità siamo tutti consapevoli, “Kuba” per primo, che non stiamo parlando di una classica monumento, ma vincere di questi tempi non è mai facile.

Jakub Mareczko e la sua volata all’Umag Trophy
Jakub Mareczko e la sua volata all’Umag Trophy

Vittoria non scontata

«Esatto – dice Mareczko – corse facili non ce ne sono, tanto più in questo periodo in cui nessuno sa quanto ancora si può correre. Magari tra un mese è di nuovo tutto fermo. Alle gare vanno tutti agguerriti e ben preparati. Oggi non è come prima che molti andavano per fare la gamba.

«Siamo partiti bene, questo significa che la preparazione è stata buona. E’ stato un buon inizio per me e per la squadra, ma adesso bisogna alzare l’asticella e fare la stessa cosa in corse di maggiore spessore. Alla Tirreno c’erano Alaphilippe e tutti i campioni del ciclismo mondiale e vincere là ha un valore. Vincere una corsa come quella che ho conquistato io, che qualcuno ha definito di dilettanti, ne ha un altro ma comunque non è facile».

Mareczko (26 anni) è alla settima stagione da pro’
Mareczko (26 anni) è alla settima stagione da pro’

Prove di treno

Queste gare che comunque hanno visto al via molte professional, sono ideali per provare non solo la gamba, ma anche automatismi tecnico-tattici, vedi il treno.

I ragazzi di Luca Scinto, lo avevamo visto dal vivo in ritiro, ci avevano lavorato già quest’inverno. L’obiettivo è mettere Mareczko nelle migliori condizioni possibili. Per questo il diesse toscano aveva provato diversi uomini da affiancare a “Kuba”. E con le corse il tutto si sta affinando.

«Sì – conferma Jakub – in queste prime gare abbiamo fatto delle prove. Soprattutto con Gradek e Stacchiotti, ma sono curioso di vedere come andrà quando in gare di maggior livello incontreremo i treni veri. Per ora ci sono Gradek prima e Stacchiotti come ultimo uomo, con cui mi trovo molto bene, ma vogliamo vedere anche come può essere con Liam Bertazzo».

In effetti questa potrebbe davvero essere un’arma in più per Mareczko. Liam fa parte del quartetto azzurro e i “cavalli” di certo non gli mancano: potrebbe lanciarlo ad una velocità altissima. Il suo limite però sono le salite: i chili (di muscoli, sia chiaro) sono tanti.

«Bertazzo erano quasi due anni che non correva su strada – riprende Mareczko – e infatti Scinto lo sta facendo correre per fargli mettere chilometri e ritmo gara nelle gambe. Lui è fortissimo e su carta potrebbe essere il lanciatore migliore».

Mareczko e le salite

Ma come spesso abbiamo detto quando si è parlato di Mareczko, il punto delicato sono le salite. Le volate le sa fare, il problema semmai è arrivarci, specialmente oggi con i percorsi sempre più spesso vallonati.

«Il mio obiettivo – dice Jakub – è passare le salite e devo migliorami per questo, ma senza perdere spunto veloce. Come si fa? Con calma. Posso anche perdere peso velocemente e andare più forte in salita, ma poi perderei anche velocità. Con la mia muscolatura deve essere tutto molto graduale».

Il velocista della Zabù sta lavorando molto per la salita
Il velocista della Zabù sta lavorando molto per la salita

Potenza ponderata

E non è un caso che mentre parliamo con Mareczko, lui si trovi in palestra. Esercizi al mattino e bici al pomeriggio. Squat, pressa e altri esercizi per variare e mantenere sempre un certo tono muscolare.

«Io sono soddisfatto di questo inizio di stagione perché penso di aver iniziato in modo graduale. Non sono al top della forma ma sto crescendo come volevo. Adesso c’è da aumentare un po’, con i ritiri e le corse. Andrò in Toscana per la Per Sempre Alfredo e poi correrò alla Coppi e Bartali. E non è detto che più in là faremo anche un po’ di altura».

Un Mareczko così fa piacere sentirlo: maturità, dedizione e una gran voglia di misurarsi con i migliori sprinter del mondo. In ritiro lo avevamo visto “cattivo”, con le idee chiare su cosa volesse. Al Giro d’Italia avrà questa occasione e non se la vuol lasciar scappare.

Matteo Moschetti, Challenge Mallorca 2020

Come è fatto un velocista? Chiediamolo al maestro

28.12.2020
5 min
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Proseguiamo il nostro incontro con Paolo Rosola, i capelli ingrigiti e l’energia di sempre, parlando del velocista. Negli anni Ottanta, più che le sue vittorie (27, di cui 12 solo al Giro d’Italia), era stato il suo essere fuori dalle righe, la sua empatia trascinante a renderlo popolare, vero esempio di quel che è un velocista. Perché velocisti si è innanzitutto con la testa, con il carattere, poi con le gambe. Come abbiamo già detto a proposito del suo ruolo alla Gazprom, Rosola non si è mai allontanato dal ciclismo e ha visto cambiare anche la figura dello sprinter. Una volta ogni squadra aveva il suo, ora è diventato un ruolo talmente specifico che il team deve dedicarcisi totalmente, costruendo il miglior treno possibile, oppure è molto probabile che vi rinunci.

Andrea Guardini, Le Tour de Langkawi 2018
Andrea Guardini, vittoria a Le Tour de Langkawi 2018
Andrea Guardini, Le Tour de Langkawi 2018
Guardini, Tour de Langkawi 2018

«Il ciclismo è cambiato come sono cambiate le nuove generazioni rispetto alla mia – esordisce il tecnico della Gazprom – ormai ogni corridore ha il suo preparatore specifico che lo fa lavorare perché diventi un corridore che va bene su tutti i terreni e questo è sbagliato. Vogliono che un velocista tenga in salita, ma perché? Non è quello il suo ruolo, che viene svilito. Il corridore perde le sue caratteristiche precipue e diventa un comune ciclista, che fa tutto ma niente in maniera importante».

Il movimento italiano ha velocisti di spicco, basti pensare al campione europeo Nizzolo o allo stesso Viviani suo predecessore, ma non sono così dominanti come avveniva ad esempio con Cipollini o Petacchi.

Ritieni che sia più un problema tecnico che di concorrenza internazionale?

Secondo me sì, imputabile innanzitutto ai dirigenti sportivi e ai preparatori, perché vogliono che gli atleti vadano bene dappertutto, togliendogli smalto. Gli sprinter di buon livello attualmente non mancano, ma sono perfetti per arrivi in gruppi ristretti, massimo 40 corridori. Quando si tratta di volate di massa, soffrono perché non hanno la preparazione specifica. Non hanno lavorato su pista. Non hanno neanche preparato mentalmente, anzi strategicamente l’atto conclusivo.

Cosa vuoi dire?

La volata ha un preambolo lunghissimo, un buon velocista deve saperla impostare se ha a disposizione compagni che lo pilotano, una squadra a lui dedicata come può essere la Groupama per Demare o la Lotto Soudal per Ewan. Ma deve anche sapersi adattare rispetto agli altri, magari sfruttare il lavoro altrui. Mi viene in mente un nome: Andrea Guardini. Era un ottimo velocista, ma ha perso le sue migliori caratteristiche proprio perché gli hanno chiesto di migliorare in salita.

Jakub Mareczko, Tour of Hainan 2017
Jakub Mareczko, tappa al Tour of Hainan 2017
Jakub Mareczko, Tour of Hainan 2017
Jakub Mareczko, Tour of Hainan 2017
Proviamo a passare in rassegna alcuni dei migliori velocisti giovani del panorama nazionale, quelli che hanno maggiori margini di miglioramento. Iniziamo da Jakub Mareczko…

Dopo quello che aveva fatto fra gli under 23 sicuramente ci si attendeva qualcosa di più, ma nel ciclismo attuale l’attività che si fa prima di passare pro’ ti spreme troppo. Una volta era una scuola, serviva per imparare, ora si chiede tutto subito e tanti arrivano spremuti. Sicuramente Jakub ha le fibre del velocista, perché io sono sempre stato convinto che velocisti si nasce. Certo si può migliorare, ma devi avere dentro di te la predisposizione. E’ un corridore valido per le volate nei giri a tappe, finora ha avuto qualche difficoltà ma può fare molto bene.

Un altro dal quale ci si attende molto è Alberto Dainese dopo il suo titolo europeo U23…

Non lo conosco molto, ma se ne parla molto bene. E’ importante il rapporto con la squadra, soprattutto se sfrutta queste prime stagioni per imparare. Approfitto di Dainese e della sua vittoria per esprimere un concetto molto importante che ho sempre cercato di inculcare ai miei ragazzi: una vittoria ha valore fino a mezzanotte, dopo è un altro giorno e non devi pensarci più. E’ importante per non montarsi la testa, non pensare che dopo una vittoria hai ottenuto tutto. Appena passato il traguardo è finita, nel bene come nel male, devi voltare pagina.

Alberto Dainese, Jayco Herald Sun Tour 2020
Alberto Dainese, tappa al Jayco Herald Sun Tour 2020
Alberto Dainese, Jayco Herald Sun Tour 2020
Dainese, Jayco Herald Sun Tour 2020
Passiamo a Matteo Moschetti…

Gran talento. Sai chi mi ricorda? Stefano Allocchio, perché la sua caratteristica è la volata lunga, la tenuta delle alte velocità che lo rende difficile da rimontare. Inoltre ha una buona squadra, il che per un velocista significa avere un buon treno a propria disposizione (Moschetti è ritratto nella foto di apertura). 

Davide Ballerini?

E’ molto bravo, ma non lo ritengo un velocista puro. Va bene per gruppi di 20-40 corridori, ma è espressione del ciclismo moderno. E’ quel tipo di corridore di cui parlavo prima, che va bene dappertutto. Sicuramente può vincere in un grande Giro, ma la tappa deve andare secondo certe modalità, in uno sprint a ranghi compatti non è quello su cui punterei.

Imerio Cima, Damiano Cima 2020
Imerio Cima e Damiano Cima, entrambi alla Gazprom
Imerio Cima, Damiano Cima 2020
Imerio e Damiano Cima, entrambi alla Gazprom
Parliamo del tuo pupillo: Imerio Cima…

Questo è uno sprinter puro e spero vada lontano, ma io per quanto posso voglio preservare le sue caratteristiche. Se mi seguirà si toglierà belle soddisfazioni. Deve però insistere sulle sue qualità di sprinter senza snaturarsi. 

In sostanza chi è il velocista?

Uno che non deve aver paura di nulla e che prima di lasciare la ruota che lo sta pilotando verso lo sprint, devono passare sul suo corpo… Uno sprinter deve sempre essere corretto, ma rispettando le regole deve farsi rispettare, magari anche con un po’ di follia. Uno sprinter è uno estroverso, che se la cava in ogni situazione, che impara i trucchi del mestiere e che sa sempre inventare qualcosa: io ho vinto corse dove non pensavo neanche di arrivare al traguardo…

Luca Scinto, Turchia 2017

Un bel lampo di Scinto prima delle Feste

18.12.2020
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Luca Scinto sta cucendo la squadra per il 2021. Non è facile e probabilmente lo sarà sempre meno. Un po’ perché i giovani migliori ormai prendono altre direzioni, puntando dritti sul WorldTour costi quel che costi. E un po’ perché non è semplice ripartire dopo anni in cui s’è andati in giro agitando la bandiera di Visconti. Difficile dire se sia stata più singolare la voglia del siciliano di tornare sempre nella stessa squadra o quella della squadra di insistere sempre con lui. Le frizioni degli ultimi mesi suggeriscono che forse si è cercata una riconciliazione di troppo. Ma siccome in certe dispute è bene non infilarsi e siamo certi che Scinto a Visconti voglia (a suo modo) davvero bene, il discorso cambia strada e torna sul 2021 della Vini Zabù. La squadra deve ancora definire il marchio delle bici. E Luca, che è uomo di mondo e sa che una delle prime regole per stare in gruppo è dissimulare la fatica, prende in mano il discorso e mette Mareczko sulla parte più esposta della bandiera.

Jakub Mareczko, Guanxi Tour 2019
L’obiettivo per Mareczko è migliorare in salita per arrivare meglio alle volate
Jakub Mareczko, Guanxi Tour 2019
Mareczko, obiettivo migliorare in salita
Sarete tutti per lui?

Da Kuba ci aspettiamo che porti le vittorie. Chiaro che faremo un calendario professional, mentre per il resto siamo appesi agli inviti. Abbiamo gli stessi obblighi degli squadroni, ma non gli stessi diritti. Cominceremo dall’Argentina, poi andremo a Mallorca. Non sappiamo se andremo al Giro d’Italia e speriamo che Lang ci inviti al Polonia. Chiaro che una tappa al Giro con Mareczko sarebbe come fare bingo.

Pensi che sarete invitati?

Fammi pensare in grande, in questo momento non voglio tralasciare nemmeno una possibilità. E sempre in questo momento, se ci lasciano soli non fanno un favore al ciclismo italiano. E comunque, tornando all’inizio, non saremo solo per Mareczko. Credo molto in Simone Bevilacqua, che ha bisogno di integrarsi di più, ma ha qualità. C’è Stacchiotti. Credo in Gradek, che ha 30 anni e arriva dalla CCC. C’è Schneiter, che è stato 7° al piccolo Lombardia, è cresciuto con Hirschi e ha 22 anni. Stojnic ne ha 21. Dai giovani qualcosa si tira fuori…

Sei diverso dallo Scinto che motivava i corridori fino quasi a renderli nevrotici…

Non si può più fare il preparatore e il direttore insieme. E’ complicato e ci sono troppe responsabilità. Poi però, quando siamo insieme ad allenarci, lo stile Scinto viene fuori. E viene fuori anche in corsa. Per il resto sono più tranquillo e maturo. Mi hanno accusato di essere troppo protagonista, non c’è problema. Eccomi! Mi occupo del lato tecnico e della parte economica si occupa Citracca, come è giusto, dato che la società è sua.

Simone Bevilacqua, Tour de Langkawi 2019
Bevilacqua nel 2019 ha vinto una tappa a Langkawi. Miglior risultato 2020 il 7° agli italiani
Simone Bevilacqua, Tour de Langkawi 2019
Bevilacqua vittoria a Langkawi nel 2019
Dove è finito quello Scinto che si innamorava dei corridori e faceva chilometri e chilometri per seguirli?

C’è ancora, continuo ad aiutare i ragazzi che me lo chiedono. Però ho anche capito che i corridori non sono miei, bensì dei procuratori. E alla fine, se spingi per convincerli a fare qualcosa che al momento gli è scomodo, ti vedono come quello che gli va contro e fa l’interesse della squadra. Io sono amico loro, quando vogliono capirlo.

Le regole del ciclismo sono sempre le stesse?

Se qualcuno non le ha cambiate, direi di sì. Al corridore chiedo di allenarsi. Poi di tornare a casa, pranzare perché qualcuno gli fa trovare il pranzo. Riposarsi. Fare i massaggi. E pensare al giorno dopo. Ogni altra cosa è sottratta alla vita da atleta. Sarà uno schema antico, ma fino a prova contraria è l’unico che funziona e consente di avere carriere durature. Se invece ti alleni, salti il pranzo prendendo solo un po’ di proteine e poi il pomeriggio sei in giro e la sera a cena fuori, secondo me non funziona.

Mareczko e la salita.

L’obiettivo è che migliori. Sono in contatto con il Centro Mapei, con cui si prepara. Ho parlato con Massimo Induni che lo segue e gli ho detto che cosa vorrei e dove vorrei portarlo. Non ci credo che non possa migliorare e superare certe salitelle. Sono certo che mi darà ascolto.

Sembra in corso uno scontro fra tradizione e il nuovo che avanza…

L’anno scorso in Argentina, il direttore di una squadra WorldTour venne da me e disse che aveva visto i miei corridori allenarsi la mattina, prima della tappa che partiva alle 16. Gli ho risposto che eravamo giù per allenarci e mettere fieno in cascina per quando fossimo tornati in Europa. Per questo li avevo mandati a fare un paio d’ore. E lui mi ha guardato sbalordito, dicendo che se lo avesse proposto ai suoi, lo avrebbero preso per matto.

I tuoi ti hanno mai preso per matto?

Basta che mi prendano seriamente e che mi rispettino. Se un atleta vuole crederci, gli do il massimo. Perché sono convinto che il modo migliore perché alla fine si torni tutti a casa soddisfatti è lavorare come una squadra. Se ognuno tira dalla sua parte, si rompe il giocattolo. Perciò rimbocchiamoci le maniche. Il 17 gennaio si riparte dall’Argentina.

Giacomo Nizzolo, campionato europeo 2020

Nizzolo ha scelto e resta con Qhubeka-Assos

23.11.2020
3 min
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Nizzolo resta dov’era. La notizia era nell’aria, ma la firma è arrivata solo ieri e fra i motivi della scelta, la mission del team non è stata certo secondaria.

«Mi sono sempre sentito parte di questo progetto – dice il campione d’Italia e d’Europa – sin da quando ho firmato con loro nel 2019. Andai in Sudafrica e vidi la consegna delle biciclette a questi ragazzini da parte di Qhubeka Charity e questa cosa mi è rimasta dentro. Molto forte e molto chiara».

Nel primo lunedì della nuova stagione nel Team Qhubeka-Assos, Nizzolo è uscito in bicicletta. Il 2020 è stato trionfale. Vittorie al Tour Down Under, alla Parigi-Nizza, nel campionato italiano e in quello d’Europa. La ripresa dopo lo strappo muscolare che lo ha costretto al ritiro dal Tour è completa e si può guardare con fiducia al prossimo anno.

Qhubeka Charity, foto Assos
“Thank you Assos”: un’immagine dall’archivio di Qhubeka Charity (foto Assos)
Qhubeka Charity, foto Assos
Grazie Assos: questa è Qhubeka Charity
Quindi scriviamo strappo muscolare?

Ecco, bravi, bisogna sottolinearlo. Un banale strappo muscolare al polpaccio destro nella tappa di Loudenvielle, che ha i suoi tempi di ripresa e mi ha impedito di rientrare a fine stagione. Non so da dove sia partita la bufala che fosse il ginocchio. Ma il ginocchio, che pure mi ha fatto tribolare a lungo, questa volta non c’entra niente.

Torniamo alla squadra, perché aspettare così a lungo?

Perché ho fatto una scelta che si basa sul fatto che il progetto ruota attorno a me. Questo mi motiva molto, mi mette addosso un senso di responsabilità che mi carica. L’arrivo di Assos è cruciale. Siamo molto legati, hanno la sede a un chilometro da casa mia.

Essere al centro del progetto significa che finalmente avrai un treno tutto tuo?

Anche se il treno non si inventa da oggi a domani, l’intento è proprio quello. E senza girarci troppo attorno, è un’idea che mi piace.

Giacomo Nizzolo, Ntt, Tour de France 2020
Tour sfortunato per Nizzolo, a capo di un 2020 che lo ha visto rinascere
Giacomo Nizzolo, Ntt, Tour de France 2020
Tour sfortunato, 2020 eccezionale
Avevi altre offerte?

Ne avevo e sono parse subito interessanti. Questo mi ha fatto piacere, perché è la conferma della stima nei miei confronti. Ma la squadra mi ha dimostrato fiducia e io ho sempre avuto in testa di rimanere.

Come prosegue la tua preparazione?

Ho iniziato a fare la solita base di tutti gli anni, in attesa che vengano tirati fuori i calendari. Credo che useremo la stessa bici, per cui sono già un passo avanti.

Ti pesa un po’ coprire la maglia tricolore con quella di campione europeo?

Un po’ sì, lo ammetto e non mi sono abituato. Per questo stiamo studiando il modo di far vedere il tricolore. Ma ancora non so bene come. Adesso però esco in bici. Ho dei buoni motivi in più per darci dentro.

Giampaolo Caruso, mondiali Ponferrada 2014

L’altro Caruso ha qualcosa da dire sugli juniores

23.11.2020
4 min
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Dopo Di Biase tocca a Caruso, Giampaolo Caruso. Un altro ex professionista che non sta a guardare. Dal prossimo anno infatti il siciliano preparerà i ragazzi della squadra di Sezze, che ha in Filippo Simeoni il presidente onorario e in Andrea Campagnaro il riferimento tecnico. Il Marco Pantani Official Team, così chiamato neanche troppo per mistero in onore di Marco Pantani, ha infatti realizzato una plurima, che gli permetterà di unirsi a un team di Palermo che nel 2020 si chiamava Asd Impero Forno Pioppi e che ha in Carlo Sciortino l’elemento di punta.

Squadra giovanissimi Giampaolo Caruso
Con i ragazzi della sua squadra al belvedere di Avola Vecchia
Squadra giovanissimi Giampaolo Caruso
Con i suoi ragazzi ad Avola Vecchia

Si riparte

Saltando da una vita all’altra, Giampaolo ha lasciato la Svizzera e da qualche anno è tornato nella sua Avola. Aveva tempo prezioso da recuperare. Il tempo e la sua serenità. Si è sfilato dal negozio del fratello e ha aperto uno studio di valutazione e preparazione. Si è eclissato dal mondo in cui ha vissuto per 14 anni come professionista. Poi, quando è stato certo di volerlo fare, ha rimesso fuori il naso, diventando immagine del Giro di Sicilia cicloturistico. E a quel punto, saltato l’argine, ha continuato nel ruolo di preparatore al servizio della squadra juniores che unirà atleti del Lazio a quelli siciliani.

«Mi ha contattato Andrea Campagnaro – racconta – che ha Salvo Brugaletta come collaboratore. Voleva un ragazzino che si chiama Lombardo e che si prepara con me. A me non interessava sapere con chi avrebbero fatto la plurima, perché penso soltanto ai ragazzi. Ma alla fine, parlando di programmi, mi hanno proposto questo incarico, che ho accettato».

Juniores al bivio

Ci sono fior di corridori in giro e tanti rischiano di smettere. In queste ultime settimane abbiamo fatto un gran parlare della problematica degli juniores, che arrivano fra gli under 23 troppo avanti e hanno poco margine.

«Ma adesso con le continental – dice Caruso – la situazione è peggiorata. Quando si facevano gli under 23 alla vecchia maniera, allora potevi anche arrivarci un po’ indietro. Erano anche obbligati a prendere un certo numero di primi anni. Ma se adesso vai subito a correre ai livelli più alti, come fai? Perciò siamo davanti a un bivio. Se gli tiro il collo, vanno forte, trovano squadra e però magari durano poco. Se non gli tiro il collo, non vincono, gli altri gli passano sopra e nessuno li prende. In un modo o nell’altro il sistema non funziona».

Alessandro Greco, Team Nibali
Tra i suoi corridori c’è Alessandro Greco, un piccolo prodigio
Alessandro Greco, Team Nibali
Alessandro Greco, un talento da seguire

Un team per Greco

Il caso più emblematico Caruso ce l’ha in casa e ne ha fatto un cruccio personale, perché è davvero brutto alimentare i sogni di un ragazzo di 17 anni, in cui magari ti rivedi, e poi renderti conto che la strada in cui tanto ha creduto in realtà non ha sbocchi. Come glielo dici?

«Questo ragazzo si chiama Alessandro Greco – spiega – pesa 55 chili e di solito faceva test a 6,3-6,4 watt per chilo. Nell’ultimo che ha fatto, ha stampato 7 watt/kg e incredibilmente è senza squadra. Ha corso nel Team Nibali, facendo una delle due vittorie del team in tutto il 2020. Eppure non si riesce a trovargli squadra. A Monterosso Almo, la corsa che ha vinto, non si sentiva sicuro in gruppo e ha attaccato. Si è fatto 117 chilometri da solo e ha vinto. Ma tutti quelli che sento non hanno soldi. Ho chiamato anche Totò Commesso e mi ha detto che è al completo ed è pieno di richieste. Alessandro ha margini in quantità, come la mettiamo?».

Vincenzo Nibali, Giampaolo Caruso, Tour de France 2015
Vincenzo Nibali, Giampaolo Caruso al Tour de France 2015
Vincenzo Nibali, Giampaolo Caruso, Tour de France 2015
Con Nibali al Tour del 2015

Sicilia ferita

L’ultima annotazione è sulla situazione politico/sportiva in Sicilia, dalla quale sta volentieri alla larga, dopo aver ricevuto inviti a metterci la faccia anche da persone a lui vicine.

«Come preparatore – dice – posso permettermi di stare alla larga da queste dispute. Sono amico di tutti. Di Fina e anche di Guardì. Non aspiro a incarichi tecnici regionali, quindi non voglio entrarci. La situazione non è semplice. Non so quanto sarà facile trovare sponsor per fare l’attività che si propone. Se era difficile prima del Covid, adesso come sarà? Lo vedo da me che cosa significa tenere su una squadretta. Ho circa 40 bambini nella mia squadra e so la fatica che faccio per trovare i 5.000 euro necessari per completini e tute. Per i progetti di cui sento parlare serve un supporto importante. Sarebbe bello che si trovasse un grosso sponsor che sostenesse l’attività regionale, sarebbe davvero un vantaggio per tutti».

Jakub Marezcko

Mareczko e una squadra tutta per lui

22.11.2020
3 min
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Era il 31 ottobre 2018 quando Jakub Marecko disputò la sua ultima corsa con l’allora Wilier Triestina di Angelo Citracca e Luca Scinto. Era il Tour of Hainan e di quella corsa a tappe vinse la prima frazione. Da allora sono passati due anni e 21 giorni e “Kuba” è ritornato alla base.

Progetto vincente

Dalla CCC Sprandi, team WorldTour, alla Vini Zabù Brado Ktm, squadra Professional. Quando iniziamo il discorso Jakub ci precede: «Non è un passo indietro – dice con voce decisa – tanto è la cosa che prima o poi mi chiedono tutti. E’ la realtà dei fatti. Quando all’epoca mi staccavo in salita avevo sempre qualche compagno vicino, magari non eravamo formidabili nel treno per la volata, però la squadra c’era. Ed è quello che è mancato alla CCC, ma con gente come Van Avermaet è anche normale».

In Cina l’ultima vittoria con la Wilier
In Cina l’ultima vittoria con la Wilier

Marezcko lo spiega chiaramente: è tornato alla corte di Citracca perché c’è un progetto da sposare, vivere e costruire. E che dovrebbe essere ben diverso da quanto vissuto alla CCC.

«Ho sentito Angelo in occasione della mia vittoria in Ungheria. Mi ha fatto i complimenti. Da lì abbiamo ripreso a parlare sempre di più. Già quando ero alla Vuelta avevo una mezza idea di tornare, ma c’erano alcuni accorgimenti da sistemare. Questo progetto mi piace: avrò una squadra per me».

Mareczko e il gruppo

Iniziare la stagione con queste premesse deve essere senza dubbio stimolante. C’è da lavorare, costruire, creare e, perché no, rimettersi in gioco. Mareczko è una delle speranze italiane delle ruote veloci. Un potenziale davvero importante, che però ancora non è riuscito ad esprimere al meglio. E’ anche vero che quando è arrivato tra i pro’ aveva appena 21 anni. Il meglio deve arrivare.

«Alla CCC ero quasi sempre solo nel finale. Giusto Visniowsky e qualche altro mi ha aiutato in Polonia e in Ungheria (e infatti ha vinto, ndr), mentre all’epoca avevo sempre vicino Zupa e Dal Col. Ancora non conosco bene chi ci sarà, ma Citracca mi ha detto che Stacchiotti è un buon corridore. Non saremo la Deceunick-Quick Step, ma per le nostre corse va bene così.

«Quanto conta essere omogenei e affiatati? Quello è il gruppo e conta molto. Nel ciclismo il risultato è di uno ma il lavoro è di tanti. Pensiamo a Froome o Geoghegan Hart: non avrebbero vinto senza la squadra.

«L’organizzazione di una WorldTour è senza dubbio diversa, ma è dovuto al budget. Chi ha 15 milioni non farà le stesse cose di chi ne ha 3. Ma ho visto che non saremo in tantissimi e questo ci può garantire le giuste attenzioni. Anche l’anno scorso pur essendo in una WorldTour nel ritiro a Livigno mi sono arrangiato. Ho fatto venire su un massaggiatore con la moto (per fare anche il dietro moto, ndr). Vedremo, so che Citracca vuol fare dei mini ritiri».

Mareczko è stato due anni alla CCC Sprandi
Mareczko è stato due anni alla CCC Sprandi

Obiettivo salita

L’ostacolo più grande per Marezcko è la salita. In passato spesso si è staccato o comunque le scalate lo fiaccavano a tal punto da non riuscire a giocarsi bene la volata. Nel corso del tempo, e due anni nel WorldTour, è migliorato molto, una crescita fisiologia e legata anche al lavoro.

«Credo che lavorare sulla salita resti la cosa principale, altrimenti non arrivi neanche in fondo alle corse. Ogni anno vanno più forte. Alla Vuelta le prime tappe erano tutte da 3.000 metri di dislivello e al traguardo ci sono arrivato senza grossi problemi. Prima in situazioni simili mi ritrovavo da solo. Nel primo Giro sono riuscito a fare 12 tappe andando la metà, della metà in salita. Oggi 2.000 metri di dislivello li trovi anche nelle tappe piatte. Poi certo, in allenamento le volate continuerò a farle».

Luca Scinto, Jakub Mareczko, Coppi e Bartali 2016, Calderara di Reno

“Kuba” torna a casa e Scinto fa gli onori

22.11.2020
3 min
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Scinto ritrova il suo velocista migliore. Il contratto biennale firmato da Mareczko con la Vini Zabù-Ktm rende meno pesante l’assenza di Visconti e ridà sostanza a una squadra che rischiava di restare senza un centro di gravità.

«Basta che ci sia Scinto come figura carismatica – dice il toscano – che io riesca a formare il gruppo. E comunque Kuba sembra uno “zittone”, ma ha carattere e le cose non le manda a dire. E soprattutto è uno che sa fare gioco di squadra, non lavora per spaccarla».

Mareczko passò professionista con Scinto nel 2015, quando la squadra si chiamava Southeast e ci è rimasto fino al 2018, conquistando 52 vittorie in giro per il mondo. Una sola in Italia, nel 2016, alla Settimana Coppi e Bartali (nella foto di apertura). A quel punto, avendo compiuto 24 anni e palesando un potenziale notevole, passò al Ccc Team, facendo l’atteso salto nel WorldTour. Ma qui, complice anche un po’ di sfortuna e un livello da far crescere, le cose non sono andate benissimo. Le prime tre vittorie dopo due anni sono arrivate proprio nel 2020 al Tour d’Ungheria, mentre un terzo posto alla Vuelta ha dimostrato che forse proprio alla fine Kuba aveva trovato il passo giusto.

Sam Bennett, Jasper Philipsen, Jakub Mareczko, Vuelta 2020
Terzo (senza treno) dietro Bennett e Philipsen alla Vuelta: tappa di Ejea de Los Caballeros
Sam Bennett, Jasper Philipsen, Jakub Mareczko, Vuelta 2020
Un terzo posto il miglior risultato alla Vuelta 2020
C’è qualche affinità con la storia di Guardini, passato anche lui nel WorldTour dopo tre anni con te?

Secondo me c’è tanta differenza, senza nulla togliere ad Andrea. Mareczko è più forte, negli ultimi 150 metri me lo giocherei contro chiunque. Forse però non ha trovato la squadra più adatta. Ma probabilmente, se Ccc non avesse chiuso, sarebbe rimasto con loro, crescendo ancora.

Cosa significa che la squadra non era adatta?

Se sei un velocista e la squadra ti tutela, scegliendo un calendario adatto a te, hai un tipo di adattamento. Ma se la squadra non ha l’organizzazione per supportarti, allora diventa dura. La Deceuninck sa come lavorare per un velocista. Magari la Ccc, che aveva un organico di cacciatori di classiche, lo ha tutelato un po’ meno. A certi livelli, se non sei Sagan o Ackermann, hai bisogno della squadra che ti aiuti. Perché un conto è staccarti in salita e restare da solo, altra cosa avere tre compagni che ti aiutano a rientrare. Come Demare…

Paragone impegnativo.

Quasi irriverente, me ne rendo conto. Serve solo per spiegare il concetto. La Groupama-Fdj è venuta al Giro con una squadra tutta per Demare. E lui si è staccato in salita, poi veniva aiutato a rientrare e si è vinto 4 tappe e la classifica a punti.

Seguirai Mareczko anche nella preparazione?

Ho smesso di allenare da 4-5 anni. E’ giusto che abbiano il loro preparatore e che io possa confrontarmi con lui. Certo durante i ritiri sono io a decidere come ci si allena, ma solo perché magari si fanno simulazioni di gara. Quello che non mollo invece è il rapporto personale, occhi negli occhi.

Stacchiotti sarà il suo ultimo uomo?

E’ un’idea molto giusta. Riccardo è stato confermato, perché l’ultima stagione non si può prendere a misura per nessuno. E’ un bel limatore, è furbo, tiene le posizioni.

Kuba dovrà migliorare in salita?

A sentire Missaglia che lo aveva alla Ccc è già migliorato tanto, lavorando sul fondo. Ma lui sa che non si finisce mai di migliorare e ho fiducia che possa tornare e vincere. Lo vogliamo noi, ma sta a cuore soprattutto a lui.

Sam Bennett, Jasper Philipsen, Jakub Mareczko, Vuelta 2020

Mareczko terzo, super treno per Bennett

23.10.2020
4 min
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Per poco a Kuba non è riuscito il colpaccio e se alla fine ha dovuto inchinarsi a Bennett e Philipsen è stato perché ha iniziato la volata troppo indietro e quelli della Deceuninck-Quick Step hanno messo in strada un treno che, oltre a lanciare Bennett, ha impedito ai rivali di prendergli la ruota.

Però la notizia di Mareczko terzo sul traguardo di Ejea de los Caballeros è una buona notizia che merita un approfondimento e si unisce ai già buoni piazzamenti spagnoli centrati da Mattia Cattaneo e prima ancora da Andrea Bagioli.

«Per essere la prima volata della Vuelta – dice Jakub – è andata bene. I compagni mi hanno dato una grossa mano nella baraonda del finale. Ma il lavoro della Deceuninck-Quick Step in quelle ultime due curve spiega benissimo a cosa serve avere un treno».

Jakub Mareczko, 2020
Jakub Mareczko, 26 anni, alla Ccc dal 2019
Jakub Mareczko, 2020
Mareczko, alla Ccc dal 2019

Kuba lo avevamo perso di vista dalle tre tappe e la classifica a punti al Tour de Hongrie: il Giro d’Ungheria subito dopo il lockdown. Da uno come lui eravamo abituati ad aspettarci di più, invece dopo i grappoli di vittorie ottenute fino al 2018, il passaggio nel WorldTour con la Ccc lo ha bloccato. Il ciclismo non aspetta e le vittorie ungheresi erano il trampolino giusto per rilanciarsi.

Poi cosa è successo?

Sono andato al BinkBank Tour e poi a Scheldeprijs, ma non pedalavo bene e non sono riuscito a fare le mie volate. A quel punto, anche se avrei avuto nei programmi il Giro d’Italia, con il mio preparatore Marco Pinotti abbiamo deciso di puntare forte e bene sulla Vuelta e per questo mi sono messo a lavorare.

Ha funzionato?

Ho tanta forza addosso, sto bene. E se un rimpianto posso averlo per questa prima volata è per non aver voluto rischiare troppo nelle ultime due curve, che erano davvero brutte. Bennett ha avuto il treno migliore e per questo ha vinto. Io ho fatto il massimo coi mezzi che avevo.

Quali sono i compagni che ti accompagnano alla Vuelta per le volate?

Ho una bella squadra che punta su di me e questo fa la differenza. Ci sono Wisniowski, che ha una forza sovrumana. Poi anche Ventoso e Paluta, che sono bravi in pianura. E per il resto bisogna saper limare.

Chris Froome, Vuelta 2020
Chris Froome in classifica a 37’45”
Chris Froome, Vuelta 2020
Froome in classifica a 37’45”

L’argomento è delicato e si ha quasi timore a parlarne a fine ottobre. Ma con la Ccc che chiude e i pochi risultati, quale futuro si annuncia per il velocista bresciano, che ha ancora 26 anni e potenzialità importanti? Sono domande da porre con garbo.

«Dopo l’Ungheria – risponde – avevamo ricevuto delle proposte, che poi i pochi risultati in Belgio magari hanno raffreddato. Prima di parlare vorrei firmare, perché le parole contano zero. E poi comunque non vi nascondo che questa Vuelta è importante anche per questo ed è uno dei motivi per cui ho lavorato per essere competitivo al massimo livello».

Quante altre volate avrai?

In tutto sono quattro, cinque e non tutte velocissime, nel senso che una ha l’arrivo che tira in su e strizza l’occhio a corridori come Valverde. Per cui ogni occasione è buona e va acchiappata.

Bennett è davvero così forte?

Certo che lo è, altrimenti non avrebbe vinto la maglia verde al Tour. Ma soprattutto ha una squadra fortissima, sono molto ben organizzati per supportare i loro velocisti e non ne sbagliano una.

Basta prendergli la ruota?

Magari fosse così facile come dirlo. Il problema è che a ruota ha sempre un paio di compagni e se ti va di lusso inizi la volata due posizioni dietro di lui, ma io oggi ero ben più indietro.

Come va in Spagna con il Covid?

Siamo nella bolla ed è una cosa seria. Lungo le strade non ci sono persone, tranne quelli col camper che non si fermano davanti a niente. Le immagini degli arrivi affollati del Giro fanno pensare. La gente non capisce che la corsa si segue meglio da casa e che al traguardo stai delle ore per dieci secondi di show?

Stai seguendo il Giro?

Un po’, ho visto che oggi ci sono state delle polemiche ma non ho capito tanto bene. Preferisco guardare le cose di qui e fare delle belle volate. Voglio cogliere tutte le occasioni.