Giovanni “Marine” Visconti alla Bardiani fa notizia, perché non era mai successo che il leader di una professional italiana diventasse leader di un’altra. Come fra parrocchie contrapposte, raramente si sono visti scambi di figure carismatiche. Ma Visconti cercava un contratto da firmare e i dirigenti della Vini Zabù-Ktm facevano finta di niente. All’ultimo incontro, il 2 novembre, nessuna proposta. Per questo quando è passato il treno dei Reverberi ed è stato chiaro che alle sue spalle c’erano sponsor disposti a farsi carico dei costi, Giovanni ha firmato. Alla Bardiani-Csf serviva una figura di riferimento per i tanti giovani del team e così Visco ha accettato la sfida.
«Sarei rimasto con Scinto a vita – racconta – ma la realtà è che non ho mai ricevuto proposte di rinnovo. Rischiavo di smettere di correre e questa cosa non riuscivo a digerirla. Ovviamente quando è uscita la notizia che avevo firmato, qualcuno si è affrettato a dire che gli stessi soldi avrebbe potuto darmeli anche lui. So quello che lascio. So che in quella squadra ero il figlio prediletto, ma a 37 anni avevo bisogno di qualche certezza in più. San Baronto resta il posto in cui ho scelto di vivere e dove sto benissimo, ma il lavoro è un’altra cosa».
Vita nuova
Pare che Reverberi sia gasato per l’arrivo del siciliano: un corridore di questa levatura da quelle parti non si vedeva probabilmente dall’ultimo Colbrelli.
«La Bardiani – dice Visconti – è una squadra ben organizzata, ai corridori non manca nulla. Però gli mancava un leader che unisse il gruppo dei giovani. Bruno Reverberi mi ha preso in simpatia. Lo so che è un cagnaccio, ma io so parlare la sua lingua. E se divento uno che allinea la squadra alla sua filosofia, la cosa funziona. Sono euforici. Ho parlato anche con i Bardiani. E’ come ricominciare e trovare stimoli nuovi. Con tutte le proporzioni e scusandomi per il paragone, Froome alla Ineos era soltanto il vecchio Froome, mentre alla Israel sarà il campione più desiderato. Dopo un po’ si ha voglia di sentirsi importanti. Ho voglia di misurarmi con un tecnico grintoso come Rossato.
Al minimo
Sembra un altro. Voi non c’eravate a sentirlo parlare negli ultimi giorni del Giro, prima che si ritirasse. Il cielo era nero e, complici complesse vicende familiari, il ritiro era l’unica carta da giocare.
«Fino a tre giorni fa – conferma – ero arrabbiato con tutti. Ho pensato di smettere. Sono stato tutto l’anno con grinta e testa, ma gambe schifose. L’Etna è stata una mazzata. Però mi sembrava ingiusto non ricevere offerte, per tutto quello che ho fatto vedere. Soprattutto che le offerte non arrivassero dalla mia squadra. Alla fine i Carera hanno girato, ma intorno era pieno di squadre che volevano prendere i corridori al minimo. Se devo correre al minimo, per i sacrifici che devo fare a 37 anni in questo ciclismo in cui tutti vanno forte, tanto vale fermarsi. Meglio puntare a un altro ruolo. Forse avrei guadagnato di meno, ma mi sarei stancato anche di meno…».
Un anno ancora
Questo è Visconti, prendere o lasciare. Dalle stelle alle stalle in una notte. E forse pensando al suo rapporto con Reverberi, speriamo che ingrani subito bene. Perché Bruno è un… molosso vecchio stampo e sono tanti i corridori che l’hanno deluso che lui ha scaricato.
«In due giorni – dice Visconti – mi è cambiata la vita. Sono uscito a correre per un’ora e quasi non sentivo la fatica. Dovrò ripartire senza esagerare. Ieri sono andato a funghi, a camminare. Il ginocchio sta bene, ma soprattutto avevo bisogno di ritrovare la serenità. A casa nostra va così: quando io non sono calmo, anche mia moglie diventa nervosa e litiga con tutti. Invece finalmente inizia un inverno sereno. Ho sempre detto che avrei voluto fare ancora un anno e poi avrei valutato. Il 2020 è andato come sappiamo, vediamo di fare un bel 2021. Che arrivi la nuova bici e che finalmente si ricominci».