Under 23, continental e gare regionali: i pro e i contro

28.11.2022
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Nella nostra intervista con Gianni Faresin, è emerso un particolare interessante riguardo un cambio di regolamento per le squadre continental. Dal 2023, infatti, alle gare regionali under 23 questi team potranno schierare solamente ragazzi del primo e secondo anno. Una scelta contestata dallo stesso Faresin e che ha sollevato in noi un po’ di curiosità. Abbiamo così condotto un’indagine coinvolgendo altri direttori sportivi: sia di continental che di team dilettantistici. 

Campionato italiano U23, al via tutte le continental, che però ora alle regionali possono portare solo i più giovani
Campionato italiano U23, al via tutte le continental, che però ora alle regionali possono portare solo i più giovani

I nuovi arrivati

Per questa categoria il ridimensionamento è relativo. Ci sono squadre come la Zalf che hanno rinunciato a molti elite, allo stesso tempo però altri team non considerano queste corse come un campo di interesse. L’esempio è il team Technipes-#inEmiliaRomagna che dal 2023 diventa continental.

«A mio avviso – esordisce il diesse Coppolillo – si dovrebbe lasciare la sola distinzione tra gare under 23 e elite/under 23. I partenti saranno sempre meno e di questo passo le gare regionali rischiano di sparire. In Italia abbiamo 45 squadre fra under 23 e continental, deve esserci spazio per tutti. Noi quest’anno queste gare non le faremo, avendo un solo ragazzo di primo anno. Andremo all’estero e faremo le gare nazionali ed internazionali, quelle più vicine alla nostra categoria».

La Colpack avrà un organico giovane che permetterà di fare la doppia attività
La Colpack avrà un organico giovane che permetterà di fare la doppia attività

Punti di vista differenti

Tra le squadre dilettantistiche i pareri sono differenti, la regola dovrebbe tutelare proprio loro, evitando che le squadre continental arrivino a fare incetta di vittorie e di piazzamenti. 

«Bisognerebbe unificare tutto – ci dice Provini della Petroli Firenze Hopplà – le cose sono cambiate. Non è una regola giusta, ma non si può nemmeno avere capra e cavoli. Con l’avvento delle development chi ha una continental rischia di non avere più spazio per fare le corse con i pro’. A questo punto a cosa serve avere una continental? Soprattutto se poi non abbiamo una WorldTour di riferimento?».

«E’ giusto così – a parlare è Damilano della Ciclistica Rostese – se una squadra ha i soldi per fare la continental è giusto che vada a fare un calendario diverso, di alto livello. Le corse regionali serviranno per i ragazzi che devono ancora crescere per imparare. I miei corridori li ho sempre spronati a fare di più e guardare più in là, a cosa serve venire alle gare regionali ed arrivare in sei nei primi dieci? Non è questo il modo nel quale i ragazzi imparano, devono confrontarsi con livelli superiori per crescere. Se vuoi far crescere corridori, fai gare importanti. Se il tuo obiettivo è far vincere la squadra allora fai le corse di paese».

Valoti e Scarselli

«A noi non cambia nulla – dice Valoti, sponda Colpack – avremo tanti ragazzi di primo e secondo anno e riusciremo a disputare le gare regionali. Il problema delle continental è che diventa difficile partecipare a gare di livello superiore, il budget aumenta e le richieste di partecipare alle corse internazionali non sempre viene accettata. Penso che continuando così il livello under 23 rischia di abbassarsi ulteriormente a causa anche dei pochi partenti che ci saranno alle gare regionali».

Il tema centrale sembra capire quale sia la collocazione giusta delle squadre continental e anche vedere se e come sopravviveranno le corse regionali dopo questa nuova regola. A Valoti risponde virtualmente Scarselli del team Maltinti

«Penso sia corretto – attacca subito – il calendario delle continental non ha senso, non ha una dimensione. Io avrei addirittura fatto una restrizione maggiore impedendo alle continental di partecipare alle corse regionali. E vi dirò di più, limiterei la loro partecipazione alle gare nazionali a cinque o sei continental per volta. Se vuoi fare una squadra di un livello superiore prendendo i corridori migliori, allora vai a fare gare di un livello superiore, lasciando a noi squadre minori lo spazio per fare la nostra attività. Poi di squadre dilettantistiche, escluse le continental, in Italia ne abbiamo quasi trenta, i corridori alle corse non mancheranno».

Il team Palazzago si trova in provincia di Bergamo, a pochi chilometri di distanza dalla Colpack (foto Facebook)
Il team Palazzago si trova in provincia di Bergamo, a pochi chilometri di distanza dalla Colpack (foto Facebook)

Le parole del “Tira”

L’ultimo parere che ci arriva è quello di Paolo Tiralongo, diesse del team Palazzago, piccolo paese alle porte di Bergamo, terra ricca di ciclismo.

«E’ una regola che mi pare quantomeno giusta – ci racconta al telefono – i primi e i secondi anni delle continental è giusto che abbiano la possibilità di fare le corse regionali. Soprattutto i ragazzi del primo anno, per loro il salto di categoria si sente, in più hanno anche la scuola. Dal terzo anno in poi, invece, se fai parte di una continental è giusto che tu vada a fare gare di livello superiore. Altrimenti perché dovrebbero esistere queste squadre?

«Le corse regionali non soffriranno di questa regola – continua – anche perché di solito vi partecipano tra i 120 ed i 130 corridori. E’ vero che ci sono sempre meno ragazzi, ma perché molte squadre chiudono. Questa manovra magari permetterà di salvarne qualcuna».

Cassani chiama Chiesa, super spalla per “Coppo”

18.11.2022
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Con Coppolillo e Chicchi, di cui vi abbiamo raccontato di recente, sulla plancia della Technipes #InEmiliaRomagna salirà anche un direttore sportivo di grande esperienza come Mario Chiesa. Bresciano classe 1966 e professionista dal 1988 al 1997 con la Carrera e poi l’Asics-CGA, quando ha smesso di correre è stato direttore sportivo di grandi squadre, fra cui la Fassa Bortolo, la Liquigas e la Katusha. La sua ultima ammiraglia è stata quella della Iseo Rime-Carnovali, lasciata la scorsa stagione. Ultimamente era uno degli uomini RCS al Giro, fino alla chiamata di Cassani.

Al Giro d’Italia 1995 ha scortato Chiappucci, che chiuse al 4° posto
Al Giro d’Italia 1995 ha scortato Chiappucci, che chiuse al 4° posto

Lavorare per il futuro

Mario è un uomo di cuore. E quando la chiamata è arrivata dal collega di tante corse, l’istinto di rispondere allo scatto è stato superiore alle perplessità degli ultimi anni.

«Con Davide – racconta – ci eravamo sentiti l’anno scorso per la squadra che stava allestendo. Poi le cose non sono andate nel verso giusto, ma lui mi ha detto che avrebbe avuto piacere che gli dessi una mano nel fare qualcosa per il futuro con la continental. Ho accettato, senza voler essere di troppo. Sono tanti anni che c’è Coppolillo e hanno preso Chicchi. Magari posso dargli una mano con l’esperienza e le conoscenze per qualche corsa all’estero. Oppure magari una mano per la logistica, anche se la Roberta che se ne occupa è molto preparata…».

La Technipes #InEmiliaRomagna è la squadra di Coppolillo, qui con Cantoni in rosa al Giro U23 del 2021
La Technipes #InEmiliaRomagna è la squadra di Coppolillo, qui con Cantoni in rosa al Giro U23 del 2021

Il cuore latino

Un passo indietro. La grande educazione. La capacità di osservare. Chiesa è prima di tutto una persona seria e si capisce che Cassani abbia pensato anche a lui nell’allestire la grande squadra per ora riposta in cassetto non ancora chiuso. 

«Io sono sempre abbastanza disponibile a mettermi in gioco in cose nuove – dice Chiesa – anche al di fuori del professionismo. Negli ultimi anni ho visto che non è più il mio ciclismo. E’ cambiato troppo e troppo velocemente. Forse mi penalizza anche il discorso della lingua, ma io sono latino. Ho cuore latino e ho sempre corso in squadre come famiglie. Questo era normale fino a 10 anni fa, ormai è impossibile in squadre di 70-80 persone. Le continental come la Technipes #InEmiliaRomagna sono squadre in cui c’è ancora un rapporto umano e familiare. Sono tutte persone della zona, si conoscono da lunga data con un grosso affiatamento». 

Nel 2016, Chiesa guidava la IAM Cycling, qui al Giro d’Italia. L’anno dopo passò al neonato Team Bahrain-Merida
Nel 2016, Chiesa guidava la IAM Cycling, qui al Giro d’Italia. L’anno dopo passò al neonato Team Bahrain-Merida

Il ruolo del direttore

Il Chiesa direttore sull’ammiraglia, in alcune occasioni e soprattutto nelle squadre più grandi, ha lasciato il posto al Chiesa dietro le quinte.

«Ho sempre fatto il lavoro… sporco – ammette – quello che fa andare bene o in malora una squadra. Il grande Giancarlo Ferretti mi ha indirizzato verso questo ruolo. La logistica e lo staff sono il cuore della squadra. Puoi avere anche il campione del mondo, ma se dietro non ci sono affiatamento e organizzazione, non vai lontano. Mi piace fare il direttore sportivo, ma oggi qual è il ruolo del direttore? E’ concentrato sulla corsa, su tutti i minimi particolari. Cose che servono, ma dal mio punto di vista serve di più l’affiatamento col corridore. Se vai a una corsa e sei l’estraneo di turno, perché arrivi e devi dirgli cosa deve fare senza conoscere la sua psicologia, certo che dopo si prendono i mental coach per far ragionare i corridori. Io penso che la figura principale sia quella del direttore sportivo, invece la stanno mettendo da parte».

Dal 2019, Chiesa ha affiancato Daniele Calosso alla Iseo Rime Carnovali
Dal 2019, Chiesa ha affiancato Daniele Calosso alla Iseo Rime Carnovali

Due anni fra gli U23

Ha lasciato la Iseo Rime non trovando più grandi sintonie, riparte da un’altra continental con gli stessi temi da affrontare. Giovani che passano presto, corridori che smettono a 22 anni.

«Qui tocchiamo un tasto dolente – dice – perché difendo la posizione della Federazione. Per me è giusto l’obbligo al dilettantismo almeno per i primi due anni, per far crescere al meglio i corridori. Evenepoel, Pogacar e Ayuso sono eccezioni. Non è giusto che manchi un regolamento internazionale. L’Italia è l’unica che propone questa norma, ma sbandierano il diritto al lavoro e li fanno passare da juniores. Tanti corridori vengono bruciati per questo, altri in compenso – faccio i primi nomi che mi vengono: Luca Coati e Matteo Zurlo – meriterebbero di passare e invece sono lì sgomitare e rischiano di smettere. Hanno una certa esperienza, li abbiamo visti e hanno il diritto di fare almeno due anni. Quanto ci ha messo ad arrivare Sonny Colbrelli? Io credo ancora che sei debba salire un gradino per volta, come per ogni cosa della vita». 

Giro d’Italia Under 23, la Colpack di Ayuso e Baroncini teneva banco anche a livello internazionale
Giro d’Italia Under 23, la Colpack di Ayuso e Baroncini teneva banco anche a livello internazionale

Il calendario giusto

Altro tema, altro giro di giostra: l’attività delle squadre italiane e le prospettive dei nostri corridori, dato che tornerà presto a far parte del loro ambiente.

«Mancano le corse a tappe – dice – forse ne inseriscono una nuova in Emilia e saliamo a quattro. La differenza è che tanti stranieri fanno il calendario del loro Paese e poi vengono in Italia. Il Val d’Aosta aveva 35 squadre e solo 4 italiane. Le nostre non vanno fuori. Un po’ non le invitano, un po’ per una questione di costi. Per andare all’estero, diciamo al Tour de Normandie, devi pagarti l’hotel e la trasferta, devi avere più staff per muovere i mezzi e ti trovi una spesa di minimo 8.000 euro, dipende da dove vai. Ci sono squadre che se lo possono permettere, altre che preferiscono correre il sabato e la domenica in Italia. Intendiamoci, abbiamo un buon calendario, ma non basta.

«Cresci se vai a correre con gente che ha due o tre anni più di te. Non è obbligatorio andare tra i professionisti, noi abbiamo fatto le richieste per corse di un certo livello. Vediamo se ci accettano. Corse dove incontri squadre che hanno corridori importanti. Guardate l’organico della FDJ, con i francesi, ma anche neozelandesi e inglesi. Come la Colpack di Ayuso, Baroncini e Verre. Quando hai atleti così, è normale che tutta la squadra vada super forte ed è competitiva anche all’estero. Purtroppo non tutti gli anni c’è un Baroncini».

Francesco Chicchi: parola d’ordine direttore sportivo

02.11.2022
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Francesco Chicchi torna in ammiraglia e al tempo stesso si affaccia anche dalle fettucce del ciclocross. Il caldo autunno 2023 ha portato grosse novità per l’ex velocista toscano. La parola d’ordine per Francesco infatti è direttore sportivo. Diesse della #inEmiliaRomagna e dei giovani ragazzi della Michele Bartoli Academy nel ciclocross.

E proprio in questo contesto abbiamo incontrato Francesco. A Follonica, in occasione della quarta tappa del Giro d’Italia Ciclocross, il toscano faceva la spola fra il loro stand e le fettucce del campo di gara.

La chiamata di Bartoli

Un velocista nel ciclocross è una cosa strana. «Mi ha chiamato Michele – racconta Chicchi – e non potevo dire di no. Ho un rapporto particolare con la famiglia Bartoli, anche con Mauro e con lo stesso con Roberto Cecchi. C’era la voglia di tornare a lavorare con i ragazzi.

«Non siamo qui per vincere a tutti i costi, ma per dare una linea di comportamento. Nella riunione di poco fa (erano tutti a raccolti e i toni erano seri, ndr) li stavamo riprendendo. Riprendendo sull’impegno e la serietà.

«Per esempio, la volta scorsa c’era chi aveva dimenticato il casco sul furgone, chi si era presentato con la maglia lunga… Non va bene. E’ giusto che imparino a gestire queste cose. Se ci sono degli sponsor che forniscono materiali nuovi, questi vanno rispettati».

La #inEmiliaRomagna è nata nel 2018, dalla prossima stagione sarà una continental (foto di Massimo Fulgenzi)
La #inEmiliaRomagna è nata nel 2018, dalla prossima stagione sarà una continental (foto di Massimo Fulgenzi)

E la chiamata di Coppolillo

E questo modus operandi Chicchi è pronto ad esportarlo anche con i più maturi ragazzi della #inEmiliaRomagna. Si tratta di un avventura grossa, importante, tantopiù che la squadra ha un progetto a lungo termine. E’ diventata continental e il processo di crescita potrebbe nel tempo non fermasi lì. In ballo ci sono sponsor tecnici importanti e una spinta che ha nome e cognome: Davide Cassani

«La prima chiamata me la fece Michele Coppolillo, per sondare il terreno – racconta Chicchi – poi è arrivata la telefonata di Davide. E quando chiama lui… Davide mi ha spiegato che avevano l’esigenza di un altro direttore sportivo. Che volevano crescere facendo un passo per volta, ma nel modo giusto».

Ma da quel che abbiamo captato, avevano bisogno soprattutto di un direttore sportivo più giovane, di un ragazzo che non avesse smesso di correre da troppo tempo. Un direttore sportivo che in qualche modo avesse saggiato gli ultimi scampoli del gruppo moderno e del ciclismo attuale. Che sapesse destreggiarsi bene anche all’estero. Modi di correre, allenamenti, utilizzo dei nuovi strumenti.

«In effetti i ragazzi della #InEmiliaRomagna – dice Chicchi – mi vedono ancora come un ex corridore. Uscire con loro in bici è importante. E’ un altro parlare. Si aprono, quando fanno fatica ti raccontano tutto. Vorrei riuscire a trasmettere loro certe dinamiche di corsa, la serietà, la cattiveria agonistica».

Passato pro’ nella Fassa Bortolo nel 2003, Chicchi ha corso fino al 2016 con l’Androni. Vanta oltre 40 vittorie
Passato pro’ nella Fassa Bortolo nel 2003, Chicchi ha corso fino al 2016 con l’Androni. Vanta oltre 40 vittorie

Esperienze personali

E su questo ultimo punto Chicchi racconta un aneddoto che la dice lunga di come si possa imparare dai propri errori. E trasmetterlo agli altri.

«Io andavo forte – racconta Chicchi – ma spesso anche quando facevo secondo o terzo in volata ero contento lo stesso, non ero arrabbiato o famelico. Cipollini me lo diceva sempre: “Devi essere più cattivo in certe situazioni”».

Ed è da questi patrimoni tecnici ed etici che Chicchi potrà trovare il grimaldello per entrare nella testa dei ragazzi.

Francesco non vede l’ora d’iniziare. Intanto si gode i “bimbi” del cross. Anche questo serve. Ed è già entrato nella parte. Saranno le influenze di Mauro Bartoli che segue correndo i suoi giovani atleti e gli infonde una grinta senza pari, che anche Chicchi è attaccato alle fettucce.

Con la #inEmiliaRomagna non sarà alle fettucce ma in ammiraglia. Ammiraglia che condividerà con Coppolillo. Anche se l’attività principale sarà unica.

«Avremmo una dozzina di ragazzi – dice Chicchi – e sì, l’idea è di fare un’attività sola, ma fatta bene. In questo modo i ragazzi potranno programmare la loro stagione e i loro impegni e non correre tutte le domeniche. Chiaro che quando andremo a fare la Coppi e Bartali della situazione, magari nel weekend i più giovani faranno altre corse più piccole.  Ma posso garantire che faremo un ottimo calendario, anche internazionale. Abbiamo uno sponsor spagnolo e saremo spesso presenti in Spagna.

«E poi vedo che si lavora con serietà. C’è un bravo preparatore come Alessandro Malaguti. Lui insiste anche sul discorso della crono. Montefiori per esempio ha fatto dei test sulla posizione».

Il toscano (classe 1980) è già stato diesse dalla Dimension Data, poi è passato a Rcs
Il toscano (classe 1980) è già stato diesse dalla Dimension Data, poi è passato a Rcs

Entusiasmo e serietà

«Con i più piccoli del cross – racconta con entusiasmo – ci si trova una volta a settimana per l’allenamento tecnico. Io non ho grande esperienza in questa disciplina, ma sto imparando e un direttore sportivo esterno era quel che serviva per dare un po’ di ordine. La tecnica è importante e non è facile curarla perché vengono da diverse parti d’Italia, ma tutti hanno la loro tabellina di allenamento».

Chicchi però sa bene che con i grandi della #inEmiliaRomagna sarà tutt’altra storia… E per questo non vede l’ora di cominciare anche di là.

«Per ora ci siamo già visti una volta – conclude l’iridato U23 del 2002 – e inizieremo a lavorare bene in inverno. Intanto sono qui finché ci sarà il cross. In ogni caso tornare in ammiraglia su strada è un impegno serio e per questo credo proprio che non continuerò con Rcs. Forse seguirò il primo evento all’UAE Tour, ma vedremo. I ragazzi prima di tutto. E’ un bel progetto, ci crediamo molto».

#inEmiliaRomagna diventa continental. Giusto adeguarsi

30.09.2022
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Continua il lento, ma inesorabile cambiamento del ciclismo dilettantistico italiano. Il prossimo anno avremo una nuova squadra continental: la #inEmiliaRomagna. Salirebbe così a 14 il numero delle squadre italiane appartenenti a questa categoria, ammesso che il Team Corratec non diventi professional.

Michele Coppolillo, il direttore sportivo di riferimento, è ancora molto concentrato su questa stagione. Anche se è quasi finita, le gare non mancano, ma ha già buttato un occhio al 2023. 

Coppolillo (classe 1967), ex professionista, dirige i ragazzi della #inEmiliaRomagna
Coppolillo (classe 1967), ex professionista, dirige i ragazzi della #inEmiliaRomagna

Un passo alla volta

Un occhio al grande anno. E a quel che succederà.

«Succede – dice Coppolillo – che il ciclismo dilettantistico va nell’ottica delle continental e anche noi ci adeguiamo. L’idea è quella di avere una squadra più strutturata. Sin da quando siamo nati siamo sempre cresciuti facendo un passo alla volta. E speriamo vada bene anche questo.

«Noi della #inEmiliaRomagna siamo partiti quattro anni fa e dopo quattro stagioni di permanenza nella categoria under 23 vogliamo provare a crescere, a darci un tocco d’internazionalità e in questo c’è anche la spinta di Davide Cassani».

Cassani è sempre stato un promoter sia della regione Emilia Romagna che del team stesso. E le due cose sono strettamente legate fra loro. Il nome della squadra già la dice lunga. E ci sta che in questo percorso, ancora giovane, ci sia stato anche il suo impulso. Inoltre sappiamo che Davide ragiona in grande e visto che il suo progetto di una WorldTour non si è realizzato, magari ci arriverà per gradi con questa squadra. Ma queste sono, per ora, solo delle congetture.

Davide Dapporto ha vestito la maglia azzurra all’Avenir. Una buona stagione l’hanno fatta anche Montefori e Ansaloni
Davide Dapporto ha vestito la maglia azzurra all’Avenir. Una buona stagione l’hanno fatta anche Montefori e Ansaloni

Il giusto mix

Torniamo a Coppolillo e alla sua squadra. Avere una continental che faccia un certo tipo di attività è ormai qualcosa d’imprescindibile.

«Oggi – spiega Coppolillo – il ciclismo è più accelerato. A 19-20 vanno al Tour, a 21-22 vincono un grande Giro. Fare una continental è un salto intermedio: si è ancora dei dilettanti, ma con qualche esperienza più corposa all’estero e con le corse dei professionisti. Serve un giusto mix».

E sul discorso del mix, Coppolillo apre un capitolo interessante. Se si fa una continental bisogna poi onorarla con determinate corse. Deve aumentare la qualità dell’attività.

«Dobbiamo – spiega il diesse – fare un distinguo. C’è il dilettantismo vecchio stile, che deve esistere, perché il grosso della base viene da lì, non scordiamolo. Ma poi è anche giusto che se si decide di fare un salto di qualità, una continental, che alla fine è la “serie C” del professionismo, ci si debba confrontare con altre realtà. Quindi gare all’estero, gare con i pro’, cercare confronti a più alto livello».

Prossimo appuntamento per la #inEmiliaRomagna l’italiano della cronosquadre. La squadra di Coppolillo ha investito sulla crono
Prossimo appuntamento per la #inEmiliaRomagna l’italiano della cronosquadre. La squadra di Coppolillo ha investito sulla crono

Più qualità

Coppolillo parla di una squadra più strutturata, questo vale per gli atleti, ma anche per lo staff. Sono in arrivo un nuovo meccanico e un altro direttore sportivo e chiaramente anche qualche corridore più “robusto”.

«Come ho detto – riprende Michele – l’idea era di fare una squadra più forte. Avremo 10 o 12 atleti, non troppi, perché la nostra idea è di fare l’attività unica e non doppia, tanto più che vorremmo correre a più alto livello. Magari fare meno gare, ma di maggior qualità.

«Anche perché poi bisogna confrontarsi con la realtà». In questo caso realtà significa economia e, secondo Coppolillo, una stagione da continental costa più del doppio rispetto ad una stagione vissuta da U23.

«Posso dire che è così. Ad incidere oltre agli atleti, qualcuno sarà forte e di conseguenza costerà un po’ di più, saranno le trasferte all’estero. Muoversi inciderà molto: più mezzi, più viaggi, più personale… Un conto era fare le gare come abbiamo fatto fino ad ora in un raggio di 200-500 chilometri e un conto è parlare in termini di migliaia di chilometri».

Per adesso Coppolillo preferisce non fare nomi dei nuovi innesti. Vuole rispettare i tempi. Di certo non mancheranno ragazzi della regione Emilia Romagna e qualche altro giovane italiano di belle speranze.

In più c’è una stagione da concludere con la #inEmiliaRomagna ancora in veste U23. E il finale va onorato al meglio. Il primo obiettivo è il tricolore della cronosquadre di domani, poi ci sarà il Piccolo Lombardia e infine il Del Rosso.

Montefiori, cronoman “quasi per forza”. Una storia su cui riflettere

04.07.2022
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Cronoman quasi per forza. Nell’ultimo campionato italiano contro il tempo riservato alla categoria under 23, alle spalle del bravo Davide Piganzoli, si è piazzato Matteo Montefiori della #inEmiliaRomagna.

Matteo è un passistone puro: 186 centimetri per 80 chili. Per uno come lui la bici da crono dovrebbe quasi essere una “protuberanza” naturale. In realtà non è esattamente così.

Se Montefiori è salito sul podio tricolore, una grossa fetta del merito è del suo preparatore Alessandro Malaguti, che lo scorso anno si è impuntato per fargli avere una specialissima da tempo. E della sua squadra che lo ha accontentato.

Questa storia va approfondita perché in qualche modo non è solo relativa al corridore imolese, che resta una “mosca bianca”. Riguarda tutto il sistema italiano, sempre molto avaro quando si parla di crono giovanile.

Matteo Montefiori (classe 2002) è un passista puro. Ha vinto una crono ad inizio giugno
Matteo Montefiori (classe 2002) è un passista puro. Ha vinto una crono ad inizio giugno
Matteo, sei vicecampione italiano contro il tempo…

Abbiamo faticato un po’, ma alla fine la bici da crono è arrivata. Ci abbiamo lavorato tanto ed è andata bene con quel secondo posto. Resta un po’ di rammarico per quei 5”.

Come è nato tutto?

Dall’italiano dell’anno scorso, concluso al 14° posto senza prepararlo. Avevamo visto valori discreti ottenuti con una bici decisamente meno performante. Da quest’anno quindi, anche grazie alla squadra, ho potuto iniziare a lavorarci di più. In particolare da fine marzo-aprile, da quando è arrivata la bici da crono.

Un bel cambio di passo…

Sì, anche per la strada. Ho visto che lavorando per la crono ho avuto benefici anche su strada. Finalmente è arrivato qualche buon risultato anche lì.

Il coach Alessandro Malaguti al centro con i ragazzi della #inEmiliaRomagna. Montefiori è alla sua sinistra
Il coach Alessandro Malaguti al centro con i ragazzi della #inEmiliaRomagna. Montefiori è alla sua sinistra
Questa piazza d’onore è stata una sorpresa per te?

Forse lo è stato di più il piazzamento dello scorso anno. Malaguti fu meno sorpreso di me. Vide in me un cronoman.

Avevi mai fatto le crono?

Qualcuna sì, sia da juniores che da allievo, ma senza mai prepararle in modo specifico.

Come avete lavorato?

Nell’ultimo periodo ho usato tanto, tanto la bici da crono. In primavera uscivo due volte a settimana con la bici da tempo, poi vicino all’italiano anche quattro volte. Ci ho fatto ore di sella e anche lavori specifici. E’ importante stare parecchio tempo in quella posizione per esprimere gli stessi watt.

Perché, è più difficile esprimerli?

Se ti abitui alla posizione no, altrimenti sì. Per questo è importante usarla con continuità. A quel punto diventa un gesto più naturale e a parità di watt vai più forte.

Montefiori in azione all’italiano a crono in Friuli
Montefiori in azione all’italiano a crono in Friuli
Come hai lavorato dunque sulla posizione?

Con Malaguti, presso il suo centro Relab, a Forlì. Siamo arrivati alla posizione finale dopo un periodo di adattamento. Più abbiamo “stravolto” e più abbiamo guadagnato, ma lo abbiamo fatto nel tempo, con tre-quattro interventi, soprattutto sul manubrio. Il manubrio da crono di Pinarello è abbastanza adattabile. E credo che alla fine abbiamo individuato una discreta posizione.

E sui rapporti siete intervenuti?

Per quest’anno no. Abbiamo lasciato il 53×11. Lo stesso che uso su strada perché siamo arrivati un po’ tardi per iniziare a lavorare con il 54-56. Ma in futuro bisognerà farlo.

Matteo, cos’è per te la crono?

E’ qualcosa che mi piace. Sei in sfida da solo con te stesso. E’ molto una questione di testa. Ed è dura. Quando pedalo penso a spingere forte e a stare in tabella.

Per tabella intendi i tuoi valori, i tuoi watt?

Sì, si stabilisce un livello di watt da mantenere. Soprattutto all’italiano, la crono era lunga: 35 chilometri. Il rischio di saltare era tanto e così guardavo costantemente il potenziometro. Credo che senza questo strumento sia davvero difficile sapersi regolare. Però io ascolto molto anche le sensazioni. E infatti nel finale ne avevo ed è saltata la tabella. Ho spinto al massimo.

I lavori per la crono hanno avuto effetti positivi anche per la strada. Matteo è stato terzo in una tappa del Giro del Veneto
I lavori per la crono hanno avuto effetti positivi anche per la strada. Matteo è stato terzo in una tappa del Giro del Veneto
Chi è il tuo idolo? Il tuo cronoman preferito?

Sarà scontato dirlo, ma è Filippo Ganna.

Sei consapevole che tra gli U23 italiani siete in pochissimi a lavorare sulla crono?

Pochissimi direi di no. Soprattutto quelli della mia annata (il 2002, ndr). 

Però, come dicevamo all’inizio, è stato soprattutto grazie alla perseveranza del tuo preparatore se ora sei qui. Non è stato qualcosa di naturale…

Vero, un po’ abbiamo lottato, però per quel che mi riguarda si tratta anche di una crescita generale, mia e della squadra. La #inEmiliaRomagna non è tantissimo che c’è e siamo in crescita come team. Anche il presidente Gianni Carapia e il diesse Coppolillo mi hanno dato spazio e hanno creduto sul discorso della crono. Il primo anno l’obiettivo era finire la scuola e la squadra mi ha lasciato molto libero. Anche adesso non abbiamo pressioni, ma possiamo lavorare meglio.

Apt Emilia-Romagna, lo sport agonistico per la promozione turistica

28.03.2022
4 min
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Promozione del territorio e crescita del movimento ciclistico giovanile. Sono questi due i mantra alla base del #inemiliaromagna Cycling Team. La squadra nata nel 2018 è stata une delle intuizioni di Davide Cassani, presidente dell’Apt Emilia-Romagna, che ha saputo unire regione e ciclismo agonistico per un solo obiettivo. Un progetto che vede come colonne portanti Apt servizi e Consorzio Terrabici. Per un territorio che va da Piacenza a Rimini con circa 8 mila percorsi per un segmento che vale 1,4 milioni di presenze. 

La squadra è nata nel 2018 da un’intuizione di Davide Cassani (foto di Massimo Fulgenzi)
La squadra è nata nel 2018 da un’intuizione di Davide Cassani (foto di Massimo Fulgenzi)

La nascita e la promozione

La scintilla, Davide Cassani, ha permesso a un’idea di diventare realtà ed esempio nel mondo dal 2018 ad oggi. L’Apt Servizi regionale con a capo proprio l’ex cittì ha scelto questo progetto per promuovere il territorio attraverso le due ruote. L’Emilia Romagna ha infatti i suoi web ambassador sui pedali: sono i ragazzi di #inEmiliaRomagna Cycling Team che, da marzo a ottobre, prendono parte alle gare del calendario ciclistico under 23 su strada.

Giovani emiliano romagnoli, che di gara in gara raccontano, sui loro profili social, la loro esperienza sportiva, ma anche la loro terra, i loro sapori e luoghi del cuore. Il tutto promuovendo l’Emilia Romagna con una narrazione nuova, che costituisce una vera e propria case history in Europa e nel mondo per originalità.

Unica nel suo genere è un esempio di utilizzo di risorse per la promozione del territorio (foto di Massimo Fulgenzi)
Unica nel suo genere è un esempio di utilizzo di risorse per la promozione del territorio (foto di Massimo Fulgenzi)

Cassani e la squadra

Un progetto che vede la regione scegliere e investire su un movimento in continua crescita come le due ruote.

«Tra le nostre eccellenze – spiega Davide Cassani – c’è una offerta turistica legata alla vacanza in bicicletta al top in Italia e in tutta Europa. L’Emilia-Romagna con i suoi splendidi itinerari su due ruote e bike hotels di qualità, sa regalare autentiche emozioni ai nostri clienti ciclisti. Strade di montagna, mare e percorsi collinari si alternano regalando paesaggi unici e affascinanti tra cultura e storia ed enogastronomia.

«Per questo – continua l’ex cittì – abbiamo un importante team di ambassador. Giovani promesse del ciclismo regionale che attraverso il simbolico hashtag #InEmiliaRomagna diventano i portavoce privilegiati di questo brand. Penso che i singoli ragazzi sappiano raccontare al meglio questa loro esperienza. Sui social si impegnano a rendere virale un progetto che rappresenta una costante novità nel panorama ciclistico nazionale».

Il team è al quarto anno dalla sua creazione (foto di Massimo Fulgenzi)
Il team è al quarto anno dalla sua creazione (foto di Massimo Fulgenzi)

Tredici ambasciatori

Sono tredici gli atleti guidati dal diesse Michele Coppolillo per questa stagione 2022. Dopo la crescita costante del team. Ora gli obbiettivi sono più ambiziosi e concreti.

«Parte una nuova stagione sportiva – dice Cassani – con la certezza di aver fatto tesoro dell’esperienza degli anni precedenti. Una squadra che cresce anno dopo anno, addirittura nel 2021 sei vittorie con una tappa al Giro U23. La maglia Rosa e un ragazzo, Tarozzi, approdato al professionismo. L’obiettivo è di far crescere nel migliore dei modi dei ragazzi che fanno sport e hanno il sogno di diventare professionisti. Non tutti ci riusciranno, ma l’importante è dare loro le possibilità di giocarsi le proprie carte. E una cosa molto importante è che molti di loro studiano: vuol dire che hanno l’intelligenza, la capacità e la lungimiranza di pensare allo sport e non solo. Noi cerchiamo di accompagnarli nella loro crescita».

Nella foto, da sinistra Luca Collinelli e Davide Dapporto già piazzati in questo 2022 (foto di Massimo Fulgenzi)
Davide Dapporto già piazzato in questo 2022 e vittorioso nel 2021 (foto di Massimo Fulgenzi)

I numeri della regione

Il Consorzio e Apt Servizi Emilia-Romagna collaborano da quasi sette anni nella promozione del segmento vacanze bike con educational tour per giornalisti-blogger e tour operator di settore e la presenza a fiere internazionali specializzate. Con numeri importanti: 160 mila presenze all’anno negli hotel associati per 15 milioni di euro di fatturato (dati Terrabici).

In Emilia-Romagna si contano 8.000 chilometri tra percorsi stradali e piste ciclabili, anche sterrate, per appassionati di bici e mountain bike. Si differenziano per lunghezza e difficoltà altimetriche e sono indicati per tre tipi di praticanti: sportivi, ciclo-escursionisti e amanti della mountain bike. Il trend positivo del segmento bike è confermato dai dati: l’Emilia-Romagna è seconda in Italia, dopo il Trentino-Alto Adige, per presenze cicloturistiche, con 300 mila arrivi di turisti bike per un totale di circa 1,4 milioni di presenze. Questa clientela è per l’85% straniera.

#inemiliaromagna Cycling Team, il 2022 e un futuro più grande

10.03.2022
4 min
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La “cenerentola” è ormai cresciuta, le incognite da ultima arrivata non fanno più parte della squadra che indossa i colori della Regione e li ha incisi nel nome, #inemiliaromagna Cycling Team. Per la presentazione e il lancio del nuovo organico emiliano romagnolo under 23 si è parlato di bilanci e di obbiettivi per il futuro. La squadra nata dalla scintilla di Davide Cassani (presidente APT Servizi Emilia Romagna) viene da una stagione ricca di risultati e da un passaggio tra i professionisti di Manuele Tarozzi alla Bardiani CSF-Faizanè.

Sono tanti gli spunti e le indiscrezioni che sono trapelate tra una dichiarazione e l’altra rivolta ai 13 emiliano-romagnoli pronti a salire in sella. Ripercorriamo la serata vissuta al Grand Hotel di Riolo Terme (quartier generale della nazionale al mondiale di Imola 2020 ndr) in occasione della presentazione del team. 

Alla presentazione del team #inemiliaromagna la maglia rosa conquistata da Cantoni al Giro under 2021
Alla presentazione del team #inemiliaromagna la maglia rosa di Cantoni al Giro under 2021

Alzare l’asticella

Sono 13 gli atleti rigorosamente prelevati da tutti i lati della regione che vanno a formare quello che sarà il team per questo 2022. La stagione è già iniziata e la squadra ha fatto vedere con i piazzamenti di Ansaloni e Dapporto, di essere pronta a un anno promettente. Dapporto infatti ha già ricevuto una convocazione in nazionale per la Gand-Wevelgem U23 in programma il 27 marzo.

L’obbiettivo però rimane quello di alzare l’asticella, come dice il diesse Michele Coppolillo: «Il 2021 è andato davvero alla grande, con la maglia rosa di Cantoni, Tarozzi professionista e Dapporto in nazionale. Quest’anno siamo partiti bene e ci sono tutti i presupposti per vivere una stagione importante e cercare di fare ancora meglio. Possiamo dire di non essere più una “cenerentola”, ma un gruppo che ha dimostrato di meritare il proprio spazio».

Il team è al suo quarto anno dalla sua creazione (foto Massimo Fulgenzi)
Il team è al suo quarto anno dalla sua creazione (foto Massimo Fulgenzi)

Il WorldTour è nell’aria

Messa alle spalle una stagione sopra le aspettative a conferma di una crescita costante, viene naturale pensare a un futuro ambizioso. Dalle dichiarazioni di Davide Cassani trapelano parole rivolte a un progetto a lungo termine che possono vedere l’ex ct impegnato in prima persona.

«Parte una nuova stagione sportiva – ha detto l’ex cittì azzurro – con la certezza di aver fatto tesoro dell’esperienza degli anni precedenti. Una squadra che cresce anno dopo anno. L’obiettivo è di far crescere nel migliore dei modi dei ragazzi che fanno sport e hanno il sogno di diventare professionisti. Non tutti ci riusciranno, ma l’importante è dare loro le possibilità di giocarsi le proprie carte. Ammetto di avere un sogno, quello di costruire una squadra professionistica italiana visto che ormai manca da troppo tempo nel WorldTour».

Il team #inemiliaromagna diventerebbe quindi un satellite possibile che orbiterà intorno a questo progetto, per il momento ancora etereo.

Alla presentazione erano presenti istituzioni e sponsor
Alla presentazione erano presenti istituzioni e sponsor

Una crescita costante

La crescita del team la si capisce anche dalla struttura e dallo staff che lo compone. Per questo 2022 è stata inserita la figura di Gian Luca Giardini project manager, volta a gestire al meglio le risorse della squadra. I 13 sono infatti andati in ritiro in Spagna durante l’inverno ed è stato effettuato un rinnovamento del parco bici con Pinarello di alta gamma. In un periodo dove le condizioni economiche mettono tutti a dura prova, progetti come questo donano una boccata d’ossigeno al movimento e diventano un modello.

«Questo progetto – dice Giardini – consente a talenti emiliano-romagnoli di proseguire l’attività senza emigrare in altre Regioni, in un’età che li vede impegnati anche con la scuola». Concetto che viene ripreso dal presidente del #inemiliaromagna Cycling Team, Gianni Carapia: «Un obiettivo di questo team è quello di essere un punto di riferimento per i giovani del nostro territorio, per poter proseguire in sella dopo le categorie giovanili restando in Regione».

Emanuele Ansaloni fa parte della squadra fin dal suo anno di nascita 2019 (foto Massimo Fulgenzi)
Emanuele Ansaloni fa parte della squadra fin dal suo anno di nascita 2019 (foto Massimo Fulgenzi)

Le fondamenta della Regione

A chiudere l’intervento ma soprattutto a donare gran parte della linfa vitale c’è la Regione. Giammaria Manghi, Capo della Segreteria Politica Regione Emilia-Romagna commenta così e lancia un’indiscrezione.

«Nel 2022 – ha detto – si conferma il forte impegno della Regione Emilia-Romagna e del Presidente Bonaccini sugli eventi sportivi di livello nazionale e internazionale. Non nascondo che noi sogniamo il Tour e ci stiamo lavorando per il 2024. In programma più di 100 eventi che interessano quasi ogni tipo di sport, all’insegna della promozione territoriale, dell’evidenziazione delle eccellenze di questa Regione. In quest’ottica sicuramente il ciclismo ha ruolo primario. Anche l’esperienza del team #inemiliaromagna è estremamente importante perché riguarda i giovani e li fa crescere. Inoltre costituisce un’opportunità di valorizzazione sportiva all’interno di un programma che costituisce un pilastro per la Regione E-R».

Luca Collinelli con #inEmiliaRomagna, le due ruote sono di casa

07.01.2022
4 min
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Il ciclismo è di casa nella famiglia Collinelli. Luca per il 2022 farà parte del #inEmiliaRomagna Cycling Team dopo due anni da juniores in Sidermec f.lli Vitali che ben promettono. Tra i suoi risultati più importanti dell’ultimo anno, spiccano una vittoria e un podio sfiorato nella madison ai mondiali su pista in Egitto. Per il classe 2003 romagnolo il passaggio tra gli under 23 è sempre stato un obiettivo e la voglia di fare bene fin da subito non manca di certo.

Tra le mura di casa, le due ruote hanno sempre fatto parte della quotidianità. Il papà Andrea (oro olimpico dell’inseguimento ad Atlanta 1996) è fonte d’ispirazione e coach per consigli e dritte. Con la sorella Sofia (iridata nel quartetto nel 2018) invece macina chilometri e la motivazione è reciproca.

Luca nella nuova squadra è chiamato a essere ambasciatore del territorio emiliano romagnolo e trova un team che viene dalla sua migliore stagione con 6 vittorie, 16 podi e 50 piazzamenti. Un ottimo volano per la tanta voglia e per realizzare le idee chiare che ha sul futuro.

Luca Collinelli ha partecipato ai mondiali su pista in Egitto (foto di Lorenzo Cantalupi)
Luca Collinelli ha partecipato ai mondiali su pista in Egitto (foto di Lorenzo Cantalupi)
Che stagione è stata il 2021?

Tutto sommato buona, perché ho ottenuto una vittoria su strada, alcuni piazzamenti e sono stato convocato in nazionale ai mondiali. Sarei dovuto anche andare agli europei, ma causa covid ho dovuto saltare e questo stop ha anche condizionato parte della stagione. Per le problematiche che ho avuto, sono riuscito a ritagliarmi qualche soddisfazione. 

Hai fatto una bella stagione anche in pista…

Ho fatto molto bene. Quarto ai mondiali nella madison. Due argenti agli italiani e vari piazzamenti in altre specialità. 

Pensi di riuscire a proseguire in pista anche da under 23?

è il mio intento, vedremo come gestirla insieme a Marco Villa. Perché quando si passa under o si fa con la nazionale o si va in determinate strutture. I miei nuovi diesse Coppolillo e Calzoni sono d’accordo e ci interfacceremo con Villa per l’organizzazione. 

Hai già fatto il primo ritiro in Spagna con la squadra. Che team hai trovato?

Ho trovato un gruppo molto unito anche perché i nuovi ingressi e i cambiamenti non sono stati molti. Anche lo staff era ben organizzato. Siamo andati là con due meccanici, il massaggiatore, e i due direttori sportivi che ci seguivano con ammiraglia. Organizzazione top.

#inEmiliaRomagna Cycling Team in ritiro in Spagna a dicembre
#inEmiliaRomagna Cycling Team in ritiro in Spagna a dicembre
Avete avuto modo di allenarvi bene fin da subito?

Si, anche se non mi piace parlarne perché non amo condividere i miei allenamenti, nemmeno sui social o su Strava. Come non vado a guardare gli allenamenti degli altri non voglio che siano pubblici i miei. 

Nella squadra hai trovato Dapporto e Ansaloni, due corridori che hanno fatto bene nel 2021…

A primo impatto si capisce che loro due sono i pilastri. Hanno più esperienza e sono disposti ad aiutare. Durante il ritiro il clima è disteso quindi si tende a parlare di argomenti leggeri, però immagino che durante la stagione saranno degli esempi da seguire. 

Durante questo inverno avete avuto due intrusi come Baroncini e Tarozzi durante gli allenamenti, sono motivanti per voi?

Sicuramente dà stimoli allenarsi con i professionisti. Anche se devo dire che in Emilia Romagna è meno frequente. Quando mi è capitato di uscire in bici in Lombardia, incontrare pro’ come Ballerini e Nizzolo e molti altri è più comune. In Emilia Romagna c’è un cambio generazionale e loro due ne sono la dimostrazione. 

Come ti sei trovato con i diesse?

Mi sono trovato bene fin da subito. Coppolillo lo conosceva anche mio padre e mi ha raccontato che tipo di filosofia ha e questo mi sta aiutando ad ambientarmi bene. Calzoni lo avevo già conosciuto con i ritiri della regione e mi son trovato in sintonia.

Luca e Sofia Collinelli, ciclisti fin da piccoli, si allenano spesso insieme
Luca e Sofia Collinelli, ciclisti fin da piccoli ,si allenano spesso insieme
Che rapporto hai con tua sorella Sofia?

Ci alleniamo spesso insieme e ci sproniamo a vicenda. Siamo molto uniti e quando ne abbiamo la possibilità usciamo in bici assieme. Lei adesso è a Ravenna nonostante viva a Roma per l’università, quindi in questo periodo condividiamo molto tempo. L’obiettivo è comune per entrambi.

Che importanza ha il tuo papà per il tuo percorso?

Lui mi ha sempre spronato, tra alti e bassi mi ha sempre sostenuto e ora che sono tra gli under 23 e mi sto ritagliando il mio spazio, lui c’è sempre per consigli e dritte. Critiche e apprezzamenti sono e saranno sempre fondamentali per migliorarmi.

Che aspettative hai per il 2022?

So quello che devo fare. Diciamo che non passo per fare un anno solo di ambientazione. Ho tanta voglia, ma so che devo avere pazienza.

#inEmiliaRomagna: Tarozzi tra i pro’ e 4 juniores in arrivo

22.11.2021
4 min
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Una tappa al Giro U23 e altre cinque corse nel sacco. La fuga all’italiano dei pro’ e un bel gruppo che si è fatto vedere nelle posizioni di vertice molto spesso: la #inEmiliaRomagna Cycling Team di Michele Coppolillo archivia così una delle sue stagioni migliori sempre.

Ma certo l’urlo di Andrea Cantoni a Riccione, prima frazione del Giro d’Italia under 23 resterà l’immagine simbolo di questo 2021 della squadra. Una botta a dieci chilometri dall’arrivo, come faceva proprio il suo tecnico in ammiraglia, e big beffati.

Andrea Cantoni esulta sul traguardo di Riccione. La #inEmiliaRomagna conquista così anche la prima maglia rosa
Andrea Cantoni esulta sul traguardo di Riccione. La #inEmiliaRomagna conquista così anche la prima maglia rosa
E’ così Michele?

Direi di sì. Il bilancio 2021 è più che positivo. Lo dicono i risultati (6 vittorie, 16 podi, 50 piazzamenti nella top ten con 11 atleti diversi, ndr), ma soprattutto, almeno per me, lo è stato perché ho visto un gruppo omogeneo che è riuscito a trovare un po’ di spazio per tutti.

Alle vostre spalle ci sono Davide Cassani e la Regione che vi danno un bell’impulso, si vocifera di un investimento ancora maggiore in vista del prossimo anno…

Confermarsi non sarà facile. Sì, c’è anche Cassani, lui è un trascinatore. La #inEmiliaRomagna è anche un progetto non solo una squadra. E questo progetto, questo nome, nasce anche grazie a Davide e alla Regione. Per l’anno prossimo vogliamo fare ancora un piccolo salto, però manterremo la stessa struttura. E poi ricordiamolo: noi siamo solo al terzo anno di attività. La nostra mission è la promozione del territorio e i nostri atleti sono gli ambasciatori.

E qual è questa struttura?

Un bell’organico. E ci tengo a nominarne i componenti. Gli altri diesse sono Alberto Contoli, che è stato anche un mio corridore quando sono salito in ammiraglia, e Mauro Calzoni. E poi Massimo Marani, addetto stampa. Gianluca Giardini il team manager. Roberta Malmusi la segretaria, fondamentale per la prenotazione delle trasferte… Senza dimenticare il preparatore, Alessandro Malaguti, e il presidente, Giovanni Carapia.

E’ vero che avevate contattato anche Orlando Maini?

Ne avevamo parlato. Lui sarebbe stato un bel valore aggiunto, ma ha avuto una possibilità, quella con l’Astana, che non poteva rifiutare. “Maio” è stato mio diesse quando correvo e con lui c’è un rapporto che va oltre il lavoro. In amicizia ci si sente, ci è vicino e mai dire mai…

Tornando al bilancio della stagione bisogna parlare del passaggio di Tarozzi

Manuele ha fatto una bella stagione. Oltre alla vittoria ha trovato la costanza che gli mancava e la consapevolezza nei suoi mezzi. E quando è riuscito a mettere insieme queste due cose è andato bene. E’ passato poi nella squadra giusta.

La squadra giusta. In passato ci avevi detto che alla Bardiani lasciavano spazio a tutti…

Dai Reverberi è come una famiglia ed è vero: lasciano spazio un po’ a tutti. Chi passa in quel team ha una buona opportunità, su carta c’è la possibilità anche di poter fare il Giro e avere visibilità. E poi allo stesso tempo non c’è tutta questa pressione.

Per il prossimo anno quanti corridori conterà la #inEmiliaRomagna?

Ne avrà 13, nove confermati e quattro juniores, diciamo che l’ossatura vedrà gente di 20-21 anni.

Okay Tarozzi, ma hai il rimpianto di non essere riuscito a far passare qualche altro atleta?

Rimpianto no, perché prima devi crescere ed essere strutturato e non solo fare vittorie. Mi riferisco a Davide Dapporto. Lui è un secondo anno ci si poteva anche pensare, però è anche vero che un anno in più questa categoria gli ci vuole e ci punteremo. Ma diciamo che chi doveva passare è passato. Tarozzi con i suoi 23 anni era al limite… nel ciclismo moderno.