Nuovo treno per Ewan: ecco le idee di Guarnieri

17.12.2022
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PALLASTRELLI – L’aperitivo, si sa, tira sempre la volata alla cena. Figuratevi se non risuona questo mantra a casa di Jacopo Guarnieri, uno dei migliori pesci-pilota al mondo, che su questo ruolo ci ha costruito una professione.

Proprio per il suo modo di interpretare questo compito, è stato chiamato dalla Lotto-Dstny per far tornare Caleb Ewan su standard ancora più alti (in apertura Photo News & Maxime Van der Wielen). Il curriculum di Guarnieri non farà comodo solo al piccolo velocista australiano ma anche ad altri talenti del team belga. Siamo andati così a fare una visita sul tardo pomeriggio al 35enne piacentino per farci raccontare il nuovo ambiente che vivrà.

Sorride Jacopo. Con la Lotto-Dstny vuole essere un riferimento per Ewan e per De Lie
Sorride Jacopo. Con la Lotto-Dstny vuole essere un riferimento per Ewan e per De Lie
Jacopo quanto ti è costato andar via dalla Groupama-Fdj?

Beh, dopo sei stagioni non è stato semplice. Da una parte c’è del dispiacere e lo sarà di più quando ci rivedremo alle gare. Dall’altra però il cambiamento è sempre stato un aspetto positivo nella mia carriera. Sentivo che si stava chiudendo un ciclo e ho colto l’opportunità della Lotto-Dstny, che è arrivata a fagiolo. Siamo rimasti in ottimi rapporti. Anzi, pensate che gli ho detto che per una volta che la Groupama aveva disegnato una maglia che mi piaceva, io non ci sono più. Potrebbero regalarmene una (dice ridendo, ndr).

Quanto ci era voluto per creare la simbiosi Demare-Guarnieri e col resto del vostro treno?

In realtà molto poco. La prima corsa che abbiamo fatto assieme l’abbiamo vinta. Febbraio del 2017, prima tappa dell’Etoile de Bessegès dove Arnaud ha battuto Kristoff, che era il mio capitano l’anno precedente. Da lì abbiamo costruito bene tutti i nostri automatismi. Abbiamo vinto subito tanto. Forse la fortuna era che non esisteva prima un loro treno. Mi hanno dato fiducia totale, con le direttive che volevo io.

Hai mai fatto il conto di quanto avete vinto assieme?

Abbiamo fatto più di 300 gare assieme. Io c’ero nell’85 per cento delle sue vittorie. Lui con me ne ha conquistate 45 delle 51 fatte in questi sei anni e sulle 90 totali della carriera. Se ci penso, mi sento orgoglioso perché sono numeri importanti e successi di peso fra tappe al Giro con due maglie ciclamino, Tour, Parigi-Nizza, Delfinato, Giro di Svizzera. Così prima di andarmene ho fatto un regalo ad Arnaud dove c’erano riepilogati questi ed altri dati di noi due come compagni di squadra. Gliel’ho consegnato quando ci siamo visti alla presentazione del Giro 2023. Io ero contento di darglielo e lui sorpreso e contento di riceverlo.

Nella Lotto-Dstny formalmente lavorerai per Ewan ma troverai un altro Arnaud, De Lie, per il quale potresti essere l’ultimo uomo.

Principalmente sono andato lì per Caleb. Tutta la prima parte di stagione, fino all’estate, avremo lo stesso calendario. Ho chiesto però di poter correre anche con De Lie. E’ simile a Boonen, va forte sugli strappi ed è meno velocista, però mi interesserebbe cercare di portare alla vittoria anche lui. E’ un 2002, quindi tutto da scoprire.

Considerando le tue precedenti esperienze nelle altre formazioni, quanto ci vorrà a trovare i giusti meccanismi col nuovo treno?

Sarà meno immediato perché Caleb ha le sue idee molto radicate. Ci sono già altri compagni che lavoravano per lui, ma secondo me mancava una guida. Potrebbe essere più difficile ma al tempo stesso molto stimolante. Per me è più efficace un treno che parte da 50 all’ora per arrivare ai 60 in crescendo, mentre Caleb preferisce arrivare subito ai 60 e tenere la velocità fino alla fine. Sono due situazioni diverse, nel secondo caso è più facile che ti rimontino. Dobbiamo trovare il compromesso, visto che non è un corridore cui piace partire in testa.

Hai trascorso due mini-ritiri in Belgio con la squadra. Che impressione hai avuto?

Ho fatto una settimana in tutto tra entrambe le volte. Per lo più ci siamo trovati per fare un po’ di bisboccia e conoscenza, visto che eravamo ancora in vacanza. Eravamo ad Houffalize a fare il team building. Principalmente abbiamo fatto orienteering divisi in più squadre tra corridori e staff. C’erano varie prove da superare, tipo kayak o una ferrata. Ci ritroveremo a gennaio ad Altea o Calpe. Ci sarà solo Arnaud, mentre Caleb sarà a correre giù in Australia. Peccato perché poteva essere già un’occasione per provare un po’ di treni però avremo modo di recuperare.

Da quest’anno la Lotto-Dstny sarà professional ma potrà disputare un calendario WT come miglior retrocessa. Cosa ne pensi?

E’ la situazione migliore. Possiamo gestire le nostre gare, andando a correre dove veramente ci interessa e dove possiamo fare risultato. Abbiamo il diritto di partecipare a tutte le gare WT, ma non il dovere. E’ chiaro che ogni anno va rinnovata mentre la licenza WorldTour ce l’hai per tre anni e sotto quel punto di vista sei più tranquillo. Dovremo confermare di essere tra i due migliori pro-team. Penso che mantenere questa posizione non dovrebbe essere più difficile del previsto, anche se mai dire mai. Mi piacerebbe contribuire a farli tornare nel WorldTour. In ogni caso faremo una attività di alto livello, come facevo gli altri anni.

Che obiettivi si è posto Jacopo Guarnieri?

Vincere col leader. Sono verso fine carriera ma non cambia nulla per me. Ecco, non mi dispiacerebbe trovare nuovi “vagoni” del treno, se mi concedete la metafora. Nell’ultimo anno ho inserito Miles Scotson nel treno di Demare. Lui non è un ultimo uomo ma come penultimo può avere un grande futuro ed è rimasto alla Groupama-Fdj. Qui invece devo conoscere bene i miei futuri compagni.

Guarnieri e Bennati sono stati compagni alla Liquigas nel 2009 e 2010. Assieme hanno corso i mondiali 2014 e 2016
Guarnieri e Bennati sono stati compagni alla Liquigas nel 2009 e 2010. Assieme hanno corso i mondiali 2014 e 2016
E un pensierino al mondiale non ce lo fai? Il circuito lo conosci e d’altronde col cittì Bennati hai un buon rapporto…

Col “Benna” siamo stati compagni di squadra e non avrò problemi a parlare con lui. Non credo che il mio calendario possa condizionarmi. Essendo il mondiale ad agosto, chi uscirà bene dal Tour de France penso che potrebbe avere una corsia preferenziale per essere convocato. Il percorso l’ho fatto agli europei del 2018. Stavolta dovrebbe esserci una salita di 6 chilometri nel tratto di trasferimento però non penso che farà differenze. Il circuito cittadino ricordo che non è facilissimo. Il mio programma dovrebbe permettermi, se sarò all’altezza, di mettermi in mostra e quindi puntare ad una maglia azzurra.

La Groupama-FDJ sceglie la qualità di Julbo

17.12.2022
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Nei giorni scorsi il team Groupama-FDJ, la formazione diretta da Marc Madiot, ha definito un accordo di partnership tecnica con il brand Julbo. Si tratta di un accordo pluriennale caratterizzato da due passaggi ben distinti. Dal prossimo anno, Pinot e compagni utilizzeranno caschi firmati Julbo mentre nel 2024 ai caschi si aggiungeranno anche gli occhiali. Diverso il discorso per la formazione continental del team francese, quella che per intendersi quest’anno ha dominato la scena internazionale con Lenny Martinez, Romain Gregoire e Lorenzo Germani. I ragazzi del team continental già dal prossimo anno utilizzeranno caschi e occhiali Julbo.

Immagine dell’esterno della sede dell’azienda, nel dipartimento dello Jura (foto DomDaher)
Immagine dell’esterno della sede dell’azienda, nel dipartimento dello Jura (foto DomDaher)

Eccellenze francesi

L’accordo tra Julbo e Groupama-FDJ può essere considerato a pieno diritto l’incontro fra due eccellenze francesi. Se da una parte abbiamo un team “storico” del ciclismo transalpino, dall’altra abbiamo un’azienda con ben 134 anni di esperienza, essendo stata fondata nel 1888 nel dipartimento dello Jura, in quella che può essere considerata la patria dell’industria francese dell’occhialeria.

Pur conservando lo spirito familiare delle origini, oggi Julbo è un brand dal respiro internazionale in grado di proporre al mercato prodotti high-tech che spaziano dall’alpinismo allo sci in tutte le sue discipline e sfaccettature. Propone oggi occhiali di alto livello anche per vela, running, enduro e naturalmente per ciclismo su strada.

Il primo è stato Gaudu

La collaborazione tra Julbo e Groupama-FDJ non è una novità assoluta. Dal 2021 David Gaudu, uno degli atleti più promettenti della formazione transalpina, utilizza occhiali Julbo. Visti i suoi problemi con la vista, Julbo ha realizzato per lui degli occhiali con lenti correttive attraverso il proprio sistema collaudato RX Lab.

Anche Lenny Martinez, stella della formazione continental e pronto al debutto nel WorldTour, già nel corso di questa stagione utilizzava occhiali Julbo.

Christophe Beaud, CEO di Julbo (foto Jeremy Bernard)
Christophe Beaud, CEO di Julbo (foto Jeremy Bernard)

Parola ai manager

L’accordo con la Groupama-FDJ rappresenta un momento importante nella storia dell’azienda. La conferma arriva dalle prime dichiarazioni rilasciate da Christophe Beaud, CEO di Julbo.

«La partnership con la Groupama-FDJ – spiega – segna una nuova pietra miliare nella storia del nostro brand. E’ il risultato di una strategia implementata per un lungo periodo di tempo. Abbiamo iniziato realizzando occhiali da alpinismo. Successivamente abbiamo diversificato la nostra attività in vela, sci freeride, sci nordico, trail running, enduro e mountain bike. Dopo essere diventati fornitori ufficiali de L’Etape du Tour, ora rivolgiamo la nostra attenzione al ciclismo su strada. Abbiamo sviluppato i prodotti ideali per questo sport e ora è il momento giusto per noi».

Marc Madiot, General Manager della Groupama-FDJ ha espresso con queste parole la sua soddisfazione per la nuova partnership tecnica.

«A nome dell’intero team ciclistico Groupama-FDJ – dice – sono particolarmente orgoglioso di annunciare questa collaborazione con il marchio Julbo. Sostenere l’innovazione francese è nel DNA del nostro team e Julbo ha sede nella nostra regione, nello Jura. Come il nostro team, è un’azienda familiare che è cresciuta attraverso le sue esperienze sportive. La nostra partnership è più di una semplice sponsorizzazione. Questa è una vera collaborazione, una condivisione di competenze tra i nostri due team di ricerca e sviluppo, al fine di produrre l’attrezzatura più efficiente e i migliori risultati possibili per i nostri corridori».

Julbo

Calpe, incontriamo Germani. Primi passi nel WorldTour

17.12.2022
5 min
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Il bello di essere a Calpe in questi giorni è che ovunque ti giri trovi una squadra. Così, risalendo dalla cena, ci siamo ritrovati davanti all’hotel in cui alloggiano la Total Energies e la Groupama-FDJ. Qualche giorno fa, scambiando messaggi con Lorenzo Germani, ci aveva raccontato che arrivati tutti insieme all’aeroporto di Alicante dalla Francia, dalla presentazione e dalla cena con i fans della squadra, erano stati portati in un albergo. Li attendevano un rapido pranzo e le bici. Per cui i corridori hanno mangiato, si sono cambiati e hanno pedalato fin qui. Giorno salvo e un’ora di auto in meno.

Il tricolore degli under 23 è nella hall e lo raggiungiamo. E’ un giorno speciale: quello del discorso motivazionale di Marc Madiot. Avendone visto qualche pezzetto sui social, la cosa ci incuriosisce. Così prendiamo lo spunto e ficchiamo un po’ il naso.

Presentazione della squadra e serata con i tifosi, il 2023 del team è iniziato così (foto Groupama-FDJ)
Presentazione della squadra e serata con i tifosi, il 2023 del team è iniziato così (foto Groupama-FDJ)
Com’è questo primo ritiro con la WorldTour?

Una bella emozione. Penso al percorso che ho fatto, a dov’ero fino a ieri. Oggi mi trovo qui in mezzo a loro e fa un po’ strano. Ho trovato ragazzi tranquilli e gentili, che ti fanno entrare nel loro gruppo senza problemi. L’ansia dal primo giorno è durata solo il primo giorno…

In che modo ti stai allenando?

Piuttosto che iniziare a marzo come in continental, quest’anno partiremo molto prima, a gennaio. Io debutterò al Tour Down Under, quindi bisogna farsi trovare pronti. Non ho ancora un programma di allenamento. Mi hanno spiegato per sommi capi e avrò tutto in mano per fine ritiro. Comunque ci sarà da lavorare di più, il carico sarà superiore. E poi, col fatto che comunque non si corre tutti i weekend, si faranno dei richiami di forza in palestra tutto l’anno e terrò fissa la corsa a piedi, per essere proprio un atleta a 360 gradi.

Da solo sul traguardo di Carnago: la maglia tricolore U23 è di Lorenzo Germani
Da solo sul traguardo di Carnago: la maglia tricolore U23 è di Lorenzo Germani
Interessante punto di vista…

Facendo solo ore di bici, si possono creare degli squilibri. Invece facendo esercizi di core, la palestra e anche la corsa a piedi, le cose cambiano. Abbiamo fatto un esame delle ossa e il risultato che io ho le ossa un po’ più fragili. Facendo la corsa a piedi, il contatto col suolo e i continui traumi ne migliorano la resistenza. Cosa che in bicicletta non sarebbe possibile.

Hai parlato di ansia.

La sera che sono arrivato – racconta Germani – mi è venuto a prendere Julian Pinot all’aeroporto. Lui è il fratello di Thibaut, fa il preparatore e ho un po’ più di confidenza perché vive a Besancon. Quindi gli ho fatto una battuta su quale onore fosse trovare proprio lui. Invece quando arrivi da solo alla reception per fare il check in e vedi che dietro nella hall ci sono Kung, Gaudu, Pinot e Molard, che erano già là perché avevano fatto la presentazione, pensi che per andare in camera dovrai passare là davanti e che fai, ti nascondi? Insomma, ti viene un po’ l’ansietta. Però si trattava solo di partire, perché sono ragazzi tranquilli. Il gruppo è unito, non hanno lasciato fuori noi più giovani. Perciò siamo tutti entusiasti di riprendere la stagione e ora toccherà soltanto alle corse parlare.

Thibaut Pinot è uno dei fari del team e nel 2023 correrà al Giro (foto Groupama-FDJ)
Thibaut Pinot è uno dei fari del team e nel 2023 correrà al Giro (foto Groupama-FDJ)
Cosa ti è parso del discorso di Madiot?

Bisogna viverlo per crederci. Quei pezzi che si vedono nei social sono molto intensi, ma durano due minuti. Qui è stato davanti a noi per un’ora e sempre con la stessa carica. Tanto da pensare che avesse preso tre caffè prima di venire oppure che ce l’abbia proprio nel sangue. E in effetti è così, perché si comporta allo stesso modo dalle 8 del mattino a colazione fino alla sera a cena, quando ti dice buona notte. E’ un discorso che ti motiva e ti dà ti da quel qualcosa in più, la carica per iniziare.

La sensazione è che aver firmato il contratto ti abbia fatto andare più forte durante la stagione.

La svolta c’è stata quando durante il Giro d’Italia U23 mi hanno proposto di passare nella WorldTour. Più che la svolta è stata la tranquillità di avere realizzato un sogno, di essere arrivato a un nuovo punto di partenza. Passare non è fermarsi, è un punto di partenza. Però da quel momento ho capito che non dovevo dimostrare qualcosa ed è stata la svolta. Ho cominciato a correre per divertirmi, mi allenavo pensando a dove sarei stato l’anno dopo. E quindi pure durante la corsa ho trovato la tranquillità di sentirmi non dico superiore, ma con la consapevolezza che se mi hanno offerto di passare, allora valgo qualcosa.

Madiot ha spiegato la squadra alla stampa: i suoi discorsi ai corridori sono ben altro: chiedere a Germani (foto Groupama-FDJ)
Madiot ha spiegato la squadra alla stampa: i suoi discorsi ai corridori sono ben altro (foto Groupama-FDJ)
Un punto di partenza…

La carriera inizia adesso e quindi dovrò continuare a progredire, cercare nuovi stimoli e nuove cose in cui migliorare. Il corpo ha vent’anni, sono ancora giovane e devo svilupparmi del tutto. Quindi penso che a vent’anni puoi solo migliorare fisicamente e intanto crescere in tanti aspetti, dal ritmo che ti mette una gara WorldTour agli allenamenti. Sono pronto per iniziare e intanto ho comprato un cappellino rosa?

Perché?

Per convincerli a portarmi al Giro, ma sono irremovibili. Hanno detto che semmai si potrà parlare della Vuelta, ma il Giro è troppo presto…

Alé: per il WorldTour solo il meglio della collezione PR-S

13.12.2022
3 min
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Appena qualche giorno fa, Alé ha ufficializzato le nuove livree 2023 dei team WorldTour Groupama FDJ e Bahrain Victorious, e come vuole la tradizione entrambe le divise fanno parte della collezione PR-S: il top di gamma proposto dal brand veronese specializzato nella realizzazione di abbigliamento per il ciclismo. Senza dimenticare che per il prossimo anno Alé sarà ancora al fianco di un terzo team WorldTour – l’australiano BikeExchange Jayco – oltre a supportare attivamente eventi e nazionali di prestigio, tra le quali meritano menzione quella francese e quella slovena, oltre alla solidissima partnership con la Federazione Ciclistica Europea (UEC).

Jonathan Milan veste la nuova maglia 2023 del team Bahrain Victorious
Jonathan Milan veste la nuova maglia 2023 del team Bahrain Victorious

Tecnologia e design

Come appena accennato, per i team di riferimento lo staff operativo di Alé mette a totale disposizione la propria expertise e la propria e avanzatissima ingegneria tessile, oltre all’inconfondibile ricerca grafica che da sempre rappresenta un “plus” importante per Alé stessa in termini di stile e riconoscibilità in mezzo al gruppo.

Le maglie Alé per Groupama FDJ e Bahrain Victorious fanno parte della collezione PR-S, ovvero quella linea che storicamente lo stesso brand rivolge ai team ed ai professionisti del ciclismo. Leggerezza, traspirabilità, ergonomia “fit race”, abbinata a tecnologie innovative in fase di produzione, sono solamente alcune tra le caratteristiche principali che contraddistinguono questi capi altamente tecnici ed estremamente evoluti…

Da un punto di vista prettamente grafico, minimi sono i cambiamenti nel disegno della maglia del team del Bahrain: una divisa che resta sostanzialmente legata allo schema del 2022 ed ai colori tradizionali, ai quali però si aggiunge una prevalenza di nero al rosso e al giallo, oltre a evidenze di azzurro sempre più marcate sulle maniche.

Completamente nuova – e anche molto apprezzata stando ai primi riscontri ottenuti sui social – è invece la livrea del team francese Groupama FDJ, che sceglie di cambiare su un tema che “gioca” sui blu, con il colore della nazionale transalpina a predominare, e con la bandiera francese che attraversa la maglia in verticale seguendo l’intero “percorso” della zip.

Pinot con la sua nuova maglia disegnata e prodotta da Alé
Pinot con la sua nuova maglia disegnata e prodotta da Alé

Obiettivo… vittoria!

«E’ con grande orgoglio, e con il consueto pizzico di emozione, che annunciamo il rinnovo della partnership 2023 con questi due importanti team WorldTour – ha dichiarato Alessia Piccolo, Amministratore Delegato di APG, l’azienda cui Alé fa capo – due squadre importanti in grado di portare il nostro brand, nel corso della passata stagione agonistica 2022, per numerose volte sul gradino più alto del podio. Esattamente per oltre 40 volte, tra singole vittorie di tappa, primati nelle classiche generali e grandi giri. Auguro ad entrambi i team una splendida stagione agonistica 2023, con la certezza che saranno in grado di donarci ancor più grandi soddisfazioni. Noi di Alé, dal canto nostro, faremo come sempre tutto il possibile per assecondare le richieste di tutte le nostre squadre professionistiche, con l’obiettivo di fornire loro, e di conseguenza ai nostri clienti, il miglior abbigliamento da ciclismo oggi immaginabile».

Alé Cycling

Demare riparte, ma chiede rispetto per il suo 2022

07.12.2022
4 min
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Sette vittorie e altri 21 piazzamenti nella top 10 in 66 giorni di gara, con un argento europeo, la maglia a punti del Giro d’Italia e la vittoria alla Parigi-Tours come ultimo fiore all’occhiello. Il 2022 di Arnaud Demare è racchiuso in questi numeri per certi versi sontuosi, eppure c’è chi l’ha criticato, imputandogli soprattutto la mancata presenza al Tour. La Groupama FDJ è salita nel ranking anche e forse grazie alle sue volate, ma spesso sembra che qualsiasi cosa si faccia non basti mai…

Arnaud ha avuto bisogno di tempo per ricaricarsi e pensare, staccando ogni contatto dal mondo delle due ruote prima di rimettersi all’opera e soprattutto di riguardare quanto fatto con la giusta ottica: «Io sono stato presente tutto l’anno, dall’inizio della stagione. Di sicuro mi sarebbe piaciuto vincere al Tour o fare qualcosa di più nelle classiche, ma bisogna anche prendere quello che viene. Tanti piazzamenti tra i primi 10 saranno pure una buona cosa. E’ vero che ho fatto un grande Giro d’Italia, dove ho avuto il supporto di una grande squadra, ma anche dopo le cose non sono poi andate male…».

La volata vincente di Demare alla Parigi-Tours, che gli è valsa il bis consecutivo
La volata vincente di Demare alla Parigi-Tours, che gli è valsa il bis consecutivo
Da inizio agosto hai avuto un rendimento clamoroso con 3 vittorie, 7 piazze d’onore eppure si parla sempre di Pogacar ed Evenepoel: non pensi che ci sia stata poca attenzione verso di te?

Spesso ci si dimentica quali sono le circostanze della gara. Ci sono gare dove stai meglio tu e altre dove emergono altri, ci sono corse più adatte a te e altre dove devi stare a guardare. Il computo si fa alla fine e il bilancio è positivo, poco m’interessa degli altri. E’ vero che si parla tanto di Pogacar e Evenepoel, sono stati i più vittoriosi nel 2022, è normale con le prestazioni che hanno fatto, magari facendo altre scelte di calendario avrei potuto vincere di più e quantomeno avvicinare i loro limiti. Ma avrebbe avuto senso? A me va bene così.

Il prossimo anno non avrai più al tuo fianco Jacopo Guarnieri: quanto è stato importante il corridore italiano per le tue vittorie?

Non averlo più in squadra è una grande perdita perché è un maestro in quel ruolo, ma non solo tecnicamente, porta la sua esperienza, infonde serenità. Abbiamo perso qualcosa d’importante e dobbiamo rimboccarci le maniche per supplire alla sua assenza. Qualcuno dovrà svolgere il suo compito e forse abbiamo anche scoperto chi ha il potenziale per poterlo fare ma tutti noi dovremo impegnarci per metterlo nelle condizioni di farlo, anch’io che dovrò finalizzare il lavoro. Bisogna dare ai ragazzi il tempo di sostituire Jacopo, penso che abbiamo il potenziale nella squadra per fare comunque bene.

Guarnieri e Demare, un binomio che ha fruttato moltissime vittorie, soprattutto nei grandi giri
Guarnieri e Demare, un binomio che ha fruttato moltissime vittorie, soprattutto nei grandi giri
Jakobsen ha detto che un’eventuale presenza di Evenepoel al Tour avrebbe reso impossibile la sua partecipazione non avendo compagni per impostare le volate. Per te è possibile avere nello stesso team uno sprinter e un uomo da classifica in un grande giro?

Questa è una bella domanda. Dipende da quel che si vuole fare. So bene che avere in squadra un corridore che punta alla classifica sposta gli equilibri: non puoi pensare di avere il team tutto a disposizione nelle volate. Bisogna sapersi adattare, ma c’è modo per gestire entrambe le esigenze. Ci sono altre squadre che lo fanno molto bene. Molto conta anche la propria ispirazione e lo spirito di adattamento. Per me non sarebbe certo un problema, quel che conta è sempre la squadra.

Considerando anche le nuove leve dello sprint, su che cosa punti per la prossima stagione?

Innanzitutto spero che venga costruito un calendario che mi dia la possibilità di fare ciò che più mi piace, ossia alzare le braccia al cielo. Dovendo scegliere, vorrei poter lavorare con calma puntando fortemente alla Milano-Sanremo, arrivandoci in condizione e con una corsa che mi consenta di giocarmi le mie carte, anche se so che è sempre più difficile che la Classicissima si giochi allo sprint. E’ una gara che mi sta a cuore, non posso negarlo. Poi spero di poter affrontare al meglio le corse che sono alla mia portata e che sono davvero molto belle.

Sul podio europeo, argento dietro a Jakobsen e davanti a Merlier
Sul podio europeo, argento dietro a Jakobsen e davanti a Merlier
I mondiali saranno a Glasgow, su un percorso veloce e in agosto: la maglia iridata è un sogno o potresti anche puntare alla vittoria?

Quando hanno fatto gli Europei nel 2018 io non c’ero, ma la squadra era comunque impostata su un velocista: Bouhanni. Da quel che vidi era un percorso piuttosto impegnativo, se ricordo bene il tempo fu inclemente. A giudicare da allora non è proprio un percorso nelle mie corde, ma bisogna vedere che cosa hanno pensato per quest’anno e soprattutto che squadra verrà impostata. In ogni caso, è chiaro che è da tanto che non ci sono occasioni per il velocista, se sarà questa io voglio farne parte e giocarmi le mie chance.

Germani, vacanze (quasi) finite: lo aspetta il WorldTour

05.11.2022
5 min
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Lorenzo Germani sta per riprendere a lavorare in vista della sua prima stagione da vero professionista nel WorldTour. Con Lorenzo Milesi è stato in vacanza alle Canarie. Lì, hanno incontrato tanti altri colleghi. «Finalmente – dice il ciociaro – ho potuto staccare veramente. Perché tra Covid e cadute, anche di testa erano due anni che ero sempre impegnato».

Lorenzo è pronto a passare dalla continental alla prima squadra dell’Equipe Groupama Fdj. La società francese è un sodalizio affatto banale. Abbiamo visto dal vivo come lavorano. La squadra di Marc Madiot è stata tra le prime a credere nello sviluppo “fai da te” dei giovani.

Il loro centro di Besançon è una vera perla. E’ la loro casa. E i risultati si vedono. Quest’anno dal vivaio arrivano otto corridori. E che corridori…

Lorenzo, partiamo dagli ultimi tuffi nel mare delle Canarie…

E’ stato uno stacco vero, anche con la testa. Nelle settimane di questo riposo mi sono davvero goduto la vita. Era un bel po’ che non scendevo dalla bici.

Quando hai fatto l’ultima uscita?

In realtà mezz’ora fa! Giusto oggi (ieri per chi legge, ndr) ho deciso di fare una piccola passeggiata. Ma di fatto ero fermo dall’8 ottobre. L’ultima corsa è stata la Ronde de l’Isard che è finita il 2 ottobre. In quella settimana ho fatto 10 ore scarse di sella e poi appunto ho iniziato lo stacco completo. In squadra vogliono che stiamo fermi almeno 4-5 settimane.

E quando riprenderai?

Dalla prossima settimana. Per arrivare poi con qualche chilometro al primo ritiro della stagione, che faremo dal 9 al 20 dicembre a Calpe, in Spagna. Lì, immagino, faremo molte ore di sella. Ma non tanti lavori specifici.

E le misure del vestiario, i nuovi materiali?

Già fatto. Abbiamo fatto tutto nella prima settimana di ottobre, visite mediche incluse e lo stesso quella biomeccanica.

Germani corridore totale: ha aiutato la squadra in pianura, in salita e ha anche vinto. Oltre al tricolore, sua una tappa al Val d’Aosta (in foto)
Germani corridore totale: ha aiutato la squadra in pianura, in salita e ha anche vinto. Oltre al tricolore, sua una tappa al Val d’Aosta (in foto)
Hai cambiato qualcosa riguardo alla posizione in bici?

Abbastanza. In pratica ci siamo accorti che ero parecchio arretrato. E così abbiamo avanzato il baricentro. 

Ti sei spostato in avanti: la distanza punta sella-manubrio è più corta così?

In realtà no, perché anche il manubrio è stato avanzato. E infatti ho un “attaccone” da 140 millimetri! In più ho cambiato anche il manubrio stesso. Ne ho preso uno più piccolo, ideale per la larghezza delle mie spalle. Si tratta di una piega da 38 centimetri. Quindi adesso abbiamo la bici nuova con il manubrio integrato. Bellissima!

Passerai nel WorldTour e lo farai con molti dei tuoi compagni di squadra. Siete la banda di “JiGi” (Jerome Gannat, il diesse della continental) come lo chiamavate voi…

E questo è bello. Ci ritroveremo insieme in tante corse, soprattutto in quelle minori. Magari non ci sarà Lenny (Martinez, ndr) in quelle più veloci, ma per il resto saremo noi e qualche corridore più esperto. Devo dire che abbiamo trovato un bell’ambiente.

La Groupama-Fdj Continental è sempre stata protagonista nelle corse più importanti U23
La Groupama-Fdj Continental è sempre stata protagonista nelle corse più importanti U23
Come vi hanno accolto?

Alla grande. I ragazzi della WorldTour sono stati contenti, a partire da Gaudu, Kung, Madouas… Tutti molto disponibili. Uno chissà cosa pensa… Sai, ti ritrovi di fronte un Kung, che fin lì hai visto solo alla tv e resti un po’ spiazzato. Invece sono ragazzi semplici. In particolare Gaudu, proprio perché ci ha visto essere un bel gruppo, ci ha detto di non isolarci, che tutti siamo una squadra. Ci stiamo conoscendo…

Chi sarà il tuo direttore sportivo di riferimento?

Benoit Vaugrenard, lui ha fatto tutta la sua carriera in questa società. E’ molto esperto. Inoltre ho cambiato anche il preparatore. Adesso è uno del gruppo WorldTour.

Sai già quali gare farai, più o meno?

Di certo farò delle gare WorldTour nelle quali imparerò e lavorerò per il team con l’obiettivo di crescere ancora. Mentre nelle altre gare più piccole, tipo quelle della Coppa di Francia, le 1.1, 1.Pro, ci hanno già detto che saremo abbastanza liberi. Sono corse dall’andamento più garibaldino, più simili a quelle a cui eravamo abituati nella continental. Si adattano bene al nostro profilo.

Gannat (il secondo da sinistra) è il diesse del forte gruppo della continental, passato quasi tutto in prima squadra
Gannat (il secondo da sinistra) è il diesse del forte gruppo della continental, passato quasi tutto in prima squadra
E al Giro d’Italia ci pensi?

Eh – sospira Lorenzo – sarebbe bellissimo, soprattutto quest’anno che ci sono molte tappe al Centro-Sud e si arriva a Roma… Ma ci hanno già detto di no. Arriva troppo presto nel corso della stagione. Servirebbero una certa esperienza e una preparazione diversa. Al Tour invece portano il top team. Resta la speranza della Vuelta. Arrivando più in là, sia dal punto di vista della preparazione che dell’abitudine al WorldTour, dovremmo essere più pronti. Ma certo il Giro…

Eppure Lorenzo, vi abbiamo visto dal vivo più volte, e voi del gruppo continental siete davvero forti. A nostro avviso potreste già essere più pronti e “sfacciati” di quel che si possa pensare…

Siamo una squadra e questo è ciò che conta. Da parte mia sono felice che abbiano apprezzato molto il lavoro che ho fatto e hanno riconosciuto le mie qualità. Anche per questo io potrò passare dal gruppo dei velocisti a quello degli scalatori: da Demare a Gaudu, potranno scambiarmi senza problemi. In più hanno visto che so fare gruppo.

Elite Justo, precisione massima e simulazione pura

25.08.2022
3 min
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Lo abbiamo visto nella prima tappa del Tour de France 2022, sotto le bici da crono degli atleti della UAE Emirates e della Groupama-FDJ. Justo è il nuovissimo trainer top-level del pack Elite di rulli interattivi. Un vero e proprio simulatore che gode di precisione massima, power meter integrato, pendenze fino al 24% e calibrazione automatica. 

Un compagno d’allenamento indoor, comodo da trasportare per sfidare ogni giorno se stessi in qualunque contesto, emulando qualsiasi condizione. Un coinvolgimento estremo voluto dagli ingegneri Elite che proietta l’utente con programmi mirati e gare virtuali elettrizzanti

Adatto ad ogni sfida per migliorare se stessi e affrontare gli altri virtualmente

Come in strada

Justo misura realmente la potenza erogata con un misuratore integrato, l’OTS (Optical Torque Sensor). Il trainer è infatti in grado di rilevare nell’immediato la forza che si imprime sui pedali con una precisione del ± 1%. Oltre a ciò, offre nuove opzioni, tra cui la funzione “Easy Start” che rende più pratico riprendere quando si smette di pedalare per un breve lasso di tempo. 

Elite si è spinta oltre ogni limite, infatti la simulazione di pendenza massima arriva ad un incredibile 24%. Per rendere ancora più realistico il proprio allenamento si può connettere il Rizer, un simulatore di pendenza con steering, capace di inclinare la bici in salita fino ad un +20% e in discesa fino ad un -10%. 

A completare le caratteristiche innovative c’è l’autocalibrazione. Una nuova funzione che rende gli allenamenti su rullo precisi e soprattutto immediati dal primo utilizzo proprio come all’aperto. 

Associato al Rizer la simulazione diventa a 360° con un’immersione totale nello sforzo
Associato al Rizer la simulazione diventa a 360° con un’immersione totale nello sforzo

Design intelligente

Questo nuovo trainer non è solo un concentrato di caratteristiche tecnologiche ma anche un gioiello sotto il punto di vista del design. Justo infatti include i nuovi piedini Flex Feet, che hanno lo scopo di rendere la sensazione di pedalata ancora più realistica. I supporti sono intercambiabili e permettono di replicare la pressione e le oscillazioni della bici, adattando il movimento allo stile di pedalata all’aperto rispettando la biomeccanica naturale. 

Il design solido e compatto nasce da una nuova collaborazione con Adriano Design per realizzare un ecosistema di prodotti di ciclismo indoor sempre più integrato. Estetica d’impatto e spirito racing si uniscono nel Justo insieme a innovazione e sostenibilità. Per la sua struttura utilizza infatti componenti in plastica proveniente da lavorazioni più sostenibili secondo un modello di produzione circolare mirato a ridurre l’utilizzo di materie prime dalla fase progettuale.

Connesso e compatibile

Il rullo è il miglior metodo per sfidare se stessi ma anche gli altri comodamente da casa. Justo rientra nella gamma di trainer interattivi con doppio protocollo di comunicazione ANT+™ FE-C e Bluetooth, il che si traduce in una totale interazione del rullo con app, software, computer, smartphone, tablet e Apple TV. Inoltre si hanno anche 12 mesi gratuiti di abbonamento all’app My E-Training di Elite. Nella confezione sono presenti anche altri coupon per usufruire di un periodo di prova sulle piattaforme di indoor cycling più popolari, come Zwift, TrainerRoad, Rouvy, Kinomap o Bkool.

La compatibilità è ampia a partire dalla bici da strada, gravel e anche mountain bike, aventi mozzi da 130-135 x 5 mm con bloccaggio rapido, e mozzi da 142 x 12 mm con perno passante (adattatori inclusi nella confezione).

Elite

Chiodini, Pantani, Gregoire e la maledizione del Tour

18.08.2022
7 min
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«Il problema dei francesi – dice Chiodini – è il Tour de France. La sera dopo la prima corsa coi professionisti, per Gregoire è arrivata la troupe dell’Equipe TV a chiedergli quando vincerà la maglia gialla. Era U23 da appena due mesi, insomma. L’anno scorso era junior. Per fortuna in squadra li trattano da ragazzini e gli permettono di fare gli errori più utili…».

Anche quest’anno, Stefano Chiodini ha fatto le sue 90 giornate da massaggiatore con la Groupama-FDJ. Dopo averne parlato martedì con Jacopo Guarnieri, torniamo a sbirciare in casa dello squadrone francese. La stagione di “Chiodo” si concluderà infatti al Piccolo Giro di Lombardia e per allora avrà raggiunto quota 100. Finora ha fatto 60 giorni con la squadra WorldTour e 30 con la Continental (in apertura è con Gregoire e Watson dopo la vittoria nell’ultima tappa del Giro U23).

Chiodini è un modenese del 1967, ha due figli in Francia ed è uno che non lo vedi, perché gli piace stare dietro le quinte. La squadra lo ha investito della responsabilità della logistica al Giro d’Italia, per fare gli hotel. E lui ha gestito le 32 persone del team per la corsa italiana, pur senza fare salti di gioia. Però intanto ha chiuso la partita Iva, perché il team francese gli fa ogni volta un contratto regolare e versa i contributi.

Lavora alla Groupama FDJ dal 2020, qui con Demare
Lavora alla Groupama FDJ dal 2020, qui con Demare

Stefano l’abbiamo conosciuto in un’epoca precedente, quando correva al fianco di Pantani. C’era anche lui nel 1992 nella squadra dell’Emilia Romagna che conquistò il Giro d’Italia. Poi gli rimase accanto, chiamato dallo stesso Marco. Così, se da una parte lo abbiamo raggiunto per capire bene come vadano le cose nella continental della squadra francese, dall’altra i ricordi comuni fanno fatica a non affiorare.

Quanto sei stato con Marco?

Nel 1991 eravamo assieme alla Giacobazzi, ma non mi piaceva l’ambiente e cambiai squadra. Nel 1992 feci il Giro con lui e mi sacrificai. Vincere una tappa poteva significare passare professionisti, non tutti erano disposti a rinunciare. Poi l’ho seguito nel 1996, l’anno alla Carrera dopo l’incidente. Andavo a massaggiarlo a casa nel periodo degli allenamenti. Nel 2000 invece mi chiamò lui, perché voleva una persona che controllasse quel che mangiava e beveva. Feci con lui il Tour, quello delle ultime vittorie. Infine fummo insieme nel 2001, ma grazie a che gestiva la squadra feci con Marco solo la Vuelta Castilla y Leon. Il primo giorno mi licenziò, perché gli dissi in faccia quello che pensavo. Il secondo giorno mi riprese: «Chiodo, mi confessò, ormai nessuno mi dice più la verità». Non era più Marco, vedere le foto di quegli anni mi fa ancora male.

Torniamo al presente, come sei arrivato alla Groupama?

Li conobbi nel 2020. Il team manager è lo stesso Blatter che aveva in mano la BMC Development, affiancato da Marc e Yvon Madiot. Loro hanno spinto forte per diventare una continental di riferimento mondiale. Al ritiro dello scorso inverno venne Madiot. Spiegò l’origine del budget e disse quali sono i due punti chiave della squadra: no doping e il fatto che sarebbero passati tutti nella WorldTour. Pensavamo che scherzasse, invece è quello che ha fatto.

Che tipo di ambiente vedi?

I corridori devono vivere tutti a Besancon, con i preparatori che escono dall’Università della città. Sono tutti giovani, il più anziano avrà 35 anni. E all’inizio dell’anno, proprio gli allenatori dicevano che abbiamo la squadra più forte del mondo. Parlavano di Gregoire, Martinez, Thompson e Watson. Facevi fatica a stargli dietro, ma si è avverato tutto. Non è come in Italia.

Com’è in Italia?

Vedo le squadre continental. Ti pagano, ti danno il ritiro con la donna che cucina e fa le pulizie. Hanno tutto, i nostri sono un po’ viziati. A Besancon invece gli danno 1.200 euro al mese, ne pagano 400 di affitto e si comprano e fanno loro da mangiare. Gli danno il top per correre e lo vedi che hanno voglia di venire alle corse, perché è come entrare in una dimensione in cui qualcuno fa tutto per te. Poi ti dicono grazie e li vedi che sono più maturi e non hanno paura.

Paura?

Una volta c’erano i vecchi e i giovani avevano timore reverenziale. Questi sanno cosa valgono e non tremano. Sono abituati a stare in ritiro con 5 massaggiatori per 13 corridori. Al Giro d’Italia U23 c’era uno staff di 8 persone per 5 corridori. Gli abbiamo creato attorno un gruppo con zero tensioni. Ricordo quando feci il Giro Bio con il Team Brilla di Trentin ero il solo massaggiatore con 6 corridori.

Al Giro ha lavorato anche con il mitico Nakano Yoshifumi, massaggiatore giapponese
Al Giro ha lavorato anche con il mitico Nakano Yoshifumi, massaggiatore giapponese
All’inizio hai parlato di Gregoire…

Venne a fare la Faun Ardeche Classic e poi la Drome Ardeche, vinta da Vingegaard. Se non gli saltava la catena, finiva con Ulissi nei primi 15. E di fatto era uno junior al debutto tra i pro’. E proprio quella sera arrivarono i giornalisti de L’Equipe.

Hai parlato anche degli errori necessari.

Al Giro d’Italia U23 li hanno fatti proprio tutti. Io non sono presente alle riunioni tattiche, ma quello che hanno fatto nel giorno del Mortirolo mi ha ricordato quando eravamo al Giro del Friuli col “Panta”, contro Simoni. Sapevamo che sulla salita finale ci avrebbe staccati e così andammo all’attacco sulla prima salita, a 100 chilometri dall’arrivo. Anche loro hanno 19 anni e non hanno paura di niente. E per le corse italiane hanno rispetto.

Cioè?

Li sento parlare e per loro l’Italia è la culla del ciclismo. Al Giro guardavano l’albo d’oro e si meravigliavano dei grandi nomi che leggevano. Più di quanto accada con i nostri. Prima del Giro del Belvedere, massaggiavo Gregoire che aveva vinto da poco la Liegi. Voleva vincere e il giorno dopo hanno distrutto tutti. Alla vigilia del Recioto, disse che voleva vincere ancora. Provai a dirgli di lasciare spazio a un compagno, invece ha vinto anche quella. Nonostante le squadre italiane avessero cambiato corridori e avessero uomini più freschi.

Con Gregoire nei giorni della doppietta Belvedere-Recioto
Con Gregoire nei giorni della doppietta Belvedere-Recioto
Sono tutti forti allo stesso modo?

Gregoire è quello con più talento, ma deve anche capire se nei Giri va forte come nelle classiche. Martinez è il più ragazzino, ma ha cresciuto suo fratello da solo dopo che il padre andò via di casa. Watson è un fenomeno e secondo me è quello che si adatterà meglio al professionismo. Nell’ultima tappa del Giro decisero di voler vincere e vinsero.

Nel giorno del Mortirolo hanno combinato un bel casino…

Volevano vincere il Giro e c’erano tre leader: Gregoire, Martinez e Thompson, che l’anno prima aveva vinto il Val d’Aosta. Fra loro si rispettano e l’accordo era di non corrersi contro, per cui il primo che fosse partito sarebbe stato protetto. Quel giorno Martinez ha attaccato prima di tutti. Conosceva le salite per esserci stato in ritiro e ha fatto capire chiaramente che lui non avrebbe lavorato per gli altri. Gregoire è partito da dietro per riprenderlo, sembrava di essere in un cartone animato. Fra tutti loro, il più maturo per me è Watson.

Come vengono gestiti?

Il direttore sportivo non è carismatico come alcuni italiani. Però lavorano dalla base, non si concentrano sulle punte. Germani e come lui Palleni sono buoni perché aiutano. In questa squadra sanno premiare anche chi non vince. Hanno un diverso modo di vedere le corse, non guardano solo i vincitori. Germani e Palleni sanno gestire il gruppo dall’interno e passeranno entrambi. Ti danno fiducia quando meno te lo aspetti.

Giro U23, Lenny Martinez stacca tutti sul Mortirolo: ha anticipato per avere la leadership (foto Isola Press)
Giro U23, Lenny Martinez stacca tutti sul Mortirolo: ha anticipato per avere la leadership (foto Isola Press)
Che cosa rappresenta per loro il Tour de France?

Lavorando anche con la WorldTour, ho il quadro piuttosto chiaro. Il Tour è un circo mediatico, per loro fondamentale. Il quarto posto di Gaudu è stato un bel risultato, ma non hanno vinto tappe e quindi non basta. La squadra ruota tutta sul Tour, per cui date per certo che ogni volta che Gregoire andrà in corsa, qualcuno gli chiederà della maglia gialla.

Non la vincono dal 1985…

Ma intanto il prossimo anno avranno cinque squadre WorldTour. Hanno capacità di gestire gli sponsor. Quando ho iniziato io, c’erano dieci squadre italiane al Tour, quest’anno nemmeno una. Questa è la Francia del ciclismo. E bisogna riconoscergli che non è per caso…

Guarnieri guida d’eccezione per Germani e i suoi fratelli

16.08.2022
4 min
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Peccato che abbia deciso di andarsene e non concluderà il suo percorso alla Groupama-FDJ accanto a Demare. Per Germani sarebbe stato un grande riferimento. E allora, nel tentativo di ovviare al problema, abbiamo chiesto a Jacopo Guarnieri di raccontare l’ambiente dello squadrone francese al giovane italiano che vi approderà dal 2023 assieme alla nidiata degli otto talenti della Continental francese. Madiot li avrebbe tenuti ancora un po’ nel team dei giovani, ma quando si è accorto delle sirene di altre squadre WorldTour, ha preso il coraggio a quattro mani e li ha fatti firmare in blocco. Parliamo di Romain GregoireLenny MartinezReuben Thompson, Enzo Paleni, Laurence Pithie, Sam Watson, Paul Penthoet e appunto Lorenzo Germani. 

Guarnieri assieme a Bennati, nell’avvicinamento agli europei di Monaco, corsi come ultimo uomo
Guarnieri assieme a Bennati, nell’avvicinamento agli europei di Monaco, corsi come ultimo uomo
Che ambiente troveranno nella WorldTour?

Non sarà un trauma, visto che arrivano dallo stesso ambiente. Useranno gli stessi materiali, hanno gli stessi allenatori che escono dall’Università di Besancon. Alcuni di loro hanno già corso tra i pro’. Non sarà uno shock, non vivranno lo spaesamento che ebbi io inizialmente alla Liquigas.

C’è continuità nel metodo?

Siamo tutti seguiti nell’allenamento e nella nutrizione. Non scopriranno cose mai viste prima.

La Groupama ha dei giovani in organico, ma non sembra una squadra di giovani: sarà necessario un cambio di pelle?

Dovranno farlo, ma del resto la voglia di ringiovanire era già emersa. E forse anche il fatto che io cambi squadra rientra in quest’ottica, anche se in certe dinamiche non c’è mai un solo fattore scatenante. Io forse avrei gestito diversamente la situazione, perché il mio ruolo non lo affronti mettendoci un giovane. Ma sull’argomento preferisco non dire altro.

Germani ha firmato il contratto prima ancora di vincere il campionato italiano, segno di grande fiducia
Germani ha firmato il contratto prima ancora di vincere il campionato italiano, segno di grande fiducia
La continental sembra avere un livello altissimo…

In realtà ormai il livello delle continental è alto anche in Italia. I giovani che passano sono tutti ben preparati, si ha un approccio scientifico con il ciclismo. Altrimenti uno come Baroncini, che correva al Team Colpack, non avrebbe potuto vincere un mondiale da under 23. E comunque basta poco per vedere se i corridori che passano sono ben inquadrati oppure no. Lo sport sta andando verso il tutto e subito.

Significa che avranno poco tempo per dimostrare quanto valgono?

Per fortuna troveranno un ambiente familiare, rilassato. L’aspetto umano è tenuto in grande considerazione, su questo possono stare tranquilli. Come dicevamo prima, può esserci il limite che non abbiano mai avuto tanti giovani tutti insieme. E a proposito di questo, anche se non lo leggeranno mai, il consiglio voglio darlo alla squadra.

A proposito di cosa?

Mi auguro che non abbiano la dead line fissata al secondo anno di professionsimo, perché questi sono ragazzi giovanissimi e magari due anni potrebbero essere un periodo troppo breve.

Gregoire è il nome su cui sono puntate le maggiori attenzioni, soprattutto in Francia. Qui vince la Liegi U23
Gregoire è il nome su cui sono puntate le maggiori attenzioni, soprattutto in Francia. Qui vince la Liegi U23
Se l’aspetto umano è tenuto da conto, magari il rischio non ci sarà…

Lo spero. Mi ricorda la Liquigas dei tempi che furono, in cui non eravamo solo corridori, ma anche persone.

Hai avuto contatti con questi ragazzi?

Purtroppo no, tranne un ritiro prima del Covid, ma c’erano altri nomi e un’altra consistenza. Negli ultimi due anni sono cambiate le modalità dei ritiri e avendo fatto solo corse WorldTour, non sono riuscito a incrociarli. Magari ne troverò qualcuno di qui a fine stagione. Magari proprio lo stesso Germani.

Fra i punti in comune tra il campione italiano under 23 e Guarnieri (che dal prossimo anno correrà alla Lotto-Destiny), c’è anche Manuel Quinziato, agente di entrambi. E conoscendo il bolzanino e l’attenzione per certe sfumature, siamo abbastanza sicuri un incontro fra i due potrebbe esserci presto.