Garofoli: «Era il mio Giro U23. E la tappa di Santa Caterina…»

23.04.2022
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“Era il mio Giro d’Italia U23” deve aver pensato Gianmarco Garofoli. La miocardite ha fermato il talento della Astana Qazaqstan Development Team. Uno stop di tre mesi. Uno stop che di fatto gli fa dire addio ai sogni rosa. 

Ci eravamo lasciati con un post del corridore marchigiano su Instagram. Un post in cui era in ospedale e spiegava il perché del suo stop. A distanza di qualche settimana, eccoci di nuovo con lui, mentre è a casa nella sua Castelfidardo e si “gode” il riposo.

Quest’anno Garofoli (a destra) aveva esordito al Tour of Oman. Lo stop dopo il Trofeo Città di San Vendemiano
Quest’anno Garofoli aveva esordito al Tour of Oman. Lo stop dopo il Trofeo Città di San Vendemiano
Gianmarco, prima di tutto come stai?

Ah, io sto bene. Mi sembra tutto normale, ma di fatto sto fermo e passo le mie giornate in tranquillità.

Zero attività fisica dunque, neanche un po’ di rulli blandi, blandi?

Niente. Una vita normale. Qualche “passeggiata” andando magari a fare shopping. Oppure qualche volta vado con papà in azienda (infissi e mobili per arredamento da interno, ndr). Lo seguo nei vari reparti, ogni volta cambio postazione e imparo un po’ i vari aspetti del mestiere.

Come è andata invece da quel giorno in cui non sei stato bene? E qual è adesso l’iter per il recupero?

Ho passato una settimana in ospedale e poi sono tornato a casa. Giusto pochi giorni fa ho riparlato con il cardiologo e anche con il dottore della squadra. Devo fare delle analisi particolari per verificare a che punto è lo stato infiammatorio del cuore. Per fare al meglio queste analisi dovrò stare tre giorni a letto: riposo totale. Mi hanno detto che lo stop sarebbe durato tre mesi, ma essendo giovane e con un fisico da atleta magari si può limare qualcosa. Quaranta giorni però passeranno di sicuro. Successivamente se tutto andrà bene dovrò fare una risonanza e da lì si valuterà l’eventuale rientro in modo concreto.

Cambiamo discorso, Gianmarco. Era il tuo Giro?

Eh sì – sorride – era il mio Giro. Il percorso è stato presentato poche settimane dopo che ero uscito dall’ospedale e lo guardavo, rivedevo le tappe. Ho visto che sono solo sette. Da quel che so è stato cancellato qualcosa nelle Marche. Però era… è comunque un bel percorso. Le tappe dure non mancano. E quella da quasi 180 chilometri…

La terza tappa, la Pinzolo – Santa Caterina Valfurva di 177,1 chilometri, era la favorita di Garofoli
La terza tappa, la Pinzolo – Santa Caterina Valfurva di 177,1 chilometri, era la favorita di Garofoli
Quella di Santa Caterina Valfurva. Immaginavamo che ti sarebbe piaciuta quella…

Esatto quella. Ma anche quella del Fauniera sembra molto bella. Però credo che quella più adatta a me sarebbe stata proprio quella di Santa Caterina Valfurva: lunga e con tante salite.

Tipo quella di Cervinia che hai vinto lo scorso anno al Val d’Aosta: che impresa quel giorno!

Esatto. Adesso che ci penso non mi sono mai sentito come quel giorno, quest’anno. Sentivo che qualcosa non era al 100%. Però io non sono uno che sta lì a farsi troppi pensieri, pensavo che invece mi sarei dovuto allenare più forte. Invece…

Il Giro d’Italia U23 era l’obiettivo della stagione?

Sì, era l’obiettivo dell’anno. Avevamo programmato tutto. Anche l’altura con il team. Dopo il Giro di Sicilia sarei rimasto tre settimane sull’Etna, poi ne avrei fatte altre due a Sierra Nevada, in pratica un mese in quota. Successivamente, prima del Giro avrei fatto qualche gara. Con Marino (Amadori, ndr) pensavamo alla Corsa della Pace.

Amadori lo abbiamo sentito qualche giorno fa e ci ha detto che è dispiaciuto per te…

Eh lo so. Ci sentiamo. Anche l’altro giorno mi ha telefonato e mi ha detto: «Hai visto come sta andando forte il francesino, Romain Gregoire?». 

L’azione potente di Garofoli sul Saint Pantaleon al Giro della Valle d’Aosta 2021. Una fuga solitaria di 55 chilometri
L’azione potente di Garofoli sul Saint Pantaleon al Giro della Valle d’Aosta 2021. Una fuga solitaria di 55 chilometri
Ecco, parliamo di favoriti. Cian Uijtdebroeks, essendo in una WorldTour (la Bora-Hansgrohe), non ci potrà essere, ma Gregoire sì. Chi saranno per te i favoriti?

Sicuramente lui è uno dei favoriti. Anche se è giovane (è un primo anno, ndr) ha attorno a sé una squadra molto forte. E in seconda battuta ci sarà Lorenzo Germani, sempre dell’Equipe Continentale Groupama-FDJ. Per quanto riguarda Cian, è vero: non potrà fare il Giro, ma potrà correre il Tour de l’Avenir.

Cosa ti piaceva di questo Giro U23?

Sicuramente la partenza dalle mie Marche. Sarebbe stato un qualcosa in più con i tifosi e gli amici più vicini a me. Peccato che non ci sia una crono. Con una tappa contro il tempo sarebbe stato più completo. E poi a me la crono piace, anche se non sono super forte, non vado male. Una crono va fatta, dai! Però, non sono un organizzatore. So che anche gli altri ragazzi sono dispiaciuti, perché con la crono sarebbe stato come quello dei grandi.

Senti, ma un Garofoli versione Cervinia 2021 nella tappa di Santa Caterina dove avrebbe attaccato?

Ah – risponde con brio Gianmarco – all’inizio del Passo Guspessa (che poi sarebbe uno dei tanti versanti del Mortirolo, ndr). O addirittura nella discesa dell’Aprica, a sorpresa. Quelle strade le conosco bene. E poi dall’inizio della salita a tutta fino alla fine. Come feci sul Saint Pantaleon nel giorno di Cervinia. Quella salita la spianai!

Sette tappe, Mortirolo e Fauniera: il Giro d’Italia U23 è servito

13.04.2022
6 min
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Lo abbiamo atteso a lungo e adesso finalmente conosciamo il Giro d’Italia U23. Lo scorso anno fu uno spettacolo. Una manifestazione organizzata alla grandissima, sotto ogni punto di vista a partire da quello tecnico e del parterre, dagli eventi collaterali, dalla logistica (650 addetti), dal doppio speaker, dalla comunicazione… e anche dal percorso.

Percorso che quest’anno, ed è la novità maggiore, purtroppo è stato “mutilato” di tre frazioni. Una taglio resosi necessario per ovvi motivi economici-organizzativi: alcune località si sono tirate indietro all’ultimo minuto. Ma a primavera inoltrata ExtraGiro non poteva aspettare oltre. E quindi avanti così: sette tappe, ma davvero belle ed entusiasmanti, dalle quali uscirà un gran vincitore.

E allora scopriamolo questo “Giro baby” numero 45. L’appuntamento è dall’11 al 18 giugno.

Il percorso

Si parte dalle Marche, da Gradara, con una tappa per velocisti. Giustamente aggiungiamo noi, così che anche loro abbiano la possibilità di indossare la maglia rosa. Lasciate le Marche si punta subito verso Nord e si passa in Emilia-Romagna già nel corso del primo giorno. L’arrivo infatti è ad Argenta, in provincia di Ferrara.

Un lungo trasferimento in auto ed ecco che già nella seconda tappa c’è odore di montagne. Da Rossano Veneto a Pinzolo: due Gpm e una seconda parte di tappa davvero impegnativa. Perfetta per gli attaccanti e per chi vuol preparare qualche imboscata.

La terza frazione potrebbe già essere decisiva, di sicuro influirà parecchio sulla classifica finale. Da Pinzolo si va infatti a Santa Caterina Valfurva. Bastano i nomi di due salite per capire di cosa parliamo: Passo del Tonale e Passo del Mortirolo. Senza contare l’Aprica e la lunga risalita a Santa Caterina che in pratica è la prima metà del Gavia.

Gambe permettendo, la tappa numero 4, Chiuro-Chiavenna, potrebbe strizzare l’occhio alle ruote veloci, però il finale tende a salire e tutto appare molto incerto.

Il Colle della Fauniera è stato spesso affrontato dal Giro dei pro’, mentre è una novità per gli U23. Qui, uno scatto del 2003
Il Colle della Fauniera è stato spesso affrontato dal Giro dei pro’, mentre è una novità per gli U23. Qui, uno scatto del 2003

Cuneo: storia e salite

Nelle ultime tre tappe si passa in Piemonte e in particolare nella provincia di Cuneo, che ha accolto alla grande il Giro U23. Un abbraccio così forte quello piemontese dovuto anche dal fatto che quest’anno è la Regione Europea della Sport 2022.

Particolare invece è la frazione successiva, la quinta, da Busco a Peveragno. C’è il Valmala, che è salita vera in avvio. Bisognerà scaldarsi prima del via. Le squadre potrebbero disfarsi e i 118 chilometri dal Gpm all’arrivo potrebbero trasformarsi in una cronometro, con tanti gruppetti ad inseguirsi. Vedremo.

La sesta tappa è quella che deciderà la maglia rosa finale. Si arriva infatti sul Colle della Fauniera. Salita mitica, selvaggia, a quasi 2.500 metri di quota: 21 chilometri con punte al 16 per cento. Lo scorso anno sul tappone verso Campo Moro Ayuso fece il bello e il cattivo tempo, quest’anno ci sarà un dominatore altrettanto forte?

Infine, si chiude con una classica, la Cuneo-Pinerolo. Il suo nome risuona come una filastrocca e il pensiero va all’impresa delle imprese che siglò Fausto Coppi al Giro del 1949. Quel che c’è in mezzo però è tutto diverso. Non ci sono cinque colli giganteschi da scalare, ma tanti saliscendi che premieranno i corridori più potenti, ma soprattutto che avranno ancora energia nelle gambe. 

ExtraGiro è una garanzia in quanto a standard di qualità e sicurezza
ExtraGiro è una garanzia in quanto a standard di qualità e sicurezza

Parola ad Amadori

Al via sono attesi 176 atleti in rappresentanza di 35 squadre, su oltre 70 richieste, e 14 Nazioni. I team italiani saranno 18 il resto stranieri, provenienti da 14 Paesi. 

Di fronte a questa predominanza italiana abbiamo chiesto un parere al cittì degli U23, Marino Amadori.

«Per me – spiega Amadori – si tratta di un Giro equilibrato, anche se è più corto per ovvi motivi. L’unica cosa che manca, e gliel’ho detto a Selleri (che con Pavarini è l’organizzatore del Giro, ndr), è una cronometro. Ma stavolta di più non si poteva fare e capisco anche le loro esigenze».

«Fauniera nettamente predominante nel percorso? Non credo. Sì, è chiaramente la salita più importante e dura, ma anche quella che arriva a Santa Caterina Valfurva avrà il suo bel peso. Ha molto dislivello, propone salite importanti. E se in quella del Fauniera la squadra conta relativamente, in quella di Santa Caterina è importante, ci sono discese, fondovalle».

Capitolo italiani

Con il cittì chiaramente non potevamo non parlare dei nostri ragazzi. Chi potrà fare bene? Il pensiero vola subito a Gianmarco Garofoli.

«Eh – dice Amadori – così mettete il dito nella piaga! Purtroppo quello che poteva fare bene, bene, Gianmarco Garofoli è out. Però abbiamo il buon Marco Frigo. E oltre a lui, pensando alla salita mi vengono in mente anche Piganzoli e Ciuccarelli, anche se magari Ciuccarelli lo vedo più per attacchi da lontano, in anticipo che nel testa a testa finale. Lui è uno che se gli dai spazio è pericoloso».

«E poi non dimentichiamo i ragazzi della Bardiani Csf Faizanè. A volte ancora non li consideriamo nel lotto degli U23, ma ci sono in particolare due corridori che possono fare bene. Uno è Alessio Martinelli e l’altro è Martin Marcellusi.

«Martinelli può pensare alla generale. Sta crescendo, in salita va forte e lo scorso anno ha corso il Giro affianco ad Ayuso quindi ha una bella esperienza e ha visto come si fa. Ecco: lui ci può provare. E Marcellusi potrebbe essere molto adatto per alcune tappe mosse».

Piganzoli: imparo da Basso e Contador e sogno il Giro

09.04.2022
4 min
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Davide Piganzoli è al secondo anno con il team Eolo-Kometa U23, arriva da una stagione ricca di sorprese, per tutti ma non per Basso che ne parla un gran bene. Davide è nato a Sondrio nel 2002, vive a Morbegno e, a sentire Ivan, è uno dei ragazzi più promettenti di casa Eolo. Dopo aver conquistato il decimo posto al Giro d’Italia under 23 alla sua prima partecipazione l’asticella si è alzata e l’attenzione intorno a lui già sale.

Piganzoli intervistato prima del via della tappa di Sondrio del Giro d’Italia under 23 dello scorso anno
Piganzoli intervistato prima del via della tappa di Sondrio del Giro d’Italia under 23 dello scorso anno
Prima di tutto come ti trovi con la Eolo?

Dopo un primo anno di ambientamento vi dico bene, molto bene. Prima di essere una squadra è una famiglia, siamo tutti molto uniti anche se metà gruppo è italiano e l’altra metà spagnolo.

Che organizzazione avete alle spalle?

Davvero molto alta. Non mi sarei mai immaginato prima di venire qua che la squadra potesse essere così attrezzata. Da ogni punto di vista, come mentalità e come stile di lavoro è molto molto simile ad una squadra professionistica.

Rispetto alla scorsa stagione hai trovato qualche differenza?

Quest’anno riusciamo a fare molte più gare in quanto abbiamo un calendario italiano ed uno spagnolo. Sto cercando di prediligere le gare che sono più nelle mie corde, ovvero quelle più dure come Belvedere, Recioto, ho corso a San Vendemiano e al Piva (dove ha conquistato rispettivamente la 14ª e la 7ª posizione, ndr).

E in Spagna andrai a correre?

Probabilmente questo weekend farò una gara lì per cercare di fare un buon carico di lavoro e poi staccherò un breve periodo per arrivare con la giusta condizione al Giro d’Italia under 23.

Davide Piganzoli dopo l’arrivo del Trofeo Piva chiuso in settima posizione, in primo piano Andrea Montoli
Davide Piganzoli dopo l’arrivo del Trofeo Piva chiuso in settima posizione, in primo piano Andrea Montoli
Che differenze noti tra correre in Italia ed in Spagna?

Direi che in Spagna il livello è un pochino inferiore rispetto a quello che abbiamo in Italia, penso che da noi ci sia uno dei più alti livelli in Europa. Lì c’è un po’ meno stress in gruppo, mentre qui si cerca di limare dappertutto soprattutto prima delle salite. Poi però una volta imboccata la salita il ritmo è identico, si va forte sempre.

Dopo il risultato dello scorso anno il Giro d’Italia è un obiettivo per la stagione?

Assolutamente, dopo la buona performance dell’anno scorso voglio cercare di ripetermi e fare meglio. Sarà difficile ma non impossibile, sono fiducioso. Anche perché l’anno scorso avevo la scuola e diversi impegni. Invece, quest’anno ho avuto un inverno ottimo, senza interruzioni, il che è fondamentale per preparare al meglio la stagione.

Come lo preparerai?

Quest’anno cercherò di fare le cose nel modo migliore, probabilmente faremo un ritiro in altura prima. Vedremo, insieme allo staff ed ai tecnici se correre qualche gara prima oppure arrivare direttamente al Giro senza gare.

E l’inverno com’è andato?

Per questa stagione abbiamo cambiato preparatore, è arrivato Giuseppe De Maria che mi sta seguendo molto bene. Ho fatto un bell’inverno, sono partito subito forte nelle gare. Vi dico la verità: non me lo aspettavo neanche io, aver passato l’inverno senza intoppi mi ha dato una marcia in più. Ho una buona condizione, speriamo di poter far bene in queste gare prima di staccare e pensare al Giro.

Sul podio del campionato italiano a crono del 2020, Piganzoli terzo, dietro Milesi e Garofoli. I tre sono tutti in continental
Tricolore crono 2020, Piganzoli terzo, dietro Milesi e Garofoli. I tre sono tutti in continental
Hai lavorato anche con il team pro’?

Sì sono riuscito a fare due ritiri con loro, mi sono trovato bene. Avere questo tipo di esperienze è utile per crescere bene.

Il rapporto con Basso e Contador, com’è?

Molto buono, sono estremamente disponibili, ci chiamano spesso e si preoccupano sempre per noi. Provano ad insegnarci quello che a loro volta hanno imparato in tanti anni ai massimi livelli del ciclismo. Avere due figure così fa davvero la differenza.

Patron Selleri “alza il velo” sul Giro U23

01.06.2021
5 min
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Non è facile riuscire a raggiungere Marco Selleri di questi tempi. Il patron del Giro d’Italia U23 (che in teoria quest’anno sarebbe under 24) è indaffaratissimo. La corsa rosa andrà in scena dal 3 al 12 giugno. Un parterre di caratura internazionale e un percorso davvero interessante, molto equilibrato e con una lunga crono che lo caratterizza.

Già, ma come nasce il percorso di un Giro U23? Ne parliamo direttamente con il patron della corsa, appunto Selleri, ormai al quinto anno in queste vesti, coadiuvato da Marco Pavarini (direttore organizzativo).

Marco Selleri, patron del Giro U23, è alla guida della corsa rosa per la quinta volta
Marco Selleri, patron del Giro U23, è alla guida della corsa rosa per la quinta volta
Marco, come si costruisce il percorso di un Giro dedicato ai giovani?

Dico sempre che per un Giro lavori un anno per l’altro. Durante quello che stai facendo si presentano soluzioni per gli anni a venire. Hai alcune località ravvicinate tra di loro che ti tendono la mano e altre le trovi strada facendo. Magari hai già nel sacco sei tappe e devi trovare il modo di unirle. Devi fare dei collegamenti.

Chiaro, si cerca di trovare un “filo conduttore”…

Per noi è più comodo partire dall’Emilia Romagna, casa nostra. E’ più semplice per molti motivi, da quelli logistici a quelli per gli agganci sui percorsi. Andare in tutta Italia non è possibile con solo 10 tappe, servirebbero 20-23 giorni di gara come per i “grandi”. Tanto più che cerchiamo di limitare i trasferimenti, al massimo di un’ora e mezza.

Ed è più facile andare verso le Alpi…

Esatto. Senza contare che in cinque anni abbiamo avuto una sola richiesta da una località più a Sud dell’Emilia Romagna. Si cerca di finire con quelle più dure per il Giro al Nord, ma è anche vero che puoi trovare tappe dure anche tra gli Appennini, una volta siamo andati a Campo Imperatore. Vedremo se durante questo Giro arriveranno delle richieste.

Insomma un bel lavoro…

Molto intenso. Inoltre stiamo vivendo una fase poco chiara sotto molti tanti aspetti: la Fci è cambiata, il ciclismo giovanile sta cambiando e bisognerà vedere fino a che punto la categoria U23 andrà avanti. Se si faranno tutte continental, tanti juniores che passano direttamente professionisti…

Dieci tappe, 1.329 chilometri e 18.450 metri di dislivello, si parte da Cesenatico si finisce a Castelfranco Veneto: chi disegna il percorso?

Come detto le sedi di tappa sono scelte in base ad altri criteri, poi il tracciato cerchiamo di deciderlo insieme Amadori e Cassani ed io: c’è un supporto che tiene conto delle necessità tecniche. Poi a volte si è vincolati: se parti dall’Aprica e devi andare in Trentino per forza di cose passi per il Tonale. E lo stesso per andare da Cavalese a Nevegal, devi fare il Valles. Ma può anche succedere che ci siano degli input da parte delle località e dei comitati di tappa.

Andalo accoglierà l’ottava tappa
Andalo accoglierà l’ottava tappa
Però la componente tecnica resta centrale…

La nostra volontà è quella. Per esempio abbiamo fortemente voluto che la tappa finale fosse per i velocisti, affinché non mollassero dopo l’arrivo di San Pellegrino (sesta tappa, ndr). In questo modo saranno più invogliati a tenere duro fino a Castelfranco Veneto. Comunque anche Sestola per me è durissima.

La crono avrà il suo bel peso: 25 chilometri è una gran bella distanza per i dilettanti…

Vero, una bella distanza. Dovevamo fare questa tappa lo scorso anno, ma i Comuni interessati si tirarono indietro a causa del Covid. E’ una cronometro sulla ciclabile del Po’, spesso la strada è larga 3,5 metri e ci sono delle curve, pertanto bisognerà anche essere dei bravi piloti. Uno scalatore puro può pagare molto. Meglio un passista-scalatore

Tra quelli che hai seguito, come classifichi questo percorso?

Per me è leggermente meno impegnativo dello scorso anno. Non c’è una salita dura come il Mortirolo. Campo Moro è lunga, ma più pedalabile. Ovvio che alla fine emergerà lo scalatore, ma non quello puro. Anche Andalo non è impossibile. Quando ci arrivò il Giro del 2016 vinse Valverde, okay che lui va forte dappertutto però è anche un corridore veloce. Nevegal secondo me è per gli scalatori puri.

Chiudiamo con qualche nome: chi sono i favori di Selleri?

Eh, difficile dirlo, ogni anno cambiano molto i ragazzi. Era di certo un percorso per Conca e Colleoni. Mi dicono possa andare bene Pietrobon, ma anche Santaromita e Zambanini, maglia bianca lo scorso anno. E occhio allo spagnolo della Colpack, Ayuso