Presto Filippo Conca raggiungerà Stefano Oldani alla Lotto Soudal. Entrambi classe 1998, saranno gli unici due italiani in questa storica squadra belga. E correre all’estero, si sa, per noi italiani non è mai facile, specialmente a 22 anni.
Un po’ di esperienza però Oldani l’ha messa nel sacco. Ed è pronto a metterla a disposizione di Conca.
Un anno in Lotto, qual è stata la prima difficoltà?
La lingua. Non è stato facilissimo all’inizio. Era da un po’ che non parlavo inglese. Alla Kometa-Xstra Cycling comunicavamo soprattutto in spagnolo. Però devo dire che l’ho ripreso abbastanza velocemente. Ho visto che Conca ha qualche difficoltà, ma non se ne deve fare un problema.
Che ambiente hai trovato tu e che troverà Filippo?
Ai giovani soprattutto non mettono pressione. E’ un ambiente che mi è subito piaciuto molto. Alla Lotto, ma da quel che vedo anche in altri team stranieri, vivono le cose con più tranquillità. Spesso in Italia si parla troppo, si parla in tanti, alla Lotto si parla il giusto. A volte anche i corridori si lamentano delle tattiche, qui non succede. Meno parole, più fatti. Non sono mai stato infelice di essere l’unico italiano.
Vista così, ti immaginiamo con la valigia in mano che suoni al campanello della Lotto: “Ciao sono Oldani, corro con voi!”. E’ andata così?
Ah, ah, ah… Avevo un po’ d’ansia la prima volta. A me piace interagire, imparare e mi dava fastidio quando parlavano e non capivo. Ma una volta ripresa la padronanza della lingua, mi sono sbloccato ed è ritornato forte l’entusiasmo. Pedalavo e avevo Gilbert, Degenkolb o Ewan a fianco, magari sovra pensiero mi ritrovavo a sorridere da solo.
Quanto sei cresciuto quest’anno?
Ho fatto delle belle esperienze, anche se compresse in pochi mesi alla fine. Ho debuttato alla Strade Bianche ed è stato un po’ traumatico, poi il Giro e già questo mi ha fatto crescere molto.
Ma è vero che in Belgio i corridori delle loro squadre sono un po’ come i calciatori da noi?
Anche io chiedevo di questa cosa e per quel poco che ho visto nel ritiro che facemmo a dicembre scorso posso dire che nelle Fiandre può anche starci, ma in Vallonia… molto meno.
Avete bici Ridley, Helium e Noah: tu quale hai scelto? E quale consiglieresti a Conca?
Belle bici! Ne abbiamo quattro. Io ho scelto tre Helium e una Noah. Quest’ultima è il modello aerodinamico di Ridley. L’ho usata nella prima tappa della Tirreno. Però mi trovo meglio con la Helium: è più leggera e poi la sento anche più pronta. Per quanto riguarda Filippo, la sera dell’ultima tappa del Giro è venuto a ritirare la bici e ho visto che ha scelto una Helium. Il che ci sta visto che è uno scalatore.
Tu e Conca già vi conoscete, giusto?
Sì, eravamo compagni di camera al Tour de l’Avenir l’anno scorso.
E come lo vedi, teso?
Nella prima videoconferenza che abbiamo fatto era “tesuccio”, ma in confronto a me è già sciolto!
Ricapitolando che consigli gli daresti?
Di stare tranquillo perché è un ambiente… tranquillo. Di curare l’inglese e soprattutto di farsi trovare pronto. Perché il livello del WorldTour è incredibile. Sento di giovanissimi e juniores che vogliono passare subito, ma non è semplice “sopravvivere”. Filippo deve allenarsi al meglio e prepararsi anche mentalmente a prendere delle legnate. Io per esempio alla Tirreno che non ero in forma ho sofferto tantissimo, per fortuna al Giro è andata meglio.