Puccio torna italiano: obiettivo Giro e la Ineos sulle spalle

09.01.2024
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Dalla fine della passata stagione, Salvatore Puccio ha impacchettato tutto e se ne è tornato in Umbria, ad Assisi. La nascita del figlio e forse anche la voglia di normalità hanno riportato il corridore della Ineos Grenadiers a vivere sulle strade delle sue origini sportive e vicino alla famiglia. E dato che contemporaneamente il suo allenatore di sempre, l’australiano Leigh Bryan, ha fatto una scelta simile e se ne è tornato in Australia, Puccio ha iniziato a lavorare con Dario Cioni. La vicinanza aiuta, gli scenari sono simili fra ulivi e colline. E così, forte di questo bagno di italianità, “Salva” si affaccia sulla tredicesima stagione da professionista senza aver conosciuto altra maglia al di fuori di quella britannica.

«Siamo partiti da una tabula rasa – racconta – e ho iniziato la preparazione con lo stile di Cioni. L’obiettivo finale è sempre quello, il modo di raggiungerlo è diverso. Leigh Bryan lo chiamavamo Rok e partiva da una base di studi, Dario è stato corridore quindi alla competenza unisce l’esperienza. Magari farò le ripetute in modo diverso, ma devo comunque arrivare allo stesso livello di potenziamento. E devo dire che avere un nuovo coach dà nuovi stimoli, cambiare ogni tanto fa bene, per cui sono contento».

Puccio ha rinnovato il contratto fino al 2025. Classe 1989 è pro’ dal 2012. E’ alto 1,82 e pesa 68 chili
Puccio ha rinnovato il contratto fino al 2025. Classe 1989 è pro’ dal 2012. E’ alto 1,82 e pesa 68 chili

Cambio della guardia

La squadra ha cambiato dirigenza e facce in alcuni ruoli importanti. Tosatto ha ceduto l’ammiraglia e se ne sono andati anche il team manager Rod Ellingworth e Roger Hammond, coordinatore dei direttori sportivi. Al loro posto sono stati promossi Steve Cummings e Scott Drawer come direttore dell’area performance, mentre Imanol Erviti è subentrato come direttore sportivo. Cambiamenti piuttosto sostanziali, che però in questa fase della stagione poco hanno a che fare con la quotidianità dei corridori.

«In questa fase il mio unico contatto è con l’allenatore – ammette Puccio – il direttore sportivo subentra quando si va alle corse e con Rod non parlavo spesso e comunque non di allenamento, semmai del contratto o altri aspetti. Per cui ad ora la sensazione in noi corridori è che tutto segua allo stesso modo. Abbiamo fatto il ritiro di dicembre a Palma de Mallorca, che è volato. Ci sarebbe dovuto essere l’annuncio dei programmi dei leader per i grandi Giri, ma non è stato ancora fatto. Il prossimo ritiro darà dal 23 gennaio a Calpe, un po’ più avanti del solito. In pratica le altre squadre se ne vanno e arriviamo noi…».

La prima corsa italiana di Puccio del 2024 sarà la Strade Bianche: qui in azione nel 2021
La prima corsa italiana di Puccio del 2024 sarà la Strade Bianche: qui in azione nel 2021
Tredicesima stagione, solito programma italiano?

E’ quello che mi piace di più. Il Tour ormai me lo sono messo da parte e neanche avrei voglia di ritrovarmi nello stress di sgomitare per guadagnarmi il posto, superando la concorrenza interna. Forse dopo tanti anni, l’idea di farlo sarebbe anche bella, ma preferirei che mi chiamassero in extremis, piuttosto che dirmelo da ora e dover entrare in tutti quei meccanismi. Quindi il programma prevede l’apertura in Belgio e la Strade Bianche che è la settimana dopo. Tirreno e Sanremo. Quindi altura, Tour of the Alps e Giro d’Italia.

Avete vinto quelli del 2020 e del 2021, avete perso i due successivi e sempre alla fine, che effetto fa?

Uno con Carapaz e l’ultimo con Thomas, ma quando si perde all’ultima tappa le sensazioni sono le stesse. La differenza è che l’anno scorso con Geraint la situazione sembrava più sotto controllo e alla fine è andata come abbiamo visto sul Monte Lussari. All’inizio è duro da digerire, anche se nell’anno di Tao (il 2020, ndr) avevamo vinto all’ultimo giorno quindi sapevamo cosa si prova dall’altra parte. Diciamo che fa parte dello sport, no?

Ogni volta che si vede il tempo perso da Thomas nel cambio bici della cronoscalata del Lussati, viene da pensare che il Giro l’abbia buttato…

Il cambio bici e del casco lo avevano studiato nei dettagli e avevano concluso che desse dei vantaggi. Il fatto che abbia impiegato tanto penso che lo abbiano valutato. La sensazione da fuori è che Geraint si sia ritrovato con un ritmo diverso e non abbia ritrovato il colpo di pedale. Ma va detto che Roglic su quela salita ha volato e ha pure avuto il guasto meccanico, sennò chissà come finiva.

Per la tredicesima stagione, Puccio correrà con la squadra britannica su bici Pinarello (foto Ineos Grenadiers)
Per la tredicesima stagione, Puccio correrà con la squadra britannica su bici Pinarello (foto Ineos Grenadiers)
La squadra è tanto cambiata, che effetto fa aver visto partire tanti compagni forti. Forse l’addio di Geoghegan Hart è quello più squillante…

C’è un cambio generazionale, possiamo dire così e ci vorrà un paio d’anni per rifare la squadra. E’ finito un ciclo, ne sta iniziando un altro, siamo in piena transizione. Però è anche vero che oggi per vincere, devi prendere quei pochi corridori che vincono. Magari quelli che avevi erano buoni, ma non ti permettevano di vincere. La fase in cui è andato via Tao è stata un po’ particolare, sembrava non ci fossero idee chiare. Magari gli hanno fatto un’offerta migliore o semplicemente gli hanno proposto un contratto e lui, di fronte alla carta, ha firmato e si è messo a posto. Poteva aspettare? Ha fatto bene? Lo vedremo, per ora brava la Lidl-Trek che ha colto l’attimo giusto.

Per il tuo ruolo ti trovi più a tuo agio a lavorare per un capitano da Giri o per chi punta alle classiche?

Visto il mio ruolo, forse sono meglio i Giri. Adesso siamo rimasti un po’ corti di capitani (ride, ndr), però se Egan recupera, ne ritroviamo uno ad alto livello. Sinceramente in ritiro l’ho visto bene, molto meglio dello scorso anno. E poi ho visto che si sta allenando tanto come prima. Cammina meglio, ha acquisito un po’ di muscolo che l’anno scorso gli mancava. Era magrissimo, lo avete visto, ma è normale perdere tutto dopo un infortunio come quello. Però per quest’anno sono fiducioso.

In questi anni sei stato anche testimone dell’arrivo e dello sviluppo di Ganna: cosa ti pare guardando il suo livello attuale?

E’ cambiato tantissimo. All’inizio era molto insicuro, ma arrivava con tanto talento e con buoni propositi, anche se ancora non aveva fatto nessun risultato. Con noi comunque ha vinto i due mondiali, ha vinto tante tappe al Giro e ha dimostrato il suo valore. E’ una persona completamente nuova ed ha attorno tanti buoni corridori che possono aiutarlo nel suo sviluppo, sia nelle classiche, sia nei giri di una settimana. 

Puccio sul Monte Lussari, partito ben prima di Thomas. Il vantaggio di 26″ su Roglic pareva rassicurante…
Puccio sul Monte Lussari, partito ben prima di Thomas. Il vantaggio di 26″ su Roglic pareva rassicurante…
Pippo e anche altri saranno impegnati con la preparazione olimpica e poi i Giochi, che impatto avrà questo sulla squadra?

Influisce sul programma gare, perché tutti vogliono fare o più o meno lo stesso calendario per arrivare al massimo a quei giorni. Avremo mezza squadra a fare le Olimpiadi e anche tre anni fa abbiamo vinto diverse medaglie. Sempre dei grandissimi risultati, che piacciono anche allo sponsor. Ratcliffe è un appassionato di bici, magari il Tour è sempre il Tour, ma le Olimpiadi sono una grande cosa. Sono degli appassionati, non lo fanno per lucro, con il ciclismo non guadagnano nulla.

Il folletto dello Zoncolan nel WorldTour: Fortunato all’Astana

03.01.2024
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ALTEA (Spagna) – Il folletto dello Zoncolan, che su quel giorno del Giro 2021 ha costruito la seconda parte della sua carriera, è infine approdato nel WorldTour con l’Astana. Alla Eolo-Kometa non potevano dargli di più e forse per tirare fuori da Lorenzo Fortunato più di quello che ha già dato serviva un palcoscenico più alto. Offerte per cambiare squadra erano venute anche prima, ma per gratitudine e in cambio della giusta quotazione il bolognese ha scelto di condividere più a lungo il progetto di Basso. Ora che il ciclo si è chiuso, vederlo sorridere con la nuova maglia del team kazako è il viatico per un nuovo inizio.

«Mi sono trovato subito bene – spiega Fortunato – soprattutto in squadra. E’ un ambiente tranquillo, rilassato e mi sto trovando bene con i compagni e lo staff. Poi siamo in tanti italiani e questo aiuta. Sono contento della mia scelta, negli ultimi tre anni con la Eolo mi sono trovato bene e li ringrazio perché con loro sono cresciuto. Così adesso sono pronto per fare questi due anni nel WorldTour».

Fortunato è professionista dal 2019, è alto 1,70 per 57 chili.
Fortunato è professionista dal 2019, è alto 1,70 per 57 chili.

Due anni a perdere

I primi due anni da professionisti non sono stati indimenticabili, complici un livello non ancora sufficiente e l’arrivo del Covid nella seconda stagione, in cui forse Lorenzo avrebbe potuto fare qualcosa di più.

«Se in quei primi due anni con Scinto – sorride – mi aveste detto che sarei arrivato qua, non ci avrei creduto. Poi sono andato alla Eolo e già dopo la prima stagione sarei potuto andare via, ma ho scelto di rimanere. Sono cresciuto tanto. So quello che devo fare e cosa evitare, so come allenarmi. Sono cresciuto su questi aspetti, so mantenere l’equilibrio, sbagliando sono migliorato e mi sento ogni anno più avanti. Magari sbaglierò ancora qualcosa, ma mi sento più maturo. Mi rendo conto di essere appena entrato in un mondo nuovo. Qui siamo in 30 corridori, c’è più organizzazione. Lo staff è numeroso e il budget più ricco. Ugualmente però l’ambiente è molto familiare, si percepisce che la squadra sia una grande azienda, ma anche che umanamente si riesce a fare gruppo».

Sulle Tre Cime di Lavaredo, all’ultimo Giro, Fortunato con Riccitello
Sulle Tre Cime di Lavaredo, all’ultimo Giro, Fortunato con Riccitello

La cura dei dettagli

Essere più maturo riguarda soprattutto la consapevolezza nell’affrontare il proprio lavoro. La capacità di leggere nei propri bisogni, sfruttando al meglio i mezzi messi a disposizione da una squadra più grande e da quello staff così numeroso.

«Se non sei attento ai dettagli – prosegue Fortunato – ora non vai da nessuna parte. Tutto si è spostato al limite, però io cerco sempre di mantenere l’equilibrio e di stare il più rilassato possibile in base al periodo. Non ha senso finirsi in questa fase della stagione, ma quando arriveremo ad aprile sarà il momento di chiudere i rubinetti. Da quel momento in poi, bisognerà guardare la virgola. Sto lavorando con Luca Simoni, il nutrizionista, per mettere a posto alcune cose che trascuravo. Magari avevo la tendenza di non mangiare troppo oppure di mangiare male. Dopo l’allenamento saltavo il pranzo, invece ora ho capito che è importante mangiare il giusto, a non tirare via con uno yogurt e aspettare la cena. Sto cercando di bilanciare tutto e questo mi aiuta molto. Per questo adesso cerco di tenere un margine per averlo nel resto dell’anno, quando dovrò sparare le mie cartucce».

Abbiamo incontrato Fortunato nel ritiro di Altea della Astana
Abbiamo incontrato Fortunato nel ritiro di Altea della Astana

Più fresco al Giro

Quel che resta da capire è cosa l’Astana si aspetti da lui e cosa lui si aspetti da se stesso. Dopo il 2021 dello Zoncolan e della vittoria alla Adriatica Ionica Race, si è passati prima per la fase della classifica nei grandi Giri, poi per la caccia alle tappe e la classifica (semmai) di conseguenza.

«Rispetto agli anni scorsi – dice Fortunato – cambierò un po’ il calendario. Da me si aspettano solidità in salita, mi hanno preso per quello. Sono sicuro che posso farlo e per questo correrò il Giro d’Italia, uno dei miei obiettivi della stagione, soprattutto le tappe di montagna della terza settimana. Avrò il mio spazio, anche se correrò con un leader come Lutsenko, anche se abbiamo due calendari differenti. Qui ho il mio spazio, mi lasciano fare le mie corse già da inizio stagione, anche corse a tappe minori. Punterò il Giro, poi forse anche un altro grande Giro, con l’obiettivo di andare forte in montagna.

«Il bello è che adesso posso scegliere. A novembre con Mazzoleni, che è il mio preparatore, ci siamo messi a decidere il calendario che più fa al caso mio. Questo paga, vado a correre in base alle caratteristiche mie e della corsa. Con Maurizio mi trovo bene. Ho potenziato la palestra che gli anni scorsi trascuravo per essere più solido e poi per il resto lavorerò in salita. Dopo il Catalunya andrò in altura e poi arriverò al Giro con pochi giorni di gara, voglio essere fresco, una cosa che mi è mancata l’anno scorso. Voglio giocare le mie carte davvero al meglio».

Continental e Giro d’Italia 2024, collaborazione vincente

02.01.2024
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Nei giorni in cui Tadej Pogacar ufficializzava a sorpresa la propria presenza al prossimo Giro d’Italia, la Corsa Rosa si arricchiva di un importante e prestigioso tassello. Continental sarà infatti partner dell’edizione numero 107 del Giro d’Italia in qualità di Top Sponsor e Official Tyre. Il brand tedesco sarà presente anche al Giro-E come sponsor di maglia e soprattutto con un proprio team, così come avvenuto nel 2023.

Continental ha firmato la divisa di una delle squadre del Giro-E 2023
Continental ha firmato la divisa di una delle squadre del Giro-E 2023

Qualche numero

Continental nasce nel 1871 ed oggi sviluppa tecnologie intelligenti, connesse e sostenibili per il trasporto di beni e di persone. Nel 2022 il gruppo ha generato un volume di affari pari a 39,4 miliardi di euro, impiegando più di 200.000 dipendenti distribuiti in 57 paesi in tutto il mondo. L’8 ottobre 2021 Continental ha celebrato il 150° anniversario dalla sua fondazione.

La divisione pneumatici conta oggi 24 siti di produzione e sviluppo ed impiega complessivamente 57.000 dipendenti. Numeri questi che collocano Continental tra i principali produttori di pneumatici a livello mondiale. Nel 2022 la divisione pneumatici ha registrato un fatturato di 14 miliardi. Oggi Continental si colloca tra i leader delle tecnologie di produzione con un’ampia gamma di prodotti per autovetture, veicoli commerciali e a due ruote. Grazie ai continui investimenti in ricerca e sviluppo, l’azienda tedesca garantisce un importante contributo alla mobilità sicura, economica ed ecologicamente efficiente. Il portafoglio della divisione pneumatici include servizi per il commercio di pneumatici e per le applicazioni per flotte, nonché sistemi di gestione digitale di pneumatici per veicoli commerciali.

Ecco il Giro

Come dicevamo, nel 2024 la presenza del marchio Continental al Giro d’Italia sarà davvero importante. Da una parte il ruolo di top sponsor e di pneumatico ufficiale della Corsa Rosa, dall’altra la rinnovata presenza di un team “firmato” Continental al Giro-E.

Giorgio Cattaneo PR, Communication & Event Manager di Continental Italia si è espresso con queste parole in merito alla prossima collaborazione con RCS Sport e quindi con il Giro d’Italia.

«Partiamo per questa avventura con grande entusiasmo (ha dichiarato Cattaneo, ndr). Sarà una grande occasione di incontro con le tante persone che condividono l’entusiasmo per questo sport. Siamo orgogliosi di poter partecipare da protagonisti al Giro, un’eccellenza italiana che alimenta passioni e crea valore, generando importanti ricadute economiche ed esaltando le bellezze del nostro paese. Per noi significa comunicare l’essenza del brand Continental. Lavoreremo con impegno per sensibilizzare sui temi della sicurezza sulle strade e sulla visione di una mobilità che, grazie alla ricerca tecnologica, sia in grado di rispondere alle crescenti esigenze di oggi e che sia sempre più legata ai temi della sostenibilità».

Il brand tedesco offre un perfetto mix tra performance, velocità, comfort e resistenza alle forature
Il brand tedesco offre un perfetto mix tra performance, velocità, comfort e resistenza alle forature

Alle parole di Giorgio Cattaneo hanno fatto seguito quelle di Matteo Mursia, Chief Revenue Officer di RCS Sport.

«Con Continental ritroviamo un partner di livello internazionale sul Giro d’Italia e con cui condividiamo obiettivi comuni (spiega Matteo Mursia, ndr). L’organizzazione di eventi come la Corsa Rosa e il Giro-E non possono prescindere da temi fondamentali come la sicurezza, la sostenibilità, l’innovazione e la performance. Tutti questi elementi si sposano perfettamente con quelli che sono gli obiettivi dichiarati di Continental. Il Giro d’Italia è un viaggio lungo tre settimane sul nostro bellissimo territorio e siamo certi di non avere partner migliore di Continental per intraprenderlo».

Ricordiamo che il Giro d’Italia scatterà da Venaria Reale il prossimo 4 maggio e approderà a Roma il 26 maggio dopo aver percorso ben 3321 chilometri. Un percorso lungo e impegnativo, ideale per essere affrontato con pneumatici Continental. Con la sua esperienza nella produzione di pneumatici e tecnologie avanzate per ogni mezzo, il brand tedesco offre un perfetto mix tra performance, velocità, comfort e resistenza alle forature. Caratteristiche queste tali da renderlo il partner ideale per affrontare al meglio anche le competizioni più dure e insidiose, come è appunto il Giro d’Italia.

Continental

EDITORIALE / Pogacar al Giro, l’occasione per diventare grandi

01.01.2024
4 min
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Era una sera di fine anno anche quella volta nel 1993, quindi 30 anni fa, quando durante una cena fra amici, uno se ne venne fuori chiedendo se ci fosse qualcuno in grado di battere Indurain al Giro d’Italia. Miguel era venuto nelle ultime due edizioni e le aveva schiacciate, piegando Bugno, Chiappucci e Chioccioli dall’alto di una statura atletica superiore. Aveva già vinto anche tre Tour, chi volevi che potesse impensierirlo?

Il Giro d’Italia 2024 sarà quello del debutto per Tadej Pogacar
Il Giro d’Italia 2024 sarà quello del debutto per Tadej Pogacar

La previsione più facile

Eppure quella sera, per conoscenza o partigianeria, venne quasi naturale sbilanciarsi e assicurare che se non altro Pantani avrebbe potuto dargli del filo da torcere. Il 1993 per Marco era stato l’anno del debutto e neppure troppo fortunato, ma ricordando quel che gli avevamo visto fare nel 1992, la previsione ci parve persino naturale. Come ha detto Zanatta pochi giorni fa, quelli col talento vero inventano cose fuori dal comune facendole sembrare normali: Marco era esattamente così.

La storia insegna che al Giro d’Italia del 1994 Indurain si trovò tra i piedi Pantani e anche Berzin, che si portò a casa la maglia rosa grazie alla sua forza a cronometro. Tuttavia l’unico che in salita mise in croce il grande Indurain fu proprio il piccolo romagnolo della Carrera, che iniziò a scrivere allora la sua leggenda. Aveva tutto per sfondare, ma soprattutto ebbe la fortuna di trovarsi davanti un avversario grande, grosso e imbattibile e la forza per buttarlo giù, sia pure a vantaggio del russo in maglia Gewiss.

Il Giro del 1994 sembrava nuovamente preda di Indurain, ma due ragazzini (Pantani e Berzin) si misero di traverso…
Il Giro del 1994 sembrava nuovamente preda di Indurain, ma due ragazzini (Pantani e Berzin) si misero di traverso…

Il coraggio di provare

L’altra sera, ricordando quella cena fra amici, abbiamo immaginato che l’arrivo di Pogacar al Giro d’Italia sia l’occasione perfetta perché un italiano (giovane) più promettente di altri provi a misurare il suo coraggio. Non a battere Tadej, sarebbe chiedere troppo, ma almeno a progettare di farlo. Perciò ci siamo chiesti se ci sia sulle nostre strade qualcuno che abbia dimostrato quel tipo di irriverenza. Già, chi c’è?

Non si tratta di estrarre a sorte, ma di capire quale dei ragazzi tanto attesi avrà gli attributi per provarci anche a costo di saltare. Anche a costo di disubbidire agli ordini. Fu proprio l’irriverenza a fare di Pantani, portato al Giro come spalla di Chiappucci, un eroe al cospetto del gigante spagnolo.

E allora i nomi venuti fuori da questa sorta di toto-Giro sono quelli di Tiberi e Aleotti. Piccolo, se avrà ritrovato la strada a volte smarrita. Ciccone, che non fa mistero di volerci provare. Oppure Piganzoli, Pellizzari e Garofoli, giovanissimi che hanno alle spalle ottimi risultati internazionali. Ci siamo concentrati soltanto su loro che sono giovani, altrimenti al mazzo delle carte migliori si potrebbero aggiungere Caruso e magari anche Formolo e Cattaneo, ma ci saranno?

La grande forza a cronometro di Tiberi è una buona base su cui lavorare
La grande forza a cronometro di Tiberi è una buona base su cui lavorare

Davide contro Golia

La venuta di Pogacar al Giro è la migliore notizia che il ciclismo italiano potesse ricevere. Uno così, dando per scontato che potrebbe vincere la corsa senza neppure troppi patemi, sembra fatto apposta per nobilitare il coraggio degli sfidanti. E allora da oggi in poi, ci piacerebbe immaginare che nelle loro teste sia scattata la molla. Pogacar è imbattibile, va bene. Ma siamo sicuri che non si possa mettergli i bastoni fra le ruote?

E’ la storia di Pantani, ma anche quella di Chiappucci che al Tour trovò il modo di far tremare il grande Greg Lemond. E’ la narrazione biblica della sfida fra Davide e Golia, un pensiero positivo da coltivare, prima di accettare la resa. Non vogliamo più vedere giovani corridori italiani arresi. Speriamo tanto che questo 2024, come già accadde 30 anni fa, sia l’inizio di una nuova epoca. E con questo auspicio, dettato forse da ingenuità e speranza, auguriamo di cuore buon anno a tutti.

Vent’anni dopo il Panta, il tentativo sfumato di Froome

31.12.2023
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Dopo Pantani, esattamente vent’anni dopo, l’infallibile Chris Froome tentò l’accoppiata Giro-Tour e ne fu respinto. Vinse il Giro, poi arrivò terzo al Tour, dietro il compagno Thomas e Dumoulin. Il britannico veniva da un filotto sensazionale, avendo vinto il Tour e la Vuelta del 2017 e poi il Giro del 2018. Già dall’inizio della stagione, l’idea di vincere il quinto Tour dopo aver vinto il primo Giro stuzzicava i tecnici del Team Sky. Froome sembrava imbattibile, chi avrebbe potuto impedirglielo? Ci riuscirono la sfortuna e la presenza del compagno in maglia gialla. Se anche avesse voluto riaprire la corsa come al Giro con l’impresa di Bardonecchia, con quale faccia avrebbe potuto disarcionare Thomas?

«Anche il Giro inizialmente non andò troppo bene – ricorda Dario Cioni, che guidò Froome in Italia – nel senso che per vincerlo gli toccò fare quell’impresa sul Colle delle Finestre. Nei primi dieci giorni non era stato brillantissimo. In Israele era caduto e poi nelle prime tappe aveva accumulato ritardi anche su salite non impossibile. Aveva perso 26 secondi sull’Etna e poi un minuto sul Gran Sasso. Fece un bel numero sullo Zoncolan, mentre la crono andò così e così. Insomma, alla vigilia delle Alpi era lontano in classifica…».

L’altura di giugno

L’idea di fare la doppietta era il filo conduttore della primavera, in un Team Sky che sarebbe andato al Tour anche con il giovanissimo Bernal e con Geraint Thomas. Al momento di disegnare il programma di Froome, che avrebbe comunque voluto correre due grandi Giri, fu individuato il Giro d’Italia.

«Dopo il Giro – ricorda Cioni – Chris andò in altura. La decisione fu presa perché il Tour era slittato avanti di una settimana, quindi c’era quasi un mese e mezzo fra le due corse (il Giro finì il 27 maggio, il Tour sarebbe cominciato il 7 luglio, ndr). Non si valutò mai di correre nel mezzo. Ugualmente al Tour ci arrivò meno centrato di quanto si sperasse, un po’ stanco. E si ritrovò in squadra un Thomas molto forte, che ci puntava da anni. Se questo lo ha condizionato? Potrebbe anche darsi, abbiamo visto con la Jumbo-Visma alla Vuelta che problemi ci sono quando hai davanti in classifica un compagno di squadra. Comunque ci fu subito una caduta e perse 51 secondi, poi Chris si ritrovò a perderne 8 sul Mur de Bretagne. Poca cosa, ma comunque un primo segnale. Fino alle Alpi era lì, anche se già staccato di 1’39” da Thomas».

Froome va al Tour dopo aver vinto il Giro: c’è attesa per la doppietta
Froome va al Tour dopo aver vinto il Giro: c’è attesa per la doppietta

Quale condizione

La doppietta è una sfida particolare, condizionata da fattori ambientali e dal calendario. Le annate non sono mai uguali fra loro e i giorni che dividono Giro e Tour sono spesso la parentesi in cui si gioca tutto.

«Trovare il bilanciamento migliore fra Giro e Tour – spiega Cioni – è quello che fa la differenza. Fra il Giro e il Tour del prossimo anno ci sono 34 giorni, nel 2018 erano 40. La differenza vera si fa cercando di capire se uno vuole fare la doppietta tenendo la stessa condizione oppure scaricando e poi tornando su. Se il tempo è poco, finisci il Giro, fai una settimana di recupero, un po’ lavori ed è già tempo di partire per il Tour. In questo caso è facile mantenere la condizione. In caso contrario, può essere difficile gestire le cinque settimane. Sono poche per staccare e poi riattaccare, che fu quello che cercò di fare Chris».

L’approccio light

Probabilmente nel valutare il diverso approccio con la doppietta tra Pogacar e Froome c’è da tenere anche conto della diversità fra i due atleti: un fatto di psicologia e caratteristiche tecniche.

«Il prossimo anno – dice Cioni – c’è una settimana in meno e Pogacar ha il vantaggio di saper tenere la condizione molto a lungo. E poi, da quello che si può capire osservandolo da fuori, Tadej ha un approccio più light di Chris, che era molto perfezionista nell’approccio. Pogacar sembra che viva la gara quasi come un gioco, quindi sente poco la pressione ed è un vantaggio, perché non avrà niente da perdere».

Alla fine il Tour 2018 va a Thomas, chissà se Froome senza di lui avrebbe provato altro
Alla fine il Tour 2018 va a Thomas, chissà se Froome senza di lui avrebbe provato altro

L’insidia di Oropa

Tra le variabili va ovviamente considerato il disegno dei due percorsi. E il Giro d’Italia che parte subito duro potrebbe complicare la vita a chi cercasse di restare in forma tanto a lungo.

«Anche nel 2018 l’Etna arrivava abbastanza presto – ricorda Cioni – ma dover fare i conti con la tappa di Torino e ancora più con quella di Oropa potrebbe esporre al rischio di perdere terreno se non ci arrivi già pronto. Per cui non puoi permetterti di arrivare alla partenza sperando di crescere di condizione con il passare dei giorni. Anche perché dopo il secondo riposo ci saranno ancora giornate molto pesanti, come ad esempio la doppia scalata del Monte Grappa, in cui stare molto attenti. Sono cambiati i percorsi e il modo di correre. La prima settimana del Tour in cui l’uomo di classifica spariva nel festival delle volate non esiste più. Per questo fare la doppietta è diventata così difficile».

Pogacar, obiettivo doppietta. E non solo quella…

19.12.2023
9 min
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LA NUCIA (Spagna) – Ciarliero come sempre in questa fase della stagione, Pogacar arriva intorno alle 16 per raccontare l’anno che lo attende e la fresca novità del Giro. Prima di lui ha parlato Matxin, che ha spiegato come si sia arrivati alla scelta. Ha parlato di sfida e divertimento. Di decisione condivise e di come questa in particolare sia stata la somma di anni di lavoro e valutazioni. Poi ha parlato del programma gare assottigliato, per dare modo allo sloveno di fare Giro, Tour, Olimpiadi, mondiali e Lombardia. Debutto stagionale alla Strade Bianche. Poi Sanremo, Liegi, una corsa a tappe e Giro. Nessuna altura nell’avvicinamento, mentre si andrà in alto nei 34 giorni che precederanno il Tour.

«Ho detto ogni anno che avrei voluto fare il Giro – spiega Pogacar quando tocca a lui – finché quest’anno la squadra ha detto: va bene. Quasi non ci credevo. Hanno detto: va bene, prepariamoci per questo obiettivo».

Ha il ciuffo biondo da una parte e una feritina sul labbro inferiore che può essere fatica o una piccola febbre. Stamattina è uscito con la bici da cronometro su cui sta facendo prove di selle per trovare quella giusta. Nel cortile dell’hotel, i giornalisti convenuti sono tanti e incuriositi. I belgi non si fanno una ragione che Pogacar non torni a difendere il titolo del Fiandre. Gli spagnoli pensano che andare al Giro sia mettere le mani avanti prima del Tour. E poi ci sono quelli più propensi a credere nella grande impresa. A dare la dimensione di cosa significhi vincere nello stesso anno il Giro e il Tour, quando Pantani realizzò l’ultima doppietta, Tadej non era ancora nato.

Hauptman prende la bici da strada per Pogacar, che presto tornerà su quella da crono
Hauptman prende la bici da strada per Pogacar, che presto tornerà su quella da crono
Ieri è uscita questa notizia che farai Giro e Tour, puoi parlarne un po’?

Ho sempre desiderato fare il Giro. E’ una delle mie gare preferite, perché è vicina alla Slovenia e da bambino ci piaceva tanto viaggiare per raggiungerlo e vedere le tappe. Uno dei ricordi più belli è di quando Luka Mezgec vinse a Trieste e io ero lì (accadde nel Giro del 2014, ndr). E’ stato un momento davvero indimenticabile. Correrlo è sempre stato un sogno, poi sono venuto alla UAE Emirates, ho debuttato alla Vuelta e da lì sono andato direttamente al Tour che è stato un successo. Per cui non è mai stato davvero il momento giusto per il Giro d’Italia.

Cosa c’è di diverso ora?

Ora penso che non sono più troppo giovane e penso di poter fare due grandi corse a tappe. Probabilmente avrei potuto farlo già prima, ma penso che ora sia il momento giusto per affrontare una nuova sfida nella mia carriera.

La doppietta Giro-Tour manca dal 1998, anno della tua nascita…

Penso che tutti vorrebbero farla, ma è una delle cose più difficili. L‘obiettivo principale di tutti i corridori da grandi Giri sia riuscire ad averli tutti e tre nel palmares. Non ho idea se adesso Vingegaard verrà al Giro, non conosco i suoi programmi. Vedremo prima come va con il Giro e poi penseremo al Tour. Ma vorrei dire che non penso necessariamente alla doppietta, quanto piuttosto a godermi le due corse.

Alla fine, sistemato un problemino meccanico, Pogacar parte sulla bici da crono
Alla fine, sistemato un problemino meccanico, Pogacar parte sulla bici da crono
Qual è il tuo obiettivo principale per la prossima stagione: vincere il Giro per la prima volta o vincere il Tour per la terza?

Anche le Olimpiadi e i campionati del mondo sono un buon obiettivo. Il percorso di Parigi non è troppo adatto per me e sarà una gara dura perché alle Olimpiadi non ci sono grandi squadre per controllare. E’ quasi come il gioco d’azzardo, per cui puoi vincere come ritirarti, con identiche possibilità che finisca in un modo o nell’altro. Quindi le Olimpiadi sono un po’ così, ma sicuramente i campionati del mondo sono uno dei grandi obiettivi del prossimo anno.

Dopo il Giro arriverai al Tour seguendo un percorso mai provato prima.

Penso che dopo il Giro ci sia il tempo giusto per riprendersi. E pur facendo un programma non troppo intenso fino a maggio, penso che quella del Tour sarà certamente una preparazione diversa. Spero che dal Giro potrò uscire con una condizione abbastanza solida per affrontarla e godermi il mio programma.

Qualcuno pensa che sarà la scusa giusta se al Tour dovessi andare male…

Tutto è possibile, ma credo anche che se uscissi bene dal Giro, arriverei al Tour con altre sicurezze e altro entusiasmo. Anche la squadra vuole che io provi qualcos’altro, per non dover ripetere ogni anno lo stesso percorso. Cambiare un po’ il programma, cercare gare diverse e provare nuove sfide può essere buono per il mio corpo. Penso che nel team lo abbiano capito. Per cui quando nuovamente gli ho proposto il Giro, hanno accettato.

Considerato che al Tour hai pagato le giornate più calde, il clima del Giro potrebbe favorirti?

Finora la mia forma è sempre stata migliore in primavera. Mi sono comportato meglio nei giorni più freddi, ma ugualmente non sarebbe bello se al Giro piovesse per venti giorni. Speriamo nel bel tempo, così il prossimo anno non soffriremo tanto. L’ultimo Giro dal punto di vista del meteo è stato davvero orribile. Magari il prossimo anno avremo solo giornate soleggiate e calde, ma dobbiamo essere preparati a tutto.

Tadej Pogacar è nato il 21 settembre del 1998, è alto 1,76 per 66 chili. E’ professionista dal 2019
Tadej Pogacar è nato il 21 settembre del 1998, è alto 1,76 per 66 chili. E’ professionista dal 2019
Pensi di dover modificare la preparazione, visto che al Giro ci sono salite ben più ripide che al Tour?

Non credo, penso di avere una formazione piuttosto solida. Conosco il mio corpo e come allenarmi per determinate gare. Ovviamente ti prepari in modo diverso se i percorsi sono diversi, ma alla fine c’è sempre da lavorare a tutto gas perché non c’è mai molto recupero. In un grande Giro devi avere il giusto equilibrio.

Sulla tua strada troverai anche Van Aert, cosa pensi della sua partecipazione al Giro?

Se Wout prepara la gara di una settimana, è pericoloso. Ha già fatto secondo dietro di me alla Tirreno ed è stato davvero forte. C’era tanta salita e ricordo che anche nei Tour del 2020 e del 2022 andava al pari dei migliori scalatori. Tuttavia penso che per la classifica generale sia un po’ diverso, non credo che abbia questo in mente. Penso che voglia inseguire la maglia ciclamino e vincere delle bellissime tappe.

Ti vedi nel futuro saltare il Tour e concentrarti solo sul Giro e altre corse del calendario?

Finora non ho mai voluto farlo, perché so quanto sia importante il Tour per la squadra e anche per me. Ma per il futuro mi vedo a farlo, perché il ciclismo non riguarda solo il Tour de France. E’ la corsa più grande del mondo, ma ce ne sono da fare molte altrettanto divertenti. Verrà sicuramente l’anno in cui non farò il Tour de France.

Nel giorno del media day, allenamento di 5 ore. La bici da crono? Intanto per il Giro
Nel giorno del media day, allenamento di 5 ore. La bici da crono? Intanto per il Giro
Al Giro ti aspetti molti tifosi sloveni? Sei stato geloso del bagno di folla per Roglic a Monte Lussari?

Nessuna gelosia, sono stato contento per lui. Penso che anche io avrò parecchi tifosi. Negli ultimi anni ho ricevuto molta pressione da parte dei fan italiani perché andassi al Giro, quindi penso che sarà super bello. Ci saranno sicuramente molte persone, non solo dalla Slovenia o dall’Italia, ma penso anche dal resto del mondo

Pensi di poter migliorare ancora per andare poi al Tour contro Vingegaard?

Sono già migliorato sotto molti aspetti e ancora dovrò crescere. Sono migliore come esperienza, allenamento e apprendimento di cose nuove. Il mio corpo sta ancora crescendo, ma anche quando smetterà di farlo, ci sarà sempre un miglioramento nella testa e in altri aspetti. Penso che ci siano più aspetti da consolidare, non uno solo. Ad esempio la cronometro. Devo lavorarci, ma non si tratta solo di raggiungere il miglior livello e poi andare avanti. Si tratta di migliorare in tutte le piccole cose, ma non so quanto io sia lontano dal miglior Tadej.

Il Giro e poi il Tour: si può fare?

L’idea è esattamente quella, sarebbe il massimo. Però non sono i risultati a farti capire che sei migliore. E’ solo che col tempo conosci te stesso, sai quando ti alleni e giorno per giorno ti rendi conto dei passi avanti. Non contano solo i risultati, perché nelle corse ci sono tante altre cose che possono andare storte. A volte può capitare di non fare buoni risultati, ma di sentirti nella forma migliore.

Una platea di giornalisti divisa fra spagnoli, sloveni e anglofoni
Una platea di giornalisti divisa fra spagnoli, sloveni e anglofoni
Hai ricevuto messaggi da qualche corridore dopo l’annuncio, che magari ti dava del pazzo?

Ho ricevuto alcuni messaggi (sorride, ndr), ma non molti. Penso che anche altri corridori si aspettassero che sarebbe successo presto. Ma credo che poi siano tutti concentrati sulle loro cose.

Lo scorso anno la Jumbo-Visma aveva messo a punto un piano per battere Pogacar: tu ne hai uno per battere Vingegaard?

No, in questa squadra non abbiamo una mentalità del genere. Il nostro approccio alle cose è leggermente diverso. Ci concentriamo su noi stessi e ci alleniamo molto insieme come squadra, come gruppo e cerchiamo di migliorarci. Cerchiamo di legarci gli uni con gli altri. Abbiamo sempre un bel gruppo e facciamo del nostro meglio, qualunque cosa accada. Non si va alle corse per battere qualcuno in particolare, devi battere tutti, quindi devi essere preparato. Anche al fatto che qualcuno possa essere migliore di te.

Hai gli incubi quando pensi a Vingegaard?

Penso a lui quando il Tour è più vicino o quando è appena finito. Passiamo molto tempo insieme, uno accanto all’altro sulla bici. Non ho bisogno di pensare troppo a lui.

Ci sono 34 giorni tra Giro e Tour, Matxin ha spiegato che a quel punto finalmente andrai in altura…

Il Giro è molto impegnativo per il fisico, ma devi finirlo ancora con un buon livello se vuoi pensare alle gare successive. C’è un po’ di spazio in cui puoi riposarti e poi andare in altura con i compagni. Se sei in buone condizioni e finisci bene il Giro, non hai bisogno di tanto. Devi mantenere la base e non è come iniziare da zero.

Accanto a Pogacar al Tour ci saranno Almeida (nella foto) e Ayuso
Accanto a Pogacar al Tour ci saranno Almeida (nella foto) e Ayuso
Grazie a te le persone stanno tornando al ciclismo, perché corri sempre per vincere. Sei pronto il prossimo anno a correre con il freno tirato?

Penso che sia difficile cambiarmi, fare in modo che vada a correre senza preoccuparmi della prestazione e delle corse. Andare lì solo per allenarmi sarà faticoso, ma quest’anno il programma di gare è un po’ meno intenso anche per questo. Quindi, avendo meno impegni, posso cercare di essere forte in tutte le gare.

Farai delle ricognizioni sui percorsi del Giro?

Sì, alcune sì. La gestione del tempo è piuttosto importante e anche se nel calendario non ci sono molte gare, non c’è ancora molto tempo per fare tutto. Sicuramente farò delle ricognizioni e vedrò alcune tappe importanti.

Nel frattempo hai cambiato preparatore.

La formazione non è cambiata molto, ma comincio a fare cose un po’ diverse per migliorare ancora le piccole cose. Per il resto, la filosofia di allenamento dovrebbe essere la stessa.

Matxin è intervenuto per spiegare la scelta di Pogacar
Matxin è intervenuto per spiegare la scelta di Pogacar
Il Giro ti toglierà energie per il Tour oppure pensi che sarà utile?

Penso di conoscermi e, se non va storto nulla nella mia testa, posso fare anche tutti e tre i Grandi Giri. Ma so anche che avere la concentrazione mentale al 100 per cento per sei settimane è pesante e non lo sai finché non ci provi. Penso che sia l’anno buono per provare a dare il 100 per cento al Giro e subito dopo al Tour. Poi le cose possono andare molto o meno bene.

Quando lo saprai?

Solo quando finirà il Tour, alla fine di luglio. Non voglio dire che sarà positivo solo se avrò la maglia gialla, basterebbe lottare ancora per il primo posto. Lo ripetiamo continuamente: siamo più o meno allo stesso livello, per cui l’unico modo per sapere come è andata sarà aspettare la fine.

EDITORIALE / Le tante domande per Pogacar al Giro

18.12.2023
5 min
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LA NUCIA (Spagna) – Il giornalista belga guarda, sorride e dice che il prossimo anno gli toccherà sicuramente venire al Giro. Sono le 19 di una domenica di interviste nell’hotel dell’Astana Qazaqstan Team, il video con cui RCS Sport ha annunciato la presenza di Tadej Pogacar al Giro ha già fatto il giro del modo del ciclismo. «Con Wout, Uijtdebroeks e adesso Tadej – sorride – ne abbiamo abbastanza per lavorare bene». Poi chiude lo zaino e se ne va. Manca poco per finire l’intervista con Cavendish, poi lo seguiremo.

Uno screenshot del video Instagram con cui Pogacar annuncia la sua presenza al Giro, dicendo: «Andiamo!»
Uno screenshot del video Instagram con cui Pogacar annuncia la sua presenza al Giro, dicendo: «Andiamo!»

Regalo di Natale

Pogacar ha fatto un bel regalo al Giro d’Italia e anche il Giro d’Italia si è fatto un bel regalo. Sarà l’aria del Natale, la notizia suona grandiosa, ma lascia un’infinità di punti di domanda che proprio mentre starete leggendo ci accingeremo a porre al diretto interessato.

Oggi nell’hotel che ospita il UAE Team Emirates si terrà il media day in cui potremo toglierci le prime soddisfazioni, incontrando Tadej e tutti i suoi compagni per i quali abbiamo dovuto presentare richiesta ai primi del mese.

E’ il 2018. Froome ha già vinto quattro Tour e due Vuelta. Viene al Giro e a Bardonecchia arriva il capolavoro
E’ il 2018. Froome ha già vinto quattro Tour e due Vuelta. Viene al Giro e a Bardonecchia arriva il capolavoro

Quelli del Tour

Pogacar al Giro farà spettacolo, ma fa già paura. Gli ultimi anni hanno offerto alcuni esempi di corridori da Tour che sono venuti al Giro e che hanno mostrato un livello davvero più alto rispetto ai concorrenti locali.

Il primo degli anni moderni fu Indurain, in Italia dopo aver vinto il Tour del 1991: si pappò due Giri, giocando contro Bugno, Chiappucci e Chioccioli. Restando in anni più recenti, quando nel 2005 arrivò Basso, reduce dal podio francese dell’anno precedente, il divario rispetto a Cunego e Simoni fu disarmante. Quel Giro lo vinse Savoldelli perché Ivan stette male nella tappa di Livigno, ma tornò l’anno dopo e vinse.

Poco dopo, era il 2008, toccò a Contador, richiamato in extremis. Aveva vinto il Tour dell’anno precedente, arrivò in Italia ed ebbe vita piuttosto facile contro Riccò, Bruseghin e Pellizotti. Tornò e vinse anche nel 2011 (vittoria revocata) e nel 2015.

Gli ultimi ad essere venuti sono stati Froome, Bernal e Roglic. Il primo ribaltò la classifica a Bardonecchia, con un solo giorno da vincitore di Tour. Il secondo fece fatica, ma era reduce da problemi alla schiena e varie vicissitudini. Il terzo è il vincitore in carica e nel 2024 riproverà l’assalto al Tour.

Al contrario, tolti Bugno, Chiappucci e Pantani, nessuno dei protagonisti dei Giri degli ultimi 30 anni è andato al Tour per giocarselo. Di loro tre, soltanto Marco è riuscito a conquistare la maglia gialla finale, facendo anche l’accoppiata che si sta già tentando di cucire sulle spalle di Tadej.

Gli ultimi due Tour hanno visto Tadej arrendersi a Vingegaard, il cambio di programma è dovuto anche a questo?
Gli ultimi due Tour hanno visto Tadej arrendersi a Vingegaard, il cambio di programma è dovuto anche a questo?

Le ragioni tecniche

E qui iniziano le domande per lo sloveno. Viene in Italia per tentare davvero l’accoppiata Giro-Tour? Viene in Italia perché, come ha sempre detto, per lui il ciclismo è un divertimento e dopo quattro anni di Tour, è arrivato il momento di cambiare? Oppure dopo due anni di bocconi amari, la scelta del Giro è un’implicita resa, sfuggendo allo strapotere della Jumbo?

Per mesi negli scorsi anni abbiamo sentito ragionamenti sulla necessità di arginare gli sforzi di primavera per arrivare più fresco al Tour, correre il Giro rientra in questa logica? Pogacar partirà più piano lasciando il Fiandre e magari concentrandosi sulle Ardenne? Come gestirà i 34 giorni che dividono le due corse? Il Tour sarà per lui anche una preparazione olimpica? Con quale criterio la squadra dividerà i corridori? 

Il Giro d’Italia si presta ogni giorno a un’impresa, come lo affronterà Pogacar? Qui da solo al Lombardia 2023
Il Giro d’Italia si presta ogni giorno a un’impresa, come lo affronterà Pogacar? Qui da solo al Lombardia 2023

Il Giro e le trappole

In un’intervista fatta oggi sulla Gazzetta, Nibali dice che Pogacar potrebbe conquistare il margine necessario nelle prime due settimane e gestirlo poi con la squadra nella terza. La cosa è assolutamente credibile, come è credibile che il livello dello sloveno sarà molto più alto rispetto agli altri pretendenti alla maglia rosa. Potrebbe davvero limitarsi a entrare in azione quando ci sarà da guadagnare, restando… dormiente e in guardia nel resto del tempo. Siamo certi però che Pogacar sia capace di addormentarsi in corsa?

Se vorrà correre alla Pogacar, come tutti si augurano, il Giro gli offrirà certamente trampolini e spazi per giocare, ma la troppa esuberanza potrebbe trasformarsi in una trappola. Ci sono oceani di differenze tra Pogacar e Van der Poel, ma l’ultima volta che l’olandese venne al Giro ed ebbe la sfrontatezza di correre ogni giorno all’attacco, portò a casa una vittoria il primo giorno, bei piazzamenti e una lunga serie di lezioni ben più aspre.

Il Giro del 1994 sembrava nuovamente preda di Indurain, ma due ragazzini (Pantani e Berzin) si misero di traverso…
Il Giro del 1994 sembrava nuovamente preda di Indurain, ma due ragazzini (Pantani e Berzin) si misero di traverso…

Lo spirito del Pirata

Insomma, in attesa di parlare con Pogacar e di raccontarvi cosa ci dirà, speriamo con ardore che presto il campo dei partenti si arricchisca di altri nomi di alto livello (fermo restando che a nostro avviso Van Aert non abbia il livello e la testa per vincere il Giro). Ci eravamo quasi abituati all’idea di un Giro che premiasse la linea verde del ciclismo mondiale, adesso prenderemo le misure al Giro di Pogacar. E speriamo che chiunque si troverà fra i piedi abbia il coraggio e le gambe per mettersi di traverso.

Non è per caso che il mito di Pantani si inizio a costruire quando Marco sfidò e piegò il gigante Indurain, ritenuto imbattibile. Per i giovani in cerca di gloria, il prossimo Giro sarà un’occasione d’oro, purché abbiano davvero il carattere necessario. Sarebbe monotono, per avere occasione di applaudirne la vittoria, ritrovarsi con una corsa rosa che ricalchi le dinamiche dell’ultima Vuelta.

E Van Aert fa muro: in Italia per le tappe

09.12.2023
4 min
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Probabilmente non avrà fatto in tempo a leggere i consigli di Bettini, più probabilmente gli sarà arrivata eco dei commenti di Johan Museeuw. In ogni caso Wout Van Aert parrebbe aver allontanato da sé il calice della classifica generale del Giro, sgombrando il campo da ogni possibile volo pindarico. Se poi si troverà davanti, sarà pronto per giocarsela. Ma la maglia rosa finale non è il suo obiettivo di partenza.

Van Aert si è raccontato in un passaggio nel podcast De Rode Lantaarn in Olanda
Van Aert si è raccontato in un passaggio nel podcast De Rode Lantaarn in Olanda

Un podcast in diretta

Lo ha detto abbastanza chiaramente lo stesso campione belga nel podcast olandese De Rode Lantaarn, la lanterna rossa. Van Aert ha analizzato i suoi piani per il 2024, a partire dal nuovo programma stilato assieme al suo nuovo allenatore Mathieu Heijboer.

«Da tempo – ha detto il belga – accarezzavo l’idea di optare per una struttura più tranquilla per questo inverno, quindi con meno ciclocross. Ne ho parlato con Mathieu (Heijboer, ndr) e anche lui è stato d’accordo. Gli allenamenti potranno essere confrontati con quelli degli anni scorsi, perché ogni allenatore della nostra squadra ha più o meno la stessa filosofia a riguardo, ma sarà un inverno un po’ più tranquillo».

Nel 2021, Van Aert in questi giorni vinceva a Vermiglio: ora il debutto è rinviato
Nel 2021, Van Aert in questi giorni vinceva a Vermiglio: ora il debutto è rinviato

Al Giro per le tappe

La sensazione, già trapelata attraverso le parole di Heijboer, è che Van Aert voglia puntare a una primavera più concreta e vincente. Quello che lo scorso anno ha iniziato a fare Van der Poel, insomma, raccogliendo la Sanremo e la Roubaix.

«Non posso confermarlo ufficialmente – ha sorriso Van Aert, il cui programma di gare sarà annunciato fra due settimane in Olanda – ma supponiamo che vada al Giro. Allora preferirei andare per le tappe. Non sono molto interessato a superare i miei limiti, perché correre per la classifica non può essere combinato con le altre corse a cui punto.

«Non vorrei sacrificare troppo per ottenere un buon risultato. Non mi fa impazzire l’idea di arrivare quinto al Giro e di annoiarmi per il resto dell’anno. Come non mi attira l’idea di fare 100 allenamenti in altura e perdere altri due chili. Ora posso fare molte cose diverse e penso che sia bello cercare di farle tutte nello stesso anno».

Roglic e Van Aert a marzo sul Teide, preparando le classiche: la coppia dal 2024 sarà divisa
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Obiettivo 77 chili

E’ evidente che di vantaggi ne abbiano parlato: in una squadra come l’attuale Jumbo-Visma certi tentativi non potrebbero certo essere frutto di un’improvvisazione.

«Per vincere davvero una classifica generale – chiarisce Van Aert – il peso giocherebbe un ruolo decisivo e questo sarebbe un peccato. Dovrei arrivare al Giro con 77 chili (il peso forma è di 78, ndr), so da me che su certe pendenze non sarei certo avvantaggiato. Spero di arrivare a quel peso più o meno dopo le classiche, ma confermo che preferirei andare per puntare alle tappe».

Con Van der Poel alla Roubaix 2022: Van Aert sta per bucare, l’olandese avrà via libera
Con Van der Poel alla Roubaix 2022: Van Aert sta per bucare, l’olandese avrà via libera

La sfortuna di Roubaix

Dopo aver parlato dell’infortunio successivo alla caduta del Tour 2019 e i giorni terribili in cui non aveva sensibilità alla gamba, Van Aert ha parlato anche dell’ultima Parigi-Roubaix. Un’altra beffa subita per mano del solito Van der Poel e non crediamo che Van Aert non voglia scrollarsi di dosso una simile maledizione.

«A dire il vero – dice – quando ho iniziato il Carrefour de l’Arbre, pensavo di essermene andato. Raramente ci sono arrivato così fresco. Avevo programmato di attaccare dopo la curva ad angolo retto. Di solito si allunga partendo praticamente da fermo e questo di solito fa male. Qualche secondo prima, con la coda dell’occhio avevo visto Degenkolb cadere e non sapevo se fossero caduti anche Van der Poel e Philipsen. Ho pensato che avrei attaccato basandomi sulle sensazioni. Invece quando sono uscito dalla curva, ho sentito la gomma rotolare male e ho capito di aver bucato».

La popolarità del campione di Herentals non ha limiti: ora manca qualche risultato
La popolarità del campione di Herentals non ha limiti: ora manca qualche risultato

Quante sono le occasioni in cui Van Aert ha dovuto chinare il capo davanti alla sfortuna e soprattutto davanti a Van der Poel? Ormai troppe. Ed è per questo che prima di fuggire dalla sfida per misurarsi in un Giro, che ad ora è ben lontano dalle sue possibilità, crediamo voglia tornare a riprendersi quel che aveva costruito e che il grande avversario, ma spesso anche la sfortuna gli hanno portato via.

Il Giro è un gioco crudele: caro Wout, sei sicuro?

09.12.2023
6 min
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Da uomo da classiche a uomo da classiche, da Bettini a Van Aert: caro Wout, ma chi te lo fa fare? Anche il livornese all’inizio della carriera tentò di fare classifica al Giro, ma prese atto dei suoi limiti e ci ripensò.

«Van Aert uomo da grandi Giri? Abbiamo visto – dice Bettini – che è un grandissimo gregario, quello che ha fatto al Tour non è roba da tutti. Però una cosa è stringere i denti e lavorare, andare in fuga e farsi trovare davanti quando arriva il tuo capitano. Fargli da spalla, stringere i denti, saltare per aria, poi rientrare. Tirare ancora un chilometro e poi saltare definitivamente. Altra cosa è dover fare tutti i giorni la selezione, farti trovare lì e non poter perdere 10 secondi. E poi diciamo che il mese di aprile e il mese di maggio non sono troppo compatibili, volendo immaginare il percorso di avvicinamento al Giro d’Italia…».

Bettini ha vinto 2 mondiali, le Olimpiadi di Atene 2004, 2 Liegi, 2 Lombardia, una Sanremo, tre Coppe del mondo
Bettini ha vinto 2 mondiali, le Olimpiadi di Atene 2004, 2 Liegi, 2 Lombardia, una Sanremo, tre Coppe del mondo
Tu facesti il percorso inverso…

All’ultimo anno da dilettante, provai a fare classifica al Giro d’Italia U23, facendo settimo. Era l’anno di Sgambelluri, vinsi il tappone con arrivo a Romano d’Ezzelino. Si scalavano il Manghen e il Monte Grappa, roba abbastanza seria. A tre giorni dalla fine ero terzo in classifica, poi saltai per una crisi di fame. Tradotto: passo professionista e pur stando al fianco di Michele Bartoli, in molti mi indicano come uomo da grandi Giri.

Anche con qualche buon risultato, no?

L’anno del Panta, nel 1998, sicuramente non mi conoscevano e mi permisero di portare al traguardo una fuga bidone. Mi lasciarono quasi 12 minuti nella tappa di Asiago e di fatto chiusi settimo in classifica generale. Eravamo partiti mentalizzati, perché anche Bartoli voleva fare classifica. Ci allenavamo sull’Abetone, cercando le salite lunghe. Eppure proprio dopo quel Giro, capii che non avrei più voluto fare classifica.

Giro 1998, sull’arrivo di Asiago arriva la fuga: vince Fontanelli, Bettini guadagna 11’46”
Giro 1998, sull’arrivo di Asiago arriva la fuga: vince Fontanelli, Bettini guadagna 11’46”
Perché?

Troppa pressione addosso, con gente come Pantani, Zulle e Tonkov. Mi guardai allo specchio. Mi dissi: vado forte in salita, sono esplosivo e sono bravo anche in volata. Potevo fare altro. Mi promisi che non avrei più fatto classifica perché capii veramente quanto sia stressante preparare un fisico per le tre settimane. Vuol dire studiare il percorso, conoscersi bene, conoscere il metabolismo. Non è facile…

Torniamo a Van Aert, mettiti nei suoi panni…

Quest’anno è un Giro cattivo, parte duro con Oropa, per dirne una, e poi nell’ultima settimana ci sono le montagne vere. Allora se sono Wout Van Aert cosa faccio? Parto al 100 per cento e salto per aria nel finale? Oppure parto al 65 per cento: basterà, sapendo che potrei lasciare per strada un minuto nelle prime tappe? E’ uno stress, mi sono già stancato a raccontarvelo. Io in quel momento dissi mai più e su quella decisione ho costruito la mia carriera e la mia stessa vita. 

Wout Van Aert al Tour ha vinto 9 tappe, conquistato una maglia verde e aiutato Vingegaard. Qui Hautacam 2022
Wout Van Aert al Tour ha vinto 9 tappe, conquistato una maglia verde e aiutato Vingegaard. Qui Hautacam 2022
Fare classifica al Giro senza aver mai fatto il Giro.

Non so quante capacità atletiche abbia uno come Wout quando lo porti su salite come quelle del Giro. Quelle del Tour, almeno per le quattro volte che ci sono andato, non dico che siano facili ma non sono quelle ripide del Giro. L’Italia ha una conformazione geografica più cattiva. Mi ricordo un grande inglese come Thomas, che ha vinto il Tour, ma qui ha sempre preso legnate. Stessa cosa fu per Wiggins.

Di solito chi vince il Tour va forte al Giro.

Dipende dal tipo di corridore. Van Aert è un passista scalatore per salite lunghe e regolari. In Italia invece in determinate tappe serve improvvisazione, devi conoscere il territorio. Due curve e fai la differenza. Le tappe intermedie sono le più… bastarde. Sono quelle che quando ti distrai, ti scappa il gruppo e andare a riprendere 30 corridori è una pena. Fai fatica sull’Appennino, lo abbiamo visto tante volte (in apertura, Van Aert staccato a Sassotetto, all’ultima Tirreno, ndr). Magari il belga si salva nelle tappe più nervose, perché è corridore da classiche, ma per puntare alla classifica, deve cambiare pelle. E ha pochi mesi per farlo, perché a ottobre era ancora il corridore di sempre

Wiggins venne al Giro 2013 da vincitore del Tour, ma si perse nel maltempo e nelle curve
Wiggins venne al Giro 2013 da vincitore del Tour, ma si perse nel maltempo e nelle curve
Quindi sarebbe comunque un passaggio lungo?

Volendo, Wout potrebbe pensare di avviare un processo di cambiamento. Vuol dire che quest’anno viene al Giro a prendere le misure per il prossimo anno. Fa le sue esperienze, si lecca le ferite, capisce dove ha sbagliato e magari in due o tre anni capisce se vale la pena cambiare così tanto pelle.

Sembri scettico…

Sono un ragazzo moderato, non me la tiro mai. Siamo di fronte a dei grandissimi fenomeni, ma ricordatevi tutti che poi alla fine, nonostante in questo mondo digitale la comunicazione passi per essere essere fighi e attrarre follower, se si stampa il curriculum ti accorgi che di classiche Wout Van Aert ha vinto solo la Sanremo. Ragazzi, in termini di grossi risultati, Andrea Tafi ha vinto il doppio.

Van Aert ha vinto la Sanremo del 2020, ma nelle classiche del Nord ha sempre dovuto mandare giù bocconi amari
Julian Alaphilippe Wout Van Aert
Van Aert ha vinto la Sanremo del 2020, ma al Nord ha sempre mandato giù bocconi amari
Perciò tu cosa faresti?

Io consiglierei a questo ragazzo, dato che ha le qualità ma per varie situazioni non è ancora riuscito a portare a casa quello che merita, di concentrarsi sugli obiettivi a lui più adatti. Un Fiandre, una Roubaix, un’altra Sanremo, ci può stare anche un campionato del mondo. Ma se inizia a snaturare la sua attitudine rischia di non vincere più nulla. Si troverebbe a lavorare sulla massa, per cambiare fisicamente e tenere sopra i 2.000 metri. Basta una tappa per perdere un grande Giro e se anche riesci a gestirti, aggrappandoti agli specchi e facendo miracoli, quando arriva il tappone che fai? Quattro volte sopra i 2.000 metri: basta un giorno che ti manda a quattro minuti e sei finito.

Insomma, è una scelta che semmai potrebbe fare fra qualche anno?

Dipende. Faccio un altro ragionamento da quasi cinquantenne, visto che mi mancano pochi mesi (Bettini è nato il 1° aprile 1974, ndr). Quando hai costruito la tua carriera e hai trovato la tua identità, a un certo punto gli anni passano e invecchi. A quel punto arrivano i giovani leoni che ti asfaltano con la loro grinta. E tu pensi che avrai voglia di cambiare fisicamente per provare a vincere un grande Giro?