Fabbro finalmente in gruppo. Come va alla Polti?

27.02.2024
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«Finalmente mi hanno fatto correre – esclama subito Matteo Fabbro appena lo chiamiamo – tra una cosa e l’altra non avevo ancora iniziato. Prima un virus intestinale mi ha impedito di correre alla Valenciana, poi la protesta degli agricoltori ha cancellato la Vuelta a Andalucia. Insomma venerdì al Gran Camino è stato il vero debutto. E comunque, anche lì, ci siamo beccati tanta pioggia e la neutralizzazione della prima tappa».

Il debutto di Fabbro (a destra) con la Polti-Kometa è arrivato in Spagna al Gran Camino
Il debutto di Fabbro (a destra) con la Polti-Kometa è arrivato in Spagna al Gran Camino

Continui rinvii

A fine febbraio Fabbro potrebbe aver pensato di rubare il soprannome “Paperino” al suo compagno di squadra Maestri. Invece la sfortuna, finalmente, lo ha lasciato in pace e il 23 febbraio al Gran Camino è arrivata la prima corsa in linea in maglia Polti-Kometa.

«Nella prima tappa che abbiamo corso – sorride Fabbro – siamo stati belli freschi. Una giornata di gran pioggia, tutto il tempo. Ad un certo punto cadeva anche del ghiaccio, e il vento era forte forte. Sono diventato un corridore da freddo (ride ancora, ndr). Arrivo in Spagna e nevica, non so se qualcuno non vuole che io corra qui».

Il meteo non è stato clemente durante la seconda tappa del Gran Camino: freddo e pioggia non hanno lasciato respiro
Il meteo non è stato clemente durante la seconda tappa del Gran Camino
Hai debuttato alla fine…

Sono contento e soddisfatto di quanto fatto. Non sapevo nemmeno io a che punti fossi con la condizione. Invece è stato un bel test, lo è anche la squadra. Erano tappe dure, con tanti sali e scendi, molto tecniche e con salite. Man mano che passavano i chilometri avevo buone sensazioni e sono riuscito a rimanere con i migliori.

E’ arrivata anche una top 10.

Sì, quando Vingegaard ha accelerato insieme a Bernal nella seconda tappa, abbiamo visto di che pasta sono fatti. Non correvo da settembre, avevo qualche dubbio visto che erano sei mesi che non mettevo il numero sulla schiena. Ho dovuto risolvere i problemi di respirazione che mi hanno fermato nell’ultimo anno e mezzo. 

Fabbro dopo quattro anni alla Bora-Hansgrohe è passato alla Polti-Kometa (foto Instagram)
Fabbro dopo quattro anni alla Bora-Hansgrohe è passato alla Polti-Kometa
Risolti?

Facciamo tutti gli scongiuri, ma al Gran Camino il dubbio era capire come avrei reagito e ne sono contento. Diciamo che anche da questo punto di vista la prima corsa di stagione era un test, è andata bene. 

Come ti sei trovato con la Polti?

Non sono più da considerare come un giovane (ride ancora, ndr). In questi anni ho sempre avuto ottimi preparatori, ho recepito e imparato qualcosa da ognuno di loro. Qui in Polti sono sereno, c’è tanto dialogo, loro mi ascoltano e io li ascolto. Ho messo insieme la mia esperienza con la loro e sono felice. 

Sei passato da un WorldTour ad una professional, come sta andando?

Nel WorldTour le squadre sono strutturate in maniera diversa. Però penso che con tanta professionalità e molta dedizione si possa chiudere il gap. Tutti qui danno il 100 per cento e questo conta molto. 

Fabbro con Davide Bais, vincitore della tappa di Campo Imperatore al Giro 2023 (foto Instagram)
Fabbro con Davide Bais, vincitore della tappa di Campo Imperatore al Giro 2023 (foto Instagram)
La preparazione è cambiata?

In realtà no. Soprattutto per quella invernale non ci sono molte differenze, si fanno tanto fondo e medio. Il ritmo gara lo si allena quando si mette il numero sulla schiena. Anche perché i miei obiettivi stagionali sono più avanti.

E quali saranno?

Una corsa a cui tengo molto è la Tirreno-Adriatico, poi ci saranno il Tour of the Alps e il Giro d’Italia. Vedremo come vanno le cose, di lavoro da fare ce n’è. 

Pensi che al Giro potrai curare la classifica?

Sinceramente non mi sto fasciando la testa, vedremo giorno dopo giorno. Ci sono due cronometro molto lunghe, due frazioni che non sono adatte a corridori come me. Nel caso dovessi uscire di classifica però, vincere una tappa sarà un obiettivo. 

Durante la preparazione Fabbro ha lavorato molto su fondo e medio
Durante la preparazione Fabbro ha lavorato molto su fondo e medio
Anche perché la Polti (ex Eolo-Kometa) ha una bella tradizione al Giro…

Vero (ride, ndr). Ma non ci sono solamente io! Guardate che Davide Bais è carichissimo, vuole il bis!

Torniamo all’attualità, finalmente hai corso, come stai?

La Tirreno si avvicina e correre diventava parecchio importante. Dopo le due corse saltate ho sostituito le gare con tanto dietro moto, ma era il momento di gareggiare. Tra Valencia e Andalucia è stato un peccato saltare la seconda. Il percorso era bello e soprattutto la concorrenza permetteva di mettersi alla prova ad un livello leggermente inferiore. Ma ormai è andata e ci lanciamo verso la Tirreno.

Masnada riparte e finalmente può parlare di obiettivi

25.02.2024
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Sulle strade dell’Oman, prima della Muscat Classic e poi della corsa a tappe successiva, si è rivisto in gruppo Fausto Masnada. Il bergamasco era tornato a correre alla fine della scorsa stagione dopo tre mesi di stop a causa dell’intervento al soprasella. Tredici giorni di corsa tra settembre e ottobre ci avevano riconsegnato un Masnada sorridente e speranzoso. Ora che l’inverno è alle spalle, e la stagione 2024 è iniziata, è il momento di tirare le prime somme sul suo ritorno

«Sono in Francia – racconta Masnada nella giornata di venerdì – dove correrò Faun Ardèche e Faun Drome Classic. Saranno due gare più impegnative rispetto all’Oman, poi farò due corse a tappe a marzo. Insieme alla squadra (Soudal-Quick Step, ndr) abbiamo deciso di aumentare i giorni di corsa e fare un calendario più ricco».

Le corse in Oman hanno rappresentato il primo appuntamento ufficiale del 2024 per Masnada
Le corse in Oman hanno rappresentato il primo appuntamento ufficiale del 2024 per Masnada
Segno che ti senti bene, no?

Vero. L’inverno è stato positivo, non ho avuto alcun intoppo. Sono anche riuscito a fare un bel blocco di lavoro in altura. In Oman non è andata male, anzi. Ho fatto i miei migliori valori negli ultimi due anni. Mi aspettavo di essere un po’ in difficoltà, soprattutto nell’arrivo in salita di Green Mountain.

I numeri migliori negli ultimi due anni, promettente…

Non sono emersi da test, ma sono frutto della comparazione dei valori che avevo negli anni scorsi al Tour of Oman. Il miglioramento mi dà fiducia e mi fa capire che la direzione in cui sto andando è quella giusta. Dal mio punto di vista devo impegnarmi al massimo per essere professionale e farmi trovare pronto. Il ciclismo è sempre più competitivo, non è facile vincere, ma per riuscirci si devono fare le cose al 100 per cento. 

Masnada ha modificato la posizione in sella, ricercando una maggiore performance
Masnada ha modificato la posizione in sella, ricercando una maggiore performance
Hai fatto modifiche alla bici?

Dopo l’intervento al soprasella ho fatto un reset della posizione: sia per la sella che per la scelta dei materiali. Prima era tutto un adattarsi e convivere con il dolore, nel mettermi in sella sceglievo il comfort e non la performance. Ora posso concentrarmi nel cercare la performance. Utilizzo una sella diversa, la Romin Evo Pro MIMIC da 143 millimetri, sempre di Specialized, si tratta di un modello da donna. La parte operata è rimasta comunque delicata e questa sella ha la particolarità della tecnologia Mimic, quindi mi dà un maggior comfort. 

Rispetto alla fine del 2023 come ti senti?

Già dopo l’intervento mi sentivo bene, avevo ripreso a pedalare ed ero a un buon livello. Alla luce di questo si è deciso di lavorare per altri obiettivi nel 2024. 

Che inverno è stato?

Normale. Ho terminato le corse in Giappone, ho fatto lo stacco invernale e sono tornato ad allenarmi normalmente. Non ho passato molto tempo in palestra, visto che nel periodo in cui ero fermo ho lavorato tanto con i pesi. Mi mancava il feeling con la pedalata, quindi ho cominciato fin da subito a uscire in bici. 

La sella che Masnada usa da dopo l’operazione è la Romin Evo Pro MIMIC 143 mm
La sella che Masnada usa da dopo l’operazione è la Romin Evo Pro MIMIC 143 mm
Sei riuscito a inserire anche un blocco in altura…

Il programma è stato completo e corretto rispetto a quanto pattuito con la squadra. Non ci sono stati problemi e sono molto felice del mio livello di condizione. Il blocco in altura mi ha dato qualcosa in più e in Oman questo si è visto. 

Che corse a tappe farai a marzo?

Ne ho un paio. Una tra Tirreno-Adriatico e Parigi-Nizza e poi il Catalunya. La squadra fa un calendario impegnativo, da team WorldTour ed è giusto così. Non corriamo in gare che possono essere considerate di secondo livello. Questo vuol dire che per vincere, in certi appuntamenti, bisogna essere davvero pronti. Ma sto lavorando al fine di tornare ai miei livelli migliori. 

La condizione di Masnada è in crescendo in vista delle prossime gare di marzo
La condizione di Masnada è in crescendo in vista delle prossime gare di marzo
A fine marzo farete un primo bilancio?

L’idea è di capire come starò al termine di questo primo blocco di gare. Se mi sentirò bene potrei andare in altura per preparare una grande corsa a tappe, ma non saprei ancora quale. Magari prenderò il via alle classiche, non so…

Se dovessimo chiederti qual è il tuo sogno in questo 2024?

Tornare al Giro, finirlo e vincere anche una tappa. E’ il mio obiettivo primario, dopo due anni di problemi voglio tornare sulle strade della corsa rosa. Il ciclista lavora così, con obiettivi a breve, medio e lungo termine. E’ l’unico modo di andare avanti in uno sport così difficile. A volte poi non riesci a raggiungere questi traguardi, e lì è il momento di concentrarsi su quelli successivi. Da qui fine marzo ne ho uno, vedremo se riuscirò a raggiungerlo. 

In Algarve le risposte giuste. Tao c’è ancora, eccome se c’è

21.02.2024
5 min
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«È stato davvero bello tornare, anche se con tanto vento e un po’ di pioggia! Forse non è quello che la gente immagina di sentire, ma la sensazione non è stata diversa dall’inizio di una qualsiasi delle mie stagioni da professionista, tornando alla routine, rivedendo volti familiari dopo l’inverno e trovando il ritmo. Mi sono trovato bene nel gruppo», Tao Geoghegan Hart parla così del suo ritorno in corsa alla Volta ao Algarve.

Si era sull’Alto da Foia. Tempo da lupi. Nebbia. E quello era davvero il suo grande ritorno. Se la Volta ao Algarve era la sua prima gara dopo l’incidente del Giro d’Italia 2023, quella era la prestazione. Quella che dava fiducia e morale.

Tao Geoghegan Hart (classe 1995) incontrato a Calpe lo scorso dicembre. Era già magro, ma della condizione se ne sapeva poco
Tao Geoghegan Hart (classe 1995) incontrato a Calpe lo scorso dicembre. Era già magro, ma della condizione se ne sapeva poco

Dubbi spazzati

Quello dell’inglese, passato quest’anno alla Lidl-Trek, era un rientro in corsa contornato da mille dubbi. E grosse attese. In tanti lo aspettavano al varco. Visti i traumi della caduta al Giro, con diverse fratture fra cui quella del femore, ci si chiedeva addirittura se sarebbe stato ancora lui.

E le risposte sono state più che positive. In Portogallo, corsa infarcita di campioni, a partire da Remco Evenepoel, Tao è arrivato dodicesimo assoluto, lasciandosi alle spalle fior di corridori come Landa, Higuita e pagando poco più di 40” a gente come Pidcock, Van Aert e Kuss.

Ma quel che più conta è che il britannico si sia ben comportato in salita. E’ lì che il corridore, specie se da grandi Giri, va a cercare le risposte più importanti.

Nelle due frazioni col naso all’insù, Tao è giunto entrambe le volte settimo, con i primi a pochissimi secondi. Solo le super accelerazioni di Remco e Dani Martinez lo hanno messo in difficoltà. E per di più loro già avevano diversi giorni di corsa nelle gambe. Geoghegan Hart invece non attaccava il numero dallo scorso 17 maggio.

Nella crono di Albufeira, Tao ha pagato quasi 2′ a Remco. Ma non era su questa prova che si era concentrato
Nella crono di Albufeira, Tao ha pagato quasi 2′ a Remco. Ma non era su questa prova che si era concentrato

Verso la forma

Se pensiamo che due mesi fa lo vedevamo ancora pedalare da solo, senza nessun vero riferimento, questi piazzamenti valgono come, e più, di una vittoria.

«In effetti – aveva detto Geoghegan Hart a GCN – mi manca ancora quella grande accelerazione, ma non è poi così male la situazione in generale. Era importante tornare in gara».

«Ho trascorso una settimana senza problemi e non ero troppo lontano dal ritmo. Mi è mancato qualcosa, ma è normale per la prima gara della stagione. Alla fine mi sono staccato solo negli ultimi 500 metri», aveva poi dichiarato Tao alla sua squadra dopo il primo arrivo in salita.

Tao, ha invece pagato parecchio a crono. Ma da quel che si sa non ci ha lavorato così tanto durante l’inverno. Sì, aveva un manubrio speciale personalizzato, ma la priorità di questi mesi era un’altra. Era tornare in forma. Anzi, era tornare…

Quello di Geoghegan Hart contro il tempo è stato un distacco “pesante”, 38° a 1’51” da Remco in 22 chilometri. Tuttavia facendo un’analisi più approfondita non è stato neanche così “tragico”, se paragonato a rivali ben più accreditati. Per di più, sempre parlando di cronometro, cambiando squadra aveva anche cambiato i materiali.

Insomma non era certo quello il momento di tirare le somme nella specialità contro il tempo. E questo possibile passaggio a vuoto era calcolato, mettiamola così, già prima del via.

Alto da Foia, Tao (a sinistra) taglia il traguardo accanto all’ex compagno di squadra, Pidcock, a 8″ da Martinez e Remco (foto Instagram)
Alto da Foia, Tao (a sinistra) taglia il traguardo accanto all’ex compagno di squadra, Pidcock, a 8″ da Martinez e Remco (foto Instagram)

Si può programmare

Dall’Algarve dell’inglese, a cascata, ci saranno diverse decisioni. Il capo della performance del team americano, Josu Larrazabal, ce lo disse chiaro e tondo nel ritiro di dicembre in quel di Calpe: «Per Tao è impossibile fare un programma adesso. Vediamo come sta, come andranno le prime corse e poi decideremo». In quel momento non era certa neanche la sua data di rientro alle gare, per dirla tutta.

L’Algarve ha dunque dato il “la” per iniziare davvero a stilare un programma agonistico stagionale.

«A dire il vero – ha proseguito Tao – non abbiamo ancora deciso. Nella prossima settimana (in questi giorni, ndr) ne parleremo con la squadra. Ci sono piani provvisori, ma dobbiamo procedere passo dopo passo. Di sicuro farò una delle gare WorldTour da una settimana». Stando a queste indicazioni quindi lo rivedremo o alla Parigi-Nizza o alla Tirreno-Adriatico. Questa seconda opzione è ben più probabile, visto che la sua squadra lo ha inserito nelle preliste della corsa dei Due Mari.

L’obiettivo, tanto per tornare a citare il Larrazabal di dicembre, è quello di trovare continuità. Mettere nelle gambe i chilometri di corsa. Costruire una base solida. Poi da lì verrà tutto il resto.

Tao Geoghegan Hart è un patrimonio di questo ciclismo. Ha vinto un Giro d’Italia e visto come stava crescendo e come andava l’anno scorso, chissà che non avrebbe messo a segno il bis. In Ineos Grenadiers il vero capitano era lui e non Thomas.

La Lidl-Trek crede molto in lui. Tecnici e compagni lo hanno subito visto come un leader. La sua determinazione, per ora, non fa altro che rafforzare questa posizione.

Una vittoria per ripartire. O’Connor mette il Giro nel mirino

19.02.2024
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Prima uscita stagionale e subito una vittoria per Ben O’Connor. Per l’australiano il successo alla Vuelta a Murcia ha avuto un sapore particolare. Intanto perché considerando le sue caratteristiche, non è cosa frequente vederlo primeggiare in una corsa d’un giorno. Poi perché questa vittoria ha chiuso una lunga parentesi, nella quale O’Connor si è messo in discussione, seguendo anche alcuni giudizi non certo teneri da parte di addetti ai lavori.

Molti si sono chiesti infatti che fine avesse fatto il corridore che aveva sorpreso tutti quando nel 2021 colse il quarto posto nella classifica del Tour. Un risultato che aveva un valore speciale per il corridore arrivato al professionismo non senza difficoltà e attraversando momenti davvero complicati, sfiorando l’oblio. Una vittoria che quindi non poteva passare sotto silenzio e da lì abbiamo preso lo spunto per un’intervista esclusiva con il leader del team Decathlon AG2R La Mondiale, già negli Emirati Arabi per partecipare al Uae Tour.

Per l’australiano l’esordio vittorioso a Murcia è stata una salutare iniezione di fiducia
Per l’australiano l’esordio vittorioso a Murcia è stata una salutare iniezione di fiducia
Che significato ha avuto per te vincere alla tua prima gara dell’anno?

Mi ha dato fiducia. E’ importante sapere che quando la mia salute va bene, posso confrontarmi, qualunque cosa accada, con i migliori al mondo, essendo all’altezza. So che era una piccola gara, ma penso che meriti rispetto quello che ho fatto. Un inizio così non poteva che farmi felice e darmi coraggio per il prosieguo della stagione.

Come giudichi la tua scorsa annata?

Diciamo che è stata interessante. Mi ero posto molti obiettivi, soprattutto legati ad alcune tappe del Tour de France. Poi il bottino è stato magro, lo so, ma ho imparato molto, anche se le cose non sono andate come speravo.

Il corridore dell’AG2R a Murcia nella fuga decisiva con Wellens, poi staccato per arrivare tutto solo
Il corridore dell’AG2R a Murcia nella fuga decisiva con Wellens, poi staccato per arrivare tutto solo
Dopo il quarto posto al Tour 2021 che cosa hai pensato, ti vedi come possibile vincitore di un grande Giro?

Diciamo che più concretamente mi vedo come un possibile contendente al podio. Penso che vincere adesso con ragazzi come Vingegaard e Pogacar al loro meglio sia davvero difficile, ma nel ciclismo niente è scritto in anticipo e non va scartato nulla. Se fai questo mestiere con convinzione, sai che devi continuare a lavorare per raggiungere i tuoi obiettivi e continuare a migliorare e concentrarti su te stesso e su quale sarà il passo successivo. Quindi per me il prossimo passo è finire sul podio di un grande Giro. Sono stato quarto prima di entrare nella top 10, vivo bene oggi e penso che dovrei farne anche di più, e ottenere più risultati dove sono vicino al podio, non solo per i grandi giri ma anche per le corse a tappe. L’importante è essere pronti, come al Uae Tour dove ci sono molti big ed è davvero un bel test per confermare che sono quel tipo di corridore.

Dopo quel risultato hai sentito molta pressione su di te, da parte del team e non solo?

La pressione c’è, ma è anche giusto così. Il risultato lo meritavo e il risultato ha poi cambiato il modo in cui venivo visto come corridore. Se hai la capacità di essere tra i primi cinque del Tour una volta, sai che potrai rifarlo. Poi ci sono molti fattori che si frappongono fra le tue speranze e la realtà: il tempo, la sfortuna, gli avversari. Tutto deve filare liscio, ma vale per tutti, per chi vince il giro, per chi vince una tappa, per chi vince e basta. Per questo penso che la pressione per ripetersi sia giustificata.

L’australiano al Tour 2021, chiuso al 4° posto a 10’02” da Pogacar, con il successo a Tignes
L’australiano al Tour 2021, chiuso al 4° posto a 10’02” da Pogacar, con il successo a Tignes
Quest’anno sarai al Giro d’Italia dove tutti puntano su Pogacar. Pensi che in quel contesto sia battibile?

Dipende da quanto è in forma in quel momento, ma sapendo quel che può fare è chiaro che sarà il catalizzatore della corsa, tutti saranno contro di lui. E’ un grandissimo, ma Vingegaard ha dimostrato che è battibile, quindi non si può mai dire. Alla fine, a me poi non interessa davvero. Devo solo andare lì e fare la mia gara. Qualunque cosa accada, io devo guardare a me stesso, chiunque sia il mio avversario.

Tu sei stato al Giro nel 2020, lo ritieni più facile o difficile del Tour?

E’ diverso. Penso che il Tour comporti un certo stress per tutto il gruppo, soprattutto nei primi due giorni. Il Tour ti porta una crescente stanchezza mentale a cui pochi danno credito. Poi molto dipende dal tempo, io il Giro l’ho corso in quell’anno così particolare come il 2020, a fine estate. Sai che il clima può essere un fattore difficile da interpretare, puoi trovare il grande caldo come il freddo in alta montagna. Non sono paragonabili come corse.

O’Connor torna al giro dopo il 2020, quando trionfò all’arrivo di Madonna di Campiglio, finendo poi 20° in classifica
O’Connor torna al giro dopo il 2020, quando trionfò all’arrivo di Madonna di Campiglio, finendo poi 20° in classifica
Che cosa ricordi della tua vittoria al Giro a Madonna di Campiglio?

Ricordo solo sollievo. E’ stata una giornata molto lunga. Bellissima, tra quelle montagne e quegli ultimi chilometri in cui ero in solitudine, l’ho adorato davvero e sapevo che avrei vinto. E’ stato un momento davvero speciale, in un anno difficile per molte ragioni, sia a livello generale, sia per me personalmente. Quindi vincere è stato un sollievo assoluto e mi ha davvero aiutato a mettere piede nella porta principale di questo mondo. All’epoca non ero sicuro se il ciclismo sarebbe stato sempre il mio futuro.

Nelle corse a tappe di 5 giorni o una settimana, pensi ci sia più spazio per puntare alla vittoria rispetto a un grande giro?

Sicuramente. Essendoci meno giorni, ci sono meno variabili. Meno possibilità che le cose vadano storte. Ciò non significa che sia più facile ottenere il risultato, ma non è come correre una prova di tre settimane dove devi essere bravo sempre, non avere defaillance. Questa è una storia diversa.

Per O’Connor uno degli obiettivi è dire la sua a Parigi 2024 e ai successivi mondiali
Per O’Connor uno degli obiettivi è dire la sua a Parigi 2024 e ai successivi mondiali
I tuoi primi anni nel ciclismo professionistico non sono stati facili. Ora come ti trovi, lo vedi diverso?

Sì, mi sento a mio agio adesso. Questa ora è la mia vita, il mio lavoro e ho obiettivi e aspettative molto chiari e so di essere in una struttura ideale per ottenerli. Il mio obiettivo lo voglio raggiungere entro la fine della mia carriera e sono solo a metà.

E che obiettivo ti sei posto per questa stagione?

Penso che alla fine sia necessario tornare nella mia top 5 costante in tutte le mie gare, non pensando solo ai grandi Giri, ma anche alle gare a tappe semplici. In particolare quelle del WorldTour, magari cominciando proprio dall’Uae Tour. E’ la mia strada per la felicità.

Milan sprinta, vince in Spagna e punta al Nord

18.02.2024
4 min
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Jonathan Milan ci ha abituati bene, nelle ultime due stagioni lo abbiamo visto vincere e piazzarsi spesso. Il canovaccio, anche in questo primo assaggio di 2024, non è cambiato, nonostante il gigante friulano abbia cambiato la maglia. Le prime volate con la Lidl-Trek si sono trasformate in una vittoria e in un secondo posto, tutte raccolte alla Volta a Valenciana. L’antipasto è stato servito, ora Milan si appresta a partire di nuovo, ma questa volta il volo non punta al caldo della Spagna, ma al freddo del Belgio.

«Per il momento sono a casa – ci dice un contento Milan da dietro il telefono – parto il 21 febbraio per l’opening weekend. Sono gare che mi piacciono molto, l’anno scorso ero in buona condizione, quest’anno stiamo cercando di fare le cose nel modo giusto per arrivare pronti. Mi sento bene, anche la Valenciana ha confermato queste mie sensazioni».

La vittoria a Orihuela, con alle spalle di Milan un Consonni sorridente
La vittoria a Orihuela, con alle spalle di Milan un Consonni sorridente

Subito in testa

Vincere aiuta a vincere. Non perdere il feeling con il successo è importante, per il morale, per le gambe e per iniziare bene la stagione. Muovere i primi passi nella giusta direzione aiuta a lanciarsi verso gli obiettivi che contano con il giusto entusiasmo.

«In Spagna – prosegue Milan – mi sentivo bene, ma era normale, ecco forse non mi sentivo pronto per vincere. Avevo qualche punto di domanda, come giusto che sia a inizio stagione. Le tappe erano impegnative e le altimetrie lo hanno dimostrato, ma gli allenamenti in inverno sono stati buoni. L’ho visto proprio sulle salite, sulle quali ho tenuto molto bene per essere un velocista.

«Le prime volate le ho fatte insieme a Simone (Consonni, ndr), ci conosciamo da tanti anni e abbiamo lavorato molto in pista. Su strada è un’altra cosa, anche in questo campo avevo dei dubbi, ma sono stati spazzati via al primo successo. La volata che mi hanno tirato quando ho vinto è stata perfetta, anche in gara è andato tutto per il verso giusto. Ora faremo altre gare e affineremo la tecnica ancora di più».

In salita Milan ha avuto ottime sensazioni, segno che il lavoro invernale è andato nel verso giusto
In salita Milan ha avuto ottime sensazioni, segno che il lavoro invernale è andato nel verso giusto
In Belgio il weekend del 25 e 26 lancerai la stagione delle Classiche?

Sì, è un punto di partenza per le gare che arriveranno. Sono corse importanti, impegnative e che mi piacciono molto. La squadra è forte, da questo punto di vista sono molto fiducioso. Oltre a me ci sono tanti corridori che possono fare bene: Pedersen e Stuyven ad esempio. 

Più frecce allo stesso arco…

Ognuno ha i propri obiettivi, siamo più capitani. Di conseguenza ci sono diverse persone che potranno fare bene quando arriverà il momento di giocarsela. I ragazzi sono pronti e lo sono anche io, ammetto di essere molto carico. 

L’ultimo appuntamento della prima parte di stagione sarà il Giro, dove dovrà difendere la maglia ciclamino conquistata nel 2023
Dopo la Roubaix arriverà il Giro, dove Milan dovrà difendere la maglia ciclamino conquistata nel 2023
Uno dei tuoi obiettivi, a proposito di Classiche, sarà la Roubaix?

Quest’anno farò due Classiche Monumento: Milano-Sanremo e Roubaix. Pedersen ed io, un mesetto fa, siamo stati a fare delle prove dei materiali per la Roubaix

Tanto dipenderà dalle gare prima, come la Tirreno-Adriatico.

Sarà una bella prova in preparazione alla Milano-Sanremo, con tante tappe importanti. Tra l’altro la Corsa dei due Mari sarà la prossima che correrò insieme a Consonni. La Sanremo è una gara bella, veloce e che mi piace. E’ difficile da interpretare, ma con il tempo spero di prenderci sempre più dimestichezza. 

Agli europei di Apeldoorn, a gennaio, prime prove di quartetto: l’appuntamento di Parigi si avvicina
Agli europei di Apeldoorn, a gennaio, prime prove di quartetto: l’appuntamento di Parigi si avvicina
Ci saranno tanti impegni importanti nel 2024, come li avete programmati?

La stagione è piena e va pianificata bene, ci sono diversi obiettivi: su strada con la squadra e in pista con la nazionale. Su strada i miei impegni maggiori saranno le Classiche e il Giro. Per quanto riguarda la pista il focus sarà sulle Olimpiadi. Sono due grandi obiettivi e tutto va organizzato per il meglio.

Immaginiamo che il cammino sia già praticamente delineato, no?

Direi di sì, mancano dei piccoli dettagli che vedremo dopo la prima parte di stagione. Intanto sono contento dell’equilibrio che hanno trovato la squadra e la nazionale. Alternare bene gli allenamenti tra pista e strada è fondamentale. Dopo il Giro dovrei fermarmi, riposare e preparare l’Olimpiade. In quest’ottica probabilmente farò un ritiro in altura prima di agosto. 

Insomma, la stagione è lanciata, in bocca al lupo!

Crepi e ci vediamo sulle strade!

C’è Giro per i campioni della Visma-Lease a Bike

13.02.2024
4 min
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Il 2023 dei grandi Giri ha visto un team rivestire il ruolo di assoluto dominatore. Stiamo naturalmente parlando della Jumbo-Visma, oggi Visma-Lease a Bike (foto Cor Vos in apertura). La formazione olandese è stata capace di vincere in un solo anno Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta di Spagna

I dirigenti della formazione giallo-nera sanno benissimo che vincere è difficile, ma confermarsi lo è ancora di più. Per farlo è necessario lavorare sui cosiddetti “marginal gains”, quei dettagli in grado di elevare la prestazione sportiva. In tutto questo un ruolo importante lo riveste anche il casco, non più solamente un accessorio pensato per proteggere l’atleta in caso di caduta, ma oggi sempre più elemento tecnico in grado di contribuire a migliorare la performance in gara

Da quest’anno Giro fornirà i caschi alla Visma-Lease a Bike (foto Cor Vos)
Da quest’anno Giro fornirà i caschi alla Visma-Lease a Bike (foto Cor Vos)

I caschi Giro

Partendo da queste premesse, si può facilmente capire come mai i dirigenti della Visma-Lease a Bike abbiano deciso di scegliere come partner tecnico un brand di assoluto prestigio. Stiamo parlando di Giro Sport Design. Per i prossimi tre anni Vingegaard, Van Aert e tutti gli atleti del team olandese gareggeranno con caschi Giro.

I modelli a disposizione della squadra saranno i caschi da strada Aries Spherical ed Eclipse Spherical e il casco Aero Aerohead MIPS

Van Aert e compagni potranno così contare sulla qualità e la tecnica del brand americano (foto Cor Vos)
Van Aert e compagni potranno così contare sulla qualità e la tecnica del brand americano (foto Cor Vos)

Ricerca della prestazione

Nella definizione dell’accordo con Giro Sport Design un ruolo importante lo ha avuto Mathieu Heijboer, responsabile delle prestazioni di Visma-Lease a Bike.

«All’interno della squadra – ha dichiarato Mathieu Heijboer – cerchiamo costantemente opportunità per sviluppare e portare le prestazioni a un livello superiore. Siamo convinti di aver trovato in Giro il giusto partner per aiutarci a farlo. Siamo estremamente motivati e la sinergia tra la nostra squadra e Giro è forte. Ascoltano le nostre esigenze e i nostri desideri e li mettono in pratica. Vedremo i risultati nel 2024».

Anche Paul Martens, responsabile dell’abbigliamento per ciclisti di Visma-Lease a Bike, ha svolto un ruolo importante nella definizione della collaborazione con Giro. 

«Prima di raggiungere un accordo – ha raccontato Paul Martens – abbiamo identificato Giro come un marchio con una storia unica di innovazione e partnership con squadre e atleti di alto livello. Insieme, abbiamo già trascorso del tempo nella galleria del vento con due dei nostri corridori più importanti, Jonas Vingegaard e Wout Van Aert. La profondità delle conoscenze e l’impegno di Giro per un design all’avanguardia favoriranno certamente la nostra ricerca reciproca volta a migliorare le prestazioni dei corridori».

Tanti i modelli a disposizione: Aries Spherical, Eclipse Spherical e Aero Aerohead MIPS (foto Cor Vos)
Tanti i modelli a disposizione: Aries Spherical, Eclipse Spherical e Aero Aerohead MIPS (foto Cor Vos)

Soddisfazione Giro

Tanta la soddisfazione da parte dei massimi dirigenti Giro Sport Design per aver definito un accordo così importante con uno dei team di riferimento del WorldTour. A confermarlo è  Emily Watts, direttore marketing dell’azienda californiana.

«Dal 1985 – ha dichiarato Emily Watts – Giro è stata una presenza dominante ai più alti livelli di competizione nel ciclismo. Unire le forze con Visma-Lease a Bike sottolinea il nostro impegno a collaborare con squadre che sono all’avanguardia nello sport. E’ parte della nostra mission progettare tecnologie al servizio degli atleti ogni volta che è possibile: che si tratti di favorire la velocità, aumentare la protezione o semplicemente migliorare il comfort, la nostra partnership con Visma-Lease a Bike accelererà certamente la progettazione delle migliori attrezzature per il ciclismo al mondo».

Ricordiamo che il marchio Giro è distribuito in Italia dalla commerciale veneta BONIN.

Giro

Bonin

L’ascesa e la caduta di Dombrowski. In tempi troppo brevi

03.02.2024
6 min
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Tra coloro che hanno chiuso la propria carriera quest’anno, Joe Dombrowski rappresenta un caso a parte. Il perché è presto detto: non più tardi di un paio di stagioni fa l’americano aveva vinto una tappa al Giro e sfiorato il successo alla Vuelta, sembrava davvero un corridore quantomeno da classifica per corse a tappe medio-brevi, insomma un riferimento sicuro per ogni team che cercasse risultati e quindi punti. Un atleta ormai maturo per risultati importanti. La sua parabola è declinata rapidamente, fino a portarlo a 32 anni alla dolorosa decisione.

Dopo il suo annuncio, molti sono rimasti con la curiosità di sapere che cosa è successo e l’unica risposta poteva venire dalla sua stessa voce, per capire che cosa l’ha portato al ritiro: «In realtà il mio piano era quello di continuare, ma non ho trovato una squadra per la nuova stagione. È semplice ma è proprio così che è andata a finire».

L’americano ha cercato fino all’ultimo un ingaggio. All’Astana non c’era più posto
L’americano ha cercato fino all’ultimo un ingaggio. All’Astana non c’era più posto
Nel 2021 hai vinto una tappa al Giro e ci sei andato vicino alla Vuelta. Pensi che il passaggio all’Astana ti abbia penalizzato?

Non voglio dare la colpa alla squadra dicendo che non ho reso per questa o quella ragione, ma penso che per me l’ambiente era un po’ complicato. Qualcosa mi è mancato, in particolare nel mio secondo anno. Io sono approdato all’Astana con due grandi corridori per corse a tappe come Nibali e Lopez. E in realtà, mi è piaciuto molto correre il Giro nel 2022, stavo andando davvero forte. Forse dai risultati non sembra così tanto, ma in tutti i momenti chiave della gara ero lì con i migliori. Poi Vincenzo si è ritirato, Lopez ha avuto i suoi problemi come tutti sanno. Risultato, l’anno scorso non c’era più un vero leader per i grandi giri e la squadra era un po’ più concentrata sugli sprint con Cavendish. Io non sono un corridore che poteva aiutarlo, ero un pesce fuor d’acqua.

Nel senso che non avevi un ruolo?

Sì, ma c’è anche altro. Non controllavamo la gara all’inizio, dove molte volte vedi le squadre dei velocisti mettere un ragazzo davanti per tirare. All’Astana non lo facevamo. Sembrava una caccia al palcoscenico, dovevo cercare la fuga ma essa deve arrivare fino al traguardo. Io poi ero abituato a lavorare per qualcuno, ma chi? Non avevo più un ruolo.

Alla Sky due anni d’esordio difficili per Dombrowski, a causa di incidenti e problemi fisici
Alla Sky due anni d’esordio difficili per Dombrowski, a causa di incidenti e problemi fisici
Dopo la vittoria al Giro Under 23 con quali speranze eri passato professionista?

Potevo andare in quasi tutte le squadre perché ero giovane. E quando vinci qualcosa come il Girobio o il Tour de l’Avenir, hai un bel biglietto da visita. Il ciclismo è sempre alla ricerca di giovani talenti. Quindi avevo molte opzioni diverse e alla fine ho scelto Sky perché all’epoca era la squadra migliore e sembrava essere la più all’avanguardia o la più organizzata. Penso che all’epoca fossero un gradino sopra tutti gli altri.

Mentre oggi?

Ancora oggi la reputo come la squadra più grande nella quale ho corso. La combinazione tra l’essere neopro’ e la giovane età rendeva tutto magico. Sono stati un paio d’anni difficili. Ho lottato con un infortunio. Avevo un’endofibrosi dell’arteria iliaca e non ho fatto l’operazione fino al secondo anno, perché c’è voluto molto tempo per trovare il problema. Sono stato fermo tre mesi e anche questo ha reso le cose un po’ complicate.

In casa Cannondale (oggi EF Education EasyPost) il corridore di Marshall ha vissuto una grande maturazione
In casa Cannondale (oggi EF Education EasyPost) il corridore di Marshall ha vissuto una grande maturazione
Alla Cannondale sei stato 5 anni, che ambiente era e come ti sei trovato?

Credo che sia stata la squadra più divertente che ho avuto tra tutte le squadre del WorldTour in cui ho corso, forse perché a quel tempo era in fase di transizione. Quando era Garmin, forse era una delle squadre più americane del gruppo. Quindi con molti corridori americani, un po’ come la Movistar così spagnola o l’Astana kazaka per licenza, ma molto italiana. Avere tanti connazionali rende tutto più facile. Sentivo che molti corridori della squadra erano miei amici. Ho anche amici di tutte le squadre in cui ho corso, ma lì di più…

Alla Uae hai vissuto l’esplosione di Pogacar: quanto spazio avevi per le tue personali ambizioni?

Era già prima una super squadra. Un team con molti campioni dove c’era meno spazio per le ambizioni personali. Se vai a ogni gara e i tuoi compagni di squadra sono tra i migliori al mondo, è normale che in molti casi sia necessario lavorare per gli altri. Penso di avere avuto il mio spazio e penso che abbiano cercato di gestirlo bene come avviene per ogni corridore. Ad esempio, nei grandi Giri, hai una possibilità quando è il tuo giorno di andare in fuga, puoi puntare alle tappe. Se non ti concentri sulla classifica generale, è davvero un bel modo di correre se hai un leader e puoi essere lì intorno a lui, ma poi hai anche la libertà per scegliere i giorni in cui vuoi giocarti le tue chance. Sai che gran parte del tuo lavoro è supportare qualcun altro e i diesse vedono quando sei qualcuno che può essere un buon compagno di squadra.

La vittoria di Sestola al Giro 2021, un’azione imperiosa che l’ha portato alle soglie della maglia rosa
La vittoria di Sestola al Giro 2021, un’azione imperiosa che l’ha portato alle soglie della maglia rosa
Qual è stata per te la vittoria più importante?

Direi che la vittoria di tappa nel Giro è stata bella. Forse è stato un po’ agrodolce perché il giorno dopo sono caduto, quindi non l’ho potuta davvero assaporare, anche perché puntavo a vestire la maglia rosa. In testa c’era De Marchi e nella successiva tappa di montagna, dato che avevamo un buon distacco dai favoriti della classifica generale, avrei avuto un davvero un’ottima occasione per conquistare la maglia rosa. Credo comunque che sia stata davvero una bella vittoria.

Tu sei stato fra i più grandi talenti americani di questo secolo: il ciclismo americano di oggi è più o meno forte di quando sei passato professionista?

Direi che è più forte adesso. Ci sono così tanti bravi corridori americani. Guarda cos’ha fatto Kuss, ma anche Matteo Jorgenson ora suo compagno di squadra oppure Powless o McNulty. Ma ne dimentico sicuramente qualcuno, perché in realtà ce ne sono molti e anche molto giovani.

Vuelta 2021: lo statunitense insieme a Taaramae, che lo staccherà togliendogli il successo a Picòn Blanco
Vuelta 2021: lo statunitense insieme a Taaramae, che lo staccherà togliendogli il successo a Picòn Blanco
Tu hai vissuto per anni a Nizza: intendi tornare a casa o rimarrai in Francia?

Sto bene adesso, per ora abbiamo intenzione di restare qui. Non ho davvero intenzione di tornare negli Stati Uniti. Non ho un piano immediato per quello che farò. Amo il ciclismo e amo lo sport nel profondo. Ma ho interessi anche in altre cose. E penso che nei prossimi mesi vorrò prendermi del tempo per esplorare tutte le diverse cose che sono interessanti per me e poi sapere dove mi portano. Quello che ho imparato dal ciclismo è che amo il ciclismo. Vedremo cosa sto facendo e anche dove vivremo. Per ora continuo ad andare in bici, ma mi prendo del tempo anche per sciare…

Dainese: prime volate con la Tudor e un’iniezione di fiducia

02.02.2024
5 min
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Le parole di Raphael Meyer, CEO della Tudor Pro Cycling, ci hanno aperto gli occhi su un modo diverso di intendere il ciclismo. L’impostazione della squadra, l’approccio alle corse, la mentalità di crescere. Tutto questo fa parte di un processo di sviluppo chiaro e prestabilito. Ma che impatto ha il mondo Tudor sui corridori? Lo abbiamo voluto chiedere a Alberto Dainese, appena arrivato e già lanciato in quest’avventura. 

Il velocista veneto ha messo alle spalle le prime corse, così è venuto facile farci raccontare da dentro la squadra e le sue dinamiche. Forti anche della partecipazione alla prima grande corsa a tappe della Tudor: il prossimo Giro d’Italia.

La stagione di Dainese è iniziata con un secondo posto al Trofeo Ses Salines
La stagione di Dainese è iniziata con un secondo posto al Trofeo Ses Salines

Calendario serrato

«Oggi (giovedì, ndr) è il mio giorno di riposo – spiega Dainese – ho iniziato a correre a Mallorca. Poi sarò ad Almeria, Volta Algarve, Kuurne e Tirreno. Da lì farò uno stacco per arrivare pronto al Giro. Il programma era già questo nelle nostre idee, la voce che avremmo partecipato al Giro già c’era, mancava solo la cosa più importante: l’ufficialità.

«Ho messo insieme le prime gare – continua – mi sono misurato nelle volate e abbiamo preso le misure con il treno. Domenica, a Palma, abbiamo sbagliato negli ultimi 100 metri, dove ci siamo fatti chiudere alle transenne. Lì c’è stato del rammarico perché non sono riuscito a sprintare al massimo del mio potenziale. E’ arrivato un sesto posto, che non è da buttare, ma la cosa più importante era prendere le misure con i compagni».

Qualche giorno dopo è arrivato il sesto posto al Trofeo Palma
Qualche giorno dopo è arrivato il sesto posto al Trofeo Palma
Alla prima gara era arrivata una seconda posizione, non male come inizio.

Sì, alla prima corsa mi è mancata un po’ di cattiveria. Mi sono fatto superare da due corridori della Soudal e sono partito dietro. Tutto sommato è stata una buona volata, poteva andare peggio. 

Come sta andando il treno?

E’ da rodare, posso dire che stiamo costruendo le basi. Avere un treno a disposizione fa molto, le volate sono andate bene, abbiamo sbagliato gli ultimi metri. E’ un segnale positivo. 

In che senso?

Arrivare all’ultimo chilometro coperti e pronti per lanciarsi vuol dire avere un buon feeling e una buona tecnica. Ci manca il dettaglio, ma arriverà con le gare e con l’inserimento di tutti i “vagoni”. In Spagna mancavano Trentin e Krieger che saranno presenti in Algarve. Krieger è una pedina davvero importante, è stato nel treno di Philipsen alla Alpecin. Ha tanta esperienza, così come Trentin. 

Il confronto con gli uomini del treno, le prime gare servono per prendere le misure
Il confronto con gli uomini del treno, le prime gare servono per prendere le misure
E a livello di squadra che cosa hai visto nella Tudor che ti è piaciuto, al di fuori dell’aspetto tecnico.

C’è stato un salto di qualità nell’aspetto umano, sto molto bene e questa cosa è importante perché aiuta a vincere. Ci sono tante figure con la mentalità giusta, l’ambiente è sereno. Mi sono reso conto, fin dalle prime gare, che le cose vengono prese di petto: si tira, ci si mette in mostra e si prova a vincere. L’ho visto anche al Saudi, seguendo i miei compagni in televisione. Magari non arriva il risultato pieno, ma questo atteggiamento ti sprona a provarci. 

Cosa trovi di diverso rispetto a prima?

A livello tecnico nulla, tutte le squadre lavorano più o meno allo stesso modo: meeting, riunioni sul bus, cose così… Quello che mi piace è il rapporto all’interno della squadra. Posso dire la mia, anzi devo dire che sapere di essere considerato è stimolante. E’ la mentalità giusta.

Un inizio di stagione intenso per Dainese che tirerà dritto fino alla Tirreno (foto mr.pinko)
Un inizio di stagione intenso per Dainese che tirerà dritto fino alla Tirreno (foto mr.pinko)
Hai notato altre differenze?

Affronterò il Giro con una diversa preparazione più dettagliata, dettata dal fatto che sono consapevole di essere nella rosa. In DSM sono stato convocato due volte al Giro ed entrambe all’ultimo. Sapere di andare al Giro fin da subito mi ha permesso di pensare bene alla preparazione, e cambiare anche qualcosa.

Cosa?

Andrò in altura, che è un po’ una novità. Gli anni scorsi non ero sicuro di essere convocato, quindi non potevo prepararmi al 100 per cento. Penso che arriveranno dei benefici da questa nuova preparazione, cose che mi porterò dietro anche in futuro. Sarà un Giro competitivo, molto più degli ultimi due che ho corso, ma allenarmi bene mi farà sentire pronto. 

La consapevolezza di essere nella squadra del Giro dà la giusta fiducia per lavorare con serenità
La consapevolezza di essere nella squadra del Giro dà la giusta fiducia per lavorare con serenità
Quindi c’è ambizione?

Sempre, la voglia di vincere non manca. Poi ci sono anche gli altri in corsa ma per il momento mi sento molto fiducioso

Allora in bocca al lupo…

Crepi! E ci vedremo alle corse.

Tudor Pro Cycling al Giro, Cozzi dice cosa bolle in pentola

31.01.2024
4 min
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Alberto Dainese, Simon Pellaud, Matteo Trentin. Ancora: Arvid de Kleijn, Yannis Voisard, Sébastien Reichenbach. E con loro molti altri. Sono tutti corridori del Tudor ProCycling, una delle Wild Card del Giro d’Italia. La squadra elvetica si appresta ad affrontare il suo primo GT.

Uno direttori sportivi di questo team dalle tante potenzialità è Claudio Cozzi. Il tecnico lombardo ci aiuta a capire come lavoreranno in vista della corsa rosa. Cosa bolle in pentola per questo appuntamento che è super cerchiato di rosso. Le premesse sono buone.

«Siamo partiti bene – ha detto Cozzi – noi e i corridori siamo soddisfatti e abbiamo ripreso come abbiamo finito lo scorso anno. Vuol dire che il 2023 è stato ben memorizzato e abbiamo imparato qualcosa». Il riferimento è alle buone prestazioni di queste prime gare tra Europa e Asia.

Claudio Cozzi (classe 1966) è direttore sportivo della Tudor Pro Cycling già da due stagioni (foto @tudorprocycling)
Claudio Cozzi (classe 1966) è direttore sportivo della Tudor Pro Cycling già da due stagioni (foto @tudorprocycling)
Claudio, come è stata accolta la notizia della vostra presenza al Giro d’Italia?

Nel clan siamo contenti. C’è entusiasmo. Adesso ci dobbiamo mettere sotto a lavorare per fare una buona figura.

Avete già un’idea di squadra che porterete? 

Abbiamo una lista lunga, intendo 10-12 nomi, come si fa di solito. Abbiamo selezionato una rosa di atleti che hanno le caratteristiche per poter fare bene in una grande corsa a tappe. E poi man mano che andremo avanti faremo le scelte definitive. Faremo anche un training camp più in là da lì sapremo chi portare al Giro.

Noi da italiani speriamo in Trentin e Dainese…

Meglio non fare i nomi. In questo momento bisogna rispettare tutti.

Dainese è arrivato quest’anno nel team svizzero. Sarà al Giro? (foto @tudorprocycling)
Dainese è arrivato quest’anno nel team svizzero. Sarà al Giro? (foto @tudorprocycling)
Cosa possiamo aspettarci dal Giro della Tudor?

Direi una squadra completa ed equilibrata. Alla Tudor abbiamo diversi velocisti e uno sprinter lo porteremo. Vogliamo provarci in volata. Poi avremmo anche qualche scalatore. Noi non abbiamo grimpeur arrivati, pronti per stare davanti, ma abbiamo comunque gente che potrebbe fare bene, specie nella terza settimana. E infine ci sarà qualche corridore da fuga.

Tra le squadre che hai diretto nella tua carriera ce n’è qualcuna che ti ricorda questa Tudor?

Direi la Katusha del secondo anno. Avevamo un corridore veloce, un cacciatore di tappe come Pozzato, ideale anche per le fughe. E poi due scalatori come Karpets e Petrov. Due che erano forti, ma non da primissime posizioni. Sapevano andare bene. Anche se poi a dire il vero, ai tempi della Tinkoff, Petrov fece bene anche nella generale. Insomma avremo una squadra che si farà vedere, ma non solo per andare in fuga a tutti i costi, tutti i giorni. Vogliamo farci vedere perché possiamo fare bene, perché possiamo andare forte in tappe che ci sono adatte.

Voisard sfinito ma felice dopo la vittoria al Giro U23 2021. Lo svizzero è un ottimo scalatore
Voisard sfinito ma felice dopo la vittoria al Giro U23 2021. Lo svizzero è un ottimo scalatore
Claudio, torniamo alla lista lunga. In alcune squadre spesso accade che gli atleti per guadagnarsi il posto debbano passare una sorta di trials interni e poi quando arriva l’appuntamento clou sono sfiniti perché si sono dovuti spremere per guadagnarsi il posto. Qual è la vostra strategia?

No, no… da noi non funziona così. Ci si guadagnerà il posto con allenamenti specifici, un cammino di gare ben stabilito e anche in base a quello che accadrà strada facendo… E’ così che otterremo le nostre indicazioni. Non ci sarà nessuna guerra interna. I nostri atleti devono arrivare al Giro o all’appuntamento prescelto in condizione, per questo c’è una lista lunga. Basta che uno stia male, che salti un paio di corse e tante cose si rimettono in discussione. E poi, sempre di questa lista, non è che chi non fa il Giro non corre più. Nei grandi Giri non si scherza.

Nei grandi Giri non si scherza, interessante…

E’ il nostro primo GT, vogliamo farlo e arrivarci bene. Poi oggi con il livello che c’è e le velocità che si …fanno è ancora più importante. Tutti i team vogliono arrivarci con i ragazzi al top, per questo fare dei trials sarebbe pericoloso.

Una domanda che potrebbe sembrare banale. E’ il vostro primo GT, ma lo è anche per lo staff in qualche modo. Voi siete pronti?

Beh, io e Toso (Tosatto, ndr) e molti altri direttori qualche Giro lo abbiamo fatto! Però sì, anche lo staff deve capire a cosa siamo di fronte. Anche per questo è stata presa gente di esperienza. Ma siamo pronti su mezzi, materiali, logistica. Semmai sono io che manco dal Giro da un anno e magari sono fuori allenamento!