Quintana: 10 anni fa vinceva il Giro, ora spera in una tappa

29.04.2024
4 min
Salva

Ormai ci siamo: è tempo di Giro d’Italia. Tra i suoi protagonisti ce n’è uno che figura dietro le quinte, ma che è stato un nome importante della corsa rosa, tanto da vincerla nel 2014. Avrete capito che stiamo parlando di Nairo Quintana.

L’asso colombiano dopo le controverse vicissitudini di doping è tornato quest’inverno alla corte di Eusebio Unzue, alla Movistar dunque. La squadra che lo lanciò nei pro’ ormai una dozzina di anni fa.

Nairo durante la presentazione della sua GF che si terrà a Quindío il 28-30 giugno prossimi. Eccolo col governatore di Quindio, Juan Miguel Galvis
Nairo durante la presentazione della sua GF che si terrà a Quindío il 28-30 giugno prossimi

Danni e dolori

Nairo non è più, almeno per ora, quello di un tempo. Vuoi per l’età, vuoi perché i giovani avanzano e vuoi per una caduta che lo ha fortemente rallentato in primavera, tanto da fargli saltare anche il Giro dei Paesi Baschi. Poche settimane prima infatti, al Catalunya, Quintana è finito in terra due volte, risultato: lesione di un tendine dello sterno e lussazione di una clavicola.

Danni che hanno messo in dubbio la stessa partecipazione al Giro d’Italia, specie dopo aver detto di no anche al Tour of the Alps. Anche perché come ha detto lui stesso oltre al dolore c’era l’incertezza. L’incertezza di un infortunio particolare, del quale non si conoscevano a fondo le tempistiche del recupero.

Quintana, in accordo col team, è così volato in Colombia. Lì almeno, pur stando a casa, poteva sfruttare l’effetto della quota e sempre lì si è potuto curare. Lo ha fatto con un medico della federciclismo colombiana presso la sede del club di calcio di “casa” a Tunja, il Boyacá Chicó, che milita nella prima divisione.

Per quel poco che si è visto sin qui la stagione di Quintana non è stata esaltante, ma al Giro potrà riscattarsi
Per quel poco che si è visto sin qui la stagione di Quintana non è stata esaltante, ma al Giro potrà riscattarsi

Anche in mtb?

Quintana non è nuovo al prepararsi da solo a casa, poi venire in Europa, correre e fare bene, ma a 34 anni è tutto più complicato, specie appunto dopo un infortunio. In più sembra che nei primi giorni dopo la caduta non potesse pedalare sulla bici da strada e abbia sfruttato una mtb, che gli consentiva una posizione del braccio più idonea per il suo problema. Non è il cammino ideale insomma.

Nairo è atteso in Italia pochi giorni prima della grande partenza da Torino. Lui stesso ha dichiarato di aver sofferto molto. «È stata dura – ha detto a Ciclismo a Fondo – arriverò al Giro d’Italia non come volevo o nelle migliori condizioni, ma correrò bene e sicuramente alla fine dell’ultima settimana starò molto meglio che all’inizio» .

Che potrà andare in crescendo ne siamo quasi certi anche noi. Nairo non è comunque un corridore banale. Il talento c’è e il motore resta di quelli potenti, anche se non è più pronto per la lotta per la classifica generale. 

Bisogna poi considerare altri due aspetti: nel 2023 non ha gareggiato e questo conta. E tra il Covid a fine febbraio e la caduta al Catalunya, ha messo nel sacco appena 15 giorni di corsa.

Nel 2014 Quintana vinse il Giro d’Italia su Uran e Aru
Nel 2014 Quintana vinse il Giro d’Italia su Uran e Aru

Per le tappe

Ma quindi cosa potrà combinare Quintana nella corsa rosa? «Punterò alle tappe», questa la summa del suo intervento in occasione della presentazione della sua Granfondo che si terrà a fine giugno.

Rispetto alla tradizione, la Movistar presenta una squadra non solo per la salita, ma anche per le volate, grazie alla presenza di un altro colombiano d’eccezione, Fernando Gaviria. Poi per le montagne ci saranno appunto Quintana e Rubio, senza dimentica Pelayo Sanchez.

«Io ed Einer Rubio andiamo al Giro d’Italia per cercare la vittoria nelle tappe di montagna – ha detto – daremo il massimo per farlo. Le due volte che sono venuto al Giro è andata bene. Se guardo dietro non mi sembra possibile che siano già passati dieci anni da quando ho vinto il Giro. Però ricordarlo oggi mi emoziona molto». Tra l’altro, curiosità, visto che Nairo ha parlato di condizione in crescendo per il finale, alla penultima tappa il Giro propone il Monte Grappa, dove vinse proprio dieci anni fa.

Mentre è storia recentissima che Quintana sia stato visto, e ripreso, durante una sessione di allenamento sulle salite della sua zona. Stava pedalando veramente bene, spingendo forte e alzandosi persino sui pedali, segno che anche la trazione con braccio, clavicola e sterno è a posto.

Germani, raccontaci: dopo Liegi, il battesimo del Giro

28.04.2024
6 min
Salva

Questo articolo merita un preambolo. Avevamo indetto un contest social legato alle prime quattro Classiche Monumento, chiedendo di indovinare il podio. Fra i tanti voti arrivati, un solo lettore ne ha indovinato uno in pieno: quello della Sanremo. Il suo nome è Silvano Parodi. Il suo premio: la scrittura di un articolo, con la relativa intervista da fare. Il personaggio prescelto è stato Lorenzo Germani. Il tema: la sua prima Liegi e il debutto al Giro. Silvano Parodi è un genovese classe 1980 che ha corso fino agli under 23. Ecco il suo primo articolo su bici.PRO.

Sulle strade delle Ardenne abbiamo seguito Lorenzo Germani alla sua prima esperienza in queste classiche. Tante le curiosità, impossibili da sintetizzare in un solo pezzo. La sua capacità di limare, ma con cautela: «Perché è facile che il gruppo se la prenda con un giovane un po’ troppo irruento, piuttosto che con il trentenne che in una sola curva recupera 20 posizioni». Le attenzioni per la bicicletta: «Non sono un maniaco di gomme e pressioni, ma ci sono giorni che mi fermo anche più di una volta per controllare le tacchette. I miei compagni mi prendono in giro per questo». E poi la lingua ufficiale del team, che cambia in base alla presenza dei corridori: «Alla Liegi ero l’unico italiano in mezzo ai francesi, ma a volte capita anche che si usi l’inglese». Siamo andati da lui prima della partenza per il Giro per sentire le sue impressioni (in apertura, foto Getty/Instagram).

La Strade Bianche è stata la prima gara WorldTour del 2024 per Germani (foto Getty/Instagram)
La Strade Bianche è stata la prima gara WorldTour del 2024 per Germani (foto Getty/Instagram)
Ciao Lorenzo, raccontaci com’è andato questo avvicinamento alla tua prima Liegi tra i grandi.

Ho fatto un calendario di alto livello, praticamente tutte gare WorldTour: Strade Bianche-Tirreno-Sanremo-Baschi. Inizialmente le Ardenne non erano nemmeno previste, ma causa alcune variazioni di programma, mi sono ritrovato nella squadra selezionata. La stagione non era iniziata nel migliore dei modi, a causa di un virus preso al Tour de Provence, che mi ha tolto qualche giorno di allenamento.

La Liegi che corsa è?

E’ la corsa più dura che abbia fatto sino ad ora. Alla durezza del percorso, quest’anno si sono sommate delle condizioni atmosferiche pessime: nella prima parte le temperature erano molto basse, abbiamo preso anche del nevischio.

Qual è la parte più dura del percorso?

Ancora più della Redoute, la parte cruciale del percorso è il trittico Wanne-Stockeu-Haute Levée. Oltre alle salite in sé, è fastidioso il tratto di pavé che segue la discesa dello Stockeu e precede la Haute Levée.

Alla partenza della Liegi con Madouas, scongiurando il gelo della Freccia (foto Getty/Instagram)
Alla partenza della Liegi con Madouas, scongiurando il gelo della Freccia (foto Getty/Instagram)
Come si è svolta la tua corsa?

Sono rimasto imbottigliato nella maxi caduta che ha coinvolto tra gli altri Pidcock e Van der Poel. Questo ha fatto sì che la gara diventasse ancora più dura. Dietro ho dato una mano a ricucire, visto che la Alpecin aveva solo un uomo e i ritmi erano altissimi, perché davanti la corsa era ormai scoppiata.

A quel punto corsa chiusa?

Dopo ho pensato solo a finirla e ad accumulare esperienza per i prossimi anni, visto che in questo tipo di corse è importante farne tanta e conoscere bene i percorsi

Come squadra con che piani eravate partiti?

Avevamo come leader Grégoire e Gaudu. Gaudu era davanti ma ha subito una foratura nella discesa della Redoute. Grégoire è rimasto coinvolto nella caduta e ha speso una bella cartuccia per rientrare, che ha poi pagato nel finale. Come collettivo eravamo una bella squadra, lo dimostra il fatto che nonostante questi intoppi abbiamo ottenuto una top 10 con Madouas

Dopo la caduta prima della Cote de Wanne, la Doyenne per Germani è stata un lungo inseguire a favore del team (foto Getty/Instagram)
Dopo la caduta prima, la Doyenne per Germani è stata un lungo inseguire (foto Getty/Instagram)
Sei riuscito ad alimentarti correttamente?

In corsa ognuno ha il suo piano alimentare stampato sul manubrio, con i carboidrati da assumere ora per ora. Rispettarlo al 100 per cento non è semplice, soprattutto in fasi concitate, anche questo è un punto su cui con l’esperienza si riesce a essere più rigorosi.

Vista anche l’ottima esperienza avuta con la Liegi under 23, hai la conferma che è una corsa che ti si addice?

La gara professionisti e quella under 23 sono su due piani diversi, però è una corsa che mi piace. Il primo obiettivo per il prossimo anno sarà arrivare competitivo alla Redoute, magari in appoggio ai compagni, e poi vedremo. Sognare non costa nulla.

Sei stato anche uno dei tre soli italiani a terminare la Freccia Vallone…

La Freccia è stata ancora peggiore come clima: in partenza non erano previste condizioni così avverse. Anzi il fatto che le prime due ore siano state abbastanza calde e le ultime tre freddissime  (con anche neve e grandine) ci ha sottoposto ad uno sbalzo termico che ha messo fuori causa gran parte del gruppo.

Germani ha capito che la Liegi potrebbe fare al caso suo, ma con i giusti tempi (foto Getty/Instagram)
Germani ha capito che la Liegi potrebbe fare al caso suo, ma con i giusti tempi (foto Getty/Instagram)
Ora ti aspetta il Giro, come stai trascorrendo questi giorni?

Mi sto allenando (e recuperando) sulle strade di casa. Un po’ mi spiace non aver potuto fare un periodo di altura come l’anno scorso prima della Vuelta, ma visto il fitto calendario e la partecipazione alle classiche delle Ardenne non c’è stato spazio per organizzarlo. 

Tempo fa ci avevi raccontato di aver chiesto di incrementare i carichi di lavoro al tuo preparatore, è stato dato seguito a questa richiesta?

Nella fase invernale sì. Quando sono iniziate le corse, come dicevo prima, il virus preso al Provenza ha scombussolato un po’ i piani facendomi perdere qualche giorno di allenamento. Poi, visto il fitto calendario, il grosso del lavoro è stato fatto in corsa.

Con quali aspettative personali e di squadra vai al Giro?

Come squadra andremo con l’idea di essere più orientati sulle volate. Abbiamo Pithie che ha fatto un ottimo inizio stagione e potrebbe puntare ad una buona classifica per la maglia ciclamino. Nelle tappe non da volata invece godremo di più libertà. Spero si crei anche qualche buona occasione a livello personale.

Lo scorso anno, la Vueta è stata il primo grand Giro di Germani, che sta per debuttare al Giro
Lo scorso anno, la Vueta è stata il primo grand Giro di Germani, che sta per debuttare al Giro
Una tappa, la Avezzano-Napoli, toccherà anche le tue zone di allenamento: volata o fuga?

I primi 150 chilometri sono in pratica una superstrada, l’ultima parte invece è molto tecnica con salitelle e percorso nervoso. Potrebbe spezzarsi il gruppo e arrivare un 60-70 corridori. Sulla carta è molto adatta al nostro Pithie.

Buon viaggio Lorenzo, ci vediamo sulle strade del Giro!

Sulle strade del Giro: la Carnia con Silent Alps e bici.PRO

28.04.2024
6 min
Salva

Il silenzio di una notte stellata. Una salita immersa nella natura dove sentire solo il respiro dei boschi. Un pranzo in malga dove i sapori decisi della cucina tradizionale si uniscono a quelli di un vino unico al mondo: In una parola: la Carnia. Questo angolo di Friuli è ancora un gioiello inesplorato, dove il ciclista ha la possibilità di sentirsi connesso in modo autentico e profondo al lato più selvaggio delle Alpi, lontano dal traffico, dalle automobili e dalla routine cittadina. 

Su queste strade – che il 24 maggio saranno toccate dal Giro d’Italia 2024 – Silent Alps e bici.PRO hanno pensato ad un’esperienza immersiva per vivere a 360 gradi il territorio e l’evento, in un mix di azione, scoperta ed emozioni.

In attesa del Giro d’Italia, scalare passi carnici aiuterà a entrare nel clima (foto Silent Alps)
In attesa del Giro d’Italia, scalare passi carnici aiuterà a entrare nel clima (foto Silent Alps)

Le Alpi Friulane, un paradiso da pedalare

Non ancora toccata dal grande turismo di massa, la Carnia risulta particolarmente vocata al ciclismo. Offre percorsi lontani dal traffico e dalla confusione, oltre che fondi stradali curati e in ottimo stato.

Gli itinerari regalano una bella combinazione di curve e salite che risultano sfidanti per gli appassionati, rendendo queste montagne ricoperte da boschi e foreste ancora più apprezzate da chi pedala.

Sulle strade del Giro d’Italia

Quando passa il Giro, i paesi si animano, si tingono di rosa e l’atmosfera è quella di una festa collettiva. Silent Alps e bici.PRO hanno pensato ad una bike experience per respirare questa impagabile atmosfera, in un contesto affascinante e intatto come quello delle Alpi Carniche. Con alloggio ad Arta Terme, il pacchetto prevede tre intensi giorni per vivere l’arrivo di tappa nello splendido scenario montuoso che fa innamorare ciclisti da tutto il mondo

La mattina del 24 maggio è prevista la scalata al Passo Duron, anticipando la carovana del Giro e pregustando l’adrenalina che il pubblico vivrà su questa salita epica. Prima dello scollinamento, si può godere di un panorama incredibile, ammirando le cime carniche, la Val Pontalba e il leggendario Zoncolan.

Una bella sfida che poi vivranno anche i professionisti quando transiteranno da qui verso Cima Sappada, dove sarà posto il traguardo. Gli ospiti potranno dunque assistere dal vivo al finale della frazione dedicata agli scalatori ed emozionarsi con le azioni dei protagonisti della Corsa Rosa. 

Pesariis è il paese degli orologi, in cui nacque l’azienda dei Fratelli Solari (foto Charmen)
Pesariis è il paese degli orologi, in cui nacque l’azienda dei Fratelli Solari (foto Charmen)

Nella Valle del Tempo

Il 25 maggio, dopo una giornata così intensa all’insegna del ciclismo professionistico, c’è spazio per l’esplorazione. Niente di meglio dunque che un bike tour alla scoperta della Val Pesarina, con un’immancabile visita ad una perla di questi luoghi: il borgo di Pesariis. Questa piccola frazione è divenuta famosa per aver dato i natali alla fabbrica dei Fratelli Solari, fondata nel 1725. Secondo una leggenda fu addirittura un pirata di Chiavari, mandato in Friuli come esiliato politico, a tramandare agli abitanti di allora l’arte dell’orologeria.

Di affascinante qui non ci sono solo le storie, ma anche gli strani orologi monumentali e le meridiane che costellano il paese, in un’autentica esposizione a cielo aperto. Al rientro, gli ospiti potranno godersi una rigenerante SPA in vista della cena, condita di tradizione e sapori tipici. 

Sapori di malga

Una bike experience che si rispetti non può che chiudersi con un autentico trionfo di enogastronomia. I gusti intensi della cucina carnica saranno protagonisti di una cena a Malga Promosio, una location circondata da meravigliosi scenari incontaminati.

Qui, ad un passo dal cielo, i palati saranno deliziati da formaggi, frico, polenta, gulash e altre tipicità friulane a “metro 0” cucinate secondo le ricette antiche, tramandate da generazioni. Tutto coronato da un’atmosfera calda, accogliente e familiare. 

Ideale per e-bike e MTB

Non si parla solo di strada, le Alpi Friulane regalano anche moltissimi itinerari mappati per vivere la Carnia off-road. Anche per quanto riguarda le e-bike esistono ora diversi punti di noleggio e la possibilità di avere guide locali, un interesse sempre più crescente, testimoniato anche dal successo di un evento tutto al femminile che Silent Alp riproporrà durante il primo weekend di ottobre. Benessere in sella e a tavola, pedalate nella natura, sessioni di yoga e tips per scegliere bici e posizione giusta: queste sono solo alcune delle attività di “Woman e-bike”.

Non mancano invece gli itinerari a misura di famiglia, con la presenza di diverse piste ciclabili, dedicate a chi vuole scoprire paesaggio e gastronomia in modo slow o con bambini al seguito.

La vacanza su due ruote in Carnia è davvero per tutti i gusti. Il passaggio del Giro d’Italia sarà una nuova occasione per aprire nuovi orizzonti su questo territorio ricco di storia e di bellezze naturali che incantano il cuore e sfidano le gambe. 

Si possono trovare maggiori informazioni sul pacchetto dedicato alla Corsa Rosa “Sulle Strade del Giro” in collaborazione con Silent Alps e Bici.PRO a questo link.

Patxi Vila, il ritorno alla Bora e il valore del diesse moderno

26.04.2024
5 min
Salva

SALORNO – Gli ultimi dubbi sono stati sciolti e forse per la Bora-Hansgrohe la scelta della formazione che sarà al via del Giro d’Italia è stata ulteriormente obbligata. L’idea di chi portare alla Corsa Rosa era già abbastanza chiara da tempo, ma l’investimento di Lennard Kamna da parte di un automobilista ad inizio aprile mentre era a Tenerife per fare altura sul Teide – curiosamente proprio lo stesso giorno in cui Roglic cadeva violentemente al Giro del Paesi Baschi – ha rimescolato le carte per la generale.

Il 27enne tedesco, vincitore della tappa sull’Etna nel 2022, avrebbe dovuto dividere i gradi di capitano col colombiano Dani Martinez, che ora potrebbe avere Schachmann come vice, mentre per le volate si dovrebbe puntare su Welsford. Al Tour of the Alps, la Bora-Hansgrohe ha portato corridori più di sacrificio che prime punte, riuscendo a mettersi in mostra col secondo posto di Gamper nella seconda frazione vinta da De Marchi. A margine di tutto ciò abbiamo fatto una chiacchierata con Francisco Javier (per tutti “Patxi”) Vila, ritornato nel team tedesco dopo quattro stagioni alla Movistar. Abbiamo fatto un piccolo excusus sulla sua idea di essere direttore sportivo.

Kamna doveva essere il capitano per il Giro, ma l’incidente a Tenerife ha obbligato il team a rivedere i piani
Kamna doveva essere il capitano per il Giro, ma l’incidente a Tenerife ha obbligato il team a rivedere i piani

In ammiraglia

Per molti tecnici ci sono diversi modi di guidare una formazione. Il più diretto è quello in auto, da dentro la corsa. Patxi Vila è rientrato alla Bora e sembra che il tempo non sia passato.

«Quest’anno – racconta il 49enne diesse, nativo di Hondarribia – ho avuto la chiamata da Ralph (Denk il general manager, ndr) perché Rolf (Aldag il capo dei diesse, ndr) aveva bisogno di un direttore sportivo in più. Mi mancava essere di nuovo in ammiraglia. Faccio anche parte dello sviluppo delle cronometro. La squadra è molto buona, mi sto trovando molto bene e sono contento. D’altronde era un ambiente che conoscevo già».

Nuove indicazioni

Al Tour of the Alps gli uomini di classifica erano Higuita e Palzer, ma la trasferta tra Austria e Trentino-Alto Adige non ha espresso grandi risultati finali. E contestualmente la caduta di Roglic ai Paesi Baschi non ha creato nessun effetto domino in vista del Giro. I programmi di inizio anno per le grandi corse a tappe restano immutati, come ci aveva anticipato Gasparotto.

Per Patxi Vila (qui con Sagan nel 2017) la figura moderna del diesse deve avere competenze su tanti aspetti
Per Patxi Vila (qui con Sagan nel 2017) la figura moderna del diesse deve avere competenze su tanti aspetti

«Ultimamente siamo stati molto sfortunati», prosegue Vila. «Al TotA saremmo dovuti venire con Kamna in preparazione del Giro, ma considerando ciò che gli è occorso, abbiamo dovuto rivedere i nostri obiettivi e prendere altre decisioni. Infatti non c’era molta gente che farà il Giro (ad oggi solo Koch, ndr). Inoltre già alla prima tappa abbiamo perso Herzog, perché ha pagato una condizione calante ed un sovrannumero di gare. Certo che l’incidente a Lennard non ci voleva, in primis per lui. Si sta riprendendo bene e questa è la cosa più importante».

Tuttavia una gara come il TotA o il Romandia a ridosso del Giro può dare diverse indicazioni. «Dipende tanto – riprende – da cosa si intende per preparazione nelle varie squadre. C’è chi preferisce non correre troppo per arrivare più fresco, chi invece vuole fare un bel blocco di gare, magari con salite lunghe per capire meglio il proprio stato di forma. E’ come se usasse quelle gare come allenamento».

Dani Martinez dovrebbe curare la generale del Giro per la Bora, con Schachmann in seconda battuta
Dani Martinez dovrebbe curare la generale del Giro per la Bora, con Schachmann in seconda battuta

Il diesse moderno

Ogni diesse ha il proprio stile e Patxi Vila non sa come autodefinirsi, però le idee sono chiare. «Forse sono la persona meno indicata per farlo – continua – posso dire che la nostra figura sta cambiando, come tutto il ciclismo, e deve adattarsi. Adesso penso che ci vogliano direttori sportivi con attitudini che prima non avevano: bisogna essere più ricercati e tecnici. Per la verità va detto che ora nel ciclismo si è pianificato tutto, con ruoli ben definiti. Una volta c’era solo il massaggiatore, ora c’è anche il fisioterapista. Una volta i metodi di recupero lasciavano il tempo che trovavano. Adesso c’è il mental coach.

«Il diesse moderno – spiega Vila – deve saper fare una presentazione della tappa sul bus oppure interpretare i dati degli atleti. Deve avere competenze su tutte queste materie per andare incontro a tutte le esigenze del corridore. Personalmente mi trovo a mio agio, ma ho avuto la fortuna di sedermi su tutte le sedie, da corridore a capo preparazione come alla Movistar. E’ stato tutto utile per la mia formazione e lo sto mettendo in pratica».

La responsabilità delle volate al Giro dovrebbero ricadere su Sam Welsford, già tre successi in stagione
La responsabilità delle volate al Giro dovrebbero ricadere su Welsford, già tre successi in stagione

Tutto in pochi secondi

Colui che deve finalizzare tutto il lavoro della squadra è proprio il direttore sportivo, in gara di farlo in modo quasi istantaneo nonostante la pressione. L’errore ci può stare e non è un reato ammetterlo.

«Adesso – chiude Patxi Vila – ho la fortuna di lavorare con tutte queste figure, sentire l’opinione di tutti e poi prendere la decisione finale. Noi diesse abbiamo obblighi e responsabilità. Le gare hanno tante evoluzioni e non sempre vanno come avevi previsto. Basta avere l’umiltà di alzare la mano e dire che hai sbagliato. Si è squadra nel bene e nel male.

«E’ fondamentale la fiducia nei propri mezzi, ma anche nei mezzi dei tuoi corridori e dello staff di persone che hai intorno. Col senno di poi diventa facile per tutti ripensare a quali decisioni prendere, però in quei momenti abbiamo davvero pochi secondi. Noi la prendiamo sempre pensando che sia la migliore, poi le cose vanno come vanno».

Pozzovivo diventa “maggiorenne” ed è pronto per il suo 18º Giro

24.04.2024
5 min
Salva

Domenico Pozzovivo, mentre scriviamo, è in ritiro con la Vf Group Bardiani-CSF-Faizanè sull’Etna. Il lucano si appresta a correre il suo diciottesimo Giro d’Italia, anche questo rincorso e conquistato con un approdo tardivo nella formazione dei Reverberi. A differenza di altre volte, Pozzovivo è arrivato davvero in extremis alla Vf Group-Bardiani, iniziando la sua stagione a marzo. 

«Innanzitutto – racconta “Pozzo” – non avrei mai pensato di correre 18 Giri d’Italia, è un traguardo che più ci penso e più mi sembra considerevole. Però lo affronterò con la stessa attenzione ed entusiasmo del primo, negli anni ho mantenuto questa mentalità e ne sono felice. Uno dei motivi nel voler correre anche nel 2024 era la grande voglia che mi spingeva a farlo».

Pozzovivo ha già corso sei Giri d’Italia guidato dai Reverberi, dal 2005 al 2012 (saltando 2006 e 2009)
Pozzovivo ha già corso sei Giri d’Italia guidato dai Reverberi, dal 2005 al 2012 (saltando 2006 e 2009)
In questo avvicinamento qual è stata la fase più dura?

La biomeccanica. Ogni volta che cambio materiale – bici, scarpe, sella e tutto il resto – devo fare i miei adattamenti. Dopo l’incidente del 2019 è diventata una fase fondamentale e molto difficile, ma ne sono pienamente consapevole. Arrivare in una squadra nuova e correre subito è stata una scelta rischiosa, ma giusta. Il processo di avvicinamento al Giro è esattamente come me lo ero immaginato. 

Su cosa ti sei concentrato di più?

Sul ritrovare le giuste sensazioni in sella. Ogni anno sono riuscito a costruire un buon feeling con la bici e i materiali, era importante farlo anche quest’anno. L’aspetto su cui devo riporre maggiore attenzione è il fatto di avere il braccio sinistro meno mobile. Di conseguenza, ho meno forza e ciò condiziona l’anca destra in fase di appoggio. Ma devo dire che ho trovato il giusto equilibrio.

La 20ª stagione da pro’ di Pozzo è iniziata dalla Tirreno-Adriatico
La 20ª stagione da pro’ di Pozzo è iniziata dalla Tirreno-Adriatico
Sei partito dalla Tirreno, corsa non semplice…

Ero l’unico che esordiva in quella gara. Tutti gli altri atleti in gruppo erano al settimo giorno di corsa, come minimo. Però è stata la cosa migliore da fare. Ho ritrovato il colpo d’occhio nel pedalare in gara. In quei giorni la mia principale preoccupazione era la sicurezza, quindi evitare cadute. Ero spesso, più del solito (dice con una risata, ndr) in fondo al gruppo, cosa che mi ha penalizzato.

In che senso?

Dal punto di vista della prestazione correre in fondo non aiuta, si fa molta più fatica, soprattutto nel ciclismo di oggi. A me questa fatica maggiore è servita per migliorare.

L’obiettivo primario al debutto era trovare la giusta posizione in bici e il feeling con i materiali
L’obiettivo primario al debutto era trovare la giusta posizione in bici e il feeling con i materiali
La condizione a che livello era?

Mi sono allenato a casa, in autonomia, fino alla firma del contratto con i Reverberi. Mi sentivo bene, il mio livello di condizione l’ho ritenuto soddisfacente. Ho cambiato un po’ programma rispetto a quanto fatto negli ultimi anni. Non sono passato dal Tour of the Alps e dalla Liegi ma ho preferito correre il Giro di Abruzzo. La scelta è dovuta al fatto che l’Abruzzo si è corso prima e ho avuto più tempo per venire in altura a preparare il Giro. 

Come sta andando?

Le sensazioni crescono giorno dopo giorno. Il periodo di altura è di due settimane, tranne che per Pellizzari, Covili e Fiorelli che sono arrivati dopo. Personalmente è cambiato un po’ il modo di lavorare, nel senso che con TotA e Liegi prima del Giro si facevano pochi allenamenti specifici. Ora che l’ultima gara è terminata il 12 aprile, ho avuto più tempo, così mi sono trovato a fare più lavori dedicati al ritmo gara. Poi prima di venire sull’Etna avevo comunque fatto dell’altura, ad una quota più alta, 3.200 metri. Sono stato una settimana e mi ha fatto bene. 

La condizione è in crescita, l’ultima gara è stato il Giro d’Abruzzo: ora “Pozzo” è in altura con la squadra
La condizione è in crescita, l’ultima gara è stato il Giro d’Abruzzo: ora “Pozzo” è in altura con la squadra
Al Giro quale sarà il tuo obiettivo?

Sarebbe bello centrare la top 10, un risultato che alla mia età farebbe un gran piacere. In più una presenza in quella parte di classifica sarebbe un motivo di orgoglio e di visibilità per la squadra. Avrò al mio fianco tanti compagni giovani, penso che durante le tre settimane sarò un punto di riferimento per loro. In particolare penso di poter insegnare tanto a Pellizzari, sulla strada saremo spesso vicini vista la caratura fisica. 

Tu sei al diciottesimo Giro, lui al primo: che effetto ti fa?

E’ al suo primo Giro d’Italia, ma in un ciclismo molto diverso rispetto a quello del mio esordio nella Corsa Rosa. Io dovevo preoccuparmi di stare in piedi e di terminare le tre settimane di gara. Pellizzari, invece, arriva già pronto e con tutte le possibilità di puntare ad una vittoria di tappa. Avere me al suo fianco gli potrà togliere delle pressioni e riuscirà a correre più leggero. Sarò anche un po’ il suo parafulmine.

Obiettivo Giro d’Italia, Tiberi come ti stai preparando?

24.04.2024
4 min
Salva

BORGO VALSUGANA – Il terzo posto in classifica generale al Tour of the Alps è un risultato che sicuramente ha innestato fiducia in Antonio Tiberi. Il Giro d’Italia da capitano per la Bahrain-Victorious è una sfida alla quale il 22enne di Frosinone sa di non potersi avvicinare con troppa irriverenza. Nei suoi occhi glaciali però, al termine di ogni tappa, si scrutava una determinazione solida e decisa, confermata da ogni dichiarazione rilasciata a giornalisti e TV.

La maglia bianca conquistata al TotA può essere un obiettivo anche per la Corsa Rosa, ma dalle sue parole si può intuire che gli obiettivi sono ambiziosi. Il 4 maggio si avvicina, per Antonio è il primo Giro, così gli abbiamo chiesto come stia approcciando questo importante esordio. 

Al Tour of the Alps le ultime misure da capitano prima del Giro
Al Tour of the Alps le ultime misure da capitano prima del Giro
Che condizione hai trovato al Tour of the Alps?

Diciamo che già dal Catalunya ho visto una condizione che andava a migliorare. Poi ho fatto un periodo in altura sul Teide dove abbiamo lavorato bene, per poi venire qui all’Alps, dove devo dire che sono rimasto molto contento di come ho trovato subito le sensazioni giuste dopo un periodo di altura. Non è male questa percezione che sto avendo adesso in vista del Giro d’Italia.

In altura hai fatto qualche lavoro particolare sulle salite lunghe?

Sì, siamo stati sul Teide quindi lì erano per forza salite sempre quasi oltre l’ora. Diciamo che ci siamo allenati tanto sulle salite lunghe e più che altro con tanti lavori, perché appunto ero soltanto a due settimane da questa gara (TotA, ndr) quindi non abbiamo fatto tanti lavori specifici o troppo stressanti.

Prima della tappa regina del TotA quali erano le tue aspettative?

Innanzitutto dovevo vedere un po’ come rispondevano le gambe dopo il freddo e la pioggia della tappa precedente. Mi sono detto che se le sensazioni fossero state buone, avrei provato a sbloccarmi il prima possibile, per poi cercare di restare con i migliori e magari lottare per la classifica finale, e così è stato.

Il podio del TotA 2024. Lopez in mezzo a O’Connor e Tiberi
Il podio del TotA 2024. Lopez in mezzo a O’Connor e Tiberi
Come hai strutturato l’avvicinamento al Giro, cioè i giorni prima?

Dopo Tour of the Alps e Liegi, sono partito per provare un paio di tappe del Giro, la cronometro di Perugia e poi un’altra tappa nelle Marche. Infine cercherò di recuperare il più possibile e stare tranquillo, fare gli allenamenti giusti e poi partire per Torino.

Il tuo approccio al Giro quale sarà, ogni giorno sarà una scoperta o hai già delle ambizioni?

Ancora no, perché appunto è il mio primo Grande Giro e partirò da capitano per la classifica, quindi sarà un po’ una nuova esperienza e cercherò sicuramente di dare il mio meglio.

Come ti stai preparando?

Sto facendo il massimo per arrivare a questo appuntamento al 100 per cento della condizione e poi si vedrà come andrà già dalle prime tappe dato che, come tutti sappiamo, quest’anno è un percorso molto impegnativo già dall’inizio.

Durante il TotA Tiberi ha dimostrato un’ottima condizione
Durante il TotA Tiberi ha dimostrato un’ottima condizione
Senti pressione da fuori?

Ho notato che c’è un po’ più di attenzione su di me quest’anno, però devo dire che è una cosa che magari mi dà energia e mi sprona a fare bene. Di pressione per fortuna non ne sento troppa.

Dove senti di essere tra i big?

Al di là di Pogacar, penso di essere lì per giocarmela con i migliori. In questo Tour of the Alps ho capito che recupero bene e posso essere pronto giorno dopo giorno.

C’è qualcuno che ti sta dando una mano a gestire questo avvicinamento tra aspettative e responsabilità?

Devo dire che la squadra sta contando veramente tantissimo su di me, stanno facendo del loro massimo per farmi arrivare al Giro nella migliore forma e non mi stanno facendo mancare nulla, dai direttori sportivi ai compagni di squadra. Per adesso devo soltanto ringraziarli e devo dire che stanno facendo un ottimo lavoro. Starà a me ripagarli con i risultati.

Dunbar al Giro, parla Piva «Una top 5 è possibile»

22.04.2024
5 min
Salva

Scatta domani il Tour de Romandie e tra i partecipanti ci sarà anche Eddie Dunbar. L’irlandese della Jayco-AlUla è atteso protagonista all’ormai imminente Giro d’Italia. Lo scorso anno infatti è arrivato settimo nella classifica generale. Va da sé che le attese non sono banali.

Tolto Tadej Pogacar, fuori portata per il mondo intero, a meno che non ci si chiami Jonas Vingegaard, alle sue spalle la lotta è alquanto aperta. Eddie è un ragazzo in crescita, ha mordente, l’aspirazione e la maturità per fare bene. E ha anche un’ottima squadra che lo supporta, a partire dal direttore sportivo che lo guiderà nella corsa rosa, Valerio Piva.

Valerio Piva (classe 1958) è stato un corridore fino al 1991 poi diesse. Da quest’anno è alla Jayco-AlUla
Valerio Piva (classe 1958) è stato un corridore fino al 1991 poi diesse. Da quest’anno è alla Jayco-AlUla
Valerio, dunque, cosa possiamo aspettarci da Dunbar al Giro?

Io sono arrivato quest’anno in squadra e non lo conoscevo molto prima, però so che lo scorso anno è andato come è andato senza aver preparato in modo specifico il Giro. Quest’anno l’idea era di farglielo preparare come primo obiettivo, di farcelo arrivare come leader. C’è dunque tutta l’impostazione della preparazione invernale.

Però sin qui lo abbiamo visto poco, come mai?

In effetti ha avuto qualche problemino di salute. Prima l’influenza e la tosse, che gli hanno fatto saltare l’Oman, dove era previsto. In teoria poteva anche andarci, ma dopo una riunione tutti insieme abbiamo deciso che sarebbe stato meglio rimandare. Poi ha subito una caduta alla Valenciana, riportando un piccolo trauma cranico, e abbiamo cambiato ancora i programmi. 

Ecco spiegato il perché dei suoi pochi giorni di corsa sin qui…

Così ha saltato la Tirreno è andato ai Baschi e da domani sarà al Romandia. Però adesso è in tabella. Eddie, come detto, sarà uno dei nostri leader al Giro, e con lui anche Luke Plapp. Chiaramente Eddie non è il favorito, ma intanto sia lui che Plapp iniziano ad imparare come si affronta una corsa simile da leader.

Dunbar (classe 1996) a crono non è un drago, ma non è fermo per essere uno scalatore
Dunbar (classe 1996) a crono non è un drago, ma non è fermo per essere uno scalatore
Non siete i favoriti, ma si può fare bene. Aspirare ad un podio sarebbe troppo?

Il podio sarebbe un risultato eccezionale. Diciamo che una top dieci è realistica e una top cinque un grande obiettivo. Per un podio firmerei in partenza, come chiunque del resto. Però non posso dire andiamo al Giro per questo o quel piazzamento. Parliamo di un ragazzo che deve conoscere realmente le sue possibilità. Anche perché un conto è andare forte una volta e un conto è confermarsi. In più bisogna considerare una cosa.

Cosa?

Le due crono. Dunbar non va fortissimo contro il tempo, non è uno specialista e per questo dico che una top cinque sarebbe già un ottimo risultato.

Valerio, tu sei arrivato quest’anno in Jayco-AlUla e chiaramente non lo conosci a fondo, ma per quel che hai visto cosa ti è sembrato di questo ragazzo?

L’ho diretto ai Baschi e l’ho trovato un ragazzo molto tranquillo, che non si atteggia a leader. Anche perché forse deve ancora dimostrare di essere un certo tipo di leader. E anche per questo non mi sbilancio su quel che potrà fare al Giro. Di certo Eddie ha delle qualità, ma andiamoci piano. Vuol fare bene in classifica e non viene al Giro alla leggera. Abbiamo visionato, anche con altri tecnici molte tappe, alcune dopo la Tirreno, altre in occasione del Tour of the Alps. E qualcosa vedrò io prima del Giro. Andremo ad Oropa due giorni prima di Torino.

E a te che sei un direttore sportivo italiano cosa chiede Dunbar del Giro?

Sostanzialmente delle tappe e delle salite in particolare. Ma ha già corso un Giro e sa cosa aspettarsi.

Lo scorso anno Dunbar è arrivato 7°. Spesso in salita ha avuto il supporto di Zana, anche stavolta dovrebbe essere così

Lo scorso anno Dunbar (classe 1996) è arrivato 7°. Spesso in salita ha avuto il supporto di Zana, anche stavolta dovrebbe essere così
Oltre a Dunbar ci hai parlato anche di Plapp. Lui però prima della Sanremo ci ha detto che non pensa alla classifica. Quindi dov’è la verità?

E ha ragione lui. E’ un po’ lo stesso discorso di Dunbar. E’ giovane e non sa come andranno le cose. Dove potrà arrivare. Con due cronometro lunghe può fare bene. Per esempio se tiene bene nelle prime due frazioni, Torino e Oropa, magari uno come Luke può pensare alla maglia rosa con la prima crono. Ecco Plapp rispetto a Dunbar è più aggressivo. Uno devi quasi fermalo, l’altro devi spronarlo. Entrambi hanno qualche problemino di posizionamento in gruppo e nei grandi Giri non è una bella cosa per chi pensa alla classifica. Il rischio è quello di essere attaccati nel momento sbagliato. E poi ci sarà anche Caleb Ewan per le volate.

Caspita, portate una gran bella squadra…

Ma sì, lasciamoli crescere. Gli diamo questa responsabilità e se alla fine non saranno andati bene non saremo arrabbiati. Qui al Giro non portiamo il nostro numero uno, Simon Yates, e così possono fare esperienza.

Insomma Valerio, Dunbar, Plapp, Ewan… e anche Zana. Che ruolo avrà Pippo?

Non farà classifica. Filippo sarà un cacciatore di tappe. Le crono sono il suo limite, mentre ha già dimostrato di saper vincere una tappa e di andare forte in salita.

Magari uno come lui potrebbe puntare alla maglia dei Gpm?

Sì, ma non sono cose che puoi decidere prima. Anche con Caleb Ewan, che parte per arrivare a Roma, potremmo puntare alla maglia ciclamino, ma per questo tipo di obiettivi si deve valutare strada facendo. Intanto partiamo per il Giro e partiamo bene… poi vediamo. 

Thomas e la Ineos, indicazioni sulle Alpi per l’assalto al Giro

21.04.2024
6 min
Salva

LEVICO TERME – Il tempo che porta all’inizio del Giro d’Italia sta per esaurirsi e la Ineos Grenadiers ha un conto in sospeso dall’anno scorso. Un conto di 14 pesantissimi secondi pagati sul Monte Lussari al penultimo giorno. Le montagne del Tour of the Alps sono sempre state il loro terreno ideale per verificare la propria condizione psico-fisica.

Rispetto ad un anno fa – dominio di Geoghegan Hart con vittoria finale e due di tappail bilancio del team britannico è meno consistente, ma pur sempre discreto. Un successo parziale con Foss, leader provvisorio della generale nelle prime due frazioni e classifica a punti finale, oltre ad una serie di indicazioni arrivate da azioni individuali. La lunga fuga solitaria di Ganna al terzo giorno e quella in salita di Thomas all’ultimo sembrano qualcosa di molto simile a dei test in vista della Corsa Rosa. Noi siamo andati a bussare alla porte della Ineos Grenadiers e ci hanno aperto proprio Thomas e il suo diesse Oliver Cookson.

Test Giro. All’ultima tappa del TotA, Thomas (qui con Pellizzari) ha provato un allungo in salita restando in fuga per diversi chilometri
Test Giro. All’ultima tappa del TotA, Thomas (qui con Pellizzari) ha provato un allungo in salita restando in fuga per diversi chilometri

I pensieri di Sir G

L’avvicinamento di Geraint Thomas al prossimo Giro d’Italia sembra in linea con quello del 2023. Nessun acuto (la vittoria gli manca dalla generale del Tour de Suisse di due anni fa) e la consapevolezza di essere sulla strada giusta. Uno con la sua esperienza ed il suo palmares sa come ottimizzare il lavoro. Al TotA, proprio come l’anno scorso fece con Tao, è stato un gregario di lusso per Foss. Ed il quindicesimo posto finale in classifica praticamente rispecchia quello di dodici mesi fa.

«Sto bene – ci racconta il trentasettenne gallese – e più o meno sapevo di avere questa condizione. Al Tour of the Alps ho avuto buone sensazioni complessivamente e già al primo giorno dove ho chiuso sesto, lavorando per la vittoria di Tobias. Abbiamo provato a fare classifica con lui, mentre per me non era nei programmi iniziali. Al Giro mancano ancora due settimane e penso di poter crescere, arrivando nella condizione giusta. Correre il TotA mi ha fatto bene, ma ne faranno altrettanto anche un paio di giorni di riposo».

Geraint Thomas è sempre uno dei corridori più ricercati dagli appassionati di ciclismo
Geraint Thomas è sempre uno dei corridori più ricercati dagli appassionati di ciclismo

Sguardo sui punti decisivi

Tra Thomas ed il Giro c’è un rapporto decisamente conflittuale. A parte due piazzamenti oltre metà gruppo, le altre due volte dovette abbandonare. Nel 2017 centrò una moto ferma a bordo strada alla nona tappa e per le conseguenze si ritirò qualche giorno più tardi. Nel 2020 una borraccia vagante sui selciati siciliani lo buttò a terra alla quarta frazione.

Per dire quanto sia paradossale tutto ciò per Thomas, il secondo posto ottenuto l’anno scorso, perdendo il primato alla penultima tappa per una manciata di secondi nella crono in salita al Monte Lussari, è da considerarsi un grande risultato, anche se poi contestualizzandolo somiglia più ad una beffa. Tuttavia in quelle tre settimane – dove portò la maglia rosa per otto giorni – ha esorcizzato una buona parte di sfortuna.

«Nel 2023 – riprende – ho fatto un bel Giro, sono stato protagonista, ma purtroppo non è andata bene. Fa parte dello sport. Non so cosa sia mancato allora da poter fare in più quest’anno per vincere. Adesso devo pensare al percorso di quest’anno che è comunque molto duro. Potrebbe essere decisiva l’ultima settimana, come l’anno scorso e come spesso nelle grandi corse a tappe. Ma attenzione perché c’è già Oropa all’inizio».

Secondo Cookson, Ganna (qui con Garzelli) al Giro potrebbe non puntare solo alle crono, ma anche a qualche tappa mossa
Secondo Cookson, Ganna (qui con Garzelli) al Giro potrebbe non puntare solo alle crono, ma anche a qualche tappa mossa

Nei piani di Thomas e della Ineos Grenadiers ci sono ancora un paio di ricognizioni. Una sicura in questi giorni sul Monte Grappa (che verrà scalato due volte alla ventesima tappa) e poi forse proprio ad Oropa. Ma il gallese sa che si sono altri momenti chiave.

«Sicuramente le due crono – conclude – saranno molto importanti. Hanno due percorsi impegnativi, che sono adatti alle mie caratteristiche. Diciamo che complessivamente queste due crono mi piacciono molto di più, rispetto alle tre dell’anno scorso. Non dobbiamo però dimenticare che sarà fondamentale il supporto della squadra. Abbiamo tutti una buona condizione, siamo uniti e in fiducia. Questo è l’aspetto essenziale per fare un buon Giro».

Parola a Cookson

Al Tour of the Alps in ammiraglia c’erano Zak Dempster e Oliver Cookson. Abbiamo avvicinato proprio quest’ultimo per capire che indicazioni sono state tratte.

«Siamo venuti al TotA innanzitutto – analizza il diesse classe ’81 – perché è una corsa importante che ci piace e che abbiamo vinto cinque volte. Dopo il ritiro in altura volevamo vedere come stavamo. E penso che possiamo essere contentissimi per come siamo andati. Abbiamo vinto con Foss che arrivava da due anni difficili e si vede ora che sta tornando al suo livello».

Oliver Cookson, diesse della Ineos dal 2018, assieme ai colleghi sceglieranno la squadra attorno a capitan Thomas
Oliver Cookson, diesse della Ineos dal 2018, assieme ai colleghi sceglieranno la squadra attorno a capitan Thomas

«Sono stati cinque giorni utili per trovare il ritmo gara e replicare in corsa alcune situazioni che fai in allenamento. Nei primi tre ad esempio avevamo la responsabilità di lavorare perché avevamo Tobias in maglia verde, ma come avete visto abbiamo trovato un altro modo di correre proprio con l’azione di Pippo. Volevamo fare faticare anche le altre squadre, considerato anche il freddo e il brutto tempo».

«La fuga di Pippo (Ganna, ndr) – va avanti Cookson – è stata importante per lui, visto che non c’erano cronometro. E’ come se avesse messo assieme le due crono del Giro in un giorno solo. E’ andato forte. Peccato che non ci fossero altri 2-3 corridori con lui per tentare di arrivare fino in fondo. E’ stata una bella simulazione di gara, però non andrà al Giro solo per le prove contro il tempo. Abbiamo visto quello che può fare nel 2020 quando vinse con un’azione da molto lontano una tappa di montagna (a Camigliatello Silano con quasi 180 chilometri di fuga, ndr)».

Al TotA la Ineos ha raccolto una vittoria di tappa e la classifica a punti con Foss, che è in forse per il Giro
Al TotA la Ineos ha raccolto una vittoria di tappa e la classifica a punti con Foss, che è in forse per il Giro

Ultimi dettagli

La Ineos Grenadiers deve ancora decidere chi saranno gli ultimi uomini per il Giro oltre a Thomas, Ganna e altri sicuri. Foss è ancora in dubbio, il Tour de Romandie della settimana prossima darà le ultimissime indicazioni, anche in considerazione dei rivali presenti.

«Per il Giro – spiega Cookson – il capitano sarà Geraint, questa è la nostra idea, anche se vedremo dalle prossime gare se portare un eventuale vice. Dopo l’anno scorso partiamo con la voglia di vincerlo. Come avverrà non importa. Perderlo come l’ha perso lui brucia tantissimo. C’ero e l’ho vissuto da vicino quel momento. Geraint è un grande campione ed una gran persona. E’ bellissimo lavorare con lui, ha tantissima esperienza. Ma questo è il ciclismo, sport bellissimo e durissimo sotto questo punto di vista».

Thomas ha corso il Tour of the Alps in appoggio a Foss, soprattutto nei primi tre giorni col norvegese leader della generale
Thomas ha corso il Tour of the Alps in appoggio a Foss, soprattutto nei primi tre giorni col norvegese leader della generale

«Ad ogni corsa si deve correre in modo diverso – conclude – considerando qual è la concorrenza. Quest’anno c’è Pogacar e noi dovremo trovare la tattica più adatta. Quest’anno c’è anche un percorso diverso dall’anno scorso e anche questo inciderà sulla condotta di gara. Di sicuro sappiamo che Thomas ci arriverà motivato e farà tutto il possibile come sempre per vincere il Giro».

Il nuovo “Juanpe” Lopez si prende il Tour of the Alps

19.04.2024
6 min
Salva

LEVICO TERME – Esultano in due allo stesso modo sul traguardo di Viale Vittorio Emanuele. A Levico Terme, l’ultima tappa del Tour of the Alps viene vinta da Aurélien Paret-Paintre, mentre Juan Pedro Lopez (nono) conquista la generale davanti ad O’Connor e Tiberi.

La frazione finale del “TotA” è scoppiettante, meno scontata di quello che si poteva pensare. Lopez non va nel panico quando subisce gli attacchi di quasi tutti i suoi più diretti rivali, dagli uomini della Bahrain-Victorius a quelli della Decathlon-AG2R La Mondiale. Proprio guardando la concorrenza, il trionfo dell’andaluso della Lidl-Trek è tanto inatteso quanto meritato. Se la vittoria della terza frazione a Schwaz poteva apparire come il frutto di una grande giornata, la maglia verde conclusiva è la conferma della rinnovata dimensione in cui è entrato Lopez.

Le prime volte di “Juanpe”

Eravamo rimasti al Lopez conosciuto in vetta all’Etna al Giro d’Italia di due anni fa quando conquistò la maglia rosa che portò per dieci giorni. Poi di lui si erano perse le tracce per un motivo o l’altro. Sulle strade dell’Euregio si voleva mettere alla prova ed il risultato è stato strabiliante, con un pensiero per tutti e su tutto.

«E’ la mia prima vittoria in una classifica generale – racconta in conferenza stampa – pochi giorni dopo la mia prima vittoria da pro’. Sono felicissimo e se ci penso mi emoziono molto, ma non solo per me. Penso alla mia famiglia e ai miei amici. Però penso anche al nostro general manager (Luca Guercilena, ndr) che non sta attraversando un bel momento. Mi sono detto quindi che dovevo cercare di vincere anche per lui.

Il podio del TotA 2024. Lopez in mezzo a O’Connor e Tiberi (secondo nell’ultima frazione)
Il podio del TotA 2024. Lopez in mezzo a O’Connor e Tiberi (secondo nell’ultima frazione)

«Guardando l’altimetria delle tappa – prosegue Lopez – la quarta doveva essere quella più dura, invece forse a conti fatti è risultata quest’ultima. I miei avversari me l’hanno fatta sudare oggi. Sapevamo che sarebbe stata difficile, ma eravamo convinti che avremmo potuto controllare bene sulle salite. Il lavoro fatto da Carlos e Amanuel (rispettivamente Verona e Ghebreigzhabier, ndr) è stato davvero pazzesco. Devo ringraziare tantissimo la mia squadra».

Lopez ritorna a casa con altre convinzioni. «L’ho detto subito quando ho vinto a Schwaz che il territorio di questa gara è veramente fantastico per allenarsi. Forse un po’ troppo freddo per me, ma adesso è diventato perfetto (sorride, ndr). Resterà una gara che porterò per sempre nel cuore perché mi ha permesso di conquistare le mie prime vittorie. Spero di tornare al TotA nel 2025 per difendere questo successo».

Palleggi e rotta sul Giro

Sul tavolo della conferenza stampa ogni giorno c’era un pallone da calcio, simbolo della partnership del Tour of the Alps con l’FC Sudtirol di Serie B. Negli ultimi due post-tappa, Lopez ha mostrato uno scampolo di one-man show palleggiando a lungo prima di concedersi alle domande. Un segnale di un corridore sereno e in fiducia.

«In questi giorni – spiega – ho indossato la maglia verde, che ha piccole striature bianche. Ovvero i colori sociali del Betis Siviglia, la formazione per cui tifo. Ho giocato tanto a calcio da bambino ed è stato uno sport importante per me. Quest’ultima mattina il mio preparatore mi ha incitato con lo slogan del Betis e mi ha caricato tanto.

Lopez controlla la situazione sull’ultima salita. Bardet, O’Connor e Tiberi non riusciranno a staccare lo spagnolo
Lopez controlla la situazione sull’ultima salita. Bardet, O’Connor e Tiberi non riusciranno a staccare lo spagnolo

All’orizzionte c’è la corsa che lo ha lanciato al grande pubblico: «Nel 2022 ho fatto 10 giorni di maglia rosa chiudendo decimo, ma è il 2022. Adesso guardo al prossimo Giro senza pensare a quello di due anni fa. Vado al Giro per puntare a qualche tappa, quello è il mio obiettivo. Se viene la classifica tanto meglio. Dopo questa vittoria non guardo a lungo termine in questa stagione. La prima cosa che farò domani è pensare al recupero e riposare bene. Non voglio vedere troppo in là perché non sai mai cosa può succedere».

Visto da Popovych

Una delle prime mattina, avevamo incontrato Yaroslav Popovych nella zona-bus che ci raccontava del mix della sua Lidl-Trek. Una formazione composta da un paio di giovani del devo team con Cataldo a fare da chioccia e altri atleti esperti in supporto di Juanpe Lopez. Era difficile anche per il diesse ucraino fare previsioni.

Un raggiante Popovych dietro il palco. Non si aspettava un successo del genere al TotA
Un raggiante Popovych dietro il palco. Non si aspettava un successo del genere al TotA

«Sinceramente non mi aspettavo un Tour of the Alps del genere – analizza raggiante dietro il podio delle premiazioni – Siamo venuti qua con l’obiettivo di vincere qualche tappa sapendo che la corsa era molto dura. La è diventata ancora di più con la pioggia e il freddo dopo i primi giorni. Per noi questa vittoria è un sogno. Noi siamo stati sempre lì a lottare, ma Juanpe ci ha fatto vedere qualcosa di spettacolare. A Schwaz nel giorno in cui ha vinto la tappa, nel finale in radio gli gridavo “non sei tornato, sei completamente un Juanpe nuovo!”. Prima lo conoscevamo spaesato, agitato. Invece qui per come ha corso, con intelligenza e lucidità, è un altro corridore.

«Juanpe è gran chiacchierone, è molto simpatico – prosegue Popovych – è amico di tutti, parla con tutti, dal compagno di squadra all’avversario, agli autisti delle auto in gara al motociclista. Nel finale di corsa animava i propri compagni e sollecitava pure i rivali. Le classiche parole che si dicono in quei frangenti. Questa però è la dimostrazione della sua superiorità di testa e di condizione.

Lopez abbraccia Carlos Verona, decisivo nel chiudere sugli attacchi dei diretti rivali
Lopez abbraccia Carlos Verona, decisivo nel chiudere sugli attacchi dei diretti rivali

Anche Popovych è sulla stessa lunghezza d’onda di Lopez sulla condotta di gara. «Avevamo una squadra meno attrezzata rispetto alla concorrenza, ma eravamo ben preparati. Carlos oggi è andato come un treno, riscattando la prestazione di ieri dove si era perso. Stamattina avevo un po’ paura, però quando hai la maglia di leader cambia tutto. Il morale alto aiuta e ti porta almeno un 15 per cento in più di energie e motivazioni. Anche Amanuel ha fatto vedere quanto sia un ragazzo forte.

«Al Giro andremo per le tappe – ci saluta Popovych con l’ultima considerazione – Di base prepariamo la squadra per il treno di Milan per le volate, poi avremo 2-3 corridori per puntare alle tappe. Prima del Tour of the Alps Juanpe mirava alle tappe, adesso l’asticella si alza. Vediamo come andranno i primi giorni per capire cosa potrà fare e se puntare ad una buona classifica generale».