Nel mese di luglio il nome di Federico Biagini è emerso piano piano negli ordini di arrivo. Ha iniziato con un settimo posto nella prima tappa del Tour of Austria, poi è arrivata la prima vittoria di stagione al Giro della Valle d’Aosta. Infine, un quarto posto nella seconda tappa del Tour Alsace (in apertura prima del prologo iniziale, foto Vf Group-Bardiani). Risultati che hanno evidenziato una crescita importante per un corridore entrato da quest’anno nel team. Biagini ha firmato un contratto a lungo termine: un quadriennale con scadenza nel 2027. Un periodo lungo considerando che è al terzo anno da under 23. Questo vuol dire che ha la certezza di fare due stagioni da professionista con il team di Reverberi.
Luglio intenso
Una grande iniezione di fiducia, ripagata con una vittoria e con una crescita costante che lo ha portato gradualmente sotto i riflettori. In questi giorni si trova a casa, riposa e cerca di scappare dal caldo della sua Reggio Emilia, poi il 13 agosto farà le valigie per il Tour du Limousin.
«Gli anni scorsi da under 23 – racconta Biagini – avevo già vinto, ma erano gare diverse: nazionali. Un successo è sempre un bel modo per capire a che punto si è arrivati. L’ho ottenuto in una corsa difficile, dove c’erano tanti corridori forti e di primo piano della categoria, quindi è un risultato che assume un valore ancora maggiore. Era da un po’ di tempo che mi sentivo bene, dal mese di giugno. Poi il 17 di quel mese una macchina mi ha investito in allenamento, nulla di rotto ma tanto spavento. Mi sono beccato dei punti sul gomito, ma sono andato comunque al campionato italiano a crono, nonostante la ferita poggiasse proprio sulle protesi. Pochi giorni dopo ho fatto anche la tanto chiacchierata prova in linea, nella quale anche io sono stato fermato, nonostante fossi a quattro minuti dai primi».
Di fatto con la firma per la Vf Group-Bardiani sei entrato nel mondo dei professionisti, come va?
Rispetto ai due anni precedenti in cui ho corso da under 23 con due team diversi (Carnovali e Zalf, ndr) vedo una grande differenza. E’ tutto molto professionale qui, c’è la massima serietà in ogni momento. Ogni membro dello staff sa cosa deve fare e ti aiuta tanto a migliorarti. Quando mi alleno da solo a casa l’impegno che metto è sempre lo stesso, ma una volta insieme al team si vede il cambio.
Quale aspetto ti ha colpito maggiormente?
Tutto, devo dire. Gli allenamenti e le ore fatte in bici prima di tutto. Anche se, devo ammettere, da giugno ho cambiato preparatore e sono passato a David Morelli, che è di Reggio come me. Il motivo è per una maggiore comodità: mi segue ogni giorno e sono sempre in contatto con lui, ci vediamo tantissimo. Un’altra cosa che ho notato è l’alimentazione, dall’inverno ho avuto modo di parlare con il nutrizionista della squadra che mi ha dato tanti consigli e indirizzato bene.
Anche il calendario è cambiato tanto…
Rispetto agli anni scorsi sì. Ho fatto gare di maggior rilievo e anche la mia prima vera corsa a tappe. Le altre che ho corso, in passato, sono state il Lunigiana e il Giro del Veneto. A luglio di quest’anno, invece, ho corso al Giro dell’Austria, tutta un’altra cosa.
Ne hai messe in fila tre nel solo mese di luglio.
Abbiamo visto che correre in appuntamenti di più giorni aiuta a crescere, sia fisicamente che mentalmente. Mi piace come modo, ogni mattina ti svegli e sai che c’è una nuova occasione per vincere. L’aspetto più importante da curare è il recupero, non ero abituato ma ci ho preso la mano.
Inizi ad inquadrare che tipo di corridore puoi diventare?
Devo ancora capirlo fino in fondo. Per il momento mi sento completo, forte in salita, ma mi manca qualcosa nelle scalate sopra i 20 minuti. Tuttavia al Tour Alsace, nella tappa con arrivo in cima alla Planche des Belles Filles, sono arrivato nei primi venti con un un minuto e 40 secondi dal vincitore Nordhagen. In realtà dal secondo classificato ho pagato solo un minuto. E’ stata una bella prova, dalla quale si può partire a lavorare bene.
Da qua fine anno farai altre gare a tappe?
Il Limousin, poi il Giro del Friuli. A quel punto vedremo cosa deciderà la squadra. Ci sono corse che mi piacerebbe fare, anche di un giorno, come il Giro dell’Emilia, la gara di casa.
Per l’anno prossimo hai già qualche ambizione?
Non ho mai corso il Giro Next Gen, mi piacerebbe farlo. Ma non nascondo che mi piacerebbe fare anche quello dei grandi. Chiaramente sarà più difficile guadagnarsi il posto, ma l’obiettivo base è di dare sempre il massimo, poi vedremo dove arriverò.