Soudal senza Landa, cosa inventerà Bramati?

10.05.2025
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TIRANA (Albania) – Prima di venire alla crono, Bramati è andato all’ospedale per capire come stesse Landa, caduto ieri a 5 chilometri dall’arrivo. Purtroppo non gli è stato possibile vedere il corridore basco, perché l’accesso è stato permesso soltanto al medico, ma le sue rassicurazioni sono bastate per venire in corsa facendosi una ragione della cattiva sorte.

Mikel è caduto in una curva a sinistra (in apertura foto Getty Images), vedendo svanire i suoi sogni sul Giro. La diagnosi parla di frattura di una vertebra, per la quale lo spagnolo dovrà restare fermo per 4 settimane e poi iniziare la rieducazione. Quando raggiungiamo Bramati, sta raccontando l’incidente a Ivan Gotti, Ermanno Brignoli e Giovanni Bettineschi, tre bergamaschi venuti in Albania un po’ per vedere il Giro e un po’ per andare al mare. Il primo, vincitore di due Giri d’Italia. Il secondo, compagno di Pantani fino agli ultimi giorni. Il terzo, organizzatore di eventi nella sua provincia. Mikel è stato il primo a cadere, nessuna inquadratura lo ha raccontato. Ha spiegato di aver trovato un avvallamento che gli ha fatto saltellare la ruota anteriore, che si è sollevata e lo avrebbe sparato contro un palo, prima di cadere sul marciapiede. «Ormai quando cadono si rompono», sta dicendo Bramati agli amici. La magrezza è tanta, ma certi colpi fanno male a prescindere.

Ai microfoni di Jens Voigt per Eurosport e poi con noi: il racconto di Bramati
Ai microfoni di Jens Voigt per Eurosport e poi con noi: il racconto di Bramati

Bramati si è ritrovato nella stessa situazione al Giro d’Italia nel 2021 e poi nel 2023, entrambe le volte quando Remco Evenepoel tornò a casa, prima per una caduta e poi per il Covid. Il tecnico bergamasco dovette rimboccarsi le maniche e convincere il resto del team a tenere duro, resettare la mente e cercare fortuna senza il loro leader.

Caro Brama, come si fa?

Non è facile, però ci chiamano Wolfpack per un motivo ben preciso, quindi sicuramente dobbiamo motivare i corridori. Oggi c’è già un’altra tappa, dobbiamo guardare avanti e dispiace. Sappiamo che le cadute fan parte del ciclismo, però sappiamo anche che Mikel era pronto, stava benissimo. Ha fatto di tutto per arrivare pronto a questo Giro d’Italia e purtroppo lo abbiamo perso dopo una sola tappa.

Nel 2023 perdeste Remco e fu Van Wylder che per qualche tappa provò a fare classifica: qualcun altro può riuscirci?

Sicuramente vivremo giorno per giorno. Ieri nel primo gruppo dopo la caduta, non avevamo davanti nessuno. Siamo già un po’ in ritardo, però vedremo se si rientrerà in classifica. Sicuramente l’obiettivo adesso sarà guardare le tappe, cercare giorno dopo giorno di capire che giorni saranno. Se la fuga andrà all’arrivo. Cercheremo di inserire qualcuno per provare a vincere almeno una tappa.

Le crono sono già un bel banco di prova per Cattaneo, se non oggi quella di Pisa…

Mattia sta bene, ieri ha lavorato tanto. Adesso bisogna motivarli e poi sicuramente faremo il massimo possibile. Ne parleremo domani mattina nella riunione. Il motto per oggi era: carpe diem, prendere ogni momento come viene.

Gotti in visita al Giro non è passato inosservato: passaggio sul podio di partenza ieri a Durazzo
Gotti in visita al Giro non è passato inosservato: passaggio sul podio di partenza ieri a Durazzo
Sei andato all’ospedale, ma non hai visto Mikel…

Vero, volevo fargli sentire che gli siamo vicini. Adesso bisogna cercare di tenerlo su di morale, affinché recuperi al più presto. Ha da poco rinnovato il contratto e siamo davvero contenti che resti con noi, è il massimo. Questo gli darà la tranquillità per recuperare nel modo giusto. Ma adesso vado, devo seguire Garofoli nella crono…

Proprio lui, poi ti lasciamo, che cosa potrà fare in questo primo Giro?

E’ motivato, era qui per aiutare. Gli ho parlato stamattina, è venuto qui con me alla partenza e gli ho parlato. Ci saranno delle tappe anche per lui, penso che potrà fare qualcosa di bello in questo Giro.

Evenepoel ha mandato qualche messaggio nella chat di squadra?

L’altro giorno ha mandato il suo in bocca al lupo e sicuramente dopo la caduta di ieri scriverà qualcosa. Non è bello vedere quando un compagno cade e sicuramente nei prossimi giorni ci tirerà su di morale.

La Polti nella crono con un manubrio segreto

10.05.2025
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TIRANA (Albania) – L’ultimo giorno di allenamento alla vigilia della prima tappa, i corridori del Team Polti-VisitMalta l’hanno dedicato a un’uscita di due ore sulla bici da crono e sono stati forse gli unici. Hanno trovato una strada con l’asfalto decente e hanno fatto avanti e indietro fino a completare la distanza desiderata. Il dettaglio curioso prima che partissero era la presenza attorno alle loro biciclette di Fabio Guerini e Davide Guntri: gli uomini di Deda Elementi che dallo scorso inverno si è messa al lavoro per la squadra di Basso e Contador.

Casualmente, avevamo incontrato Guntri anche nel ritiro di dicembre della Polti a Oliva, quando la collaborazione con l’azienda cremonese era ancora da definire e ci fu proibito di fare foto. Oggi che il discorso è andato avanti e quella protesi manubrio è qui, il risultato sarà sotto gli occhi di tutti a partire dalle 13,54 quando Giovanni Lonardi scatterà dal blocco della crono.

Il Team Polti-VisitMalta è pronto per partire: siamo alla vigilia del via del Giro
Il Team Polti-VisitMalta è pronto per partire: siamo alla vigilia del via del Giro

Tester Maestri

La necessità della Polti era avere una protesi manubrio da crono personalizzata per ciascun corridore. Il risultato del lavoro ha il nome di Jet Hydro: è made in Italy, è in alluminio idroformato ed è stata sviluppata da Deda Elementi con la grande collaborazione di Mirco Maestri. Il corridore di Guastalla, che lo scorso anno conquistò l’oro europeo nel Mixed Relay, ha fatto da tester e con lui abbiamo raccolto una prima base di informazioni. Le regolazioni possibili riguardano l’inclinazione della torretta e delle protesi stesse, disponibili in due lunghezze, che possono essere registrate anche sul piano orizzontale e nell’avanzamento.

«Curando molto le crono negli ultimi due anni – spiega Maestri – ho notato che ci sono dettagli ormai fondamentali. Con questa nuova protesi, riusciamo ad avere comfort e aerodinamica. Sono andato tante volte in azienda e ci abbiamo lavorato insieme. Con Davide (Guntri, ndr) mi trovo benissimo e penso che abbiamo trovato la giusta soluzione per ogni tipo di atleta, dato che la protesi è adattabile a ogni tipo di braccia e avambracci. Ho parlato di comfort e prestazione perché ci sono crono che durano più di mezz’ora e restare in posizione diventa difficile. Quindi avere una protesi performante, ma anche comoda aiuta tanto».

Segmenti in alluminio idroformato: leggerezza e made in Italy: è la nuova Jet Hydro di Deda Elementi per il Team Polti
Segmenti in alluminio idroformato: leggerezza e made in Italy: è la nuova Jet Hydro di Deda Elementi per il Team Polti

Protesi su misura

Quando nel ritiro di dicembre del Team Polti assistemmo ai ragionamenti fra Guntri, i corridori e i meccanici, uno degli scogli più duri da superare sembrava la possibilità di stare con la protesi nei limiti delle misure imposte dall’UCI. Si ragionava sull’inclinazione della protesi che a sua volta incide sulla lunghezza. Sul tavolo c’erano tutti i pezzi che compongono Jet Hydro, a sua volta regolabile grazie a una serie di registri.

«E’ una protesi che viene fatta su misura – conferma Maestri – quindi riusciamo ad arrivare al limite per ciascun corridore. Sono percentuali di miglioramento che sembrano minime, ma su una performance di parecchi minuti aiutano parecchio. Io credo di aver trovato la posizione adeguata o quantomeno la migliore possibile per stare nei parametri. Sabato (oggi, ndr) farò la prima crono al massimo e poi anche la seconda. Ormai è diventata la mia specialità».

Guntri e Maestri si scambiano le ultime opinioni prima che l’emiliano parta per l’allenamento con il Team Polti
Guntri e Maestri si scambiano le ultime opinioni prima che l’emiliano parta per l’allenamento con il Team Polti

Alluminio vs carbonio

Il tempo di sistemare gli ultimi dettagli sulle Jet Hydro, poi Davide Guntri ci ha raggiunto. Dice Fabio Guerini che è stato lui a credere più di tutti nel progetto e se lo è portato avanti con convinzione e caparbietà.

«Il progetto è partito proprio da Oliva – annuisce Guntri – mentre Mirco (Maestri, ndr) è stato quello che ci ha dato i feedback per le ultime modifiche e lo sviluppo dei grip e dei poggia gomiti. L’esigenza di partenza era trovare un prodotto fatto totalmente in Italia, discostandoci dal produrre per forza ogni cosa in Oriente. Un prodotto italiano che fosse anche top di gamma. Volevamo far capire che non esiste solo il carbonio, ma c’è anche l’alluminio. E che l’alluminio può avere dei pesi molto contenuti perché i tubi con cui sono fatte le protesi sono idroformati e li facciamo noi in casa.

«Penso che siamo l’unica azienda in Italia che idroforma i tubi e Polti ci sta dando una grande mano per andare avanti. Questo è un grosso progetto. Sono idroformature di due lunghezze differenti. Abbiamo le stesse lunghezze della Jet, cioè la S e la M. In questo caso abbiamo la Jet Hydro S e la M. I pad e i grip sono totalmente fatti da noi in stampa 3D, quindi customizzati per ogni corridore. Ecco il grande vantaggio di questa protesi».

I pad e i grip del Jet Hydro per il Team Polti sono stampati in 3D nella sede di Deda Elementi
I pad e i grip del Jet Hydro per il Team Polti sono stampati in 3D nella sede di Deda Elementi

Solo su misura

Mentre i corridori si allontanavano, il discorso è andato avanti tornando proprio al tema delle misure UCI che tanto hanno dato da lavorare ai tecnici di Deda e ai biomeccanici della Polti-VisitMalta.

«Riusciamo a stare dentro tutte le misure – spiega Guntri – perché le sviluppiamo noi. Prendiamo la misura della vecchia bici e della vecchia posizione e con un programma creato in azienda con Stefano Rossi, il nostro disegnatore, sviluppiamo anche l’angolo della torretta. Potrebbe essere di 15-20-25-30 gradi, in modo da sfruttare l’angolo maggiore che il corridore può utilizzare nella sua categoria. Le torrette sono in alluminio, un pezzo unico. La nostra paura era quella che, avendo delle torrette abbastanza alte, potessero svettare nel punto superiore, perché quando vai a crono tiri molto con l’esterno. Invece Mirko ci ha detto che era tutto a posto. E così siamo partiti, spingendo forte sull’alluminio».

Ultime regolazioni prima dell’allenamento che serve anche a trovare il feeling con la bici da crono
Ultime regolazioni prima dell’allenamento che serve anche a trovare il feeling con la bici da crono

Lo bisbigliano e non fanno nomi. Pare che una squadra WorldTour si sia mostrata interessata a Jet Hydro e abbia chiesto di provarlo. Se andasse in porto, Deda Elementi potrebbe anche prendere in considerazione di creare delle protesi fisse, senza possibilità di regolazione: su misura per ciascun corridore. Fisse, una volta trovato il giusto assetto.

Tirana incorona Pedersen: la tappa e la prima maglia rosa

09.05.2025
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TIRANA (Albania) – Avevate un piano ed è andata alla perfezione? Pedersen sorride, fasciato della maglia rosa ed è di ottimo umore. «Sai, quando vinci – dice – è il piano che funziona alla perfezione. Quindi sì, oggi avevamo un piano chiaro, volevamo fare la gara dura e tutto ha funzionato. La squadra ha lavorato bene ed è bello dare loro la vittoria».

Mads vs Wout

Il danese della Lidl-Trek ha vinto la prima tappa del Giro d’Italia, partita dalla spiaggia di Durazzo e arrivata nel cuore di Tirana. La sua squadra ha fatto un forcing notevole sull’ultima salita del circuito, con il contributo eccellente di Ciccone. E nella volata che lo ha visto protagonista, Pedersen ha anticipato di mezza ruota Van Aert. Ha cercato di staccarlo (vanamente) in ogni modo. In cima alla salita si è voltato per due volte, perché Vacek gli aveva dipinto il belga in difficoltà. Ma Wout è stato furbo e si è gestito bene per arrivare fresco alla volata. Solo che la freschezza non è stata sufficiente per battere il danese.

«Non ero sicuro che avrei vinto – dice Pedersen – non è mai scontato. Ci sono tanti corridori forti in questo gruppo e sono tutti qui in ottima forma. Quindi, potrebbe essere controproducente sentirsi sicuri di vincere al via della corsa. Devi affrontarla con rispetto, credere in te stesso e poi credere nella tua squadra. Ed è quello che ho fatto oggi. Volevamo mantenere un ritmo molto elevato perché nessuno scattasse ed è per questo che “Cicco” ha preso il comando. Perché quando lui va così forte, bisognerebbe togliersi il cappello di fronte a chiunque volesse attaccare. In più, i corridori della generale non avrebbero vinto il Giro oggi, per cui hanno lasciato fare. Ma davvero sarei stato sorpreso se qualcuno fosse riuscito ad attaccare».

Il lavoro di Ciccone in salita ha sfiancato i velocisti, mentre Pedersen stava bene a ruota
Il lavoro di Ciccone in salita ha sfiancato i velocisti, mentre Pedersen stava bene a ruota

La grinta di Ciccone

L’Albania ha accolto il Giro con inatteso calore, anche se a Tirana il traffico è impazzito. Ci hanno chiesto la differenza fra il pubblico italiano e quello di qui. Ci siamo guardati intorno e abbiamo risposto che i tifosi italiani, al passaggio chiamano i corridori per nome. Qui invece urlavano, incuriositi dall’evento. Stamattina alla partenza Paolo Mei intratteneva il pubblico spiegando come funzioni il Giro d’Italia, segno che si sta seminando in un terreno ancora incolto. Eppure anche il pubblico albanese ha applaudito quando in testa al gruppo è passato Giulio Ciccone e si è messo a fare il forcing.

L’abruzzese l’abbiamo fermato dopo il controllo sulla sua bicicletta. Un bel sorriso e il tono soddisfatto di quando le cose vanno nel modo giusto. La sensazione che abbia dovuto lavorare più del necessario resta nell’aria, ma era la prima tappa del Giro e le energie erano per tutti fresche e desiderose di esplodere.

«E’ stata tosta – ha detto pieno di orgoglio – però abbiamo visto subito che Mads oggi aveva una gamba super. E quando lui sta bene in salita, più la facciamo forte e più è contento perché i suoi avversari fanno fatica. Con Mads c’è un rapporto speciale, tante volte è lui il primo a mettersi a disposizione, per cui aiutarlo è stato il minimo. Quando ha smesso di tirare Carlos (Verona, ndr), sapevo che bisognava fare una progressione a tutta, fino in cima. Come ho detto non sono qui per nascondermi. La mia condizione è buona e vogliamo ottimizzare ogni tappa. Oggi eravamo qui con un obiettivo e l’obiettivo l’abbiamo raggiunto. Domani c’è la crono e voglio farla bene per testarmi un po’ e poi vedremo giorno per giorno».

Pedersen e la rosa

Mads Pedersen è uno tosto ed è un grande corridore. Ieri pomeriggio, poco prima della conferenza stampa dei migliori, Stefano Diciatteo – coordinatore dell’ufficio stampa del Giro – si è lasciato scappare una battuta: «Manca proprio quello che vincerà la tappa e prenderà la maglia rosa. Ma ci hanno detto di chiamare un corridore per squadra e abbiamo preferito portare Ciccone». Scelta giustificata, però mai previsione fu più azzeccata e oggi Pedersen ha presentato il conto.

«Quando inizi con una vittoria nella prima tappa – sorride – non puoi stare lì a goderti i 20 giorni successivi. Quindi siamo qui per continuare a impegnarci e vincere il più possibile. Abbiamo fame di altro e se mi chiedete chi ci sarà domani qui dopo la crono, vi rispondo che potrei esserci nuovamente io. Farò di tutto per onorare la maglia. Abbiamo lavorato duramente per essere in forma in questa gara, per cui una sola vittoria non ci basta. Non ero esattamente un bambino che guardava le gare in televisione, ma so che questa maglia rosa è speciale. Il Giro è una delle corse più importanti al mondo e per me essere qui è la ciliegina sulla torta».

Dopo l’arrivo, Ciccone soddisfatto per la vittoria del compagno e ambizioso per quanto riguarda sé
Dopo l’arrivo, Ciccone soddisfatto per la vittoria del compagno e ambizioso per quanto riguarda sé

Giorno per giorno

Anche Ciccone, come detto, vuole fare una bella cronometro e quando gli abbiamo chiesto in che modo si aspetta che continui il suo Giro, ha risposto con la solidità del campione navigato. Quello che di fatto ormai è.

«La mia condizione è buona – ha detto – era il primo giorno ed è difficile trovare subito le buone sensazioni, però devo dire che è andata bene. Non mi nascondo, l’ho già detto ieri che voglio fare quello che mi riesce meglio. Cioè vivere alla giornata, divertirmi, attaccare e vincere. E farò questo giorno per giorno, non voglio tirarmi indietro. Quando c’è da lavorare come oggi, lo faccio. E quando c’è da provare a vincere, ci proverò. Mads è un leader eccezionale, tra noi c’è molta intesa. Basta uno sguardo e sappiamo quello che dobbiamo fare».

Quarto nella volata, Francesco Busatto ha conquistato la maglia bianca. Un bell’incentivo, al primo Giro
Quarto nella volata, Francesco Busatto ha conquistato la maglia bianca. Un bell’incentivo, al primo Giro

Nibali non ha cent’anni

Il cuore, dice Pedersen, batte al Nord. Per cui il fatto di aver vinto la tappa e preso la maglia non è paragonabile alla gioia per aver vinto la terza Gand-Wevelgem. Eppure il rispetto che mostra nel parlare del Giro dipinge la sua umiltà e la sua concretezza.

«Le classiche sono qualcosa di completamente diverso – dice – e sapete che il mio cuore è lassù. Ma anche vincere in un Grande Giro è speciale e, come ho detto, quando indossi una maglia come questa, diventa ancora più bello. Quindi non starò qui a fare paragoni: sono due cose diverse e mi rendono entrambe orgoglioso».

E quando gli viene chiesto se la maglia rosa evochi in lui immagini del ciclismo del passato, che ha più volte ammesso di non conoscere, Pedersen risponde con l’arguzia che spesso mette in mostra nelle sue interviste.

«Non ho grandi ricordi di maglie rosa del passato – sorride – ho qualche memoria con Nibali, ma non è passato così tanto. Vincenzo non ha ancora 100 anni, quindi era ancora ai miei tempi. Ho anche corso con lui e non ricordo che sia accaduto così tanto tempo fa…».

La corsa rosa, la numero 108 della serie, deve salutare Mikel Landa, caduto in una curva a 5 chilometri dall’arrivo, e Bouchard. Il basco della Soudal-Quick Step è stato portato all’ospedale per accertamenti. Domani la crono, il Giro d’Italia è finalmente iniziato.

Il cammino tortuoso di Oldani: al Giro con la grinta di sempre

09.05.2025
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Il Giro d’Italia di Stefano Oldani parte con le buone certezze portate dal settimo posto di Francoforte poco più di una settimana fa. La vigilia della Corsa Rosa per il milanese del team Cofidis è passata con una sgambata, un pranzo veloce e gli ultimi preparativi che il Giro porta con sé. Uno sguardo alla bici, i ritocchi con i meccanici, il colloquio con il nutrizionista e altre piccole cose. La sera arriva presto e quasi non ci si accorge che sta per iniziare la corsa più importante dell’anno, almeno per Oldani. 

«Fin da dicembre il Giro è stato evidenziato come obiettivo principale della stagione». Racconta dall’altra parte della cornetta mentre la linea va e viene, la partenza dall’Albania è anche questo. «Insieme alla squadra avevamo inserito delle tappe intermedie ma l’infortunio di inizio anno ha richiesto tanto tempo per essere riassorbito al meglio».

Stefano Oldani alla partenza della prima tappa del Giro, il sorriso è tornato sul suo volto dopo un periodo difficile
Stefano Oldani alla partenza della prima tappa del Giro, il sorriso è tornato sul suo volto dopo un periodo difficile

Frattura, ancora

Alla fine del 2023 avevamo raccontato della voglia da parte di Stefano Oldani di mettersi in gioco in una realtà diversa. Lasciare la Alpecin per la Cofidis aveva il sapore di una scommessa su se stesso e sulle proprie qualità. La caduta e la frattura dello scafoide qualche mese dopo aveva rallentato il processo, che però non si è fermato. 

«Questo gennaio però – racconta ancora Oldani – la cattiva sorte ci ha messo ancora lo zampino. Alla prima gara della stagione, il 25 gennaio, sono caduto in coda alle ammiraglie e mi sono dovuto fermare ancora. E’ stato uno stop lungo che ha richiesto tanta pazienza e un po’ di freddezza. In prima battuta sembrava un infortunio più semplice, la diagnosi iniziale recitava: frattura del radio».

Ma così non è stato…

La sera stessa della caduta ho scritto al chirurgo che mi ha operato lo scorso anno (il dottor Pegoli, ndr). Appena ha visto la lastra ha capito che non si trattava solamente di una frattura del radio, ma l’osso era rotto in tre punti diversi. Inoltre, come se non bastasse, si è notata anche una frattura dell’ulna e dello scafoide. Praticamente cinque fratture al posto di una

Già avevi capito la gravità dell’infortunio?

Sì. Il decorso post operatorio è stato difficile e ha aggiunto ulteriore consapevolezza che non sarebbe stata una passeggiata. Nonostante fossi sotto antidolorifici mi svegliavo in piena notte in preda al dolore. Lo scorso anno con la frattura dello scafoide non avevo sofferto così tanto. 

Il rientro in corsa è arrivato due mesi dopo al GP Indurain prima e al Giro dei Paesi Baschi poi
Il rientro in corsa è arrivato due mesi dopo al GP Indurain prima e al Giro dei Paesi Baschi poi
Anche perché in gruppo ti abbiamo rivisto a inizio aprile.

Sono stato completamente fermo per tre settimane, dovevano essere due ma appena ho cominciato a fare i rulli ho avuto un virus gastrointestinale forte. Sono stato anche una notte in ospedale. Insomma, sono risalito in bici con costanza praticamente un mese dopo l’infortunio. Nel frattempo facevo tutto con il tutore.

Una ripresa davvero lenta, come mai?

La frattura dell’ulna non permetteva di inserire una placca. Quindi i legamenti dovevano rinforzarsi in autonomia e per farlo ci vogliono, in media, sei settimane. Sono tornato in gara al Gran Premio Hindurain e poi al Giro dei Paesi Baschi. Il mio allenatore (Luca Quinti, ndr) è stato bravo a capire come resettare tutto in vista del Giro d’Italia. Dopo le corse in Spagna sono stato due settimane in altura a Sierra Nevada.

Prima della Corsa Rosa un passaggio alla Eschborn-Frankfurt con un settimo posto a dare morale e fiducia
Prima della Corsa Rosa un passaggio alla Eschborn-Frankfurt con un settimo posto a dare morale e fiducia
Sei sceso ed è arrivato il settimo posto di Francoforte, quanto conta quel risultato?

Dal punto di vista pratico non troppo, mentalmente tanto. Non partivo con l’obiettivo di fare bene ma di capire come stessi. E’ stato un periodo difficile dove per tanti giorni ho avuto una routine delicata: allenamento e poi cure e fisioterapia. Mi alzavo presto la mattina e tornavo a casa alle 21. 

Il Giro lo guardi da dicembre, hai segnato qualche tappa?

Non mi piace pensare troppo a lungo termine, specialmente in corse a tappe di tre settimane. Ho visto che ci sono tante tappe miste e questo mi fa pensare che di occasioni ne avrò. Guarderò giorno per giorno l’evoluzione della corsa. Essere al Giro è sempre bello, mi torna in mente la vittoria di Genova ed essere qui in buona forma mi trasmette tranquillità. 

Facciamo anche a te la stessa domanda fatta a Zanatta: torni dal Giro felice se…

Vinco una tappa.

Best Western Hotels & Resort, il partner giusto per il Giro d’Italia

09.05.2025
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Best Western Hotels & Resorts ha quest’anno inaugurato una nuova stagione all’insegna del turismo sportivo e sostenibile grazie alla propria partnership ufficiale con il Giro d’Italia, che ha preso il via proprio oggi dall’Albania per concludersi il 1° giugno a Roma, e con il Giro d’Italia Women, dal 6 al 13 luglio. Questa collaborazione strategica non solo rafforza il legame tra ospitalità e ciclismo, ma punta a rilanciare il turismo locale lungo le tappe della corsa più iconica d’Italia.

Villa Tacchi si trova a Villalta di Gazzo in provincia di Padova
Villa Tacchi si trova a Villalta di Gazzo in provincia di Padova

Ospitalità per chi viaggia su due ruote

Grazie alla sua rete capillare costituita da oltre 170 hotel in Italia e a Malta, il gruppo Best Western è perfettamente strutturato per offrire accoglienza di qualità ad atleti, squadre, giornalisti e appassionati che seguiranno ogni tappa dell’evento.

«Siamo estremamente orgogliosi di essere divenuti Official Partner del Giro d’Italia – ha dichiarato Sara Digiesi, CEO di BWH Hotels Italia & Malta – un evento che non solo celebra l’eccellenza sportiva, ma offre un’opportunità straordinaria per promuovere il turismo e valorizzare le bellezze del nostro Paese. Con la nostra rete di strutture, siamo il partner ideale per accompagnare il prestigioso evento itinerante, accogliere turisti, appassionati di ciclismo e professionisti del settore. Offrendo un’ospitalità di qualità e invitando a scoprire i nostri territori, ben oltre la durata dell’evento stesso. Il Giro d’Italia, vissuto da Official Partner, sarà per noi un’occasione unica di networking. Ci permetterà di incontrare i nostri ospiti nelle diverse tappe, gli albergatori e i partner locali e di valorizzare e promuovere il percorso e le sue eccellenze.

«Crediamo nel legame tra sport, turismo e ospitalità e investiamo per rafforzarlo. Celebrando le straordinarie imprese di atleti e atlete. Promuovendo il nostro patrimonio naturalistico e culturale. Supportando così la crescita delle nostre strutture, che godranno di nuova visibilità, nuovo appeal e flussi incrementali».

Bike Hotel BWH: vacanza ideale per ciclisti

All’interno dell’offerta Best Western Hotels & Resorts sono riconosciuti numerosi Bike Hotel, strutture con servizi dedicati per l’accoglienza di chi ama esplorare l’Italia in bicicletta. Ogni singolo Bike Hotel garantisce comfort, funzionalità e servizi su misura a chi sceglie il cicloturismo come modalità di viaggio attivo e sostenibile. Ogni Bike Hotel del gruppo Best Western è in grado di offrire: parcheggio sicuro e custodito per la bicicletta. Noleggio bici ed e-bike su richiesta. Kit di riparazione con attrezzi a disposizione in hotel. Contatti diretti con ciclo officine per assistenza. Colazione energetica con prodotti selezionati per chi pedala o viaggia in moto. Mappe aggiornate dei percorsi locali e itinerari consigliati. Bottiglia d’acqua di benvenuto per iniziare il viaggio con la giusta idratazione.

In aggiunta, ciascuna struttura propone dei “Pacchetti Bike” personalizzati, prenotabili online o tramite email dopo la conferma del soggiorno su www.bestwestern.it Questi pacchetti includono servizi extra per rendere il viaggio ancora più semplice e piacevole. Come il late check-out, snack e pocket lunch per le uscite in bicicletta e servizio lavanderia per l’abbigliamento tecnico.

Il Giro d’Italia sarà nuovamente il consueto bagno di folla, esserne partner significa entrare nei cuori della gente
Il Giro d’Italia sarà nuovamente il consueto bagno di folla, esserne partner significa entrare nei cuori della gente

Turismo sportivo: volano per l’economia

I dati parlano chiaro: il ciclismo è una leva potente per la promozione del territorio. Secondo il report di Banca Ifis sull’edizione 2023 del Giro d’Italia, l’evento ha generato un impatto economico complessivo di 2 miliardi di euro, coinvolgendo oltre 9,4 milioni di persone. Di questi, 600.000 spettatori sono tornati nei luoghi visitati nei 12-18 mesi successivi.

Questo dimostra quanto eventi sportivi di rilievo possano trasformarsi in opportunità concrete per il turismo, contribuendo a far scoprire nuove destinazioni e a creare esperienze di viaggio uniche.

La conclusione a Roma sarà uno dei momenti più suggestivi del Giro d’Italia
La conclusione a Roma sarà uno dei momenti più suggestivi del Giro d’Italia

Viaggio tra natura, cultura e ospitalità

Con la rete dei Bike Hotel Best Western sarà dunque possibile costruire un itinerario su misura attraverso le meraviglie dell’Italia. Dalle ciclovie del Veneto all’Appennino, passando per i borghi storici del Centro Italia e le strade panoramiche della costiera campana e della Sardegna. Toccando anche i dintorni delle principali città italiane come Roma, Milano, Venezia e Torino. Ogni singola tappa diventerà così un’occasione per vivere la natura, la gastronomia e l’autenticità dei territori italiani.

Che tu sia un atleta in cerca di nuove sfide, un viaggiatore curioso oppure un semplice ciclista appassionato, grazie alla rete Best Western Hotels & Resorts sarà possibile trovare strutture accoglienti e attrezzate. Per rendere ogni singolo giorno di viaggio veramente speciale.

Best Western Bike Hotel

La Tappa Bartali, la nipote Gioia racconta nonno Gino

09.05.2025
6 min
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Il prossimo 18 maggio il Giro d’Italia affronterà la Gubbio-Siena, nona frazione. Sarà questa la Tappa Gino Bartali. L’immenso, l’Intramontabile, come veniva chiamato, ha una tappa a lui dedicata dal 2000. Quest’anno ricorrono 25 anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 5 maggio di quell’anno.

Bartali è stato uno dei giganti del pedale. Un mito in carne ed ossa. Partendo da questa frazione, abbiamo voluto parlare di lui con sua nipote Gioia, per ricordare l’uomo, il nonno, oltre che il campione. E sapere cosa rappresenta per lei questa commemorazione così speciale.

La Tappa Bartali del prossimo 18 maggio: Da Gubbio a Siena, 181 km
La Tappa Bartali del prossimo 18 maggio: Da Gubbio a Siena, 181 km
Gioia, quante cose ci sarebbero da raccontare su suo nonno. Iniziamo parlando della Tappa Bartali del Giro…

Mi ricordo che qualche anno fa a premiare la tappa Bartali ci fu Vittorio Adorni, che conoscevo già ed era una persona bravissima. Gli scrissi un messaggio, una battuta come per dire: ci sei tu, non ci sono io! Io ho avuto il privilegio di premiare la tappa Bartali nel 2018, a Gerusalemme. Quando il Giro partì da Israele ci furono grandi onori per il nonno. Fu una grandissima emozione, anche per il contesto.

Ricordiamo che Gino fu nominato Giusto tra le Nazioni per il suo impegno durante la Seconda Guerra Mondiale…

Per me fu un privilegio e mi auguro che presto ci sia l’opportunità di presiedere nuovamente a questa premiazione. Portare il ricordo e la memoria di mio nonno non è il mio lavoro. E’ qualcosa che faccio per la passione che mi lega a lui.

Come è nata l’idea della Tappa Bartali?

Come si suol dire, l’abbiamo scoperto dai giornali. Non c’è stata una comunicazione ufficiale alla famiglia, ma credo sia comunque bellissimo.

Quest’anno la tappa Bartali è in Toscana, come è successo spesso. C’è un criterio per sceglierla o dipende solo dalla geografia?

Sinceramente non conosco la dinamica con cui viene stabilita la tappa Bartali, ma è indubbio che una tappa in Toscana significa celebrare il suo amore per la sua terra. Nonno Gino era innamorato di Firenze. Aveva anche una casa a Siena. Magari non mi immagino una tappa Bartali in Piemonte a casa di Coppi! Ricordo un’intervista in cui disse: «Io sono e mi sento italiano, quindi preferisco pagare più tasse, però voglio restare qui». Firenze era il suo mondo, la sua storia, le sue origini.

Gioia indica il nome di Gino nella lista dei Giusti a Gerusalemme
Gioia indica il nome di Gino nella lista dei Giusti a Gerusalemme
Ha nominato Firenze, da dove è partito il Tour de France l’anno scorso. Abbiamo parlato con Prudhomme e sembrava colpito dalla figura di Bartali. I francesi l’hanno celebrato più di noi?

E’ andata sicuramente benissimo per quanto riguarda la figura del nonno, un po’ meno per quanto riguarda il coinvolgimento. Ho comunque fatto un intervento a piazzale Michelangelo dove ho detto che il nonno ha ancora tanto da dare. Sono passati 25 anni dalla sua scomparsa, ma il suo ricordo è in crescendo. Prima era mio padre Andrea, figlio primogenito, a portarlo avanti…

Chiaro…

E nel tempo questa memoria è cresciuta. C’è gente che mi dice: «Ho la foto di tuo nonno». «Ho l’autografo di Bartali». Chi mi invia poster… Il tramandarsi continua, di generazione in generazione. Una memoria che ha avuto un inizio, ma non vedo una fine. Mi parlano spesso anche della foto dello scambio della borraccia.

E lei cosa risponde?

Che tra i due c’era un enorme rispetto e una grande amicizia anche fuori dalla bici. Nonno diceva che lo sport senza solidarietà era inutile. Quella foto li ritrae con la borraccia tra le mani, ma mi ha detto che tante volte se l’erano scambiata. Non importava chi la dava a chi. Diceva che Fausto era una delle persone più corrette. Nonno soffriva molto gli sgarbi, le cattiverie… anche quelle scritte dai giornali. Leggeva tutto. Quando partì per il Tour del ’48 i titoli dei giornali scrivevano: Gino il vecchio.

Che poi quel Tour lo vinse…

Ha subito certe cose e da toscanaccio verace ci stava male. Riguardo a Coppi va detto anche che la stampa ha enfatizzato tanto quella rivalità. Bisognava tenerla viva, specie con due personaggi così grandi. Di buono c’è che anche noi, nipoti e figli, siamo diventati amici. Ho un bellissimo rapporto con Faustino e Marina Coppi, e anche con la pronipote di Girardengo, Michela.

Maggio 2018, Gioia Bartali premia Tom Dumoulin, per la prima volta è lei a celebrare la tappa dedicata a suo nonno
Maggio 2018, Gioia Bartali premia Tom Dumoulin, per la prima volta è lei a celebrare la tappa dedicata a suo nonno
Quando si è resa conto da bambina di avere un nonno così importante? C’è un momento preciso?

Sono cresciuta con la consapevolezza del suo personaggio. L’ho toccata con mano. Magari si andava in un ristorante e la gente lo salutava, gli stringeva la mano, o tutto il locale si alzava per applaudirlo. Per una ragazzina queste cose fanno effetto. E io ero un po’ vergognosa!

E ora continua a portare avanti il suo ricordo…

Quando partecipo a eventi dedicati al nonno, parlo da nipote. Non porto mai un testo scritto. Il Gino Bartali corridore lo conoscono. Io porto l’uomo, il nonno. Racconto il mio affetto.

Le è mai capitato che le raccontasse di una corsa?

No, però per caso, all’inizio degli anni ’90 sono andata a trovare lui e mio padre che seguivano il Giro d’Italia. C’era una tappa da Porto Sant’Elpidio a Sulmona e mi sono ritrovata in macchina con il nonno a percorrerla. La gente lo salutava ovunque. Mi disse: «Guarda ti faccio vedere come facevo le traiettorie in discesa». Quel giorno mi disse anche un’altra cosa: «Di me parleranno più da morto che da vivo».

E lei?

Mi misi a ridere, non capivo bene. Secondo me lui aveva la consapevolezza di aver fatto del bene, mi riferisco chiaramente al periodo della Guerra. Lo fece senza nulla in cambio, rischiando la vita per salvare persone che non conosceva. Era un cattolico fervente, un cristiano vero. Devoto a Santa Teresina del Bambin Gesù. Era un terziario carmelitano. Il suo progetto era quello di arrivare in paradiso. E’ stato seppellito solo con il mantello dei Terziari Carmelitani, senza tasche. Come a dire che non possiamo vivere solo per arricchirci, per accumulare.

Sarà uno spettacolo anche tra gli sterrati quello della prossima Tappa Bartali. Qui Pidcock alla Strade BIanche in una cornica di pubblico di altri tempi
Sarà uno spettacolo anche tra gli sterrati quello della prossima Tappa Bartali. Qui Pidcock alla Strade BIanche in una cornica di pubblico di altri tempi
A suo nonno sarebbe piaciuto questo ciclismo di oggi? Ci sono corridori che fanno imprese d’altri tempi…

Non so, lui ha vissuto un ciclismo del tutto diverso. Non credo si sarebbe rivisto in quello attuale. Era un altro mondo: c’era gente che faceva 100 chilometri in bici solo per raggiungere la gara. So però che ha dato consigli a tantissimi corridori, anche a Bugno e Chiappucci. Ma ripeto: era un ciclismo diverso. Mio nonno anche quando si allenava, scriveva a mia nonna, Adriana, il suo grande amore.

Che storie…

Circa 200 lettere, stupende. Mia nonna le ha conservate con cura. Lui le scriveva quando era via per le gare o per allenarsi. Attraverso quelle lettere ho conosciuto un lato di mio nonno che ignoravo: un Gino romantico, uomo di fede. Scrisse anche una lettera al cardinale Elia Dalla Costa per dirgli che avrebbe smesso di correre. In quella lettera diceva che la bicicletta era ciò che più lo avvicinava alla preghiera. Io penso sempre che mio nonno fosse un piccolo contadino che ha seminato. E noi oggi stiamo raccogliendo i suoi frutti.

E quella memoria infinita, no?

Esatto!

Van Aert, la 1ª tappa per decifrare l’enigma della condizione

09.05.2025
4 min
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TIRANA (Albania) – E’ come se di colpo non gliene andasse bene più una. Anche l’avvicinamento al Giro d’Italia di Wout Van Aert è stato condizionato da un malanno che lo stesso belga ha raccontato sin dal primo impatto con i media alla presentazione delle squadre. E se è vero che a quelli che vincono non succede mai niente – dai problemi di salute alle più banali forature – bisogna riconoscere che al belga quest’anno le cose stanno andando parecchio storte. Così da vincitore predestinato della prima tappa e prima maglia rosa, Van Aert si trova ora alle prese con qualche dubbio di troppo.

«Sono stato molto malato – ha ribadito ieri a margine della conferenza stampaho avuto un’infezione virale e ho dovuto prendere molti antibiotici. Ecco perché ho dovuto apportare molte modifiche alla mia preparazione. Non è stato l’avvicinamento che speravo. Quindi inizio con un po’ di paura. La verità è che non sono riuscito ad allenarmi bene dopo l’Amstel, tranne al mio primo giorno qui in Albania. Quando è così, è difficile andare alla partenza con la fiducia necessaria».

«Per me Wout è più di un semplice corridore – ha detto ieri Roglic – avrà sicuramente le sue occasioni in questo Giro»
«Per me Wout è più di un semplice corridore – ha detto ieri Roglic – avrà sicuramente le sue occasioni in questo Giro»

Il sogno rosa

Il solo allenamento buono è un giro di 63 chilometri nei dintorni della capitale albanese, con una ricognizione del circuito che oggi verrà percorso per due volte nella prima tappa (foto Visma-Lease a Bike in apertura). La salita di Surrel, lunga 7 chilometri e con una pendenza di circa il 4,5 per cento, che a cose normali sarebbe stata per lui un trampolino verso la vittoria e la prima maglia rosa, parrebbe ora motivo di preoccupazione.

«E’ stato utile provare la salita – ha ribadito ieri durante la conferenza stampa riservata ai primi della classe – ma la mia impressione è che sia piuttosto difficile per me. L’inizio è ripido e dopo lo scollinamento sarà solo discesa fino all’arrivo. Vedo una possibilità per gli attaccanti di raggiungere il traguardo. Spero di non dover rinunciare al mio sogno rosa, soprattutto perché ho concluso la primavera con buone sensazioni».

L’obiettivo di crescere

Certo la partenza albanese sarebbe stata l’ideale per il miglior Van Aert, che con la prima tappa e poi la crono, avrebbe avuto il terreno ideale e la squadra giusta per conquistare la prima maglia rosa. Anche se è opinione comune che la tappa di Valona domenica sarebbe un osso troppo duro anche per la miglior versione del Van Aert 2025.

«E’ frustrante – ha spiegato ieri sollevando il velo sui suoi problemi – ma mi ammalo sempre nei momenti meno opportuni. La settimana scorsa avevo persino paura di non riuscire a partire. Ora che sono qui, è un sollievo. Spero di essere in forma, ma vedremo come andrà giorno per giorno. Qualcosa proverò a fare, sono qui per vincere. La cosa più importante ora è superare bene le prime tappe e vedere come reagirà il mio corpo. Di solito in un Grande Giro riesco sempre a crescere, quindi se non sarò al meglio fin dall’inizio, sono fiducioso di stare meglio con il passare delle tappe. Non ho mai avuto ambizioni di classifica, sarebbe bello vincere il maggior numero di tappe possibile».

Alla presentazione delle squadre, Van Aert (accanto ad Affini) ha ammesso come sia un peccato debuttare al Giro solo ora
Alla presentazione delle squadre, Van Aert ha ammesso come sia un peccato debuttare al Giro solo ora

Rompere il ghiaccio

Malattia o no, il belga ha così fugato ogni sospetto su quali siano i suoi obiettivi al Giro d’Italia. Si era arrivati a pensare che non avesse più la sua punta di velocità a causa di una preparazione mirata a fare meglio nelle corse a tappe, ma pare che non sia così.

«Non è mai stata mia intenzione- ha spiegato – vincere il Giro. Siamo qui per conquistare più tappe possibili, mentre il nostro uomo per la classifica generale è Simon Yates. Potrei anche fare una buona cronometro domani. Quest’anno ne ho fatta solo una di 19 chilometri in Algarve ed è andata piuttosto bene (Van Aert si è piazzato al secondo posto dietro Vingegaard, ndr). Ma a questo punto, con tutti i dubbi causati dalla malattia, dovremo aspettare e vedere come andrà il primo giorno. Poi potremo capire quali saranno i miei obiettivi più immediati».

Senza Pogacar, al Giro per vincere. Il punto con Nibali

08.05.2025
6 min
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TIRANA (Albania) – Vincenzo Nibali nei panni di ambassador ci sta davvero bene. Si muove con la sicurezza del leader, mai una parola di troppo e l’acutezza di sempre nel valutare le situazioni. Sta per iniziare il terzo Giro senza di lui e mai gli sentirete dire che si è portato dietro qualche rimpianto. A differenza di quelli che smettono per sopraggiunti limiti nervosi, il siciliano ha scelto la data e si è fermato dopo aver dato davvero tutto. Lo incontriamo nel quartier tappa mentre stanno per arrivare i protagonisti per la conferenza stampa di rito. Sta finendo di raccontare all’inviato di Marca l’importanza che il ciclismo ha avuto nella sua vita. Racconta che se non avesse sfondato nel ciclismo, avrebbe intrapreso la carriera del fisioterapista. E poi rivendica con orgoglio il suo ruolo nell’approfondire la ricerca in tema di allenamento e preparazione. Il ciclismo spaziale di questo tempo è iniziato nel suo e in qualche modo è bello tenerlo a mente.

La riflessione che gli proponiamo parte dall’assenza di Pogacar e dal fatto che quando lui non c’è, gli altri corridori sanno di poter vincere e vanno al via con idee ben più bellicose. Se oggi al tavolo dei contendenti ci fosse stato lo sloveno, avremmo assistito a una sfilata di omaggi e distinguo. Invece, pur non lanciandosi in proclami roboanti, per mezz’ora abbiamo avuto la sensazione di avere davanti un plotone di sfidanti con concrete possibilità di vittoria.

Il quartier tappa del Giro 2025 a Tirana si trova nel Palazzo dei Congressi
Il quartier tappa del Giro 2025 a Tirana si trova nel Palazzo dei Congressi
Quando non c’è “Taddeo” si può pensare anche di vincere?

“Taddeo” è il cannibale del momento, è fantastico. Vince e stravince, non c’è niente da dire. Quando attacca da così lontano ti lascia a bocca aperta. Anche io a mio modo sono stato un precursore in questo senso. Magari non partivo a 100 dall’arrivo, però l’idea di attaccare da lontano l’ho sempre avuta. Quando non c’è Tadej, sono tutti più tesi e cercano di capire cosa potranno fare. Se Pogacar blocca la giornata sbagliata, allora magari qualcosa può cambiare. Sempre che quando ha la giornata sbagliata, fa secondo o terzo».

E allora che Giro sarà questo senza Pogacar?

Molto aperto, molto, molto complicato. Ci sono delle tappe che possono essere trabocchetti. Il Giro non è mai semplice, ho parlato anche con dei direttori sportivi. Con Bramati, con Tosatto che ha dei corridori molto interessanti. Quando si parla di Giro non è mai semplice, e l’ultima settimana è dura davvero.

E’ il terzo Giro senza di te, t’è rimasto qualcosa del corridore addosso oppure hai chiuso bene la porta?

Non ho rimpianti, veramente non ne ho. Ne ho avuti pochissimi in vita mia, perché quello che ho fatto l’ho sempre fatto con grande voglia e volontà. Ora vivo il ciclismo da un punto di vista diverso da quello dell’atleta. Lo vivo da fuori, ma sono sempre molto vicino ai ragazzi e ogni tanto pedalo anche con loro, come si può vedere anche dai social. L’altro giorno ero con Bettiol, capita di uscire con Ulissi, con Pippo Ganna e altri come Honoré. E’ bello scambiarsi opinioni con loro che ci sono ancora dentro.

In un duello ipotetico fra Roglic e Ayuso, il fatto che uno abbia già vinto il Giro sarà un punto a suo favore?

L’esperienza che ha Roglic è tantissima e lo può aiutare tanto, però è un atleta che gioca tanto in difesa. Ayuso invece è l’esatto opposto e quindi potremmo ritrovarci con un attaccante e uno che si difende e questo potrebbe rendere la gara interessante. Però sono certo che lungo la strada ne verranno fuori altri cinque o sei.

Ad esempio?

Non sottovaluterei Del Toro e nemmeno Yates. Tiberi ha preparato questo Giro nei dettagli e ha fatto dei sopralluoghi delle tappe già all’inizio dell’anno. Ciccone arriva con un’ottima gamba e bisogna capire se il suo orientamento sarà per la classifica o per le tappe, dove secondo me si può togliere tanti sassolini dalle scarpe.

Tiberi lo hanno spesso accostato a te, come valuti il suo percorso?

L’ho lasciato che era un ragazzino, quando eravamo in Trek. Da allora è cresciuto tantissimo e ha preso con decisione la strada delle corse a tappe. Io riuscivo a fare anche le gare di un giorno, però si sta muovendo nella giusta direzione.

Dici che si gioca davvero tutto nelle ultime tappe in Valle d’Aosta?

Io starei molto attento anche alle tappe qua in Albania, che sono molto pericolose. La tappa di Valona (la terza, domenica, ndr) è difficile. Mentre la prima, quella di domani, essendo la prima, non è affatto semplice. Se non sei pronto e non sei entrato nel mood del Giro d’Italia, è facile lasciare qualche secondo già sulle prime rampe. E’ una cosa vista e rivista, le prime salite hanno sempre fatto un po’ di danni.

Hai parlato di un Giro aperto e Red Bull assegna 6 secondi di abbuono a ogni tappa: possono diventare decisivi?

Spero di no! Ho fatto anche un’intervista dicendo che molte volte i corridori hanno appiattito la gara, spero non accada nuovamente. Non credo però che questi abbuoni recheranno disturbo alla classifica. All’inizio magari sì, poi non più. Sarebbe stato peggio se ci fossero stati degli abbuoni importanti all’arrivo per i primi tre. Mi ricordo di quando Joaquim Rodriguez perse il Giro del 2012 appunto per un gioco di abbuoni.

Stiamo vivendo un momento eccezionale di ciclismo, con prestazioni e guadagni decisamente importanti…

Il ciclismo ha raggiunto un livello molto alto ed è giusto e dovuto. Non è uno sport di serie B o di serie C, è uno sport di serie A. Tutto questo ce lo siamo meritati nel tempo, per la gente che ci ha tifato e per i corridori che hanno portato tanta aria fresca in questo mondo che era rimasto legato alle tradizioni. Oggi ci ritroviamo sicuramente uno sport fantastico che merita tutta l’attenzione. E mi piace pensare di aver avuto una parte nel suo sviluppo. E magari qualcosa posso fare ancora.

Stupore, campioni e tanta gente: il Giro è sbarcato in Albania

07.05.2025
6 min
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TIRANA (Albania) – «Ho saputo che venivo al Giro dopo la tappa più dura del Catalunya – sorride monello Pellizzari – quando mi hanno detto che non sarei andato al Giro dei Paesi Baschi».

La sfilata dei team davanti ai microfoni precede la presentazione vera e propria delle squadre. I corridori hanno lasciato le bici fuori, hanno posato per le foto ufficiali e mentre i più rappresentativi sfilano davanti ai microfoni, gli altri si guardano intorno e parlano fra loro. E’ davvero il villaggio che si ricompone e ci si racconta quel che si è fatto nelle ultime settimane, dall’ultima corsa in cui ci si è visti.

Van Aert è uno dei più gettonati e dice che è una vergogna debuttare al Giro soltanto quest’anno. Pare che negli ultimi giorni non sia stato benissimo, ma la pressione dei media lo vorrebbe dichiarare la prima maglia rosa. Lui non abbocca e sorride, cedendo volentieri il posto a Primoz Roglic con cui ha condiviso trionfi, cadute e risalite.

Van Aert sembra sereno e motivato: di certo la voglia di rifarsi non gli mancherà
Van Aert sembra sereno e motivato: di certo la voglia di rifarsi non gli mancherà

Tanta Italia

Il cielo è limpido, la serata sta rinfrescando. I palazzi attorno sono scintillanti e nuovi. La città ci ha accolto con due facce diverse e siamo qui da troppo poco per poter dire altro. Annotiamo l’imbarazzo per il clima da mercato all’uscita dall’aeroporto, in fase di imponente ristrutturazione, con gli autonoleggi come bancarelle ai bordi di una piazza piena di gente. Annotiamo però anche il volto inatteso della grande capitale: Tirana è bella. La gente per le strade è bella. I taxi sono elettrici. I locali invitano a sedersi e se non avessimo avuto da scrivere questa storia, lo avremmo già fatto.

E’ evidente la spinta verso la crescita, nella forma di cantieri, negozi occidentali e supermercati di gusto italiano. C’è tanta Italia e c’è tanto verde. Ma c’è anche un traffico da Palermo nei giorni più caotici e abitudini di guida da studiare prima di gettarsi nella mischia. Il Giro d’Italia è presente nelle bandiere e nelle transenne che lasciano intuire un evento in arrivo, ma per averne esattamente il polso bisognerà attendere la prima tappa.

La cultura albanese è antica e nobile: il Giro toccherà località di grande storia
La cultura albanese è antica e nobile: il Giro toccherà località di grande storia

Il caso White

Direttori sportivi giovani fanno capannello davanti alla porta. Pellizotti parla con Cataldo, al primo Giro da tecnico. Sull’ammiraglia della Lidl-Trek ci sarà anche Paolo Sangalli, al debutto dopo gli anni da tecnico delle donne. Chissà se ha incontrato Marco Velo, che lo ha sostituito nell’incarico federale ed è qui come direttore di corsa, mentre le ragazze sono alla Vuelta.

Quando arriva Piva con la Jayco-AlUla, non può sottrarsi alla battuta sull’aver lasciato a casa De Marchi dall’ultimo Giro della carriera. E se la motivazione della scelta è stata quella di preferire i corridori australiani, suona singolare il tweet delle 15,42 con cui la squadra (con singolare scelta di tempo) annuncia la fine della collaborazione con l’australiano Matthew White. Il responsabile del performance group potrebbe aver spinto per non portare il friulano. Negli anni del Covid sono state fatte sostituzioni anche il giorno prima, ma sembra difficile che la squadra ci ripensi: lasciamo a Zana e De Pretto il compito di far sventolare il tricolore. Sarebbe bello svegliarci con la notizia dell’arrivo del Rosso di Buja.

Battute e abbracci fra il dottor Daniele e Ciccone
Battute e abbracci fra il dottor Daniele e Ciccone

Il sorriso di Ulissi

I corridori che passano alla spicciolata si fermano a salutare. Ciccone posa per una foto con il dottor Daniele, che poi chiede di mandargliela. Cattaneo e Garofoli parlano italiano. Il bergamasco conferma che per lui ci sarà anche il Tour, il marchigiano sorride al pensiero che domani arriverà in Albania anche suo padre.

Landa parla con Pellizotti, con cui ha corso e da cui è stato guidato. Bardet è sempre più magro. Bernal sfoggia una maglia da campione colombiano stupenda e quando lo fermiamo per un breve video, veniamo inceneriti dallo sguardo dell’addetto stampa sudafricano. Lui fa il suo lavoro, noi facciamo con orgoglio il nostro.

C’è Oldani che finalmente s’è ripreso dalle brutte fratture della prima corsa e solo adesso rivede la luce. C’è la XDS Astana, che ha trovato nella crisi nera le motivazioni per risalire la china. Ulissi sorride sornione: l’anno scorso gli toccò saltare il Giro per cedere il passo a Pogacar e per farlo ancora ha scelto di passare nella squadra kazaka. Se fosse rimasto alla UAE Emirates, non l’avrebbe fatto nemmeno quest’anno: solo Baroncini nel loro organico, sebbene Covi stia andando benissimo.

Bernal torna al Giro dalla sola volta in cui l’ha corso in precedenza, vincendolo…
Bernal torna al Giro dalla sola volta in cui l’ha corso in precedenza, vincendolo…

Pazzi per Van Aert e Roglic

Per la presentazione delle squadre è stata scelta Piazza Skanderbeg, la più popolare della città. E’ dedicata a Gjergj Kastrioti, un nobile albanese che guidò la rivolta contro l’Impero Ottomano liberando dai turchi questa parte di mondo. Ai piedi del palco ci sono tifosi italiani, ma l’interesse del pubblico albanese ci sorprende.

Il boato per i grossi nomi non manca. Per Van Aert, come pure per Roglic. Leggermente più timida l’accoglienza per Ayuso, che è giovane e deve fare breccia nei cuori. Però intanto annuncia che il Giro comincia venerdì e nessuno si sogni di poter stare alla finestra. Ciccone ammette che la tappa che preferisce è quella del Colle delle Finestre, ma la sensazione è che questa serata sia riservata alla festa e ai saluti, perché poi per parlare di tappe e strategie ci saranno tre settimane di fuoco.

Un’osservazione è sacrosanta: visto che il solo modo di vincere è evitare Pogacar, nelle corse in cui lui non c’è, le squadre arrivano col meglio. La Red Bull-Bora ha due vincitori di Giro e quello che è arrivato secondo lo scorso anno: il livello è altissimo.

Roglic ha vinto il Giro nel 2023, punta decisamente al bis
Roglic ha vinto il Giro nel 2023, punta decisamente al bis

Ancora un giorno al via

I corridori si allenano da due giorni fra Durazzo e Tirana. I report sulla presenza di cani randagi e sullo stato delle strade si ferma sulle rassicurazioni di Marco Della Vedova, ispettore di percorso, che garantisce che le strade di gara saranno perfette. Il resto potrebbe lasciare a desiderare, ma la Polizia è vigile e presente e stamattina si è prestata per scortare la Lidl-Trek su strade più tranquille.

Quando si va in posti così diversi dal solito, si deve avere capacità di adattamento e fiducia nella divina provvidenza. E’ lo stesso Della Vedova a raccontarci che al Giro d’Abruzzo, visto che il problema del randagismo non è solo albanese, avevano previsto un furgone in testa alla corsa deputato al controllo della presenza dei poveri animali. Nessuno fra quelli con cui abbiamo parlato è mai stato in Albania prima d’ora. In attesa che il Giro cominci, forse l’idea di farci una vacanza non sarebbe tanto peregrina.