BRUGES (Belgio) – «Secondo me mercoledì sera l’aveva metabolizzata – dice Affini parlando di Van Aert – ma non del tutto digerita, invece giovedì era tutto a posto. Mercoledì sera abbiamo fatto una riunione dopo corsa, non necessariamente più lunga del solito. Abbiamo parlato per risollevare il morale, perché è inutile nasconderlo: è stata una bella botta dopo una corsa quasi perfetta. Ci siamo concentrati su cosa fosse stato fatto bene e devo dire che fino agli ultimi 10 chilometri la squadra era stata eccezionale».
Dal punto di vista umano
Affini parla nel primo pomeriggio, mentre il sole abbraccia le Fiandre con una temperatura da primavera mediterranea. Zero voglia di schiacciare un sonnellino e manca troppo per il massaggio. Il centro di Bruges è invaso da turisti, tifosi e gente qualunque richiamata dal mercato. Le strutture del Giro delle Fiandre sono già montate e un grande cronografo scandisce il tempo che manca al via. Domani sarà più fresco, ma gli ultimi tre giorni sono stati davvero caldi. La temperatura cresce anche in relazione al calendario: il Fiandre è per Van Aert e lo stesso Affini uno dei momenti chiave della stagione. Però intanto si continua a ragionare della Dwars door Vlaanderen soprattutto per capire come stia Van Aert. Edoardo si presta al discorso.
«Dopo aver fatto la mia tirata – ricostruisce il mantovano, nella foto Visma-Lease a Bike in apertura – sono andato dritto all’arrivo e sono salito sul pullman per vedere il finale e non capivo per quale motivo non ci fossero attacchi. Si poteva pensare che ci fosse questa grande voglia di far vincere Wout e adesso si può dire che sia stata sbagliata la tattica, anche se sappiamo tutti che nel 99 per cento dei casi avrebbe vinto lui. Invece si è verificato quell’uno per cento di quanto porti un avversario in volata e quello ti batte. Dal punto di vista umano, la scelta si può capire. Dal punto di vista tattico è stata incomprensibile».
La squadra è unita
Van Aert ha incontrato i giornalisti e non si è nascosto. Se qualcuno se lo aspettava dimesso e pronto alle scuse, sarà rimasto male. Il grande belga ha ripetuto l’autocritica, ma ha difeso il bello di una corsa mandata in frantumi quando la Visma-Lease a Bike ha deciso di forzare i tempi.
«Ho fatto la scelta sbagliata – ha detto – ma tutti sono stati d’accordo. Quindi è una responsabilità che dobbiamo assumerci insieme. Nel dopo corsa è stato molto utile discutere di tutto ed è stato bello sentire che tutti nella squadra sono ancora con me. Ovviamente la sconfitta è stata un duro colpo, ma il bello del ciclismo è che arrivano subito nuove opportunità. Con il Fiandre dietro l’angolo, sarebbe stato un peccato soffermarsi troppo a lungo a parlare del passato. Ecco perché non vedo l’ora che arrivi domenica: mi sento fiducioso. La gara di Waregem è andata molto meglio delle precedenti che ho corso. Questo vale per l’intera squadra, credo. Ci siamo divertiti e per fortuna quel finale non ha cancellato tutto questo».
Metterci la faccia
Affini ascolta e ne conviene: Van Aert è un gigante al pari di quello che in Italia potrebbe essere un calciatore di vertice, per questo qualsiasi cosa lo riguardi viene amplificato a dismisura.
«Forse correndo con lui – dice – non sempre me ne rendo conto completamente, ma ha una popolarità incredibile. Lui ci sa fare, parla con tutti, ma dopo un po’ che gli rinfacciano le cose, credo che anche lui si scocci. Specialmente nella prima ora dopo l’arrivo, dovendo parlare con i giornalisti, si è preso tutta la responsabilità. Avrebbe potuto salire sul pullman e non dire una parola, ma Wout ci ha sempre messo la faccia. Se però avete letto le dichiarazioni dei giorni successivi, anche Grischa Niermann, il nostro direttore, ha ammesso di non averla saputa gestire dall’ammiraglia».
Il gioco di rimessa
La sfida del Fiandre in qualche misura potrebbe tenere Van Aert al riparo dalle attese più grandi, che per forza di cose sono già concentrate da un pezzo su Pogacar, Van der Poel e anche Pedersen. Il ruolo che negli anni passati era stato di Wout ora è in mani altrui e forse per una volta questo non sarà uno svantaggio né un disonore.
«Van der Poel e Pogacar – ha precisato Van Aert – sono chiaramente i due favoriti in assoluto. Se avete guardato la Milano-San Remo e le altre gare nelle ultime settimane, non c’è altra scelta che ammetterlo. Ovviamente voglio vincere, ma sarà un compito molto difficile batterli. Devo essere onesto».
«Loro due sono un gradino sopra tutti – aggiunge Affini – però ci sono altri contendenti con delle squadre di tutto rispetto. Penso a noi, che abbiamo un grande leader e un’ottima squadra. La Lidl-Trek, che ha Pedersen e Stuyven. Ma anche Pippo (Ganna, ndr), che sta andando fortissimo e ha una bella squadra per aiutarlo. E se per una volta dovremo correre da outsider, non ci dispiacerà troppo. Chissà che non funzioni meglio…».
E poi prima di salutare, Affini conferma una storiella accaduta ieri mattina durante la recon sul percorso del Fiandre. A un certo punto, attraversando un paese, si sono accorti di una lavagna sulla strada.
«Erano dei tifosi di Wout – dice – e c’era scritto che se si fosse fermato gli avrebbero servito la torta gratis. Il risultato è che abbiamo portato via un vassoio con 36 eclaires (dolce tipico francese, ripieno di crema e con una decorazione sulla superficie, ndr) che però alla fine si sono mangiati tutti il personale. Ha ragione Wout, certe cose possono succedere soltanto in Belgio…».