Taiwan Kom: sfida a 3.000 metri tra campioni (e costruttori)

27.10.2023
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In questi primi giorni senza gare ha attirato attenzione la sfida che Simon Yates della Jayco-AlUla ha lanciato indirettamente a Vincenzo Nibali. Anche se sarebbe meglio dire che Giant ha lanciato a Merida. E probabilmente a quest’ora questa sfida a distanza, Simon potrebbe anche averla vinta. L’asso inglese infatti è impegnato nella Taiwan Kom Challenge (in apertura foto Taiwan Cyclist Federation).

Si tratta di una particolarissima gara amatoriale, una granfondo diremmo noi, appunto a Taiwan, laddove vi sono molte fabbriche di bici, su tutti Giant, primo costruttore al mondo.

Simon Yates contro Nibali a distanza. Ma si tratta più di una sfida fra Giant e Merida, primo e secondo costruttore al mondo (foto Instagram)
Simon Yates contro Nibali a distanza. Ma si tratta più di una sfida fra Giant e Merida, primo e secondo costruttore al mondo (foto Instagram)

Giant vs Merida

E’ news sempre di questi giorni il rinnovo della partnership fra il colosso Giant e la squadra del team manager Brent Copeland. In pratica Yates vuole battere il record stabilito da Vincenzo Nibali nel 2017, quando lo Squalo fu invitato da Merida a prendere parte a questo singolare evento.

Si parte dal livello del mare, da Hualien, sulla costa orientale dell’isola, e si arriva ai 3.275 metri di quota del Monte Hehuan, sulla catena del Kunyang, che divide in due Taiwan stessa. Un percorso di 103,5 chilometri, 87 dei quali in salita. La pendenza media della scalata è del 3,5 per cento e quella massima del 23.

Davvero una sfida particolare che in casa Jayco-AlUla hanno già ribattezzato Fight Gravity, vale a dire combattere la forza di gravità.

In sella con Nibali

A dirci qualcosa di più della Taiwan Kom è proprio Vincenzo Nibali, reduce guarda caso da un evento in quota, ma in mtb: la Popo Bike in Messico.

«La Taiwan KOM Challenge una gara amatoriale, tipo la Maratona delle Dolomiti. Si parte tutti insieme ed è aperta anche ai pro’. E’ tutta in salita! Io partecipai perché Merida ci fece questa richiesta. Venivo dalla vittoria dal Lombardia, ma l’affrontai con tutt’altro spirito. Avevamo fatto un grande tour tra le aziende locali. In corsa c’era anche mio cugino Cosimo!  E si può dire che l’abbia vinta anche grazie a lui. 

«Gli dissi: “Dai Cosimo, ma non mi posso mica mettere a rubare la gara agli amatori”. E lui: “No, no… siamo qui e devi vincere. Devi andare forte. E poi è l’unica corsa che faccio con te”. Passammo una settimana in quella parte del mondo, tra le aziende. Andammo anche in Giappone. Fu quasi una vacanza con questa Taiwan KOM Challenge nel mezzo».

«Ora – prosegue lo Squalo – Giant sta portando i suoi corridori migliori per battere il mio tempo di scalata. Brent (Copeland, ndr) ha chiesto a Slongo, che mi seguiva all’epoca, il file di quella scalata perché vogliono battere il mio record. E ci sta. Volevano avere dei dati di riferimento. Loro la imposteranno proprio per battere il mio tempo, correndo in un certo modo. Mentre a darmi una mano io avevo solo mio fratello Antonio. Lui si mise a tirare in salita».

Finale tosto

Il record di Nibali è di 3 ore 19’54”. Se Yates e David Peña, colombiano e abituato a certe quote, correranno con accortezza ce la possono fare. Salvo qualche outsider a sorpresa…

«La Taiwan KOM Challenge – ha detto Yates – è qualcosa di diverso da quello a cui siamo abituati. Si arriva oltre i 3.000 metri partendo dal mare: non ci sono molte salite del genere. Sarà una sfida davvero interessante. In più essere a Taiwan sarà speciale per noi come squadra: è la casa di Giant e sarà bello rappresentare il marchio, incontrare le persone che lavorano dietro le quinte».

Insomma Giant vuol e riprendersi lo “scettro” in casa. E tutto sommato nell’epoca dei social potrebbe essere un colpo di teatro ben piazzato e forse anche simpatico.

«Ricordo che si partiva prestissimo al mattino – riprende Nibali – del tipo che avevamo le luci sulla bici per andare dall’hotel alla partenza. La prima parte era piatta. Si andava verso l’entroterra. Bisognava stare attenti perché, come ho detto, era buio e c’erano anche delle gallerie, ancora più buie. Non si vedeva nulla. Ed erano umide, bagnate.

«La prima parte della salita è regolare, abbastanza veloce direi. Poi la parte finale è dura. Ma proprio tanto dura, specie negli ultimi 3 chilometri. Al livello del Sormano. Poco prima c’era anche un discesetta, abbastanza pericolosa».

Sarà insomma interessante vedere come se la caverà Simon Yates oltre quota 3.000. E se abbasserà il record dello Squalo.

P.S. La gara, come avevamo accennato, si è conclusa più o meno in concomitanza con l’articolo, ed il record è stato battuto. Ma c’è stata una sorpresa. Non hanno vinto i due favoriti della Jayco ma l’australiano Benjamin Dyball, il quale sfruttando il passo che mirava al tempone ha chiuso la scalata in 3 ore 16’09”, tre minuti abbondanti meno di Nibali.

Gemelli contro a Bilbao. Adam Yates infila Simon

01.07.2023
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BILBAO – Certe volte il destino è davvero incredibile. Ci sono delle storie che persino il miglior scrittore farebbe fatica a pensare. Ma se non sei né l’uno, né l’altro, fai il preparatore e ti chiami Maurizio Mazzoleni (sotto nel video, ndr), allora hai qualche chances in più.

Il coach dell’Astana-Qazaqstan questa mattina in un’intervista a 360° parlando dei “terzi incomodi” aveva detto proprio di stare attenti ai gemelli Yates: perché vanno forte, se ne parla poco e sanno vincere. Non poteva essere più preciso.

Tra l’altro non è la prima volta che Simon e Adam arrivano in parata. Era successo dieci anni fa. Al Tour de l’Avenir… quella volta ci fu un accordo e vinse Simon.

Vento decisivo?

Forcing micidiale di Adam Yates sul Muro del Pike. Gli restano attaccati “quei due” e il sorprendente Lafay. Adam si defila, rientra e scappa. 

Simon lo vede e lo bracca. Innanzitutto sa come sta il fratello e poi intuisce subito che tatticamente l’azione può essere favorevole. In quel momento la Jumbo-Visma non si era compattata.

Ieri avevamo percorso gli ultimi 10 chilometri e dentro di noi ci siamo detti: “Se al tornantone verso sinistra sono ancora davanti, arrivano”. Lì infatti il vento girava e diventava favorevole. E così è andata. I gemelli sono riusciti a fare una grande velocità. In più tra le curve cittadine hanno guidato benissimo.

I due gemelli scappano via. E in effetti Simon tira un po’ più di Adam
I due gemelli scappano via. E in effetti Simon tira un po’ più di Adam

Simon c’è

Il finale poi era tutto di gambe: 500 metri al 4-6 per cento. E lì le gambe Simon non le aveva più.

«Ha avuto dei crampi nel finale, così mi ha detto Simon – ha rivelato Brent Copeland, general manager della Jayco-AlulaUna storia bellissima oggi. Poteva essere meglio per noi! Potevamo vincere noi la tappa e prendere la maglia gialla, ma se proprio doveva vincere qualcun altro, bene così che lo abbia fatto Adam».

«Vero, ha tirato più di Adam, ma ci poteva stare: lui dietro aveva Pogacar e poteva anche non tirare per niente. Sì, sono gemelli, ma in gara sono rivali e professionisti».

Simon sui rulli, spalle alla strada. Non correva dal 26 aprile, probabilmente i crampi sono il frutto di questa lunga assenza dalle gare
Simon sui rulli, spalle alla strada. Non correva dal 26 aprile, probabilmente i crampi sono il frutto di questa lunga assenza dalle gare

Sorriso amaro

Copeland li avuti entrambi e li conosce. Sono molto simili. Adam forse è un filo più adatto per le corse di un giorno, più esplosive, tipo una “classica come quella di oggi” (era la prima tappa). Simon più per le tre settimane, e infatti ha vinto una Vuelta.

«Ma questo risultato – continua Copeland – è importante anche perché ora sappiamo che Simon sta bene. Non correva da aprile (una sola tappa del Romandia, ndr) e per noi era un punto di domanda. E’ bravissimo a prepararsi a casa, però le corse sono un’altra corsa.

«Partiamo per curare la classifica, poi vediamo… Perché correre per un quinto posto non ha molto senso per noi. A quel punto meglio puntare a qualche tappa».

Simon Yates intanto scioglie la gamba. Ha chiesto al meccanico di girarli i rulli verso il bus e non verso la strada. E’ un modo per evitare anche la stampa. Non è deluso, perché ai compagni spiega le cose con lucidità e ogni tanto sorride, ma chiaramente qualche pensiero gli frulla nella testa.

Quello che si sono detti col gemello lo sanno, e probabilmente lo sapranno, sempre e solo loro. Ma sono dei professionisti. E questo lo ha ribadito anche Adam nella conferenza stampa.

Primo e terzo

E poi c’è la sponda del vincitore. La UAE Emirates esplode in un urlo di gioia. L’altro team manager, Mauro Gianetti, esce dal bus con le braccia al cielo, perdendo la sua proverbiale compostezza, per qualche secondo.

«Primo Adam, terzo Tadej, maglia gialla – dice il manager svizzero – meglio di così non potevamo iniziare. Tadej sta bene e questa è l’altra notizia importante».

«Abbiamo giocato alla Play Station? No, però era prevista questa azione – ha detto il diesse Hauptman – . Era previsto che Grosschartner facesse quel forcing per stare davanti sul Pike. Volevamo vedere come stavamo noi e come stavano gli altri. Poi ci dovevamo provare anche con Adam, che sta attraversando un ottimo periodo di forma. E’ stata importante questa tappa per noi. Ed è stato anche importante vincere».

Tour de l’Avenir 2013, tappa di Morzine. Simon precede Adam… dieci anni dopo ancora una fuga tra gemelli (foto James Startt)
Tour de l’Avenir 2013, tappa di Morzine. Simon precede Adam… dieci anni dopo ancora una fuga tra gemelli (foto James Startt)

Destini incrociati

Adam e Simon hanno fatto una carriera parallela. Da piccoli erano sempre il primo rivale l’uno dell’altro. E oggi, nella corsa più grande, è stato come tornare alle corse di paese che facevano da bambini.

Chissà cosa è passato nella testa e nel cuore dei loro genitori, dei loro compaesani. In particolare in quella di papà John che li ha messi in bici. Lui aveva una piccola squadra, la Bury Clarion, e li portava a girare nel velodromo di Manchester. Le prime gare, i primi successi.

Anche se tra i due chi ha fatto da “testa di ponte” è stato Adam. E’ stato lui a battere il primo grosso colpo. Era l’Avenir del 2013 e fu secondo. Proprio lì, arrivarono in parata davanti al grande pubblico per la prima volta.

Come ci disse Vittorio Algeri, il diesse che meglio li conosce: «Se uno ottiene un risultato, l’altro si sbriga a coglierne un altro».

Scortato dal suo addetto stampa, Luke Rowe, Adam Yates si gode la maglia gialla… oltre alla vittoria
Scortato dal suo addetto stampa, Luke Rowe, Adam Yates si gode la maglia gialla… oltre alla vittoria

Adam incredulo

«Non ci credevo di essere davanti con mio fratello – ha detto Adam Yates nella sua fresca maglia gialla – è incredibile. Un’esperienza super. Cosa ci siamo detti? Che dovevamo spingere e ancora spingere… Sapevamo che dietro c’era un po’ di confusione. Tadej mi ha detto di andare».

«Io avevo speso tanto nella salita finale e così ho cercato di risparmiare qualcosa. Quando ai 450 metri Tadej per radio mi ha detto che era tutto okay, ho spinto al massimo e sono riuscito a vincere».

Adam e Simon Yates vivono vicini. Parlano spesso e ogni tanto escono anche insieme, ma ultimamente si sono frequentati meno di quanto si possa pensare. «Ho passato molto più tempo con la squadra che non a casa, però sono contento di condividere questa gioia con lui (i due si sono abbracciati dopo l’arrivo, ndr). Sarà un ricordo indelebile».

Quando hanno aperto il gas per davvero sono rimasti Pogacar e Vingegaard, con Lafay (a destra). Il duello è servito
Quando hanno aperto il gas per davvero sono rimasti Pogacar e Vingegaard, con Lafay (a destra). Il duello è servito

Ma comandano loro

Questa prima frazione però è stata anche il primo confronto fra Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard. I due si sono punzecchiati, o almeno lo hanno fatto con le rispettive squadre. Ora l’una, ora l’altra erano in testa a fare trenate per prendere le salite e i punti critici davanti.

L’arrivo in volata del drappello inseguitore, premia lo spunto veloce dello sloveno, ma sono davvero lì. E se queste sono le premesse… buon Tour de France a tutti.

Cadex 50 Ultra Disc, velocità e stabilità da prime della classe

18.08.2022
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Cadex lancia sul mercato le nuove 50 Ultra Disc, le ruote progettate per la massima efficienza aerodinamica che affiancano stabilità e controllo alla prestazione. Il carbonio le fa da padrone con un utilizzo ponderato e improntato al massimo rendimento sbaragliando ogni concorrenza. 

A rendere questa coppia di ruote un vero e proprio gioiello c’è il mozzo posteriore aero R3-C40, che va a completare un sistema completo che si è dimostrato il più veloce nella sua categoria attraverso test approfonditi in galleria del vento. Caratteristiche e rendimenti apprezzati anche da professionisti come Michael Matthews e Simon Yates. L’inglese proprio sulle Cadex 50 Ultra Disc ha conquistato la vittoria nella tappa 14 del Giro d’Italia di quest’anno.

Queste ruote sono in dotazione al Team BikeExchange Jayco, nel video Michael Matthews

Parola a Cadex 

«Ciò che rende una ruota da strada veloce – ha affermato Jeff Schneider, Global Head of Product di Cadex – è l’essere in grado di gestire al meglio le varie forze della guida in continua evoluzione. In qualsiasi allenamento o corsa su strada, i ciclisti incontrano salite e discese, piani veloci, curve difficili, dinamiche di gruppo e mosse da solista. Le Cadex 50 Ultra Disc sono progettate per tenere conto di tutti questi fattori, in particolare la resistenza alle alte velocità».

Un vero e proprio asso nella manica della gamma Cadex che quest’anno ha già portato alla vittoria gli atleti della BikeExchange

I raggi ultraleggeri Super Aero riducono al minimo la flessione laterale, sono ideali per gli sprint
I raggi ultraleggeri Super Aero riducono al minimo la flessione laterale, sono ideali per gli sprint

Peso piuma

Con 1.349 grammi, sono tra le ruote più leggere della loro categoria. Attraverso le innovazioni tecnologiche come i raggi aerodinamici direzionali, il nuovo mozzo posteriore R3-C40 con innesto a 40 punti e i cuscinetti in ceramica Cadex sono state ridotte significativamente le perdite di potenza in ogni situazione. Durante i test, sono state provate con il pneumatico Cadex Aero, con un risultato sorprendente di una differenza di ben 5,5 watt sulla concorrenza principale.

Un peso leader del settore che aiuta a migliorare il rapporto rigidità/peso fino al 41,4% rispetto alle ruote della concorrenza. Anche grazie a una nuovissima ruota libera a basso attrito con cuscinetti in ceramica che riduce ulteriormente la perdita di potenza fino al 30%.

La larghezza interna del cerchio di 22,4 mm offre ampio spazio per gli pneumatici, creando un WheelSystem con rigidità laterale rinforzata e capacità di supportare pressioni degli pneumatici inferiori per una migliore maneggevolezza e feeling con la strada.

Il profilo del cerchio da 50 mm e il bilanciamento dei raggi permettono un controllo totale
Il profilo del cerchio da 50 mm e il bilanciamento dei raggi permettono un controllo totale

Raggi Super Aero

I raggi ultraleggeri in carbonio Cadex ad alta resistenza riducono al minimo la flessione laterale per un’accelerazione senza eguali. Si presentano con una forma aerodinamica appositamente progettata per offrire caratteristiche aerodinamiche leader del settore e massima stabilità con vento laterale. I raggi Super Aero riducono al minimo la flessione laterale per accelerazioni e sprint al top.

Un altro aspetto che crea una sinergia perfetta con le altre caratteristiche sono i cuscinetti in ceramica. In grado di aumentare ulteriormente l’efficienza di rotolamento del mozzo con una minore resistenza allo stesso e un’azione 1,5 volte più fluida rispetto ai cuscinetti in acciaio, con conseguente miglioramento dell’azione e minima perdita di potenza.

Simon Yates ha trionfato al Giro d’Italia proprio con questa coppia di ruote
Simon Yates ha trionfato al Giro d’Italia proprio con questa coppia di ruote

Super stabilità

L’efficienza aerodinamica e il peso ultraleggero sono importanti, ma una ruota da strada veramente completa deve anche ispirare fiducia mentre si scende, si curva o si combatte contro forti venti trasversali.

Il profilo del cerchio aerodinamico da 50 mm e il bilanciamento dei raggi Super Aero permettono un controllo totale in tutte le condizioni. Inoltre, l’ampia larghezza interna del cerchio offre una maggiore adattabilità agli pneumatici di sezione superiore, migliorando così la stabilità e la scorrevolezza. La compatibilità consigliata va dai 700x25c ai 700x32c. 

Il prezzo delle 50 Ultra Disc va dai 1.399 euro per la ruota anteriore fino ai 1.799 per la posteriore.

Cadex

Copeland si tiene Matthews e Yates. E c’è Zana in arrivo

30.07.2022
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La vittoria di Matthews a Mende su Bettiol, le ultime di Yates in Spagna e il prolungamento della sponsorizzazione per altri tre anni hanno portato al Team Bike Exchange-Jayco una folata di buon umore. Brent Copeland, che guida la squadra da due anni, ragiona e spiega, al termine di un Tour positivo e in vista del rush finale. La sola nota dolente al momento è quel 18° posto nel ranking UCI che un po’ preoccupa e un po’ è di stimolo.

«E’ stato un Tour molto positivo – dice il manager sudafricano – con vittorie da parte di uomini in cui crediamo molto. Su Matthews abbiamo investito molto due anni fa, quando lo aiutammo a pagare la clausola rescissoria con la Sunweb. Non ha portato tantissime vittorie, ma tanti piazzamenti importanti. La sua sfortuna è di avere caratteristiche simili prima a Sagan e ora a Van der Poel e Van Aert, per cui sembra che debba correre per il secondo posto, ma non è davvero così».

Brent Copeland è diventato team manager del team australiano a fine 2020
Brent Copeland è diventato team manager del team australiano a fine 2020
Siete passati dall’avere uno sponsor pronto a sfilarsi, al rilancio per altre tre stagioni…

C’entra sempre Matthews. Gerry Ryan (titolare delle aziende che supportano il team, ndr) ha preso la decisione di prolungare per altri tre anni perché Michael possa concludere con noi la sua carriera. E poi adesso in Australia c’è la… febbre per i mondiali. Quelli di Wollongong non saranno una corsa per velocisti, ma gli si adattano davvero bene. Nella tappa che ha vinto al Tour, c’era tanta salita. Ci saranno anche altri favoriti, ma confidiamo che Matthews sarà il leader della nazionale. E poi ogni tanto ci penso che l’ultima volta che si è fatto un mondiale laggiù (Geelong 2010, ndr), lui ha vinto fra gli under 23.

Uno sponsor così sembra innanzitutto un appassionato.

C’è stata la fase in cui ha capito che ci fosse la possibilità di mollare, ma proprio in quel momento ha capito quanto fosse innamorato di questa squadra. Gli è tornata voglia alla grande. E’ venuto al Giro per 10 giorni. E’ stato a Copenhagen per la partenza del Tour e a Parigi avevamo 60 ospiti. Si vede che gode il momento della squadra. Il Covid è stato pesante, non poter uscire dall’Australia non è stato semplice. La vittoria di Yates nella crono di Budapest è stata una grande gioia. E quella sera ha detto che resta per i corridori e per il personale, perché è bello vedere un gruppo lavorare così. Non capita spesso di sentire certe cose da un capo.

Groenewegen ha vinto a Sonderborg ed è stato secondo a Parigi
Groenewegen ha vinto a Sonderborg ed è stato secondo a Parigi
Magari se a Parigi, Groenewegen avesse vinto…

Magari, davvero! Però Gerry è un uomo di sport, conosce le storie degli atleti. Possiede la più forte squadra di rugby, investe in altre realtà. E ha capito perfettamente, vedendo l’ordine di arrivo, quanto sacrificio e quanto impegno siano serviti per fare quel secondo posto. Per questo alla fine era contento lo stesso.

E’ vero che per lui il team femminile vale quanto quello maschile?

Direi di più, ma non mi azzardo (sorride, ndr). La storia di Gerry nel ciclismo inizia grazie alle donne. Nel 1992, c’era Kathy Watts che doveva andare alle Olimpiadi di Barcellona, ma non aveva fondi. Così chiese a Jayco, l’azienda di caravan e camper di cui Gerry è titolare. Lui la supportò e lei tornò con l’oro nella prova su strada e un argento in pista: un investimento ben fatto. Così è entrato nel ciclismo femminile. Poi ha supportato la Federazione australiana spingendo sulle donne e con Shayne Bannan fece partire il team. Presero Annemiek Van Vleuten, che vinse tutto. E’ importante il team femminile, non perché serva averlo, ma perché ci crediamo tanto.

Gerry Ryan è nel ciclismo dal 1992. Ha rilanciato con altri 3 anni di sponsorizzazione
Gerry Ryan è nel ciclismo dal 1992. Ha rilanciato con altri 3 anni di sponsorizzazione
E poi è arrivata Giant, come vanno le cose?

Lunedì a Parigi, dopo la fine del Tour, abbiamo fatto una riunione con il responsabile dell’azienda e abbiamo avuto indicazioni molto positive. Loro sono pazzeschi, i corridori sono contenti. Si può lavorare molto bene.

Secondo anno della tua gestione: la squadra ti somiglia?

Ho cercato di cambiare il modo di lavorare e le cose stanno funzionando. Me lo ha chiesto il capo quando sono stato contattato. L’anno scorso siamo stati ancora frenati dal Covid e dal fatto che i ragazzi non siano potuti tornare a casa. I risultati di quest’anno sono il vero risultato del nostro lavoro.

La rincorsa di Yates alla Vuelta è iniziata a Ordizia. Anche per lui rinnovo di contratto
La rincorsa di Yates alla Vuelta è iniziata a Ordizia. Anche per lui rinnovo di contratto
Il rinnovo di Yates fa pensare che per i grandi Giri continuerete a puntare su di lui?

Non ci sono tantissimi corridori di qualità sul mercato, quelli buoni hanno tutti contratti molto lunghi, almeno 4-6 anni. Per questo la nostra regola è investire su quello che abbiamo e correre come possiamo. Fare classifica al Tour non era proponibile e allora abbiamo corso puntando alle tappe. E comunque abbiamo ancora tanta fiducia in Simon, che farà una bellissima Vuelta ed è già stato sul podio del Giro. Vedremo che programma farà l’anno prossimo.

Fra gli arrivi, c’è anche il campione italiano, preso ben prima che lo diventasse…

Zana è un corridore che seguivamo da un po’. Cercavamo uno scalatore da far crescere con noi per dare prima supporto ai leader e poi per concedergli il suo spazio. Pinotti lo ha sempre apprezzato molto e certo adesso che ha vinto il campionato italiano avrà anche qualche opportunità in più. Ha fatto il Giro, meno bene di come ci si potesse aspettare, ma lo ha concluso. Poi ha vinto la Adriatica Ionica Race e ha tenuto la condizione fino all’italiano. Vuol dire che il motore è importante.

Sul podio di Alberobello, Zana ha brindato alla maglia tricolore
Sul podio di Alberobello, Zana ha brindato alla maglia tricolore
Hai parlato di Pinotti, che idea ti sei fatto di Marco?

E’ un assett importantissimo della nostra squadra. E’ un piacere lavorare con lui. E’ un uomo sincero, dice le cose come le pensa ed è molto preparato. Con lui Sobrero ha fatto un bel salto di qualità. Matteo ha dei margini importanti e può crescere. Speravamo potesse fare classifica alla Tirreno e corse simili, non certo al Giro. Adesso va al Polonia, sono curioso di vederlo all’opera. Non serve mettergli pressione, ma ha dei numeri importanti e in altura ha lavorato bene.

Insomma, momento positivo, con il solo neo del ranking?

E’ un peccato. Veniamo da anni difficili e il ranking fa la media delle ultime tre stagioni, per cui paghiamo il 2020 del Covid e il ritiro di Yates dal Giro. Ma non è la nostra posizione, stiamo lavorando bene e sono certo che il Tour si rivelerà un punto di partenza. Un po’ di preoccupazione c’è stata all’inizio, soprattutto da parte dei direttori sportivi. Ma gli ho detto di non cambiare modo di correre per fare punti. Continuiamo a puntare ai nostri obiettivi e i risultati certamente verranno.

A Yates la tappa, a Carapaz la maglia. E domani si sale

21.05.2022
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C’è voluta parecchia testa per restare in corsa dopo la botta al ginocchio sull’Etna e quella al morale sul Blockhaus. Simon Yates se ne è andato in giro per qualche tappa come uno zombie nella coda del gruppo, cercando di ricollegare i punti.

«Ammetto che negli ultimi giorni ho pensato molto al ritiro – mormora – avevo ancora problemi al ginocchio, ero venuto a combattere per la vittoria e di colpo avevo perso tutto. Adesso penso solo di lottare per qualche altra tappa».

Dopo il colpo al ginocchio, ora Yates può di nuovo alzarsi sui pedali. Si è visto bene…
Dopo il colpo al ginocchio, ora Yates può di nuovo alzarsi sui pedali. Si è visto bene…

Dodici borracce

L’inglese sfortunato della Bike Exchange-Jayco oggi è stato il più furbo di tutti. Li ha lasciati sfogare davanti. E quando poi ha capito che la pendenza fosse giusta per rientrare, lo ha fatto e ha poi piazzato l’attacco vincente. Uno e uno solo. Avrebbero potuto rispondergli, certamente Hindley e Carapaz ne avevano le gambe. Ma quando hanno realizzato che il distacco in classifica di Simon fosse a dir poco tranquillizzante, hanno preferito fingere di non averlo visto. L’unico a fare professione di rammarico è stato a quel punto Nibali, come abbiamo già raccontato.

«Quando sono partito – dice Yates – la situazione era veramente una lotta. I ragazzi della classifica si marcavano, mentre io stavo solo cercando la tappa, quindi ho dovuto approfittare di quel vantaggio. Lì davanti c’erano corridori più forti di me, quindi ho dovuto decidere dove attaccare e farlo bene. Ho sofferto il caldo e l’umidità, non ho potuto realmente raffreddare il mio corpo. Credo di avere bevuto 10-12 borracce per permettere al mio corpo di raffreddarsi».

Dopo la crono di Budapest, ecco la tappa di Torino. Nel mezzo il crollo del Blockhaus
Dopo la crono di Budapest, ecco la tappa di Torino. Nel mezzo il crollo del Blockhaus

Ginocchio (quasi) a posto

Dopo il blackout al Giro del 2018, Yates non è più stato lo stesso. E anche se l’anno scorso il suo terzo posto è quasi passato in sordina, non è un mistero che quest’anno fosse indicato tra i possibili vincitori.

«Però ho avuto un sacco di problemi al ginocchio – ammette – e non sono ancora al 100 per cento, ma adesso posso alzarmi sui pedali. Prima provavo molto fastidio e per me che non sono mai seduto sulla sella, era un bel problema. Mi sento finalmente dove dovrei essere, ho un po’ di frustrazione perché non posso più combattere per la classifica, ma ormai è andata così. I vari leader al momento mi sembrano equivalenti. Carapaz ha speso tante energie ad attaccare per primo, gli altri non si sono concessi spazio e questo mi ha permesso di andarmene, di prendere la mia occasione. Forse queste tappe non sono neppure fatte per certi corridori, la prossima settimana sarà loro più congeniale».

Carapaz di nuovo in rosa dopo la vittoria del 2019: oggi però la Ineos ha mostrato un po’ il fianco
Carapaz di nuovo in rosa dopo la vittoria del 2019: oggi però la Ineos ha mostrato un po’ il fianco

Carapaz e la rosa

E così, spodestato il giovane “Juanpe” Lopez, Richard Carapaz si è infilato nuovamente nella maglia rosa che aveva conquistato a Courmayeur nel 2019, nella stessa Val d’Aosta che domani abbraccerà nuovamente il Giro.

«Oggi è stato un giorno molto duro – dice – la Bora ha voluto correre in modo abbastanza aggressivo. Pensavamo che sarebbe stato tutto diverso, invece il gruppo si è spaccato. I mei compagni sono rimasti dietro, ma è andata bene. Quando mi sono reso conto che tanti erano al limite, ho provato ad approfittarne e ho attaccato. Siamo rimasti in quattro, per me è stato un movimento buono, perché tanti della generale hanno perso tempo significativo».

Giro complicato

A chi gli chiede se abbia sofferto per il caldo, Carapaz strabuzza gli occhi e passa avanti. In Ecuador umidità e calore non fanno difetto.

«Anche a casa mia c’è questo tipo di clima – sorride – non è un problema, sapevamo che avrebbe fatto molto caldo. La settimana che viene è abbastanza complicata. Si deciderà il Giro, c’è tanta montagna e già dopo il riposo ci sarà una tappa importante, come anche domani. Sarà duro. Domani sarà una corsa diversa. Ci sono più montagne e dovremo difenderci. So come si fa. La prima volta che indossai la maglia rosa ero più giovane. Ora ho esperienza e una squadra per provare a vincerla. Ci sono corridori forti che hanno perso tempo nella prima settimana, come Yates e pure Nibali. Credo che se tornano in ballo anche loro, il Giro sarà anche più complicato».

La Giant Tcr Advanced Sl di Yates: telaio mini, attacco maxi

15.05.2022
5 min
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Accattivante, compatta, leggerissima: è la Giant Tcr Advanced Sl di Simon Yates. Abbiamo ammirato da vicino la belva per il Giro d’Italia del capitano della Bike Exchange Jayco. Una bici che certe volte deve essere “piombata”, nonostante infatti abbia i freni a disco, viaggia sul filo dei 6,8 chili consentiti dall’Uci.

E non a caso non mancano accessori come il “dente di cane”, per non far cadere la catena o in alcuni casi dei portaboracce più robusti.

Tcr Advanced Sl

Passiamo ai raggi X la Giant dell’inglese. Partiamo dal telaio. Si tratta come detto del Tcr Advanced Sl, quello con il reggisella integrato. Simon, che è alto 172 centimetri potrebbe usare una taglia S, invece come molti suoi colleghi preferisce la taglia più piccola, quindi una Xs. Non a caso per rispettare le sue quote ha un attacco manubrio da 140 millimetri. Di solito certe misure si riscontrano sulle bici dei passistoni.

Xs significa che ha un tubo di sterzo da 120 millimetri e un orizzontale da 520. Con angolo di sterzo di 71° e angolo piantone di 74,5°.

La fibra in carbonio è quella migliore di Giant, vale a dire la Grade Composite: molto rigida, ma anche confortevole. Sul discorso della rigidità poi nel caso specifico, conta non poco la taglia piccola, che di fatto riduce la lunghezza dei tubi. Ma ci arriveremo.

Shimano ovunque

La Tcr di Yates è chiaramente tutta montata col top di gamma. Si tratta dello Shimano Dura Ace Di2. Simon usa pedivelle da 170 millimetri, con il misuratore di potenza e anche i pedali sono griffati Dura Ace. All’anteriore ha un debole per la corona piccola da 38 mentre la grande è un 53 e al posteriore opta praticamente sempre per un 11-34.

Ci dice Mattia Romano, uno dei meccanici della Bike Exchange-Jayco, che Yates non cambia quasi mai questi ingranaggi, anche nei percorsi più facili.

Altra scelta di Yates. L’inglese, non avendo problemi di peso sulla sua Tcr, ha chiesto, il doppio comando. Sul manubrio infatti ci sono anche i pulsantini per il cambio. E per uno scattista e finisseur come lui, è una soluzione alquanto condivisibile.

Per quanto riguarda la scelta dei freni, Romano conferma che Yates, come tutto il team, utilizza solo prodotti certificati Shimano: dalle pastiglie (che vengono sempre rodate da un’apposita macchina prima di essere montate) alla scelta dei diametri dei dischi: 160 millimetri all’anteriore e 140 al posteriore. Questa scelta è dettata anche dal fatto che i cambio ruote ormai hanno adottato questo standard.

Abbiamo poi saggiato di persona la corsa dei freni. E abbiamo notato che all’anteriore Yates vuole una corsa molto breve e al posteriore una più lunga. Questo per modulare bene la frenata che il più delle volte serve per accompagnare la curva e le svolte. E poi perché se fosse troppo tirata andrebbe al bloccaggio troppo facilmente e un bloccaggio frequente non è ideale per le gomme (e le forature).

Ruote e non solo

Ci sono poi alcuni particolari che non ci sono passati inosservati. Il primo, che particolare non è, sono le ruote. Si tratta delle nuove Cadex, cerchio full carbon con profilo alto da 42 millimetri (ma ci sono anche da 65) e canale interno da 21.

Questo consente alla gomma di “spalmarsi” bene sul cerchio stesso e il risultato è che il battistrada si “apre” senza fare la pancia sulla spalla. Ciò comporta una serie di vantaggi: innanzitutto si può sfruttare al meglio il battistrada. Si guadagna qualcosa in termini “altezza” della gomma così da evitare le “pizzicate” in caso di buche e poi si può utilizzare un copertone più piccolo. Yates per esempio ha optato per dei Vittoria Corsa da 25 millimetri, che montati su questo cerchio sembrano dei 28, tanto si allargano.

Simon Yates, predilige un telaio piccolo, ideale per uno scattista come lui
Simon Yates, predilige un telaio piccolo, ideale per uno scattista come lui

Altra peculiarità di queste ruote sono i raggi in carbonio. Sono piatti, aerodinamici e poco tirati. E’ il movimento della ruota che li “tira”: il risultato di questo particolare innesto dei raggi tra mozzo e cerchio fa sì che rilascino energia elastica, senza disperdere potenza (e aumentando il comfort). Da qui il discorso sulla rigidità complessiva della Tcr fatta all’inizio. Bici super rigida sì, ma anche guidabile.

E a proposito di ruote, Mattia Romano ci dice che è l’unica cosa sulla quale Yates dedica più di attenzione, chiedendo spesso a quanto siano gonfiate le sue gomme.

La sella è un prototipo di Giant, non ha ancora un nome e per il momento in casa BikeExchange Jayco la stanno utilizzando lui e Matthews.

Sobrero, uno scalatore (e cronoman) in più per Yates

12.05.2022
4 min
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Al netto della caduta di martedì, sin qui il Giro d’Italia di Simon Yates è più che positivo: ha già una vittoria nel sacco e tra i leader della classifica generale è il primo. Al suo fianco c’è una spalla preziosa, un cronoman ma forse qualcosa di più: Matteo Sobrero.

Il campione nazionale contro il tempo, da quest’anno è approdato alla BikeExchange-Jayco. Nel clan australiano ha trovato nuovi stimoli, un tecnico (Marco Pinotti) che lo ha accolto a braccia spalancate e nuovi obiettivi. 

Matteo Sobrero (classe 1997): mentre parlavamo ci mostrava la sua Giant da crono
Matteo Sobrero (classe 1997): mentre parlavamo ci mostrava la sua Giant da crono
Matteo come sei arrivato a questo Giro?

Bene. Penso di stare meglio rispetto all’anno scorso. Ho fatto il Giro di Romandia, dove ho sofferto parecchio, ma arrivavo da un periodo di altura. E tutto sommato sapevamo che sarebbe andata così. Più che altro era un po’ rischioso perché al Romandia c’è spesso brutto tempo, ma stavolta abbiamo trovato sempre il sole.

Ci sembri più magro dell’anno scorso: è così?

Sì è così. Ho lavorato parecchio sul peso quest’inverno e in altura. Sono un po’ più magro della partenza dell’anno scorso, ma sono ancora com’ero l’anno scorso a fine Giro!

Potrai aiutare Yates anche in salita così! Squadra nuova, un nuovo leader: come sono stati i primi approcci con Simon?

Devo dire che Simon è un ragazzo tranquillissimo, veramente vive nel suo mondo, nei suoi pensieri. E’ molto bello lavorare con lui perché essendo così tranquillo, appunto, trasmette serenità e ci si lavora bene. Non dà neanche l’idea di essere un capitano…

E’ esigente, fa qualche richiesta specifica in gruppo…

Essendo io nuovo in questa squadra e avendo fatto due avvicinamenti un po’ diversi, prima del Giro abbiamo avuto modo di correre insieme ad inizio stagione alla Ruta del Sol. Poi lui ha fatto la Parigi-Nizza e io la Tirreno. Però ci siamo allenati parecchio insieme nel ritiro di Andorra e anche a Sierra Nevada. E alla fine ho capito un po’ che tipo è. 

Yates corre spesso in fondo al gruppo. Sobrero dice che in BikeExchange ne sono consapevoli
Yates corre spesso in fondo al gruppo. Sobrero dice che in BikeExchange ne sono consapevoli
E che tipo è?

Uno molto alla buona. Ci si scherza bene.

In allenamento si fanno prove del tipo prendere una salita a tutta per preparare un’attacco? Visto che Simon è un vero attaccante…

Si fanno, si fanno… O almeno erano in programma. Ma poi per un motivo o per l’altro non le abbiamo fatte. Un giorno volevamo fare la simulazione di gara, ma non c’è stato tempo.

Da quel che hai visto in corsa è uno esigente, vuole degli uomini intorno? O preferisce fare da solo?

Assolutamente non è esigente. Diciamo, anzi che sta parecchio in fondo al gruppo, ama stare tranquillo. Se non vai a prenderlo, resta là in fondo! Però mi dicono che stia cambiando un po’, che abbia capito che è meglio correre avanti. Così mi dicono i compagni che sono qua da più tempo.

Matteo, qual è il tuo ruolo specifico?

Fare bene! Ho le due cronometro in cui dire la mia, la prima è andata con un quarto posto, vediamo la prossima. E poi nel resto, per quanto potrò, cercherò di aiutare Simon sulle salite o prima, nell’avvicinamento delle stesse. Ma questo dipenderà da tante cose, anche dalla mia condizione in quel momento.

A Budapest Sobrero ha terminato la crono al quarto posto. E così ha indossato la maglia bianca
A Budapest Sobrero ha terminato la crono al quarto posto. E così ha indossato la maglia bianca
Quindi non sei chiamato a tirare sin dall’inizio in pianura?

No, in teoria no. Insomma, spero di non fare più come la tappa dello Zoncolan dell’anno scorso: io e Felline in due a tirare praticamente per tutta la tappa, da quando è andata via la fuga fino alle prime rampe dello Zoncolan.

Hai parlato di crono, quelle del Giro sembrano abbastanza adatte a te. A Budapest sei andato forte e quella di Verona con le Torricelle…

Beh, io non sono proprio specialista puro, perché comunque il peso è quello che è (i suoi 63 chili sono pochi rispetto allo standard dei cronoman puri, ndr), però quando il percorso è mosso e un po’ tecnico, mi difendo bene…

Appunto, la salitella delle Torricelle fa venire l’acquolina in bocca…

Eh sì. E’ all’ultima tappa. L’anno scorso sono uscito bene dal Giro, magari anche quest’anno…

BikeExchange, primo e quarto: Pinotti al settimo cielo

07.05.2022
4 min
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Pinotti carica il camion e stasera si sente proprio leggero. «Un’emozione fortissima – dice – dopo più di un anno a mangiare la polvere!». Simon Yates ha vinto la crono di Budapest, Sobrero è arrivato quarto. Per l’allenatore del Team BikeExchange-Jayco che si occupa proprio delle prove contro il tempo, la serata ha un sapore pazzesco.

C’è poca voglia di rubargli tempo, andiamo subito al sodo. Anche perché c’è tanto lavoro da fare prima di cena.

Sobrero ha fatto registrare il miglior tempo parziale, chiudendo poi al 4° posto. Pinotti era certo della condizione in arrivo
Sobrero ha fatto registrare il miglior tempo parziale, chiudendo poi al 4° posto
Marco, era nell’aria?

Me lo sentivo, stavolta sì. Visti i risultati di ieri e i dati fatti sulla salita finale, ho detto che ne avremmo messi due nei dieci. Sobrero è uscito bene dal Romandia. Temevo Dumoulin, ma quando stamattina ho rivisto il percorso, ho pensato a Van der Poel.

Quando lo avevi visto la prima volta?

Mercoledì, da solo. Ho fatto anche un video e l’ho fatto vedere ai ragazzi. Stamattina poi l’ho fatta due volte con Yates. E poi ho seguito Craddock (il campione americano, 31° all’arrivo, ndr) facendo pure un video che ho fatto vedere a Simon.

Era uno Yates molto sereno quello che alla partenza del Giro scherzava con i giornalisti
Era uno Yates molto sereno quello che alla partenza del Giro scherzava con i giornalisti
Che tipo di crono è stata?

Tecnica. Bisognava guidare bene e rilanciare forte. Sono venuti fuori gli specialisti, ma anche quelli dotati di grande cambio di ritmo. Facevo bene a temere Van der Poel. Per fortuna la salita era lunga 2’25” e Yates è leggero e potente. Se fosse stata una salita da un minuto, Mathieu vinceva la crono.

Una rivelazione Yates così forte a crono?

Più che altro un bel riscatto. L’anno scorso, nonostante ci lavorasse tanto, non ne veniva fuori. Non sapete quante notti senza dormire ho passato pensando a cosa non andasse. Poi abbiamo cambiato bici e abbiamo tirato una riga. Siamo andati con lui e con Sobrero in galleria nel vento. Ricordate? Poco prima dell’incontro con Malori. Siamo partiti dalla biomeccanica più che dall’aerodinamica e abbiamo messo le basi per ripartire bene.

Ha funzionato subito?

Simon ha ricevuto il manubrio custom fatto da Sync, brand australiano partner di Giant, prima della Parigi-Nizza e si è trovato subito bene, soprattutto con la convinzione di aver trovato la giusta posizione. Sobrero invece l’ha ricevuto prima della seconda crono del Romandia. Se a tutto questo si aggiunge che adesso c’è finalmente anche la condizione, si capisce perché siamo andati così bene.

Dopo la vittoria, Yates ha ringraziato Giant…

Non è stato facile avere tutto il materiale con gli strascichi della pandemia, ma sono stati eccezionali. Se un dubbio c’era venendo qua era legato alla condizione di Sobrero.

Cosa intendi?

Siamo stati in altura e non aveva grandi sensazioni. Pensava di non andare. Mi chiedeva se si sarebbe sbloccato al Romandia e ho lavorato tanto per dargli fiducia, perché secondo me sarebbe andato meglio, come poi è stato. Forse con lui abbiamo spinto troppo…

Nel fare cosa?

Nel caricarlo di aspettative, con il discorso di provare a fare classifica. Non regge ancora, deve maturare e fare uno step ulteriore. Ma a crono è un talento naturale, mi fa pensare a Malori o a com’ero io. Ascolta i consigli, ma capisce da sé come affrontare i percorsi.

Le bici da crono vengono con voi in Sicilia?

No, tornano in Italia domani con… Pinotti. Le porto io. Solo quella di Yates resterà nel bus: potrebbe volerla per qualche allenamento. Che bella serata, ragazzi…

Giant Surge Pro: la scarpa preferita da Yates

15.04.2022
3 min
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Giant lancia la nuova Surge Pro, una scarpa ultra leggera e studiata per essere performante nel modo giusto, Dove tutta la spinta è concentrata sui pedali e sulla massimizzazione dello sforzo. Lo studio e lo sviluppo della scarpa Surge Pro mette insieme le caratteristiche delle prestazioni cycling-specific che ne aumentano l’efficienza complessiva.

Descrizione tecnica

La tomaia è in materiale PU, ovvero poliuretanico, con densità alta e rinforzata. Le cuciture saldate offrono un supporto incredibile e una resistenza al vento che le rende estremamente confortevoli. Nella parte superiore sono presenti delle micro perforazioni che permettono il passaggio dell’aria bilanciando il microclima interno del piede.

La chiusura è la BOA Powerzone con sistema di microregolazione “on-the-fly” da poter utilizzare in qualsiasi situazione di gara. Grazie alla tecnologia ExoBeam il plantare è di carbonio e più rigido, il che favorisce il trasferimento di potenza sui pedali. Questa tecnologia permette di avere una pedalata più rotonda riducendo l’affaticamento del ginocchio e della caviglia. 

Al fianco dei pro’

La scarpa Surge Pro è ai piedi dei professionisti del team Bike Exchange-Jayco. E’ stato proprio Simon Yates che l’ha portata al successo sulle strade della Parigi-Nizza di quest’anno in occasione dell’ultima tappa. Il corridore britannico è particolarmente affezionato a questa scarpa così leggera e performante, dove i grammi risparmiati possono fare la differenza, soprattutto in salita.

Tutti i corridori del team stanno testando e correndo con le Surge Pro a partire da gennaio. Come abbiamo visto in diverse occasioni lo sviluppo di un prodotto da parte dei professionisti è ottimale per il perfezionamento dello stesso.

Le scarpe Surge Pro sono disponibili nei numeri dal 39 al 48, con nuovi colori disponibili sul sito.

Giant