Matxin sicuro: «Del Toro più forte. Pronto per il Giro con Ayuso»

31.03.2025
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Con il Giro d’Italia alle porte, dove sarà al via, e la vittoria alla Milano-Torino, Isaac Del Toro è nuovamente sotto i riflettori. Il messicano del UAE Team Emirates continua a crescere, dimostrando maturità e costanza. Ma quanto queste qualità sono aumentate in lui? E’ un tema che abbiamo voluto approfondire con Joxean Fernand Matxin, tecnico e talent scout della squadra emiratina.

Archiviata questa prima porzione di stagione, ora il messicano correrà il Giro dei Paesi Baschi (7-12 aprile), poi andrà in altura e inizierà il grande lavoro in vista della corsa rosa. E’ tempo non tanto di primi bilanci, che ovviamente sono positivi, ma per fare il punto e capire qual è lo “stato dell’arte” di Del Toro. Lui ad inizio stagione aveva dichiarato: «Per il 2025 sono più ambizioso. Voglio fare meglio e ottenere risultati migliori, il che è qualcosa che arriva con il tempo». Vediamole dunque queste ambizioni e attraverso cosa passeranno.

Joxean Fernàndez Matxin è Sports Manager UAE Team Emirates (foto Instagram)
Joxean Fernàndez Matxin è Sports Manager UAE Team Emirates (foto Instagram)
Joxean, possiamo dire che Del Toro ha fatto un altro step di crescita?

E’ un corridore con tanto talento e tanta classe. Ho piena fiducia che possa diventare, piano piano ma neanche troppo lentamente, un grandissimo atleta. Lo ha già dimostrato vincendo diverse gare l’anno scorso e si è confermato quest’anno conquistando la Milano-Torino.

Avete previsto un percorso di crescita per Del Toro: è in linea con i parametri prefissati?

Sì, assolutamente. Ma non poniamo un focus rigido su numeri o obiettivi specifici. Non lavoriamo con macchine. Vogliamo che la crescita sia graduale, un passo alla volta. Il mio approccio è quello di migliorare ogni anno. I risultati ci sono, ma non ci basiamo solo sulle vittorie. Le prestazioni sono importanti, l’approccio alla vita da corridore (e non solo), le sue reazioni di fronte a tutto questo… e quelle di Isaac sono sempre più corpose.

Parlare di numeri non è facile, ma avete notato dei miglioramenti da quel punto di vista?

Isaac è in fase di miglioramento, anche perché sta completando il suo sviluppo fisico. Nei giovani, ogni giorno può rappresentare un progresso. I buoni corridori eccellono inizialmente su brevi durate come uno o dieci minuti, ma crescendo migliorano anche sui venti o trenta minuti. Isaac sta progredendo in tutti questi aspetti: sia nelle fasi intense e brevi che in quelle più lunghe. Questo ci rende fiduciosi, ma evitiamo di mettergli pressioni o aspettative eccessive.

Del Toro e Ayuso: due talenti e anche due amici. Sangue latino per entrambi
Del Toro e Ayuso: due talenti e anche due amici. Sangue latino per entrambi
A livello umano come ti sembra? E’ più maturo rispetto all’anno scorso? Si dice che si sia integrato bene a San Marino.

E’ molto maturato, anche se lo era già. Ha un cuore grande ed è una persona che si lascia voler bene. E’ franco e responsabile: se c’è da aiutare, aiuta. Se c’è da prendersi una responsabilità, lo fa. Lo vedo spesso scherzare, ma quando è il momento di fare sul serio, è sempre pronto. Cuore e talento, e tutto questo si riflette anche in corsa.

Ti aspettavi la sua vittoria alla Milano-Torino?

Non era nei programmi iniziali. Isaac doveva essere competitivo all’inizio della stagione per poi fermarsi in vista del Giro d’Italia, ma un piccolo problema al ginocchio ha cambiato i suoi piani. Alla Milano-Torono il leader doveva essere Jan Christen, ma si è rotto la clavicola, avevamo bisogno di un sostituto. Ma non ci sembrava giusto un sostituto che prima magari avrebbe dovuto aiutare Christen.

Isaac in azione con Adam Yates alla Tirreno per aiutare proprio Ayuso. Prove di Giro…
Isaac in azione con Adam Yates alla Tirreno per aiutare proprio Ayuso. Prove di Giro…
E lo avete detto a Del Toro…

Esatto, abbiamo chiesto a Isaac di correre la Milano-Torino e di farlo da leader. Gli abbiamo dato questa chance. Nonostante il calendario intenso, ha colto l’opportunità e ha vinto.

Dopo la Vuelta dell’anno scorso, ora arriva il Giro d’Italia. E’ pronto? Come può aiutare Juan Ayuso?

E’ sicuramente pronto fisicamente. Quella esperienza gli è servita moltissimo. Con Juan ha un rapporto perfetto, c’è grande amicizia e lo stesso vale per Tadej e tutti gli altri della squadra. Isaac è felice in questo ambiente e la squadra lo sostiene con affetto. AL Giro sarà un aiuto importantissimo per Ayuso.

Può già contare sul supporto dei big del team?

Assolutamente. Per esempio, quando vediamo che sta bene e può vincere, può contare sull’aiuto di corridori come Adam Yates. Un anno fa era in una squadra dilettantistica e oggi corre in un team WorldTour, a volte anche da leader. Questo per lui è un sogno e non lo dà mai per scontato.

Sidi chiude il 2024 con un fatturato di 31,7 milioni di euro (+33%)

27.03.2025
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Il 2024 si è concluso con risultati eccellenti per Sidi, storica realtà di casa nostra attiva nella produzione di calzature per ciclismo e motociclismo. Con un fatturato in crescita del 33% rispetto all’anno precedente, l’azienda ha raggiunto i 31,7 milioni di euro, confermando il successo della strategia avviata dopo l’acquisizione da parte di Italmobiliare nel 2022. Il nuovo management ha dato impulso al marchio, puntando su innovazione, sviluppo prodotto e valorizzazione delle risorse umane.

Il settore motociclistico ha registrato un incremento del 33%, trainato dalla crescita delle immatricolazioni (+10% in Italia secondo ANCMA) e dal lancio di nuovi prodotti. Tra questi spiccano Crossair X, progettato per il motocross, e Orion, ideale per il turismo su due ruote. La gamma di “riding shoes” è stata ampliata con cinque nuovi modelli, rafforzando ulteriormente la presenza del marchio in questo segmento.

Anche la divisione ciclismo ha ottenuto un incremento del 33%, grazie al rinnovamento della gamma “road” e “off-road” e all’introduzione di una nuova linea “all-terrain”. Il lancio della collezione “Winter”, con sei nuovi modelli per ciclismo su strada e fuoristrada, ha contribuito al consolidamento del marchio in un mercato sempre più competitivo.

Focus sulle persone

Uno dei pilastri della crescita di Sidi è l’attenzione verso il capitale umano. L’azienda ha aumentato del 10% il numero di dipendenti e investito in programmi di formazione per potenziare le competenze interne. Anche il network di atleti ha giocato un ruolo chiave: tra le nuove collaborazioni spiccano Malcolm Stewart, vincitore di un round AMA Supercross, e Jerome Clementz, ex campione Enduro, che ha contribuito allo sviluppo della linea “all-terrain”. Confermate anche le partnership con nomi di spicco come Billy Bolt, Alvaro Bautista, Brad Binder e ciclisti del calibro di Antonio Tiberi, Adam Yates e Isaac Del Toro.

Nel 2024, Sidi ha incrementato la propria visibilità con la partecipazione a eventi di rilievo come L’Eroica e la Maratona Dles Dolomites. Contestualmente, ha rinnovato il proprio sito web per migliorare l’esperienza utente e potenziare l’engagement. Un esempio del successo di queste strategie è il lancio dello stivale “Crossair HD”, inizialmente sviluppato per Billy Bolt e poi reso disponibile al pubblico.

Davide Rossetti, CEO di Sidi
Davide Rossetti, CEO di Sidi

Sul fronte internazionale, l’azienda ha consolidato la propria presenza nei mercati esistenti e ha avviato collaborazioni con nuovi distributori, soprattutto negli Stati Uniti.

«Guardando al futuro – ha dichiarato il CEO dell’azienda Davide Rossetti – Sidi continuerà a investire in ricerca e sviluppo, digitalizzazione e sostenibilità, aderendo a iniziative globali come la Science Based Targets Initiative e il Global Compact delle Nazioni Unite. I risultati del 2024 confermano la nostra capacità di innovare. Nel 2025 punteremo sulla crescita sostenibile e sulla valorizzazione del nostro team: il vero ed insostituibile motore del successo di Sidi”.

Sidi

Milano-Torino a Del Toro, “figlio” di Pogacar e Ayuso

19.03.2025
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TORINO – Un inchino a Superga lancia Isaac Del Toro tra i grandi e fa sorridere i suoi capitani. Non fosse bastato l’incessante supporto a Juan Ayuso alla Tirreno-Adriatico della scorsa settimana, ecco la fiammata nella classica più antica della storia che fino a oggi non era mai stata vinta da un corridore messicano. Una fiammata che arriva proprio nella settimana che porta alla Milano-Sanremo, obiettivo dichiarato dell’iridato Tadej Pogacar. 

Il ventunenne del UAE Team Emirates fa sul serio e il successo ottenuto nella Milano-Torino che ritrovava l’arrivo più classico di fronte alla Basilica è un segnale forte. Basti pensare che qui aveva trionfato gente del calibro di Alberto Contador (2012) e Primoz Roglic (2021). Senza dimenticare anche il secondo sigillo tricolore di Vincenzo Nibali al Campionato Italiano del 2015.

Prima parte di gara piatta, poi nel finale il doppio passaggio (con arrivo) a Superga
Prima parte di gara piatta, poi nel finale il doppio passaggio (con arrivo) a Superga

Sulla rotta dei grandi

In attesa di diventare grande come i nomi appena citati però, Isaac si concentra sui suoi capitani. Fa esplodere in una fragorosa risata la sala stampa quando gli chiediamo le differenze del correre per due fenomeni come Pogacar o Ayuso, rispondendo con una battuta che va a braccetto con la festività di San Giuseppe. 

«Sono due persone troppo diverse, è un po’ come parlare delle differenze tra il tuo papà e la tua mamma – racconta con un sorriso in un ottimo italiano – sono due amici e sono contento di lavorare e offrire la mia versione di me per loro. In questo momento sono i più forti e l’hanno visto tutti. Uno ha vinto le Strade Bianche su una gamba e l’altro è stato il migliore alla Tirreno. Io sono lì per loro e per me essere l’ultimo o il penultimo uomo mi riempie di felicità».

Lo scorso anno tutti si ricordano il suo forcing sulla Cipressa che mise alla corda gran parte dei favoriti della Sanremo. Tutti lo considerano una pedina fondamentale nei sogni di gloria del campione del mondo, prima di rimettersi al servizio delle ambizioni rosa del fresco re dei due mari.

Ma Isaac non ha fretta e prende una corsa alla volta: «Adesso voglio pensare soltanto alla Milano-Sanremo. Al Giro d’Italia manca ancora tanto, per cui non voglio stancare troppo la testa. Sono pronto a prendermi la responsabilità, voglio fare un bel lavoro e fare una bella figura con Tadej. Da lui cerco di imparare tutto il possibile, è una persona normale. Quando è con me cerca di caricarsi anche tutta la responsabilità che può esserci su di me e lo fa sempre con grandissima tranquillità.

«Correre con lui è un divertimento, scherziamo sempre molto, lo considero un amico e soltanto dirlo mi sembra qualcosa di incredibile».

Lorenzo Fortunato, come spesso capita, è stato il migliore degli italiani, ottavo
Lorenzo Fortunato, come spesso capita, è stato il migliore degli italiani, ottavo

Famiglia UAE

Tutte le squadre World Tour vorrebbero in rosa un gregario così. Un gregario capace di trasformarsi all’occorrenza in capitano di giornata, con classe da vendere e grandissima umiltà.

«Sono giovane, per cui mi rende felice la fiducia che mi dà la squadra e che l’esempio qui ho avuto gente come Covi o come Adam (Yates, ndr) che si è messa al mio servizio. E’ davvero un sogno quello che sto vivendo. Credo sia la prima gara che vinco qui in Italia, vincere qui è incredibile. Sono arrivato in questo Paese a 16-17 anni, sono cresciuto tanto come ciclista, ora vivo e mi alleno a San Marino».

A chi gli chiede che cosa si aspetta dal 2025 iniziato nel migliore dei modi, replica così: «L’obiettivo essere costante. Vediamo che libertà avrò con la squadra. Voglio solo divertirmi in bici. È tutto così incredibile, per tutto il mio Paese e per la mia famiglia».

Isaac Del Toro (classe 2003) è alla prima vittoria stagionale. E’ una pedina fondamentale per Pogacar in ottica Sanremo
Isaac Del Toro (classe 2003) è alla prima vittoria stagionale. E’ una pedina fondamentale per Pogacar in ottica Sanremo

Superga messicana

Superga è Del Toro. In molti accostano il suo nome alla mitica squadra granata che il 4 maggio del 1949 divenne immortale in seguito alla tremenda tragedia aerea che la portò via da questo mondo. Il talentuoso messicano ascolta con attenzione la storia, ma ammette candidamente di non seguire il calcio, prima di spiegare il perché della sua esultanza.

«L’inchino – dice Del Toro – è stato un ringraziamento a tutti i tifosi che ho in giro per il mondo. È davvero incredibile avere questo seguito in Italia, Francia e Spagna per me che vivo tanto lontano dal mio Paese. In tanti mi supportano e ho voluto ringraziarli così». 

La maglia aperta, il sorriso sornione e poi quello scatto nelle ultime centinaia di metri che non ha lasciato spazio né a Ben Tulett né a Tobias Johannessen. E’ così ha fatto sua la Milano-Torino 2025.

«Non sempre mi sveglio con la fiducia giusta, ma oggi avevo la gamba giusta – conclude Del Toro – Nel finale mi sono trovato con due corridori molto diversi. Sapevo che Johannessen era veloce in volata, mentre Tulett era temibile in caso di allungo. Io sapevo di essere più cattivo e ho cercato di essere intelligente». 

Lo abbiamo visto e sicuramente lo hanno fatto anche Ayuso e Pogacar, che si coccolano il loro “figlio” e se lo tengono ben stretto.

Sidi con Isaac Del Toro: l’eccellenza come percorso di crescita

17.03.2025
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Quando un brand icona del ciclismo incontra un astro nascente del professionismo, il risultato non può che essere un’intesa destinata a lasciare il segno. Con oltre sessant’anni di esperienza ai massimi livelli, Sidi ha accompagnato generazioni di campioni verso il successo, scrivendo pagine memorabili nella storia del ciclismo. Oggi, questa eredità si arricchisce di un nuovo capitolo con l’arrivo di Isaac Del Toro, talento messicano emergente del UAE Team Emirates-XRG, pronto a imporsi come uno dei protagonisti della scena internazionale. A partire dal 2025 e per le prossime tre stagioni, Del Toro correrà con le calzature Sidi, unendo passato e futuro in una collaborazione che si preannuncia decisamente interessante.

Dopo un 2023 straordinario, culminato con la vittoria al Tour de l’Avenir, il giovane messicano ha proseguito il suo percorso di crescita l’anno scorso, dimostrando una tenacia e una determinazione fuori dal comune. Più ancora che per i risultati ottenuti, Sidi ha scelto di affiancarlo per il suo approccio alle competizioni, basato su audacia, visione tattica e costante ricerca del miglioramento. Una scelta perfettamente in linea con il credo di Sidi – “Made to Progress” – che esprime la volontà di sostenere atleti che incarnano i valori del progresso personale e della passione per il proprio sport.

L’asso messicano del UAE Team Emirates-XRG correrà con calzature Sidi nel 2025
L’asso messicano del UAE Team Emirates-XRG correrà con calzature Sidi nel 2025

Evoluzione costante

L’annuncio della partnership è stato accompagnato da un video emozionante, che vede protagonista lo stesso Del Toro. Le immagini lo ritraggono durante un allenamento, mentre una voce narrante racconta la simbiosi tra l’atleta e la sua attrezzatura, sottolineando come passione, precisione e innovazione si fondano in un unico elemento orientato al continuo progresso.

Il messaggio centrale – “L’eccellenza non è una destinazione, ma un traguardo in continuo movimento” – rappresenta la filosofia condivisa da Sidi e Del Toro: un impegno costante verso l’evoluzione e il raggiungimento di nuovi obiettivi.

La scelta di Sidi accompagnerà Del Toro anche nelle prove contro il tempo
La scelta di Sidi accompagnerà Del Toro anche nelle prove contro il tempo

Fondata nel 1960 a Maser (Treviso), Sidi è un’azienda italiana di riferimento nella produzione e nella commercializzazione di calzature per ciclismo e motociclismo, scelte dai più importanti atleti professionisti e dagli appassionati di tutto il mondo. Nota per la sua dedizione all’innovazione tecnologica e alla qualità, Sidi è presente in oltre settanta Paesi, supportando gli sportivi nel loro percorso di crescita con prodotti che combinano performance, comfort e design d’avanguardia. 

Sidi

UAE: quanti talenti all’ombra di Pogacar, riusciranno a sbocciare?

15.11.2024
5 min
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Nel tentativo di iniziare a prendere confidenza con le rose del 2025, ancora da completare in alcuni casi, abbiamo curiosato tra i nomi del primo team al mondo: il UAE Team Emirates. Gli emiratini hanno collezionato vittorie su vittorie, per un totale di 81 successi. Molti di questi portano la firma di Tadej Pogacar, ben 25. Ma alle spalle dello sloveno ci sono corridori che crescono, migliorano e cercano spazio. Tra loro ci sono tanti giovani, l’inverno ha portato alla promozione di Pablo Torres dal team di sviluppo al WorldTour. Il talentuoso spagnolo appena diciannovenne si aggiunge a una lunga lista di giovani fenomeni. 

I nomi sulla lista sono sei: Pablo Torres, Jan Christen, Antonio Morgado, Isaac Del Toro, Igor Arrieta e Juan Ayuso. Si capisce subito che stiamo parlando di talenti in grado di continuare ed estendere il regno di sua maestà Tadej Pogacar, ma saranno in grado di aspettare il loro turno alle spalle del Re? Difficile da dirsi e ancor più da pronosticare. Tuttavia si sa che la maggior parte delle volte alle spalle della caduta di un regno c’è la volontà di un principe di sovvertire le gerarchie. Chi è chiamato a mantenere l’ordine all’interno dei confini è Joxean Matxin, sport manager del UAE Team Emirates. 

Spazio

Come si trova il giusto equilibrio all’interno di un team in grado di vincere così tanto e che ha nella sua rosa il corridore più forte al mondo, in grado di vincere in ogni momento e su ogni percorso?

«I ragazzi hanno spazio sportivo – dice subito Matxin – siamo la squadra che ha vinto di più e con il maggior numero di corridori. Abbiamo portato alla vittoria più di 20 ragazzi nel 2024 e alcuni di loro sono proprio i giovani. A noi interessa il loro percorso di crescita, poi se arrivano anche i successi la gioia si moltiplica. Da un certo punto di vista abbiamo rotto una mentalità vecchia del ciclismo, ovvero che se un corridore forte vuole vincere deve farlo lontano da altri campioni». 

Da parte di Ayuso è arrivato qualche scricchiolio durante il Tour de France, si riusciranno a mantenere gli equilibri?
Da parte di Ayuso è arrivato qualche scricchiolio durante il Tour de France, si riusciranno a mantenere gli equilibri?
Vero, ma gli altri non si sono accontentati delle briciole?

Nelle corse WorldTour va analizzato il risultato finale, Almeida ha fatto quarto al Tour de France, mentre Adam Yates sesto. E poi ci sono state tante altre occasioni in altre corse, ad esempio Ayuso era il nostro capitano alla Tirreno-Adriatico, Yates ha vinto il Giro di Svizzera, McNulty la Vuelta a la Comunitat Valenciana. 

Anche i giovani sono stati in grado di mettersi in mostra?

Certo. Oltre alla Tirreno Ayuso ha corso e vinto il Giro dei Paesi Baschi e Del Toro ha vinto la Vuelta Asturias. Quello che chiediamo ai giovani è che migliorino gara dopo gara. Sono contento che Del Toro abbia corso il suo primo Grande Giro, anche se non nelle condizioni migliori. E penso che nel 2025 toccherà ad altri ragazzi fare questo passo, mi viene in mente Christen, ad esempio. 

La crescita esponenziale di Del Toro ha sorpreso in positivo, riuscirà a trovare lo spazio per continuare il suo cammino?
La crescita esponenziale di Del Toro ha sorpreso in positivo, riuscirà a trovare lo spazio per continuare il suo cammino?
Le ambizioni, com’è giusto che sia, poi aumentano e magari i ragazzi non si accontentano più di correre in gare di secondo livello. 

Penso sia una questione di ambizione. Voi vedete un possibile problema, io vedo ancora più occasioni per vincere. Ora nelle grandi corse a tappe ci sono due corridori che sono sopra a tutti gli altri (il riferimento è a Pogacar e Vingegaard, ndr). I corridori lo sanno e noi siamo molto chiari con loro fin da inizio anno. Con Ayuso, per fare un esempio concreto, siamo stati onesti. Gli abbiamo detto che se fosse venuto al Tour de France avrebbe lavorato per Pogacar. Vogliamo essere trasparenti con i corridori in ogni momento, anche alla firma del contratto. Sappiamo cosa chiedere e sappiamo cosa vogliamo. 

Nei Grandi Giri meglio avere in squadra certi corridori che contro?

Correre un Giro d’Italia o un Tour de France accanto a Pogacar è sicuramente meglio che correrlo da avversario. Alla fine chi mi assicura che Adam Yates o Almeida sarebbe arrivati sul podio o vicini al podio se avessero dovuto scontrarsi con Tadej? 

Pablo Torres, a colloquio con Matxin, arriva nel WorldTour dopo un solo anno al UAE Team Emirates Gen Z
Pablo Torres, a colloquio con Matxin, arriva nel WorldTour dopo un solo anno al UAE Team Emirates Gen Z
Torniamo ai giovani, vista la grande qualità e profondità della rosa, perché promuovere subito Torres e non fargli fare ancora un anno nel devo team?

Torres nel 2024 non ha fatto un passo di crescita, ma ben due. Questi ci ha portati a premiare il suo cammino con un contratto che gli dimostrasse la nostra fiducia e che gli potesse far capire quanto crediamo in lui. E’ arrivato vicino a vincere il Giro Next Gen e il Tour de l’Avenir, penso che nel WorldTour ci potrà stare benissimo. Non guardiamo molto all’età, se un ragazzo a 19 anni dimostra di poter far ben, noi lo promuoviamo. 

Ma come si garantiscono i giusti spazi?

Allo stesso modo in cui lo abbiamo fatto con gli altri, le gare ci sono e i passi da fare sappiamo quali sono. La squadra non dipende dalle sue vittorie, ha il suo cammino davanti e se arriveranno le vittorie sarà ancora meglio, ma non ci sarà pressione. In UAE gli spazi ci sono, lo abbiamo dimostrato e i nostri intenti sono chiari fin da subito. E’ così che si crea armonia.

L’anno di Del Toro: dall’Australia a Zurigo nel segno di Pogacar

26.09.2024
5 min
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ZURIGO (Svizzera) – Quando dalla televisione della sala stampa abbiamo visto Isaac Del Toro spingere sui pedali della sua bici da cronometro ci siamo incuriositi. L’azione del messicano sembrava estremamente efficace, ma era solamente un’illusione data dai continui movimenti imposti al telaio. Anche al netto della pioggia che potrebbe averlo rallentato, lo sforzo di Del Toro ha partorito un dodicesimo posto nella prova contro il tempo dedicata agli under 23. Non si è espresso al meglio, ma una volta arrivato nella zona mista sorrideva sornione. Gli occhi per la prova su strada di categoria sono puntati su di lui: il giovane del UAE Team Emirates in grado di vincere alla sua prima corsa nel WorldTour

«Devo dire – spiega – che alla fine è stata una buona prova. Con la pioggia non si poteva fare molto di più. In discesa ho provato un po’ a spingere, ma non ho dato il massimo, così come in salita. Ho potuto spingere a fondo solamente in pianura e sono felice di come hanno risposto le mie gambe. In particolare nel finale. Credo che sia stato uno sforzo buono in vista della gara in linea».

Durante la cronometro Del Toro ha avuto buona sensazioni nei momenti in cui ha spinto
Durante la cronometro Del Toro ha avuto buona sensazioni nei momenti in cui ha spinto

Sfida in casa

A 21 anni ancora da compiere, il messicano ha già messo in fila una vittoria ai massimi livelli, la classifica generale della Vuelta Asturias e la prima grande corsa a tappe: La Vuelta. Del Toro, ogni volta che sale in bici, morde l’asfalto e non si guarda tanto intorno. Alla corsa iridata di domani sarà il favorito, anche se dalla squadra emiratina escono altri nomi interessanti, come quello di Antonio Morgado e Jan Christen

«Non ho avuto un avvicinamento particolare per questo mondiale – continua – ho riposato dopo la Vuelta. Tre settimane come quelle mi hanno dato tanto a livello di condizione, quindi sono pronto. Quel che sento un po’ di più è la responsabilità di correre con la maglia della nazionale, è un onore ma sono tranquillo. Sono convinto di poter far bene nella prova in linea, devo solo riposare e dormire al meglio in questi giorni».

«Ci sono tanti ragazzi – riprende Del Toro – che possono puntare al risultato massimo. Sarà importante essere sempre presenti e nel vivo della gara. Alla fine vincerà chi rimarrà più attento. Sia Jan, Christen, che Morgado sono andati molto forte oggi. Essere vicino a loro mi rasserena. Tutti vogliono vincere, anche io. Qualche volta si riesce e altre no, vedremo».

Dopo la Vuelta le gambe del messicano rispondono bene agli stimoli
Dopo la Vuelta le gambe del messicano rispondono bene agli stimoli
Com’è andato questo primo anno nel WorldTour?

Bene, ho cominciato in maniera positiva e anche nel finale di stagione sono andato forte. Alla fine il risultato nel ciclismo non sempre può essere la vittoria. Sono contento però, sto migliorando tanto e qualche volta si vede che sto davvero bene. Questo mi mette una grande tranquillità. 

Hai già vinto però, è un bel segnale. 

Le prime vittorie sono sempre un buon segnale (dice con un sorriso, ma senza sbottonarsi, ndr).

Morgado nella giornata di ieri ha provato il percorso ad alti ritmi
Morgado nella giornata di ieri ha provato il percorso ad alti ritmi
Dove pensi di poter migliorare ancora?

Direi che posso migliorare un po’ in tutto, sono un atleta che ha molto da sviluppare e tanto ancora da fare. Posso dirmi contento della mia crescita, penso continuerà in questa direzione. L’anno prossimo sarà quello chiave per me. Voglio prenderlo con calma e farlo nel miglior modo possibile. Ho la fortuna di imparare da grandi persone e atleti di alto livello.

In comparazione all’anno scorso ti senti un altro corridore?

No. Sono lo stesso, ma a un livello superiore. Durante il 2024 credo di essere migliorato tanto, forse non si è visto perché sono partito subito bene. Ma per me, per lo staff e per la performance, sono abbastanza tranquillo perché sto crescendo e apprendendo. 

Anche i nostri azzurri hanno pedalato sul tracciato di Zurigo, la caccia all’iride è aperta
Anche i nostri azzurri hanno pedalato sul tracciato di Zurigo, la caccia all’iride è aperta
Come va con la squadra?

Mi hanno sempre lasciato tanta libertà di provare, ovviamente non è sempre il giorno migliore, però sono sereno. Non mi sento sotto pressione, mi diverto e faccio le cose quando mi sento di farle

Per il tipo di corridore che sei stare accanto a Pogacar cosa vuol dire?

E’ stato uno dei migliori corridori della stagione, se non il migliore, e una grande persona. Ho imparato tanto da lui, mi ha spiegato molte cose. Io semplicemente voglio essere lì, giocare un po’, divertirmi e scherzare insieme. Poi se posso lo affianco in salita e sono contento. Pogacar e io siamo amici, con l’obiettivo, quando siamo in bici, di rendere la gara più difficile possibile

Del Toro ha detto di aver imparato tanto da Pogacar, ma i suoi consigli sono segreti
Del Toro ha detto di aver imparato tanto da Pogacar, ma i suoi consigli sono segreti
Qual è una cosa che ti viene in mente che hai imparato da lui?

Top secret.

Per vincere?

Sì. 

Ridendo se ne va, chissà se il fenomeno sloveno gli ha spiegato come provare a vincere un mondiale. Così da avere due campioni del mondo in squadra nel 2025: uno per categoria.

Amadori: «A Zurigo con una rosa competitiva e varia»

20.09.2024
5 min
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La lista degli otto corridori scelti da Marino Amadori per il mondiale under 23 è stata resa pubblica martedì insieme a tutte le altre dei vari cittì. I cinque nomi selezionati per la prova in linea di Zurigo sono: Giulio Pellizzari, Francesco Busatto, Davide De Pretto, Pietro Mattio e Florian Kajamini (in apertura, De Pretto e Pellizzari). A questi si aggiungono le tre riserve: Simone Gualdi, Federico Savino e Ludovico Crescioli. 

Il solito “problema”

Tre dei cinque nomi scelti da Amadori sono già nel mondo dei professionisti, un dato che però unisce tutte le selezioni nazionali di rilievo. Chi vuole provare a vincere ha portato i migliori atleti under 23, professionisti o meno. Da quando l’UCI ha aperto queste competizioni anche ai corridori che hanno messo nelle gambe corse WorldTour le scelte diventano obbligate. 

«La prima premessa che voglio fare – commenta Amadori – è che ci sono dei regolamenti e bisogna agire di conseguenza. Noi come Italia ci organizziamo per fare il massimo nella gara che assegna la maglia iridata. In una gara che vede 40 ragazzi che provengono da squadre professionistiche, noi dobbiamo agire di conseguenza per provare a essere competitivi. Con i ragazzi scelti mi auguro di esserlo, ma non sarà facile, non è che con questi andremo sicuramente a podio oppure a medaglia. Vi basti sapere che ci saranno Del Toro e Morgado, giusto per dire due nomi. Il primo ha fatto la stagione che ha fatto, mentre il secondo, al primo anno tra i professionisti, si è piazzato quinto al Fiandre. All’europeo abbiamo subito alla grande, al mondiale voglio portare una squadra che può essere protagonista».

Crescere e imparare

Ne abbiamo parlato anche con Pellizzari nell’ultima intervista. Per vincere serve imparare a farlo e abituarsi a vivere determinate situazioni. Il corridore della Vf Group-Bardiani ha detto di essersi pentito per non aver corso l’Avenir. La corsa a tappe francese, che racchiude il meglio del movimento under 23, sarebbe stata un punto importante per la sua crescita. 

«Il punto che mi va di sottolineare – riprende il cittì – è che noi come Italia facciamo fatica nel mondo dei professionisti. Portare ragazzi come Pellizzari, Busatto e De Pretto al mondiale under 23 può essere una bella occasione per migliorare e vivere queste gare da protagonisti. Sono corridori che tra uno o due anni magari  saranno protagonisti con la nazionale maggiore e lo saranno anche grazie a questo passaggio. E’ chiaro che mi spiace lasciare fuori i vari Zamperini, Crescioli, Gualdi, Savino e gli altri che erano nella mia lista. Però la maglia azzurra va onorata e andare al mondiale per fare piazzamento da “ennesima” posizione non è ciò che merita la nazionale italiana».

Questione di equilibrio

Cinque nomi in una lista dove tanti meriterebbero spazio, ma ciò che serve è avere equilibrio per partire competitivi e ricoprire bene tutto il percorso. 

«Dei cinque ragazzi – spiega Amadori – non tutti sono da ragazzi da ultimo momento e non ci sono solamente leader. E’ importante trovare il giusto compromesso. Mattio è una sicurezza, il suo Tour de l’Avenir corso sopra le righe mi ha fatto capire che potrà essere molto utile alla causa fin dal chilometro zero. Kajamini, ad esempio, è uno di quelli che non ha paura di prendere vento in faccia e anche lui all’Avenir ha fatto vedere di andare forte in salita. Poi lui è uno che attacca, da noi in Italia tanti ragazzi corrono sulle ruote per fare ottavo o quindicesimo, Kajamini invece è uno che si muove, anticipa e lotta.

«I leader – riprende – saranno Pellizzari, Busatto e De Pretto, almeno sulla carta. Li conosciamo bene e sappiamo quanto valgono. Pellizzari ha un valore, in salita, fuori dal comune e può lottare con i vari Torres, Nordhagen e Widar. De Pretto ha fatto un bell’avvicinamento, dimostrando ottime sensazioni visto anche il quarto posto al Matteotti. Busatto, infine, è colui che ha messo nelle gambe più gare di qualità in questo periodo e da dopo l’altura di luglio ha corso solamente in gare WorldTour».

In ordine due delle tre riserve scelte da Amadori: Gualdi e Crescioli. Tra gli esclusi anche il campione italiano Zamperini
In ordine due delle tre riserve scelte da Amadori: Gualdi e Crescioli. Tra gli esclusi anche il campione italiano Zamperini

Importante vedere il percorso

Non resta che fare la valigia e imbarcarsi verso Zurigo, il 24 settembre, martedì, Amadori e i suoi arriveranno in città. Poi sarà il tempo di entrare nella “bolla iridata”. 

«Il percorso è duro – conclude il cittì – ma non durissimo. Gli under 23 dovranno fare quattro giri del circuito finale, non sarà così micidiale. Vero anche che all’europeo il percorso non era proibitivo eppure i distacchi sono stati incredibili. La gara la fanno i corridori e se come all’europeo la prima ora si fa a 51 di media ci sarà da divertirsi e soffrire. Il mondiale sicuramente sarà selettivo, noi dovremo studiare bene ogni evenienza per farci trovare pronti. Partiamo martedì perché mercoledì dalle 8 alle 10 ci sarà il percorso chiuso al traffico. E’ importante vederlo visto che ci sono dei passaggi delicati in città. Provarlo in modalità gara sarà basilare».

Raggi X sulla Vuelta di Del Toro, prima del mondiale U23

16.09.2024
4 min
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Tra i debuttanti della Vuelta ce n’è stato uno di lusso, se così possiamo dire: Isaac Del Toro. Più di qualcuno lo dava sul podio o come possibile sorpresa della corsa spagnola, un po’ come i suoi illustri compagni predecessori, vale a dire Tadej Pogacar e Juan Ayuso, entrambi terzi al primo grande Giro.

Invece il messicano non è andato altrettanto forte. Tuttavia la sua Vuelta non è stata negativa, anzi. Il tecnico del UAE Team Emirates, Joxean Fernandez Matxin, ci spiega come sono andate le cose e come è arrivato il 36° posto finale, con due top ten in altrettante tappe.

Matxin con Del Toro. Grande sensibilità da parte del tecnico spagnolo con i giovani (foto Instagram)
Matxin con Del Toro. Grande sensibilità da parte del tecnico spagnolo con i giovani (foto Instagram)
Maxtin, era in programma la Vuelta per del Toro? Sappiamo della tua “politica” molto graduale circa la crescita dei ragazzi e la programmazione che fate sin dall’autunno precedente.

E infatti no: non era in programma la Vuelta per Del Toro, ma essendo lui uno dei corridori stratosferici che abbiamo, vedi Ayuso e Pogacar, con questi profili si possono accelerare leggermente i tempi. Quindi abbiamo scelto la Vuelta perché non ti cambia i programmi dell’anno. Quello che dovevi fare lo hai fatto. 

E anche se non dovesse andare benissimo, il ragazzo avrebbe tempo per recuperare con l’inverno di fronte…

Sì, abbiamo un po’ rivisto il calendario estivo, ma poi da agosto parti per la Vuelta e poi hai “finito”. Tutto è nato alla partenza del Giro d’Italia. Uno di quei giorni ne abbiamo parlato insieme. Gli ho detto che pensavo che sarebbe stata una buona occasione per imparare e alla fine abbiamo deciso per il sì. Però è anche vero che i posti per la Vuelta erano assegnati. Ma Hirschi, che punta forte al mondiale di casa sua, ci aveva detto che avrebbe preferito arrivare alla corsa iridata senza fare la Vuelta e così Isaac ha preso il suo posto.

Come giudichi la sua corsa?

Direi che ha fatto una buona Vuelta. Ha corso molto bene nella prima settimana, che era davvero complicata, poi però si è ammalato. Ha avuto problemi di mal di testa, dissenteria e tante brutte sensazioni. Però ha deciso di soffrire. E’ stato male due giorni, ma poi non è riuscito a recuperare. Non era nelle normali condizioni. Però di buono c’è che proprio nel finale, nelle ultime 3-4 tappe, si è ripreso. Stava meglio.

Il messicano ha capovolto il suo numero 13 contro la scaramanzia, ma non è bastato del tutto!
Il messicano ha capovolto il suo numero 13 contro la scaramanzia, ma non è bastato del tutto!
In qualche modo l’aver tenuto duro è stata “una lezione nella lezione” all’interno della sua esperienza alla Vuelta. E’ così?

Certo. Ha imparato che ci sono momenti brutti. Profili da fenomeno come lui non sono abituati a certe situazioni. E gli resta difficile affrontarli e gestirli. Ma Isaac li ha superati e questo è il lato positivo di una storia negativa. Ovviamente non abbiamo ottenuto i risultati sperati proprio perché è stato male e non perché non fosse all’altezza. Ma ripeto, ha imparato che ci sono i momenti brutti ed è per questo che deve godersi al meglio quelli belli. Che deve approfittarne.

Lui come ha reagito?

Ha sofferto molto, sia fisicamente che mentalmente. Aveva dei dubbi se continuare o meno. “Ne vale la pena?”, si è chiesto. Però quando ha capito, grazie anche all’aiuto del medico che non avrebbe fatto del male al suo fisico, ha deciso (e abbiamo deciso) di andare avanti. E per questo a livello psicologico ne è uscito più forte di prima.

Se fosse stato bene, come sarebbe andato secondo te?

Non sono un oracolo! Di questi aspetti scherzavamo in ammiraglia con Marcato: “Chi vince oggi?”. Non so come sarebbe andato. Posso dire però che conosco perfettamente le sue qualità e ho piena fiducia in lui. Sarà certamente protagonista.

Negli ultimi giorni di Vuleta, Del Toro ha ritrovato una buona gamba e con essa la grinta
Negli ultimi giorni di Vuleta, Del Toro ha ritrovato una buona gamba e con essa la grinta
Come lo hai visto a Madrid? In fin dei conti concludere il primo grande dopo tante difficoltà è doppiamente difficile…

Era soddisfatto soprattutto perché negli ultimi giorni, come detto, si era ripreso. Questo gli ha dato fiducia. Si è visto di nuovo competitivo. E poi ha capito che tutto passa allo stesso tempo. Mi spiego: i momenti difficili scorrono lenti, quelli belli filano via veloci. In realtà il tempo scorre sempre uguale e questa è una buona lezione.

Isaac ti ha mai chiesto qualcosa su Ayuso, Pogacar.. alla loro prima Vuelta?

No, no… io poi con lui parlo molto, ma non ha chiesto nulla, né faccio paragoni. E’ chiaro che stando in questa squadra tutti i corridori più forti hanno come specchio Tadej.

Qualche aneddoto?

Nulla di che. Semplicemente quando stava male e lui stava vivendo un momento drammatico, l’ho abbracciato e gli ho detto che tutto passa.

E ora cosa fara?

Andrà al mondiale di Zurigo. Correrà sia la prova in linea che quella a cronometro con gli under 23.

Notari: una settimana con Del Toro e la Vuelta dietro l’angolo

09.08.2024
5 min
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Sulle cime che circondano Andorra i ragazzi del UAE Team Emirates lavorano per preparare il finale di stagione. Al loro fianco, per qualche giorno, c’è stato Giacomo Notari preparatore del devo team che ha portato la sua esperienza anche agli atleti del WorldTour. Andare in altura serve, tra le altre cose, per scappare dal caldo soffocante della pianura. 

«Si stava parecchio bene a livello di clima – dice Notari che nel frattempo è tornato a casa – ad Andorra le temperature erano alte, superiori ai 30 gradi. Più in alto, dove dormivamo noi, si abbassavano parecchio. Il grosso vantaggio è che si riposa davvero molto bene. Io sono stato lì per i primi otto giorni, poi è arrivato un altro allenatore a darmi il cambio. Con me c’erano Baroncini, Del Toro e Ayuso, oltre al gruppo Vuelta».

I ragazzi del UAE Team Emirates in ritiro ad Andorra
I ragazzi del UAE Team Emirates in ritiro ad Andorra

Un puzzle da comporre

La Vuelta, terza ed ultima grande corsa a tappe della stagione, partirà tra poco più di una settimana: il 17 agosto. Comporre una squadra che possa arrivare pronta non è facile, i corridori sono stanchi e la stagione è stata lunga. Tra acciacchi e voglia di rivalsa la gara spagnola diventa l’ultimo grande banco di prova per gli uomini di classifica

«Il primo gruppo che è salito ad Andorra – spiega Notari – è quello che non ha corso al Tour de France. A loro si è aggiunto Ayuso, che ha abbandonato la Grande Boucle per Covid, il quale però stava preparando le Olimpiadi di Parigi. Gli altri che saranno alla Vuelta: Yates, Almeida, Sivakov e Soler, non vengono in ritiro. Hanno la fortuna di abitare ad Andorra, quindi dormono a casa e si allenano con noi. Un buon compromesso per non stressarli e non tenerli troppo lontani dalle famiglie».

Del Toro ha esordito al meglio nel WorldTour, prima corsa e prima vittoria al Tour Down Under
Del Toro ha esordito al meglio nel WorldTour, prima corsa e prima vittoria al Tour Down Under
Gli otto giorni passati in altura ti hanno permesso di lavorare fianco a fianco a Del Toro, che cosa hai visto?

Che dire, si è presentato bene a inizio stagione. La vittoria al Tour Down Under e la Tirreno-Adriatico hanno dimostrato che il talento c’è. In parte donato da Madre Natura e in altra parte ben coltivato da chi lo allenava prima, ricordiamoci che ha vinto il Tour de l’Avenir nel 2023. Del Toro è uno scalatore molto forte, e questo lo si è visto, ma è anche tanto esplosivo. Ha una sparata incredibile con potenze elevate in brevi periodi. E’ il prototipo del corridore vincente, prendete tutto con le pinze ma un po’ ricorda Pogacar. 

I primi passi del messicano nel vostro team come li hai visti?

E’ un ragazzo che parla volentieri, dal punto di vista atletico ha fatto prestazioni di livello e i dati lo dimostrano. Ha tanta voglia di imparare, il che lo aiuta a essere tanto curioso, però allo stesso tempo si fida di chi ha intorno. Chiaro che ci sono delle lacune, ma ben vengano, altrimenti non avrebbe i margini di miglioramento che ci prospettiamo. 

Ad aprile il giovane messicano ha vinto la Vuelta Asturias, la sua prima corsa a tappe da pro’
Ad aprile il giovane messicano ha vinto la Vuelta Asturias, la sua prima corsa a tappe da pro’
Nel rapporto con lo staff com’è?

Si fida totalmente di tutti: dei preparatori, dei nutrizionisti, dei meccanici… E’ bello che un corridore così giovane abbia tutta questa fiducia. A volte i ragazzi si fanno mille domande e rischiano di consumare energie mentali che sarebbe meglio incanalare sulla bici. Del Toro invece chiede perché è curioso, ma poi esegue quel che gli viene detto. 

Vi immaginavate potesse partire così forte?

Sicuramente nemmeno lui se lo sarebbe aspettato. L’esplosività però lo ha aiutato a subire meno il salto di categoria e poi le poche pressioni addosso gli hanno permesso di correre come avrebbe voluto. 

Del Toro ha un grande talento, aiutato da una mentalità vincente
Del Toro ha un grande talento, aiutato da una mentalità vincente
Come mai dici che l’esplosività gli ha dato una mano?

E’ normale sia così. I giovani arrivano da un ciclismo diverso, dove non ci sono regole di gestione della gara, si va sempre a tutta. I professionisti, invece, hanno un copione. Tanti giovani con caratteristiche esplosive che passano tra i grandi hanno un vantaggio

Dal punto di vista psicologico pensi sia consapevole del suo grande potenziale?

A volte ti viene da pensare che sia lui stesso a doverci credere di più, ma è una questione di indole. Giù dalla bici ha un carattere tranquillo e pacato, piacevole da avere intorno. Poi attacca il numero alla schiena e si trasforma, diventa più determinato e sa quel che deve fare e quel che vale. 

I suoi numeri fanno capire il grande potenziale che c’è dietro, serve però pazienza
I suoi numeri fanno capire il grande potenziale che c’è dietro, serve però pazienza
Tanti lo danno già presente alla Vuelta, è così?

A gennaio l’idea era di non fargliela fare, poi hanno visto i risultati e si è deciso di mandarlo… in ottica futura. Sarà un’esperienza che lo aiuterà a crescere, d’altronde correrà con Soler, Yates, Almeida… Gente dalla quale puoi solo imparare. 

Nessuna pressione?

Nemmeno una. Poi i giovani forti sono sempre un’incognita ma non ci sono aspettative di classifica o altro. Scenderà dall’altura l’8 agosto e correrà a San Sebastian, poi da lì diretto a Lisbona per iniziare la sua prima grande corsa a tappe della carriera.