Velasco e il WorldTour, un matrimonio che era nell’aria

10.11.2021
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Dopo sei anni di professionismo Simone Velasco approda nel WorldTour. L’elbano ne ha fatta di gavetta e dopo queste due stagioni alla Gazprom-RusVelo eccolo giungere alla corte dell’Astana. La sua soddisfazione traspare già dal tono della sua voce.

In più arriva in un team che sembra essere super attrezzato per il 2022. I turchesi hanno fatto una campagna acquisti mica da ridere. Bastano tre nomi: Nibali, Moscon e Lopez. Gli obiettivi da perseguire di conseguenza non possono che essere importanti.

Velasco nella polvere dell’Adriatica Ionica Race, Simone con i suoi passati da biker è un ottimo pilota
Velasco nella polvere dell’Adriatica Ionica Race, Simone con i suoi passati da biker è un ottimo pilota

Un altro ciclismo

«E’ una bella soddisfazione – dice Velasco – passo in una grande squadra. Una squadra che si è rinforzata molto, anche nella sua componente italiana come ho potuto constatare nei tre giorni passati insieme a Montecatini».

Simone è rimasto colpito da questo primo suo approccio con il WorldTour. Parla di livello alto e cura dei dettagli.

«C’è un’organizzazione enorme e si dà attenzione ad ogni particolare. Per esempio, come mi hanno preso le misure per l’abbigliamento, al millimetro… Si vede che si parla di altri budget rispetto alle professional. E’ un’altro ciclismo e questo per me è motivo di orgoglio e uno stimolo per dare il 110%».

Velasco fa sua la 3ª frazione del Tour du Limousin. E’ la terza vittoria da pro’ dopo il Laigueglia 2019 e una tappa alla Coppi e Bartali 2019
Velasco fa sua la 3ª frazione del Tour du Limousin. E’ la terza vittoria da pro’ dopo il Laigueglia 2019 e una tappa alla Coppi e Bartali 2019

Il posto di Velasco

E in questo “altro ciclismo” Simone Velasco ci può stare? Che ruolo potrà avere? Simone è un combattente, ha un buono spunto veloce, tiene abbastanza in salita…

«Ci arrivo dopo sei stagioni da pro’ e conosco certe dinamiche e certi ambienti. Spero di poter dire la mia e non sfigurare. Cercherò di dare il mio contributo per i capitani e quando avrò le mie possibilità farò di tutto per sfruttarle al meglio».

In questi grandi team si tende a dividere i corridori in gruppi: i “giovani”, quelli da corse a tappe, quelli delle classiche. Oppure il “gruppo Tour” o il “gruppo Giro”. In linea di massima Velasco sarà nel drappello di Lutsenko, ma prima bisogna avere un calendario definitivo.

«Indicativamente dovrei essere con Alexey – conferma Velasco – per le classiche e questa tipologia di gare, ma per i programmi bisognerà aspettare il ritiro di dicembre anche perché poi da lì gestiremo la preparazione. Ho parlato con i diesse e con i preparatori, tra cui Cucinotta che già mi seguiva. Claudio sa che io sono un po’ “alternativo” e voglio metterci del mio. Vedremo… Vedremo a dicembre, ripeto.

«Ci sarà anche Shefer che sarà il supervisore e ne sono contento. Con lui ho avuto modo di collaborare già lo scorso anno alla Gazprom. Tra l’altro quando ho vinto la tappa al Limousin c’era lui in ammiraglia. E c’è anche “Maio” (Orlando Maini, ndr). Stando io a Bologna negli anni degli studi spesso mi ha fatto fare dietro motore».

Già integrato

Insomma Velasco trova già un ambiente familiare. Pare essersi integrato subito. Poi lui è un ragazzo che tende a farsi volere bene in gruppo. Pensate che dopo una breve vacanza in Grecia al rientro con alcuni amici se ne è andato nella Langhe e nel Monferrato e indovinate dove? Da Sobrero…

«Eh sì – racconta Simone – siamo andati ad assaggiare del buon vino: Barolo, Barbaresco, Nebbiolo… e siamo stati ospiti di Matteo. Di questi tempi si può fare».

«Sono arrivato all’Astana grazie al mio procuratore, Luca Mazzanti. Lui ha avuto un contatto con Martinelli. Il quale a sua volta ha chiesto a Cucinotta un parere su di me. E quando è arrivato il suo benestare ed è arrivata l’offerta non ci ho pensato due volte: ho colto la palla al balzo. Passare nel WorldTour credo sia il sogno che ogni ciclista abbia da bambino».

Eccolo con Conti. Anche Valerio è passato all’Astana
Eccolo con Conti. Anche Valerio è passato all’Astana

Tra capitani e amici

Un sogno che però chiamerà Velasco ad un grande lavoro, a grandi responsabilità. Quando corri con gente come Nibali, Moscon, Lutsenko, Lopez non è facile.

«Però è anche uno stimolo. Con Gianni Moscon non c’è stato neanche bisogno di parlarci. Con lui siamo amici e sappiamo tutto l’uno dell’altro. Abbiamo corso insieme alla Zalf e due volte addirittura siamo arrivati insieme: una volta primo lui e secondo io e una volta il contrario. E’ stato bello ritrovarci insieme dopo tanti anni. Possiamo raggiungere grandi risultati. Gianni, lo abbiamo visto, è fortissimo e all’Astana potrà fare bene. Avrà lo spazio che merita. Alla Ineos-Grenadiers ha dovuto tirare anche quando stava bene».

«Con Nibali ho avuto modo di parlare in questo primo mini-ritiro. Lo conoscevo già e sono convinto che le cose andranno bene. E lo stesso con Lutsenko, anche se lui lo conoscevo meno. Ci parlai una volta nella conferenza stampa della Coppa Sabatini che lui vinse e in cui io feci terzo. Però un mio ex compagno mi ha detto: vai con Lutsenko, quando esci con lui in allenamento fatti il segno della croce. Mi ha raccontato che quando si allenavano insieme a Tarragona, in Spagna, lui andava via fisso a 45 all’ora. Mi diceva che faceva dietro motore in pratica!».

«E poi ci sono tanti altri ragazzi con cui mi sono trovato bene ed è stato un piacere rivederli. Per esempio Riabushenko. Con lui ci conosciamo da quando eravamo juniores, ci rispettiamo, ma non siamo mai riusciti ad essere compagni di squadra. E infatti ce lo siamo detti: finalmente corriamo insieme. 

«Oppure Dombrovsky, davvero un bravo ragazzo. Lui è americano e io adoro gli States. Gli ho fatto un sacco di domande sul suo Paese ed è stato anche un modo per rispolverare l’inglese. E ancora Valerio Conti. Lui è già il comico del gruppo».

Il segreto di Conci e la nuova vita alla Gazprom

09.11.2021
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Nicola Conci ha 24 anni ed è professionista da quando ne aveva venti. Il trentino fra i grandi c’è arrivato con lo zaino pieno di aspettative, perciò non stentiamo a credere che a un certo punto qualcuno possa aver detto: «Sì, vabbè, ma allora?». In effetti, limitandosi agli ordini di arrivo, ci sarebbe tutto per dire che le promesse siano cadute nel vuoto. Neanche una vittoria. Miglior risultato il sesto posto alla Coppa Sabatini del 2020 e il quinto in generale nella Coppi e Bartali dello stesso anno. Qualche fuga, una bella Sanremo lo scorso anno e poco più…

Nicola del resto non ha mai detto nulla, perciò un po’ tutti, senza sapere e a vario titolo, hanno parlato di fatica nel reggere la concentrazione e di scarsa determinazione. E lui zitto, assecondando le domande di chi cercava una spiegazione. Quando finalmente al suo posto parlò un amico comune, ugualmente Conci chiese di non scrivere nulla. Finché alla Coppa d’Oro di metà settembre ci raccontò tutto, pregandoci però di non dirlo: quando ci sono di mezzo salute e privacy, non hai grosse alternative. Ora però che il contratto con la Gazprom è stato firmato e che finalmente il trentino ha ripreso ad allenarsi, la vera storia delle sue difficoltà si può raccontare. E chi si era chiesto dove fosse finito, magari avrà la sua risposta.

Nei primi anni Conci ha continuato a crescere, poi il progresso si è fermato per motivi clinici ora (si spera) risolti
Nei primi anni Conci ha continuato a crescere, poi il progresso si è fermato per motivi clinici ora (si spera) risolti

La prima fitta

La prima fitta la sentì nel 2018, al primo anno da professionista, ma pensò che fosse semplice mal di gambe. Così non era e le cose andarono peggiorando. La posizione sulla bici da crono divenne presto insopportabile e anche durante quella bella tappa col passo Manghen al Giro del 2019, quando passò in fuga davanti casa sulla strada verso Monte Avena in cui avrebbe lavorato per Ciccone, il dolore di colpo tornò a farsi sentire. Succedeva ogni volta in cui c’era da spingere a fondo.

«Ho impiegato più di un anno per decidermi a operarmi – racconta – perché tutto sommato nei primi due da pro’ pian pianino venivo migliorando. Forse stando bene sarei cresciuto più rapidamente e magari mi ha fregato il Covid, perché se nel 2000 si fosse corso normalmente, mi sarei deciso a farlo prima. Invece quest’anno il dolore si è accentuato e ho dovuto operarmi a metà stagione. Mi dispiace, perché se fossi stato bene avrei potuto puntare a un bel finale. E devo ringraziare la Trek-Segafredo, che avrebbe potuto chiedermi di non farlo, invece mi ha lasciato libertà».

Un’arteria ostruita

L’intervento ricorda quello di Aru per risolvere l’ostruzione dell’arteria iliaca, ma per operarsi Nicola è andato da un luminare olandese. Non è più stato possibile rimandarlo a causa di dolori lancinanti per i quali spesso Nicola ha dovuto rialzarsi o smettere di pedalare. Solo che lui, invece di spiegarlo, se lo è tenuto dentro. Al punto che gli stessi allenatori della Trek, preso atto della problematica, si sono spiegati come mai il suo rendimento non crescesse come si aspettavano. Forse anche per questo la squadra, pur avendogli comunicato che non avrebbe rinnovato il contratto, gli ha concesso di operarsi senza battere ciglio, perché potesse riprendere al meglio nella stagione successiva.

«L’intervento c’è stato ai primi di agosto – spiega – e in tutto sono stato fermo per due mesi, fra degenza e riabilitazione. Ma è andato bene e ora mi sento bello motivato. Posso spingere. Non sto facendo chissà quali sforzi perché siamo a novembre e non avrebbe senso fare grandi lavori. Perché non l’ho detto? Perché non mi piace raccontare le mie cose personali e perché così mi ha consigliato Maurizio (Fondriest, da sempre suo consigliere, ndr)».

La vittoria di San Vendemiano è stata una delle due perle della carriera da U23 di Conci dopo 13 vittorie da junior
La vittoria di San Vendemiano è stata una delle due perle della carriera da U23 dopo 13 vittorie da junior
Quando adesso pedali ti viene mai il pensiero che il dolore possa tornare?

La paura è costante, credo sia un pensiero che non mi toglierò mai. Anche se andrò forte, so che in alcuni casi il problema è tornato. Per cui a fine stagione dovrò fare altre visite. Il tarlo da qualche parte c’è ancora…

Intanto però hai cambiato squadra, anche se i tuoi preparatori di prima hanno capito il perché del rendimento incostante…

Ho scelto di ricominciare da un’altra parte perché era giusto così. La Gazprom è una squadra solida, è arrivato Sedun a fare il responsabile per la performance e i materiali e l’esperienza fatta con l’Astana è molto importante. Mi aveva cercato anche la Eolo-Kometa, fa piacere che qualcuno abbia continuato a credere in me. Di solito a questo punto il commento è che con Eolo avrei fatto il Giro, mentre con Gazprom non si sa. Ed è anche il momento in cui rispondo che in questa fase della mia carriera sono in cerca di altro.

Che cosa adesso vuole Nicola Conci?

Senza dubbio voglio ritrovare sensazioni e prestazioni. Se devo staccarmi, voglio che sia perché non ce la faccio più, non perché la gamba mi impedisce di spingere. Penso che se le cose vanno come devono, il mio posto può essere nuovamente davanti, vicino a quelli che si giocano le corse. Devo dimostrare a me stesso che sto bene.

La crono e la sua posizione estrema sono stati per tutto il tempo grande fonte di dolore
La crono e la sua posizione estrema sono stati per tutto il tempo grande fonte di dolore
Primo ritiro in vista?

Il primo sarà a breve a Lonato del Garda per gestire le problematiche tecniche. Poi invece a dicembre andremo per 18 giorni a Calpe. E io nel frattempo vado in palestra ed esco in mountain bike, perché quassù in Trentino in questi giorni è davvero freddo. A Bergamo, dove vivo con la mia ragazza Alessia (anche lei di Pergine, ma trasferita in Lombardia per lavoro, ndr), ci sono almeno 5 gradi di più. Stamattina c’erano 6-7 gradi e a questo punto se non altro non vedo l’ora che nevichi per andare a farmi una sciata con le pelli sotto.

Hai mai pensato che non ci sarebbe stato un lieto fine?

Ci sono stati tanti momenti. Quando sei abituato a vederti in una certa posizione, ti assalgono i pensieri negativi che per fortuna sono passati. Adesso la testa è tutta sul nuovo inizio. Quest’anno mi sono fermato presto, l’ultima corsa è stato il campionato italiano a giugno. Ho ripreso da qualche settimana. Ho una gran voglia di spingere e di stare bene.

Cima Slovacchia 2021

Una vittoria scacciacrisi e Cima torna a sognare

18.09.2021
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Nella tradizionale rassegna dei risultati della settimana, è saltato fuori un nome del quale si erano perse da tempo le tracce: quello di Damiano Cima. Sul bresciano della Gazprom RusVelo il team russo faceva molto affidamento, ma le difficoltà si sono susseguite, fino al Giro del Sud Boemia, dove nell’ultima tappa ha tratto le somme di una crescita progressiva tornando al successo, che gli è valso anche la terza piazza nella classifica generale.

Una vittoria che ha chiuso un digiuno lunghissimo: «Era dalla tappa del Giro 2019 che non arrivava un successo e sinceramente ne sono contentissimo, anche se so bene che il valore della corsa non era certo dei più elevati. Quel che mi ha fatto più piacere è proprio il fatto che questa vittoria è arrivata al termine di una corsa a tappe nella quale sin dall’inizio avevo sentito che le cose cominciavano a marciare nel ritmo giusto, ma per arrivare a vincere serve che tutto s’incaselli nella maniera migliore».

Cima Boemia 2021
Lo sprint vincente di Damiano Cima a Jindrichuv Hradec, il primo con la maglia della Gazprom Rusvelo
Cima Boemia 2021
Lo sprint vincente di Damiano Cima a Jindrichuv Hradec, il primo con la maglia della Gazprom Rusvelo
La stagione fino ad ora non era stata neanche così brutta, quella in Boemia è la settima Top 10 in classifica…

Sì, ma sono stati tutti piazzamenti alti, mai davvero in lotta per la vittoria. Finora non era stata la stagione che volevo, ma i guai sembravano non aver mai fine, con l’infiammazione al tendine del ginocchio sinistro che mi ha fermato per quasi tutto giugno. Ho ripreso a metà luglio e sono tornato a gareggiare proprio in Boemia, partivo dal nulla, senza sapere quali erano le mie condizioni, per questo finire così mi dà grande fiducia. Anche per come è arrivata la vittoria.

Raccontaci un po’ che cos’è il Giro del Sud Boemia, certamente non una delle gare più conosciute…

E’ una gara in 4 tappe, su strade sempre piuttosto strette e molto nervose. Non ci sono grandi salite e chi conosce il territorio lo sa, ma ogni tappa ci ha riservato piccoli strappi. Così anche l’ultima, che aveva favorito anche la fuga di un gruppo di una ventina di corridori su un’ascesa di 5 chilometri, quando poi li abbiamo ripresi i miei compagni hanno svolto un lavoro impeccabile per pilotarmi verso lo sprint finale. Io sono partito ai 400 metri e non mi hanno ripreso più.

Cima Giro 2019
Un Damiano Cima festante a Santa Maria di Sala, Giro d’Italia, era il 30 maggio 2019
Cima Giro 2019
Un Damiano Cima festante a Santa Maria di Sala, Giro d’Italia, era il 30 maggio 2019
Che cosa ti aspetti adesso?

Di continuare su questi livelli e soprattutto di trovare un contratto a fine stagione.

Pensi di rimanere alla Gazprom?

Lo vorrei tanto perché mi trovo bene, ma chiaramente perché ciò avvenga devono arrivare risultati. Comunque, che sia alla Gazprom o in un’altra squadra, quel che desidero è poter trovare un ingaggio per proseguire la mia carriera e svolgere al meglio i compiti che mi verranno dati, qualsiasi essi siano.

In Boemia sei anche arrivato terzo in classifica generale, a 19” dal belga Arnaud De Lie considerato uno dei migliori prospetti belgi e già nel giro della Lotto Soudal. Non è che stai diventando un corridore da brevi corse a tappe?

Io resto uno specialista delle gare d’un giorno, non posso cambiare le mie caratteristiche. Sono un velocista, che tiene anche su brevi strappi, per questo ci sono gare brevi a tappe che possono anche adattarsi a me, ma sono poche.

Cima Ungheria 2021
Ora Damiano attende il ritorno di suo fratello Imerio, fermo dopo il terribile incidente di marzo
Cima Ungheria 2021
Ora Damiano attende il ritorno di suo fratello Imerio, fermo dopo il terribile incidente di marzo
Come sta tuo fratello Imerio? A tua differenza, quest’anno non si è mai visto in gara…

E non tornerà a gareggiare nel 2021, ha ancora a che fare con i postumi del terribile incidente del 15 marzo, quando è stato investito mentre si allenava. Sta ancora effettuando visite per capire come uscire dalla situazione, non riesce ad allenarsi senza sentire dolore.

Ha comunque ancora dentro di sé il desiderio di tornare?

Altroché… Aspetta solo che possa riprendere a fare quel che gli piace di più e spero che la mia vittoria gli dia quella spinta in più per tornare a farmi compagnia in sella. Io sono la dimostrazione che non è mai finita…

Canola 2021

Canola riparte dalla Germania con nuovi obiettivi

02.09.2021
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Ci sono piazzamenti che hanno un sapore particolarmente dolce, soprattutto quando arrivano dopo un lungo periodo duro, senza grandi soddisfazioni, nel quale le motivazioni per tirare avanti devi trovarle dentro te stesso. E’ il caso di Marco Canola, il corridore della Gazprom RusVelo che ha chiuso il recente Giro di Germania, con molti big in preparazione per i prossimi Europei, in ottava posizione. Certo, non è una vittoria, non è un podio, ma ha un significato particolare.

Questo finale di estate per il corridore vicentino è un continuo viaggiare, lo intercettiamo quand’è all’aeroporto di ritorno dall’Austria e tornare con la mente alla scorsa settimana gli provoca subito… un brivido di freddo: «E’ stata una settimana pesante, abbiamo trovati pioggia e temperature basse per tutto il tempo, non eravamo abituati venendo dal caldo torrido italiano. E’ stata davvero impegnativa, ma non posso certo lamentarmi».

Canola firma 2021
Marco Canola alla firma in Germania. Il vicentino è sempre stato nel vivo della corsa: 9° nella prima tappa, ha chiuso 8° in classifica
Canola firma 2021
Marco Canola alla firma in Germania. Il vicentino è sempre stato nel vivo della corsa: 9° nella prima tappa, ha chiuso 8° in classifica
Che tipo di corsa è stata?

E’ un Giro aperto un po’ a tutti, perché non ci sono grandi salite, ma non c’è un attimo di tregua. In corsa abbiamo trovato molto nervosismo e anche qualche caduta, tanti strappi intensi, insomma non potevi mai staccare la spina. Sono queste le gare che piacciono a me. L’ultima tappa è stata la più impegnativa, tutta sotto la pioggia, con Teuns e Almeida che hanno provato a far saltare la classifica. Io ho provato il colpo a 3 chilometri dall’arrivo, ma Politt, che poi ha vinto, ha chiuso all’altezza dell’ultimo chilometro e non c’è stato nulla da fare.

E’ pur vero però che questa gara è stata la tua migliore da un po’ di tempo a questa parte…

Sì e a ripensarci ho la sensazione che avrei potuto osare anche di più, perché il percorso mi si addiceva. Ma venendo da un così lungo periodo negativo è ancora difficile ritrovare le vecchie sensazioni.

Che cosa è successo a Marco Canola in questi mesi?

E’ tutto frutto della caduta dello scorso anno, nella quale avevo riportato un trauma cranico che mi ha lasciato conseguenze lunghe a passare. Poi a inizio stagione ho avuto un’epatite alimentare che mi ha rallentato molto, praticamente sto iniziando ora.

Canola Germania 2021
Il corridore della Gazprom ha sostenuto quest’anno 48 giorni di gara, trovando la forma solo in estate inoltrata
Canola Germania 2021
Il corridore della Gazprom ha sostenuto quest’anno 48 giorni di gara, trovando la forma solo in estate inoltrata
Allarghiamo un po’ il discorso: com’è stato finora il 2021 della Gazprom? A inizio stagione c’erano molte aspettative…

Diciamo che non possiamo essere del tutto soddisfatti, volevamo raccogliere un po’ di più e potevamo farlo con i nostri effettivi, ma al giorno d’oggi ti trovi a competere con autentiche corazzate. Faccio un esempio: per un corridore veloce come me è fondamentale restare sempre nelle prime 20-30 posizioni ma se non hai 6 corridori di livello molto alto è difficile. Comunque qualcosa abbiamo vinto, in molte corse ci siamo fatti vedere e questo per noi è importante.

Accennavi alle corazzate: la sensazione è che ormai il livello sia altissimo in ogni gara, dalle World Tour all’ultima del calendario…

E’ così e la ragione è semplice: nel ciclismo non c’è quel fair play che regna in altri sport. Mi spiego meglio: le grandi squadre hanno più budget, fanno studi su ogni aspetto e soprattutto possono schierare una squadra competitiva anche in tre gare contemporaneamente e ogni volta corrono per il massimo risultato, non lasciano spazio. Questo per squadre come la nostra significa dover valutare bene e studiare nei particolari il calendario e non sbagliare nella ricerca dell’obiettivo, ma poi basta la più piccola cosa che fa saltare tutti i propositi. Serve tanta fortuna. Io spero che nel 2022 ci sia un calendario già definito a inizio stagione, così sarà più facile gestirsi.

Politt Germania 2021
Nils Politt, vincitore del Giro di Germania grazie alla conquista della terza tappa. Alle sue spalle Ackermann e Kristoff
Politt Germania 2021
Nils Politt, vincitore del Giro di Germania grazie alla conquista della terza tappa. Alle sue spalle Ackermann e Kristoff
Tu sei uno dei più esperti del tuo team, hai notato progressi nei più giovani?

Bella domanda… Uno che ha più esperienza può dare insegnamenti e consigli, ma dipende tutto dal giovane, se vuole imparare davvero, se invece si sente già arrivato puoi fare ben poco tu e farà poco lui… In Germania ad esempio abbiamo avuto in squadra due stagisti norvegesi, Fredrik Dversnes e Eirik Lunder. Si è visto subito che avevano un grande potenziale, ma soprattutto erano attentissimi a tutto, sia in corsa che fuori. Ci ho parlato, gli ho dato un po’ di dritte, il risultato è stato che alla fine del Giro erano corridori completamente diversi, facevano esattamente quant’era richiesto dalla squadra. E’ stata per loro un’esperienza fondamentale e riuscitissima.

Ora, sull’abbrivio di questo buon ottavo posto, che programmi hai?

Mi concentro sul calendario italiano puntando forte sul Gran Premio di Francoforte, dove ho già fatto bene e dove voglio portare a casa qualcosa. Gareggerò al Giro di Toscana e a Peccioli proprio per trovare la gamba giusta per la classica tedesca.

E nel 2022 dove ti vedremo?

Spero vivamente ancora nella Gazprom, sia da parte mia che dei dirigenti c’è la volontà di andare avanti, mancano solo le firme. Io mi trovo bene e voglio dimostrarlo sul campo…

Due biker alla Freccia! Rosa e Velasco nella fuga di ieri

22.04.2021
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Scusate, ma la Freccia Vallone non era una corsa su strada? E allora cosa ci facevano ieri due biker in fuga? A parte gli scherzi, il destino ha voluto che Simone Velasco e Diego Rosa, entrambi con un importante passato nella mountain bike, si ritrovassero in testa alla classica belga. I due sono stati fuori per 150 chilometri, più o meno.

E così, osservati speciali durante la corsa, li abbiamo acciuffati nel dopo gara. In cima al Muro d’Huy la strada spiana e lì i corridori sfilano per tornare con la strada “parallela” nei bus a valle. 

Simone Velasco (25 anni) è alle prime esperienze tra le Ardenne
Simone Velasco (25 anni) è alle prime esperienze tra le Ardenne

Debutto con fuga

Il primo è Velasco. Raggiungiamo l’elbano, mentre un massaggiatore gli passa una bottiglietta d’acqua e gli spiega come raggiungere i pullman appunto.

«Al momento – dice Simone – so che non posso ancora reggere i migliori su questi arrivi e quindi ci ho provato anticipando. Siamo andati fortissimo tutto il giorno in fuga. Io ho fatto il meglio che potevo, poi mi sono mancate un po’ di gambe nell’ultimo giro, ma ci stava. Avevo speso tanto. 

«Guardiamo avanti, alla Liegi. Tenteremo di attaccare di nuovo. E poi, ragazzi, prima o poi arriverà anche il nostro momento. Comunque è sempre un onore fare queste corse».

Velasco è soddisfatto. Per il corridore della Gazprom-RusVelo si tratta del debutto nella Campagna del Nord e nelle Ardenne. E’ venuto qui per fare il trittico. Amstel e Freccia in qualche modo le ha messe nel sacco, adesso tocca alla più dura, alla Liegi-Bastogne-Liegi.

«E’ la mia prima volta quassù – riprende Velasco – e devo prenderci un po’ le misure. Oggi è stata dura ma anche domenica scorsa sul Cauberg non è stata da meno. Infatti adesso voglio recuperare per bene in vista della Liegi, perché vi assicuro che sono morto! Domani voglio un po’, un bel po’, di relax. Anche perché poi venerdì andremo a provare il percorso di domenica prossima».

Rosa e Velasco protagonisti alla Freccia 2021
Rosa e Velasco protagonisti alla Freccia 2021

Chiacchiera da biker

Intanto proprio davanti a noi sfila Diego Rosa. Lo chiamiamo a gran voce. E Simone ci fa: «E’ biker anche lui! E oggi siamo stati compagni di fuga».

Diego si ferma, gira la bici e ci raggiunge. Nel frattempo Velasco ci confida: «Diego ha detto che mi deve una birra da un litro, lo aspetterò!».

Finalmente arriva il corridore dell’Arkea Samsic al quale chiediamo subito perché è in debito di una birra. «E’ vero gliela devo – ammette Rosa – ma solo se mi restituisce la maglia che gli ho messo in ammiraglia! Una bella birretta, stasera non ce la toglie nessuno di sicuro…». In pratica Velasco ha fatto un favore a Rosa facendogli lasciare una maglia che si era tolto nella propria ammiraglia.

In questo intermezzo molto da biker vista la birra, cogliamo l’occasione per chiedere a Rosa se anche lui come Velasco ad ottobre farà il mondiale Marathon. Diego però cambia espressione. Si fa serio e ribatte a Simone. «Perché tu fai il mondiale marathon?». L’elbano annuisce con la testa e ammette che ci vuol provare. Tanto più che si corre sui sentieri di casa, a Capoliveri, proprio all’Elba. A questo punto Rosa gli fa un paio di domande. Evidentemente la cosa lo stuzzica.

Diego Rosa (32 anni) in azione sul muro d’Huy
Diego Rosa (32 anni) in azione sul muro d’Huy

Rosa, la condizione e il Giro

Ma torniamo alla Freccia e sentiamo il piemontese.

«Abbiamo fatto una “specorata” oggi… (“specorare” in gergo significa fare molta fatica, ndr). Devo andare a vedere ancora i dati, ma credo che siamo andati davvero forte in fuga – dice Rosa, esattamente come Velasco – Cosa aggiungere: c’è gente più forte di noi.

«La fuga non era in programma. L’idea era di muoversi nel circuito finale. Poi invece mi sono ritrovato in un gruppo grande davanti, ho visto che dietro facevano fatica a rientrare nonostante fossero tutti in fila indiana e ho pensato: qui ci lasciano andare. Ci siamo mossi una volta sola, sia io che “Simo”. C’è stata un po’ di guerra prima, per entrare in quel gruppo davanti. Ma va bene così, come diceva un vecchio diesse italiano: il vento in faccia fa gamba. Speriamo abbia ragione!

«Io sono alla ricerca condizione. Con questa fuga mi sono fatto gran bel regalo e poi con una giornata come oggi, con il sole, queste gare sono ancora più belle. Purtroppo si sente la mancanza di corse del 2020. L’anno scorso ho fatto davvero pochissimi giorni di gara tra il Covid e la caduta al Tour. Ci vuole un po’ di tempo. Solo adesso sto trovando un po’ di continuità con le gare».

Con Diego si parla anche del Giro d’Italia. La sua Arkea è stata vicino ad ottenere l’invito e lui stesso ci aveva fatto più di un pensierino.

«Ci sono rimasto davvero male quando ho saputo che eravamo fuori. Ci tenevo tanto a tornare al Giro. Saremmo stati una squadra molto competitiva, di sicuro la più competitiva tra le professional. Abbiamo dovuto ricambiare i programmi e adesso siamo un po’ in balìa del calendario. Almeno sono contento che ci siano squadre italiane. A bocce ferme poi ci ho ripensato. Alla fine noi il Tour lo facciamo ed è giusto che tutti abbiano le loro possibilità».

Velasco, il podio brucia, ma si guarda avanti

15.03.2021
3 min
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Velasco torna indietro sul rettilineo di arrivo con le scatole girate e senza nemmeno tentare di nasconderlo. Ha lavorato sodo quest’inverno e ora ha la faccia scura, un po’ per la polvere e un po’ per il cattivo umore. Le gambe pulsano di fatica. Dopo la tappaccia di ieri, aver beccato la fuga è stato già una mezza impresa. Per questo arrivare terzo in volata provoca nervosismo e malumore.

«Ogni giorno a tutta – dice – sto battendo in continuazione i miei best di sempre. Oggi solo terzo. E dico solo, perché sono veloce. Ma va bene, devo trovare la condizione per le prossime gare e la vittoria sarebbe stata un sogno».

A Castelfidardo per Velasco un 71° posto pensando alla tappa di oggi
A Castelfidardo per Velasco un 71° posto pensando alla tappa di oggi

Le gambe dure

La tappa è partita da Castelraimondo, in questo primo giorno di zona rossa in cui la gente non sa che cosa pensare. Come fai in un piccolo paese, ancora ferito dal terremoto, a restare chiuso in casa se nelle strade arrivano i più campioni del ciclismo? E allora qualcuno fa capolino e si avvicina alle transenne, cercando di capire se i Carabinieri lo manderanno via. Ma le cose vanno bene, i gendarmi capiscono e si limitano a sincerarsi che le distanze vengano mantenute. E in breve la partenza diventa una festa, sia pure con pochi invitati, in cui si parla ancora della tappa di ieri. E Villella, pronto per partire, solleva il mento in direzione di Van Aert e dice: «Lui è quello più forte, con quel fisico che si ritrova».

Sembrava una tappa per i velocisti, invece la fatica si è fatta sentire. E anche grazie all’andatura folle del gruppo (corsa a 45,645 orari, la tappa di oggi è stata la seconda più veloce nella storia della Tirreno-Adriatico) a 30 chilometri dall’arrivo si è sganciata la fuga dei sei che si sono giocati la vittoria. Era l’ultima occasione, per questo la vittoria di Mads Wurtz Schmidt brucia ancora nello sguardo di Velasco.

Nella volata di Lido di Fermo, si impone Mads Wurtz Scmidt, Velasco è 3°
Nella volata di Lido di Fermo, si impone Mads Wurtz Scmidt, Velasco è 3°

Corsa leggendaria

Senza fare polemiche perché forse non hanno mai dato nulla per scontato, i corridori della Gazprom Rusvelo si sono ritrovati fuori dal Giro e anche dalla Sanremo. E così adesso l’orizzonte di Simone va oltre il prossimo sabato di cui si sente parlare sempre più spesso in corsa e alle partenze. La prossima corsa sarà il Coppi e Bartali e tutta questa fatica speriamo serva a qualcosa. Nel frattempo attorno alla transenna si stanno avvicinando i pochi tifosi presenti sull’arrivo che scattano foto a raffica, in questo ciclismo di campioni lontani.

«Ieri di certo – sorride – di fatica ne abbiamo fatta tanta. Credo sia stata davvero una corsa leggendaria. La prima ora siamo andati a quasi 60 all’ora e per me non è stato semplice. Peso 60 chili da bagnato, immaginate che cosa sia stato. Poi quando siamo arrivati sul circuito, le cose sono andate un po’ meglio. Mi sentivo bene, ma quando ho visto come si era messa, ho pensato di tirare il fiato pensando alla tappa di oggi e alla fine ho raccolto qualche briciola».

Direzione Ardenne

Nel mirino, la Coppi e Bartali, dove ha già vinto una tappa nel 2019, poi il debutto alle Classiche delle Ardenne. Se qualcosa vogliamo salvare in questa primavera di pochi inviti, la partecipazione alle corse del Belgio riporta un buon sapore in bocca, soprattutto correndole accanto a Kreuziger e con Konychev sull’ammiraglia. Ora però la gente intorno è troppa, l’aria rinfresca e Simone fa spallucce girando la bici e avviandosi verso il pullman. Solo due italiani in questa Tirreno sono saliti sul podio di tappa: Ballerini a Gualdo Tadino e lui qui a Lido di Fermo. Viste le andature del gruppo e il livello medio dei partenti, sarà più facile farsene una ragione.

Parla Renat Khamidulin, l’ultimo zar di Russia

02.02.2021
5 min
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Per 11 stagioni c’è stata la Katusha, con la sua maglia dedicata al Cremlino, oggi c’è la Gazprom-Rusvelo di Renat Khamidulin. Il ciclismo professionistico russo è tutto qui, sulla sponda bresciana e veronese del Garda, in un team che anno dopo anno sta sviluppando un’ossatura più solida, con l’obiettivo di riprendere le antiche strade gloriose.

Ilnur Zakarin
Zakarin in Spagna tira il gruppo in ritiro e poi si volta per guardarli (@gettyimages)
Ilnur Zakarin
La Rusvelo in Spagna, trainata da Kreuziger (@gettyimages)

La grande Russia

C’era una volta infatti, anche nel ciclismo, la Grande Madre Russia, che mieteva successi sulle strade di tutto il mondo, forte di un’organizzazione capillare e militarizzata su cui negli anni si sono scoperte molte verità. Pertanto, senza andare a quegli anni, c’è stata una Grande Madre Russia anche quando le squadre di lì venivano a correre con Tonkov, Shefer, Davidenko e poi Brutt, Ignatiev, Petrov, Kolobnev, Ivanov, Karpets, Menchov, Rovny, Silin, Vlasov e Zakarin. Ragazzi che magari svolgevano la carriera dilettantistica in Europa, fra loro lo stesso Renat, per poi intraprendere la strada del professionismo.

Oggi questo aspetto non è così marcato. Renat racconta e spiega, con l’orgoglio di rappresentare il suo Paese. Il contratto con Gazprom, siglato nel 2016, è stato prolungato fino al 2024 e nella squadra che finora aveva puntato soltanto sui giovani, sono arrivati elementi di esperienza come Roman Kreuziger e Ilnur Zakarin, che con questa maglia in realtà aveva già corso nel 2013 e nel 2014.

Un Marco Canola sfinito dopo il 16° posto a Peccioli nel 2020
Un Marco Canola sfinito dopo il 16° posto a Peccioli nel 2020
Un cambio di direzione?

Direi di no, abbiamo preso corridori forti per comporre un organico forte. Il nostro obiettivo dei sogni sarebbe ovviamente partecipare al Giro d’Italia, che è importantissimo. Ma la corsa appartiene agli organizzatori: qualsiasi cosa decidano, ci adegueremo. L’Uci farà sapere se concederà una wild card in più e noi, davanti alla possibilità di non essere invitati, dobbiamo progettare anche una stagione che non lo comprenda.

Konychev nelle scorse settimane ci aveva anticipato un quadro non confortante del ciclismo in Russia…

Ci sono tre continental, la Lokosphinx, la Cogeas e Sestroretsk e soprattutto ci siamo noi. Sotto questo livello, le cose si complicano. Non è solo un problema di poche squadre, ma anche di poche corse. Andiamo bene con gli allievi, ci sono parecchie gare organizzate bene. Due anni fa invitammo una squadra veneta a una gara che organizzavamo noi e rimasero entusiasti. Invece ci sono pochi juniores e under 23.

Nikolaj Cherkasov atteso da Renat Khamidulin alla conferma dopo un ottimo finale di 2019
Nikolaj Cherkasov atteso alla conferma dopo un ottimo finale di 2019
Si riesce a farli correre in Europa?

Con il Covid è tutto più difficile. Abbiamo la nostra squadra di U23, ma non è semplice. Fino allo scorso anno se ne occupava Paolo Rosola, ma adesso viaggiare è complicato.

Pensi ci sia la volontà di ridare alla Russia un team WorldTour come fu la Katusha?

Serve un budget importante, ma credo che un grande Paese come la Russia abbia bisogno di una grande squadra. Diciamo che al momento stiamo vivendo una pausa, se sapremo dimostrare di valere l’investimento, se ne potrà riparlare.

Nel frattempo i corridori russi giovani più forti li avete voi?

Ce ne sono alcuni che possono dimostrare cose interessanti e che nel 2020 non sono riusciti ad esprimersi. Penso a Nikolay Cherkasov, che nel 2019 aveva fatto un bel finale di stagione in Italia (3° alla Coppa Agostoni e al Giro di Toscana, ndr) e sicuramente si farà vedere. Ma penso anche a Denis Nekrasov, che ha 23 anni e nel 2020 è arrivato 21° alla Tirreno-Adriatico. Credo che anche lui possa fare di più. E poi, uscendo dai confini russi, un ragazzo da cui mi aspetto molto è Mathias Vacek, un ceko, che è stato campione europeo crono da junior.

Denis Nekrasov nel 2020 ha colto, praticamente da solo, il 21° posto alla Tirreno
Denis Nekrasov 21° alla Tirreno del 2020
Ci sono anche parecchi italiani.

Tanti ragazzi interessanti. Marco Canola è un uomo di esperienza, che va forte tutta la stagione. Velasco è passato giovanissimo, nel 2020 ha stentato, ma lo aspettiamo. Damiano Cima è un uomo esperto per le fughe. Suo fratello Imerio è davvero velocissimo, ma deve fare esperienza. E poi c’è Scaroni, che in salita va davvero forte. Nel 2018 era alla pari con Vlasov, ha dei numeri. L’anno scorso non hanno avuto tanti spazi a causa delle cancellazioni delle corse, ma credo che in un 2021 più normale, riusciranno a farsi vedere.

Zakarin è contento di aver ritrovato Konychev in ammiraglia.

Lo sono anche io di averlo. Dima è il diesse più esperto che abbiamo in Russia, uno dei più rispettati in tutto il gruppo. Sa fare tutto, ha vinto grandi corse, parla tutte le lingue. E’ un tecnico completo.

Damiano Cima è secondo Renat un uomo da fughe e avrà carta bianca
Damiano Cima avrà carta bianca per le fughe
Scusa la domanda: qual è il ruolo esatto di Rosola?

Paolo è Paolo (sorride, ndr) lavora con me ed è un uomo capace di rispondere a tutte le domande, di affrontare ogni situazione. L’anno scorso gestiva da solo la squadra U23, ma in genere puoi affidargli qualsiasi incarico, perché conosce tutti. Ha lasciato un segno importante nel ciclismo italiano e ama questo sport senza condizioni. Lui c’è 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno. E’ in tutti i ruoli, anche in ufficio. Guai a chi me lo tocca.

Che cosa chiedi alla tua squadra per il 2021?

Più che il numero delle vittorie, chiedo la continuità nei risultati e la visibilità migliore. Se riuscissimo ad arrivare davanti nella classifica dello Europe Tour, avremmo la partecipazione garantita a tutte le corse. Se arrivassimo secondi, sarebbe comunque ottimo. La vittoria è necessaria e so che arriverà. La mia massima, che cerco di trasmettere anche ai miei ragazzi è: mai partire tanto per partire.

Zakarin, il sogno rosa poi la vendetta olimpica

31.01.2021
4 min
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Ilnur Zakarin è tornato a casa. Lo scioglimento della CCC ha fatto sì che il trentunenne originario del Tatarstan, nel bel mezzo della Russia, tornasse a vestire la casacca della Gazprom RusVelo, già indossata per due annate nel 2013 e nel 2014, quando ancora non era conosciuto dal grande pubblico. Ora ritorna all’ovile (nella foto di apertura @gettysport è ritratto nel ritiro del team) e ritrova la sapiente guida di Dimitri Konychev con il quale ha ottenuto i successi più belli in carriera alla Katusha. Uno su tutti, l’arrivo in solitaria sul Colle del Nivolet al Giro d’Italia 2019. Ecco, Ilnur e la Gazprom vanno già d’accordo e covano un sogno rosa in comune.

Zakarin
In ritiro, Zakarin è diventato con Kreuziger l’uomo di riferimento della Rusvelo (foto @gettysport)
Zakarin
E’ già diventato l’uomo di riferimento del team (foto @gettysport)
Ilnur, non hai la sensazione di essere tornato a casa?

Sì, sette anni fa già correvo per la Gazprom Rusvelo e sono molto contento di tornare a vestire questa maglia. Conoscevo già tante persone che lavorano per la squadra e in queste settimane ho conosciuto chi ancora non avevo incontrato in precedenza. L’umore è ottimo e mi piace l’idea di essere tornato a correre in una squadra russa. 

Tu e la Gazprom avete lo stesso pallino: il Giro d’Italia. Confermi?

Stiamo aspettando una risposta degli organizzatori e la speranza è di essere invitati alla corsa rosa di maggio. In generale, il Giro è il mio “grand tour” preferito, ho tanta voglia di tornare a pedalare sulle vostre strade ed è senza dubbio uno degli obiettivi principali di questa stagione

Quanto cambia passare da un team del WorldTour a una squadra continental?

Qui ho la stessa responsabilità. Ho optato per questo progetto perché credo fortemente nella crescita della squadra e cercherò di aiutarla, contribuendo con la mia esperienza e i miei risultati.

In picchiata giù dal Mortirolo verso Ponte di Legno nel 2019: la discesa è il problema di Zakarin
Picchiata giù dal Mortirolo: la discesa è problema
Che effetto fa ritrovare Konychev in ammiraglia?

Dimitri è stato un personaggio fondamentale per la mia carriera e sono sicuro che lo sarà ancora. I suoi consigli saranno preziosi per crescere ulteriormente.

Quali sono i piani di Zakarin per la stagione?

L’obiettivo che mi sono prefissato, già prima di firmare con la Gazprom, era di puntare sul Giro d’Italia e poi di correre l’Olimpiade con la Russia.

Che effetto ti fa non vedere la bandiera russa a Tokyo?

Ho pensato molto a questo aspetto, anche perché nel ciclismo corriamo pochissime volte per la nostra nazionale: ai campionati europei, ai mondiali e ai Giochi Olimpici. Presentarsi a Tokyo senza essere rappresentati dai propri simboli è qualcosa che non riesco ancora a immaginarmi, pur avendoci riflettuto a lungo. Nel complesso però, credo che l’aspetto più importante sia esserci e dare il massimo. Sono pronto a farlo.

A Rio 2016 ti fu negato questo privilegio. In un primo tempo il Cio ti escluse dai Giochi, poi tornò sui suoi passi. A quel punto però, tu non potevi già più raggiungere il Brasile in tempo per la corsa: come la prendesti?

E’ stata un’offesa che non riuscivo a cancellare in nessun modo e per diversi giorni l’ho vissuta parecchio male. Dopo un mese però, ho sbollito la rabbia e non ci ho più pensato.

Zakarin all’ultimo Tour, chiuso con il ritiro, andando verso Loudenvielle
Zakarin all’ultimo Tour, verso Loudenvielle
Molti appassionati si preoccupano quando ti vedono affrontare una discesa pericolosa…

Io stesso sono consapevole di avere grossi problemi in discesa. Credo che sia cominciato tutto dopo la caduta al Giro del 2016 (si ruppe la clavicola nella celeberrima discesa del Colle dell’Agnello mentre era quarto in classifica generale e lottava per il podio, ndr). Sto lavorando a fondo per superare questo problema, vediamo come andrà.

Sulle salite italiane, invece, ti esalti: quali sono le tue preferite?

Direi che la mia preferita è lo Stelvio. Poi mi alleno spesso a Livigno e mi piacciono tutte le montagne che ti capita di scalare nei dintorni. Tutte, ad eccezione di una: il Mortirolo. Troppo duro…

La Gazprom Rusvelo 2021 è un bel mix tra guerrieri esperti e tanti giovani (foto @gettysport)
Gazprom, un bel mix tra esperti e giovani (foto @gettysport)
Com’è nato l’amore per la bicicletta?

Ho preso la bici che avevamo in famiglia e ho iniziato a pedalare. Ce la siamo passata tra fratelli. Tralascio la descrizione delle condizioni in cui è arrivata a me, ma non ci ho fatto troppo caso e ho cominciato ad usarla. Poi, a scuola, è arrivato un allenatore e ha chiesto chi voleva fare ciclismo: tutti hanno risposto di sì, perché ti davano una bicicletta e ai tempi non era una cosa da tutti. Alla fine, di tutti quei ragazzi, sono rimasto soltanto io a farlo come professione.

Ultimamente ti sei lanciato sui social: ti diverti?

Sì, ho iniziato ad aggiornare il mio profilo più frequentemente da un paio di mesi. Vedendo le domande che mi arrivano e quanto mi scrivono, devo dire che comincia a piacermi, anche perché non mi porta via troppo tempo libero.

Roman Kreuziger Biemme

Kreuziger e Zakarin, nell’atelier di Biemme

17.01.2021
2 min
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Dal blu mare del 2020 si è passati al bianco, ma il produttore dell’abbigliamento tecnico specializzato (italianissimo) è super confermato!

Di cosa parliamo? Ma della nuova divisa gara della formazione russa Gazprom-RusVelo, che anche per la stagione 2021 si è affidata alla vicentina Biemme per l’ideazione e la realizzazione di tutti i capi e di tutti gli accessori per l’abbigliamento sia gara che allenamento.

Con Kreuziger e Zakarin

Un anno importante quello che stiamo vivendo per il team russo con base in Italia, basti pensare all’innesto in organico di due corridori molto esperti quali Roman Kreuziger e Ilnur Zakarin che certamente non faranno mancare il proprio apporto, fatto anche di consigli e come detto di tantissima professionalità, ai tanti giovani del gruppo.

Zakarin in maglia Gazprom
Ilnur Zakarin con la nuova maglia 2021
Zakarin in maglia Gazprom
Ilnur Zakarin con la nuova maglia 2021

Prima Argentin e poi Pantani

Biemme rappresenta uno dei brand italiani più conosciuti del settore cycling wear. Fondato nel 1978, è da moltissimi anni legato a doppio filo al mondo del professionismo. Basti pensare ai successi internazionali colti dalla giallo-rossa Ceramiche Ariostea di Moreno Argentin e compagni (le biciclette come per la Gazprom erano sempre Colnago), oppure al Pantani del 2003: in entrambi i casi la maglia era Biemme!
Fin dalla sua costituzione, l’azienda si è difatti avvalsa della collaborazione di grandi campioni del ciclismo per sviluppare i propri prodotti, impegnandosi conseguentemente nella sponsorizzazione di diversi team professionistici. Un laboratorio interno studia e progetta i prodotti per poi testarli con atleti di diversi livelli per così perfezionarli al massimo prendendo spunto dalle loro indicazioni. Biemme utilizza dunque la partnership con i professionisti per soddisfare appieno ciclisti di differenti livelli che hanno bisogno di capi specifici ed adatti alle loro esigenze.

Maglia Ariostea
La storica maglia della Ceramiche Ariostea
Maglia Ariostea
La storica maglia della Ceramiche Ariostea

Biemme The Essence of Cycling

L’azienda italiana è molto innovatrice, basti ricordare il primo fondello in tessuto realizzato nel lontano 1984 e oggi diventato di impiego comune. Ma il vero anno della svolta per Biemme è stato il 2009, all’insegna della nuova filosofia aziendale. “Essence of Cycling” si è chiamata: in completa controtendenza rispetto ad un mercato che cerca forme esasperate e linee dettate solo dall’estetica. Biemme è ripartita dalla radice, dalla genesi, ovvero dalla realizzazione del capo perfetto per forma e funzionalita?

biemmesport.com