Come funziona l’esperienza dello stagista? Parola a Lucca

18.08.2022
6 min
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Dal primo agosto le squadre possono prendere gli stagisti. Lo stagista è il dilettante, generalmente un under 23, che per un certo periodo di tempo corre con una squadra professionistica. Ed è quella squadra con la quale molto probabilmente passerà professionista. 

La regola è questa, ma non è un dogma, e lo sa bene Riccardo Lucca (in apertura foto Julie Desanlis), che lo scorso anno fece lo stagista con la Gazprom-RusVelo. Al netto di quanto è poi accaduto al team russo, il ragazzo ora in forza alla Work Service non è stato confermato. Ma presto le cose potrebbero cambiare per lui…

In altre circostanze fare lo stagista diventa una formula per anticipare il passaggio del ragazzo. Questo accade per chi ha già firmato il contratto con quel determinato team e lo stesso team, che magari a fine stagione è a corto di uomini, lo chiama a correre. E con il Covid è successo spesso.

Lucca ha vinto la tappa di Sirolo all’Adriatica Ionica 2022. Anche alla luce di questa vittoria presto potrebbe avere un contratto da pro’
Lucca ha vinto la tappa di Sirolo all’Adriatica Ionica 2022. Alla luce di questa vittoria potrebbe arrivare a un contratto da pro’
Riccardo, come inizia il percorso dello stagista? E’ il procuratore che cerca la squadra?

Dipende dalla situazione. A volte il procuratore, che magari non è ancora riuscito a farti firmare, si sente con una squadra disponibile e ti propone di fare una prova, appunto uno stage. E se il team accetta il tuo arrivo… è assurdo rifiutare!

Ma serve anche l’okay del team di provenienza…

Burocraticamente chiedi alla tua squadra il via libera e da quel momento assumi lo stato di stagista. Questo accade da continental a professional o WorldTour. Da continental a continental, oltre che fuori luogo, si avrebbe la possibilità di prendere poi parte solo a gare internazionali. Non avrebbe senso.

Cosa succede quando passi “di là”?

Vedi subito la differenza. Un’altra realtà. Loro ti studiano. Alla fine è un esame.

E per questo esame come si fa con la preparazione? Se ne fa una ad hoc?

Difficile, perché di solito la chiamata arriva in piena estate e ormai i “giochi” sono fatti. Le preparazioni e le condizioni sono quelle. Ad agosto non fai i miracoli. Per quanto mi riguarda io in qualche modo ho fatto anche parte della preparazione con loro. Sono andato a Livigno. Ho fatto anche dei test con loro. Gli interessavo e mi hanno dato l’okay a provare.

Lo scorso anno Lucca (qui in coda) ha corso con la Gazprom dallo Sazka Tour al Tour du Jura, poco più di un mese dunque
Lo scorso anno Lucca (qui in coda) ha corso con la Gazprom dallo Sazka Tour al Tour du Jura, poco più di un mese dunque
Come si vive quel periodo? Hai parlato di esame, ci si sente sotto stress?

Da un punto di vista è bello, dall’altro sai che la squadra che ti ospita, diciamo così, ha delle aspettative su di te. Aspettative che a volte sono troppo grandi rispetto a quello che può dare un ragazzo. L’ho già detto una volta: «Uno stagista è un dilettante vestito bene». Anche perché di solito non lo sai troppo prima ed è difficile magari in 15 giorni fare chissà quale salto di qualità. Tante volte, almeno nel nostro caso, le corse sono quelle: Mallorca, Coppi e Bartali, Giro di Sicilia, Adriatica Ionica Race… gare in cui cerchi di metterti in mostra andando all’attacco. Ma anche l’atleta è quello, solo che i team professionistici si aspettano un pro’. E poi c’è un aspetto da considerare: il rapporto con gli altri ragazzi.

Cioè?

Ad agosto chi interessava ai team è già stato preso o ha rinnovato, ma gli altri di fatto in quel momento sono come te. Sono compagni che cercano un contratto. In qualche modo ci “stai stretto”. Si fa un po’ “a spallate” per quel posto.

E questo incide anche sull’andamento della corsa?

Un po’ sì. Io lo scorso anno per esempio dovevo dare una mano a Velasco e l’ho fatto, qualcun altro invece ha fatto la sua gara ed era al servizio del suo risultato.

In effetti è un aspetto che non sempre viene considerato. Riccardo, prima indirettamente hai parlato di dilettante vestito bene. Come funziona con il vestiario? Come ci si abitua magari ad un fondello diverso?

Io alla fine lo scorso anno sono capitato in una realtà medio-piccola, non ero in una WorldTour dove ti danno tre valigie di materiale e magari il vestiario è anche su misura. Non che mi mancasse nulla però. Io sono andato nel loro magazzino. Ho fatto tutte le prove per individuare le taglie e mi hanno dato quel che serviva: divise (corte e lunghe), dopo gara, caschi… Tutto tranne le scarpe.

Come mai?

Beh, quelle sono molto personali e cambiarle all’improvviso nel corso della stagione non è il massimo. Così come per la bici.

E questa sarebbe stata la domanda successiva: la bici. Tu come hai fatto?

Io ho utilizzato la mia e tutto sommato non è male. Cambiare la bici ad agosto è un po’ delicato per le misure e anche per le sensazioni di guida. Però certo, avere gli stessi materiali in gara sarebbe meglio, può succedere di tutto: forature, cedere la bici ad un compagno… Poi molto dipende dalle esigenze di sponsor.

Spiegaci meglio…

Alla Gazprom per esempio lo scorso anno non avevano tutto questo interesse a far vedere il marchio in quanto erano in scadenza con quel brand. Ma per esempio a Raccani, che ha appena fatto lo stagista alla Quick Step-Alpha Vinyl (una WorldTour, ndr), hanno subito fornito la Specialized del team. Pertanto un po’ si fa i conti con i materiali disponibili e un po’ con le esigenze del team (e del suo blasone, ndr). Semmai si lascia la sella: è lo stesso discorso delle scarpe.

Lucca (primo a sinistra) festeggia con i compagni la vittoria di Velasco nella terza tappa del Limousin 2021
Lucca (primo a sinistra) festeggia con i compagni la vittoria di Velasco nella terza tappa del Limousin 2021
Invece con i caschi e gli occhiali? Tante volte cambiando questo set, la stecca dell’occhiale tocca con la parte laterale del casco e non è comodissimo: ci sono situazioni così?

Che dire: si prende quel che passa il convento! E poi in certi team non hai mai un solo casco e un solo occhiale a disposizione. Alla fine il giusto mix lo trovi.

E invece che differenze ci sono dal punto di vista dell’ambiente?

Quando sali di livello è più facile trovarsi bene. E’ un altro mondo. Sono loro che ti chiedono se hai bisogno di qualcosa. E non il contrario. Sei seguito costantemente. Ricordo che c’era sempre il medico al seguito, per esempio. Poi tutto è più professionale. Ti arriva un documento Pdf sul quale c’è tutto il programma della giornata. In questa tabella c’è l’orario di tutto: dalla colazione alla corsa.

E a livello di alimentazione: differenze?

Diciamo che tutto è gestito meglio. Soprattutto quando vai all’estero la pasta non manca mai, la portano loro e sei sicuro di mangiare bene. Anche a colazione hanno dietro dei grandi contenitori con dentro i cibi per la colazione appunto e quando arrivi trovi già tutto apparecchiato.

Come ci si relaziona con gli altri? Si trova subito il feeling?

Non è facilissimo, perché già ti conosci poco, arrivi in un gruppo e sei quello nuovo. In più c’è spesso il problema della lingua che non agevola le conversazioni. Io non ho problemi con l’inglese. In Gazprom per esempio in radio tutto veniva detto in russo e in italiano.

Riparte anche Malucelli: per ora la Cina, ma l’obiettivo è il Belgio

09.08.2022
5 min
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Anche Malucelli ha trovato una maglia per ripartire. Non correva dal campionato italiano e per far girare le gambe a una velocità consona, il romagnolo è andato a correre la Sei Giorni di Pordenone. Alla fine di tanto cercare, in questa rincorsa un po’ insensata che ha costretto i corridori della ex Gazprom a elemosinare un posto in squadra, il suo procuratore Moreno Nicoletti gli ha trovato una maglia e una bici nella cinese China Glory. Una continental cinese, al cui timone si trovano però il francese Lionel Marie e l’olandese Maarten Tjallingii, mentre sull’ammiraglia viaggiano altri due ex corridori: Jerome Coppel e Benjamin Giraud. Non sarà l’Astana da cui è ripartito Scaroni, ma da qualche parte bisognava assolutamente ripartire.

Per riprendere il ritmo, Malucelli ha corso in pista a Pordenone, simulando una corsa a tappe (photors.it)
Per riprendere il ritmo, Malucelli ha corso in pista a Pordenone, simulando una corsa a tappe (photors.it)

Destinazione Norvegia

Intercettiamo Malucelli all’aeroporto di Parigi, in procinto di imbarcarsi per il Polo Nord, come dice scherzando, verso la Arctic Race of Norway, che inizierà giovedì dalla cittadina di Mo I Rana, nella regione del Nordland.

«Si corre finalmente – dice con la voce allegra – allenarsi e allenarsi era da spararsi, una cosa devastante. Quando ho saputo che avrei corso in Norvegia, nell’ultimo mese ho cercato di fare le cose per bene. A Pordenone mi allenavo la mattina su strada e il pomeriggio ho fatto ritmo in pista. Ho simulato una corsa a tappe, anche perché l’ultima corsa era stato il campionato italiano e prima ancora la Adriatica Ionica Race. Spero che mi sia servito».

Avevamo incontrato Nicoletti al Tour de France, mentre cercava di concretizzare qualcosa anche per il 2023. Si era parlato di una pista belga e nell’occasione avevamo scoperto che in realtà le piste fossero due. China Glory nel frattempo sembrava il modo migliore per uscire dall’inattività e farsi vedere.

China Glory è una continental cinese con management europeo
China Glory è una continental cinese con management europeo
Quando li hai incontrati per la prima volta?

A metà luglio sono stato per 9 giorni in ritiro con loro a Nizza. Parlando con Moreno, ci siamo detti che bisognasse comunque correre. La squadra è cinese, il management è europeo. Hanno avuto la licenza il 5 gennaio, quindi sono stati parecchio a inseguire, però c’è la volontà di fare bene. Per cui correrò in Norvegia, poi al Poitou Charentes e una serie di altre corse di un giorno, per terminare al Tour of Langkawi, se lo faranno.

Si sa qualcosa per il prossimo anno?

Per il 2023 non si sa ancora molto, se non che questa squadra vorrebbe diventare professional. E anche se aspiro a salire un gradino, che a 29 anni sarebbe tempo, potrebbe essere comunque un approdo.

Parliamo della pista Quick Step, che sembrava cosa fatta…

Se l’UCI avesse dato la deroga a marzo, sarei stato già con loro. Avevano bisogno di un corridore e mi avrebbero inserito subito. Lefevere è come Savio: quello che dice, lo fa. Solo che il momento è passato e adesso che il mercato è aperto, hanno più nomi fra cui scegliere, quindi quella pista è abbastanza chiusa. A meno che non faccia qualche risultato e allora si potrebbe riaprire.

Arriva Merlier, hanno Jakobsen…

Anche a marzo, dissero che avrei fatto la terza attività. Quindi che non avessi grilli per la testa o pensassi ai grandi Giri. Mi sta bene cominciare dal basso, tanto poi se uno va forte, lo spazio se lo conquista.

Pare che le piste belghe fossero in realtà due, giusto?

E la seconda forse è quella ancora aperta. E’ una squadra WolrdTour in cui corrono quattro italiani, anche se uno dovrebbe andare via (il riferimento alla Intermarché-Wanty-Gobert è plausibile, ndr), ma so che stanno valutando anche altri velocisti, per cui a me spetta il compito di fare risultato e a Moreno quello di trattare per me. Non posso fare tutto da solo…

Ora all’appello mancano Carboni (al centro) e Canola
Ora all’appello mancano Carboni (al centro) e Canola
In Sicilia hai vinto dopo tanto che non correvi, cosa ti aspetti da questo nuovo debutto?

In Sicilia ho vinto e prima avevo fatto degli ottimi piazzamenti al UAE Tour. Sono convinto di poter fare bene, ma so anche di non avere accanto la nazionale e di essere praticamente da solo. Quindi vedremo se riuscirò a fare qualche buon risultato, da cui si capisca che quelli ottenuti in questi mesi così strani non sono stati per caso. Qualche risultato qui in Europa e una vittoria in Malesia sarebbero un bel modo per farsi notare.

Degli italiani della Gazprom lasciati a piedi senza troppi complimenti dall’UCI, che non ha accennato la benché minima valutazione di merito per cercare di agevolarne il reintegro, restano ora in ballo Giovanni Carboni e Marco Canola. Il primo sarebbe vicino a un accordo, stando a quanto detto dal suo manager Alex Carera, il secondo sembra incontrare più difficoltà. Continuiamo a pensare che si sia trattato di una vicenda grottesca e per niente gestita dai vertici del ciclismo, che continuano a pretendere le loro gabelle senza offrire nulla in cambio. Se non il silenzio.

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Ecco un altro superstite Gazprom: Rivera pronto a ripartire

14.07.2022
5 min
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Abbiamo raccontato spesso dei corridori della Gazprom-RusVelo, di quelli che hanno trovato squadra e di quelli che non ci sono riusciti. A questa seconda schiera appartiene anche Kevin Rivera (in apertura foto @yasdvni). Appena arrivato era già uno dei pupilli dei tecnici, che su di lui puntavano molto.

Forse qualcosa potrebbe cambiare a breve per il talentuoso scalatore costaricano, che proprio in questi giorni si trova nella sua bellissima terra in Centro America.

Rivera (classe 1998) era approdato quest’anno alla Gazprom-RusVelo
Rivera (classe 1998) era approdato quest’anno alla Gazprom-RusVelo

WorldTour in vista

«La situazione – racconta uno dei suoi manager, Paolo Alberati – non è delle migliori, visto il caso Gazprom. Tuttavia proprio un paio di giorni fa, tramite Maurizio Fondriest (l’altro procuratore di Rivera, ndr) che è al Tour ci è arrivata una proposta di una squadra WorldTour che è in cerca di uno scalatore. Un posto ce lo hanno».

Qualcosa si muove dunque. Rivera non ha contratto e quindi può essere preso. «In questo momento Kevin ha una tessera da dilettante rilasciatagli dalla sua Federazione, pertanto può essere tesserato. Se tutto va bene già dal 1° agosto, sfruttando la possibilità di fare lo stagista. Non abbiamo mollato! E per noi non sarebbe male dopo Conci sistemare l’altro dei nostri che era in Gazprom».

Nei primi test di Rivera in Costarica nel 2017, Alberati credeva che il macchinario fosse sballato tanto erano elevati i valori
Nei primi test di Rivera in Costarica nel 2017, Alberati credeva che il macchinario fosse sballato tanto erano elevati i valori

Sempre sul pezzo

Neanche Rivera però ha mollato. In Costa Rica, si è allenato, ha preso parte a delle gare e persino ai due campionati nazionali, quello a crono e quello su strada.

«Aveva vinto una corsa qualche giorno prima del campionato nazionale – riprende Alberati – una corsa che arrivava in salita a 3.200 metri su uno dei vulcani centrali. Mentre la gara per il titolo che si svolgeva verso Nord, verso il Nicaragua era ben più piatta e veloce. E’ arrivato con il drappello dei migliori, ma nulla di più».

Non sono certo le volate il pane di Rivera. Lui è uno scalatore puro. E tra l’altro uno dei più forti a sentire Alberati e anche altri che lo hanno avuto sottomano.

«Sapete – riprende Alberati che è anche un coach – un Vo2Mx di 95 e passa non capita sempre. Ma quando ci dicevano questi dati dal Costa Rica li prendevamo con le molle. Se poi glielo misuro io ed è 95. Glielo misura Bartoli ed è 95 allora vuol dire che è quello per davvero. E’ fuori dal normale.

«Poi si sa, non contano solo i test. Il corridore è un’altra cosa. Rivera si allena bene. E lo fa volentieri. Seguiva le tabelle alla lettera sia quando lo seguivo io, sia quando lo seguivano i tecnici del team russo.

«Uno scalatore di 55 chili alla fine di una tappa dura di 5-6 ore ci deve arrivare. E prendere le salite più fresco. Ma sta migliorando».

Il costaricano si è sposato qualche mese fa con Cecilia (foto Instagram- @fabiancastellon777)
Il costaricano si è sposato qualche mese fa con Cecilia (foto Instagram- @fabiancastellon777)

Più maturo

Così come sta migliorando dal punto di vista umano. Rivera era passato giovanissimo, 18 anni. Veniva da una famiglia estremamente povera, a casa sua non c’era l’elettricità, e il suo titolo di studio corrispondeva alla nostra terza elementare.

Va da sé che per stare al mondo di oggi, per viaggiare, per frequentare ambienti competitivi e internazionali serviva un salto di qualità. E per Kevin è stato doppiamente duro adattarsi.

Al terzo anno ha vissuto anche un momento di crisi. Perché va bene i primi soldi, che seppur pochi erano comunque tanti vista la sua situazione di provenienza, ma un po’ di nostalgia della famiglia e qualche acciacco fisico lo aveva buttato un po’ giù.

«In questi cinque anni da pro’ però Kevin ha colmato questo gap culturale – dice Alberati – adesso ci fai i discorsi da adulto. Prima ci facevi discorsi da bambino. Ora parla inglese. Si è sposato. Maurizio ed io ci abbiamo lavorato tanto e questa sua crescita si riscontra in tutto».

Dopo quattro stagioni all’Androni è passato alla Bardiani e alla Gazprom. Dovrebbe finire in un team francese (o in alternativa spagnolo)
Androni, poi Bardiani e Gazprom. Ora dovrebbe finire in un team francese (o in alternativa spagnolo)

Pronto il piano B

Rivera aveva preso la residenza a San Marino. Nonostante il fattaccio Gazprom-RusVelo, pensando (e sperando) in un ritorno a breve, non l’ha mollata. E a livello fiscale non ci ha guadagnato nulla, essendo rimasto senza squadra in questi mesi. Anzi… 

Il suo ottimismo sembra aver avuto ragione. Se infatti non dovesse concretizzarsi l’ipotesi WorldTour c’è pronta una seconda possibilità.

«Abbiamo instaurato anche dei rapporti con una professional spagnola – ci confida Alberati – ma chiaramente se si fa avanti una WorldTour, questa passa in primo piano. Alla fine la Spagna con il suo ambiente latino è sempre una buona sistemazione per i sudamericani. Senza contare che ci sono voli diretti e anche sotto il periodo del Covid tutto era più facile e lo stesso vale per i documenti». 

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Gazprom cancellata da dirigenti dilettanti: lo sfogo di Renat

12.07.2022
5 min
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Renat Khamidulin chiama dalla Russia, dove sta giocando con suo figlio di tre anni. Tornerà in Italia dopo il 20 luglio e annuncia qualche novità, ma si capisce che la chiusura della sua Gazprom RusVelo abbia lasciato ferite che non si sono ancora cicatrizzate.

La squadra ha fatto ricorso al TAS di Losanna contro il ritiro del titolo sportivo che gli ha impedito di ripartire. Originariamente era stata chiesta una decisione d’urgenza, ma non ne sono stati ravvisati gli estremi e si è intrapresa la strada del giudizio ordinario. E mentre i suoi corridori più o meno faticosamente si vanno sistemando, Renat è fermo e si guarda intorno.

Renat è tornato in Russia, a giugno ha partecipato alla White Nights Marathon di San Pietroburgo (foto Instagram)
Renat è tornato in Russia, a giugno ha partecipato alla White Nights Marathon di San Pietroburgo (foto Instagram)

«Prima di ragionare di qualsiasi cosa – dice in un sottofondo di bimbi al parco – voglio aspettare il verdetto del Tas. La procedura va avanti. Non so se sarà veloce, di certo non prenderà il tempo di un tribunale ordinario, ma qualche mesetto ci vorrà. E poi pensiamo di ripartire, certo. Ma non prima di aver capito se quello che ha fatto l’Uci sia stato illegittimo o se il mondo sia davvero cambiato. Adesso che riesco a guardarlo dal di fuori, mi chiedo se davvero questo sia professionismo…».

Che cosa intendi?

Non è un mondo professionistico se una società che investe soldi non guadagna, non è protetta e non ha la sicurezza che i soldi investiti non li perderà per fattori esterni come è successo a noi. Sto leggendo quello che succede in America e siamo totalmente fuori strada. Basta guardare come lavorano le altre leghe. Prendiamo il Tour…

Che cosa succede al Tour?

Erano tutti preoccupati per i tamponi. E se trovano positivo Pogacar con tutti gli interessi che smuove e magari è totalmente asintomatico, lo mandano a casa? Non voglio sminuire l’entità del Covid, ma trovo incredibile che non si siano studiate soluzioni per i vari casi. Nel professionismo, si sarebbe dovuto fare. Come trovo irrispettoso quello che succede in tutto questo scambio di sponsor.

Finché è stata in gruppo, la Gazprom si è segnalata per la sua compattezza
Finché è stata in gruppo, la Gazprom si è segnalata per la sua compattezza
Parli della Soudal con Quick Step?

Esatto e la Lotto si ritrova senza sponsor. Come fai a programmare? Oppure il nostro caso. C’è il discorso della guerra, possiamo farci poco. Credono che fermandoci hanno fatto male al presidente della Russia? Non credo che Putin sappia nulla del ciclismo, a lui non hanno fatto male. Ma vi assicuro che hanno fatto male a Canola.

Dei corridori non si è preoccupato nessuno…

Le stesse richieste del CPA non sono state nemmeno prese in considerazione. Devo pensare che tengono il sindacato per far vedere che c’è, ma è impotente? Andate a guardare l’hockey americano. Le grandi squadre investono 80 milioni, le piccole 40. Ma se toccano i diritti delle più piccole, si ferma tutto finché non si trova una soluzione. Non gioca più nessuno. Questo è professionismo, non è un divertimento. All’UCI invece sono dilettanti e difendono le loro creazioni. Quanto interesse c’è stato sui campionati europei giovanili? Nessuno, ma loro sono lì a farsi belli. Mi ricorda il discorso di Tinkov…

Sull’inutilità di investire?

Oleg diceva che non serve investire, se non torna indietro niente. Uno che investe deve sapere cosa ci guadagna, altrimenti è inutile lamentarsi del fatto che non ci sono sponsor. Eppure l’UCI pretende di mettere sulle nostre maglie i suoi loghi, grandi quanto dicono loro e senza pagare niente. E da qui si capisce che non è professionismo.

Gazprom cancellata, ma Makarov, parte dell’UCI Management Committee e decisivo nelle ultime elezioni, è ancora al suo posto
Gazprom cancellata, Makarov, parte dell’UCI Management Committee e decisivo nelle ultime elezioni, è ancora al suo posto
E nonostante questo, pensi di ripartire?

I corridori hanno capito che la nostra era una società sicura, ma di certo abbiamo perso immagine e dobbiamo pensare bene a come ripartire. Serve un cambio di sistema, perché mi troverei davanti alla stessa gente che mi ha cancellato senza accettare di parlarmi.

I corridori hanno capito e di te parlano un gran bene…

E questo mi fa piacere, perché hanno ricevuto pressioni affinché parlassero male della squadra. Si deve cambiare. Il ciclismo ha un potenziale enorme, ma è lo sport più povero. L’idea della super lega diventerebbe attuale a patto di far saltare questo sistema. E succederà quando arriverà una persona più forte di quelli di Aigle. Perciò per ora mi godo la famiglia e quando torneremo sarà per fare bene. Non potrò riprendere tutto il mio gruppo, ma io non ho lasciato nessuno per la strada…

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Sarà finalmente conclusa l’odissea di Fedeli?

30.06.2022
7 min
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Una chiamata per farsi raccontare della nuova sistemazione alla Eolo-Kometa e l’incontro con Alessandro Fedeli, 26 anni, diventa un viaggio attraverso la sua carriera colpita, frenata e deviata da circostanze che avrebbero fiaccato chiunque. L’UCI fermò la Gazprom-RusVelo nel giorno del suo compleanno, quando avrebbe dovuto correre a Laigueglia il debutto in Italia. Quello che è successo dopo ai corridori del team lo avete letto spesso su queste pagine, fino al giorno in cui Basso in una telefonata ci confidò di averlo ingaggiato. Lo avevamo appena incontrato assieme alla sua ragazza alla crono di Verona di fine Giro, la notizia venne fuori circa una settimana dopo.

«E’ stata una cosa abbastanza veloce – dice il veronese – quando è venuta fuori la notizia, avevo firmato da una settimana. Alla crono di Verona c’è stato il primo avvicinamento, abbiamo parlato di disponibilità, di budget da verificare e fatto quattro chiacchiere. Però non c’era niente di concreto». 

Al Giro di Sicilia, corso in appoggio di Caruso, si era parlato di un passaggio alla Bahrain-Victorious
Al Giro di Sicilia, corso in appoggio di Caruso, si era parlato di un passaggio alla Bahrain-Victorious
Ma alla fine hai firmato…

Sono contento di essere entrato in una squadra seria e di avere il contratto anche per il 2023. Il materiale è buono, la bicicletta buonissima. Questa è una bella cosa, però mi dà ancora fastidio quello che è successo. Alla fine mi hanno fatto perdere la parte più bella della stagione. Adesso devo fare un mese a casa perché non ci sono corse, c’è solo il Tour. Ripartirò il 25 luglio con una corsa a tappe, poi mi concentrerò sull’ultima parte di stagione, che di solito è quella che mi viene meglio.

Se non altro hai debuttato al tricolore.

Speravo di fare meglio. Avrei voluto cominciare bene con loro, perché comunque era una gara abbastanza adatta. A parte il caldo che non amo, il percorso tutto sommato mi si addiceva. Ma ho cambiato tutto in una settimana. Le scarpe, la bici, la sella… tutto diverso. Ho fatto i primi tre giorni ad allenarmi troppo forte e ho sbagliato. Muscolarmente l’ho pagato per una settimana. Errori da principiante, però magari sarei stato in difficoltà anche se mi fossi allenato poco. Una corsa singola dopo un mese che non correvo, potevo aspettarmelo…

Fedeli ha ricevuto il nuovo materiale poco prima dei campionati italiani
Fedeli ha ricevuto il nuovo materiale poco prima dei campionati italiani
Come ci si riprende da un periodo così?

Ho avuto parecchie batoste, sin da quando ero piccolo. Da junior vinsi corse importanti il primo anno e feci anche il mondiale arrivando 18°. Il secondo doveva essere il mio anno, invece ebbi una grossa diatriba con la società e non mi fecero correre per buona parte della stagione. Non era come adesso, che gli juniores sono l’anticamera del professionismo, ma era ugualmente importante. E io purtroppo il secondo anno sono partito fortissimo, poi mi hanno fermato ed è stata la batosta più grossa.

Più dell’ultima?

Sembra una stupidata, però è stata molto più grossa della Delko e della Gazprom. Persi tantissima sicurezza nel ciclismo e nell’approcciarmi con la gente nel ciclismo. In questo sport basta litigare con una persona e ti può rovinare la carriera. Sei in balia della situazione e a me questa cosa ha sempre messo paura. Da lì purtroppo è stato un susseguirsi di problemi.

Fedeli Liberazione 2018
L’arrivo di Fedeli al Liberazione 2018, una vittoria di forza con 45″ sul gruppo
Fedeli Liberazione 2018
L’arrivo di Fedeli al Liberazione 2018, una vittoria di forza con 45″ sul gruppo
Quali?

Al quarto anno da dilettante ho vinto una tappa al Val d’Aosta, Collecchio e il Liberazione, però la Trevigiani era in una situazione economica difficile e abbiamo dovuto rinunciare a tante corse. Ringrazio Mirko Rossato, che ha sempre cercato di darci tutto, ma nonostante le vittorie e la partecipazione al mondiale, sono passato in una professional francese. Quelli che vincevano tappe al Val d’Aosta sono sempre andati nelle WorldTour, io ne ho vinte due e sono andato alla Delko (sorride amaramente, ndr).

Però ti ambientasti bene, no?

E’ bello andare fuori dall’Italia, però c’era la difficoltà di un Paese estero, di un calendario limitato, di dover prendere l’aereo tutte le volte per andare a fare anche la corsa più piccola. Per fortuna il francese l’avevo studiato a scuola. Comunque al primo anno sono andato bene, ho vinto la prima e l’ultima corsa del calendario. La tappa di Kigali al Rwanda e una alla CRO Race. Il secondo anno c’è stato il Covid e l’ho preso subito, poco prima che si fermasse tutto. Ugualmente a fine anno ho vinto la tappa al Limousin e ho fatto quinto a Plouay.

Nel 2019, Fedeli vince alla CRO Race, il Giro di Croazia, a fine stagione
Nel 2019, Fedeli vince alla CRO Race, il Giro di Croazia, a fine stagione
E il terzo?

E il terzo anno, che la squadra era centrata su di me, al primo raduno ci dissero che c’erano problemi economici e poi è fallita. Mi trovavo bene, avrei potuto fare tanto, ma non abbiamo neanche iniziato. Mancavano i materiali. Si correva solamente in Francia, quindi mai. Insomma, quest’anno che alla Gazprom sentivo di aver riagganciato il pedale, è successo ancora. Mi chiedete come ci si riprende? Vediamo…

La Gazprom sembrava la squadra giusta?

Sono stati bravi a creare un gruppo. Abbiamo fatto mesi di ritiro vero, la squadra ha investito un sacco di soldi in questo. Da un lato era pesante, perché comunque stai lontano dalla famiglia, però loro avevano questa disponibilità economica di farlo e noi ci abbiamo creduto. Alla fine li abbiamo ripagati con delle bellissime prestazioni. La piccola professional Gazprom è stata una delle migliori al mondo, contando anche le nostre prestazioni in nazionale. Nulla da invidiare a certe squadre francesi che hanno il quadruplo del budget, come Total Energies e la B&B. Spero che Renat (Khamidouline, il manager della squadra russa, ndr) si rimetta in piedi, con me o senza di me. Glielo auguro perché fa bene al ciclismo. C’è bisogno di persone così. Dava sicurezza ai dipendenti, ti dava tutto, era proprio un bel sistema.

Fedeli si era messo in luce nell’arrivo in salita del Tour of Antalya, con il secondo posto
Fedeli si era messo in luce nell’arrivo in salita del Tour of Antalya, con il secondo posto
E’ stato bello finché è durato…

Posso solo ringraziare la Gazprom, il manager, tutti… Avevo trovato la mia dimensione, ero vicino a casa, era un sistema di lusso, tante squadre avrebbero da imparare, purtroppo però è andata. Sono felice di essere qua. Se non avessi trovato una squadra di livello, avrei smesso di correre. Non avrei avuto paura di farlo, perché il ciclismo mi ha fatto troppo male.

Questi passaggi lasciano il segno?

Sono tutte cose che non ti faranno mai esplodere, perché ti bloccano mentalmente. Hai paura del futuro e delle situazioni. Sembra che ogni corsa sia l’ultima della tua vita e quindi vai con l’ansia e commetti anche errori d’ansia. Io so che avrei potuto fare tanto di più nella mia carriera, però purtroppo il ciclismo è fortuna al 90 per cento e non posso dire di averne avuta….

La prossima corsa di Fedeli a fine luglio, preparando il finale di stagione
La prossima corsa di Fedeli a fine luglio, preparando il finale di stagione
Alla Eolo hai un direttore sportivo di riferimento?

Mi interfaccerò con Zanatta, il capo dei tecnici. Stefano mi sembra una persona di grande esperienza, da quello che ho potuto vedere al campionato italiano. Ci tengono molto che non manchi nulla e questo è sicuramente diverso rispetto a come ero abituato alla Delko, in cui si facevano le cose un po’ alla carlona. 

Cosa farai in vista della prossima gara?

Adesso andrò qualche giorno al mare con la ragazza, però sempre con la bicicletta dietro per prenderci confidenza. Poi una decina di giorni in altura, non per la quota, ma per fare qualche bell’allenamento lungo e al fresco. Poi torno a casa, faccio una settimana di rifinitura dietro moto per riprendere l’esplosività e finalmente si inizia a correre.

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22.06.2022
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Conci si è accasato alla Alpecin-Fenix Development. Fedeli è stato appena annunciato alla Eolo-Kometa. Piccolo ha ripreso ad allenarsi. Marco Canola correrà i campionati italiani con una divisa neutra. E poi ci sono Carboni, Malucelli e Scaroni che andranno in Puglia approfittando di un… treno speciale e inatteso. I ragazzi della Gazprom ce la mettono tutti e la sfida tricolore è la prossima, ma rischia di restare a lungo l’ultima per chi non si fosse ancora accasato. Sono rimasti in quattro.

Nonostante le vittorie ottenute negli ultimi mesi, fra il Giro di Sicilia e la Adriatica Ionica Race, sono proprio loro ad aver incontrato le difficoltà maggiori.

«Si è mosso davvero poco – dice Carboni – mi aspettavo qualcosa di più. Non critico nessuno, il fatto è che i soldi sono pochi per tutti e l’attività striminzita».

E’ fresco di annuncio, ma era nell’aria da giorni, il passaggio di Fedeli alla Eolo-Kometa: debutto al tricolore
E’ fresco di annuncio il passaggio di Fedeli alla Eolo-Kometa: debutto al tricolore

Un furgone e tre bici

Il treno per il tricolore di cui si parlava è un’occasione nata nelle Marche grazie all’appoggio di Francesco Cingolani, il cui negozio di recente acquisito da Specialized Italia, si è messo a disposizione per dare una mano a Carboni, Malucelli e Scaroni.

«Abbiamo continuato ad allenarci al meglio che potevamo – dice proprio Carboni – ma proprio per l’idea di fare tutto al meglio, ci siamo resi conto che la squadra non aveva più materiale per sistemare le nostre Look. Così ho parlato con Francesco e siamo riusciti a trovare un supporto tecnico per il tricolore. Mette a nostra disposizione tre bici, un furgone Specialized e accessori come ruote, scarpe e manubri. Materiale per il campionato italiano e poi speriamo che poi le cose in qualche modo cambino…».

Malucelli, Carboni e Scaroni nel giorni di Brisighella, quando Giovanni ha centrato la sua prima vittoria da pro’
Malucelli, Carboni e Scaroni nel giorni di Brisighella, quando Giovanni ha centrato la sua prima vittoria da pro’

Anche Moro e Pengo

Dopo il supporto della nazionale, eccone dunque un altro che si annuncia piuttosto concreto e li aiuterà a gestire la trasferta in Puglia.

«La nazionale ci ha dato un aiuto immenso – riconosce il marchigiano – e per i tricolori avremo ancora a disposizione Luigino Moro come massaggiatore ed Enrico Pengo come meccanico. Avremo in appoggio l’ammiraglia dell’Accpi, ma Cingolani farà viaggiare con noi anche due ragazzi del suo staff, indispensabili per poter gestire i rifornimenti in una corsa che si annuncia caldissima. Il percorso non è troppo duro, ma neanche sarà una passeggiata. Si vince pur sempre il tricolore, ci tengono tutti. Per noi che abbiamo corso per l’ultima volta due settimane fa, rimane l’incognita del ritmo gara, ma magari la corsa di un giorno e il caldo livelleranno il gruppo. Non abbiamo nulla da perdere. So di essermi allenato tanto, ho fatto il massimo. Credo di avere gli stessi chilometri di quelli che stanno correndo.

«I problemi inizieranno dopo – riflette – non ci voglio pensare. Finora siamo andati bene mettendo a frutto la preparazione invernale. Ora si tratterebbe di ricominciare. Staccare dopo l’italiano, andare in altura con la prospettiva di fare quali corse?».

Francesco Cingolani è stato per due volte azzurro ai mondiali di cross
Francesco Cingolani è stato per due volte azzurro ai mondiali di cross

Il gesto di Cingolani

Francesco Cingolani racconta di quando, dopo la vittoria di Carboni alla Adriatica Ionica Race, mandò un messaggio per fargli i complimenti.

«Giovanni – dice – lo conosco da sempre, perché cominciò a correre nella nostra società. E’ un bravo ragazzo, un professionista serio che si merita un po’ di fortuna. Dopo quel messaggio, disse che sarebbe venuto a farmi visita ed è nata l’idea. Io non ci avevo pensato, non sapevo quali vincoli avessero. Gli abbiamo dato tre Tarmac SL7 montate Sram, mentre Specialized ha fatto arrivare altri accessori. Non c’è una data di fine prestito. Intanto il tricolore e poi si spera che possano trovare una sistemazione migliore».

Marco Canola si è impegnato con l’Accpi per lanciare la campagna “WHY?” che ha avuto visibilità durante il Giro
Marco Canola si è impegnato con l’Accpi per lanciare la campagna “WHY?” che ha avuto visibilità durante il Giro

L’amarezza di Canola

Resta giù dal pulmino il solo Marco Canola. Probabilmente i rapporti si sono un po’ allentati in occasione della campagna “WHY?” e il suo braccialetto azzurro, mentre gli altri si aspettavano forse un’azione più decisa.

«Corro da solo – dice il veneto – non mi appoggio a nessuno. Avrò solo l’ammiraglia in comune per l’acqua, tutto qui. Devono vedere tutti a cos’ha portato l’oscenità da parte dell’UCI, la difficoltà del provare a continuare come stiamo facendo. Vado avanti così, ma se Cassani non farà la squadra, non vedo molte possibilità. Mi sto defilando poco a poco. Sarei contento che gli altri continuassero, a me non è mai piaciuta l’idea di “togliere” un posto in altre squadre ad altri che sono più giovani di me.

«Spero magari di continuare a rimanere nell’ambiente, con un altro ruolo, per aiutare a migliorare (nel mio piccolo) questo sport. Perché ha bisogno di tanti cambiamenti, partendo dal lato umano. Meno numeri e più umanità».

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Rosola: «La crescita dei ragazzi è un fuoco che va alimentato»

16.06.2022
6 min
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Paolo Rosola nella sfortuna o meglio nell’indifferenza del caso Gazprom, ha trovato il modo di fare tante nuove esperienze. Dal Giro d’Italia in moto staffetta, all’Adriatica Ionica Race, fino ad arrivare alla General Store al Giro under 23 che oggi (ieri per chi legge) sta vivendo il suo giorno di riposo.

Nell’editoriale di lunedì scorso si era parlato di motivazione e di giovani. Vederlo al Giro under ci ha dato lo spunto per chiederci cosa possa fare un diesse come lui insieme a questi ragazzi.

Per i ragazzi della General Store tanta esperienza e un po’ di aria in faccia (foto Facebook Giro d’Italia U23)
Per i ragazzi della General Store tanta esperienza e un po’ di aria in faccia (foto Facebook Giro d’Italia U23)
Come è arrivato Paolo Rosola in General Store?

Ero al Giro d’Italia in staffetta, il venerdì prima dell’ultima settimana mi hanno chiamato e mi han chiesto se fossi stato disponibile a traghettare la squadra fino alla fine della stagione. In questi mesi hanno avuto dei problemi con il diesse precedente. La cosa mi stimolava e così ho colto al volo l’occasione ed eccomi qui.

Cosa ti ha spinto ad accettare?

I giovani, la voglia di trasmettere loro la mia passione per il ciclismo a dei ragazzini che hanno 21-22 anni. 

Che mondo hai trovato?

Sono ragazzi tanto curiosi, mi chiedono spesso delle cose riguardo al mio passato da corridore. Anche oggi in macchina, nel trasferimento (che ha portato la carovana del Giro giovani da Chiavenna fino alla zona del cuneese, ndr), ho raccontato dei miei errori commessi quando avevo la loro età. Questi racconti non servono per annoiarli, ma per permettergli di aprire gli occhi ed insegnargli qualcosa

Rosola cerca di trasmettere insegnamenti ed esperienza ai giovani della General Store
Rosola cerca di trasmettere insegnamenti ed esperienza ai giovani della General Store
Tu arrivi da anni di esperienza nel professionismo, che ragazzi hai trovato?

Una cosa che mi ha sorpreso è stato vedere la loro incredulità quando ho aperto il PC per mostrare come lavora una squadra professionistica. Ho mostrato loro i video pre gara, il percorso, la riunione la sera prima… Sono piccoli passi che stiamo facendo insieme per inserirli nel mondo dei pro’, alcuni li vedi che sono ancora acerbi.

Tuttavia passano sempre più giovani…

Ho qui tanti ragazzi che hanno 21-22 anni e alcuni già si demoralizzano perchè non sono passati professionisti. Perdono proprio lo stimolo. Invece a questa età dovrebbe essere il contrario, ogni giorno si devono svegliare con la voglia di imparare a fare meglio. Ma non è colpa loro.

E di chi è?

Del sistema che si è venuto a creare. Le squadre junior hanno ragazzini, anzi io li definisco ancora bambini, ed il loro unico obiettivo è vincere. Poi però si presentano alle gare con la batteria del cambio elettronico scarica, capite che c’è qualcosa che non va? Mancano le basi. Certi insegnamenti li puoi dare quando hanno 14-15 anni, non a 22.

Ecco la squadra prima della partenza della tappa, riunione finita
Ecco la squadra prima della partenza della tappa, riunione finita
Ora che sei al Giro under che differenza vedi con le squadre straniere?

Gli stranieri vanno forte, considerate che la maggior parte delle squadre estere sono i team development del WorldTour (Lotto, Groupama, DSM, Israel, Astana, ndr). La cosa più evidente è come ai nostri ragazzi manchino le esperienze fuori confine, non corrono mai fuori dall’Italia e questo non permette uno sviluppo totale. 

Qualche squadra però all’estero a correre ci va.

Se vai una volta all’anno è come accendere un fiammifero, la fiamma dura poco. La crescita dei ragazzi è un fuoco che va alimentato volta per volta. In Italia noi abbiamo solamente 3 corse a tappe: Giro d’Italia, Giro della Val d’Aosta e Giro del Veneto, e due di queste sono davvero brevi. Le squadre straniere invece fanno tante corse a tappe in tutta Europa e i risultati si vedono ampiamente.

Nella seconda tappa Busatto è arrivato 2° conquistando la maglia rosa-nera di miglior italiano in classifica (foto Facebook Giro U23)
Nella 2ª tappa Busatto ha conquistato la maglia rosa-nera di miglior italiano in classifica (foto Facebook Giro U23)
I ragazzi che vanno forte sono tutti di team development di squadre WorldTour. Da noi invece i ragazzi passano per le continental…

Ci sarebbe da aprire un libro su questo tema. Le squadre continental crescono i ragazzi con la consapevolezza di perderli, mentre le squadre di sviluppo straniere li crescono con l’obiettivo di inserirli nel team principale. Ovviamente le seconde hanno più a cuore la crescita degli atleti.

Tu hai visto in breve sequenza Giro d’Italia pro’ e Giro under 23, che cosa pensi?

Che si fa a gara per portare i ragazzi sempre più giovani, ma poi quando si vanno a confrontare sul serio, prendono le bastonate. Il passaggio under 23 non serve più per far crescere i ragazzi, ma per cercare uno che possa essere un piccolo fenomeno, ma quelli sono rari. Al Giro d’Italia pro’ c’è gente che ha 25, 26 anni che fa 30-40 chilometri a tirare in testa al gruppo a 50 all’ora. Sono uomini fatti e finiti, è logico che se si manda un ragazzo di 20 anni non ancora fisicamente maturo si fa male. In tutti i sensi.

Al Giro under è presente anche Kevin Pezzo Rosola, figlio di Paolo, per lui una caduta nella seconda tappa, di cui porta ancora i segni
Al Giro U23 c’è anche Kevin Pezzo Rosola, figlio di Paolo, con i segni di una caduta
Al Giro under c’è anche tuo figlio, ci hai parlato?

Kevin è qui ma non doveva esserci, è stato fermo un mese e ha ripreso la bici solamente 15 giorni prima del Giro. Durante la seconda tappa è caduto e si è massacrato, nella terza tappa si è salvato “con le mani lunghe” (ridacchia amorevolmente, ndr). Ieri è stato tutto il giorno con i migliori, ma dopo l’arrivo mi ha detto: «Papà, son già caduto e non ho voluto rischiare, così mi sono fatto sfilare».

E com’è?

E’ stato più fortunato degli altri perché io e sua mamma (Paola Pezzo, ndr) gli abbiamo insegnato tante cose sul mezzo e come si mettono le mani sulla bici. Sa fare qualche cosa in più dei suoi coetanei. Però è come loro: fanno fatica a parlare, a confrontarsi. Il giorno che è caduto, mi diceva che stava male e voleva andare a casa. Così gli ho chiesto se si fosse confrontato con il diesse o con i massaggiatori, anche per capire come curare le ferite e mi ha detto di no. Ma tutti i ragazzi sono un po’ così, a volte sembra abbiano paura a parlare o chiedere e si perdono dietro al telefono. Capita a tutti ormai, lo abbiamo sempre in mano. A volte però bisognerebbe lasciarlo giù e parlare, che fa tanto bene a tutti.