Podenzana e ora Zana: i tre tricolori di Reverberi

11.07.2022
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Trent’anni fa, poco meno. Massimo Podenzana aveva già 32 anni, perché lui – come dice spesso scherzando – è passato a 26 che era già vecchio. A Prato si correva il campionato italiano, in un giorno caldo come a fine giugno in Puglia. E come quest’anno, fu una fuga ad assegnare la maglia tricolore. E se Zana per vincere ha dovuto fare la volata, il “Pode” preferì arrivare da solo, come da solo sarebbe arrivato anche l’anno successivo, centrando una clamorosa doppietta nel 1994 a Cles. Sono i tre tricolori di Reverberi.

Alla corte di Reverberi

Tra le curiosità e le coincidenze, oltre a quelle ultime quattro lettere, il denominatore comune per entrambi è infatti Bruno Reverberi. Tanto che dopo la vittoria di Filippo, l’attuale direttore sportivo del Team Novo Nordisk, ha mandato un messaggio al reggiano, scherzando sul fatto che abbia impiegato trent’anni per rivincere l’italiano.

«A Prato – ricorda – non ero partito per vincere, ma di sicuro per dare battaglia. Ricordo che uscimmo dal circuito di Seano che mi avevano quasi preso. Vedevo dietro Lelli e Sciandri a 100 metri, ma dissi a me stesso che finché non mi avessero raggiunto avrei tenuto duro. Col caldo non ho mai avuto problemi. Salii fino a 1’30” e alla fine ne mantenni uno su Bugno in maglia iridata, Cassani e Faresin».

Zana tricolori 2022
Zana ad Alberobello fra il presidente Dagnoni e il cittì Bennati
Zana tricolori 2022
Zana ad Alberobello fra il presidente Dagnoni e il cittì Bennati

Un altro ciclismo

Trent’anni fa, poco meno. Una vita. Forse Zana non conosce nemmeno la storia del suo predecessore, essendo nato nel 1999 che per Podenzana e gli uomini della Mercatone Uno fu invece maledetto. Ma nel 1993, con Pantani al primo anno da professionista e lo spezzino vestito della maglia Navigare, quel che sarebbe accaduto non era neppure immaginabile. Era un altro ciclismo. Prima del Giro, la squadra di Reverberi partecipò alla Vuelta, perché prima del WorldTour si poteva.

Le stesse squadre, più o meno, ma un ciclismo molto diverso…

Oggi è difficile andare alle grandi corse, devi sperare nell’invito. Prima le facevi tutte. La Navigare era una di quelle squadre piccole, che aveva sempre dentro qualche buon corridore. Bruno puntava sui giovani e, come oggi, ne prendeve sei o sette all’anno, sperando di tirarne fuori qualcuno più forte. Non io, perché ero già vecchio. Ma quell’anno passò con noi Guerini, c’erano Shefer, Barbero e Davidenko, il mio attuale team manager.

Nel 1995, passato alla Brescialat, Podenzana corre con il tricolore all’Amstel
Nel 1995, passato alla Brescialat, Podenzana corre con il tricolore all’Amstel
La maglia tricolore non ha mai cambiato valore però…

Quello non cambia. Indossarla dà sensazioni e una responsabilità. Porti la bandiera del tuo Paese in giro per il mondo. Ricordo che io ero uscito bene dal Giro d’Italia, come anche Zana, che ha fatto bene anche alla Adriatica Ionica Race. Scoprirà anche lui che quando la avrà indosso, sarà spinto a dare il massimo.

Ricordi la tua prima uscita con il tricolore sulle spalle?

Il Trofeo Melinda, se non ricordo male, che vinse Della Santa su Gianetti e Belli. Si arrivava in salita a Fondo. Di certo, ricordo quanto fu strano prepararsi. Ero così poco convinto di vincere il tricolore, che mi ero organizzato una vacanza in Sardegna con la famiglia. Di solito avrei preso la bici davvero poco, quella volta pensai più ad allenarmi che alla vacanza. Il Melinda fu una corsa dura, ma per me fu un’emozione incredibile. E poco dopo andai a Camaiore e vinsi.

Al Giro d’Italia del 1988, al 2° anno da pro’, vince a Rodi Garganico e conquista la maglia rosa
Al Giro d’Italia del 1988, al 2° anno da pro’, vince a Rodi Garganico e conquista la maglia rosa
Oggi ci si stupisce per la pulizia della maglia, nel 1993 non si pensava a un tricolore alternativo…

Credo che il primo per cui si fece una maglia diversa dalla bandiera fu Pozzato, perché la Katusha volle cambiare. La mia era tricolore e basta.

L’anno dopo vincesti nuovamente l’italiano: dopo un po’ ti sei abituato a quel simbolo?

Ero fortunato, perché il tricolore cade in un periodo in cui io sono sempre andato bene. Feci bene alla Bicicleta Basca, vinta ancora da Della Santa. Poi feci bene al Giro, che chiusi al settimo posto. Ebbi anche una caduta, ma per evitare terapie che mi distraessero o mi condizionassero, corsi fino all’italiano senza andare dal dottore. Ci andai dopo e venne fuori un problemino di facile soluzione all’anca. A Cles, al campionato italiano del 1994, feci metà corsa in gruppo e poi me ne andai.

Nel 1993 è campione italiano e corre i mondiali di Oslo, vinti da Armstrong nel diluvio
Nel 1993 è campione italiano e corre i mondiali di Oslo, vinti da Armstrong nel diluvio
E l’anno dopo cambiasti squadra: il tricolore fa mercato?

Difficilmente cambiavo squadra. Passai all’Atala, poi con Reverberi, la Brescialat, Carrera e Mercatone Uno. La Brescialat era la novità, creata da Giupponi, Leali e Bordonali. Il 1995 andò bene, al secondo anno si divisero. Io avevo il contratto con Leali e Giupponi e rischiai di smettere, perché nel 1996 la squadra che nel frattempo era diventata San Marco Group, chiuse. Poteva davvero finire la carriera, ma Boifava mi salvò.

Cosa fece?

A maggio mi aprì le porte della Carrera. Mi portò al Giro di Svizzera e poi al Tour, dove vinsi una tappa e mi sistemai per il futuro. A Boifava devo tanto, voglio ringraziarlo. Fu lui che nel alla fine di quell’anno mi portò da Luciano Pezzi e mi fece firmare con la Mercatone Uno di Marco Pantani, nonostante lui stesse facendo la Asics con Chiappucci.

Podenzana, 2° da destra, nella Mercatone che vinse il Giro del 1998 con Pantani
Podenzana, 2° da destra, nella Mercatone che vinse il Giro del 1998 con Pantani
Due anni da campione italiano cambiano la vita?

Sono sempre stato uno che non si montava la testa. Sapevo dove potevo arrivare, che poi è il consiglio che mi sento di dare a Zana. Ho vinto poco, ma corse importanti. La tappa al Tour, una al Giro. Il Toscana. Ho portato la maglia rosa e quella azzurra. Sono tutte in un armadio, anche le due tricolori, ma quelle originali.

Ti capita mai di aprire quell’armadio?

E’ successo proprio nei giorni scorsi. Ho preso il Covid e mi sono isolato su in mansarda. E così mi sono messo a riguardare le vecchie foto e le maglie, perché sennò le giornate sarebbero state lunghe. Ho aperto i cassetti e ho rivisto la maglia rosa e la gialla con la dedica e l’autografo del Panta. Bei ricordi. Mia figlia non capiva cosa stessi facendo. Non guardavo la televisione, in compenso ho rivisto la mia storia.

Sapete chi c’era sull’ammiraglia FCI ai tricolori? Pontoni…

10.07.2022
5 min
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All’ultimo campionato italiano, a bordo dell’ammiraglia della nazionale italiana che ha dato la possibilità di correre ai ragazzi ex-Gazprom, c’era Daniele Pontoni. Chiamato un po’ a sorpresa da vertici federali, il tecnico friulano del ciclocross si è ritrovato ad affrontare un’esperienza completamente nuova e lontana dalle sue abituali, perché essere alla guida di un’ammiraglia nel corso di una corsa su strada non è cosa semplice. Le cronache raccontano che Pontoni abbia sudato le proverbiali sette camicie per venire a capo della situazione…

Pochi riflettono sulle difficoltà della guida in una corsa ciclistica, dove si cambia spesso ritmo, si fa avanti e indietro schivando ogni genere di ostacolo e bisogna fare presto, sempre presto. Anni fa siamo stati protagonisti diretti in una lontana edizione della Nove Colli, una giornata interminabile con livelli di stress pazzeschi. Raccontando l’episodio, Pontoni si apre un po’ alle confidenze.

«All’inizio è stata dura, anche perché bisogna sottostare a molte regole e c’è tanto da fare, tra rifornimenti e forature. Per fortuna avevo con me Pengo che è smaliziato essendo nell’ambiente da tanti anni e mi ha dato le dritte giuste. Pian piano mi sono calmato e ci ho preso sempre più la mano…».

Zana tricolori 2022
Zana fra il presidente Dagnoni e il cittì Bennati. Nei suoi intenti c’è un inverno con qualche sortita nel ciclocross
Zana tricolori 2022
Zana fra il presidente Dagnoni e il cittì Bennati. Nei suoi intenti c’è un inverno con qualche sortita nel ciclocross
Come valuti l’esperienza?

Bellissima e ringrazio il presidente Dagnoni e il responsabile Amadio di avermi dato questa possibilità. E’ stata un’emozione diversa, d’altronde quando sei fra 17 ammiraglie affrontando 250 chilometri di corsa, è normale che all’inizio ci si senta un po’ spaesati, era da questo punto di vista un mondo tutto nuovo per me. Comunque una cosa l’ho capita: in 7 ore di gara non ci si annoia mai…

Di chi è stata l’idea?

A me lo ha detto Bennati, chiedendomi di fare questa esperienza per aiutare i ragazzi della Gazprom e mi è sembrato doveroso dare loro una mano visto quel che stanno passando. E’ stata una giornata preziosa che mi ha lasciato qualcosa di profondo dentro. A me d’altronde piace allargare sempre i miei orizzonti, seguo tantissimi sport. Oltretutto l’occasione dei tricolori mi ha dato l’opportunità di parlare con tanta gente, fra corridori e manager.

Pontoni 2021
Il cittì conta di coinvolgere quanti più stradisti possibile nella nuova stagione del ciclocross (foto Billiani)
Pontoni 2021
Il cittì conta di coinvolgere quanti più stradisti possibile nella nuova stagione del ciclocross (foto Billiani)
La vittoria di Zana ti ha stupito? Voci di corridoio dicono che voglia ardentemente tornare a fare un po’ di ciclocross questo inverno per i benefici che dà…

Lo conosco da quando era ragazzino e faceva il Trentino Cross. Filippo è in una lista di 6-7 nomi della quale ho già discusso in Federazione e sui quali sto lavorando con i team perché possano fare un po’ di attività con noi. Ai tricolori ho parlato a lungo con Trentin e con Covi, ma nel loro caso so che la Uae Team Emirates non è molto favorevole ad altre attività invernali, avendo già loro un calendario pieno anche d’inverno con i ritiri prestagionali. Io credo però che vedremo più stradisti in gara nel ciclocross, basta trovare la soluzione giusta per permettere loro di recuperare. E nella prossima stagione si può.

Perché?

Il calendario è stato strutturato in maniera più intelligente. La prima fase di Coppa del mondo andrà a terminare con gli europei di inizio novembre, poi ci sarà un buco e una serie di gare internazionali in Italia. Questo permette a chi ha intenzione di fare parte dell’attività di tirare dritto direttamente dalla strada fino agli europei e poi staccare.. Oppure, come penso faranno Van Aert e Van Der Poel, tirare i remi in barca e riprendere direttamente fra dicembre e gennaio per gli appuntamenti principali. Poi c’è il discorso mondiali…

Luigi Bielli, sempre al fianco di Pontoni, sta già tenendo i contatti per la ripartenza
Luigi Bielli, sempre al fianco di Pontoni, sta già tenendo i contatti per la ripartenza
Hai già notizie al riguardo?

Sarà un percorso senza grandi difficoltà tecniche se non una scalinata di 35 gradini, quindi un percorso nel quale anche gli stradisti potrebbero trovarsi bene. Potrebbe essere un’esperienza utile per molti.

Sei ottimista sulla presenza di stradisti italiani?

Moderatamente. Io credo che si possa trovare l’opportunità di fare una parte dell’attività, senza chiedere loro troppo, potrebbe essere un’opportunità utile anche per la loro preparazione. Quel che conta è che non sia una costrizione, deve essere qualcosa fatto per il piacere di farlo, spinti dalla passione. Per i ragazzi delle categorie inferiori il discorso è diverso: l’attività deve essere la più ampia possibile privilegiando sempre la scuola. Quindi devono fare ogni tipo di specialità per ampliare il loro bagaglio, senza pensare troppo al risultato.

Tra gli impegni di Pontoni anche la gestione dell’attività gravel con i mondiali del 9 ottobre in Veneto
GRavel
Tra gli impegni di Pontoni anche la gestione dell’attività gravel con i mondiali del 9 ottobre in Veneto
Tutti coloro che hanno a che fare con il ciclocross, sia tra gli uomini che tra le donne, ci dicono che sono in contatto costante con te…

Credo sia mio dovere mantenere un filo con tutti e non è certo un peso, fa parte del mio lavoro ma anche del mio modo di essere. Tra poco cominceremo a tirare le fila, a programmare i raduni e l’inizio della stagione tenendo presente il discorso dei due tronconi. Io dico che lo scorso anno è stato quello del primo approccio, in questo invece dovremo consolidare e avere una rete ancora più capillare di rapporti. Oltretutto dovremo anche abbinare il discorso del ciclocross con quello del gravel. Avremo il 3 settembre la prova italiana delle World Series, il 18 settembre i tricolori ad Argenta e il 9 ottobre i primi mondiali proprio in terra italiana, dovremo farci trovare pronti.

Per chiudere, dì la verità: si fatica di più alla guida di un’ammiraglia o nel seguire un evento di ciclocross?

Ci sono giornate che inizi a lavorare sul percorso alle 6 del mattino e vai avanti fino alle 18, ma lo ammetto: non ho mai faticato tanto come ad Alberobello…

Zana in Alè si cuce addosso la “sua” nuova maglia tricolore…

04.07.2022
4 min
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Siamo arrivati al quartier generale Alè presto, al mattino. L’invito e l’appuntamento organizzati dall’ufficio marketing del brand veronese per consegnare a Filippo Zana la “sua” maglia tricolore, quella con cui il giovane corridore della Bardiani CSF Faizanè correrà da qui a fine anno, ci hanno incuriosito e stimolato per poter raccontare un altro momento importante vissuto dal corridore veneto e dalla stessa realtà aziendale coordinata da Alessia Piccolo.

Un vero e proprio bis, considerando che la vittoria di Zana all’italiano di Alberobello “doppia” per Alè quella colta l’anno scorso da Sonny Colbrelli a Imola…

Da sinistra Roberto Reverberi, Filippo Zana, Bruno Reverberi e Alessia Piccolo
Da sx Filippo Zana, Bruno Reverberi e Alessia Piccolo
Allora Filippo, dopo la vittoria al campionato italiano ci avevi detto che ti saresti augurato una maglia tricolore bella come quella indossata da Colbrelli un anno fa. Pronostico rispettato?

Direi proprio di si. La maglia è esattamente come me la immaginavo. Pulita, col tricolore esposto in tutta la sua bellezza. Farò davvero di tutto, già dalle prossime gare, per onorarla al meglio.

Qual è il tuo rapporto con l’abbigliamento in gara ed in allenamento? Quali sono i tuoi capi oppure gli accessori “preferiti”?

Ovviamente l’abbigliamento corretto da vestire nelle più diverse condizioni meteo è fondamentale. Oggi sono anche i dettagli a fare la differenza. Con Alè mi trovo molto bene, ed il capo col quale vado maggiormente d’accordo, se proprio ne devo scegliere uno, è il pantaloncino con il suo fondello. Eccezionalmente confortevole.

Zana quest’oggi si è cucito addosso la maglia tricolore disegnata per lui da Alè
Zana quest’oggi si è cucito addosso la maglia tricolore disegnata per lui da Alè
Ti consideri un corridore “tecnico” ed attento alla specificità e alla qualità dei materiali che utilizzi?

Diciamo nella norma. Anche se conoscendo meglio la storia e le tecnologie dei brand che ci supportano sento sempre maggiore interesse a capire come sono fatti gli stessi materiali e perché hanno quella specifica funzione.

Avevi già corso in passato “vestendo” Alé?

In realtà no. Ho iniziato la mia esperienza con Alè proprio arrivando in Bardiani-CSF -Faizanè. Devo dire che il supporto è di altissimo livello. Lavoriamo molto bene in sinergia, team e azienda. Si nota che c’è un costante approccio e volontà a migliorare. Magari facendo tesoro anche di qualche nostro consiglio, considerando che sulla bici praticamente ci… viviamo.

Che significato ha per te questa maglia? Eri sicuro di poter far bene una volta vinta l’Adriatica Ionica Race a metà giugno?

Dall’Adriatica Ionica Race sono uscito alla grande. Un bellissimo successo. Sono riuscito a tenere la condizione e prima dell’italiano ho rifinito con dei bellissimi allenamenti. Il successo ad Alberobello lo definirei inaspettato. Non me lo sarei immaginato, e invece ho vinto. Adesso non vedo l’ora di vestire questa maglia in corsa, dal prossimo Giro della Repubblica Ceca di inizio agosto in avanti. Sperando di poterla onorare al meglio anche nelle corse italiane di fine stagione.

Nei laboratori di Alè il neo campione italiano ha autografato la maglia tricolore
Zana, insieme a Roberto Reverberi, ha autografato qualche maglia tricolore

Un tricolore secondo tradizione

Complessivamente, il weekend dei campionati nazionali ha visto i corridori Alè salire sui tre gradini del podio – tra prove in linea e crono – in ben otto paesi differenti. Dall’Italia alla Slovenia, dalla Francia al Giappone, da Trinidad e Tobago all’Ungheria, dalla Croazia agli Stati Uniti. E ben undici atleti, tra cicliste e ciclisti, hanno condotto Alè al successo.

Il reparto produzione Alè che Alessia Piccolo ha mostrato a Zana
Il reparto produzione Alè che Alessia Piccolo ha mostrato a Zana

«E’ sempre estremamente emozionante – ha dichiarato Alessia Piccolo, direttore generale di APG, la società proprietaria di Alè – veder vincere le nostre ragazze ed i nostri ragazzi. E tutto ciò è ancora più bello quando ad imporsi sono le squadre più piccole, proprio come avvenuto con Filippo. I nostri grafici, e l’intero reparto produzione, hanno fatto un lavoro stupendo. E li voglio ringraziare per questo.

«La maglia Alè di campione italiano per Filippo Zana, in accordo con il team Bardiani CSF Faizanè, è disegnata e realizzata nel pieno rispetto della tradizione. Noi siamo orgogliosamente italiani, la nostra produzione è 100% Made in Italy, pertanto vogliamo che il tricolore sia sempre ben visibile e riconoscibile in mezzo al gruppo».

Alè Cycling

A tutto Zana: il campione italiano in 10 punti (più un sogno)

30.06.2022
7 min
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La volata perfetta tirata fuori dal cilindro. Sarebbe riduttivo archiviare così la vittoria di Filippo Zana del campionato italiano. Il corridore della Bardiani Csf Faizanè comincia a dare continuità ai buoni risultati.

Ha vinto il tricolore, veniva dal successo all’Adriatica Ionica Race e ancora prima era stato uno degli eroi di Leuven e terzo al Tour de l’Avenir. Tanti segnali di crescita che meritano un approfondimento su questo ragazzo veneto. Conosciamolo meglio in dieci punti… più uno.

Tour de l’Avenir 2021, Filippo Zana in azzurro ha chiuso la corsa al terzo posto
Tour de l’Avenir 2021, Filippo Zana in azzurro ha chiuso la corsa al terzo posto

Bimbo in bici

«Ho iniziato quando avevo sei anni, da G1. Sono salito in bici perché un amico di famiglia, Giuseppe Zilio, mi vedeva girare in bici davanti alla birreria che avevano i miei a Piovene Rocchette. Giravo un po’ troppo! Così mi ha portato nella scuola di ciclismo omonima.

«Adesso Giuseppe sta lottando contro la SLA e credo che questi successi siano anche un po’ per merito suo. Sono sicurissimo che ha guardato la gara in tv, perché so che ha il televisore fisso sul canale dello sport».

La prima corsa

Aver iniziato presto magari di dà certe consapevolezze, il feeling con determinati movimenti in gruppo. Si può pensare che tutto venga facile, in realtà non è proprio così.

«Mi ricordo benissimo della prima corsa – riprende il neo tricolore – ero primo. Ai 200 metri quando ho visto l’arrivo praticamente mi sono fermato, dissi: tanto sono arrivato. E il ragazzino che era dietro di me mi ha passato. Si chiamava Thomas Bizzato.

«Se ben ricordo, ha smesso da allievo e fino a quella categoria ci trovavamo spesso nelle garette, visto che comunque eravamo tutti della zona».

Zana, primo da destra, sul podio iridato di Leuven in festa per Baroncini. Era stato azzurro anche da juniores
Zana, primo da destra, sul podio iridato di Leuven in festa per Baroncini. Era stato azzurro anche da juniores

L’esperienza

L’esperienza quindi l’ha acquisita a suon di schiaffoni sin da subito.

«Ho imparato che bisogna pedalare sino ad un metro dopo la linea d’arrivo! Quando ero piccolo sentivo molto la tensione. Non ricordo molto della vigilia di quella prima gara, ma ricordo che spesso vomitavo da quanto ero agitato».

E questa anche è stata una lezione importante. Un punto non secondario nella carriera di un atleta che Zana ha messo a fuoco da un bel po’. Lo ha acquisito in modo insolito.

Il contratto da pro’

Filippo cresce. La paura prima delle gare passa. Maturazione e consapevolezza prendono man mano il posto in colui che sta diventando un ragazzo.

«Ho firmato il contratto da pro’ nella sede della Bardiani a Reggio Emilia. Con me c’era anche Fabio Mazzucco. Mi accompagnò il mio procuratore, Moreno Nicoletti.

«Io sono passato al termine del secondo anno da under 23, ma la Bardiani mi aveva cercato già al termine del primo anno e firmai subito. L’anno dopo Vinsi Capodarco e feci terzo a Poggiana. Credo che il fatto di aver firmato mi rendesse più tranquillo e mi facesse rendere di più».

Uno scatto della prima gara da pro’, il Trofeo Pollença a Mallorca.
Uno scatto della prima gara da pro’, il Trofeo Pollença a Mallorca.

L’esordio

Dalla prima gara da G1 a quella da professionista. Passano 15 anni e tanti centimetri in altezza, Filippo è alto 1,85 metri.

«Eravamo a Mallorca. Non fu un super debutto a dire il vero. Ero stato male. Dovevo fare due gare e ne feci una. Fu durissima. Al termine mi chiesi come facessero ad andare tanto forte. Ero spaventato. Però col tempo mi sono abituato a quei ritmi».

«Valverde fece secondo e vinse Soler e fu speciale ritrovarmi fianco a fianco con lui e con quei campioni che fino a quel momento avevo visto solo in tv. Se mi passava vicino Valverde c’era un senso di rispetto e lo facevo passare… ma tanto si sarebbe infilato lo stesso!»

La volata

Zana è uno scalatore e l’altro giorno ha vinto in volata. Cos’è uno sprint per lui?

«Penso di aver fatto la mia miglior volata di sempre – racconta Filippo – e credo sia stato così perché arrivava dopo tanti chilometri e tanto caldo. Era una volata che andava al di là di chi fosse il più veloce. Ma di sicuro continuo a preferire la salita… perché in volata ho sempre perso!

«Cos’è per me uno sprint? Il limare, darsi le spallate e fare l’ultimo scatto per vincere. In uno sprint cerco di stare attento. Ho un po’ paura quando i velocisti iniziano a darsi spallate a destra e a sinistra: troppa confusione per i miei gusti».

Filippo non ama troppo le volate, ma qualcuna l’ha vinta anche da junior (foto Instagram)
Filippo non ama troppo le volate, ma qualcuna l’ha vinta anche da junior (foto Instagram)

La salita

«La salita è dove si vede chi ha gamba per davvero. Se non ne hai, fai fatica. E lì emerge la selezione. Quando sono in salita penso al mal di gambe, allo sforzo che sto facendo e che ho voglia di andare sempre più forte per soffrire meno.

«E la volta che ho sofferto di più è stata alla Valenciana. Di solito non ricordo bene i nomi, ma quella scalata me la ricordo benissimo: era la Sierra de Bernia. Ero al primo anno, la condizione non era al meglio e la salita era lunga. Fu un mix di dolore e fatica che ricordo ancora adesso. Ero proprio a tutta».

La vittoria

«La vittoria è ricompensa dei sacrifici, del lavoro e della fatica fatta. E’ una bella sensazione. Soprattutto dopo questa dell’italiano».

Quando si vince e in palio c’è un maglia che rappresenta un titolo, non si vince solo quel giorno. Si conquista una vittoria che viene in qualche modo rinnovata ogni volta che si va in corsa.

«Quanto cambia Filippo? Non mi rendo ancora conto. Però posso dire che voglio fare bene, che è una responsabilità e per questo se prima davo il 100% ora dovrò dare il 120%. Allenarmi sempre di più ed essere al top della condizione ad ogni corsa. Il tricolore ha il suo peso, spero di essere capace di portarla al meglio in giro per il mondo.

«E’ una bella soddisfazione. Se vogliamo c’era anche un po’ di rabbia perché il Giro d’Italia non è andato come speravo. Però questo mi ha spronato a lavorare sempre meglio per cercare il riscatto».

Filippo con il suo cavallo Vior. Filippo è per una vita semplice, ideale per fare il corridore (foto Instagram)
Filippo con il suo cavallo Vior. Filippo è per una vita semplice, ideale per fare il corridore (foto Instagram)

La vita da corridore

«Quando devi arrivare al peso forma è un po’ dura – continua Zana – ma quando ci sei puoi anche permetterti qualche sgarro. Non deve essere un’ossessione il peso. Almeno per me non lo è. Se si resta sempre pesante… c’è qualcosa che non va. A me non pesano queste rinunce, altrimenti non sarei qui. Sono sacrifici che faccio volentieri perché fanno parte del mio lavoro.

«Certo, a volte sarebbe bello andare in giro o al mare, ma poi quando raggiungi gli obiettivi dici: cavolo, però a qualcosa è servito tutto ciò».

La scorso anno la prima vittoria con la Bardiani allo Sazka Tour. Poi sono arrivate la Ionica Race e l’italiano
La scorso anno la prima vittoria con la Bardiani allo Sazka Tour. Poi sono arrivate la Ionica Race e l’italiano

La continuità

Zana ha un rapporto speciale con la corsa rosa. Ha 23 anni, li ha compiuti a marzo, e ne ha già tre nel sacco. Il primo fu quello di ottobre. Fu buttato nella mischia così quasi all’improvviso. E da allora ha sempre corso parecchio.

«Sento che la strada è quella giusta. E’ bello essere protagonista tutto l’anno. Per esempio dopo il Giro sono sempre stato davanti e questo mi ha reso felice. Ad inizio stagione faticavo a stare nei 20 e non ero contento. Tutto sommato in questi anni sono andato a migliorare e sono riuscito ad essere quasi sempre competitivo».

Il sogno

E poi c’è un altro punto. Un punto che non ha che fare con il passato o con aspetti tecnici. Filippo Zana, scalatore da Piovene Rocchette, Vicenza è professionista, campione italiano, tanti obiettivi da raggiungere e qualche sogno da realizzare. 

«I sogni? Uno l’ho realizzato. L’altro si chiama maglia rosa. So che è dura. Ma i sogni bisogna farli in grande».

Zana scatenato. Si prende il tricolore fra i trulli

26.06.2022
5 min
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«Sulla prima salita di giornata mi viene vicino Zana e mi fa: oh, io non faccio fatica». Filippo Fiorelli fa questa confidenza a Giovanni Visconti dietro il palco delle premiazioni, dove intanto Filippo Zana chiude gli occhi verso il cielo e si gode l’inno di Mameli, con Alberobello che canta in sottofondo.

Proprio Filippo Fiorelli aveva fatto tremare per il suo attacco nel finale. Ma come, ci si chiedeva, attacca con un compagno in fuga? «Sapevo – chiarisce il siciliano – che ormai era in cassaforte l’arrivo della fuga. Hanno attaccato, ho risposto, ho visto che non era uscito nessun altro e ho pensato di fare un buon piazzamento».

Nessun attrito dunque. Anche perché gli abbracci, le urla e gli sguardi spiritati gonfi di adrenalina erano palesemente sinceri.

Urla e abbracci “potenti” tra Zana e Fiorelli subito dopo l’arrivo
Urla e abbracci “potenti” tra Zana e Fiorelli subito dopo l’arrivo

Chapeau Bardiani

Stamattina la Bardiani Csf Faizanè era la squadra più numerosa al via con 19 atleti (e 310 borracce!). E questa superiorità l’hanno messa subito in campo. Sono stati attivi in ogni istante della corsa. E al momento buono quando a tre giri dalla fine sono usciti i “cavalli di razza”, Zana c’era.

«E’ andato tutto benissimo – dice incredulo Zana – e dire che io soffro il caldo. E questo un po’ mi preoccupava. In più il percorso non era per me. Però ho visto subito che stavo bene. Non ero il leader della squadra, ma sapevo che quelli che erano usciti bene dal Giro, come me, Gabburo, Zoccarato, potevano fare buone cose». 

«Nel finale non credevo di vincere, tanto più con gente come Battistella e Rota che sono veloci e che vedevo andavano forte. Quando passavano loro a tirare la velocità era sempre alta. Però tiravo anche io».

«Nel corso dell’ultimo chilometro pensavo: “Tutto sommato farò un bel piazzamento”. E invece ho vinto in volata! In tutta la mia carriera credo si contino sulle dita della mano le mie vittorie allo sprint. 

«Rota è partito un po’ lungo, io mi sono messo alla sua ruota ed è andata bene. Diciamo che ho vinto la volata che contava».

Volata da gamba

Visconti, contento per i suoi ex compagni che si fanno bagnare di spumante sotto il palco, commenta con l’occhio di chi la sa lunga.

«Se mi aspettavo che Filippo vincesse in volata? Su carta – ha detto Visconti – era il più lento, però questa non era una volata da sprinter, ma per chi aveva più energie. Ragazzi, ma vi rendete conto cosa significa fare 240 chilometri con questo caldo? Non vedevate che la selezione avveniva da dietro? Che nonostante ci fossero degli scalatori nessuno di loro scattava e scappava?».

Non solo, ma all’inizio dell’ultimo giro, tanto per aumentare la souspence, Zana non era riuscito a prendere la borraccia. Per fortuna che c’erano altri due massaggiatori a bordo strada. Senza acqua in un finale del genere sarebbe potuto essergli fatale.

La volata potente di Zana che batte (nell’ordine) Rota, Battistella e Piccolo
La volata potente di Zana che batte (nell’ordine) Rota, Battistella e Piccolo

Finalmente la forma

Zana sta vivendo un ottimo scorcio di stagione. Il Giro d’Italia non è andato proprio come sperava. Ma ne è uscito bene. Ha vinto l’Adriatica Ionica Race e avevamo scritto che era stata un po’ la quarta settimana del Giro. E poi ha vinto il tricolore. Insomma la forma è arrivata: tardi, ma è arrivata.

«Sì, però non possiamo dire che questa sia la quinta settimana del Giro – scherza Zana – dopo la Ionica Race mi sono riposato un paio di settimane. Sono andato sull’altopiano di Asiago, ho la fortuna di avere una casa in montagna lassù non lontano da casa mia. Quantomeno ho dormito al fresco e sento che tutto questo mi ha fatto bene.

«Ho alternato giorni facili ad altri un po’ più duri, ma nulla di che. Adesso però voglio riposare per bene. Oggi si chiude la mia prima parte di stagione».

Il cittì Daniele Bennati (qui al via da Castellaneta Marina), ha seguito i quattro giri del circuito finale dalla moto
Il cittì Daniele Bennati (qui al via da Castellaneta Marina), ha seguito i quattro giri del circuito finale dalla moto

Messaggio a Bennati?

Si chiude la sua prima parte di stagione alla grande, ma già si guarda avanti. Questa maglia, come ha detto Zana stesso sul palco, va onorata al meglio.

E cosa curiosa, ha vinto su un percorso che in teoria non era per scalatori come lui e per di più col caldo. Un percorso ideato anche per mano del cittì Daniele Bennati, oggi in moto, che lo ha voluto più simile possibile a quello iridato di Wollongong. Che Zana possa mettere in difficoltà il cittì in vista del mondiale australiano?

«Adesso è presto per dirlo – ha affermato Zana – da qui al mondiale è ancora lunga. Voglio recuperare bene, perché sugli strappi le gambe bruciavano, dopo il Giro non ho mai mollato e questa maglia va onorata al massimo».

AIR, il Food Project ha esaltato legame tra gastronomia e sport

14.06.2022
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Cinque tappe per un totale di 826,5 chilometri, intrecciate nelle quattro Regioni, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna e Marche, hanno ospitato il Food Project affiancato all’Adriatica Ionica Race 2022. Una corsa giovane ma affascinante che ha tracciato un nuovo modo di intendere una competizione internazionale, accompagnando lo sport insieme alla gastronomia. Cinque piatti tipici e molte aziende locali hanno infatti avuto la possibilità di mettere in mostra le proprie eccellenze nell’Hospitality alla partenza e all’arrivo di ogni tappa. 

La corsa vinta da Filippo Zana della Bardiani CSF Faizanè si è conclusa giovedì ad Ascoli Piceno. Con un bilancio più che positivo, grazie ai risultati sportivi di spessore dei corridori azzurri e non solo. L’occasione della manifestazione ha abbracciato i produttori locali e ha permesso in questi cinque giorni di avvicinare il territorio e le aziende a pochi metri dalla linea del traguardo. Siamo stati ospiti della terza tappa Ferrara-Brisighella dove abbiamo assaggiato e toccato con mano la passione e il legame della gastronomia locale con il benessere delle sport. 

L’Hospitality era aperto a giornalisti, televisioni e autorità del territorio
L’Hospitality era aperto a giornalisti, televisioni e autorità del territorio

Piatti tipici

L’obiettivo del Food Project è stato chiaro e semplice, a tal punto da diventare un esempio di come lo sport può essere ambasciatore di benessere fisico e salutare anche a tavola. Per l’occasione di ogni arrivo, i cinque piatti tipici hanno rappresentato l’eccellenza del contesto ospitante traducendola in un piatto. 

Abbiamo visto nella prima frazione il risotto all’acqua dolce con mela verde, zenzero, trota affumicata e aceto balsamico a cura dello Chef Kevin Gaddi, Ambasciatore del gusto del Friuli Venezia Giulia.

Per la seconda tappa, il risotto (Carnaroli La Fagiana) al Piave Stravecchio Lattebusche realizzato da Mirko e Alex De Luca in collaborazione con gli studenti dell’istituto Maffioli di Castelfranco Veneto.

In terra romagnola a Brisighella è stato proposto grazie al lavoro degli Agrichef di Coldiretti Ravenna, la pasta al ragù di mora.

Per il penultimo appuntamento è stato proposto un doppio piatto. In particolare, lo stoccafisso all’ancontina dallo Chef Roberta Carotti e il tortino di patate e alici & sorte di moscioli di Sirolo da parte dello Chef Elis Marchetti.

Infine a chiudere ad Ascoli Piceno lo Chef Enrico Mazzaroni ha proposto gli spaghetti al burro, acciughe e lenticchia di Castelluccio soffiata.

Da vicino

In occasione della terza tappa siamo andati tra gli stand presenti all’Hospitality del Food Project a conoscere e carpire cosa vuol dire per un azienda essere così vicino ad una manifestazione ciclistica.

«Siamo l’unica provincia – dice Roberto Belli Presidente del Consorzio Salumi Piacentini – in tutta Europa, ad avere tre salumi DOP: la coppa, la pancetta e il salame piacentino e questo la dice lunga sulla tradizione che ha il nostro territorio per i salumi. Partecipare alle manifestazioni sportive legando gastronomia e attività fisica è bello e importante, quando viene fatto attraverso il ciclismo lo è ancora di più».

Ci sono anche aziende che a pochi metri dall’arrivo vantano la produzione del proprio prodotto, come l’olio di Brisighella. «Siamo una cooperativa – dice Sergio Spada, Presidente di Terre di Brisighella – nata nel 1966 con la produzione di prodotti vinicoli del territorio. Poi dal 1971 abbiamo iniziato a produrre l’olio con l’implementazione del primo frantoio. Con la prima bottiglia di produzione nel 1975, che come caratteristica unica aveva tutta la filiera certificata.

«Il nostro disciplinare è stato preso come traccia dal ministero dell’agricoltura italiana e poi in Europa per mettere le basi per la DOP dell’olio. Siamo stati i primi in Italia. Per noi è importantissimo il discorso salutistico e il legame con il ciclismo è naturale. Il Brisighello DOP non è un condimento ma un alimento a tutti gli effetti. I suoi benefici sono riconosciuti scientificamente come sono quelli dello sport».

Promozione e sport

Il pasto per lo sportivo è un momento sacro e determinante. Le aziende del territorio che lavorano a contatto con lo sport lo sanno e fanno si che ci sia un legame indissolubile con la qualità.

 «Per Coldiretti Ravenna – dice Nicola Dalmonte, Presidente di Coldiretti Ravenna – l’arrivo a Brisighella è stato un appuntamento molto importante e un’occasione per la promozione del territorio. La collina ospitante in questo caso è ricca di peculiarità e aziende che producono eccellenze. Abbiamo accolto l’invito con entusiasmo. Questo Food Project ci ha dato la possibilità di fare assaggiare, su un palcoscenico internazionale, i nostri prodotti tipici e la nostra ideologia di gastronomia e produzione. Anche attraverso la fondazione di Coldiretti, Campagna Amica.

«L’agricoltura sta al centro delle nostre vite e in questo periodo storico sta tornando ad essere vitale quella che è l’autosufficienza alimentare. Lo sport valorizza tutti questi aspetti e ne esalta la ricerca costante della qualità per il benessere fisico e mentale».

Parola a Da Re

A seguire il progetto nato dalla spinta del patron della corsa Moreno Argentin, c’è Federico Da Re, Hospitality Manager dell’evento e responsabile del Food Project.

«Il bilancio è sicuramente positivo – spiega Da Re – A noi piace chiamare questa prima edizione del Food Project l’anno zero. Il fatto di unire la gastronomia al ciclismo in un evento sportivo è stato per noi una novità e ci ha dato l’opportunità di valorizzare le eccellenze dei territori toccati dalla corsa. Ci tengo a ringraziare gli Chef Alex e Mirko De Luca di Filo Eventi e Gabriele Tonon, della Birreria San Gabriel per il supporto nell’intera organizzazione. Nella prima tappa un plauso va ad AgriFood FVG per aver coordinato la presenza dello Chef Kevin Gaddi, al Consorzio del Prosciutto di San Daniele, al prosciuttificio Uniko e all’azienda di vini Cozzarolo di Cividale del Friuli.

«Per la tappa di Cima Grappa i ringraziamenti vanno all’Istituto Maffioli di Castelfranco Veneto che ha preparato il piatto tipico insieme ai nostri Chef, al Becher per la degustazione di salumi, a Lattebusche per i formaggi, ai Bibanesi, alle aziende agricole Ai Galli e Vanzella, al CNA di Asolo per la Ghisola e le ciliegie di Maser e a Forno Miotti, per aver fornito le proprie crostatine alla frutta a tutti gli addetti ai lavori».

Ringraziamenti finali

«La terza tappa – prosegue Da Re – ha visto la presenza della Coldiretti di Ravenna che ha coinvolto un cuoco contadino per la preparazione del piatto tipico. Ringrazio anche il Consorzio della Piadina Romagnola IGP che ci ha offerto il proprio prodotto da farcire con gli ingredienti tipici regionali. Il mio grazie va al Consorzio del Prosciutto di Parma DOP, al Consorzio dei Salumi Piacentini DOP, al Consorzio dello Squacquerone di Romagna DOP e al Consorzio della Mortadella di Bologna. Infine a Brisighella ringrazio la CAB Terra di Brisighella e il Consorzio Tutela Olio Brisighella DOP per la loro partecipazione e vicinanza all’evento.

«Per la quarta e la quinta tappa un ringraziamento speciale va a Copagri Marche che si è occupata degli inviti alle aziende regionali che con entusiasmo hanno partecipato alla due giorni marchigiana. Infine un plauso va all’azienda Cristianpack BIO che ci ha fornito le stoviglie ecosostenibili per tutto l’evento, garantendo così un occhio di riguardo anche a questa importante tematica attuale».

«In generale – conclude Da Re – è un progetto ben riuscito che ha portato alla partecipazione di molte persone, come giornalisti, televisioni, autorità e sponsor. Gli ospiti e i fornitori coinvolti sono rimasti entusiasti e questo per noi è molto importante. E’ un progetto che sicuramente riproporremo, rivisitato e maggiorato per le prossime edizioni. I miei ringraziamenti vanno anche alle città coinvolte: Tarvisio, Monfalcone, Castelfranco Veneto, Monte Grappa, Ferrara, Brisighella, Fano, la Riviera del Conero, Castelraimondo e infine Ascoli Piceno. Ultimo, ma non per importanza, un grazie a Moreno Argentin per la scintilla di questo progetto e per la bellissima corsa organizzata».

Zana, è fatta: «Adriatica Ionica, quarta settimana del Giro»

08.06.2022
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Seduto sotto i portici del Palazzo dell’Arengo ad Ascoli Piceno, Filippo Zana si gode la vittoria della Adriatica Ionica Race. Non l’ha mai data per scontata, anche se si era ormai capito che le strade per metterlo in difficoltà fossero finite. E così la stagione, che doveva essere quella del passo avanti dopo l’eccellente Tour de l’Avenir, si è rimessa in carreggiata.

La primavera e le corse fino al Giro, legate forse a un cambiamento di preparazione dell’ultima ora, non sono state formidabili. Avendo la corsa rosa nel mirino, la squadra aveva concordato che Zana andasse sull’Etna per fare l’altura e poi il Giro di Sicilia. Invece il suo preparatore Paolo Artuso, lo ha dirottato sul Teide con i corridori del Team Bahrain Victorious ed ha poi suggerito che andasse al Tour of the Alps, dove forse il livello era troppo alto e gli ha impedito di arrivare al Giro come avrebbe sperato. In quelle tre settimane s’è invece compiuto il miracolo della condizione. E sulle strade dal Friuli alle Marche, il corridore della Bardiani-CSF-Faizanè è riuscito a rialzare la testa.

Dopo la tappa, Zana serenissimo ha raccontato il suo stato d’animo
Dopo la tappa, Zana serenissimo ha raccontato il suo stato d’animo

«Adesso tutto è basato sui numeri – dice e un po’ sorride – e quando si vede che ci sono i numeri, si capisce che siamo in forma. Però diciamo che ho capito di stare veramente bene nella prima tappa, quando ho fatto l’attacco in salita e ho tirato sempre io. Ho scremato bene il gruppo e poi dopo la discesa ne avevo ancora per chiudere su tutti gli scatti. Quel giorno mi sono detto che la gamba stava tornando…».

E poi c’è stato il Grappa, no?

Sul Grappa mi sono sentito veramente forte. Ho ritrovato la gamba che avevo l’anno scorso quando stavo bene, per esempio al Tour de l’Avenir. Sono veramente contento, tutti i giorni è stata dura però le gambe c’erano, quindi è andata bene.

Per la Bardiani una festa attesa e necessaria nel centro di Ascoli
Per la Bardiani una festa attesa e necessaria nel centro di Ascoli
Si va in paranoia se la condizione non arriva?

Diciamo che ci sono stati momenti non facilissimi, però sono riuscito a rimanere concentrato e diciamo che questa vittoria ripaga un po’ di tutti i sacrifici e le difficoltà che ci sono state fino ad ora. Speriamo di continuare al meglio e che la ruota sia girata. Adesso si arriva fino ai campionati italiani e poi ci sarà bisogno di recuperare per fare una bella seconda parte di stagione.

Possiamo dire che il Giro sia stato per certi versi deludente, ma di certo allenante? 

Questa condizione viene da lì. Dal Giro si può uscire morti o con la gamba. Io per fortuna sono andato in crescendo, si è visto che per me questa è come fosse la quarta settimana del Giro. Avevo buone gambe e sono riuscito a giocarmi la gara.

Come è stato portare la maglia tutti i giorni?

Ho avuto una squadra super, quindi non è stato così stressante. Sicuramente bisognava sempre stare attenti agli attacchi degli avversari, anche perché la classifica era corta, quindi ho dovuto muovermi io in prima persona quando attaccavano i primi di classifica. Però la squadra ha lavorato veramente in maniera strepitosa per giorni e quindi è grazie a loro se sono riuscito a portare a casa questa corsa.

La vittoria cambia faccia alla tua stagione?

Diciamo che ripaga un po’ di sacrifici e di sofferenze avute quest’anno. Quindi adesso abbiamo un’altra metà di stagione bella tosta e sicuramente cercheremo di prepararla nel migliore dei modi, per riuscire a toglierci ancora qualche soddisfazione.

Sul podio finale oltre a Zana c’eranoanche Tesfatsion e Pronskiy
Sul podio finale oltre a Zana c’eranoanche Tesfatsion e Pronskiy

Ha lo sguardo sereno e le gambe che pulsano ancora di caldo e fatica. Adesso vengono a chiamarlo per la premiazione. Ora finalmente potrà salire sul podio e sentire che il discorso è chiuso. Piano con i voli pindarici. La sua carriera è appena agli inizi, ma la continuità nei risultati è di solito sinonimo di qualità. La Adriatica Ionica Race per il vicentino è la terza corsa a tappe vinta in due anni (prima il Sazka Tour e la Course de la Paix del 2021, oltre al terzo posto al Tour de l’Avenir). E questo, lasciandolo crescere come si deve, potrebbe essere un ottimo punto di partenza.

Cima Grappa incorona Tesfatsion, ma Zana va in maglia

05.06.2022
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Zana parte lungo. Sul Monte Grappa ci sono nuvole che vanno e vengono, nascondendo il sole e scoprendolo di colpo. Il vicentino della Bardiani-Csf-Faizanè vuole dimenticare il secondo posto di ieri alle spalle di Scaroni e ha messo tutta la squadra a tirare. Prima Zoccarato, poi Covili. I ragazzi di Reverberi impongono un bel ritmo e non ottengono cambi. Quando Zana parte, Amadio, fermo sulla destra della strada nella polo azzurra, dice che è troppo presto. Filippo lo sa, ma sa anche che Tesfatsion è più veloce. L’anticipo però non dà i risultati sperati: il Grappa diventa terra di conquista dell’Eritrea, in una sorta di insolito contrappasso storico. Zana è ancora secondo.

«Sono uscito bene dal Giro – dice il corridore riccio della Drone Hopper-Androni – dove il livello era alto per il ritmo e gli avversari. Sono caduto malamente, ma per fortuna va tutto bene. Alla fine è stato un buon allenamento, perché ora ho gambe molto forti. Ieri ho parlato con il mio direttore sportivo e gli ho detto: “Sto bene, domani vinco”. E oggi ho vinto. Sono molto felice».

Il volo del Block Haus

Natalino è uscito bene dal Giro, corso con la solita verve anarchica. Per cui se i direttori gli dicevano di stare buono, lui attaccava. Non doveva muoversi nel giorno del Block Haus, ad esempio, eppure è partito all’attacco e in quel volo spaventoso in discesa ha rischiato la pelle. Dal Giro se ne è andato il giorno di Aprica, ma appena le ferite hanno smesso di fargli male, s’è preso il secondo posto all’Appennino e oggi la tappa.

«Avevo fiducia di vincere lo sprint – racconta ancora dopo aver posato per foto e stretto mani a un gruppo di tifosi africani con la bandiera eritrea – per questo ho detto a Cepeda di tirare. Conoscevo i corridori nel gruppetto, pensavo che Zana fosse più veloce, ma l’ho battuto».

Tesfatsion ha 23 anni e quest’anno aveva già vinto il Tour of Rwanda
Tesfatsion ha 23 anni e quest’anno aveva già vinto il Tour of Rwanda

Condizione ritrovata

Zana non sa se mangiarsi le mani o rallegrarsi per la maglia di leader, che non sarà facile da difendere ma è pur sempre un passo avanti. Fortunato, vincitore quassù lo scorso anno, è caduto ieri e solo partire oggi è stato un atto eroico. Non riusciva nemmeno a frenare, poi con i chilometri la situazione è un po’ migliorata. Scaroni invece si è staccato in preda ai crampi a 4 chilometri dall’arrivo. Quando non corri per due mesi e ricominci di botto, soprattutto se è caldo e l’arrivo è in cima al Monte Grappa, un crampo in fondo è il minimo che possa capitarti.

«La squadra ha fatto un lavoro supersonico – dice Zana – devo ringraziarli. Speravo di ripagarli con la vittoria, ma sapevo che Tesfatsion era più veloce. Per questo sono partito lungo. Ho provato a prendergli un paio di metri, ma mi ha chiuso subito. In fondo sono uscito bene dal Giro. E’ tutto l’anno che cercavo questa condizione e finora non l’avevo mai trovata. Adesso mi sembra di essere tornato alle sensazioni dello scorso anno e magari nelle tre tappe che restano proverò a dare soddisfazione alla squadra».

Fratelli d’Africa

Natalino detesta la ribalta o così almeno sembra. Grazie alle vittorie di Biniam Girmay, sull’Eritrea si sono accesi riflettori potenti. E così, dopo aver finito di salutare i suoi tifosi venuti per lui sul Monte, torna a raccontarsi.

«In Eritrea – dice Tesfatsion in inglese – ci sono tanti corridori forti, anche meglio di me. Forse dopo le nostre vittorie, qualcosa cambierà, magari le squadre verranno a cercarli e per l’Eritrea e per l’Africa si apriranno prospettive interessanti. Non conosco quelle persone – dice ammiccando ai tifosi che se ne vanno sventolando la bandiera del suo Paese – neanche pensavo che ci fossero degli eritrei quassù. Fra noi è come essere una grande famiglia. Chiunque abbia quella bandiera potrebbe essere mio padre o mio fratello. E spero già da domani di dargli altre soddisfazioni. Domani a Brisighella è una tappa che mi piace molto».

Restano gli alpini

E poi si incammina assieme a Zana verso il Sacrario Militare di Cima Grappa, mentre la gente inizia a defluire e la montagna si riappropria del suo silenzio. Un’altra tappa è in archivio, il Food Program previsto dall’organizzazione oggi ha servito risotto al formaggio Piave Stravecchio, salumi e vini di due cantine, fra cui quella di Flavio Vanzella. Domani la corsa lascerà il Veneto e si sposterà in Emilia Romagna, con Zana in maglia di leader. Un ultimo sguardo alle penne degli alpini che rimarranno quassù per custodire uno dei luoghi più struggenti dell’arco alpino, che conserva i resti di oltre 12 mila soldati italiani e oltre 10 mila austro-ungarici, e anche noi prendiamo la via di Bassano. Il mondo là in basso sembra davvero lontano e silenzioso.

Diego Rosa e Filippo Zana, una fuga dai mille volti

16.05.2022
5 min
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Filippo Zana e Diego Rosa erano tra coloro che hanno animato la fuga verso il Blockhaus. Eppure la genesi del loro attacco è stata ben diversa. Il corridore della Bardiani Csf Faizanè, col quale avevamo parlato prima del via, sembrava quasi non avesse l’intenzione di andarci, mentre quello della Eolo-Kometa aveva le idee molto chiare.

Ma si sa, è la strada che comanda. E’ la strada che crea le occasioni, modifica i progetti, respinge o attrae.

Ognuno dei due ragazzi inseguiva qualcosa.

Un magrissimo Filippo Zana (classe 1999) intervistato al via da Isernia
Un magrissimo Filippo Zana (classe 1999) intervistato al via da Isernia

Inizio così, così

Filippo Zana probabilmente stava inseguendo di più la sua condizione. E’ partito per il Giro d’Italia con l’idea di vincere una tappa e magari provare a vedere di far classifica. Ma il suo inizio è stato un pelo sottotono.

«Per ora non è stato un Giro super – dice Zana – non avevo moltissime gambe. Ho provato ad andare in fuga nella tappa di Potenza ma non è stato facile, visto anche chi c’era. Dumoulin, Formolo… gente che potrebbe far classifica. A quel punto ho cercato di risparmiare.

«Il Giro è ancora lungo e ci riproveremo. Con Gabburo siamo entrati in una fuga che poi è arrivata. Abbiamo colto un ottimo secondo posto e quindi si può fare. Cercheremo di sfruttare soprattutto le tappe in cui si sa che la fuga può arrivare.

«Da parte mia nella prima settimana di Giro fatico sempre un po’, poi mi riprendo. E anche quest’anno è iniziato così e speriamo quindi che possa migliorare ed essere protagonista».

Filippo Zana in azione è stato riassorbito lungo la scalata verso Passo Lanciano
Filippo Zana in azione è stato riassorbito lungo la scalata verso Passo Lanciano

Zana in crescita

Zana ha cambiato approccio quest’anno. Ha lavorato in modo diverso: meno corse e più altura. Una programmazione “da WorldTour”. E in tutto ciò ci è apparso super magro, chissà se non troppo…

«In effetti – dice Filippo – sono un po’ più magro dello scorso anno, spero non troppo e che dia i suoi frutti».

«Per quanto riguarda le corse, in realtà dopo la Coppi e Bartali ero veramente stanco e sono andato in altura anche per recuperare un po’. Ma ci sono altre due settimane e tempo per sfogarci ci sarà. A partire dalla prossima settimana nella quale ci sono almeno due o tre tappe in cui la fuga può arrivare e quindi cercheremo di esserci. E poi l’ultima settimana si arriva anche più vicino a casa mia e spero di far bene».

Ieri il colpo però lo ha dato e il fatto che ci abbia provato è un ottimo segnale. Poi, diciamo la verità: quando un corridore sente che la gamba cresce si gasa. E infatti questa mattina a mente fredda e dopo la sgambata al sole pescarese Zana ha aggiunto: «Ieri stavo un po’ meglio e ci ho provato. Ho avuto un bel segnale. Sicuramente ci riproveremo ancora».

Diego Rosa (classe 1989) in azzurro al termine della Isernia-Blockhaus
Diego Rosa (classe 1989) in azzurro al termine della Isernia-Blockhaus

Rosa… e blu

C’è poi Diego Rosa. Lui la fuga la voleva sin dal mattino. Il piemontese è partito con in testa un programma ben definito: dare battaglia sul Macerone e andare all’assalto della maglia blu di miglior scalatore.

Diego è colui che più di tutti ci ha provato. Ha insistito e alla fine ha portato via un drappello. Era il più attivo e il più forte. E’ andato più avanti di tutti ed è stato ripreso solo alla base della scalata definitiva.

E’ già la seconda volta che Rosa tenta la fuga. La prima fu nel piattone verso Scalea.

«Indossare la maglia blu almeno un giorno era un obiettivo – ha detto ieri Diego – e l’ho centrato. Voglio svelare un segreto: quando mi sono accordato con la Eolo Kometa ho chiesto di inserire un premio speciale per la conquista della maglia azzurra al Giro. Sono andato in fuga pensando a questo obiettivo e anche la volta scorsa verso Scalea. Ho chiesto l’ordine all’ammiraglia e sono scattato».

«Quel giorno – riprende Rosa – ero partito proprio per fare i punti del Gpm, poi sembrava brutto fermarmi. E comunque c’erano in ballo tante ore di diretta tv, un Gpm, due traguardi volanti. Certo, sapendo che non sarei assolutamente arrivato speravo di stare fuori un po’ meno. Ma il gruppo giocava con me. Ad un certo punto mi sono messo a 25 all’ora pensando: adesso recuperano. Invece si sono fermati a fare pipì e ho guadagnato ancora!

«Mentre pedalavo da solo mi rivenivano in mente le pedalate fatte con mio fratello Massimo l’anno scorso in un viaggio verso la Puglia. Ogni giorno facevamo 300 chilometri e poiché lui stava recuperando da un infortunio al femore tiravo sempre io. L’unica differenza è che per mangiare e bere c’era l’ammiraglia e non mi fermavo ai bar!».

«E ci avevo provato anche nella crono di Budapest. Mi ero fermato a cambiare la bici per racimolare qualche punticino ma ho fatto quarto».

In fuga, Rosa è stato tra coloro che più hanno spinto
In fuga, Rosa è stato tra coloro che più hanno spinto

Esperienza e lavatrice

Ma tenere questa maglia non sarà facile e Rosa lo sa bene. Però l’ex biker non demorde.

«Adesso – riprende Diego – viviamo giorno per giorno e vediamo quel che si può fare. Mantenerla sarà complicato. Spesso questa maglia è un ripiego per i leader che sono usciti di classifica come Simon Yates. Lo dico per esperienza diretta.

«Quando ero alla Sky, proprio nella tappa del Blockhaus, perdemmo mezza squadra e Landa modificò gli obiettivi. Mikel disse: non vinco più il Giro, okay mi vado a prendere la maglia blu. Però, siamo in guerra, ognuno ha le sue armi.

«Studierò bene i punti che ci sono in palio sui vari Gpm, starò attento a quante persone saranno in fuga e magari sprinterò per gli ultimi punti a disposizione, ma di base non cambierò molto il mio modo di correre. Cercherò di difenderla più a lungo possibile e magari di portarla a casa».

Infine, Rosa non perde mai il suo buon umore e chiude con una battuta: «La maglia blu più o meno è come quella della Eolo Kometa, quindi cambia poco e posso metterle in lavatrice tutte insieme!».