Campionati europei pista 2025, Zolder, Vittoria Guazzini

Guazzini sull’asse tra la fatica di rialzarsi e la gioia di vincere

01.11.2025
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Non c’è niente di facile, diceva ieri Martina Alzini. Per questo quando il timbro di voce già fiacco di Vittoria Guazzini si abbassa ancora e diventa un sussurro, capiamo quanto sia duro arrivare a certi risultati e come il sorriso dopo un oro mascheri bene tutto, ma non cancelli nulla. Si parlava di Marta Cavalli e di come il continuo ripartire dagli incidenti le abbia tolto la voglia di andare avanti e di colpo anche la toscana ammette di essersi ritrovata a fare i conti con sensazioni simili. Lei che negli ultimi tre anni è sempre incappata in qualche caduta, ma mai come quella dello scorso campionato italiano.

«Diciamo che questa volta – dice – proprio non me l’aspettavo. Non avevo contemplato la possibilità di cadere, anche se effettivamente nel ciclismo può capitare in ogni momento. Però sarà che fino a quel momento la stagione non era andata benissimo, nel ritiro che avevamo fatto mi ero impegnata tantissimo con il focus sull’estate ed era andato tutto bene. Due giorni prima dell’italiano su strada, ero andata forte nella crono, per cui ero motivata. Poi è andata così e diciamo che non è stato semplice. All’inizio non volevo saperne di ributtarmi in bici, così mi sono messa sui rulli e pensavo a questa benedetta crono dell’europeo. Forse ci ho pensato anche troppo, tanto che quando sono arrivata lì effettivamente non ne avevo più. Non è semplice da gestire ogni volta che devi ripartire. Mi è successo tante volte, ma questa è stata dura».

In Cile come alle Olimpiadi

Niente vacanze per Guazzini, che però essendo una ragazza di spirito dice che non si può mai sapere cosa farà di qui a pochi giorni. Magari uscirà per andare a prendere un caffè e non la vedranno più per due settimane. E poi il discorso va avanti, partendo proprio dai mondiali su pista del Cile, che hanno permesso anche a lei di risollevarsi dalla caduta e dare un senso in extremis alla stagione.

«Tenevamo tanto a questo mondiale – dice – anche se non dava punti per la qualifica olimpica, che partirà dal mondiale del prossimo anno. Ma la pista è una cosa che ci piace e la facciamo volentieri, così abbiamo trovato anche qualche motivazione in più per provare a riscattare la stagione. Ognuna avrà avuto le sue motivazioni, credo, ma la cosa importante è che nessuna si sia tirata indietro e siamo andate lì come se fossimo, fra virgolette, all’Olimpiade. Con lo spirito e l’impegno giusto».

Guazzini è caduta il 28 giugno ai campionati italiani di Darfo Boario Terme ed è tornata in gara il 12 agosto al Polonia
Guazzini è caduta il 28 giugno ai campionati italiani di Darfo Boario Terme ed è tornata in gara il 12 agosto al Polonia
Guazzini è caduta il 28 giugno ai campionati italiani di Darfo Boario Terme ed è tornata in gara il 12 agosto al Polonia
Guazzini è caduta il 28 giugno ai campionati italiani di Darfo Boario Terme ed è tornata in gara il 12 agosto al Polonia
Fra gli uomini, tutti i più forti della pista si sono dedicati alla strada, voi avete fatto gli europei a inizio anno e li avete vinti e alla fine avete vinto i mondiali. E in Cile hai preso anche il bronzo nella madison…

Dipende dai calendari e come ci si mette d’accordo con la squadra all’inizio dell’anno. Penso che per noi sia dipeso dalla nostra volontà di andare. Sin dall’inizio abbiamo sempre detto che avremmo finito la stagione in Cile e così è stato. L’inseguimento a squadre e la madison sono le due discipline che mi piacciono di più. Quando siamo a Montichiari, i lavori che facciamo sono incentrati sul quartetto. L’oro di Parigi nella madison è stato una sorpresa fino a un certo punto, ma quell’emozione è stata fuori da ogni logica, non saprei neanche quali parole usare per esprimerlo. Detto questo, per me valgono allo stesso modo. Il quartetto è una botta di adrenalina, quattro minuti in cui si concentra tutto e poi tiri su la testa per vedere il tabellone. L’altro giorno hanno fatto due spari veramente molto ravvicinati. E quando ho alzato la testa e ho visto che davanti c’eravamo noi, è stata veramente una liberazione.

Quanto ti pesa essere caduta così spesso negli ultimi tre anni?

Per quanto riguarda la caduta all’italiano, da una parte mi dispiace, dall’altra bisogna pensare che mi è andata bene, quindi cerco di prendere il positivo. Ero in forma, avevo fatto un bel ritiro in altura con la squadra per preparare il Giro e il Tour e poi è stato difficile ritrovare la concentrazione per ricominciare. Forse proprio il fatto di avere questi mondiali a fine anno mi ha dato una mano. Ho detto: «Io lì ci voglio essere e voglio anche far bene per me e per i miei compagni». L’anno prima avevo fatto un anno senza cadute importanti e ho vinto le Olimpiadi. Quindi se proprio c’era da cadere e farsi male, meglio che sia capitato quest’anno (ride, ndr) e non nel 2024.

Il 9 agosto 2024, Vittoria Guazzini e Chiara Consonni sono diventate campionesse olimpiche della madison a Parigi
Il 9 agosto 2024, Vittoria Guazzini e Chiara Consonni sono diventate campionesse olimpiche della madison a Parigi
Come hai detto tu per prima, adesso ci vorrebbe un oro nella crono, anche se organizzano percorsi da scalatori…

Dopo il quartetto ho detto che la pista è la mia passione, però mi piacerebbe fare un salto di qualità anche su strada. Sicuramente devo continuare a lavorarci e a prenderlo come un obiettivo, però è anche difficile avere come obiettivo un mondiale, se il percorso è proibitivo. Il mondiale in Rwanda non è mai stato un obiettivo a prescindere dalla caduta, perché era obiettivamente troppo duro per le mie caratteristiche. Non l’ho mai visto come uno stimolo. Quello degli europei invece era un buon percorso ma, come dicevo, dopo la caduta c’è stato un periodo di alti e bassi ed è andata come è andata (Guazzini è stata 12ª nella crono e ha fatto la sua parte per l’argento degli azzurri nel team relay, ndr). Sono contenta almeno di essermi rimessa in sesto per finire bene in pista.

Com’è il clima nel quartetto? E’ entrata Venturelli, altre ragazze come Balsamo si sono dedicate più che altro alla strada…

E’ comprensibile che se qualcuno voleva dedicarsi maggiormente alla strada, lo abbia fatto quest’anno: nessuno ha mai giudicato queste scelte, che spesso dipendono anche dalle squadre. Io personalmente non ho voluto mollare la pista, perché mi fa bene anche mentalmente per staccare un po’. Nel quartetto bene o male siamo sempre quelle, abbiamo visto che spinta ha dato l’ingresso di Venturelli, quindi che sia la benvenuta (ride ancora, ndr). Come le porte sono sempre aperte se qualcun’altra volesse tornare.

La partecipazione di Guazzini agli europei è stata opaca nella crono, più incisiva nel team relay
La partecipazione di Guazzini agli europei è stata opaca nella crono, più incisiva nel team relay con l’argento azzurro
La partecipazione di Guazzini agli europei è stata opaca nella crono, più incisiva nel team relay
La partecipazione di Guazzini agli europei è stata opaca nella crono, più incisiva nel team relay con l’argento azzurro
La pista ti fa bene per la testa oppure ti dà anche dei vantaggi su strada?

Siamo state abituate a fare determinati lavori in pista, che magari su strada non facciamo. Nessuna di noi deve vincere sul Mont Ventoux, quindi ci sta che le ragazze più veloci abbiano dei giovamenti su strada dai lavori di forza o di cambio di ritmo che possono fare in pista. Anche a me torna utile per le cronometro quando faccio dei lavori dietro moto insieme a Villa o Bragato. Non è che quando andiamo in pista, facciamo solo i quattro chilometri. C’è anche tanta collaborazione fra i tecnici, che ascoltano le nostre esigenze.

Hai parlato del Ventoux, che il prossimo anno sarà la cima che deciderà il Tour. Conti di esserci?

Il Tour è su un altro livello, senza nulla togliere alle altre gare. Ha una rilevanza mediatica che non è paragonabile. So che per la mia squadra è il grande obiettivo della stagione e ci sono le atlete per andare e far bene. Se dovessi rientrare nei piani, cercherò di farmi trovare pronta, come avrei fatto quest’anno perché sinceramente prima di cadere stavo andando veramente forte. Se così non dovesse essere, andrò dove mi manderanno e sarò ugualmente motivata.

campionati del mondo pista 2025, Santiago del Cile, Martina Alzini, Chiara Consonni

Il viaggio di Alzini verso l’oro, un anno sulle montagne russe

31.10.2025
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Il giorno dopo essere tornata dal mondiale di Santiago del Cile, in cui ha conquistato l’oro nel quartetto, Martina Alzini ha preparato un’altra valigia ed è partita per Barcellona. E’ qui che la raggiungiamo, in un momento di pausa in cui parlare della fresca vittoria è un bel modo per farsi qualche risata. C’era anche lei nel 2022 a Parigi, quando per la prima volta nella loro storia le azzurre conquistarono il titolo dell’inseguimento a squadre. Quella volta uscivano dal sesto posto alle Olimpiadi di Tokyo, questa volta dal quarto di Parigi, che in proporzione ha bruciato molto di più. Non è stato per caso infatti che le italiane si siano guardate in faccia e a Santiago del Cile abbiano voluto esserci a tutti i costi. C’era una delusione da lavare con la vittoria e così è stato.

Anche in Cile, sul gradino più alto del podio l’espressione di Alzini è fra il rabbioso e il commosso, mentre le altre hanno facce da cartone animato e tutte a ridere come nel giorno più bello della loro vita. Però questa volta Martina ha uno scatto d’orgoglio e sottolinea ridendo la differenza.

«In parte è vero – ride – ma ci tengo a precisare che nel 2022 ero io quella che piangeva più di tutte, invece a questo giro il primato è della Ventu (Federica Venturelli, ndr). Infatti il video che più è diventato virale è quello in cui le dico: “Ma cosa piangi?” e ridendo la strattono. Ci tengo a precisare che è un video di affetto, uno scherzo. Nel 2022 mi sono ritrovata io nella stessa situazione di incredulità al mio primo mondiale elite. Per cui mi sono rivista tantissimo nella sua commozione ed è bello vedere come ogni ragazza reagisce a certe emozioni…».

Il debutto di Venturelli è stato baciato dalla vittoria: l'emozione è palpabile
Venturelli piange per il primo mondiale conquistato fra le elite e Alzini scherza: «Ma che cosa piangi?!»
Non è un caso che Federica abbia detto che nel quartetto sei quella che l’ha presa sotto la sua ala, la sua mamma sportiva…

E’ vero, secondo me perché le ho raccontato che in squadra (la Cofidis, ndr) ho lo stesso ruolo con Julie Bego, che ha vent’anni come lei. Sono due giovani rivali, ma si ammirano molto e in certi atteggiamenti di Federica rivedo Julie. Mi rendo anche conto che in certe situazioni mi scatta l’istinto della sorella maggiore. Non diciamo della mamma, perché poi mi sento vecchia (ride, ndr). Però sì, ormai per lei sono “mamma Marti”.

E’ facile per una ragazza tanto giovane entrare in un quartetto che si conosce da così tanto tempo?

No, di facile non c’è niente. Non è facile neppure per noi rimanerci. Il livello e la qualità sono altissime e secondo me i risultati e le varie conferme sono frutto di un lavoro scrupoloso. Penso che quest’anno sia stata una delle edizioni del mondiale che abbiamo preparato con più costanza e regolarità: non sono io a dirlo, ma tutte le volte che ci siamo trovati insieme a Montichiari. Federica ha avuto tanti impegni. E’ stata via tanto tra i mondiali in Rwanda e gli europei su strada. Però mi ha stupito che quando ha girato con noi, l’ho vista quasi senza timore, fiduciosa di quello che può fare. La sua strada è ancora molto lunga, ma non sta a me a raccontare il talento che ha. Lo dimostra da sola.

Hai dichiarato che in questo gruppo nessuno è indispensabile, per cui chi corre è davvero al massimo della forma.

E’ una cosa che mi piace tantissimo. Io stessa mi sono ritrovata in questa situazione all’Olimpiade un anno fa. Pensare 4-5 anni fa di vincere un mondiale del quartetto sembrava un sogno, invece con questo gruppo abbiamo dimostrato che dove non arriva una, arriva un’altra e ci si completa. Secondo me il bello di dire che tutte sono utili e nessuna è indispensabile è che siamo tutte utili alla causa. Sappiamo anche noi che dobbiamo tenere sempre i piedi per terra. Per me questo è fondamentale. Ho l’onore di lavorare con delle campionesse olimpiche, con cui tra l’altro siamo amiche anche al di fuori dell’ambiente. L’anno scorso siamo andate in vacanze insieme, però quando si lavora, si lavora. E tutte con i piedi ben piantati a terra: ogni volta che inizia un quartetto, riparti da zero. I titoli restano, ma al primo posto deve esserci sempre l’umiltà.

Partenza della Roubaix, Alzini e Consonni che due mesi prima hanno vinto gli europei di Zolder nel quartetto
Partenza della Roubaix, Alzini e Consonni che due mesi prima hanno vinto gli europei di Zolder nel quartetto
Partenza della Roubaix, Alzini e Consonni che due mesi prima hanno vinto gli europei di Zolder nel quartetto
Partenza della Roubaix, Alzini e Consonni che due mesi prima hanno vinto gli europei di Zolder nel quartetto
Una mentalità che c’è sempre stata?

Ad eccezione di Federica, abbiamo la fortuna di avere più o meno tutte la stessa età. E’ un gruppo di lavoro nato tanto tempo fa e questo per me è una grande forza. Se anche qualcuno si è trovato in difficoltà, il gruppo lo ha trascinato. Per cui mi sento di dire che è un progetto partito tantissimo tempo fa, che sta continuando. Ed è una grande fortuna che ci si voglia bene e che non abbiamo mai avuto particolari problemi tra di noi.

Dopo il quarto posto di Parigi, c’era davvero la voglia di rifarsi?

Penso di parlare a nome di tutte: sul piano del risultato, il quartetto di Parigi è stato una delusione, ciascuno per ragioni diverse. C’è chi si è riscattato subito, come Vittoria e Chiara (Guazzini e Cosonni, ndr), che alla fine hanno concluso l’esperienza olimpica con un oro. C’è chi come Martina (Fidanza, ndr) ha detto di avere passato un periodo negativo e la capisco bene. Per quanto mi riguarda, credo che il 2024 sia stato una stagione no e giuro che ho passato tutto l’inverno cercando di azzerare tutto e tirare fuori la cattiveria agonistica che all’Olimpiade non c’è stata. Volevo reagire a quella brutta esperienza, questo era chiaro. Tutti dicono che questo mondiale è il primo tassello verso Los Angeles. Io penso che sia una via di mezzo. Da un lato, è un cerchio che si chiude, per dire: «Cavolo, ecco, questo è il nostro valore, quindi punto e a capo». Dall’altro, è uno sguardo verso il futuro, per dire: «Ci sono delle novità, c’è una nuova giovane, ma ci siamo anche noi». E’ bello e motivante.

Di quali novità parli?

Nel mio caso, la novità è il ruolo che ho ricoperto in questo quartetto. Ho fatto la seconda frazionista, mentre di solito partivo oppure ero la terza. Mi diverte cambiare, non lo vedo come un motivo di stress, bensì come proprio una motivazione.

Missione compiuta, il mondiale è italiano: secondo titolo per le azzurre dopo quello del 2022
Missione compiuta, il mondiale è italiano: secondo titolo per le azzurre dopo quello del 2022. Alzini seconda da destra
Missione compiuta, il mondiale è italiano: secondo titolo per le azzurre dopo quello del 2022
Missione compiuta, il mondiale è italiano: secondo titolo per le azzurre dopo quello del 2022. Alzini seconda da destra
Per cui il mondiale è stato la ciliegina su una stagione che sei riuscita a raddrizzare?

Il 2025 mi è piaciuto, ma è stato una stagione roller coaster (le montagne russe, ndr). Siamo partite vincendo il quartetto all’europeo di Zolder. Poi mi sono fermata perché avevo due costole rotte a causa della caduta al UAE Tour. E’ stata una stagione condizionata da infortuni di cui non avevo mai sofferto prima. La frattura della scapola a metà anno, che mi ha tenuto per due mesi e mezzo fuori dalle gare. Però tirando ora una linea, ammetto che forse stare ferma per tutto quel tempo e aver ripreso da zero ha portato anche qualcosa di positivo. A ottobre, non mi sono sentita super affaticata o particolarmente stanca, quindi mi piace sempre trovare il positivo nelle cose.

Nel frattempo la Cofidis ha sostituito Cedric Vasseur nel ruolo di team manager, come l’avete vissuta?

Ci hanno mandato una mail. Abbiamo partecipato a una call su Zoom dove hanno annunciato il nuovo capo, Raphael Jeune, che già conoscevo perché era responsabile del marketing di Look. Forse ora è presto per parlare, ma le prime impressioni sono state positive. E’ venuto a trovarci nelle gare in Italia, ha passato molto tempo con ognuno di noi a parlarne, cercare di conoscerci. Mi piace il suo approccio, il suo modo di fare che sicuramente l’anno prossimo ripartirà da zero per tutti quanti. E come dicevo, ripartire da zero spesso è il modo migliore per fare bene.

Campionati del mondo pista, Santiago del Cile 2025, inseguimento a squadre femminile, oro Italia: Federica Venturelli, Vittoria Guazzini, Martina Alzini, Martina Fidanza, Chiara Consonni

Rileggiamo con la più piccola (Venturelli) l’oro del quartetto

27.10.2025
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Non succedeva da Parigi 2022, quando il quartetto delle ragazze rifilò 2”112 alla Gran Bretagna e conquistò uno storico oro mondiale. Uscivano dalla delusione del quarto posto alle Olimpiadi di Tokyo e quel risultato confermò la sensazione di Villa che il gruppo avesse l’oro nel destino. Venerdì scorso a Santiago del Cile le azzurre l’hanno fatto ancora e ancora una volta dopo il quarto posto di Parigi. La sola differenza era l’assenza di Elisa Balsamo, sostituita dalla debuttante Federica Venturelli. Facile immaginare che il loro traguardo ora siano le Olimpiadi di Los Angeles, messe nel mirino in una sorta di patto d’onore fra guerriere.

«La pista ha veramente il mio cuore – ha detto Vittoria Guazzini – poi so che la strada ha il suo fascino e spero un giorno di togliermi le soddisfazioni anche lì. Infatti devo ringraziare la squadra perché non ha mai detto di no alla pista, sanno che mi fa bene anche mentalmente».

«Secondo me è il bello di questa nazionale – le ha fatto eco Martina Alzini – e ciò che ci fa crescere sempre di più è che tutte siamo utili, ma nessuno è indispensabile. Magari per alcuni suona un po’ triste, ma in verità ha tanto significato. Vuol dire che ognuno di noi al massimo della forma è veramente un componente importante di questo gruppo».

Il debutto di Venturelli

Prima di Parigi, Venturelli si era già allenata con il quartetto: una sorta di sparring partner mandata fra le grandi per conoscerle e apprenderne i segreti. Vista la sua crescita, Bragato e Villa si erano messi in mente di inserirla fra le quattro per gli europei di Zolder a febbraio, ma la ripresa dall’ennesimo infortunio era stata più lunga del previsto. Al punto che quest’anno Federica ha ripreso a correre a fine maggio, e l’esperimento era stato rimandato. Che cosa ha rappresentato per lei vincere questo mondiale al primo assaggio con le grandi, in un finale di stagione impegnativo che l’aveva già vista primeggiare fra le under 23 anche a cronometro?

«E’ stato un finale di stagione bello intenso – sorride – anche da prima dei mondiali di Kigali, perché ho fatto l’Avenir a fine agosto, poi ho fatto l’Ardeche, quindi il mondiale strada, gli europei strada e adesso questi su pista. In pratica non sono a casa da metà agosto e pensare che un tempo ora avrei cominciato col ciclocross. Ora si stacca (ieri sera Federica ha chiuso al settimo posto la corsa a punti, ndr).

«Sabato non ero contenta di come ho corso l’inseguimento. Non tanto per il risultato, perché sapevo che avevo davanti tre giganti della disciplina e andavano il doppio di me. La delusione è stata personale, non tanto per il risultato, quanto perché ho gestito davvero male la qualifica e ho fatto un tempo non molto soddisfacente per me. Un secondo peggio del tempo che avevo fatto in qualifica all’Europeo U23 di Anadia, dove andavo la metà di adesso. In finale avrei voluto fare un tempo migliore, per cui mi è dispiaciuto essere ripresa così presto e non aver finito la prova».

Vittoria Guazzini, ancora in piedi, è la quarta a entrare in azione: una trascinatrice come Ganna fra gli uomini
Vittoria Guazzini, ancora in piedi, è la quarta a entrare in azione: una trascinatrice come Ganna fra gli uomini
Vittoria Guazzini, ancora in piedi, è la quarta a entrare in azione: una trascinatrice come Ganna fra gli uomini
Vittoria Guazzini, ancora in piedi, è la quarta a entrare in azione: una trascinatrice come Ganna fra gli uomini
Era un po’ che giravi attorno al quartetto, che effetto fa vincere l’oro al debutto?

Dal punto di vista personale è stata una sorpresa, perché ovviamente non mi immaginavo di vincere un oro già alla prima partecipazione. Potevo sperare in una medaglia, ma sapevo anche di avere intorno a me un gruppo fantastico. Ragazze che vanno tutte fortissimo e quindi avevo la fiducia che mi avrebbero trascinato verso un buon risultato.

Ecco, parliamo proprio di questo gruppo fantastico. Che cosa ci puoi dire per descrivere le tue compagne di mondiale? Iniziamo da Vittoria Guazzini, ad esempio…

Sicuramente lei nel quartetto, visto il ruolo che ha come quarta, è la leader che ci trascina tutte all’arrivo, anche quando siamo tutte senza forza.

Diciamo Guazzini e subito pensiamo a Chiara Consonni, visto che sono campionesse olimpiche della madison e a Santiago hanno preso il bronzo.

Chiara ha corso un turno di qualificazione, di lei possiamo dire che è la più pazzerella, però aiuta sempre a tenere il morale alto in tutte le situazioni.

Nella foto del podio, voi sorridete, invece Martina Alzini ha quasi un ruggito sul volto…

Per me Martina è forse il principale riferimento, quella da cui mi sono sentita accolta meglio. Umanamente, come consigli, mi ha sempre aiutato e quindi mi sento particolarmente vicina a lei. Mi fa un po’ da mamma e mi aiuta in tutti i momenti difficili.

Federica Venturelli si era già allenata col quartetto: il debutto con l'oro mondiale era al di sopra delle sue attese
Federica Venturelli si era già allenata col quartetto, ma il debutto con l’oro mondiale era al di sopra delle sue attese
Federica Venturelli si era già allenata col quartetto: il debutto con l'oro mondiale era al di sopra delle sue attese
Federica Venturelli si era già allenata col quartetto, ma il debutto con l’oro mondiale era al di sopra delle sue attese
E poi c’è l’altra Martina, la Fidanza…

E’ difficile trovare sempre aggettivi diversi per tutte, però anche Martina è super determinata, super disponibile per tutto. Mi trovo bene con tutte queste ragazze del quartetto.

Loro di te hanno detto di aver apprezzato la serenità che hai saputo trasmettere.

Sono contenta di aver dato questa impressione. Tante volte sono in ansia, però sorprendentemente per questo quartetto ero più tranquilla. Probabilmente perché sapevo di poter contare sulle altre ragazze, per cui sapevo di dover solo fare il mio e che potevo stare tranquilla al loro fianco.

E’ stato difficile entrare nei meccanismi di un quartetto già collaudato?

Sicuramente ci vuole tempo, però in questi due anni il tempo l’ho avuto. E quindi sono felice finalmente di essere riuscita a fare una gara insieme a loro e di essere stata accolta bene.

Si può fare una classifica fra le tente medaglie di questa stagione?

Sicuramente la prima maglia iridata del quartetto fra le elite è quella più emozionante, sicuramente molto speciale. Le altre medaglie sono molto belle, però comunque quelle delle crono individuali erano sempre a livello under 23. Mentre quella del Team Relay era comunque un europeo e non un mondiale. E soprattutto non era un oro, quindi sicuramente l’oro del quartetto è stata la medaglia più preziosa e il modo per chiudere bene la stagione.

Marco Villa, tornato in pista dopo mondiali ed europei su strada, conferma il tocco vincente
Marco Villa, tornato in pista dopo mondiali ed europei su strada, conferma il tocco vincente
Marco Villa, tornato in pista dopo mondiali ed europei su strada, conferma il tocco vincente
Marco Villa, tornato in pista dopo mondiali ed europei su strada, conferma il tocco vincente

La chiusura per Villa

La chiusura spetta a Marco Villa, tornato in pista dopo il debutto su strada, mentre Diego Bragato è rimasto a casa per accogliere sua figlia Azzurra nata proprio in questi giorni.

«Vincere il quartetto, specialità olimpica – dice – con un gruppo giovane e l’inserimento di Venturelli è un bel segnale per i prossimi tre anni, in vista della qualifica olimpica e poi delle Olimpiadi. Non dimentichiamo anche le ragazze che non sono venute qua, perché quest’anno hanno dedicato l’annata alla strada, come Balsamo e Paternoster. Abbiamo anche delle junior che hanno fatto risultati e cercheremo di inserirle. Nelle gare di gruppo dobbiamo migliorare, ma il potenziale c’è. Venturelli in primis ha dimostrato di avere qualità, dobbiamo migliorare un po’ la gestione dello sforzo, ma ci arriveremo.

«Nella madison ormai abbiamo una buona scuola, un buon livello. Stiamo confermando il titolo olimpico. In alcune prove si poteva correre meglio, ma non tutte sono giudicabili per una serie di motivi. Sono contento di questo mondiale, che resterà indimenticabile per l’addio di Elia (Viviani, ndr). E stato emozionante e ha confermato quale professionista sia, quale cecchino di risultati, come il suo palmares dimostra».

Partenza 1° Trittico Rosa della Marca Trevigiana, Castelfranco Veneto, Alessandro Ballan, donne allieve

Come si fa ora che la spremitura inizia dagli allievi?

14.10.2025
6 min
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«Vengo dalla scuola Fiorin – disse Rebecca Fiscarelli, 17 anni, campionessa del mondo delle velocità a squadre juniores – dove la multidisciplina è all’ordine del giorno. Negli allievi ho sempre fatto strada, pista e ciclocross. Preferisco la pista perché mi è sempre piaciuta, però penso che al giorno d’oggi per crescere si debba provare tutto. Anche perché da una specialità impari cose nuove che puoi applicare nell’altra. Il ciclocross per guidare in pista, la strada per avere resistenza nel cross. Da ognuna hai un beneficio, per cui mettendo tutto insieme, hai sicuramente una marcia in più».

Rebecca Fiscarelli, che oggi corre con Conscio Pedale del Sile, fino al 2024 ha corso con la GS Cicli Fiorin
Rebecca Fiscarelli, che oggi corre con Conscio Pedale del Sile, fino al 2024 ha corso con la GS Cicli Fiorin

La scuola Fiorin

Era il punto di partenza per parlare con Daniele Fiorin, padre dei due azzurri (Sara e Matteo) a proposito dei vantaggi della multidisciplina fra gli allievi. Invece si è trasformato in un preoccupato grido di allarme sulla piega che sta prendendo il ciclismo anche nelle categorie più giovani. I tempi di Federica Venturelli e Anita Baima,  sembrano lontanissimi e ancora di più quelli di Maria Giulia Confalonieri e Alice Maria Arzuffi, come pure Grimod ed Elena Bissolati

«Con la mia società, io mi fermo alle categorie giovanili – dice Fiorin – perché non ho quelle sopra. E dico che è già tanto riuscire a portarli a fare questo discorso negli allievi. La maggior parte non lo vedono, anche per semplicità. E’ molto più comodo farsi la preparazione invernale tranquilli, al posto di andare a prendere freddo nel ciclocross. E’ molto più comodo non portarli in pista e farli allenare solo su strada. Stiamo andando verso l’esasperazione anche nelle categorie giovanili. Semplicemente non c’è più il tempo per andare in pista, non c’è più il tempo per fare altro che ore, ore, ore, allenamenti, allenamenti, allenamenti. Sono stato sull’orlo di chiudere la società, perché se non c’è un cambiamento, non andiamo molto lontano».

La famiglia Fiorin al completo: Daniele, Marianna e i figli atteo e Sara
La famiglia Fiorin al completo: Daniele, Marianna e i figli Matteo e Sara
La famiglia Fiorin al completo: Daniele, Marianna e i figli Matteo e Sara
La famiglia Fiorin al completo: Daniele, Marianna e i figli Matteo e Sara
Che cosa vuoi dire?

I miei corridori ancora da allievi fanno circa 10 ore alla settimana. Che possono essere anche 9 oppure 11 a seconda della settimana, del carico oppure no. Ormai siamo arrivati a donne allieve di primo anno, di cui non faccio i nomi, che fanno 18 ore alla settimana. Mia figlia Sara, che quest’anno era WorldTour con la Ceratizit, mi ha detto che ne fa 18-19. Per cui siamo arrivati che le allieve si allenano come le professioniste.

Diciotto ore sono tante…

Visto che un giorno di riposo devi darglielo, vuol dire che fanno in media tre ore ogni giorno e inoltre hanno da pensare alla scuola. Quindi andare in pista, prendere la macchina, un’ora per andare e un’ora per tornare, sono già due ore buttate via. Questo è il principio. E infatti il numero dei corridori che vanno in pista sta calando. Il ciclocross d’inverno tiene ancora, ma andando avanti non so come finirà. E io sono stato sul punto di chiudere, perché non sono disposto ad arrivare a quegli eccessi. Non riesci a insegnare più nulla, la tattica ad esempio. Facendo 18 ore alla settimana, con il nutrizionista e l’attenzione al grammo, basta che aprano il gas e non gli stai dietro.

E chi si allena di meno?

Lo perdiamo. Quelli che vogliono crescere gradatamente non trovano squadra, hanno paura di non trovarla, perché non è più il loro sport. Con questo livello, chi si sviluppa più tardi fa 10 chilometri e si ritira. Fra qualche anno invece perderemo quelli che arrivano presto di là e sono già finiti. Quindi, se non cambiamo qualcosa, non so quanto potremo andare avanti.

Federica Venturelli ha corso su strada, nel cross e in pista fino agli U23: ora tiene strada e pista
Federica Venturelli ha corso su strada, nel cross e in pista fino agli U23: ora tiene strada e pista
Un meccanismo tutto sbagliato, anche nei confronti di chi viene fatto allenare all’eccesso…

E’ sbagliato dopare, tra virgolette, le tue prestazioni allenandoti come un professionista a 15-16 anni, non è la cosa giusta.

Nelle 10-11 ore dei tuoi ci sono anche pista e cross?

D’inverno, utilizzo il ciclocross come preparazione, associato alla palestra, per le abilità di guida e perché comunque la gara di cross è una cronometro, quindi a livello metabolico e di forza, è un ottimo lavoro. D’estate faccio prevalentemente pista e strada. Fiscarelli faceva palestra un paio di volte alla settimana, soprattutto l’anno scorso visto che si è indirizzata verso la velocità. Faceva anche il ciclocross che poteva anche essere associato alla palestra. O prima come riscaldamento prima di cominciare con i pesi, oppure dopo per sciogliere e fare tecnica. Non ho mai uno schema fisso. E poi c’era anche il giorno che uscivano su strada, anche con la bici da cross. Invece la domenica, dato che lei è una pistard, non era detto che gareggiasse.

Però ha rivendicato il cambio di bici come una fase formativa importante.

Un anno ho preparato su pista il campionato italiano di ciclocross. Quando c’era Montichiari aperta, anche se la domenica gareggiavano nel ciclocross, il sabato pomeriggio noleggiavo per due ore la pista e andavamo. Abbiamo vinto un campionato italiano con Alessandra Grillo a Monte Prat, quindi in salita, avendo trovato il colpo di pedale in pista. Non ci crede nessuno, forse certe cose le può pensare solo un matto come me, però posso dire che in pista in quegli stessi anni ci ho trovato più di una volta Marco Aurelio Fontana, che faceva cross e MTB.

Dino Salvoldi, cittì degli juniores e della pista azzurra, ha dedicato parecchio tempo a valutare gli allievi più interessanti a Montichiari
Dino Salvoldi, cittì degli juniores e della pista azzurra, ha dedicato parecchio tempo a valutare gli allievi più interessanti a Montichiari
Perché fare tutto?

Perché ogni specialità ti porta qualcosa e quando poi componi il puzzle alla fine viene fuori quello che hai fatto e ti ripaga. Non vuol dire che devi fare per tutta la vita due o tre discipline, ma impari tanto. Un esempio, magari sciocco.

Avanti…

Terza tappa del Giro donne a Trento, la famosa caduta nella rotonda a 3 chilometri dall’arrivo. Porto sempre l’esempio di mia figlia Sara. Le volano tutte davanti, strada piena. Volano quelle dietro e lei in mezzo rimane in piedi. Perché le altre pinzano e vanno per terra, specie con i freni a disco e nelle rotonde dove c’è sempre un po’ di olio di scarico per terra. Se invece sei abituato sul fango, dove si scivola per niente, sai che devi gestire la frenata e hai qualche possibilità in più di stare in piedi. Poi le è partita la bicicletta, è andata in derapata. E nel cross ha imparato che se sei in derapata e ti va via la bicicletta, devi mollare il freno per raddrizzarla, perché se continui a frenare vai per terra.

C’è una morale secondo te?

Si sta spingendo troppo fra gli allievi. Bisogna far capire alle società e ai preparatori che forse è meglio stare un po’ più tranquilli. Tutti corrono per vincere, ma senza dover per forza stravincere. E non è detto che vincere con la forza sia l’unico sistema, ma serve il tempo per insegnarlo. A livello giovanile dobbiamo curare non solo la forza, ma anche il cervello. Per me il corridore migliore è quello che prima usa il cervello perché fa fatica a stare a ruota. E poi quando inizierà ad allenarsi seriamente, sarà un atleta completo, che farà la differenza.

Bragato e le ragazze, in Cile con tante speranze

13.10.2025
5 min
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Anche per le donne è tempo di mondiali su pista a Santiago del Cile. Se per il settore maschile Salvoldi parte senza grandissime prospettive legate ai risultati, opposto è il discorso che riguarda le ragazze, perché Diego Bragato avrà a disposizione quasi tutto il meglio del settore. Quindi le attese sono ben diverse, anche se dei punti di contatto fra i due sessi ci sono, anche a livello di sperimentazione.

Il tecnico azzurro, al suo primo anno alla guida delle ragazze (ma con il supporto immancabile di Marco Villa, pronto anche a subentrargli visto che la moglie di Bragato è in dolce attesa) ha idee molto chiare sulla spedizione, alla quale tiene anche pensando a Los Angeles ’28.

«E’ vero – spiega Diego – che questi mondiali non valgono per la qualificazione olimpica, però ci danno i punti che ci permettono il prossimo anno di esserci nelle prove di Coppa del mondo e nei prossimi mondiali per poter iniziare la qualificazione. Quindi hanno un valore relativo ma non troppo, per quello è importante esserci ed è importante far bene. Noi lo prendiamo un po’ come un punto di ripartenza perché alle ragazze quest’anno non abbiamo chiesto super impegni. Avevamo gli europei a inizio stagione e poi abbiamo dato il secondo appuntamento a fine anno per i mondiali».

La Alzini nel quartetto azzurro, che punta senza mezzi termini alle finali per le medaglie
La Alzini nel quartetto azzurro, che punta senza mezzi termini alle finali per le medaglie
Hai avuto modo di lavorare con loro?

Ci siamo visti spesso in pista. E, devo dire, mi sono piaciute perché hanno chiesto loro di esserci e di lavorare, quindi le abbiamo lasciate libere, ma non hanno mai mollato la presa, dimostrando che ci tengono. Hanno partecipato a gare internazionali, Pordenone, Fiorenzuola, poi abbiamo fatto le gare ad Aigle, a Gand. E’ una ripartenza per un ciclo importante, ma sono fiducioso che andiamo con un gruppo che può far bene.

Le prospettive sono un po’ diverse rispetto al gruppo maschile. Salvoldi porterà molti giovani in questa occasione. Tu invece partirai proprio dallo zoccolo duro della nazionale… Come si presentano a questo appuntamento, visto che nelle ultime uscite su strada hanno mostrato di soffrire un po’ in questo periodo?

E’ vero che andiamo con lo zoccolo duro, ma sarà un’occasione per amalgamare il gruppo e reinserire Venturelli che per noi è una pedina importante. Dovevamo farlo agli europe, ma a causa di infortuni non siamo riusciti a lavorare bene per il quartetto, mentre qui vogliamo iniziare ad amalgamarla con il gruppo anche per la prova a squadre. Quindi per noi sarà l’occasione di vederla anche nel quartetto. Non nego che su strada ci sono stati degli alti e dei bassi, anche a causa di parecchi infortuni.

Per la Venturelli, reduce dal titolo europeo U23 a cronometro, sarà il primo test nel quartetto
Per la Venturelli, reduce dal titolo europeo U23 a cronometro, sarà il primo test nel quartetto
Per la Venturelli, reduce dal titolo europeo U23 a cronometro, sarà il primo test nel quartetto
Per la Venturelli, reduce dal titolo europeo U23 a cronometro, sarà il primo test nel quartetto
La cosa ti preoccupa?

Non tanto, ma devo considerare come si arriva a questi mondiali. La stessa Alzini ha vinto, ma ha dovuto recuperare da una serie di infortuni e quindi è stata un’annata un po’ particolare, per lei come per altre. Però non stanno male. Agli ultimi europei Guazzini e Venturelli hanno fatto bene: Federica ha vinto, la Guazzini ha dato un contributo importante nel team relay. E anche Martina Fidanza l’ho vista bene in questi giorni, quindi io sono abbastanza fiducioso, possiamo andare a far bene e tornare a riconfermarci tra quelle prime quattro del mondo che è il nostro posto, relativamente all’inseguimento a squadre.

Con l’ingresso della Venturelli, tecnicamente quanto cambia il quartetto?

Molto perché diventa un terzo o quarto ruolo che effettivamente incide parecchio, ci permette anche di girare un po’ le carte e di muovere anche in posizioni diverse le altre ragazze. Non avremo Elisa Balsamo al mondiale, con lei l’avevamo concordato e non significa che non ci tiene. Anzi di recente ha partecipato anche a una gara internazionale ad Aigle proprio per avere i punti che le serviranno per la Coppa del mondo e quindi ci sarà molto probabilmente Venturelli al suo posto. Cercherò di inserirla senza dover cambiare molto le dinamiche per adesso.

Martina Fidanza è una delle ragazze più attese, anche per le prove di endurance
Martina Fidanza è una delle ragazze più attese, anche per le prove di endurance
Per quanto riguarda la Madison riconfermerai la coppia olimpionica?

L’idea è quella, perché sono ragazze che stanno crescendo e ci credono e quindi hanno voglia di continuare a cimentarsi. L’intenzione con Marco Villa è proprio quella di riconfermare quella coppia lì.

Che mondiale ti aspetti anche dal punto di vista della trasferta, della tipologia del velodromo?

La pista io non la conosco, quindi per me sarà un po’ una scoperta. Le ragazze ormai sono abituate a cambiare fusi e spostarsi per il mondo, quindi penso che non sia un grosso problema arrivare ed adattarsi. Vedremo poi la situazione che troveremo, ma siamo tutti quanti abbastanza abituati a questo. Partiamo con le idee chiare, andiamo lì sereni e concentrarci su quello che dobbiamo fare senza troppe distrazioni, perché siamo una squadra che deve diventare solida anche nell’approccio a gare importanti.

La Guazzini non ha convinto agli europei, ma negli allenamenti è parsa in bella ripresa
La Guazzini non ha convinto agli europei, ma negli allenamenti è parsa in bella ripresa
Parlavi della Venturelli, ma chi altro stai considerando anche per entrare nel gruppo e che possa essere utile già in questo quadriennio?

Il gruppo delle ragazze che c’erano a Parigi è giovane e su quello lavoreremo con l’aggiunta di Venturelli che comunque ha lavorato con le ragazze anche in quel periodo. Quest’anno abbiamo fatto uno sforzo per allargare la rosa delle atlete a partire dalle under 23, ma non solo, che possono darci supporto nel progetto e anche, perché no, ricambio a questo. Abbiamo anche ragazze che vogliono rientrare, come Vitillo, Barbieri che sono elite e comunque a disposizione. Altre ragazze mi stanno contattando per tornare a lavorare anche su pista e questo mi fa piacere. Quindi diciamo che il gruppo è solido e formato, ma intorno ci sono atlete che hanno voglia di farne parte e che possono anche mettere in crisi le nostre scelte. E da selezionatore è la condizione migliore che si possa avere…

Campionati europei 2025, cronometro, Federica Venturelli

Ancora Remco. Ganna 2°. Ma il tricolore splende con Venturelli

01.10.2025
6 min
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Altro che stanchezza, altro che viaggio lungo: 72 ore dopo la folle prova iridata, Remco Evenepoel va a prendersi anche il titolo europeo a cronometro. E lo fa indossando la fresca maglia iridata e conquistando una maglia che a questo punto non vedremo mai. Ma tant’è.
La bella (o brutta) notizia è che Remco ha battuto di nuovo Filippo Ganna. Bella perché alla fine Pippo è sempre lì, brutta… perché gli è arrivato davanti.

Ma certo la notizia di giornata, per noi italiani, è senza dubbio l’oro di Federica Venturelli tra le under 23. Una vittoria netta, schiacciante, con (quasi) lo stesso distacco che Remco ha inflitto a Ganna. Si apre così con una abbuffata di crono la cinque giorni di campionati europei in Francia, nella zona della Drôme-Ardèche.

Evenepoel formidabile: 72 ore dopo la corsa in linea in Africa eccolo mangiarsi i 24 km della crono europea
Evenepoel formidabile: 72 ore dopo la corsa in linea in Africa eccolo mangiarsi i 24 km della crono europea

Venturelli d’oro

La prima news che giunge dal dietro le quinte, nel vero senso della parola, è mentre Federica è al controllo antidoping. Al suo fianco c’è una donna che di maglia azzurra e grandi successi ne sa qualcosa: Marta Bastianelli.
«Appena è arrivata – ci dice Marta – ha detto finalmente, come se si fosse liberata. Era davvero contenta, felice. Federica è una ragazza fortissima che a volte ha solo bisogno di credere un po’ più in sé stessa e oggi ci è riuscita alla grande».

Una vera macchina schiacciasassi è stata Venturelli. Dopo il bronzo iridato eccola prendersi l’oro continentale. Il tracciato europeo era circa 2.000 metri più lungo rispetto a quello africano, ma con oltre 100 metri di dislivello in meno, o meglio il 30 per cento. Ed ecco che Federica ha potuto dare sfogo alla sua potenza e, se vogliamo, anche alle sue doti di pistard.

L’azzurra, che è atleta della UAE Development Team e che dal 2026 passerà al team WorldTour, è partita con un setup a dir poco aggressivo: doppia corona 58-44 all’anteriore con l’11-34 al posteriore.

Dopo il bronzo iridato Venturelli si prende l’oro continentale. La sua crescita è costante e potente
Dopo il bronzo iridato Venturelli si prende l’oro continentale. La sua crescita è costante e potente

In bici con Federica

E partendo proprio da quei rapporti, ecco le parole di Venturelli. «Quale rapporto mulinavo di più? Non so, so solo che volevo mantenere le 95-100 rpm, cioè quelle che mi danno una buona sensazione di gamba piena. Ma in qualche tratto in discesa ho spinto il massimo rapporto».

Federica è ai massaggi mentre racconta. La voce è quella di chi è felice, ma anche consapevole: insomma dei veri campioni che non si lasciano andare alla gioia sfrenata.
«In questa crono più che crederci – racconta la fresca campionessa europea – ci speravo. La forma era buona e il percorso era adatto alle mie caratteristiche, in quanto più filante».

Ma un altro “oro” Federica ce lo regala mentre racconta la sua crono: un vero compendio di tecnica, musica per gli appassionati.
«Oggi c’era molto vento – spiega Venturelli – così abbiamo deciso di gestirci nella prima metà della crono per poi dare il massimo nella seconda, perché col vento potevano esserci maggiori differenze. Guardavo i watt ma non tanto per i numeri in sé, quanto per vedere se quei valori corrispondessero alle mie sensazioni, pensando sempre a poter aumentare nel finale. In pratica partire al 90 per cento del mio potenziale nella prima parte e poi dare tutto. Per me le sensazioni restano centrali».

Ganna secondo sull’arrivo di Étoile sur Rhône. Il piemontese ha dato tutto
Ganna secondo sull’arrivo di Étoile sur Rhône. Il piemontese ha dato tutto

Ganna vs Remco

Mentre si scrutano i vari ordini di arrivo e non si può certo gioire per il 12° posto di Vittoria Guazzini e il 14° di Lorenzo Milesi, ecco che si passa a parlare di Pippo Ganna. Intanto va avanti l’immensa gioia di e per Venturelli.

«Appena sono arrivata – riprende Federica – ero troppo stanca per pensare alla vittoria. Ci ho messo un po’ a realizzare. E poi ero anche un po’ tesa per le ultime due ragazze che dovevano arrivare. Insomma ero un mix tra stanchezza e agitazione!».

Agitazione che di certo non aveva Evenepoel. Ormai Remco è ufficialmente la bestia nera di Filippo Ganna. Che le crono siano filanti o mosse, financo dure, il belga lo precede. E’ dalla crono alla Vuelta 2023 che Ganna non batte Remco a cronometro. E il più delle volte il belga è arrivato primo e Pippo secondo. La cosa preoccupante è il trend del distacco. Sin qui si parlava di 6”-14”, stavolta siamo arrivati a 43”. Come mai?

E’ Remco che è volato o Pippo che non era al suo top? Forse, ma in tal senso siamo nel pieno campo delle ipotesi, una via di mezzo. Di certo il belga è in una condizione stratosferica, Ganna sta bene ma non sappiamo se era sui suoi valori migliori di sempre.

Questione di vento?

Il vento ci ha messo lo zampino. Vedevamo come tutti quelli più alti, quindi Ganna, ma anche Stefan Küng, Vacek e Josh Tarling, sbandassero non poco. Mentre Evenepoel era molto più stabile. Essendo più basso era meno esposto alle folate laterali.
«Ho fatto la mia gara – ha detto Ganna dopo la cronometro – e sono contento della prestazione. Non pensavo che Remco riuscisse a recuperare le fatiche del mondiale in così poco tempo. E’ stato bravo, ha fatto un tempone, non ho nulla da rimproverarmi. Il vento? C’era per tutti, ma sicuramente il sottoscritto ha un fisico più imponente degli altri ragazzi saliti sul podio». Insomma la nostra teoria non era poi così sbagliata.

A Ganna dunque non si può rimproverare nulla. Lui stesso ha rifilato 25” al terzo, vale a dire oltre 1” al chilometro. E anche la tattica di partire forte per mettere pressione a Remco, tattica studiata con il cittì Marco Villa, non era poi così sbagliata. Semplicemente Remco è stato più forte.

Campionati del mondo 2025, Kigali, Federica Venturelli, Monica Trinca COlonel sfinite dopo il team mixed relay

Azzurri, il podio sfugge, ma Venturelli se ne va con il sorriso

25.09.2025
5 min
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KIGALI (Rwanda) – Il mondiale di Federica Venturelli è finito ieri sera con il quarto posto nel mixed relay vinto nuovamente dall’Australia con 5” sulla Francia e 10” sulla Svizzera. Gli azzurri si sono piazzati subito dietro, ma con un passivo ben più pesante di 1’24”. Dalla parte della lombarda resta il podio nella cronometro under 23 centrato lunedì a 2’11” dalla vincitrice Zoe Backstedt e 21″ dall’argento. Considerato che il percorso era tutto fuorché adatto a lei, quel bronzo vale anche qualcosa di più. Ma siccome con Federica ci piace scherzare e ci piace la sua dedizione allo studio, le tendiamo un tranello banale. Che forse lo è un po’ meno dato lo sforzo appena sostenuto: «Da quali elementi si ottiene il bronzo?».

Guarda e strabuzza gli occhi, perché non se l’aspettava. Ride e intanto pensa. «Il rame – risponde – e lo stagno?». Non è sicura, ma la risposta è esatta. «Davvero? Allora questo lo scrivi». Ecco qua, tutto scritto: promessa mantenuta.

Campionati del mondo 2025, Kigali, Federica Venturelli
Il bronzo nella crono delle U23 è un premio che vale, vista la difficoltà del percorso
Campionati del mondo 2025, Kigali, Federica Venturelli
Il bronzo nella crono delle U23 è un premio che vale, vista la difficoltà del percorso
Possiamo dire che questo non era il percorso per te?

Assolutamente, non era proprio il mio percorso ideale. Tanto dislivello. La prima salita è un po’ più pedalabile, però comunque abbastanza lunga e impegnativa: 2,5 chilometri che si sono fatti sentire. Ma soprattutto lo strappo finale era devastante. Il pavé sembrava non finire mai. Però alla fine, quando si arriva a quel punto, si cerca di dare tutto fino alla fine. Non si guarda neanche più quanti metri mancano e si pensa solo ad andare più forte possibile per finire prima la sofferenza (ride come per esorcizzare il mal di gambe, ndr).

Provando a fare un confronto, senti di essere andata meglio nella crono individuale o nel mixed relay?

E’ difficile comparare una crono individuale con il mixed relay, però in realtà penso di essere andata più forte oggi. Probabilmente perché ho avuto un paio di giorni in più per abituarmi alle condizioni del clima e un po’ all’altura. E anche per vedere meglio il percorso e imparare a gestirlo meglio. Però sono soddisfatta comunque di tutte e due le prove.

Diamo un peso a quel bronzo?

E’ sicuramente un bronzo importante, perché arriva dopo una stagione molto complicata. E poi, come dicevamo, su un percorso che non era per me. Sicuramente sapevamo tutti che Zoe Backstedt sarebbe stata su un altro pianeta, però dal secondo posto in poi eravamo tutti lì a giocarci il podio per poche decine di secondi. E’ stato difficile salire su quel podio. Ho dovuto soffrire fino alla fine, però ne è valsa la pena.

Che il percorso fosse così duro l’hai scoperto qua o un sentore ce l’avevi già da casa?

Sapevo che sarebbe stato mosso, perché ho avuto occasione di vedere planimetria e altimetria. Però sicuramente non immaginavo che gli ultimi due o tre chilometri fossero così duri. Alla fine si possono vedere le pendenze delle strade, ma il tratto finale in pavé, che sembrava spianare dopo lo strappo, era quasi più duro dello strappo in sé. Era infinito e si faceva fatica a rilanciare la velocità, quindi forse quello è il pezzo che non mi aspettavo così duro. E l’ho scoperto solo una volta che abbiamo visionato il percorso.

Cambiamo discorso. Marta Cavalli, la tua illustre compaesana, ha smesso dopo i tanti infortuni. Anche tu non ti sei fatta mancare qualche contrattempo. Quanto è duro tornare ogni volta?

Sinceramente fino all’anno scorso mi è andata abbastanza bene. Invece dalla seconda parte della stagione è stato difficile. Un infortunio dopo l’altro, un problema fisico dopo l’altro. All’inizio mi sono detta: «Beh, sono cose che capitano a tutte, ero solo stata fortunata a non averne fino ad adesso». Però quando sono capitati il secondo e il terzo infortunio di fila, è iniziato a essere sicuramente più pesante.

Si può essere colpiti da sconforto quando va così?

Ho avuto un momento duro, quest’anno verso maggio. Venivo da quattro mesi a non correre e poi una volta rientrata alle gare, mentalmente è stato ancora più difficile. Non avevo la forma che mi aspettavo e sentivo di non riuscire a esprimermi come l’anno precedente prima della serie di infortuni. Però grazie al supporto di tante persone, sono riuscita a non mollare e riprendermi. E ora sono qui e forse significa che alla fine sono riuscita a superare tutte le difficoltà e spero di riuscire a farlo sempre.

Venturelli, Trinca Colonel, Paladin: le tre azzurre che hanno chiuso il mixed relay con il 4° posto
Venturelli, Trinca Colonel, Paladin: le tre azzurre che hanno chiuso il mixed relay con il 4° posto
C’è mai stata la sensazione di essere rientrata e che gli altri nel frattempo fossero cresciuti in modo inatteso?

Sì, l’ho sperimentato quest’anno per la prima volta. Forse perché fino alle categorie giovanili, anche se si stava fermi un mese, due mesi, era più facile rientrare perché il livello non era tanto più alto. Invece rientrare subito full gas nelle gare professionistiche, è sicuramente diverso e più difficile. Però penso che siano tantissimi gli atleti che hanno dimostrato che questo si può fare e che si può sempre ritornare al livello più alto anche dopo tanto tempo di stop.

Hai portato i libri per preparare qualche esame?

No, in realtà. Mi sono preso una piccola pausa, perché ho sostenuto chimica organica la settimana prima di venire qui. Probabilmente sull’aereo per ritornare a casa ricomincerò a studiare per il prossimo che sarà a dicembre.

Facciamo un test allora: il bronzo da quale lega deriva?

Ma questo ve l’abbiamo già raccontato, volevamo vedere se foste attenti. La lasciamo raggiungere il resto del sestetto azzurro e poi insieme torneranno in hotel. La serata di Kigali si è ripopolata di moto e traffico. A parte l’allegria del caos, la città appare ordinata. Le auto si fermano sulle strisce per far attraversare i pedoni. E’ pieno di biciclette dalle forme e dai carichi più insoliti. E’ l’Africa, viene voglia di restare e scoprirla. Da domani (oggi) si corre su strada. Tocca subito a Eleonora Ciabocco, unica azzurra nel gruppo delle U23. Il mondiale del Rwanda entra nel vivo.

Anadia ci ridona la Venturelli. Che dice basta alla sfortuna

24.07.2025
5 min
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La rassegna europea su pista di Anadia è servita anche per ripresentare ai vertici Federica Venturelli. Della quale si erano un po’ perse le tracce. Considerata – e non solo nel ciclismo – uno dei principali prospetti italiani per il futuro, con un occhio già puntato su Los Angeles 2028, la cremonese, sin da quando è passata di categoria dopo una carriera da junior dove diventava oro tutto quel che toccava, ha attraversato una clamorosa serie di disavventure che di fatto hanno reso quest’anno e mezzo quasi un calvario.

Quest’anno la lombarda del devo team della UAE ha collezionato appena 10 giorni di gara su strada, iniziando praticamente a fine maggio. Pian piano la condizione sta tornando, per un’atleta che, anche in previsione dell’evento portoghese, nell’ultimo mese ha lavorato prevalentemente su pista. Il titolo continentale nell’inseguimento individuale, ma anzi possiamo dire tutta la trasferta lusitana è un po’ lo specchio di quel concentrato di sfortuna che la lombarda si porta appresso.

La vittoria nell’inseguimento U23 ha ridato fiducia alla cremonese Venturelli
La vittoria nell’inseguimento U23 ha ridato fiducia alla cremonese Venturelli

«La cosa che mi sento dire di più? “Perché non fai un salto a Lourdes?” Il bello è che l’ho anche fatto, a giugno al Tour du Pyrenées arrivavamo proprio in prossimità del Santuario, ma a quanto pare non ha funzionato poi molto…».

Anche ad Anadia hai pagato dazio?

Sì, perché non ho neanche fatto a tempo a vincere la medaglia d’oro nell’inseguimento che mi sono ammalata e così ho dovuto rinunciare all’omnium e a qualsiasi altra gara. Speravo che la medaglia d’oro avesse messo la parola fine su questa lunga parentesi, ma magari qualche rimasuglio c’è ancora…

L’azzurra fra Villa e Bragato. Un malanno respiratorio l’ha costretta a chiudere anzitempo la sua rassegna europea (foto FCI)
L’azzurra fra Villa e Bragato. Un malanno respiratorio l’ha costretta a chiudere anzitempo la sua rassegna europea (foto FCI)
Partiamo allora da quanto di buono è arrivato…

Io ho iniziato a lavorare seriamente per gli europei a metà giugno, dopo la trasferta francese, ma partivo proprio dalle basi. A Montichiari mi sono resa progressivamente conto che andavo sempre meglio, che la condizione stava arrivando tanto è vero che nelle ultime due settimane giravo su tempi molto migliori degli inizi ma anche di tanti periodi del passato. Ma le incognite rimanevano, anche perché era la mia prima gara sui 4 chilometri.

Partendo per Anadia avevi timori?

La gara è sempre qualcosa di diverso, poi la prova a squadre non era andata bene. Per questo posso dire che il responso finale, al di là dell’oro, mi ha dato molta fiducia. In qualifica sono partita come mio solito troppo forte, poi Villa mi ha richiamato alla calma e sono rientrata in tabella, finendo con il tempo che avevamo previsto con oltre 6” di vantaggio sulla seconda.

I frutti di una caduta a inizio stagione in Spagna. Infortuni vari l’hanno frenata per ben due anni
I frutti di una caduta a inizio stagione in Spagna. Infortuni vari l’hanno frenata per ben due anni
E in finale?

La finale è qualcosa di diverso, il tempo ha un’importanza relativa perché corri contro l’avversario. Infatti a un certo punto ho iniziato a vedere la britannica Lister davanti a me, Villa mi ha incitato ad andarla a prendere, cosa che ho fatto a due giri dalla fine. Era la mia prima prova sui 4 chilometri, le proiezioni dicono che viaggiavo almeno 3” meglio della qualifica.

Accennavi all’inseguimento a squadre…

Sinceramente è stata una brutta pagina, ma non per il risultato. Il giorno della qualifica avevamo Anita Baima che era caduta nell’eliminazione ed era tutta dolorante ma non poteva essere sostituita. Nonostante ciò abbiamo chiuso terze, quindi ancora in lotta per una medaglia. Il giorno dopo c’era la sfida contro la Germania, ma ci è arrivata la notizia di Samuele (Privitera, ndr). Vittoria Grassi, la sua fidanzata, non era davvero in grado di correre ma anche noi non avevamo la testa sulla gara anche se ci sarebbe piaciuto onorare la sua memoria con una grande prestazione. In gara due di noi sono cadute, non siamo neanche state classificate.

Ai recenti tricolori il primo segnale di ripresa, con il 3° posto nella crono con titolo di categoria annesso
Ai recenti tricolori il primo segnale di ripresa, con il 3° posto nella crono con titolo di categoria annesso
E ora? Di pista non se ne parlerà più fino a ottobre, finalmente puoi concentrati sulla strada…

Di strada ne ho vista poca finora, a questo punto però sono fiduciosa. Proprio perché la pista è un’ottima palestra per ritrovare la forma e abituarsi ai cambi di ritmo. Non è stato certo tempo perso, anche nel team sono contenti di quel che ho fatto, ora ho ancora tre settimane di lavoro perché in contemporanea con il Tour non ci sono gare. Poi inizierà una bella serie d’impegni, un bel blocco con il quale spero di recuperare il tempo perso, sia come numero di prove che come risultati.

Fai un pensierino anche alla maglia azzurra?

Sinceramente no, ma non solo per il fatto che europei e mondiali hanno percorsi duri. In questo momento non mi pongo obiettivi, guardo semplicemente alle opportunità concessemi, dove corro voglio far bene, in qualsiasi situazione sia perché ho troppa fame di competizioni.

Il team è sempre stato vicino alla lombarda. Ora la Venturelli è attesa da un lungo ciclo di gare
Il team è sempre stato vicino alla lombarda. Ora la Venturelli è attesa da un lungo ciclo di gare
Se ti guardi indietro, cosa ti resta di queste due stagioni?

Basta guardare il totale die giorni di gara, 34 in due anni. Nulla. Un po’ dispiace, volevo sfruttare l’occasione data dal devo team, ma posso dire che ho ugualmente imparato tanto, che non sono più la Federica di due anni fa. Non potevo farci niente, di fronte a quel carico di malasorte, ora posso solo guardare al futuro.

Guazzini vola e si conferma regina della crono

26.06.2025
5 min
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Dieci secondi di ritardo all’intermedio, sei secondi di vantaggio sulla linea del traguardo. A San Vito al Tagliamento Vittoria Guazzini si riconferma campionessa italiana a cronometro battendo (nuovamente) Elisa Longo Borghini grazie ad una seconda parte di prova decisamente di alto livello, mentre terza chiude Federica Venturelli, che vince il tricolore U23.

Se l’anno scorso la penalizzazione inflitta a Longo Borghini aveva assegnato il titolo a tavolino, stavolta la toscana delle Fiamme Oro (e della FDJ-Suez) lo ha conquistato sul campo, dando una bella iniezione di fiducia al proprio morale in vista dei prossimi impegni.

Vittoria Guazzini si riconferma campionessa italiana a crono battendo Longo Borghini e Venturelli
Vittoria Guazzini si riconferma campionessa italiana a crono battendo Longo Borghini e Venturelli

Ammiraglia azzurra

La rivincita Guazzini-Longo Borghini si rinnova sulle strade friulane, con gli occhi interessati dei tecnici azzurri. A seguire la loro sfida in ammiraglia ci sono Marco Velo (cittì delle nazionali femminili), Marco Villa (cittì degli uomini e delle crono) e Diego Bragato (responsabile del Team Performance della Federazione). Per entrambe prendono riferimenti cronometrici godendosi il finale thrilling, oltre che le loro prestazioni.

«Da Vittoria – dice Velo – ci si può aspettare di tutto e sappiamo quanto vada forte a crono su percorsi adatti a lei. Ha recuperato 16” dopo l’intermedio sfruttando una grande condizione, perché Elisa non è calata nel finale, come ci ha confermato anche suo marito Jacopo Mosca che la seguiva. L’anno scorso c’era stata una differenza di un secondo tra le due prima che intervenisse la giura. I tempi parlano chiaro anche se comunque assieme a Marco e Diego dovremo analizzarli con calma. Ho parlato con entrambe e sicuramente la cosa che ho apprezzato di più è averle viste col sorriso. Vittoria chiaramente per la… vittoria, se mi concedete questo gioco di parole. Elisa invece per la sua prestazione dopo essere scesa dall’altura.

«Prima di guardare il risultato – analizza Villa – ho fatto i complimenti ad Elisa perché ha disputato una grande crono su un percorso che non le si addice, onorando come sempre il campionato italiano. Vittoria sta curando la cronometro in modo maniacale su posizione e materiali. Per lei battere una campionessa come Longo Borghini è un valore aggiunto e questo è il più bel riscontro che potesse dare. Conosco bene Guazzini campionessa olimpica in pista e persona. Dovrebbe avere più convinzione nei suoi mezzi e otterrebbe ancora di più. In ogni caso è stato molto bello avere una sfida tra loro due a questo livello».

L’abbraccio di Martina Fidanza. Per Guazzini la serenità dell’ambiente delle Fiamme Oro ha prodotto un grande risultato
L’abbraccio di Martina Fidanza. Per Guazzini la serenità dell’ambiente delle Fiamme Oro ha prodotto un grande risultato

Il sigillo di “Arturita” Guazzini

Rintracciamo Guazzini al telefono nel lungo protocollo post gara. Il tono della sua voce è raggiante e non potrebbe essere altrimenti. Già solo vedere le foto di questo tricolore rispetto a quello del 2024 si capisce che c’è un sapore diverso. E’ una riconferma che vale molto.

«Lo si può dire serenamente – dice Vittoria – che questo è un titolo che mi rende più felice. Non che non la fossi l’anno scorso, ma fu una situazione bizzarra. Stavolta sono molto contenta della mia prova e me la sto godendo nel modo giusto, sicuramente diverso rispetto ad un anno fa. Farò il Giro Women e alla crono di apertura di Bergamo spero di arrivarci con lo stesso spirito di oggi.

La incalziamo con un po’ di spunti vari ispirati dalla sua verve. Villa le ripete sempre che se partisse più convinta, guadagnerebbe 30” in ogni crono. E poi il nickname “Arturita” con cui ormai è diventata famosa.

«Forse ha ragione Marco – risponde Vittoria, pronta a rilanciare – dovrei credere un po’ di più su me stessa, ma ci stiamo lavorando step by step. Il soprannome invece è diventato quasi il mio motto, tanto da tatuarmelo. Quando sono con amici o compagne chiamo tutti “Arturo” o “Artura” e ora mi chiamano così.

«Battute a parte – conclude Guazzini – credo che alla base di questo tricolore ci sia la serenità. L’ambiente in cui siamo stati in questi giorni Martina Fidanza ed io ha fatto la differenza. Ci siamo divertite, facendo le ricognizioni come volevamo noi con i nostri tempi e i nostri riferimenti. Per la serie, zero stress e massimo risultato. Questa vittoria la dedico alle Fiamme Oro, che ci hanno supportato, alla mia squadra FDJ-Suez (che dovrebbe modificare il nome nei prossimi giorni, come ci anticipa Guazzini, ndr), al massaggiatore Bertini, oltre che famiglia e amici».

Sorride Longo Borghini per il secondo posto. La sua bella prova in un percorso non adatto a lei è sinonimo di buona condizione
Sorride Longo Borghini per il secondo posto. La sua bella prova in un percorso non adatto a lei è sinonimo di buona condizione

In casa UAE

L’umore tra le atlete della UAE non è troppo diverso. Malgrado abbiano chiuso al secondo e terzo posto e contestualizzando tutto, Longo Borghini e Venturelli hanno di che essere soddisfatte.

«Penso di aver fatto una cronometro in linea con quello che doveva essere il mio ritmo – spiega Longo Borghini – Senza dubbio non era il mio terreno favorevole, ma ho disputato una buona prova. Ha vinto un’atleta che era più portata per questo percorso e arrivare così vicina a Guazzini mi dà la certezza di essere in una buona condizione di forma. Ora punto al tricolore in linea, che anche quello non ha un percorso molto adatto alle mie caratteristiche, però lotterò cercando di fare il meglio possibile assieme alla squadra».

Venturelli col terzo posto assoluto si conferma tricolore crono U23 davanti a Pellegrini e Cipressi (sul podio a parti invertite nel 2024)
Venturelli col terzo posto assoluto si conferma tricolore crono U23 davanti a Pellegrini e Cipressi (sul podio a parti invertite nel 2024)

Sia Velo che Villa invece hanno speso più di una parola anche per Venturelli, terza assoluta e nuovamente campionessa italiana U23. Entrambi hanno sottolineato che finora Federica non ha mai fatto una stagione con continuità a causa di infortuni, ma sanno che è il futuro del ciclismo italiano. Ci vuole solo tempo per continuare a farla crescere bene.

«Arrivavo a questo appuntamento – racconta in chiusura Venturelli, al sesto tricolore a crono consecutivo dopo quello della scorsa stagione e quelli conquistati da juniores e allieva – a cui tenevo tanto con una condizione incerta costruita all’ultimo minuto, a causa di problemi fisici nella prima parte di stagione. E’ stata comunque una bella sorpresa salire sul podio elite perché a livello personale sono molto soddisfatta della mia prestazione».