Fra le novità di maggior rilievo nei nuovi incarichi della nazionale, accanto a Salvoldi che torna nel giro olimpico con la pista degli uomini, c’è la promozione di Diego Bragato alla guida del settore femminile. Il trevigiano, che da qualche anno è il responsabile del Team Performance della Federazione, sale un gradino importante della sua progressione personale. Riceve in eredità il gruppo protagonista di europei, mondiali e Olimpiadi e dovrà portarlo fino a Los Angeles 2028.
«Era già da un po’ che parlavo con Amadio – racconta all’indomani di una giornata di test a Montichiari – e un giorno mi chiese, qualora la struttura tecnica fosse stata confermata, se me la sentissi di fare un salto in avanti. Gli ho sempre risposto di sì, ma chiedevo anche chi si sarebbe fatto carico di quello che stavo già facendo. C’è tutto il gruppo performance da gestire e io ci tenevo che il lavoro proseguisse bene».


E lui?
Mi ha detto che avrei potuto continuare a farlo. Mi ha permesso di rinforzare la parte performance, quindi posso delegare ancora di più. I ragazzi sono cresciuti e quindi potremo affrontarlo. Io terrò il ruolo di coordinamento, perché ho l’esperienza trasversale che gli altri ancora devono crearsi. Sono molto bravi nei vari settori, ma l’esperienza trasversale e il rapporto con i commissari tecnici l’ho costruito io negli anni.
Cosa cambia invece per te in quanto commissario tecnico?
La responsabilità, perché è un gruppo da cui ci si aspetta tanto. Nelle dinamiche cambia poco, perché con loro c’erano già rapporti consolidati. Daremo continuità a quello che già c’era. Sono certo che per la gestione del budget, l’organizzazione delle trasferte e le scelte tecniche continuerò a confrontarmi con Marco (Villa, ndr). Sono cose che prima gestiva lui, adesso devo pensarci anch’io e quindi sono dinamiche su cui mi devo inserire.
La pista delle donne è passata dalla gestione rigida di Salvoldi a quella più libera, ma non meno ferma di Villa. Quale sarà la mano di Bragato?
Come stile, io sono più vicino a Marco, perché ho collaborato con lui per più di dieci anni e condivido la sua filosofia e io suoi metodi. Conosco bene anche il lavoro di Dino, perché ho lavorato al suo fianco. Probabilmente sono a metà strada tra l’uno e l’altro. Quindi parecchio dialogo e disciplina, ma nessuna imposizione.
Anche perché si tratta di un gruppo che già funziona…
Esatto. Mi piace puntare sul dialogo, sulla crescita della persona anche sul piano professionale. Quindi mi aspetto che le ragazze, quelle che ci sono già e quelle che cresceranno, si prendano la responsabilità del loro percorso. Io vigilerò, ma non sarò di sicuro il capo che le comanda.


Abbiamo un gruppo forte e ancora giovane. Pensi che i prossimi quattro anni saranno nel segno del gruppo che c’è già o si dovrà ragionare di ricambio?
No, il gruppo è quello di Parigi. Sarà un quadriennio di consapevolezza e di realizzazione di quello che si meritano, perché valgono molto. A Parigi abbiamo preso l’oro nella madison e siamo andati vicini alla medaglia del quartetto e la meritavano. Secondo me in questo quadriennio è giusto che possano fare il salto di qualità, perché sono certo che a Los Angeles andremo da protagonisti. Inseriremo eventualmente qualche junior fortissima, però parto da questo gruppo.
Insomma non è un caso che siano venute tutte agli europei?
Non so quali siano le parole giuste per dirlo. Una delle cose belle che Villa mi lascia in eredità, pur restando per fortuna al mio fianco, è la creazione del gruppo. Quello che è riuscito a fare con gli uomini, si sta verificando con le donne. Un gruppo che crede nel progetto e se ne prende la responsabilità. Soprattutto le ragazze che hanno vinto la medaglia, parlo di Consonni e Guazzini, hanno fatto un salto di qualità mentale e di responsabilità che ha motivato tutte le altre. Sono state loro le prime a spingere perché si andasse agli europei a prenderci qualche rivincita.
Sono cose di cui avete parlato?
Abbiamo condiviso questo ragionamento con loro, ne abbiamo parlato anche agli europei. Partiamo da questo entusiasmo, dal credere nel progetto perché è ciò che ci terrà sul pezzo per quattro anni. Sono loro le prime a voler arrivare competitive a Los Angeles e noi alimenteremo questo fuoco.
Del gruppo fa parte anche Federica Venturelli?
Federica è giovane, ma la consideriamo già dentro il gruppo. Ne faceva parte anche prima di Parigi. C’era per il Mondiale, ha lavorato con le altre. All’europeo sarebbe dovuta venire, ma si è fatta male. E’ parte del gruppo al 100 per cento.


Villa passava giornate intere in velodromo, tu abiti lontano da Montichiari. Come imposterai il lavoro?
In questi giorni stiamo parlando del budget per impostare poi l’attività. Già prima ero molto a Montichiari, almeno due o tre giorni a settimana. Continuerò ad esserci, ma programmerò di più gli interventi. Non abito lì, devo spostarmi, per cui avrò un programma ben strutturato. Marco mi darà una mano, i collaboratori come Masotti sono sul pezzo. La mia intenzione è quella di inserire anche le professionalità del gruppo performance, per portare ancora di più il lato scientifico. Avremo una squadra per coprire molto bene l’attività e programmare gli appuntamenti.
Ci sarà da recuperare l’entusiasmo di Elisa Balsamo per la pista, dopo l’uscita malinconica dalle Olimpiadi?
Con le ragazze ho sempre avuto un buon dialogo e ci tengo che rimanga. Elisa fa parte del gruppo e sa di esserlo. Era programmato e dichiarato che agli europei non sarebbe venuta. Ha una primavera importante che l’aspetta., è giusto che si concentri su questo.
Fra le novità, oltre al budget e i programmi, ci sono i rapporti da tenere con le squadre. Hai già pensato a come fare?
Sia a livello elite che juniores vorrei una connessione stretta con i manager. Con i preparatori l’avevo già, perché ogni volta che Villa andava in giro a parlare di programmi, io andavo con lui ed entravo nel tecnico con i miei colleghi. Per le squadre giovanili siamo in fase di costruzione. Abbiamo cominciato facendo i test nei giorni scorsi, ma vorrei che la nazionale diventasse un riferimento per le squadre. Io sono convinto che la Federazione e il gruppo performance diventeranno un valore aggiunto per le società italiane e anche per le squadre di livello WorldTour che faranno riferimento a noi.
Parliamo di te adesso: quanto è bello essere arrivato a questo incarico, come coronamento di un percorso?
Sicuramente è molto bello. Negli anni avevo quasi messo da parte l’idea, perché il discorso performance mi piace e mi vedevo più in quella direzione. Quando però è tornata fuori questa possibilità, ho accettato subito. Sono contento e mi motiva. Devo riprendere in mano tutta una parte di formazione su me stesso, cose nuove che devo fare e su cui devo crescere. Devo imparare a gestire un nuovo ruolo.


E’ prevista la tua presenza a qualche gara anche su strada come osservatore?
Mi è stato chiesto e comunque è nel mio stile quello di cercare di fare da collante. Un po’ per il mio ruolo nel gruppo performance e un po’ perché intendo far gruppo con gli altri tecnici. Sono già in contatto con Velo, l’ho invitato a seguire i test a Montichiari. Ci siamo già detti che andremo a vedere delle gare assieme, anche qualcosa di gare giovanili. L’obiettivo è trasmettere il messaggio reale che strada, crono e pista si muovono assieme e le società hanno un riferimento nella Federazione.
L’ultima e poi ti lasciamo in pace. Da amico, sei contento che Elia Viviani abbia trovato posto alla Lotto e non sia stato inserito nei quadri federali?
Elia lo vedo a pieno nei quadri federali, sarebbe una persona importante e azzeccata nelle dinamiche. Ma essendo soprattutto suo amico, sapevo quanto ci tenesse a continuare, quindi sono stato contentissimo per lui. Gli darò supporto per la preparazione, perché l’ho seguito in tutti questi anni e mi ha chiesto di dare continuità al lavoro. Sono contento di essere ancora al suo fianco, perché un campione come lui merita di scrivere la sua carriera.
Ha ancora qualcosa da dare?
Ne sono certo. Deve avere la mentalità che ha avuto a Parigi, cioè quella che Marco Villa ha definito di un 18enne che non aveva paura di lavorare sodo. Con questo approccio che gli appartiene, c’è ancora da dare. E soprattutto è in una squadra che ha capito cosa può fare e quindi secondo me si divertirà e darà un bel senso a questa stagione.