EDITORIALE / Quando era Cassani la causa di tutti i mali

30.08.2022
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Circa un anno fa, l’8 agosto del 2021, si chiuse in modo goffo e inelegante la pagina di Cassani nella Federazione (in apertura Davide con il presidente Dagnoni). L’aggettivo goffo non è per caso, tantomeno quello inelegante. Per far sapere al mondo del ciclismo che Davide avesse ormai le ore contate, si scelse la Gazzetta dello Sport, facendo capire fra le righe che né agli europei di Trento e tantomeno ai mondiali di Leuven sull’ammiraglia azzurra sarebbe salito il romagnolo. Peraltro rispedito a casa prima del tempo dalle Olimpiadi di Tokyo con motivazioni tutt’altro che convincenti.

Per fortuna si mise di mezzo il Coni. Cassani guidò Colbrelli alla vittoria degli europei e rimase alla guida degli azzurri anche per i mondiali. Anche allora stigmatizzammo lo stile, tacciati di parlare sempre delle stesse cose, ma trovammo per contro che fosse comprensibile il desiderio di cambiare i nomi per dare un segno di discontinuità. Chi vince fa le sue scelte e poi semmai se ne prenderà la responsabilità.

Nonostante il clima teso, a Trento 2021 l’Italia fece incetta di vittorie: qui Colbrelli fra i pro’
Nonostante il clima teso, a Trento 2021 l’Italia fece incetta di vittorie: qui Colbrelli fra i pro’

Neanche un euro

Al cittì romagnolo venivano mosse diverse contestazioni. L’eccessiva esposizione. E soprattutto il fatto di avere le mani in pasta fra sponsor e organizzazioni. Non si muoveva nulla, dicevano, senza il suo avallo: sembrava quasi che ne avessero soggezione. Ma consapevoli dei suoi mezzi, gli proposero un incarico ancora indecifrato, che permettesse tuttavia di mantenerne gli agganci.

«Non ho mai fatto l’organizzatore – ci disse Davide alla vigilia della sfida di Leuven – con il Giro d’Italia Under 23 ho trovato due amici molto bravi (Marco Selleri e Marco Pavarini, ndr) che hanno fatto crescere il movimento dei giovani in Italia. Con Extra Giro è ripartito il ciclismo dopo il Covid. I mondiali di Imola sono stati un incontro tra forze diverse e sono costati un settimo di questi in Belgio. E quanto agli sponsor, non ho mai preso un euro. Tutto quello che è entrato, l’ho riversato sull’attività. Sono nate corse e ne vado molto orgoglioso».

Quello che è successo negli ultimi 12 mesi merita forse una rilettura. Non necessariamente per infierire su una dirigenza in evidente difficoltà dopo il caso delle sponsorizzazioni irlandesi, le dimissioni di Norma Gimondi e tutto quello che verosimilmente ne conseguirà, ma per sottolineare un paio di punti.

Marco Pavarini e Marco Selleri riuscirono a organizzare i mondiali di Imola 2020, supportati dalla FCi e da Cassani
Marco Pavarini e Marco Selleri riuscirono a organizzare i mondiali di Imola 2020, supportati dalla FCi e da Cassani

Assoluta trasparenza

Il primo. Quando si lavora per la Federazione Ciclistica Italiana si dovrebbe avere a cuore l’assoluta trasparenza. Ricordate questo termine? Lo leggerete spesso. Non devono esserci dubbi, non deve esserci ombra alcuna sull’etica di chi la amministra.

Nei giorni scorsi abbiamo avuto occasione di parlare con i manager di alcune squadre continental, sfiniti dall’aumento del costo dei punteggi degli atleti e del contributo da versare ai comitati regionali. Con quale faccia si va a imporre loro di stare alle regole, se per primi si cercano scorciatoie senza provare la benché minima necessità di chiarire cosa è successo? I giorni passati dalla prima denuncia sono stati lunghi come la più lenta delle agonie, ma nulla è emerso e nulla è stato chiarito. Si dovrà farlo davvero davanti a un giudice? Aspettiamo fiduciosi.

Con Cassani, per anni Suzuki è stato partner della Federazione e della maglia azzurra
Con Cassani, per anni Suzuki è stato partner della Federazione e della maglia azzurra

Gli sponsor di Cassani

Il secondo. Quando Cassani venne nominato alla guida della nazionale, si prodigò per non costare nulla o comunque il meno possibile alla Federazione. Portò gli sponsor di cui si è parlato, a cominciare da Enervit. Trovò gli alberghi dove far svolgere i ritiri. Propiziò il cambio del parco ammiraglie e poi bisognerebbe chiedere a lui cos’altro fece senza per questo arricchirsi. Non è un mistero che in quel periodo la FCI non avesse un ufficio marketing all’altezza, tuttavia le conoscenze di Cassani colmarono il gap. L’attività venne finanziata e alla fine in cassa rimase anche qualcosa.

L’arrivo del pullman è stato uno dei primi passi nella nuva gestione delle nazionali
L’arrivo del pullman è stato uno dei primi passi nella nuva gestione delle nazionali

Nazionali e WorldTour

Quando venne eletto, il presidente Dagnoni annunciò di voler cambiare passo, puntando su marketing e comunicazione e allineando la gestione della nazionale a quella di un team WorldTour. Per questo è stato ingaggiato Roberto Amadio, per questo i tecnici federali sono diventati come direttori sportivi, che proprio in questo momento stanno lavorando, come fanno da mesi, probabilmente chiedendosi cosa ci sia di vero in tutte queste storie. Il dubbio legittimo a questo punto, nell’attesa che tutto il castello venga spiegato, è che della gestione di un team si siano prese anche le cattive abitudini di un tempo. Quelle usanze tutt’altro che trasparenti con cui i manager facevano cassa e che negli anni sono state più o meno abbandonate.

Qual è il senso di quei 106 mila euro? Qual è il senso delle spiegazioni rincorse nei giorni successivi? Dov’è la trasparenza nella gestione?

Così oggi sulla Gazzetta dello Sport il ciclismo cede il passo allo scandalo
Così oggi sulla Gazzetta dello Sport il ciclismo cede il passo allo scandalo

Una pagina tutta rosa

Non si può pretendere di piacere a tutti. Solo che a suo tempo colpì la denuncia ai danni di Marco Selleri, organizzatore del Giro d’Italia U23, accusato di aver parlato male della Federazione in un’intervista in cui sostanzialmente non diceva niente. Colpirono anche alcuni passaggi improntati alla ripicca con cui furono accolti articoli come questo, scritti per capire e semmai far luce. Colpirono i modi da squadra di calcio per cui le voci sgradite sarebbero state messe ai margini. Lo stesso poi accaduto, stando al suo racconto, a Norma Gimondi.

Vivendo da sempre in Italia, siamo curiosi di vedere come finirà la storia. Davvero il Coni metterà mano alla vicenda? Lo faranno le procure? Oppure saranno le azioni legali intentate dalla FCi ad avere ragione? Non lo sappiamo. La sola certezza, in questo momento di ciclismo che conduce ai mondiali e in piena Vuelta, è che sulla Gazzetta dello Sport di oggi il ciclismo si è guadagnato una pagina intera. Lo stesso su altri giornali altrettanto importanti. Ma non si parla di corse, si parla di scandali. Presto si andrà ai mondiali e ci saranno prima le convocazioni: per allora sarà tutto spiegato? Oppure le domande verteranno su questa vicenda? Come già detto ieri, il nostro sport e la gente che quotidianamente lo onora con il suo lavoro non lo meritano affatto

EDITORIALE / La sola salvezza per il ciclismo è la trasparenza

29.08.2022
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Vogliamo parlare di ciclismo. Solo ieri, Milesi ha vinto l’ultima tappa dell’Avenir. Fiorelli e Piccolo si sono piazzati nei 10 a Plouay. Battistella, Zambanini e Conca fra i primi 5 della Vuelta. I mondiali juniores di Tel Aviv su pista si sono chiusi con 4 ori e 3 argenti per gli azzurri. Ai mondiali di mountain bike il bronzo di Braidot e l’oro di Avondetto hanno chiuso la rassegna e prima ancora la messe di successi agli europei di Monaco ha offerto più di un motivo per brindare.

Ogni giorno decine di società e centinaia di atleti si spaccano la schiena rincorrendo i propri sogni e rispettando le regole che gli vengono imposte. Hanno il diritto di sapere cosa succeda alle loro spalle. Prima di loro. A monte. Dove tutto ha origine. Hanno diritto di essere guidati da chi le regole le scrive e a sua volta le rispetta.

Vogliamo parlare di ciclismo e continuare a ragionare su cosa si possa fare per restituire al nostro movimento la dignità che merita, a fronte di stranieri che crescono a velocità doppia, svincolati da lacci storici e insopportabili tare ideologiche.

Ieri nei primi 5 della Vuelta, Battistella, Zambanini e Conca (in coda)
Ieri nei primi 5 della Vuelta, Battistella e Zambanini e Conca

La trasparenza

Chi guida questo sport deve necessariamente sapere di essere al volante di una prestigiosa auto da corsa e l’idea che abbia deciso di guidarla con eccesso di disinvoltura non sarebbe accettabile. Che la progettualità venga sostituita dall’astuzia: questo sarebbe uno vero scempio.

Quando ai primi di giugno affrontammo in modo critico il bilancio federale, la reazione del palazzo fu ferma e indignata. Ci salutammo con la promessa che quel bilancio sarebbe stato presto consultabile e stiamo ancora aspettando di parlarne.

Allo stesso modo oggi ci aspettiamo che, a fronte delle tante accuse, la reazione non sia (solo) la minaccia di un generico ricorso all’autorità giudiziaria, che potrebbe sembrare il modo per prendere tempo, ma la più semplice delle risposte: la trasparenza. Non servono troppe parole, basta pubblicare i dati. La mancanza di segnali netti autorizza a pensare che qualcosa non vada.

Ieri Milesi ha conquistato l’ultima tappa al Tour de l’Avenir (foto cyclingpro.net)
Ieri Milesi ha conquistato l’ultima tappa al Tour de l’Avenir (foto cyclingpro.net)

Progetti e astuzie

Servono progetti. C’è bisogno di una visione. Serve la capacità di snellire le procedure e liberare le società dalle gabelle e i pagamenti che ne limitano l’attività senza una logica apparente. Serve quel che si comincia a vedere nel settore della velocità, dove un tecnico appassionato come Quaranta, ben supportato da Villa, è stato capace di dare motivazione e mezzi a un manipolo di ragazzi che fino allo scorso anno pensavano di essere stati abbandonati. Se si lavora bene, le cose accadono.

Perché il meccanismo si metta in moto, occorre che la Federazione si adoperi istantaneamente per chiarire il garbuglio in cui si trova, che fa passare in secondo piano il buono che si sta facendo. Non ci sono vie di mezzo. Se si è fatto dell’astuzia il proprio metodo di lavoro, allora la situazione è grave. Se quanto contestato è frutto di illazioni e vendette trasversali, occorre che venga fatta subito chiarezza. Non possiamo permetterci scandali, segreti, dimissioni, emarginazioni e Consigli federali sospesi per fughe di notizie. Che poi, al di là di tutto, che cosa ci sarebbe di male se il mondo fuori sapesse di cosa s’è parlato?

Nessun tempo da perdere

Il ciclismo italiano ha bisogno di dirigenti capaci di immaginarne il futuro. Il ciclismo italiano non merita tutto questo: le dimissioni di Norma Gimondi e i motivi che le hanno prodotte sono una ferita che non sarà facile sanare. Per questo ci auguriamo che a breve il presidente eletto Dagnoni (in apertura con Zanardi e Barbieri a Monaco), il segretario generale Tolu e i loro collaboratori producano tutti gli elementi perché ogni aspetto venga chiarito.

Lo devono a Milesi. A Fiorelli e Piccolo. A Battistella, Zambanini e Conca. Ai ragazzini di Tel Aviv. A Braidot e Avondetto. A tutti i tecnici e ai ragazzi e le ragazze che a Monaco hanno portato in alto la maglia azzurra. La fuga dei talenti non inizia per caso. I figli se ne vanno quando si accorgono che in casa hanno da tempo smesso di crescere.

EDITORIALE / Quanto costa fare ciclismo in Italia? Forse troppo

22.08.2022
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Facciamo tutti il tifo per Cassani, per non finire come il resto d’Italia in mano agli stranieri. Immaginiamo a fatica quanta pressione possa sentire su di sé Davide, in questa sorta di rincorsa a una squadra WorldTour italiana, nella quale le sue maniche sono diventate ormai lunghissime, tanti sono coloro che le tirano.

Cassani ha un progetto ambizioso per un grande team in Italia, ma non c’è nulla di facile nel dargli forma
Cassani non fa mistero di avere un progetto ambizioso, ma non c’è nulla di facile nel dargli forma

La fuga dei talenti

Nei giorni scorsi abbiamo commentato con Roberto Amadio la fuga dei talenti dall’Italia verso i development team stranieri (in apertura il team olandese, approdo per Belletta e Mattio, foto Jumbo Visma), chiedendoci se sia poi così sbagliato che un diciottenne vada in una grande squadra, dove gli prospettano una crescita già ben definita, seguendo un programma che ha al centro il suo sviluppo e non i risultati che durante lo stesso dovessero venire.

La risposta è immediata ed è no. Non è affatto sbagliato e probabilmente consiglieremmo l’esperienza anche ai nostri figli, sia in termini sportivi, sia in termini di crescita. Allo stesso modo in cui consiglieremmo loro di andare all’Università via da casa, allontanandosi dagli agi e dalle lavatrici della mamma.

La domanda successiva era tuttavia se la scelta di andare via dall’Italia sia causa di un certo impoverimento del ciclismo italiano o piuttosto si vada via per i pochi sbocchi e gli stimoli che i nostri team possono offrire in termini di carriera.

Il Team DSM mette a disposizione dei corridori che si spostano in Olanda alloggi privati da gestire in autonomia
Il Team DSM mette a disposizione dei corridori che si spostano in Olanda alloggi privati da gestire in autonomia

Tasse e attività

Lo stesso Amadio ha suggerito che le squadre italiane – juniores e under 23 – dovrebbero lavorare come quelle straniere, investendo il budget sull’attività e non su costosi ritiri e abitudini altrettanto onerose che viziano i ragazzi e li privano della giusta prospettiva. E’ vero che le società italiane spendono troppo per aspetti su cui si potrebbe tirare la cinghia, ma è altrettanto vero che sono sottoposte a tasse e gabelle che all’estero non esistono.

Quel che accade nel mondo del lavoro, per cui sarà sempre più difficile avere una squadra italiana dati i costi del dipendente, avviene anche nello sport. Non è un caso che tanti professionisti abbiano scelto da tempo di prendere la residenza in Stati dalla ridotta pressione fiscale: un vantaggio per se stessi e per le società sportive, che verseranno meno contributi o non li verseranno affatto. Prendere un italiano costa molto più caro. Ed ecco spiegato ad esempio perché alcune società di casa nostra continuino ad avere la società di gestione fuori dai nostri confini. Per le continental questo non accade ancora. Ma se si sottraggono ai budget risicati di alcune i costi vivi per ingaggiare un corridore, si capisce che fare attività all’estero diventi un lusso più che una priorità.

La scelta di residenze in paradisi fiscali rende più lieve la vita anche ai team
La scelta di residenze in paradisi fiscali rende più lieve la vita anche ai team

Un foglio bianco

Bisognerebbe forse sedersi tutti allo stesso tavolo e ridisegnare il nostro ciclismo partendo da un foglio bianco e non da abitudini e convenienze che si sono stratificate in anni e anni di storia. Bisognerebbe alleggerire la pressione su chi fa attività, permettendogli di investire sui ragazzi e non sulle tasse che sono costretti a pagare per averli. E poi bisognerebbe che tutti tirassero nella stessa direzione. Non vediamo particolari scandali nel fatto che la Federazione, ammesso che sia tutto come è stato raccontato, si sia servita di un’agenzia irlandese per andare a caccia di sponsor, casomai questo rendesse possibile anche l’accesso a una tassazione favorevole. Se si è mossa nel rispetto di tutte le normative, ne ha pieno titolo. Troveremmo semmai insolito che si pretenda dalle società l’ottemperanza a una serie di norme piuttosto stringenti, cercando a propria volta una soluzione più comoda. La FCI ha detto che le cose non stanno così, annunciando azione legale verso chi l’avesse sostenuto.

La pressione fiscale è troppo pesante per tutti. Si cerchi allora una soluzione condivisa che agevoli il movimento e lo renda nuovamente competitivo su scala internazionale. Nell’attesa che Cassani riesca a centrare il suo obiettivo e permetta ai talenti italiani di valutare anche un’opzione domestica.

Le crono in Italia, tanto lavoro da fare. Ma Velo…

06.07.2022
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La storia con la crono di Matteo Montefiori, come avevamo scritto, era qualcosa su cui riflettere. Ha riportato in auge l’argomento cronometro individuale e movimento italiano. E quale interlocutore migliore di Marco Velo per parlarne?

Velo è il cittì della crono. E’ lui il tecnico responsabile e supervisore di questo settore per conto della Federciclismo. Da Ganna all’ultimo azzurro juniores, ragazzi e ragazze spianati sulla bici da crono passano sotto i suoi occhi.

Prima di passare a Velo però, ricordiamo il caso Montefiori. Il corridore U23 della #inEmiliaRomagna, secondo ai recenti tricolori di specialità, aveva dovuto faticare non poco per avere una bici performante e lo spazio per lavorare in modo specifico su questa disciplina.

Marco Velo ai Giochi del Mediterraneo (foto Federciclismo)
Marco Velo ai Giochi del Mediterraneo (foto Federciclismo)
Marco siamo ancora così? E’ questa la foto del movimento italiano nei confronti della cronometro?

Sapete, soprattutto per quanto riguarda le categorie juniores, uomini e donne, la situazione non è facile in quanto è difficile reperire i materiali adatti. In molti casi fanno fatica ad avere delle bici decenti su strada, figuriamoci a crono. E infatti anche noi della Federazione, soprattutto grazie alla collaborazione con Pinarello, cerchiamo di fornire qualche bici. Qualche bici da dare in gestione almeno a coloro che sono ritenuti atleti d’interesse nazionale e che non hanno una buona bici da crono.

Già è qualcosa…

Purtroppo siamo ancora in questa fase. Nella categoria U23 il problema è minore. A mio avviso si riscontra di più tra gli juniores. E’ una disciplina che costa. Le società hanno sempre meno budget e in generale hanno sempre più difficoltà a reperire materiali. Ci stiamo lavorando. Anche perché la crono è una specialità olimpica.

Secondo te, Marco, è solo una questione economica o anche “culturale”? Tante volte una società non è così felice di lasciare un ragazzo che potenzialmente potrebbe vincergli corse (e circuiti) per farlo lavorare a crono…

No, no, devo dire che io ho notato una buona predisposizione. E l’ho notata proprio nella categoria juniores. Anche nelle crono di avvicinamento la partecipazione è stata buona. Abbiamo avuto dei buoni riscontri sia da parte di ragazzi che ragazze. Non ho sentito nessuno che ha storto il naso. Anzi…

Nelle categorie giovanili spesso i materiali provengono dai team dei pro’ (foto Instagram)
Nelle categorie giovanili spesso i materiali provengono dai team dei pro’ (foto Instagram)
Anzi…

Anche adesso (ieri, ndr) sto andando a prendere le ragazze e i ragazzi per andare ai campionati europei e alcuni si sono fatti prestare la bici o la seconda da bici, per dire l’impegno… Anche le squadre dei professionisti aiutano. Si mettono la mano sul cuore e prestano i loro materiali a questo o quell’atleta. Lo fanno per amicizia o per i buoni rapporti tra i direttori sportivi dei team giovanili e appunto quelli dei pro’.

Questo è bello…

Fa notare l’impegno che ci mettono e ci dice che il ciclismo è una grande famiglia. A me fa piacere vedere una squadra di pro’ che presta bici, ruote e caschi ad uno juniores che non ha la possibilità di averli. Di metterlo in condizione di gareggiare con materiali performanti. Credo sia un bel messaggio. Si dà la possibilità ai ragazzi di lavorare in un certo modo.

Alzando un po’ l’asticella, parlando degli U23 qualcosa di più si fa? Qualche anno fa, Marino Amadori ci disse della volontà di fare dei raduni specifici per la cronometro. Vale ancora tutto ciò?

L’idea c’è. Il problema è che le gare sono tante. I calendari, anche internazionali, sono fitti e non è facile trovare tempo. Già i ragazzi sono fuori tantissimo, mettiamoci anche la pista… Ho avuto un gancio ed abbiamo stretto un accordo con l’autodromo di Monza.

La giornata di ritiro a crono presso l’autodromo di Monza con le donne (foto Federciclismo)
La giornata di ritiro a crono presso l’autodromo di Monza con le donne (foto Federciclismo)
Spiegaci meglio…

Abbiamo già fatto un ritiro di un giorno con le donne e, tempo permettendo, vorrei farne uno con gli under e con gli juniores. Si lavora in sicurezza, con l’autodromo chiuso solo per noi. Una ventina di giorni fa abbiamo fatto questa prima esperienza con Cecchini, Guazzini, Longo Borghini, Arianna Fidanza, Gasparrini. In tante hanno aderito e anzi sono rimaste entusiaste. Sulla chat già mi chiedono di combinare le date per fare una seconda giornata. Spero di riuscire a farla prima del mondiale. Anche per farle allenare in vista della crono mista.

In questo caso come lavorate? Solo sulla parte atletica o anche sul discorso della posizione?

Lavoriamo su tutto. Le ricontrollo sulla posizione, limiamo qualche dettaglio… ma sulle donne elite si parte da un’ottima base, tanto più che molte di loro vengono dalla pista, dall’inseguimento. Il tutto che sia compatibile e condiviso dalle loro squadre. Con gli juniores invece c’è molto di più su cui intervenire. 

Ecco, come vi gestite? Avete con voi anche un meccanico?

Quando facciamo questi ritiri, ci sono io, ci sono i cittì della strada delle rispettive categorie e poi ci sono il meccanico e l’equipe performance della Federazione. L’idea è questa. Siamo appena partiti. Ci stiamo lavorando, ci dobbiamo lavorare. Anche se, come ho detto, non è facile visti i calendari tanto fitti.

Lorenzo Milesi ha sempre fatto la crono, anche da juniores. Attitudine che lo sta aiutando non poco al Development Team Dsm
Lorenzo Milesi ha sempre fatto la crono, anche da juniores. Attitudine che lo sta aiutando non poco al Development Team Dsm
Hai parlato di “atleti d’interesse nazionale”, parliamo quindi già di una “elite selezionata”: come si fa invece per allargare la base?

Quando parlo d’interesse nazionale è perché comunque sono già andato a vedere delle gare, ho già parlato con i rispettivi tecnici di categoria su strada e cerco di estrarre una rosa di ragazzi e ragazze. Ovviamente non ne posso convocare quaranta, ma neanche porto solo quei due che mi faranno i mondiali. Ce ne sarà qualcuno in più. 

Organizzare più gare a crono ha senso per allargare la base?

Sì, ha senso. Più gare ci sono a crono e più i ragazzi s’impegnano (e s’interessano) a questa disciplina, che serve per la loro crescita e per la loro carriera. Andare forte a crono significa migliorare su strada e abbiamo visto che i grandi e i piccoli Giri spesso si vincono a crono.

Chiaramente fare più gare ha senso. Te lo abbiamo chiesto ripensando al discorso dei materiali, perché come hai giustamente detto tu, non sempre sono a disposizione. E allora ci si chiede quanto senso abbia, appunto, fare magari una crono con una bici da strada…

L’osservazione ci sta. Ma organizzare gare contro il tempo resta comunque importante perché crea un effetto volano. Invoglia i ragazzi, i direttori sportivi e le squadre ad attrezzarsi, ad investire attenzioni sulla crono.

Meeting Nazionale Giovanissimi, dove tutto comincia

30.06.2022
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Società e giovani provenienti da tutta Italia. Sogni, passione, colori e divertimento sono il riassunto di ciò che il 34° Meeting Nazionale Giovanissimi ha regalato a più di 1.500 piccoli praticanti. Una manifestazione su due ruote che è andata in scena da giovedì 23 a domenica 26 giugno sul territorio veneto tra Conegliano e Farra di Soligo (Treviso). 

Una grande festa con l’obiettivo di coinvolgere sempre più giovani e famiglie avvicinandole al ciclismo con quattro giorni dedicati a gimkane, sprint, Mtb e bici da corsa. Tanta partecipazione, ma anche tanta voglia di mettersi in gioco. Così come l’iniziativa ammirevole che ha coinvolto in una pedalata i bambini portatori di disabilità, una novità assoluta per un Meeting Nazionale Giovanissimi, con la partecipazione della campionessa paraolimpica Katia Aere, grazie alla partnership con l’Associazione La Nostra Famiglia.

Quattro giorni di passione

Le motrici del Meeting sono state, la Ciclistica Provinciale di Treviso, guidata da Lucio Paladin, e la Federazione Ciclistica Italiana. Le società che hanno risposto presente all’invito sono state ben 168, provenienti da 18 regioni italiane (uniche assenti Calabria, Molise e Valle d’Aosta). Quattro giorni di passione e voglia di condividere la gioia e la spensieratezza che la bicicletta regala fin da giovani. Il tutto grazie ai 300 volontari che si sono spesi per tenere tutto sotto controllo. 

 «Questi bambini rappresentano il futuro del ciclismo italiano e della Federazione – ha detto Fabrizio Cazzola, Consigliere Nazionale della Fci – voglio ringraziare gli Enti e le Istituzioni per la splendida accoglienza, le società coinvolte nell’organizzazione, gli sponsor e tutti i volontari, senza i quali sarebbe stato impossibile allestire tutto ciò. Abbiamo un territorio fantastico e questo Meeting ha raggiunto l’obiettivo di valorizzarne l’unicità».

Uno scorcio nei passaggi cittadini delle prove dei più piccoli, con un pubblico folto ed entusiasta (foto Bolgan)
Uno scatto delle prove dei più piccoli, con un pubblico folto ed entusiasta (foto Bolgan)

Il bilancio

Un Meeting Nazionale Giovanissimi di questa portata ha richiesto impegno e una cura dei dettagli assoluta. Dietro a tutto ciò si celano tante realtà e un’unione d’intenti che ha permesso tutto questo. 

«Il bilancio è più che positivo – spiega Paladin – tanta partecipazione che si è tradotta con un indotto di 1,5 milioni di euro per 7-8 mila persone che hanno soggiornato sul territorio per tre o quattro giorni. La Ciclistica Provinciale di Treviso è una società nata per fare da spalla al Comitato Provinciale di Treviso che non può organizzare manifestazioni. Rappresentiamo l’unione di idee e volontà di tutte le società di Treviso.

«Una grossa menzione – continua – va alla Regione Veneto. Dopo una chiacchierata con Luca Zaia nel periodo in cui le colline di Conegliano erano candidate a diventare patrimonio dell’UNESCO, si è deciso di promuovere la proposta per i giovani e realizzarla. Ci sono voluti quasi cinque anni e causa pandemia abbiamo rimandato ulteriormente. Finalmente quest’anno siamo riusciti a portare a termine il progetto anche grazie agli sponsor Banca Prealpi SanBiagio e il Consorzio di Tutela del Prosecco Superiore DOCG».

Tra le discipline presenti nei quattro giorni, la Mtb a Soligo (foto Bolgan)
Tra le discipline presenti nei quattro giorni, la Mtb a Soligo (foto Bolgan)

Territorio protagonista

Non solo festa per i più piccoli, ma anche un contesto accogliente e unico per gli accompagnatori. 

«L’impatto a livello territoriale – dice Paladin – è stato molto positivo. Le amministrazioni comunali sono rimaste piacevolmente sorprese dall’ambiente, dalla passione dei ragazzi e dagli addetti ai lavori, che hanno contribuito a realizzare questo evento. Il nostro intento era sì quello di realizzare un Meeting che fosse a misura di giovanissimo per la sua crescita e per il divertimento, ma anche far conoscere a famiglie e accompagnatori il nostro territorio e le bellezze che ci circondano. L’obbiettivo è stato centrato, motivo per cui oltre alla riuscita e all’entusiasmo che abbiamo raccolto, probabilmente sarà un evento che replicheremo con piacere in futuro».

Le premiazioni con la società lombarda UC Costamasnaga a trionfare nella classifica generale (foto Bolgan)
Le premiazioni con la società lombarda UC Costamasnaga a trionfare nella classifica generale (foto Bolgan)

Vittoria e divertimento

In un’età così delicata che va dai 7 ai 12 anni nelle categorie da G1 a G6, le vittorie sono un contorno e un piccolo risultato a quella che è ancora una fase di apprendimento e divertimento. Al Meeting Nazionale Giovanissimi però i successi sono stati assegnati, com’è giusto che sia. E a portarsi a casa il primato nella classifica generale è stata la lombarda UC Costamasnaga con 1.025 punti, che ha anticipato la Sprint Vidor La Vallata con 685 punti e il G.S. Mosole con 640. 

«Eravamo presenti con trenta ragazzi – dice il responsabile dei Giovanissimi della UC Costamasnaga, Antonio Usuelli – mai avrei immaginato di vincere, forse nelle più rosee aspettative c’era un podio. Una vittoria che è sintomo che i ragazzi si stanno divertendo a praticare questo sport e sanno viverlo con sano agonismo. Un altro aspetto di cui andiamo orgogliosi sono i risultati in ogni specialità. Dalla Mtb alla bici da corsa, i nostri piccoli atleti hanno saputo eccellere in ogni disciplina, sempre divertendosi. Una vittoria di squadra come questa non è casuale. Quello che insegno ai ragazzi è di dare il massimo, se poi si arriva primi, ventesimi o ultimi a noi non interessa. L’importante è imparare l’impegno».

EDITORIALE / Il bilancio federale e il balletto dei numeri

20.06.2022
5 min
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Il Consiglio Federale (foto FCI in apertura) ha approvato il bilancio della stagione 2021: «Un bilancio consuntivo – si legge nel comunciato stampa – che chiude con un importante avanzo, di oltre un milione di euro, ed un consolidamento del Patrimonio Netto. Emerge il fatto che sono state aumentate sensibilmente, quintuplicate, le entrate proprie rispetto al quadriennio precedente. Crescono in particolare le voci relative a sponsorizzazioni e pubblicità. A questo si aggiunge la relazione positiva e favorevole dei Revisori dei conti, oltre a quella contabile e volontaria della società di revisione Deloitte Touche Tohmatsu Limited».

Cazzaniga, Gimondi, Dagnoni e Tolu, ieri a Milano il CF ha approvato il bilancio consuntivo 2021 (foto FCI)
Cazzaniga, Gimondi, Dagnoni e Tolu, ieri a Milano il CF ha approvato il bilancio consuntivo 2021 (foto FCI)

Il cesto delle mele

Quando si parla di soldi bisogna stare molto attenti, soprattutto se c’è di mezzo la Federazione. La politica è capace, avendo in mano lo stesso cesto di mele, di cambiarne l’ordine e la quantità semplicemente giocando con le parole. Per cui si potrebbe pensare di avere mele per sfamare un esercito e contemporaneamente di averne a malapena per una famiglia di quattro persone.

Se ad esempio chiedeste a Renato Di Rocco in quali condizioni di bilancio abbia consegnato la Federazione, direbbe di aver lasciato due milioni 400 mila euro di avanzo. Se ne dedurrebbe che l’attuale gestione ne avrebbe già spesi più di uno, cui sommare quanto dichiarato in tema di sponsorizzazioni. Aggiungerebbe inoltre che le loro erano portate in bilancio a 1,1 milioni (certificati dagli stessi revisori attuali), quindi se davvero gli sponsor sono stati quintuplicati, mancando quello principale sulla maglia azzurra, significa che il livello delle spese è salito ben oltre la prima stima.

Come detto in precedenza, è chiaro che buona parte di quell’utile sia maturato proprio nel 2020 del Covid, in cui a fronte di identici contributi Coni, l’attività è stata ferma e le spese sono state molto inferiori. In ogni caso, se quei soldi c’erano, probabilmente sono stati utilizzati.

Il passaggio di consegne tra Dagnoni e Di Rocco: fu il presidente uscente, non appoggiando Isetti, ad aprila la strada a Dagnoni
Il passaggio di consegne tra Dagnoni e Di Rocco: fu il presidente uscente, non appoggiando Isetti, ad aprila la strada a Dagnoni

Contenti e soddisfatti

Il presidente Dagnoni ha ovviamente un diverso punto di vista, a partire dallo sponsor sulla maglia azzurra: si sta valutando qualcosa, non c’è nulla di certo e piuttosto che mettere un marchio di poca rilevanza, si preferisce lasciare la maglia al suo azzurro integrale. Sacrosanto!

«Questo bilancio – dice – fa vedere come stanno le cose dopo il primo anno di gestione. Mi erano dispiaciuti i commenti su una gestione “scellerata” che lessi dopo il bilancio preventivo. Dicemmo subito che si sarebbe dovuto aspettare il consuntivo ed eccolo qua. Siamo contenti e soddisfatti. Anche perché lo scorso anno, anche se non era nostro dovere, abbiamo gratificato i nostri campioni, versando un milione di premi».

Buona parte dei fondi federali destinati agli impianti sono finiti a Montichiari
Buona parte dei fondi federali destinati agli impianti sono finiti a Montichiari

I fondi del PNRR

Il presidente parla di promozione dell’immagine della FCI, che risulta più dinamica e moderna, con riscontri migliori nei vari partner.

«In più – sottolinea – la gestione di Amadio si può paragonare a uno sponsor. Riuscire a risparmiare risorse ottimizzando la macchina è come aver trovato un nuovo finanziatore. Allo stesso modo, il segretario generale sta lavorando sulle risorse umane, cercando di snellire un organico che tra le varie federazioni rimane sovradimensionato. Quel bilancio preventivo non è stato per caso ed è stato motivato.

«Non siamo un’azienda che deve fare utile, noi dobbiamo fare attività. E anche se abbiamo risorse nostre superiori a 6 milioni di euro, per cui non lavoriamo a debito, l’idea è che a fronte della tanta attività, dovrebbe esserci un superiore sostegno da parte di Sport e Salute, che elargisce i fondi del Coni. Quando ci siamo visti hanno parlato di debito morale nei nostri confronti, ma poi alle parole non sono seguiti i fatti. Speriamo negli 80 milioni del PNRR di cui ha parlato il Governo in relazione agli impianti sportivi. E’ stato imbarazzante dover destinare i soldi che avevamo a Montichiari, non potendo sostenere altri progetti».

Scaroni (qui con Bennati) e poi Carboni hanno centrato la prima vittoria da pro’ con la maglia azzurra
Scaroni (qui con Bennati) e poi Carboni hanno centrato la prima vittoria da pro’ con la maglia azzurra

Nazionale e Giro d’Italia

E mentre si starebbe aspettando che l’ufficio della Vezzali, sottosegretaria allo sport, sblocchi la pratica per il velodromo di Spresiano, i cui fondi esistono e sono vincolati all’esecuzione dei lavori, Dagnoni racconta anche dell’impegno su fronti meno prevedibili, ma non per questo meno meritevoli di attenzione. Come ad esempio la parte riferita all’impegno con i corridori della Gazprom.

«Prima abbiamo mandato una lettera ferma all’UCI, che però si è trincerata dietro il ricorso al TAS che dal loro punto di vista blocca tutto. E allora abbiamo portato quei ragazzi in nazionale. E’ l’unico strumento che abbiamo a disposizione. Nonostante Reverberi si sia lamentato che così facendo gli azzurri rubano le corse a loro. Per fortuna che nel Consiglio di Lega è stato Mauro Vegni a rispondergli che Caruso al Giro di Sicilia lo avesse chiesto lui».

Sull’Etna Caruso ha conquistato il Giro di Sicilia indossando la maglia azzurra
Sull’Etna Caruso ha conquistato il Giro di Sicilia indossando la maglia azzurra

In questa fase di mele spostate e bilanci da interpretare, probabilmente non resta che attendere anche il prossimo. Se ha ragione l’opposizione, il margine netto sarà ancora inferiore. Se ha ragione il governo in carica, magari sarà superiore. Speriamo che nel frattempo non ne faccia le spese il ciclismo e che anzi continui a rinforzarsi. Contrariamente a certe previsioni, la sensazione di un movimento che va avanti strozzato noi l’abbiamo già da un pezzo. L’avevamo anche prima.

Test e corridori: Locatelli ha ragione? Risponde Tacchino

19.05.2022
5 min
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«Il messaggio che vorrei far passare ai miei colleghi preparatori – dice Fabrizio Tacchino – è che bisogna rispettare le regole dei vecchi direttori. Poi magari ci costruisci sopra un metodo diverso, prendendone il buono. Forse quello di oggi non è più il loro ciclismo, ma meritano di essere ascoltati. Ho lavorato con Garbelli. E lui ogni due settimane andava a casa dei suoi corridori. Voleva vedere dove si allenassero, che famiglia avessero alle spalle, la fidanzata, se avessero dei fratelli. Perché va bene la parte scientifica, ma esiste anche la dimensione sociale. E un atleta non si può prendere per comparti separati».

Fabrizio Tacchino lavora per la Federazione: qui durante l’incontro di ogni anno con i neopro’
Fabrizio Tacchino lavora per la Federazione: qui durante l’incontro di ogni anno con i neopro’

La svolta di internet

L’intervista con Locatelli di lunedì ha provocato reazioni di vario genere, spingendoci a riprendere il discorso. Fabrizio Tacchino, citato nel discorso dallo stesso Olivano, si è fatto avanti per alcune precisazioni.

«Sono del 1970 e quando ero dilettante – racconta – mi sono trovato a correre contro le sue squadre. Io non ero un granché, ma ricordo bene quanto andassero forte. Una volta per fare la differenza dovevi trovare un tecnico come lui che ti prendesse con sé. Ovviamente i corridori dei Paesi più lontani non vi avevano accesso e restavano indietro. Oggi grazie a internet, basta pagare e puoi avere le tabelle degli allenatori dei grandi campioni. Anche per questo si è sviluppato un ciclismo così globalizzato, in cui tutti possono entrare in contatto con chiunque. Basta pagare, pur rinunciando alla componente del rapporto personale. Quando fui mandato a tenere i primi corsi ai vecchi diesse, Locatelli era in prima fila, ha sempre cercato il confronto. Come pure Roberto Damiani. L’espressione occhiometro risale a quella fase».

Tiberi ha mostrato valori eccellenti sin da junior, abbinati a risultati su strada
Tiberi ha mostrato valori eccellenti sin da junior, abbinati a risultati su strada
Il tema interessante sollevato da Locatelli riguarda la selezione dei talenti…

Il Coni ha lanciato per tutte le federazioni un Progetto Talenti, grazie al quale ogni anno facciamo uno screening. Prendiamo i primi 4-5 classificati di ogni corsa e alla fine eseguiamo 600-700 test in cui prendiamo in considerazione le varie qualità, compreso l’RX dell’età ossea, in cui verifichiamo se l’età anagrafica coincida con lo sviluppo effettivo. I vincenti sono tutti lì e se qualcuno sfugge, non si chiudono le porte. Se un tecnico propone un ragazzo, lo valutiamo sicuramente.

Locatelli invita a non fermarsi ai test.

Ha ragione, ma nella maggior parte dei casi ci sono rispondenze fra i test in laboratorio (in apertura una foto Enervit) e quelli su strada. Faccio l’esempio di Tiberi, che aveva degli ottimi numeri, ma al primo anno da junior fece un test in Liguria in cui andò meglio degli under 23. In ogni caso, il risultato di un test è limitato al momento in cui si svolge, per cui la cosa migliore sarebbe costruirsi una banca dati attraverso cui valutare l’atleta. Con il lavoro iniziato negli anni da Cassani, tanti ragazzi sono arrivati al giro della nazionale. Probabilmente se ci si fosse limitati agli ordini di arrivo, non sarebbe successo.

I test descrivono una parte, ma l’atleta è un mondo ben più complesso: Tacchino in sintonia con Locatelli
I test descrivono una parte, ma l’atleta è un mondo ben più complesso
Infatti spesso si viene valutati per un paio di risultati o per un test…

Ci sono squadre che non si accontentao di un test ben fatto, ma chiedono di caricare su una piattaforma gli allenamenti di tutto l’anno. So per certo che la Ineos fa così. Se vuoi essere valutato, ti chiedono di caricare quotidianamente gli allenamenti di tutto l’anno. Poi ci saranno dei laureati in Scienze Motorie che valutano e capiscono se l’atleta vale davvero la pena.

Se invece l’interlocutore è un procuratore?

Allora le cose cambiano, perché c’è un filtro in partenza. Al procuratore interessa piazzare i corridori che vincono subito, anche se per fortuna ci sono direttori sportivi che parlano fra loro e lavorano sulla fiducia. Faccio l’esempio di Omar El Gouzi, passato alla Bardiani grazie alla buona parola di Mario Chiesa e senza procuratore. Ci sono passaggi sulla fiducia e lui ora è lì a fare fatica sperando di trovare la sua strada.

Avrà il tempo per farlo? Prima hai parlato di Tiberi, che alla Trek è al centro di un progetto: altri non hanno questa fortuna.

Concordo. Se Tiberi fosse passato in una squadra con l’esigenza del risultato immediato, forse lo avrebbero fatto correre molto di più e, se avesse alzato la mano dicendo di essere stanco, gli avrebbero risposto che è un professionista e di tirare dritto. Poi è vero che tanti arrivano al professionismo ancora impreparati…

El Gouzi è passato alla Bardiani-CSF senza avere un procuratore
El Gouzi è passato alla Bardiani-CSF senza avere un procuratore
Come dice spesso anche Amadori.

Qui si corre sabato, domenica e martedì, non si ha il tempo di allenarsi. All’estero hanno altre modalità. I migliori si sfidano sempre fra loro nelle corse a tappe e, fra una e l’altra, prevedono dei bei blocchi di lavoro. Gli stranieri vengono a correre qua perché siamo pieni di corse, ma non è così facile per noi andare a correre all’estero. La situazione italiana è anomala.

Così anomala che a fronte di un quantitativo sempre importante di neoprofessionisti, spicca anche il numero di coloro che ogni anno restano senza squadra. In questo contesto, nel quadro di atleti che si legano a procuratori sin da minorenni, aver tolto il vincolo regionale agli juniores parla sicuramente di libertà, ma amplia il bacino nel quale i procacciatori di talenti possono pescare per offrirli poi alle squadre di riferimento. Manca il senso della costruzione: si ha riguardo per i migliori e si va all’ingrosso con gli altri. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. E come dice Locatelli, il serbatoio resta vuoto.

EDITORIALE / Via il vincolo agli juniores, cosa cambia?

16.05.2022
4 min
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Il Consiglio Federale che si è svolto a Palmi il 12 maggio ha stabilito l’abolizione del vincolo regionale nella categoria juniores.

«Il vincolo regionale, che viene ad oggi affidato alla discrezione del presidente del CR – ha dichiarato il presidente Dagnoni – a mio avviso interviene sulla libera volontà delle società e degli stessi atleti e ha creato nel corso degli anni paradossi come quello che alcune società tesserano atleti stranieri perché non possono tesserare atleti extra-regionali».

Sparisce il ricatto

Di cosa si tratta, in breve. Se uno junior vuole andare a correre in un’altra regione, deve chiedere il nulla osta al Comitato Regionale di appartenenza e non è detto che gli arrivi. La norma, architettata anni fa per impedire la migrazione indiscriminata di talenti verso le regioni più ricche, ha spesso generato ricatti: «O resti in regione con la plurima oppure non fai attività, perché il nulla osta non te lo do».

L’abolizione del vincolo regionale è stata deliberata a Palmi durante l’ultimo Consiglio Federale
L’abolizione del vincolo regionale è stata deliberata a Palmi durante l’ultimo Consiglio Federale

La soluzione che ha permesso di aggirare la regola è arrivata infatti con le plurime (in apertura la ligure Casano Matec, di base anche in Sicilia). Affiliandosi nella regione di appartenenza dell’atleta e assicurando la sua partecipazione a una serie di gare sul territorio e con la rappresentativa regionale, il ragazzo può cambiare maglia. Che cosa cambia con l’abolizione del vincolo?

Comandano i genitori

«Abbiamo abolito la schiavitù – spiega Ruggero Cazzaniga, vicepresidente federale – che si veniva a creare fra regioni. E non si pensi che fosse limitato al rapporto fra Nord e Sud, perché ad esempio per uno junior piemontese è impossibile andare a correre in Lombardia. La regola non ha portato a niente di buono. Il sistema delle affiliazioni multiple fu prima introdotto fra gli U23 ma alla fine si rivelò il modo per aggirare una normativa fiscale in cui la Federazione non voleva né poteva avere parte. Così furono tolte e poi reinserite per gli juniores. Nel frattempo le piccole regioni non hanno fatto niente per migliorare il loro patrimonio e gli atleti sono partiti lo stesso. Sono minori, decidono i genitori.

«Perciò è chiaro che le plurime non siano progetti di crescita. La filosofia che c’è alla base di questa riforma è che i Comitati Regionali saranno più tutelati, perché farà fede la residenza dell’atleta. Il piccolo Nibali che avesse la residenza in Sicilia, ad esempio, dovrebbe finire la scuola a casa e partecipare alle gare con le rappresentative regionali. Quando poi andrà via, alla società sarà riconosciuto il doppio dei punteggi. E se prima c’era il limite dei due corridori con 35 punti, adesso lo abbiamo abbassato a 25, aumentando il bacino degli atleti interessati. Un atleta forte, i 25 punti li ha fatti già a maggio. Sapete chi ne risentirà? Chi fa il… commercio dei bambini, perché se non altro dovrà sborsare parecchio di più».

Anche per Samuele Manfredi, qui a Sovilla nel 2018, sorsero problemi di nulla osta, poi risolti
Anche per Samuele Manfredi, qui a Sovilla nel 2018, sorsero problemi di nulla osta, poi risolti

Le due facce

Fin qui la filosofia alla base del provvedimento federale, che si presta a doppia interpretazione.

Bicchiere mezzo pieno: togliendo il vincolo, si elimina il ricatto. Recinti aperti e asta per i migliori atleti. Siccome questo succederà, le società si devono attrezzare. Se vogliono trattenere i loro atleti, devono mettere mano al portafogli e garantire attività regionale e nazionale, sennò l’atleta va via. Il ragazzo farà quello che è giusto per lui.

Bicchiere mezzo vuoto: recinti aperti significa… saccheggio. Non avendo più necessità di correre nella regione in cui si sono affiliate, le squadre più ricche si limiteranno a prendere i ragazzi e portarli nella propria regione, impoverendo il tasso tecnico delle gare nella regione di origine e semmai rendendo più ricchi i comitati (cui la Federazione ha in effetti promesso un aumento di risorse).

La residenza non è un problema. Allo stesso modo in cui ci sono genitori che ammettono quella all’estero purché i figli passino precocemente tra i pro’, perché non dovrebbero lasciarli liberi di andarsene di casa a 17 anni? E questo passaggio agevolato di atleti, nel segno della libertà e del potere di alcuni su altri, sarà nell’interesse dei ragazzi e del ciclismo italiano? Oppure aprirà le porte a un flusso su cui sarà sempre più difficile avere un controllo?

Sarebbe curioso a questo punto sentire le voci di coloro che vi sono coinvolti direttamente.

Enervit in azzurro: partnership e collaborazione estesa al 2024

07.05.2022
2 min
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Enervit ha rinnovato fino alla stagione 2024 il proprio accordo di sponsorizzazione e di partnership con la Federazione Ciclistica Italiana. L’intesa è stata siglata presso la sede milanese di Enervit. Erano presenti il Presidente della FCI Cordiano Dagnoni e del Presidente di Enervit spa Alberto Sorbini

Il rinnovo di questo accordo prevede il supporto di Enervit a tutte le specialità della Federazione Ciclistica Italiana, dalla strada al fuoristrada, fino ad arrivare al paraciclismo e alla pista. 

 Il nuovo spot Enervit realizzato dall’agenzia creativa ligure SUN Times di Francesco Pelosi.

Squadra che vince non si cambia

«Squadra vincente non si cambia – ha dichiarato Cordiano Dagnoni, il presidente della FCI – quello che possiamo impegnarci a fare è affinare le nostre competenze e migliorare, puntando al prossimo traguardo. Scienza, innovazione e ricerca sono tre elementi che Enervit mette a disposizione dell’integrazione sportiva e quindi dei nostri atleti. Il lavoro di sinergia tra l’Equipe Enervit e la Federazione ha alzato ulteriormente la qualità di prodotti già eccezionali, studiati e leader nel mercato dell’integrazione alimentare sportiva e della nutrizione funzionale. Sono davvero orgoglioso di rinnovare questa partnership con un marchio in cui crediamo, per noi sinonimo di certezza, e di continuare un percorso che ci porterà insieme fino alle Olimpiadi di Parigi 2024». 

«È un vero onore e una grande soddisfazione continuare a supportare al meglio la Federazione e i suoi 250 atleti nelle diverse specialità – ha ribattuto Alberto Sorbini, il Presidente di Enervit – e questo lo facciamo ogni giorno con i nostri prodotti, con passione e con un’esperienza unica maturata nel campo della nutrizione e dell’integrazione. Con la FCI la partnership è consolidata, condividiamo gli stessi valori e lo spirito di squadra. Inoltre, abbiamo un importante rapporto di reciproco scambio, con gli atleti e con lo staff della Federazione. È difatti fondamentale per noi ricevere i loro preziosi suggerimenti, che ci portano a innovare e migliorare… sempre». 

Enervit e Federazione Ciclistica Italiana collaboreranno fino alle prossime Olimpiadi, quelle di Parigi 2024
Enervit e Federazione Ciclistica Italiana collaboreranno fino alle prossime Olimpiadi, quelle di Parigi 2024

Un passo nella storia

Da oltre 40 anni, la passione per la nutrizione nello sport guida la ricerca scientifica di Enervit. Un’esperienza unica che, giorno dopo giorno, ha permesso di ideare, testare, sviluppare, e produrre alimenti funzionali e integratori innovativi di alta qualità. Un approccio 100% “in house” quello di Enervit, per soddisfare le esigenze di chi fa sport, di chi è attento al proprio benessere. Nel pieno solco della “vision” del brand, ovvero quella di aiutare tutte le persone a migliorare la qualità della propria vita, promuovendo una nutrizione positiva e una costante attività fisica.