Barrette, mandorle e benessere: Dinamo sostiene lo sforzo

24.06.2022
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Dopo aver parlato dei prodotti da assumere prima dello sforzo, proseguiamo la serie di approfondimenti su Dinamo, affrontando con due articoli, gli integratori (prima le barrette e poi i gel) da consumare durante l’attività. A spiegarcene le proprietà e il corretto utilizzo è sempre il dottor Alessandro Bonetti, nutrizionista del team Eolo-Kometa.

L’offerta solida di Dinamo per la gara e l’allenamento consta di due barrette e le mandorle
L’offerta solida di Dinamo per la gara e l’allenamento consta di due barrette e le mandorle

Mangiare è importante

Mangiare durante l’attività fisica è fondamentale, contrariamente a ciò che sosteneva la “vecchia scuola del ciclismo”. Innanzitutto migliora la performance e poi garantisce un recupero più rapido, prevenendo gli stati di crisi e l’accumulo di tossine varie.

«Ogni corridore del team Eolo-Kometa – spiega Bonetti – ha un suo schema alimentare e di integrazione, diverso a seconda della gara, del periodo e della sua condizione. Questi fattori influenzano la quantità di carboidrati consumati per ora dall’atleta, specialmente nel ciclismo, in cui l’intensità varia molto da tappa a tappa. Per cui può essere necessario integrare da 35 fino a 120 grammi di carboidrati all’ora».

Barrette, 100% naturali

Facili e pratiche da portare con sé, ma spesso ricche di ingredienti complessi, che hanno subìto diversi trattamenti perdendo il loro sapore naturale, le barrette sono quella cosa a cui un atleta non può proprio rinunciare. Dinamo dice NO alla chimica di laboratorio e offre delle barrette completamente artigianali, senza conservanti, emulsionanti né zuccheri aggiunti. Adatte anche a diete vegane e prive di lattosio.

«In una delle barrette – prosegue Bonetti – abbiamo scelto di usare le fave di cacao insieme ai datteri. Abbiamo ottenuto un integratore con tutti gli zuccheri necessari, sia semplici che complessi, ma con anche potere antiossidante e stimolante. Per tutti i benefici che danno, le fave di cacao si possono considerare dei “super-food”. L’altro gusto disponibile è albicocche e uvetta, una barretta più ricca di potassio, ma con meno potere antiossidante».

Fatta eccezione per i professionisti, spesso capita di allenarsi in pausa pranzo o dopo il lavoro, trascurando purtroppo la dieta. Il dottor Bonetti ha però un interessante consiglio per questi casi

«Circa un’ora e mezza prima di iniziare l’allenamento – dice – potremmo mangiare un pezzetto di Parmigiano con un frutto, evitando così di consumare solamente zuccheri. In alternativa una barretta Dinamo, quarantacinque minuti prima circa».

La barretta è morbida, resiste bene alle temperature elevate ed è altamente palatabile
La barretta è morbida, resiste bene alle temperature elevate ed è altamente palatabile

Non solo barrette

Simile a una barretta, Mandorle e Masala, è composta da mandorle intere del Piemonte, rivestite con spezie. La sua naturalezza è garanzia di benessere e buona digestione, utile come supporto nelle prove di ultra-endurance e non solo.

«Mandorle e Masala – confessa Bonetti – è il mio snack preferito. E’ uno spuntino quotidiano ideale, da inserire nella dieta anche per chi deve controllare il colesterolo. Grazie alle proteine facilmente assimilabili e ai grassi contenuti naturalmente nelle mandorle, questo integratore è stato pensato per attività prolungate a media-bassa intensità. Il mix di spezie indiano (masala) lavora in sinergia come antiossidante, vasodilatatore, stimolante, tonificante e digestivo».

L’unguento lenitivo

Infine nella gamma di prodotti Dinamo per lo sport, troviamo un unguento lenitivo con proprietà balsamiche, il Nardura Balsamo Cedro, che si presta ad un utilizzo piuttosto vario.

«Nardura Balsamo Cedro – sottolinea subito – non è commestibile. Si deve spalmare in prossimità della gola, sul petto o sotti i piedi, in quanto favorisce la microcircolazione, la respirazione e attenua i dolori. Nella linea di integratori per il benessere di Dinamo, esiste anche sotto forma di crema. In questo caso se ne assume un cucchiaino per contrastare i malanni di stagione o se ci apprestiamo ad uno sforzo particolarmente intenso, come potrebbe essere quello di una cronometro».

Per scoprire tutti gli integratori della linea Dinamo “Durante”, vi invitiamo a leggere il prossimo articolo, in cui lo stesso Alessandro Bonetti rivelerà anche uno schema di integrazione ideale, da seguire per ottimizzare la propria performance e la propria salute, continuando a sfidare se stessi.

Ecco Tercero, scalatore spagnolo “a ruota” di Contador

21.06.2022
4 min
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Fernando Tercero Lopez non solo è arrivato ottavo al Giro d’Italia U23 ma compare molto spesso nella top 10 di tanti e tanti arrivi. Spagnolo, classe 2001, corre per la Fundacion Contador, in pratica la giovanile della Eolo-Kometa.

Lo abbiamo conosciuto meglio proprio nel corso della corsa rosa riservata ai ragazzi. Fisico slanciato (182 centimetri per 65 chili), tratti somatici da spagnolo puro con folte ciglia e capelli scuri, Fernando ci ha raccontato della sua storia.

Tercero in azione in salita sulle strade del Giro U23 (foto Instagram – Adn)
Tercero in azione in salita sulle strade del Giro U23 (foto Instagram – Adn)
Fernando, che corridore sei?

Sono uno scalatore. Mi piacciono le salite lunghe come il Mortirolo e il Colle della Fauniera, quelle che superano la mezz’ora di durata. Mi trovo a mio agio.

Non era la prima volta che eri al Giro…

No, l’ho già fatto l’anno scorso e ho imparato subito molto. Una bella esperienza e quest’anno speravo e pensavo che potevo entrare nei primi dieci della generale. E devo dire che ho notato una bella differenza. Già nella seconda parte della stagione scorsa. Proprio dopo il Giro sono migliorato molto.

Fernando hai corso abbastanza coperto, ma eri nel vivo della corsa. Così sul Mortirolo (e poi anche sul Fauniera). Sei stato un regolarista…

Sì, soprattutto sul Mortirolo. All’inizio siamo andati molto forte e sapevo che quello non era il mio ritmo. E così ho deciso di staccarmi un po’. Sono rimasto concentrato, serviva mente fredda. Sapevo che qualcuno di quelli che erano davanti sarebbe esploso. Su salite come queste è importante non saltare, perché i minuti volano.

Di che zona sei?

Nella zona centrale, vicino Madrid. Ciudad Real per la precisione. E’ una zona molto pianeggiante e per uno scalatore come me non è il massimo!

E dove vai a cercare le salite?

Sulla Sierra Morena, che sta tra la mia regione e l’Andalucia. Però non ci sono salite lunghe, non ho scalate da 30′ o più.

Lo spagnolo in vetta al Fauniera. Quel giorno è arrivato 5° a 2’52” da Van Eetvelt
Lo spagnolo in vetta al Fauniera. Quel giorno è arrivato 5° a 2’52” da Van Eetvelt
Come hai iniziato a correre?

A casa in televisione guardavamo sempre lo sport e il ciclismo in particolare. Il Tour, la Vuelta il Giro, ma nessuno della mia famiglia andava o era andato in bici. Sin da piccolo mi piaceva guardare il ciclismo e volevo farlo. E alla fine ho chiesto ai miei genitori di portarmi nella scuola di ciclismo del mio Paese. Avevo più o meno dieci anni quando ci sono andato per la prima volta. Ed ora eccomi qui.

Chi era il tuo idolo?

Eh facile – sorride Tercero – Alberto (Contador, ndr). All’epoca quando vinceva al Giro, alla Vuelta. Non solo vinceva ma era uno spettacolo come lo faceva. E adesso corro nella sua squadra.

Qual è il primo ricordo che hai di quando vi siete conosciuti?

Il primo ricordo che ho di lui è alla tv. C’era la tappa del Tour con Evans e Andy Schleck in fuga sul Galibier. Me la ricordo bene quella tappa. Dal vivo invece ci siamo visti tre anni fa. Eravamo in bici e io pedalavo con una cadenza bassa. E un’altra volta mi ha fatto vedere il trofeo del Giro. E’ stato emozionante vederlo dal vivo.

Torniamo alla bici attuale. Ti piace anche la crono?

Sì, sì. E vado bene. Non sono uno specialista, però nei confronti degli altri scalatori vado bene.

Ad inizio marzo Tercero ha vinto la Aiztondo Klasika (foto @naikefotosport)
Ad inizio marzo Tercero ha vinto la Aiztondo Klasika (foto @naikefotosport)
Beh, il fisico e le leve lunghe per spingere le hai…

Infatti non sono messo male sulla bici. In più ci lavoriamo. Dopo il Giro farò il campionato nazionale e spero di fare bene.

Quando potrai passare nel team maggiore?

Bueno, non so! Però credo che se continuo a raccogliere dei buoni risultati e ad essere costante, alla fine passerò pro’ con loro. Quello è il mio sogno sin da piccolo. Io aspetto che si compia.

Cosa prevede il tuo programma dopo il Giro?

Adesso il campionato nazionale e poi punterò al Valle d’Aosta e dopo se la nazionale di Spagna mi porta all’Avenir sarò contento, altrimenti ci saranno altre corse.

In nazionale tra Juan Ayuso e Carlos Rodriguez hai un bella eredità da raccogliere. Un compito non facile.

Andavano forte. L’anno scorso era una nazionale “troppo potente”. Però penso che anche quest’anno possiamo fare bene.

Fancellu e il ritorno alle corse: «Che emozione!»

16.06.2022
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Quanto può essere lungo un anno? La risposta giusta è 365 giorni, ma lo scorrere del tempo è soggettivo. Quando facciamo qualcosa che ci appassiona, il tempo ci scivola via dalle dita senza rendercene conto. Al contrario, nel momento in cui aspettiamo, diventa incredibilmente lento. Le lancette si appesantiscono e sembrano non girare più. Finora Alessandro Fancellu ha vissuto così questo suo ultimo anno.

Il giovane corridore in forza alla Eolo Kometa si era fermato nell’aprile del 2021 a causa di un male invisibile. Invano per mesi si erano cercate le risposte, ne avevamo parlato con lui e con Stefano Zanatta, suo diesse. Poi a settembre un incidente in allenamento aveva fermato nuovamente Alessandro, e nel 2022 si è aggiunta una doppia positività al Covid. Ma ora il corridore comasco ha ripreso a gareggiare con tanta continuità, e all’Adriatica Ionica Race è tornato ad assaporare la testa del gruppo.

Il Tour of the Alps è stata la sua ultima corsa del 2021, poi il black out. Eccolo con Bais e Fetter
Il Tour of the Alps è stata la sua ultima corsa del 2021, poi il black out. Eccolo con Bais e Fetter

Sensazioni via via migliori

Fancellu ha ripreso a correre con una buona continuità, fino ad ora ha totalizzato 28 giorni di gara. Guardando le statistiche si vede come pian piano stia sempre meglio e continui la sua risalita ad una condizione sempre migliore.

«All’Adriatica Ionica Race il livello non era dei più alti – dice – ma sono contento per come è andata». Alessandro ci parla da Nova Gorica, ieri è iniziato il Giro di Slovenia, la sesta corsa a tappe della sua stagione. «Sono riuscito a fare quello che la squadra mi ha chiesto, tappa dopo tappa. Noi tutti eravamo in appoggio a Fortunato e nella frazione del Grappa sono riuscito a rimanere per tanto tempo con lui dandogli una mano. Non posso pensare di passare dal non correre a vincere, bisogna fare le cose per step, ed anche ripartire da questo è ottimo per il morale e la fiducia. Qui al Giro di Slovenia il livello sarà già un po’ più alto visto che ci sono alcuni corridori che stanno definendo la condizione in vista del Tour (Pogacar stesso è presente nella corsa di casa, ndr)».

Alessandro Fancellu all’Adriatica Ionica Race è tornato a correre in testa, qui nella tappa di Brisighella chiusa in decima posizione
Fancellu all’Adriatica Ionica Race è tornato a correre in testa, qui a Brisighella chiusa in 10ª posizione

Con l’aiuto della passione

Dai momenti difficili si riesce ad uscire aggrappandosi alle poche certezze che in quel momento si hanno. Per un ciclista la certezza si chiama bici, o meglio, la passione per la bici.

«La voglia di andare in bici non mi è mai passata – dice Fancellu – anche nei momenti in cui non potevo proprio toccarla ero comunque determinato a riprendermi. La voglia di tornare a far girare i pedali è sempre stata forte, anche nei momenti di massimo sconforto. Quando ho iniziato a sentirmi meglio è arrivato l’incidente e anche il doppio Covid è stata una gran mazzata. Si impara sempre qualcosa, anche dai periodi bui. Ho capito che non bisogna mai mollare, le cose si risolvono sempre».

Anche i compagni sono stati importanti per aiutare Alessandro, eccolo alla partenza della Milano-Torino con a destra Viegas e Rivi
Anche i compagni sono stati importanti. Eccolo alla Milano-Torino con Viegas

Team e compagni

Stefano Zanatta ci aveva fatto capire che la Eolo tiene in modo particolare ad Alessandro e che crede in lui. Da subito è stato circondato da tante persone che hanno seguito il suo recupero.

«Quello che la squadra ha fatto per me – conferma – è stato davvero bello. Già lo scorso anno, anche se non potevo correre, mi avevano portato al campionato italiano, per respirare il clima della corsa. E’ stato un bel gesto, mi ha aiutato ad uscire dalla monotonia di tutti i giorni e mi sono sentito parte della squadra. E’ una cosa bella, che ti fa sentire il supporto di tutti. Zanatta, Basso, ma tutto lo staff mi ha dato una gran mano e questo mi ha fatto capire quanto tengono a me. Anche i miei compagni hanno fatto tanto, uno con cui ho parlato un po’ di più è Fortunato. Spesso capita di allenarci insieme, la sua fidanzata è di Erba, io di Como e quindi è facile incontrarsi. Tante volte Lorenzo mi ha raccomandato di avere pazienza e di fare le cose per bene, questa è la ricetta giusta per superare tutte le difficoltà».

Il ritorno alle corse è costato tanta fatica, ma altrettanta emozione
Il ritorno alle corse è costato tanta fatica, ma altrettanta emozione

Emozioni ed obiettivi

Tornare in gara dopo tanto tempo non può lasciare indifferenti, soprattutto se la passione per la bici è così grande come detto prima. Allora quali sono le sensazioni di un corridore che torna in gruppo dopo un lungo periodo di assenza?

«Prima del mio ritorno ero un po’ teso – racconta Fancellu – è stato come rivivere il tutto per la prima volta. C’era un po’ di agitazione nel tornare a fare le azioni che precedono la corsa: attaccare il numero, la riunione pre gara. Una volta in corsa però queste cose te le dimentichi e pensi solo a fare del tuo meglio. Ciò che in realtà mi ha creato più difficoltà sono state le discese, ma quello era dovuto al trauma dell’incidente in allenamento. Una volta fatta la prima, mi sono sentito più sicuro».

La blanda settimana di Fortunato sulla via del Grappa

03.06.2022
4 min
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Quando si sono resi conto che Fortunato stava uscendo dal Giro in buona condizione e che il ferro, battuto caldo, potrebbe ancora prendere la forma voluta, i vertici della Eolo-Kometa hanno riscritto il programma. Così il bolognese, originariamente puntato sul Giro di Slovenia, ha vinto un biglietto per la Adriatica Ionica Race, peraltro conquistata lo scorso anno. Nei giorni dopo la crono, trascorsi a Erba a casa della sua ragazza, ha impostato una settimana di mantenimento in vista della corsa che scatterà domani da Tarvisio.

«E’ venuto fuori nel giorno della crono di Verona – sorride – sto bene e purtroppo non ho raccolto quel che speravo. Ma al Fedaia sono andato forte. Perciò stringo i denti, mantengo ugualmente lo Slovenia e dopo l’italiano stacco un po’ la spina».

Dopo Verona e le buone sensazioni a fine Giro, si è deciso che Fortunato correrà la Adriatica Ionica Race
Dopo Verona e le buone sensazioni a fine Giro, si è deciso che Fortunato correrà la Adriatica Ionica Race
Come si passa una settimana come questa, fra il Giro e la corsa successiva?

Innanzitutto devi chiuderti la bocca, cosa piuttosto difficile dopo un Giro in cui comunque mangi tutto pesato. In realtà la prima sera c’è sta la cena del fan club, per cui uno strappo me lo sono concesso. Mercoledì invece ho portato fuori la Veronica, ma per il resto sono stato bravo.

La bici?

La bici non l’ho toccata lunedì. Poi due ore martedì. Tre ore e tre ore mercoledì e giovedì. Due ore oggi e domani si corre.

Sei uscito presto, visto il caldo che c’è?

Presto per me vuol dire le 9, altrimenti di solito esco fra le 10 e le 11. Sono abbastanza tranquillo la mattina e poi qui a Erba, complici forse il lago e le montagne vicine, non è caldissimo. Ci sono 25-28 gradi. E poi dovremo correre nel caldo, tanto vale abituarsi.

Due settimane prima del Giro, il secondo posto finale alla Vuelta Asturias diceva che la gamba c’era
Due settimane prima del Giro, il secondo posto finale alla Vuelta Asturias diceva che la gamba c’era
Bocca chiusa va bene, ma cosa si mangia?

Tanta frutta, che al Giro non mangio mai. Insalatone. Cibi semplici. Carni bianche. Non salto il pranzo, ma esco senza fare colazione. I pasti è meglio salvarli.

Perché al Giro non mangi frutta o verdura?

Perché mangio tanta pasta, verdure quasi mai.

Una settimana con 10 ore di lavoro, facendo cosa?

Assecondando le sensazioni. Fatti gli esami del sangue prima e dopo il Giro, sai come stai. Per cui sono andato tranquillo i primi due giorni, ma già ieri e oggi ho provato qualche accelerata. Le sgasate che si danno per capire come stai davvero e perché comunque sul Monte Grappa voglio essere forte.

Il giorno di Aprica, per Fortunato 139 chilometri di fuga, ma alla fine un passivo molto pesante
Il giorno di Aprica, per Fortunato 139 chilometri di fuga, ma alla fine un passivo molto pesante
Soddisfatto del tuo Giro?

Ero partito per stare davanti, ma la forza per rimanere con i 5-6 migliori non ce l’ho. Il solo modo per fare classifica sarebbe stato entrare in una fuga nella terza settimana, ma non l’ho mai presa bene come l’anno scorso. Nella tappa di Aprica, il gruppo in fuga si è rotto e io sono rimasto dietro. Ci siamo trovati a fare 30 chilometri nella valle con il vento contro. Così alla fine, al posto di guadagnare, ho perso 10 minuti. Il giorno dopo lo stesso.

Confermi che era difficile prendere la fuga giusta?

La fuga giusta è quella che puoi pensare di vincere la tappa e di rientrare in classifica. Non è facile. O sei super, oppure ce ne sono altri dieci sullo stesso livello. E’ quello che è riuscito a Hirt, che tra Aprica e Lavarone ha vinto la tappa ed è salito al sesto posto.

Il Giro della Eolo-Kometa? Un po’ bello, un po’ no…

01.06.2022
5 min
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Dopo un Giro come quello dello scorso anno non era facile tenere i piedi per terra. Soprattutto se arrivano altre squadre e provano a portarti via i gioielli di famiglia. Così alla Eolo-Kometa, una volta blindati Fortunato e Albanese, si sono avviati alla corsa rosa facendone il centro della stagione. Con Fortunato da rivedere all’opera dopo lo Zoncolan e il Monte Grappa del 2021 e Albanese da condurre alla prima vittoria dopo tanti piazzamenti interessanti.

Zanatta ha seguito il Giro osservando i suoi atleti e prendendo nota dei loro margini
Zanatta ha seguito il Giro osservando i suoi atleti e prendendo nota dei loro margini

Lampi di Eolo-Kometa

Le cose sono andate parzialmente come si voleva. Rosa ha fatto vedere di avere nuovamente gamba e l’ha immolata nella rincorsa alla maglia azzurra dei Gpm. Fortunato ha mostrato di avere ancora bisogno di consolidarsi prima di reggere il passo dei grandi: una considerazione persino banale, a pensarci bene. Gavazzi è stato la solita granitica certezza. Mentre Albanese è stato il primo degli umani nella tappa di Jesi, battuto solo da Van der Poel e Girmay, poi si è progressivamente estraniato dalla corsa, facendo venir meno il suo appoggio a compagni, come lo stesso Fortunato, che probabilmente ne avrebbero avuto bisogno per entrare in fuga.

Rosa ha speso molto per rincorrere la maglia dei GPM ed è stato a lungo protagonista
Rosa ha speso molto per rincorrere la maglia dei GPM ed è stato a lungo protagonista

Parla l’ammiraglio

Con Stefano Zanatta abbiamo voluto ripercorrere i giorni rosa del team varesino, che nel prossimo futuro potrebbe voler fare delle scelte di organico, puntando su qualche nome ancora nel pieno dell’efficienza che garantisca punti e risultati che tengano i giovani al riparo da attese eccessive.

«E’ stato un Giro – dice il tecnico veneto – da qualche parte bello, da qualche parte un po’ meno bello. Un Giro d’Italia combattuto. Abbiamo mantenuto lo stesso spirito dello scorso anno, correndo secondo le nostre possibilità. Siamo entrati nelle fughe in qualche occasione e non abbiamo avuto la fortuna di arrivare come l’anno scorso. Quella fu una cosa eccezionale, dove tutti gli astri si misero a nostro favore».

Albanese terzo a Jesi alle spalle di Girmay e Van der Poel, eccolo dietro in pieno sprint
Albanese terzo a Jesi alle spalle di Girmay e Van der Poel, eccolo dietro in pieno sprint
Una prestazione pari al 2021?

Credo che il livello della squadra sia stato superiore. Abbiamo lottato con Diego Rosa e preso la maglia dei Gpm. Albanese ha fatto due risultati di livello. E’ arrivato a Potenza dopo 5.000 metri di dislivello con tutti i migliori della classifica e ha lottato per un piazzamento (Vincenzo è arrivato 7°, battuto da Kamna nella volata alle spalle della fuga di Bouwman, ndr). E poi a Jesi l’hanno battuto solo Girmay e Van der Pool, i due più forti che ci sono in questo momento in tappe come quelle. Quindi credo che il livello di Albanese e della squadra sia stato buono.

Quanto a Fortunato?

Lorenzo ha dimostrato ancora una volta che in salita va. Sul Fedaia, togliendo la fuga, ha dimostrato che dove le pendenze si fanno più importanti, lui c’è. Deve avere magari la fortuna di trovarsi in una fuga dove non ci siano i leader di altre squadre WorldTour, perché abbiamo visto che dopo metà Giro tutti quelli che non erano più in classifica hanno lottato per entrare nelle fughe. Se ti trovi a confronto con i più forti, poi diventa un po’ più difficile. Questo è lo spirito della squadra, questo è lo spirito di una professional come la nostra.

Sfinito dopo la tappa di Torino, Francesco Gavazzi è stato un solido regista in corsa per la Eolo-Kometa
Sfinito dopo la tappa di Torino, Francesco Gavazzi è stato un solido regista in corsa
Gli altri giovani?

Sono cresciuti. Ragazzi come come Bais, Rivi e Fetter si sono messi in mostra in qualche occasione e sicuramente ci porteranno valore aggiunto nei prossimi anni.

Fortunato era partito per far classifica?

Credo che questo sia stato detto solo a titolo di cronaca. Però noi abbiamo pensato, soprattutto io che ho parlato sempre con Lorenzo, di poter correre come abbiamo fatto l’anno scorso. La classifica viene di conseguenza e lui attualmente non ha ancora nelle corde la possibilità di arrivare nei 10 facendo corsa di testa. Soprattutto con questa partecipazione. Può arrivare nei 10 in un grande Giro, però entrando in qualche fuga nell’ultima settimana. La dinamica della gara si è rivelata un po’ penalizzante per lui…

Davide Bais e Samuele Rivi, due giovani per cui il Giro è stato una grande esperienza
Davide Bais e Samuele Rivi, due giovani per cui il Giro è stato una grande esperienza
Quindi la mancata classifica dipende dal non essere entrato in una fuga giusta?

Magari tutti si aspettavano che Lorenzo potesse fare classifica, ma nella mia testa e soprattutto nella sua questo non c’era. Lo Zoncolan fu una scoperta, quest’anno c’era la consapevolezza che lui andasse bene. E’ partito subito forte all’inizio dell’anno, con il secondo posto nell’ultima tappa alla Vuelta Andalucia. E’ stato a lungo con i migliori nella tappa di Carpegna alla Tirreno e questo ha fatto sì che il ragazzo abbia più consapevolezza delle proprie forze. Solo che manca ancora l’esperienza necessaria per arrivare con i primi.

Esperienza o forza fisica?

L’anno scorso è arrivato al Giro quasi per caso. Quest’anno l’ha preparato in maniera diversa e adesso ha la consapevolezza di dove si può lavorare e migliorare. Abbiamo i parametri perché nella seconda parte di stagione possa lavorare per togliere il gap e salire ancora uno scalino.

A Lavarone, Fortunato è stato in fuga e si è poi piazzato a 4’56” da Buitrago
A Lavarone, Fortunato è stato in fuga e si è poi piazzato a 4’56” da Buitrago
E’ stato un Giro allenante per lui?

Dice di esserne uscito bene, per cui si è deciso proprio domenica dopo la crono di portarlo alla Adriatica Ionica Race. C’erano aspettative da parte sua, dell’entourage, gli amici, la famiglia, dei giornalisti. Però considerando l’aspetto tecnico, noi abbiamo sempre considerato di mantenere un basso profilo e lavorare. C’era la consapevolezza che lui potesse essere ancora un gradino sotto ai suoi livelli, ma certo è stato un Giro duro, soprattutto nell’ultima settimana. Per cui con la Adriatica Ionica Race e poi lo Slovenia si lavorerà per puntare al campionato italiano, dove si concluderà la prima parte della nostra stagione.

Dinamo, l’integrazione naturale: differenze e punti di forza

31.05.2022
5 min
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Negli ultimi anni sulle etichette dei prodotti alimentari appare spesso la parola “naturale”, ma che cosa significa quando si riferisce ad un integratore? Prima di poter fare una scelta consapevole tra le tipologie di prodotti offerti dal mercato, bisogna chiarire questo dubbio e definire cosa sia la “nutracetica”. Con questo termine, dato dall’unione di “nutrizione” e “farmaceutica”, si intende lo studio dei principi attivi, ovvero vitamine, enzimi, minerali, microrganismi e altre sostanze di origine naturale, dalle benevole funzioni per l’organismo.

Tiziana Ardo, qui con Contador e Basso, è Amministratore Unico di Dinamo (foto Maurizio Borserini)
Tiziana Ardo, qui con Contador, è Amministratore Unico di Dinamo (foto Maurizio Borserini)

Entriamo a casa Dinamo

Per approfondire i vantaggi di un integratore basato sui nutraceutici, abbiamo intervistato Tiziana Ardo, Amministratore Unico di Dinamo, un progetto che include diversi ambiti tra cui proprio quello della nutrizione. Gli integratori naturali sviluppati da Dinamo per il benessere e lo sport, in particolare quelli di endurance, sostengono tra l’altro i corridori del team Eolo-Kometa.

«Il benessere – spiega Tiziana – è indispensabile per una buona performance. Lo sport è prima di tutto una sfida contro se stessi, oltre i limiti della propria natura. E’ questa la filosofia alla base dei nostri studi tecnici, con principi della medicina cinese e dalla ayurvedica. Da formule già comprovate per il benessere della persona, abbiamo sviluppato combinazioni ad hoc, completamente naturali, specialmente per sport di endurance. Siamo partiti dal trail running per arrivare ora anche nel ciclismo e nel triathlon».

L’origine dei prodotti

Il primo ed indiscutibile vantaggio di un integratore naturale di alta qualità come Dinamo, è l’origine dei prodotti. In un mondo sempre più globalizzato ed inquinato, la scelta di Tiziana Ardo, spesso a chilometro zero e di origine biologica, acquisisce un doppio valore, morale e qualitativo.

«Gli ingredienti sono completamente naturali. Scelgo e controllo accuratamente la materia prima – spiega – che proviene principalmente da produttori italiani e spesso biologici. Personalmente credo che sarebbe un peccato non sfruttare le tante prelibatezze italiane, come il miele e le mandorle per esempio, che inoltre sono sottoposte a controlli di qualità e di igiene maggiori rispetto all’estero».

Qualità e non quantità

In nutrizione, la quantità non è tutto, soprattutto se ci riferiamo agli integratori. Nonostante vada contro la logica, ci sono dei limiti di assorbimento di vitamine, minerali e altri principi nutritivi per cui è inutile e talvolta anche nocivo assumere le alte concentrazioni che spesso troviamo nei prodotti di laboratorio. Per esempio la vitamina D se in eccesso è tossica. Mentre l’efficienza di assorbimento della vitamina C, di cui siamo soliti abusare per paura dei malanni di stagione, diminuisce con l’aumentare del dosaggio, fino ad annullarsi con dosaggi superiori a 2 grammi al giorno.

Il dosaggio dei principi nei prodotti Dinamo alla base della loro efficacia. La vitamina C ha una soglia (foto Eccoquanto)
Il dosaggio dei principi nei prodotti Dinamo alla base della loro efficacia. La vitamina C ha una soglia (foto Eccoquanto)

«Lavoriamo il prodotto il meno possibile – prosegue Tiziana Ardo – per preservare al meglio le proprietà nutritive. Non utilizziamo né conservanti, né additivi, quindi la materia prima deve essere perfetta. La chiarezza delle nostre formulazioni appare ben evidente in etichetta. Non ci sono ingredienti o sigle sconosciute».

Ayurvedica, cos’è?

La sinergia dei vari composti nutritivi è un altro aspetto determinante. Dagli studi scientifici emerge che spesso l’assorbimento delle vitamine e di altri principi nutritivi estratti o sintetizzati in laboratorio è minore rispetto a quando sono preservati nella forma naturale. Dinamo si basa sui principi della Ayurvedica e della medicina cinese, usando piante officinali che offrono composti dall’alto valore nutritivo, senza variarne la struttura chimica. La combinazione ben studiata tra i vari componenti ne migliora l’assorbimento, incrementandone così ulteriormente l’efficacia.

Fra gli studi alla base di Dinamo ci sono anche basi di ayurvedica (foto Gulliver)
Fra gli studi alla base di Dinamo ci sono anche basi di ayurvedica (foto Gulliver)

«Nella ayurvedica – spiega Tiziana Ardo – il concetto è più ampio dell’attribuzione sostanza-beneficio a cui siamo abituati con i claim pubblicitari in Italia. L’unione di erbe e spezie con proprietà complementari permette un’azione sinergica tale da indurre un reale benessere per il fisico, che nello sport comporta spesso un recupero più rapido dallo stress causato dall’attività intensa svolta».

I punti chiave

Volendo riassumere, per selezionare un valido integratore non sono sicuramente il prezzo e la concentrazione di un unico principio nutritivo a determinarne la qualità. Bisogna invece valutare la completezza dell’offerta, verificare per quanto possibile, la qualità della materia prima utilizzata e l’attenzione posta nei processi di produzione sia per preservare i valori nutrizionali che, in un’ottica verde, per rispettare la natura.

I prodotti Dinamo sono stati sviluppati partendo dal trail running poi estesi al ciclismo (foto css.ch)
I prodotti Dinamo sono stati sviluppati partendo dal trail running poi estesi al ciclismo (foto css.ch)

Con questa intervista a Tiziana iniziamo un percorso informativo di più articoli sugli integratori, nel quale Dinamo sarà proposto come modello di integrazione naturale per la sua eccellente qualità.

«L’unicità di Dinamo – conclude Tiziana – è di offrire un prodotto completamente naturale che sostiene sia il benessere dell’atleta sia la sua performance, dalle fasi preliminari al recupero, senza escludere i momenti di sforzo più intenso».

Nuovo Contador: testa su Eurosport, il cuore sulla strada

25.05.2022
4 min
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Guardando Alberto Contador all’opera sul traguardo di Aprica, è chiaro che lo spagnolo sia un signor professionista anche con il microfono in mano. Super concentrato. Preciso come quando si allenava. Meticoloso nel dare spiegazioni e interpretazioni. Quando poi ci parli, capisci che questo mondo ce l’ha ancora addosso e la voglia di correre non l’ha mai lasciato. E allora, vedendo nel frattempo passare Valverde al termine della tappa chiusa al quinto posto, capisci che questi giganti hanno davvero uno spirito speciale e solo il cedimento fisico mette fine a carriere che meriterebbero d’essere eterne. La gente lo sa, al punto che lo acclama con lo stesso slancio che riserva ai corridori in gara.

«E’ bello stare qui – dice Alberto – alla fine serve per calmare un po’ il mio desiderio di gareggiare. Sei in contatto con la gara, una sensazione in cui sono immerso quotidianamente anche con la squadra, la Eolo-Kometa. E’ gradevole, mi piace. Posso stare un po’ nell’atmosfera da diversi punti di vista».

Lopez si è fermato accanto a lui dopo l’arrivo: Juanpe ha corso nella Fundacion Contador, Alberto gli ha dato consigli
Lopez si è fermato accanto a lui dopo l’arrivo: Juanpe ha corso nella Fundacion Contador
Com’è questo ruolo in Eurosport?

E’ un piacere che mi abbiano chiesto di esserci per un altro anno. Mi permette di continuare a godermi questo sport. Inoltre vedere l’impegno che mettono anche acquisendo i diritti delle gare maschili e femminili, mi fa pensare che per il ciclismo ci siano bei tempi in arrivo.

In che modo si vivono giornate come questa?

In un modo speciale, perché alla fine in questi posti ho vissuto alcuni dei giorni più importanti della mia vita, che mi hanno segnato. Però dall’altro lato cerco di scollegarmi. Cerco di dirmi: “Alberto, quel momento è passato, ora stai facendo altre cose”. E’ il modo per calmare un po’ il desiderio di competizione.

E’ difficile?

A volte sì, specialmente in alcune tappe come questa.

Al Giro 2015, Contador bucò prima del Mortirolo. Landa e Aru lo attaccarono: la sua rimonta fu pazzesca
Al Giro 2015, Contador bucò prima del Mortirolo. Landa e Aru lo attaccarono: la sua rimonta fu pazzesca
Hai già parlato due volte di desiderio di competizione.

Ho sempre detto che non si può passare dal fare 200 chilometri al giorno a una vita sedentaria. Per cui mi sono preso l’impegno di uscire 3-4 volte a settimana in bicicletta. Ma non avevo valutato l’aspetto psicologico. Staccare mentalmente è stata la parte più dura.

Cosa ti pare di questo Giro?

Mi piace, un Giro molto godibile per gli spettatori, ma la mia sensazione è che i corridori siano molto stanchi. Credo che le alte temperature di questo Giro d’Italia abbiano fatto sì che abbiano speso più del solito. E giorni come questo sono una barbarie (il modo spagnolo di far risaltare la durezza di un percorso, con accezione eroica, ndr), con 5.000 metri di dislivello. Sono andati molto forte e domani (oggi per chi legge, ndr) li aspetta una nuova tappa complicata. Credo sia un bel Giro.

Nessuno si aspettava tanto caldo.

La cosa più speciale del Giro è che è una corsa vissuta più quotidianamente del Tour o della Vuelta. Il corridore sa di doversi adattare il più possibile alle condizioni meteorologiche, diventa praticamente una sorta di sopravvivenza. Ma nessuno pensava di trovare due settimane così calde.

Fatte le interviste ai corridori, Contador ha realizzato due commenti flash sulla tappa e la previsione per l’indomani
Dopo le interviste ai corridori, Contador ha realizzato due commenti flash e la previsione per l’indomani
Carapaz ha già vinto?

Non ancora. Hindley, Landa e Almeida sono tra i principali candidati. Credo che Richard abbia la situazione abbastanza sotto controllo. Però sia la Bora, che il Bahrain e Almeida non glielo renderanno facile.

Credi che la crono di Verona sarà decisiva?

Penso di no.

Alla fine Paperino s’è inchinato a Demare. Maestri, ci riprovi?

20.05.2022
6 min
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«E’ stato un giorno da Paperino – dice Maestri – oggi è una di quelle giornate mie. A un certo punto non mi stupisco neanche più. Però come Paperino sono testardo e questo non mi farà mollare».

Dopo l’arrivo, s’è accasciato sul manubrio, scosso da singhiozzi di rabbia e fatica. Adesso che è passata mezz’ora, ha il volto sorridente e ha trovato il motivo per sdrammatizzare.

La partenza da Sanremo era vicina alla casa di Monaco, ma oggi Rosa è arrivato nella sua Cuneo
La partenza da Sanremo era vicina alla casa di Monaco, ma oggi Rosa è arrivato nella sua Cuneo

Rispetto francese

Arnaud Demare ha vinto la tappa di Cuneo nel giorno in cui Bardet ha lasciato il Giro, ma stavolta i velocisti hanno rischiato di non farcela. La fuga partita sul Colle di Nava infatti è arrivata fino ai 600 metri dal traguardo e questo significa che qualcosa là dietro non è andato come avrebbe dovuto.

«A un certo punto – ha detto il vincitore – ho cominciato a dubitare delle possibilità di riprendere la fuga perché alcuni miei compagni di squadra avevano già dato tutto. Anche io credevo di essere un po’ cotto in realtà. Solo a 10 chilometri dall’arrivo ho iniziato a crederci, ma ero davvero al limite. E’ splendido vincere di nuovo, tre vittorie sono un bel bottino. Ho saputo durante la tappa del ritiro di Romain e credo che sia un peccato. Era in grande forma, aveva fatto molti sacrifici».

Mancati 300 metri

Un corpo a corpo, niente di diverso. E mentre davanti giravano di buon accordo, dietro a un certo punto hanno iniziato a capire che non sarebbe stato un gioco.

«Sono un combattente – dice Maestri, in questa sorta di rimbalzo fra chi ha vinto e chi ha perso – vado speso in fuga. Quest’anno con la squadra abbiamo cercato di mettere i puntini, di non correre alla garibaldina e di essere concentrati nei momenti chiave. Arriva sempre il momento che ci credi. Se non ci credessi, non saresti lì a combattere. La squadra ha fatto un gran lavoro. Sapevamo che oggi poteva essere una bellissima giornata. Ci siamo andati vicino, non ci siamo sbagliati di molto. Ci sono mancati 300 metri. Si sapeva che per il gruppo poteva essere difficile venirci a prendere e si è visto».

Dopo l’antidoping, Maestri ha ritrovato il suo proverbiale spirito
Dopo l’antidoping, Maestri ha ritrovato il suo proverbiale spirito

Gaviria stoppato

A pochi metri da lui, Jacopo Guarnieri ansimava vistosamente, con il body sudato come dopo una tappa del Tour. Il caldo oggi è stato uno dei fattori fra la Liguria e il Piemonte.

«Non è stato facile tornare sui ragazzi davanti – raccontava l’ultimo uomo della Groupama-FDJabbiamo spinto come all’inferno. Poi una volta arrivati in testa, è stato tutto più lineare. Sappiamo cosa serve per essere lì.

«Le cose per me – diceva ricordando che nella tappa di Messina si era staccato su Portella Mandrazzi mentre qui ha resistito al Colle di Nava – stanno andando meglio giorno dopo giorno. Oggi era diverso da Messina, un altro ritmo. Due settimane di corse nelle gambe fanno sì che più o meno tutti abbiano lo stesso livello, la differenza la fai col posizionamento e la scelta di tempo. Ma riprenderli non è stato per niente facile. Hanno tirato tutti tranne Sinkeldam ed io. Ma ho un mal di gambe terribile… E’ stato duro inseguire e lo era anche l’arrivo. Arnaud è stato bravo, ha tenuto la corda e non ha lasciato spazio a Gaviria per uscire».

Gruppo in affanno

All’ultimo chilometro, quando è stato chiaro che stavano per mangiarli, Maestri ha mollato la presa e ha lasciato intendere di aver ormai rinunciato. Poi di colpo si è inarcato sulla bici ed ha attaccato con il gruppo a pochi metri. Nel raccontarlo sorride.

«Ho voluto fare il furbo – ammette – mi è già capitato nel 2019 che ho strafatto e l’ho persa. Questa volta ho voluto rischiare di perderla e ho lasciato fare più lavoro agli altri. Stavo bene. Sapevo che lo spunto veloce c’era, infatti quando sono partito ho preso subito metri sui miei compagni di fuga. Era solo una questione di arrivare il più vicino possibile all’arrivo. L’ho rischiata, il gruppo veniva forte. Bastavano 5 secondi. Se avessi avuto il gap giusto, si poteva andare all’arrivo. Sono quei due chilometri di tentennamenti in gruppo che a volte fanno arrivare la fuga, invece non li hanno avuti. Sono arrivati giusti anche loro. E se ti riduci così all’ultimo vuol dire che qualcosa è andato storto. La condizione c’è, ci riprovo di sicuro».

Bardet si è ritirato. Ha iniziato a stare male ieri sera e non c’è stato moto di continuare. Era 4° nella generale
Bardet si è ritirato. Ha iniziato a stare male ieri sera e non c’è stato moto di continuare. Era 4° nella generale

Bardet, che peccato…

Il gruppo lo ha lasciato lì a cullare il suo sogno infranto, ma è bastato poco per riaccendere lo sguardo di Maestri. Non così per Bardet. Al tramonto arrivano infatti le parole sconsolate del francese e del medico del Team DSM.

«Durante la tappa di ieri – dice Anko Boelens – Romain ha iniziato ad avere disturbi allo stomaco. Abbiamo cercato di gestire la situazione durante la gara per fargli passare la giornata sperando che potesse riposarsi un po’ la sera, ma sfortunatamente abbiamo visto pochi miglioramenti durante la notte. Stamattina abbiamo provato tutto il possibile per portarlo all’arrivo, ma continuava ad avere dolore e a non poter mangiare. Con così poca energia in corpo, non è stato più possibile per lui continuare».

E mentre il Giro d’Italia perde un sicuro protagonista, per domani si annuncia una giornata tremenda. Con questo caldo e con il dislivello della tappa di Torino, in gruppo si parla già di ribaltoni.

Nasce Dinamo Nutrition: zero chimica, tutta salute. E non solo…

17.05.2022
7 min
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La prima sensazione nel vedere Luca Spada e sua moglie Tiziana Ardo che parlano di lavoro (in apertura con Valerio Agnoli, di spalle) è di grande complicità. Li incontriamo dopo l’arrivo di Napoli, nel grande hotel di Caserta che ospita la Eolo-Kometa e altre sei squadre. Accanto al portone di ingresso e ai mezzi della squadra varesina, un truck cucina nuovo di zecca richiama l’attenzione per il colore diverso da tutti gli altri e la scritta Dinamo stilizzata.

E’ proprio questo il motivo della visita. Il lancio da parte dei signori Eolo di un progetto che debutta con la nutrizione e poi si spingerà verso orizzonti più ampi. Con Luca Spada, 49 anni a dicembre, avevamo parlato di ciclismo e alimentazione già durante la prima intervista alla Strade Bianche del 2021, ma adesso la sensazione è che abbia voluto fare un passo in più per marcare la differenza

«Con il Covid – spiega – abbiamo visto che avere un corpo che sta bene, con le difese immunitarie alte, ci protegge da queste nuove pandemie. Le persone hanno capito che lo sport dà benessere e una sana alimentazione è veramente importante per stare bene a lungo termine. E’ questa la ragione per cui abbiamo deciso di lanciare Dinamo. Per questo e per rispondere a un’esigenza che io ho sentito prima di tutto su me stesso. Insomma… Io sono uno sportivo entusiasta che ha iniziato con la corsa di endurance poi è passato al ciclismo. E durante questi anni ho capito che l’allenamento è importante, ma soprattutto che negli sport di fatica e di endurance l’alimentazione è assolutamente fondamentale. Poi ho capito un’altra cosa molto importante…

Quale?

Chi si appassiona di sport e lo fa diventare un suo stile di vita è alla ricerca di una serie di servizi e prodotti che lo aiutino a vivere al meglio questa sua esperienza. Quando ti devi alimentare per ore con gel, barrette, sali e quant’altro, vuoi qualcosa che si digerisca bene e che non torni su, compromettendo anche la prestazione. Per questo siamo andati alla ricerca di prodotti naturali e soprattutto ottenuti con un metodo di preparazione che ne preservi il più possibile l’energia e la naturalezza. Ma oltre che nutrire l’atleta nelle tre fasi classiche – prima, durante e dopo la gara – vogliamo anche prendercene cura. Perché quando si fa sport di endurance, il nostro corpo subisce uno stress significativo e oltre che essere alimentato, deve anche essere curato.

Dinamo è rivolto soltanto ai corridori?

No, si rivolge a chiunque faccia sport, dal ciclismo alla corsa a piedi. Abbiamo una linea di prodotti che copre tutte le fasce della prestazione e altri curativi per migliorare il recupero. Sono alimenti che possono essere utilizzati durante gli allenamenti, durante la gara e anche nella vita di tutti i giorni.

Guardando il catalogo, colpisce davvero la presenza di ingredienti totalmente naturali.

I prodotti Dinamo sono assolutamente “chemical free”, senza chimica. Siamo assolutamente convinti che con una grandissima selezione della materia prima e con un processo di preparazione studiato nei minimi termini, si possono formulare dei prodotti che, senza l’utilizzo di chimica e altre diavolerie artificiali, consentono di dare un sostegno alimentare veramente di primissima qualità.

Obiettivo eccellenza

Si entra nel terreno di sua moglie Tiziana, che infatti prende la palla al balzo. Il sorriso spiritoso e un gran senso pratico. Anche lei esce dall’esperienza Eolo e adesso è perfettamente a suo agio nel nuovo ruolo.

«La produzione artigianale – spiega – è molto importante per due motivi: l’attenzione al prodotto e l’attenzione alla persona. Produciamo in uno stabilimento in provincia di Varese e ci avvaliamo principalmente di materie prime italiane. Questo ci permette di avere una catena di produzione estremamente corta e un controllo quasi maniacale del processo produttivo. Controlliamo dalla materia prima in ingresso, al prodotto finito in uscita. E’ molto importante perché il nostro prodotto è completamente naturale, quindi è estremamente importante che la materia prima sia di eccellenza».

Ha parlato anche di attenzione alla persona.

Vogliamo essere molto vicini agli atleti. Per questo stiamo sponsorizzando con grande orgoglio la Eolo-Kometa, in cui oltretutto ci sono dei ragazzi veramente eccezionali. Questo per noi è molto importante, perché ci consente di avere dei feedback da ciclisti professionisti. Quindi da atleti che fanno un uso direi quasi estremo dei nostri prodotti e ci danno dei consigli. Avere un processo produttivo artigianale molto snello e flessibile ci permette a questo punto di raccogliere i consigli in tempi anche relativamente brevi per avere delle personalizzazioni estreme e sviluppare semmai nuovi prodotti

I prodotti Dinamo nascono senza l’impiego della chimica, con ingredienti made in Italy
I prodotti Dinamo nascono senza l’impiego della chimica, con ingredienti made in Italy
E’ semplice trovare tutti questi ingredienti?

Non è per niente facile. Sul mercato ci sono tante materie prime, ma noi puntiamo sull’eccellenza. L’Italia da questo punto di vista ci aiuta, perché la legislatura in materia di alimentazione è molto rigida e ci consente di avere un bacino di scelta abbastanza vasto. Ugualmente facciamo continuamente dei controlli sui lotti in arrivo. Ma se vado a pensare all’eccellenza che c’è in Italia – le mandorle, i pistacchi e il miele italiano – veramente mi sento sicura di poter utilizzare questi ingredienti con tranquillità per i nostri prodotti.

Una domanda un po’ scomoda: è per questo che i vostri prodotti non sono fra i più economici?

Non possiamo fare dei prodotti a basso costo, proprio perché ci avvaliamo di ingredienti di qualità e soprattutto italiani. I nostri prodotti non saranno sicuramente i più economici, ma ci posizioniamo abbastanza bene sul mercato. L’eccellenza si paga e di conseguenza anche i nostri prezzi devono andare di pari passo con la qualità del prodotto. Sicuramente col lancio Dinamo, proporremo delle promozioni sui nostri prodotti, in modo che le persone possano avvicinarsi a provare prodotti diversi da quelli che oggi si trovano sul mercato.

Il mondo Dinamo

Spada annuisce ed entra a sua volta nel discorso, spiegando come sarà proprio la vendita online a permettergli di contenere i prezzi.

«Come canale distributivo – dice – avremo all’inizio sicuramente quello online, attraverso il sito www.dinamo.it, per diverse ragioni. La prima è che vendendo un prodotto di eccellenza e utilizzando materie prime italiane super selezionate, abbiamo una base di costi importante e quindi il fatto di vendere online ci consente di vendere a prezzi allineati al mercato».

Scusi la curiosità, ma all’inizio riferendosi agli appassionati, ha parlato di servizi e prodotti…

Dinamo non sarà soltanto nutrizione (sorride, dr), ma un progetto molto più complesso che vedrà il suo completamento nell’arco dei prossimi anni. Sarà strutturato su quattro colonne portanti. La prima, cioè quella che abbiamo lanciato oggi, è quella alimentare e si chiama Dinamo Nutrition. La seconda è quella che chiamiamo Dinamo Equipment, mediante l’introduzione di una linea di prodotti e accessori per chi è alla ricerca della migliore bici, del miglior orologio, delle migliori scarpe, eccetera.

Luca Spada e sua moglie Tiziana Ardo hanno visitato il Giro nel weekend fra Napoli e il Blockhaus
Luca Spada e sua moglie Tiziana Ardo hanno visitato il Giro nel weekend fra Napoli e il Blockhaus
Il terzo?

Il terzo settore sarà quello che chiamiamo Dinamo Travel, ossia l’organizzazione di viaggi esperienziali, pedalati insieme a ex campioni o ai corridori della Eolo-Kometa. Weekend dove si stacca veramente la spina. Si avrà la possibilità di provare il meglio dell’equipaggiamento sul mercato, sia nella corsa a piedi o in montagna. Infine l’ultimo settore si chiamerà Dinamo Care, con un portafoglio di servizi per la cura dell’atleta. Quindi per prevenire infortuni o nel caso arrivino, per avere un recupero nelle strutture migliori italiani e mettendosi in mano ai migliori professionisti. E poi tutta una parte per migliorare la propria performance e praticare lo sport di cui siamo appassionati per il più lungo tempo possibile senza infortuni.

C’è un motivo particolare per cui il lancio avviene di martedì 17?

Perché 17 è il mio numero fortunato. Sono nato il 17 dicembre, insomma tutte le cose belle della mia vita sono successe il 17. Quindi insomma un po’ di scaramanzia non guasta mai. E così abbiamo scelto questa data, durante il Giro d’Italia ovviamente