Il folletto dello Zoncolan nel WorldTour: Fortunato all’Astana

03.01.2024
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ALTEA (Spagna) – Il folletto dello Zoncolan, che su quel giorno del Giro 2021 ha costruito la seconda parte della sua carriera, è infine approdato nel WorldTour con l’Astana. Alla Eolo-Kometa non potevano dargli di più e forse per tirare fuori da Lorenzo Fortunato più di quello che ha già dato serviva un palcoscenico più alto. Offerte per cambiare squadra erano venute anche prima, ma per gratitudine e in cambio della giusta quotazione il bolognese ha scelto di condividere più a lungo il progetto di Basso. Ora che il ciclo si è chiuso, vederlo sorridere con la nuova maglia del team kazako è il viatico per un nuovo inizio.

«Mi sono trovato subito bene – spiega Fortunato – soprattutto in squadra. E’ un ambiente tranquillo, rilassato e mi sto trovando bene con i compagni e lo staff. Poi siamo in tanti italiani e questo aiuta. Sono contento della mia scelta, negli ultimi tre anni con la Eolo mi sono trovato bene e li ringrazio perché con loro sono cresciuto. Così adesso sono pronto per fare questi due anni nel WorldTour».

Fortunato è professionista dal 2019, è alto 1,70 per 57 chili.
Fortunato è professionista dal 2019, è alto 1,70 per 57 chili.

Due anni a perdere

I primi due anni da professionisti non sono stati indimenticabili, complici un livello non ancora sufficiente e l’arrivo del Covid nella seconda stagione, in cui forse Lorenzo avrebbe potuto fare qualcosa di più.

«Se in quei primi due anni con Scinto – sorride – mi aveste detto che sarei arrivato qua, non ci avrei creduto. Poi sono andato alla Eolo e già dopo la prima stagione sarei potuto andare via, ma ho scelto di rimanere. Sono cresciuto tanto. So quello che devo fare e cosa evitare, so come allenarmi. Sono cresciuto su questi aspetti, so mantenere l’equilibrio, sbagliando sono migliorato e mi sento ogni anno più avanti. Magari sbaglierò ancora qualcosa, ma mi sento più maturo. Mi rendo conto di essere appena entrato in un mondo nuovo. Qui siamo in 30 corridori, c’è più organizzazione. Lo staff è numeroso e il budget più ricco. Ugualmente però l’ambiente è molto familiare, si percepisce che la squadra sia una grande azienda, ma anche che umanamente si riesce a fare gruppo».

Sulle Tre Cime di Lavaredo, all’ultimo Giro, Fortunato con Riccitello
Sulle Tre Cime di Lavaredo, all’ultimo Giro, Fortunato con Riccitello

La cura dei dettagli

Essere più maturo riguarda soprattutto la consapevolezza nell’affrontare il proprio lavoro. La capacità di leggere nei propri bisogni, sfruttando al meglio i mezzi messi a disposizione da una squadra più grande e da quello staff così numeroso.

«Se non sei attento ai dettagli – prosegue Fortunato – ora non vai da nessuna parte. Tutto si è spostato al limite, però io cerco sempre di mantenere l’equilibrio e di stare il più rilassato possibile in base al periodo. Non ha senso finirsi in questa fase della stagione, ma quando arriveremo ad aprile sarà il momento di chiudere i rubinetti. Da quel momento in poi, bisognerà guardare la virgola. Sto lavorando con Luca Simoni, il nutrizionista, per mettere a posto alcune cose che trascuravo. Magari avevo la tendenza di non mangiare troppo oppure di mangiare male. Dopo l’allenamento saltavo il pranzo, invece ora ho capito che è importante mangiare il giusto, a non tirare via con uno yogurt e aspettare la cena. Sto cercando di bilanciare tutto e questo mi aiuta molto. Per questo adesso cerco di tenere un margine per averlo nel resto dell’anno, quando dovrò sparare le mie cartucce».

Abbiamo incontrato Fortunato nel ritiro di Altea della Astana
Abbiamo incontrato Fortunato nel ritiro di Altea della Astana

Più fresco al Giro

Quel che resta da capire è cosa l’Astana si aspetti da lui e cosa lui si aspetti da se stesso. Dopo il 2021 dello Zoncolan e della vittoria alla Adriatica Ionica Race, si è passati prima per la fase della classifica nei grandi Giri, poi per la caccia alle tappe e la classifica (semmai) di conseguenza.

«Rispetto agli anni scorsi – dice Fortunato – cambierò un po’ il calendario. Da me si aspettano solidità in salita, mi hanno preso per quello. Sono sicuro che posso farlo e per questo correrò il Giro d’Italia, uno dei miei obiettivi della stagione, soprattutto le tappe di montagna della terza settimana. Avrò il mio spazio, anche se correrò con un leader come Lutsenko, anche se abbiamo due calendari differenti. Qui ho il mio spazio, mi lasciano fare le mie corse già da inizio stagione, anche corse a tappe minori. Punterò il Giro, poi forse anche un altro grande Giro, con l’obiettivo di andare forte in montagna.

«Il bello è che adesso posso scegliere. A novembre con Mazzoleni, che è il mio preparatore, ci siamo messi a decidere il calendario che più fa al caso mio. Questo paga, vado a correre in base alle caratteristiche mie e della corsa. Con Maurizio mi trovo bene. Ho potenziato la palestra che gli anni scorsi trascuravo per essere più solido e poi per il resto lavorerò in salita. Dopo il Catalunya andrò in altura e poi arriverò al Giro con pochi giorni di gara, voglio essere fresco, una cosa che mi è mancata l’anno scorso. Voglio giocare le mie carte davvero al meglio».

Polti-Kometa, il bello di dirsi le cose in faccia

30.12.2023
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OLIVA (Spagna) – Se alla Eolo-Kometa vanno via Fortunato e Albanese, i due che nel 2023 hanno ottenuto i punteggi più alti (708 per il toscano, 453 per il bolognese), basta l’arrivo di Matteo Fabbro e Restrepo per tenere il sistema in equilibrio?

Il friulano ha ancora tanto da dire e siamo certi che lo farà. Da par suo Ivan Basso è convinto – e noi con lui – che il 2024 sarà l’anno in cui i giovani del team inizieranno a raccogliere risultati. Nel 2023, la Eolo-Kometa ha vinto cinque corse: la tappa di Campo Imperatore con Davide Bais al Giro, due tappe e la classifica alla Vuelta Asturias con Fortunato e una al Tour Poitou Charentes con Samuele Rivi. Ma il sistema dei punti non premia le buone intenzioni e le intuizioni, per cui da quali nomi riparte la squadra che dal 2024 prenderà il nome di Polti-Kometa?

Lo abbiamo chiesto a Stefano Zanatta, direttore sportivo che la sa lunga e che per stare accanto al “suo” Ivan, ha rinviato i propositi di pensione. Lo abbiamo incontrato in Spagna poco prima di Natale, durante il primo ritiro e subito dopo un allenamento di sei ore in ammiraglia dietro ai suoi corridori (in apertura, foto di Maurizio Borserini).

Stefano Zanatta è stato professionista dal 1986 al 1995. E’ stato ds alla Fassa Bortolo e alla Liquigas. Dal 2021 è alla Eolo-Kometa
Stefano Zanatta è stato pro’fessionista’ dal 1986 al 1995. E’ stato ds alla Fassa Bortolo e alla Liquigas. Dal 2021 è alla Eolo-Kometa
Come si riparte quando vanno via quelli forti?

Negli ultimi due anni, corridori come Albanese e Fortunato li abbiamo rilanciati, perché in precedenza avevano fatto qualche anno di anonimato. Quindi questo è sicuramente un bel biglietto da visita per quelli che sono arrivati. Credo che il gruppo sia di livello più alto, perché abbiamo visto quest’anno che, anche mancando loro, la squadra è stata competitiva. I ragazzi più giovani sono cresciuti e spero che facciano ancora un salto in avanti. Inoltre c’è stato l’inserimento di 2-3 elementi che secondo noi hanno delle qualità da rilanciare.

Ad esempio?

Restrepo, Fabbro, Peñalver e lo stesso Double sono inserimenti molto validi. Già nel primo ritiro ci siamo accorti della loro voglia di entrare nel gruppo e questo per noi è una cosa bella. Il fatto che abbiano scelto di venire qui, anche per usufruire del nostro lavoro. Delle competenze che mettiamo in campo, del modo di lavorare e la possibilità di avere spazio e dimostrare che possono essere dei corridori.

Basso parla spesso dei giovani che vengono su: si percepisce che stanno crescendo?

Certo, diciamo che la cosa fondamentale da fare con il corridore di valore è procedere gradualmente. Ad aver voluto tutto e subito, si poteva anche spingere e ottenere qualche risultato. Ma li abbiamo rispettati: la fretta per mia esperienza non dà grandi risultati. Piganzoli avremmo potuto portarlo al Giro, ma non stava bene ed era inutile inserirlo in una corsa così importante senza che fosse in condizione. Davide ha fatto i suoi passi e altri stanno crescendo come lui. Penso ad Alex e David Martin, penso a Tercero. Sono tutti ragazzi con delle buone qualità e soprattutto nella seconda parte di stagione, anche senza Fortunato e Albanese, li abbiamo trovati davanti nei finali di gara. Se le cose procedono bene e loro ci seguono, quest’anno saliranno un altro gradino.

Tra gli innesti, è arrivato Restrepo, vincitore nel 2023 del Giro della Città Metropolitana di Reggio Calabria
Tra gli innesti, è arrivato Restrepo, vincitore nel 2023 del Giro della Città Metropolitana di Reggio Calabria
Secondo te sono ragazzi che hanno il corpo d’ala del vero talento?

No, sinceramente il talento vero lo vedi subito. I Van der Poel o Evenepoel erano fenomeni anche a 18-20 anni. Gli altri sono uomini che vengono fuori con il lavoro e con il sacrificio. Ognuno ha le sue qualità  e grazie a quelle può avere il suo spazio nel ciclismo. Adesso tutti cerchiamo il talento, ma non ce ne sono molti in giro. Mi sento di dire che in squadra abbiamo tanti bei corridori, che possono arrivare a fare grandi cose. Porto sempre l’esempio di Ivan Basso, che ha vinto due Giri d’Italia con tanto lavoro. Per contro, uno come Contador poteva anche lavorare meno e arrivava agli stessi risultati e anche migliori.

Quindi farli crescere bene è il vostro vero obiettivo?

Crescere con il lavoro. La nostra ambizione è questa e poter lavorare bene, avere le strutture che ci permettano di farlo. Dal lato sportivo abbiamo un bel gruppo di preparatori, uno staff medico e un gruppo di nutrizionisti appena inseriti. E poi noi direttori sportivi ci confrontiamo sempre sulle scelte. Io oramai metto solo l’esperienza, visto che ai dati e alla tecnologia non riesco a stare dietro, però il bello della nostra squadra è che si riesce a lavorare anche sotto l’aspetto umano.

Forse un corridore come Fabbro ha bisogno proprio di questo?

Credo che tutti ne abbiano bisogno. Matteo viene fuori dalla scuola di Bressan e credo che al CT Friuli ci fosse già questo modo di lavorare, cioè il fatto che ai ragazzi si dicano le cose in faccia. Sapete che questo adesso fa paura? Fa paura affrontare un ragazzo e spiegargli che qualcosa non va bene anche se l’ha letto su internet o chissà quale pubblicazione. Hanno sempre tutto e moltissima gente che gli dice sempre di sì. Invece secondo me serve confrontarsi e dirsi le cose in faccia. Allora spesso abbassano gli occhi, hanno paura del confronto e di guardare la realtà com’è.

Matteo Fabbro si è unito in extremis alla futura Polti-Kometa, dopo quattro stagioni alla Bora-Hansgrohe
Matteo Fabbro si è unito in extremis alla futura Polti-Kometa, dopo quattro stagioni alla Bora-Hansgrohe
Quanto interferiscono i social sul vostro lavoro?

Il mondo di adesso ti porta a pensare che sia tutto facile. Sembra che quello che leggi su un social sia verità e invece molte volte non è così. Adesso in Italia talenti non ce ne sono. Ci sono bravi corridori, anche bravissimi, ma il corridore con il talento cristallino è quello che arriva e fa qualcosa di particolare perché gli è innato. Non confondiamo questo con i risultati sbalorditivi degli juniores che lavorano il doppio dei dilettanti, perché poi ce li ritroviamo di qua e non vanno avanti.

Quanto si può puntare su Piganzoli?

Credo che la bella prova al Giro dell’Emilia gli abbia dato tanta fiducia. A Bologna è arrivato sedicesimo, un risultato che può anche dire poco, ma è stato uno dei due o tre delle professional a lottare con i migliori all’ultimo giro. Ha 21 anni, gli ho detto che quello è un punto da cui partire per crescere ancora. E’ un corridore buono che va dappertutto e quest’anno partirà con un programma inizialmente soft, poi sempre più importante. Prenderà qualche schiaffo in più, però anche lui si rende conto che per arrivare in alto, bisogna avere il confronto con i migliori. Non possiamo andare a correre nei dilettanti e vincere, uno che voglia ambire a fare il professionista deve confrontarsi e allenarsi coi migliori.

Manca secondo te un Gavazzi in questa squadra?

Francesco dava tanti suggerimenti. Ci ha dato una bella mano, perché aveva l’esperienza e l’umiltà di dimostrare come si potevano fare le cose non solo a parole, ma anche con i fatti. Il suo è stato un bell’insegnamento, un bel punto di riferimento per tutti i giovani e spero che voglia rimanere con noi e collaborare con qualche ruolo in seno alla squadra

Gavazzi si è appena ritirato: il suo contributo di esperienza è sempre stato molto prezioso
Gavazzi si è appena ritirato: il suo contributo di esperienza è sempre stato molto prezioso
Pensi che Fabbro sia una carta da giocare per il Giro d’Italia?

Il ragazzo sicuramente ha fatto delle belle cose da dilettante, dipende da cosa si intenda per fare classifica. Se dicessimo di voler arrivare nei cinque, allora saremmo presuntuosi. Se invece l’idea è di fare delle belle tappe come negli ultimi anni e accontentarsi della classifica che viene di conseguenza, allora dico che questo è possibile.

Ti sei mai pentito di aver lasciato la pensione e di essere rientrato in gruppo?

Diciamo che negli ultimi mesi ci ho pensato parecchio, soprattutto dopo che ho avuto qualche problema fisico. In qualsiasi altro ambiente, avrei lasciato. Invece pensando ai ragazzi che ho qua e come ci seguono, mi sarebbe dispiaciuto. In più, Ivan e Fran ci tenevano che rimanessi, quindi ho ridotto un po’ il lavoro e proverò a dare ancora un contributo alla squadra. La passione c’è sempre, quella non diventa vecchia.

Bevilacqua, un addio che deve far riflettere

18.12.2023
5 min
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A soli 26 anni, Simone Bevilacqua ha detto basta. La sua carriera da pro’ è durata qualche anno, tra la difficile e tumultuosa esperienza alla Vini Zabù e un biennio all’Eolo-Kometa senza squilli personali, ma con molti apprezzamenti per il suo lavoro in seno alla squadra. Il suo ritiro rappresenta l’esempio di quel che significa vivere nel ciclismo contemporaneo, che richiede tantissimo, che ti mette continuamente alla prova, che ti consuma e spreme velocissimamente. Un esempio che dovrebbe far riflettere.

Simone ne parla con tranquillità, convinto della sua scelta seppur conscio di essere alle prese con un profondo cambiamento di vita: «Io sono orgoglioso di quello che ho fatto – dice – sono arrivato a un alto livello seppur non gareggiando in un team del WorldTour, ma potrò dire un giorno di aver corso con i più forti. Se ho un rammarico è quello di essere passato molto giovane, a 20 anni, non ancora in possesso di quelle necessarie linee guida per vivere in quest’ambiente. Senza di esse gli errori arrivano: cerchi di imparare, vai avanti ma ti manca sempre qualcosa».

Il culmine della sua carriera, la vittoria nella settima tappa del Tour de Langkawi 2019
Il culmine della sua carriera, la vittoria nella settima tappa del Tour de Langkawi 2019
Proviamo a ripercorrere la tua carriera, i primi due anni com’erano stati?

Avevo corso nella Wilier Triestina-Selle Italia, poi Neri Sottoli e i risultati non erano mancati. Tante corse all’estero, un po’ di piazzamenti fino alla vittoria di tappa al Tour de Langkawi. Quello è stato il momento più alto, più bello. Da lì mi aspettavo una crescita, che tutto cominciasse invece è stato un continuo su e giù, è come se fossi salito sulle montagne russe.

Hai vinto nel 2019. L’anno dopo è stato quello del Covid, pensi che ti abbia penalizzato oltre misura?

E’ stata una stagione strana, questo sì, ma non c’entra molto con quello che è successo. Sulla Vini Zabù voglio essere chiaro: i “casini” che sono scoppiati, i casi di doping che hanno portato alla sua fine non devono far dimenticare le persone che erano al suo interno. Era un bel gruppo, affiatato, che lavorava bene e in maniera corretta. Al Giro stavamo andando bene, poi il caso di positività portò alle perquisizioni nelle nostre stanze e le ripercussioni sull’ambiente furono forti. L’anno dopo altro caso, vennero a perquisire casa e sequestrare i telefoni, una situazione davvero drammatica per chi come me non c’entrava niente. Venimmo esclusi dal Giro, non si gareggiava quasi più, per fortuna però un giorno squillò il telefono…

L’esperienza alla Vini Zabù è stata difficile, anche dal punto di vista famigliare
L’esperienza alla Vini Zabù è stata difficile, anche dal punto di vista famigliare
Chi era?

Ivan Basso e lo ringrazierò sempre per questo, per l’opportunità che mi offrì di passare alla Eolo-Kometa. Mi ritrovai in un mondo completamente diverso, una struttura estremamente professionale, dove tutto era perfetto e tutte le negatività da cui venivo erano cancellate. Piano piano sentivo che stavo tornando me stesso e infatti la seconda parte del 2022 era stata molto positiva, con tutto che nella stagione ho dovuto affrontare prima il Covid e poi problemi a un ginocchio.

E quest’anno?

Ero partito bene, facendo il mio in Sudamerica e in Istria, ho corso anche la Sanremo, ma poi sono rimasto fermo tre mesi. Sono tornato alle gare a giugno ma ho fatto fatica a riprendere il ritmo gara. Nella seconda parte dell’anno sono arrivate le trasferte in Slovacchia Croazia e Turchia, si era formato un bel gruppo in corsa come fuori, con Maestri, Lonardi e gli altri. Avevo però capito che il contratto non sarebbe stato rinnovato.

In Turchia l’ultima gara, con Lonardi, Maestri e quel gruppo così ben affiatato
In Turchia l’ultima gara, con Lonardi, Maestri e quel gruppo così ben affiatato
Hai provato a vedere se c’erano altre strade?

Tante parole, ma nulla di concreto. Io convivo con la mia fidanzata, sono arrivato a un punto che devo fare scelte ponderate. Non c’era obiettivamente un team che potesse garantirmi uno stipendio adeguato per poter tirare avanti. Ci ho riflettuto e sono giunto alla decisione di chiudere, convinto di quel che faccio.

La tua storia sembra quasi la dimostrazione di come passando molto giovani si vada incontro a un futuro anche molto incerto e non sempre fortunato. Tornando indietro, ci ripenseresti?

Domanda difficile. Quando a quell’età ti trovi di fronte a un contratto triennale, con tutta la carriera davanti, come fai a dire di no? Pensi che magari rinunci, resti U23 ma poi chi lo dice che quel treno ripasserà? Rischi di esserti giocato l’unica vera carta a disposizione perché non sai se nel futuro ti capiteranno incidenti, problemi, sconfitte e nessuno magari ti chiamerà più. Il ciclismo di oggi è così, rischi che arrivi a 24 anni e ti dicono che sei vecchio, quando vecchio assolutamente non lo sei, solo che non c’è la pazienza di aspettare e la voglia di investire su un corridore di quell’età.

Bevilacqua ha corso gli ultimi due anni con la Eolo-Kometa, prodigandosi per gli altri
Bevilacqua ha corso gli ultimi due anni con la Eolo-Kometa, prodigandosi per gli altri
Un altro aspetto che emerge è che figure come la tua, non vincenti ma utilissime per il lavoro nel team, non vengono più prese tanto in considerazione…

E’ vero, ma io dico di più. Andranno a sparire anche i corridori alla Morkov o Richeze, quelli che garantiscono i successi del velocista di turno. Guardate Philipsen: le volate gliele tira un certo Van der Poel, il campione del mondo! I team vogliono tutti corridori vincenti, è come se fossero tutti capitani, i ruoli predefiniti vanno scomparendo e una figura come la mia anche prima delle altre.

E ora?

Ora entrerò a gennaio a lavorare nell’azienda di famiglia, una lattoneria a Marostica, quella di mio padre e dove lavora anche mio fratello. Inizia una nuova vita, più tranquilla, con altri tempi, vivendo la mia famiglia con meno stress. Per ora non penso al ciclismo anche se mi manca, poi col tempo vedremo se qualcosa verrà fuori: mi piacerebbe lavorare con i giovani, ma sarebbe comunque un hobby. Non potrei permettermi di stare fuori ogni weekend per 8 mesi l’anno. Ho già dato abbastanza da quel punto di vista…

Montoli fa le valige e torna in Italia, alla Biesse-Carrera

28.11.2023
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Dopo tre stagioni il colore della divisa di Andrea Montoli cambia, passando dal celeste della Eolo-Kometa U23 al bianco della Biesse-Carrera (in apertura foto Instagram). Una novità abbastanza importante per il mondo under 23, se non altro per il fatto che Montoli era uno dei ragazzi di maggior prospetto per Ivan Basso. Nel 2022 era arrivato anche uno stage con il team professional e le premesse per il 2023 erano buone. Ma qualcosa non è andato.

«La caduta di metà agosto in Spagna – racconta Montoli mentre prepara le valige per raggiungere la ragazza in Friuli – mi ha provocato la frattura del trochite omerale. In più ho subito un danno a livello della cartilagine, ora grazie al lavoro fatto con il fisioterapista è a posto. Però i tempi di recupero sono stati abbastanza lunghi, ma con cautela riesco a fare tutti i movimenti. Non avrò problemi nel correre in bici».

Nel 2022 tre corse da stagista con i pro’, qui alla Coppa Agostoni
Nel 2022 tre corse da stagista con i pro’, qui alla Coppa Agostoni
La novità della prossima stagione è il cambio squadra, da dove parte questa decisione?

Nello stage fatto a fine 2022 con i professionisti mi sono accorto che passare sarebbe stato prematuro. Anche perché ho corso tre gare (Giro della Toscana, Coppa Agostoni e Giro dell’Emilia, ndr) e mi sono ritirato in tutte e tre. Nel 2023 a livello personale sono migliorato, ma non è mai arrivata la vittoria, tanti piazzamenti sì, ma non quello importante. La caduta è stata davvero un peccato…

Come mai?

Perché a luglio stavo pedalando bene. Nelle tre corse a tappe, disputate tutte in Spagna, ho ottenuto altrettante top 10. Da lì, visto che iniziavo a stare bene, era nata l’idea di fare un secondo stage con la professional della Eolo. La caduta ha fermato un po’ tutti i programmi…

Così il 2024 diventa il tuo quarto ed ultimo anno da under 23.

Sì, parlando con la squadra e qualche diesse è emerso come il calendario della Eolo Kometa U23 sarebbe stato ancora in Spagna. Io, dal canto mio, avevo voglia di provare a correre di più in Italia. Disputare qualche gara in più qui mi potrebbe dare maggiore stimolo. 

Nel 2023 il miglior risultato è stato un secondo posto in classifica generale alla Vuelta Avila (foto Instagram)
Nel 2023 il miglior risultato è stato un secondo posto in classifica generale alla Vuelta Avila (foto Instagram)
Già a fine 2022 avevi detto che quest’anno avresti voluto provare a fare il salto di categoria…

A gennaio 2023, quindi all’inizio di questa stagione, avevo l’obiettivo di passare entro il terzo anno. Ma non ho ottenuto risultati di spicco, ero sempre lì tra i primi e non ho mai vinto. E’ difficile passare con questi numeri e non avevo certezze. Così in questo periodo ho parlato con un po’ di persone vicine a me e ho deciso di fare questo cambio.

Perché?

In Spagna ci sono squadre professional, come la Kern-Pharma e la Caja Rural che hanno il team under 23, ma magari guardano più i corridori spagnoli. Ho avuto l’impressione che venendo a correre in Italia avrei avuto più visibilità, anche per quanto riguarda la nazionale. Ho voglia di correre di più in casa, di mettermi alla prova anche nelle nostre corse. Mi serve uno stimolo diverso, alla Eolo ho fatto un bel calendario, ma in Italia ho spesso trovato un ritmo differente. Già a inizio della scorsa stagione vedevo che tutti si ritrovavano alla San Geo, mentre io iniziavo con le gare della Coppa di Spagna. 

Dopo 3 anni Montoli saluta il team di Basso e torna a correre in Italia, lo farà con la Biesse-Carrera (foto Instagram)
Dopo 3 anni Montoli saluta il team di Basso e torna a correre in Italia, lo farà con la Biesse-Carrera (foto Instagram)
La scelta della Biesse da dove arriva?

Mi hanno cercato per due anni, è una squadra continental e in più conosco parte dei miei compagni: con Motta ho corso due anni al CC Canturino. Mentre con altri qualche volta mi sono allenato insieme o comunque abitano vicino a casa mia. Alla fine mi è sembrata la scelta più saggia. Il calendario dovrebbe essere pressoché uguale a quello del 2023, quindi corse di livello e qualche apparizione con i professionisti. 

Quando vi troverete per lavorare insieme?

Ho già conosciuto la squadra a fine ottobre. Poi dal 15 gennaio al 4 febbraio faremo un ritiro vicino a Valencia. Un bel blocco intenso di lavoro per partire pronti.

Fancellu azzera tutto e riparte dalla Q36.5

22.11.2023
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Dopo alcune settimane di dubbi e di domande, Alessandro Fancellu ha trovato finalmente una nuova casa: la Q36.5. Si è chiusa la parentesi della Eolo-Kometa, che tra team under 23 e pro’ lo ha accompagnato dal 2019 al 2023. Cinque anni, dove il talento del giovane comasco non è riuscito a sbocciare come ci si sarebbe aspettati. Intanto sulle sponde del lago di Como il freddo aspetta ad arrivare e le giornate sono ancora gradevoli. 

«Ho ripreso ad allenarmi da una decina di giorni – racconta Fancellu – mi alterno tra bici e palestra. Quando non ho lavori specifici da fare vado in mountain bike, mi piace e si prende anche un po’ di freddo in meno. Ne approfitto anche perché per ora la bici da corsa me la presta un amico che ha un negozio. La Eolo ha voluto subito indietro la Aurum, mentre da Q36.5 non è ancora arrivata la Scott, probabilmente mi verrà data al primo ritiro a dicembre».

Per Fancellu il miglior piazzamento è stato un undicesimo posto nella terza tappa del Giro di Slovenia
Per Fancellu il miglior piazzamento è stato un undicesimo posto nella terza tappa del Giro di Slovenia
Com’è nata l’occasione Q36.5?

Il mio procuratore, Carera, mi ha detto che c’era l’occasione di firmare con loro e mi sono detto: «Facciamolo subito!». Stavamo parlando con altre squadre, ma non c’era nulla di concreto. Da lato Q36.5 la proposta non è arrivata subito, hanno prima voluto fare degli accertamenti. Hanno controllato i file di Training Peaks e mi sono sottoposto ad alcune visite per certificare il mio stato di salute. Direi che è andato tutto bene, visto che ho firmato. 

Si è chiuso un rapporto lungo e importante, quello con la Eolo…

Era giusto cambiare aria, qualcosa in questi anni non ha funzionato. Di preciso non saprei dire cosa. Quando nel 2022 non mi sono ammalato ed ho avuto più continuità, sono andato benino. Soprattutto nella seconda parte di stagione, al Tour de l’Avenir. 

Pensi a cosa non è andato?

Difficile dirlo, sono tutte ipotesi: forse ho corso poco, forse dovevo allenarmi in modo diverso. Non ho in mente nemmeno io come mai non sia andato tutto come sperato, ma ormai non ha più senso farsi troppe domande.

Nei cinque anni passati alla Eolo, di cui tre da pro’, Fancellu non ha mai trovato la miglior versione di sé
Nei cinque anni passati alla Eolo, di cui tre da pro’, Fancellu non ha mai trovato la miglior versione di sé
Meglio resettare e ripartire?

Ho deciso, parlando anche con la squadra, che sarebbe stato meglio ripartire da zero: nuovi stimoli, nuovi compagni, nuovo staff. Insomma tutto nuovo, con l’obiettivo di concentrarsi sul 2024 (anche perché Fancellu ha firmato per un solo anno, ndr). 

Hai parlato di obiettivi con la Q36.5?

Non ancora nello specifico, non so bene che calendario faremo e farò. Tanto dipenderà dagli inviti che ci arriveranno. Già dalla prima “call” ho capito che credono in me, i risultati in questi anni non sono stati all’altezza, ma mi hanno detto che posso fare qualcosa di buono. 

Il 2023 sarebbe dovuto e potuto essere un anno diverso?

Una volta finito bene il 2022, mi sarei aspettato di trovare più continuità nelle mie prestazioni. Sicuramente questa non è stata la stagione che mi aspettavo di fare.

Una delle migliori prestazioni di Fancellu è arrivata all’Avenir 2022, che sia mancato il passaggio intermedio nella sua crescita? (foto Tour de l’Ain)
Una delle migliori prestazioni è arrivata all’Avenir 2022, che sia mancato il passaggio intermedio nella crescita? (foto Tour de l’Ain)
Ne hai parlato con Basso?

Anche lui mi ha detto che qualcosa in questi anni non ha funzionato e che sarebbe stato meglio cambiare aria. Non siamo andati come ci si sarebbe aspettati alla fine di questo triennio. 

Quali erano i tuoi obiettivi? 

Mi sarebbe piaciuto arrivare al 2023 con qualche risultato, invece non è stato così. A firma avvenuta con la Q36.5 ho parlato anche con Fortunato e Albanese e anche loro mi hanno detto che cambiare era la scelta migliore. Loro due hanno avuto un inizio di carriera come il mio, con qualche difficoltà, poi il cambio di squadra gli ha permesso di emergere.

Che obiettivo avrai nel 2024?

Ne ho parlato anche con il mio preparatore, lui mi ha detto che basta allenarsi nella maniera corretta. Voglio essere davanti nelle corse dure, fin da inizio stagione. Partire bene per guadagnarmi un posto in squadra nelle corse importanti. Ora dall’11 al 22 dicembre saremo ad Altea al primo ritiro dell’anno e stileremo un programma. Non vedo l’ora.

Il caffè Polti subito in gruppo con Basso e Contador

07.11.2023
3 min
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Agli appassionati di ciclismo, e non solo a loro, non sarà certo passato inosservato il nuovo spot televisivo firmato Polti che vede come “attori” protagonisti due volti noti del mondo del ciclismo. Stiamo parlando di Ivan Basso e Alberto Contador.

Dallo scorso 22 ottobre i due campioni sono i protagonisti su La7 e La7D del nuovo spot televisivo che promuove SOLO Caffè Monorigine, la nuova esperienza di espresso in cialde lanciata da Aroma Polti.

La scelta dei due testimonial è tutt’altro che casuale. Lo scorso mese di luglio Polti ha annunciato il suo ritorno nel mondo del ciclismo dopo 23 anni di assenza. Dal prossimo anno l’azienda lombarda sarà sponsor dell’attuale Eolo-Kometa, il team voluto e creato proprio da Basso e Contador.

SOLO Caffè Monorigine, la nuova esperienza di espresso in cialde lanciata da Aroma Polti
SOLO Caffè Monorigine, la nuova esperienza di espresso in cialde lanciata da Aroma Polti

Il rito del caffè

Lo spot è stato girato sul lago di Como e racconta il rituale del caffè che i due sportivi si godono al mattino prima di salire in sella. Oltre ai due campioni, il vero protagonista dello spot è naturalmente SOLO Caffè Monorigine, con i suoi diversi sapori: quello della Tanzania, più grintoso, e quello del Vietnam, più armonioso (esiste anche un aroma Uganda). Contador opta per il primo, che rispecchia al meglio la grinta che da sempre l’ha contraddistinto in gara. Basso sceglie invece l’aroma ispirato al Vietnam ed è proprio lui a preparare il caffè per l’amico inserendo le cialde E.S.E. (Easy Serving Espresso) in Polti Coffea, la macchina ideale per esaltare l’estrazione perfetta di tutti i sapori e delle qualità uniche di SOLO Caffè Monorigine. 

Mentre i campioni parlano, nelle tazzine prendono vita colorate animazioni 3D che richiamano i due meravigliosi luoghi in cui hanno origine i chicchi, Tanzania e Vietnam, evocandone tutto il fascino e la magia. Dopo essersi gustati i loro caffè, Basso e Contador partono per la loro pedalata lungo le strade e le salite che costeggiano il lago di Como come due normali ciclisti.

L’obiettivo dello spot è quello di mostrare come per ogni tipo di personalità ci sia un caffè adeguato…naturalmente un SOLO Caffè Monorigine.

Comunicazione multicanale

Come anticipato, la campagna tv dedicata a SOLO Caffè Monorigine è iniziata lo scorso 22 ottobre e terminerà il prossimo 18 novembre su La7 e La7D con spot da 15 secondi e più di 1.000 passaggi. I contatti netti attesi sono 7.300.000. Lo spot, prodotto e realizzato dall’agenzia NT Next – Evolving Communication, sarà trasmesso anche durante le partite di Champions League su Prime Video.

Le macchine del caffè Polti sono ideali per gustare al meglio l’aroma di ogni chicco
Le macchine del caffè Polti sono ideali per gustare al meglio l’aroma di ogni chicco

Primo slot lo scorso mercoledì 25 ottobre. Un secondo passaggio è previsto per domani, mercoledì 8 novembre. A ciò si affianca una intensa campagna digital che durerà sino alla fine dell’anno: video pre-roll su YouTube, banner display su Google e tante altre piattaforme. E’ prevista anche una copertura Social su Instagram, Facebook e Pinterest, attività di influencer marketing e co-marketing con alcune delle più importanti insegne retail.

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Polti

Malta, un’isola a misura di bici con l’aiuto della Eolo-Kometa

30.10.2023
5 min
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A metà tra Europa e Nord Africa, un’isola dalla storia antichissima ricca di misteri. Dai Cavalieri di Malta ai templari, dai primi missionari cristiani ai conquistatori arabi: 7.000 anni di storia che si possono respirare in sella alla bici perdendosi tra le vie storiche e la natura più viva. La Eolo-Kometa è approdata sull’isola di Malta per allenarsi e fare gruppo in un training camp di squadra. Alla guida oltre allo staff tecnico c’era Valerio Agnoli, anello di congiunzione tra il ciclismo dei professionisti e la meta turistica maltese. 

Un connubio che si sposa perfettamente, che ha trovato gli atleti della formazione italiana entusiasti di ogni metro pedalabile, aprendo la strada a un’opportunità proiettata a diventare bike destination davanti agli occhi dei cicloturisti di tutto il mondo

Ci siamo fatti raccontare l’esperienza proprio dall’ex professionista, ora figura chiave per le Relazioni Estere nella Federazione di Ciclismo del Vaticano e coordinatore dei progetti tra VisitMalta e il team Eolo-Kometa. 

Che impressioni hanno avuto gli atleti quando sono arrivati a Malta?

E’ stata un’impressione sicuramente più che positiva, per il semplice fatto che i ragazzi hanno potuto gustare le bellezze di Malta in un training camp proiettato sul 2024. I ragazzi hanno fatto attività di promozione e di team building. Ho creato grazie a VisitMalta, una caccia al tesoro nella città di Vittoriosa. Tramite degli iPad, i ragazzi erano divisi in gruppi per cercare i target, camminando e scoprendo la città in modo alternativo. 

Un modo per fare squadra anche giù dalla bici?

Sì certo, per fortificare un po’ quello che era sia un discorso dello staff che un discorso di nuovi corridori arrivati. E’ stato un team building di fine stagione, ma anche d’inizio perché hanno avuto modo di provare nuovo abbigliamento tecnico: scarpe, caschi e altri accessori. Si sono goduti l’isola non solo in maniera lavorativa, ma anche prendendosi un po’ di relax.

Malta è anche riposo…

Nonostante fosse metà ottobre, c’erano circa 30 gradi quindi molte persone si sono fatte anche il bagno, hanno avuto modo anche un po’ di godersi in modo diverso un training camp. 

Che luogo è Malta per un ciclista?

Fondamentalmente è un’isola dove si può fare ciclismo tutto l’anno. In inverno c’è un clima mite con temperature dai 15 ai 20 gradi e l’estate si sta molto bene. Malta è un paese dove il cicloturista può godere di molti percorsi e sentieri in mountain bike e in gravel. Ci sono itinerari spettacolari sulle scogliere e poi si ha la fortuna di avere tutti questi piccoli villaggi caratteristici, che sono una forte attrattiva sia turistica ma anche un riferimento per un discorso culinario.

I pro’ della Eolo-Kometa hanno apprezzato le strade di Malta?

Hanno avuto modo di uscire una giornata in bicicletta. Da ex professionista so che questo training camp aveva un’importanza maggiore per la dinamica del gruppo piuttosto che per quella dell’allenamento in sè. Hanno girato nei vari villaggi, hanno fatto la conferenza stampa a Valletta con il Ministro del Turismo e tutti i rappresentanti di VisitMalta. Hanno avuto modo anche di capire quanto sia importante l’interesse di Malta a investire nel mondo del ciclismo professionistico. Malta è una meta molto importante per il turismo. Abbiamo visto anche una delle più grandi navi al mondo, la MSC Europa. C’erano più di 6.000 persone approdate a Valletta per visitarla.

Il gravel è una disciplina che si sposa con i percorsi maltesi
Il gravel è una disciplina che si sposa con i percorsi maltesi
Quindi c’è tutto quello che serve a un ciclista, a un atleta per allenarsi, ma anche per eventualmente organizzare un ritiro come avete fatto voi?

Sì, diciamo che sul discorso ritiro è normale che non ci siano molte distanze che si possono coprire. Per un discorso offroad si può fare di tutto e di più. E’ un’isola che con il tempo si sta abituando ad accogliere cicloturisti che vorranno godersi una vacanza diversa dal solito, non solo mare.

Parlando con gli atleti che feedback ti hanno dato? 

Hanno potuto ammirare al 101 per cento le bellezze dell’isola. Molti corritori e anche parte dello staff mi hanno chiesto per la stagione 2024 di tornare, per gustarsi la storia, la cultura e le tradizioni con più tempo a disposizione. Malta è un’isola che ha più di 365 chiese, c’è tanto da vedere…

Paesaggi mozzafiato adatti anche alle ruote da off-road
Paesaggi mozzafiato adatti anche alle ruote da off-road
Com’è vista la bici a Malta?

Stanno creando già diverse piste ciclabli, quindi si stanno pian piano adeguando agli standard di sicurezza stradale. Basti considerare che negli ultimi tre anni hanno stanziato più di 700 milioni di euro per rifare tutte quante le strade, questo è sinonimo di come l’isola sia propensa e rispettosa nei confronti di tutte le persone che verranno.

E le strutture?

Malta si è affacciata da due anni grazie alla sponsorship nel mondo del ciclismo professionistico. Stanno cominciando a vedere anche loro l’importanza di avere sempre più ciclisti sull’isola. L’investimento coinvolge anche la nascita di bike hotel a misura di bici.

VisitMalta

De Cassan l’esordio all’Emilia, la Eolo e il grazie al CTF

11.10.2023
4 min
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La Eolo-Kometa ha ufficializzato l’arrivo di Davide De Cassan nella prossima stagione. Il corridore classe 2002 ha già esordito con la squadra di Ivan Basso e Alberto Contador al Giro dell’Emilia. La sua prima gara da professionista è stata una festa, con tanta gente che è venuta a vederlo, tra cui la sua famiglia. Momenti che De Cassan non dimenticherà mai, soprattutto perché ha corso accanto ai campioni di oggi e domani. Sulle rampe di San Luca ha lottato gomito a gomito con Pogacar, Roglic, Mas e Simon Yates

«E’ stata una giornata pazzesca – dice ancora emozionato De Cassan – il livello della corsa era altissimo. Quando ho letto la startlist e ho realizzato con chi avrei corso non ci credevo, un conto è vederli in tv o leggerli su un foglio, un altro è correrci accanto. Nei momenti in cui ero lucido al di fuori della corsa pensavo “Wow!” Ma la gara è gara e quando è stato il momento di prendere la posizione non ci ho pensato».

La Eolo-Kometa con De Cassan al Giro dell’Emilia
La Eolo-Kometa con De Cassan al Giro dell’Emilia

La prima tra i pro’

Un esordio del genere, tra i professionisti e in una corsa di alto livello fa piacere, e lascia intendere l’idea che la Eolo si è fatta di De Cassan. Ma cosa hanno chiesto al giovane di Riva del Garda una volta in gara?

«Avevo il compito di portare Fortunato nelle prime posizioni una volta entrati nel circuito del San Luca – ci spiega – fin lì sono andato bene. Poi le gambe erano quello che erano, il Giro dell’Emilia è davvero duro: 204 chilometri e tanta salita, tra cui 5 volte la scalata del Santuario.

«Dopo essermi sfilato ho comunque voluto finire la gara. Lo volevo fare per me ed è stata una cosa pazzesca. Il pubblico a bordo strada era tantissimo e caldissimo, se ci penso ho ancora la pelle d’oca. La sera stessa ero provato, anche se l’adrenalina mi ha aiutato a smaltire la fatica». 

Per Davide De Cassan un esordio tosto all’Emilia
Per Davide De Cassan un esordio tosto all’Emilia
La tua famiglia era lì a bordo strada, com’è stato?

Bellissimo anche questo, la sera tornando a casa abbiamo realizzato insieme cosa era successo. Le altre volte parlavamo di dinamiche di corsa di gare under 23, mentre sabato scorso parlavamo di Pogacar, Roglic e Yates. Per loro forse è stato ancora più assurdo, perché lo hanno visto da fuori. 

Il prossimo inverno sarà con la maglia Eolo, dopo tre anni di CTF Friuli, che sensazioni hai?

Eh… Sarà strano. Da un lato mi dispiace ma è anche giusto così, devo metabolizzare. Sono contentissimo di passare pro’ e un po’ mi mancheranno. Al CTF devo tantissimo e li ringrazierò per sempre, perché sono stati una parte importante della mia vita. Tre anni non si dimenticano facilmente. Per me si è rivelato l’ambiente giusto per crescere e maturare. Infine devo tanto anche al mio manager Raimondo Scimone, senza di lui tutto questo sarebbe sicuramente più difficile.

Davide De Cassan lascia il CTF Friuli dopo tre anni d’intense emozioni (foto Instagram)
Davide De Cassan lascia il CTF Friuli dopo tre anni d’intense emozioni (foto Instagram)
Che regalo farai al CTF per salutarli?

Non so, forse una maglia della Eolo, mi sarebbe piaciuto regalargli una vittoria a San Daniele, ma ho perso il momento giusto. Quindi penserò bene a cosa regalare a Renzo (Boscolo, diesse della squadra, ndr) e al team. 

Il passaggio a metà anno alla Eolo com’è stato?

E’ stato graduale, con un approccio tranquillo e sereno così come il mio esordio in gara. Le Eolo e il CTF avevano deciso il calendario insieme fin dall’estate, per arrivare al meglio nel 2024. In questo modo il prossimo anno non sarà tutto nuovo. 

Gli allenamenti?

Non ci sono state grandi differenze, ma è giusto così. Non dovevo soffrire troppo il cambio, ci sarà tutto l’inverno prossimo per capire e adattarsi alla nuova categoria. 

L’ultima gara disputata in maglia CTF Friuli è stata la Coppa Città di San Daniele, chiusa in quinta posizione (photors.it)
L’ultima gara disputata in maglia CTF Friuli è stata la Coppa Città di San Daniele, chiusa in 5ª posizione (photors.it)
Più di 200 chilometri in corsa non li avevi mai fatti, com’è stato aggiungere quei 20-30 chilometri?

Pesano tanto, soprattutto quando non devi farli in altre gare. Alla Coppa San Daniele, corsa con il CTF che era di 160 chilometri, mi sentivo bene. Dopo 3 ore e 30 di gara le gambe rispondevano ed ero lucido. Aggiungere un’ora di sforzo a quei ritmi è difficile e il prossimo inverno sarà importante in vista del 2024. 

Ora che corse farai?

Ho fatto il Gran Piemonte giovedì scorso, ora le gare in Veneto: Giro del Veneto e Veneto Classic.  

La Bernocchi in volata con Van Aert: Albanese racconta

03.10.2023
4 min
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«Sono felice e anche un po’ emozionato di essere sul podio accanto a un fenomeno come Van Aert. Arrivare secondo dietro di lui è quasi come vincere». Parole di Vincenzo Albanese, secondo ieri alla Coppa Bernocchi, che si è ritrovato al fianco di un mostro sacro come Wout Van Aert.

“Alba” ha tenuto testa al grande campione belga. Quella sul rettilineo di Legnano è stata una volata lunga, di potenza, fatta da gente veloce, ma non da velocisti puri. E sì perché per arrivarci allo sprint, quei bestioni bisognava tenerli anche sul Piccolo Stelvio. E il corridore della Eolo-Kometa, ma anche il bravo Andrea Bagioli, ci sono riusciti.

La Jumbo-Visma voleva corsa dura e ha impostato un ritmo alto per tagliare fuori i velocisti puri… e non solo
La Jumbo-Visma voleva corsa dura e ha impostato un ritmo alto per tagliare fuori i velocisti puri… e non solo

Secondo, ma…

La Coppa Bernocchi si conferma gara selettiva e infatti davanti arriva un drappello di corridori che, come accennato, non sono proprio dei velocisti. Van Aert, lo stesso Albanese, Bagioli, Hirschi… E ci arrivano per merito soprattutto del forcing della Jumbo-Visma.

«Ho fatto questa gara nel 2016 – ha detto Albanese – e posso dire che siamo andati fortissimo. Qui si arrivava sempre in volata. Un gruppo di 50-70 corridori si giocava la corsa. Si apriva il gas per davvero negli ultimi due giri. Ieri invece siamo andati forte sin da subito.

«Io ho i miei riferimenti e vedo che le gare durano sempre 20′-30′ in meno. La Bernocchi era una gara che superava le quattro ore e mezza, ora si va di poco sopra le quattro ore… E il percorso è lo stesso».

La volata

Ma veniamo al nocciolo della questione: la volata a ruota di Van Aert. Una volata lunga, che ha visto Benoot tirare forte per Van Aert. Wout alla sua ruota. E dietro Bagioli e Albanese che facevano a spallate per prendere posizione alle spalle del belga.

«Non c’era molto da fare con quella gente lì – ha spiegato Albanese – con Bagioli abbiamo fatto a spallate. Magari in quel momento se fossi stato più tranquillo e gli avessi lasciato la posizione, avrei preso meno vento, avrei risparmiato qualche energia. In questo modo avrei avuto quel 2-3 per cento di forza in più e chissà che non lo avrei impensierito un po’ di più. Ma sia chiaro: Wout è più forte. Perché vinca io, o sbaglia qualcosa lui o… sbaglia qualcosa lui!».

Però è anche vero che, proprio perché è Van Aert, se fra te e lui c’è un altro avversario, parti con una bici di distanza in più. Senza contare che poi lo devi anche rimontare e saltare! La grinta di Albanese, ma anche di Bagioli, nel contendersi quella ruota era dunque più che giustificata.

«Esatto – ammette Albanese – l’idea era proprio quella di non lasciargli ulteriore spazio. Ma come ho detto, con gente così c’è davvero poco da inventarsi. Benoot ha tirato fortissimo, non so di preciso a quanto andasse, ma di sicuro eravamo ben sopra i 60 all’ora. Poi Van Aert è partito ed è andato via di forza, di potenza pura. Ha fatto una progressione mostruosa.

«In quei casi per un attimo, tra te e te, pensi che stai facendo una volata con Van Aert, poi torni concentrato su ciò che devi fare. Pensi a come batterlo, anche se è difficile, e che finisca tutto il più presto possibile».

A Legnano, la 104ª Coppa Bernocchi vede: 1° Van Aert, 2° Albanese, 3° Bagioli
A Legnano, la 104ª Coppa Bernocchi vede: 1° Van Aert, 2° Albanese, 3° Bagioli

Mai mollare

Albanese lascerà la Eolo-Kometa a fine stagione, ma i rapporti sono buoni, tanto è vero che continuerà a cercare la vittoria per ringraziare il team per la fiducia di questi tre anni. Vincenzo continua ad inanellare piazzamenti. E lo fa sia in gare più piccole che in quelle più grandi come Bernocchi ieri. Segno che il corridore c’è. E’ l’italiano con più top 10…

«Quest’anno è così – ha detto Albanese – non ho fatto moltissime gare, credo che chiuderò a 44, poche… Dopo l’italiano sono stato tre mesi lontano dalle corse e uno intero senza bici. Ma quando ho corso, ho corso per fare bene. Ora prenderò parte alle Tre Valli Varesine, poi Gran Piemonte e le ultime due in Veneto a metà ottobre. Spero di regalare una vittoria alla squadra».